Rimpatriata

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  1. Scaar
     
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    Scaar e Rain erano ancora sotto la pioggia. Rain aveva appena finito di raccontare la propria versione della storia, utilizzandola probabilmente per giustificare il fatto di non essere più tornato ad Ame. E il suo punto di vista era anche perfettamente condivisibile da chiunque fosse dotato di buonsenso, ma mi tocca ricordarvi che il suo interlocutore era Scaar che di certo non faceva del buonsenso la propria virtù.

    Si alzò dal cumulo di rovine su cui era seduto per muoversi stancamente, voltato verso Rain per guardarlo negli occhi. Si trascinò scompostamente sotto la pioggia fino a risultare di fronte al kaguya. Il suo sguardo era più cupo del solito ma se non altro non lasciava trasparire ostilità. Rimase fisso a guardarlo mentre l'acqua gli rigava il volto, poi sospirò chiudendo gli occhi.

    Ame non poteva finire così.

    Cominciò a dire come se a doversi giustificare adesso fosse lui.

    Ero stanco di scappare ogni volta che la vita si divertiva a distruggere ogni cosa intorno a me. Lo guardò, come consapevole di trovare comprensione su questo punto da parte di Rain. Infine chiese, con sincero interesse.

    Perlomeno sai come sono andate le cose?

    * * * *

    Svart si agitava nell'altra stanza generando diversi rumori fastidiosi. Era da giorni che era irrequieto e la sua inquietudine aumentava esponenzialmente man mano che si avvicinava l'ora X. Scaar da parte sua era seduto in quello che era una volta il salotto di quel casolare abbandonato. Uno sgabello semidistrutto gli forniva l'appoggio necessario per rimanere seduto scompostamente, spalle contro al muro, a rigirare una lama nera tra le mani.

    Continuava a ripetersi che stava facendo la cosa giusta, cominciando a convincersene davvero. Non era abituato a tenere le redini di un operazione di tale portata ma per l'occasione fu deciso a fare quello e molto altro ancora. Essendo stato il braccio destro prima di Dihadori e poi di Rain aveva un certo ascendente su quella banda di criminali intenzionata a riprendersi Ame, tuttavia ciò non era bastato per acquistare la fiducia di alcuni, per cui alla fine aveva fatto credere a tutti che i suoi ordini provenivano da Rain in persona, che orchestrava l'operazione a distanza.

    A me pare tutto una follia assoluta!
    Esordì Svart facendo il suo ingresso nella stanza. Teneva in mano una scimitarra raccatata qualche giorno prima dal cadavere di un imperiale.

    Fidati, andrà bene. Rispose con calma glaciale Scaar senza smettere di guardare la lama nera che stringeva tra le mani. Rain non ci ha mai deluso, no?

    Svart rimase in silenzio, titubante. Era ancora vivo il ricordo della morte di Datsu. Anche quello era stato un piano di Rain e il loro amico ci aveva rimesso la pelle. Scaar come indovinando tali pensieri, si alzò di colpo dalla sedia avvicinandosi a Svart per guardarlo in volto.

    Svart. Questo non è il momento dei ripensamenti. Si sono spinti troppo oltre perché possiamo fargliela passare liscia. Questa è casa nostra. Hai intenzione di rimanere a guardare questi maiali occupare le nostre case senza far nulla? Abbiamo già affrontato questo discorso sei mesi fa.

    Lo so lo so. Scusami. E' che Datsu.. Scaar poggiò le mani sulle spalle dell'amico. Datsu è morto. Ma sono sicuro che se fosse ancora vivo, oggi sarebbe qui con noi a preparare la vendetta su quei bastardi. E lo sai anche tu.

    Svart sollevò lo sguardo trovando occhi determinati in Scaar, privi della ben che minima esitazione. Trasse coraggio da quegli occhi, ma anche inquietudine. Scaar non aveva paura della morte, questo lui lo sapeva bene. Il suo comportamento rasentava la follia, ma in quel frangente le cose si erano spinte troppo oltre per attaccarsi a definizioni e perbenismi. Annuì verso l'amico poggiando una mano sul braccio che Scaar teneva steso contro di lui. Per Datsu.

    Scaar trasse soddisfazione dalla rinnovata fiducia accordatagli, quasi scoprisse per la prima volta cosa si provava ad averne di riposta nei propri riguardi. Per Datsu. Ripetè, sciogliendo quel momento e dirigendosi alla finestra. Fuori la pioggia imperversava, come al solito.

    Ciò avveniva a 6 mesi di distanza dalla morte di Datsu e dalla partenza di Rain.

    * * * *

    La carrozza sobbalzava sulla strada dissestata, le grandi ruote che affondavano nelle buche enormi piene di fango. I cavalli terrorizzati trascinavano il loro carico attraverso il temporale, correndo apparentemente verso una direzione casuale. Il convoglio proseguiva senza timoniere, provocando un frastuono che sovrastava di poco lo scrosciare continuo della pioggia.

    Infine il carro trainato dai cavalli arrivò in un ampio spiazzale dove erano di ronda un gruppetto di cinque mercenari, parte del contingente assoldato da Butai per presidiare Ame. In quei sei mesi avevano fatto arrivare truppe, viveri e armi facendo diventare la città un avamposto in piena regola. Da lì carovane partivano e arrivavano, scambiando merci con gli avamposti a Suna e Konoha. Nella città solo una piccola guarnigione d'elite era presente, mentre il resto erano squadroni da guerriglia che combattevano per denaro.

    Gli uomini di ronda si allarmarono e minacciarono ad alta voce al carro di fermarsi ma, notando che il convoglio era senza cocchiere, si posizionarono nel mezzo della strada alzando le braccia e urlando in modo da spaventare i cavalli ed indurli a fermarli. Gli animali impennarono nitrendo dal terrore ma alla fine si fermarono, pressapoco nel centro della piazza. Gli uomini circondarono il carro, due di questi tenevano la propria balestra puntata contro di esso, gli altri mostravano alte le armi pronti a tutto.

    Venite fuori con le mani in alto! Forza!
    Urlò uno temendo uno stratagemma, ma dalla carrozza non vi fu risposta. Le finestrelle erano sbarrato con assi di legno e fu quindi chiaro che qualcosa non andava.

    Forse è una bomba... Commentò uno indietreggiando istintivamente. Quello di grado più alto assunse un area preoccupata e fece segno agli altri di allontanarsi dal carro. Fece poi cenno ad uno dei cinque armato di due lame corte di avvicinarsi. Rovescialo.

    Quello annuì riponendo le armi e dopo qualche istante di concentrazione si abbassò fino a toccare il terreno, infondendolo della propria energia. Il terreno prese a tremare mentre dal punto in cui aveva poggiato le mani si formava un rigonfiamento che si propagò in maniera rettilinea fino alla carrozza, colpendola dal basso e ribaltandola. I cavalli nitrirono nuovamente tirando con forza e rompendo i loro legami già indeboliti dal rovesciamento del carro, scappando finalmente via attraverso i vicoli di Ame.

    Il carro rimase ribaltato e inerme, senza dare alcun segno di attività interna. La porta si era spalancata lasciando intravedere poco dell'interno apparentemente vuoto. Il capo rimase pensieroso, valutando il da farsi, quando uno degli uomini avvertì. Vedo un braccio!

    Gli uomini si spostarono di corsa, girando intorno al carro per vedere meglio, sebbene da una distanza di sicurezza. Il braccio di un uomo a terra usciva dalla porticina aperta, steso sulla strada bagnata. Potrebbero esserci dei feriti, controllate ma massima cautela!

    Quattro si avvicinarono alla carrozza lentamente, i due balestrieri con il dito sul grilletto pronti a scattare al minimo segno di pericolo. Osservando bene, notarono la presenza di un topo che sgattaiolò fuori dalla carroza per risocchiare le dita della mano inerme. E' morto.. Constatò uno mentre continuavano ad avvicinarsi con maggior cautela dettata dall'inorridimento della scena. Quando furono abbastanza vicini si resero conto della situazione.

    Allora? Chiese il capo che rimaneva a distanza tenendo sotto controllo la situazione. C-ci sono tre cadaveri, signore. Indossano armature del Butai. Sono in pesante stato di decomposizione e c'è... ci sono dei roditori. Il capo si avvicinò di gran passo sconcertato. Topi? Chiese di nuovo, ma in quel momento due dei quattro rilasciarono un gemito di sgomento. Dalle carcasse dei soldati, dal loro interno, fuoriuscì un branco di topi che cominciò a sciamare all'interno della carrozza per poi riversarsi all'esterno, espandendosi come una macchia liquida. Decine e decine di neri roditori che attaccarono gli uomini, rosicchiandoli e mordendoli a sangue. I balestrieri impazziti dall'orrore scoccarono contro lo sciame invano, per poi abbandonare le balestre e dimenarsi forsennatamente mentre i topi li ricoprivano. Alla fine tutti scapparono urlando mentre i topi si sparpagliavano per i vicoli del paese.

    Scene simili si ripeterono in vari punti di ronda, mandando l'intera città in subbuglio. Erano riusciti a portarli pressapoco in ogni parte di Ame, sfruttando cunicoli e passaggi segreti sconosciuti ai loro invasori. La città era nel caos mentre i roditori seminavano scompiglio ovunque. Poi finalmente colpirono, in maniera sistematica e veloce. Dalle finestre dei palazzi abbadonati cadevano sui soldati in fuga dai roditori. Le urla si perdevano nel frastuono di quella confusione e in questo modo un terzo degli uomini di ronda cadde senza possibilità di riorganizzazione.

    * * * *

    Cosa diavolo sta succedendo? Urlò il generale Renha venendo fuori dalla tenda centrale mentre al di fuori dell'accampamento la città era in subbuglio. Non era mai entrato in città, lui e la sua guarnigione, pronosticando forse un possibile attacco da parte dei suoi ex abitanti e rendendosi conto che, in tale evenienza, sarebbe stato un inferno difendersi contro un nemico che conosceva la città come le sue tasche. Una guardia sopraggiunse ansimante.

    Signore.. La città è invasa da.. topi. Ce ne sono ovunque. Il generale rimase in silenzio, cominciando ad avere concrete preoccupazioni a causa della situazione. Fece cenni a un paio di sottoposti invitandoli a rientrare in tenda. Quando fu tornato all'interno, trovò Scaar, seduto allo stesso tavolo in cui sei mesi prima si trovarono lui, Rain e il generale per le trattative.

    Buonasera. Esordì Scaar con aria cupa, giocherellando con una lama nera tra le mani. Il generale rimase interdetto a quella vista e gli altri due già sguainavano la spada per attaccare l'intruso ma Renha li fermò con un cenno. Si voltò quindi a guardare Scaar, non sapendo cosa pensare. Cos'è questo, un altro piano dozzinale per distrarmi? Scaar annuì beffardo. La prima volta ha funzionato, no?

    Renha rise compostamente. Funzionato? Se tu e quell'altro siete usciti vivi da questa tenda è stato perché avevo tutta la situazione sotto controllo. Sapevo dell'evacuazione e l'ho trovata.. una scelta saggia. Detesto le perdite tra civili innocenti e vi ho lasciato fare, tanto non avevate comunque alcuna speranza di resistere al nostro esercito. Certo, affidare dei prigionieri come voi a un branco di mercenari è stata una leggerezza evitabile, ma non immaginavo che sareste stati così folli da tornare per riprendervi la città. Scaar fermò le mani smettendo di giochicchiare con la lama nera, alzando lo sguardo per incrociare quello del generale. Beh, mai sottovalutare la follia dei propri avversari no?

    Il generale cambiò espressione, tornando serio. E adesso? Siete riusciti a creare un pò di confusione in città, ma so per certo che non siete abbastanza da uccidere tutte le guardie di ronda. E poi tu... Venire qui nel mezzo del MIO accampamento.. Te ne devo dare atto, essere riuscito a penetrare fin qui dentro senza che me ne rendessi conto richiede una certa abilità. Fece quindi cenno alle guardie. Ma il gioco finisce qui. Prima uccideremo te, poi i tuoi amici casinisti.

    Provaci. Disse Scaar protendendosi leggermente in avanti. A quel gesto, Renha compì un gesto fulmineo con il braccio, scagliando tre coltelli che si conficcarono nella parte sinistra del petto di Scaar, facendolo ricascare all'indietro. Uccidetelo! Diede quindi l'ordine, al che gli altri due soldati si proiettarono in avanti per fiondarsi su Scaar. Stringendo i denti, il mukenin produsse dei fasci di fibre che avvolse contro l'enorme colonna in legno, portante della tenda e, con forza immane, la trascinò via, facendo crollare il telo della tenda sui presenti.

    Le guardie e il generale annasparono urlando ricoperti dal telone mentre Scaar, utilizzando con fermezza la lama che aveva tra le mani, recise il telo provocando uno squarcio netto, tirandosi fuori da quella situazione. Notò i rigonfiamenti nel telo provocati dalle due guardi e vi si fiondò contro, infliggendo dei tagli netti presso quello che doveva essere il loro collo. Smisero di muoversi poco dopo. Il generale intanto si era liberato dalla tenda e iniziò a correre verso il resto dell'accampamento quando lo stesso coltellaccio nero lo raggiunse, colpendo alla nuca.

    Così si lancia un coltello.
    Commentò Scaar prima di vomitare sangue a causa delle ferite al petto. Crollò sulle ginocchia mentre sopraggiungevano i suoi uomini. Avevano fatto una carneficina uccidendo la metà dei loro invasori terrorizzati dai topi e facendone scappare l'altra metà. Svart porse una mano a Scaar per aiutare a rialzarlo rivolgendogli un sorriso di vittoria. Quello la afferrò provando un profondo senso di sodddisfazione. Non si era mai sentito così in tutta la sua vita.

    * * * *

    Afferrò un chicco d'uva portandolo golosamente alla bocca dove già ne teneva tre. Masticava di gusto mentre un rivolo di succo gli colò da un lato della bocca. Le gambe poggiate sulla ringhiera del balcone mentre si godeva una delle rare giornate di sereno variabile ad Ame. Svart era poggiato più in là, guardando verso le strade più in basso. C'erano sporadici passanti, mukenin per lo più. Era da un mese chee avevano ripreso la città ma non era ancora tornato nessuno dei civili.

    I ragazzi si lamentano della sporcizia e dello schifo provocato dai topi. Ci sono volute settimane per riuscire ad ucciderli e bruciarli tutti. Molti si chiedono se era proprio necessario tutto ciò.
    Commentò Svart mentre si sbucciava una mela. Scaar sorride portando le mani dietro alla nuca. Ricorda, la gente un essere perennemente infelice e lamentoso. Abbiamo fatto quel che dovevamo fare. La città è nostra adesso, no?

    Svart addentò la mela di gusto, dedicando a Scaar giusto un occhiata di intesa. Giusto. Rispose, riprendendo poi a guardare oziosamente la vita di Ame che lentamente ritornava come prima.

    Udirono bussare alla porta aperta un secondo prima di vedere una sentinella entrare nell'appartamento, sconvolta. Cinquanta macchine d'assedio del Butai sono a cinque kilometri dalla città. Scaar ritornò seduto composto, un tonfo al cuore lo scosse improvvisamente. Lui e Svart si guardarono, come indovinando quel che da lì a poco sarebbe accaduto.

    * * * *

    Raserò al suolo la città, così come la vedi ridotta oggi. Capirono che non c'era modo di assogettarla e per questo decisero di cancellarla completamente.

    Non riuscì a nascondere una tristezza profonda nella sua voce. Non aveva mai capito cosa significasse il fallimento fino a quel momento. Evitava di mettersi in gioco e di assumersi responsabilità proprio per evitarlo, ma quella volta ci aveva creduto davvero. E invece.

    Guardò Rain con occhi strani. Camminavo tra i cadaveri di nemici e amici due giorni dopo che la città aveva smesso di bruciare. Fu in quel momento che capii.

    Improvvisamente, in lontananza, il nitrito di cavalli eccheggiò tra le rovine della città. Scaar spostò lo sguardo, fissando un punto alle spalle di Rain, per poi guardarlo di nuovo. Non è mai stato Butai il problema, come non lo è adesso l'Impero.

    Infilò una mano nella tasca dei pantaloni, tirandone fuori due oggetti che porse a Rain. Erano due coprifronti rigati, Rain forse avrebbe indovinato al volo semplicemente vedendoli. Erano di Svart e Datsu. Li ho strappati dai loro cadaveri.

    Li agitò davanti al volto di Rain. E' questo il problema, Rain. Siamo stati noi schifosissimi ninja ad aver provocato tutto questo. Ora l'ho capito.

    Fu distinguibile adesso il rumore di carri insieme a qualche urla occasionale di cocchieri. Siamo noi l'errore, Rain, e dobbiamo pagare per quello che abbiamo fatto!

    La follia sporcava il tono di Scaar sempre più alto mentre i rumori si facevano più vicini. Sono già qui, sono qui per te.

    Guardò Rain cambiando repentinamente espressione, come rendendosi conto solo ora di ciò che aveva fatto. Mi dispiace, amico.


     
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    Rain era un ossimoro vivente. Passava la sua vita a pensare al passato: alle cose perdute, alle cose guadagnate. Fissava ore il cielo, la terra, le montagne, le persone. Si faceva domande su domande, non proferiva una parola per giornate intere. Eppure quando c'era veramente bisogno di pensare, lì sul momento, non ci riusciva.
    Era come se avesse bisogno di tempo per assimilare le cose, di una lunga pausa per meditare su tutto quello che gli succedeva nella vita. Poi, solo allora, poteva essere triste o felice.
    Dopo quello che era successo al Braxamundis il Kaguya era cambiato molto. Il pensiero che aveva sugli shinobi era completamente mutato. Da martiri e vittime per lui erano diventati ora terroristi e sprovveduti, minacce da estirpare. Più volte si era messo a riflettere sul destino che era stato riservato a quelli come lui e più volte si era chiesto se effettivamente non fosse stato un giusto trattamento.
    Dopo quello che era successo al Braxamundis, Rain iniziò a pensare di sì.
    Eppure Rain avrebbe passato giorni, notti, settimane a chiedersi il significato delle parole di Scaar.
    Ma..
    Guardò i coprifronte di quelli che un tempo erano i suoi sottoposti. Capi di coloro che si fidavano di lui e che a lui avevano affidato le loro vite.
    Il Kaguya chiuse gli occhi.
    Datsu...
    Bisbigliò.
    Il rumore della pioggia, il frastuono dei suoi pensieri: non riuscì immediatamente a sentire il rumore alle sue spalle, tanto che forse Scaar si sarebbe posto qualche domanda sull'udito dell'amico.
    Ex amico. Dio, suona così stupido anche solo a dirlo!
    Poi sentì. Cavalli, carrozze, soldati. Stavano venendo per lui? O per Scaar? O per tutti e due? Il suo cuore iniziò a battere forte.
    No, stavano venendo per lui ed erano stati chiamati proprio dall'Otoano.
    Scaar...perchè?
    Mentre pronunciò quelle parole si accorse che la sua voce tremava e si rese conto che mai aveva tremato così, nel corso della sua lunga e movimentata vita.
    Non per il pericolo, non per i soldati. Il suo cuore tremò perchè si sentì cadere improvvisamente. Uno dei pilastri su cui si era appoggiato per tanto tempo, una delle gambe che lo aveva sempre sorretto fedelmente ora aveva ceduto, tradendolo inaspettatamente.
    Si chiese subito il perchè. Cosa era successo? Era stato un suo errore a portare a questo? O era solo il destino ad essersi preso gioco di lui?
    Era stato tradito da Scaar? No, impossibile. Scaar era un suo amico.
    Il suo unico amico.
    Si rese conto che le sue gambe stavano tremando dallo shock e non riuscì a dire nulla. Aveva visto demoni in terra, aveva affrontato la morte decine di volte rischiando di essere ucciso. Aveva visto creature immonde, incubi spaventosi. Aveva subito ferite mortali, era stato colpito da tecniche sbalorditive.
    Ma mai, mai aveva subito un dolore così forte.
    Durò un secondo. Una fitta calda, repentina, infame. Al centro del petto, proprio vicino al cuore. Sentì quella fitta e gli si bloccò il respiro per un momento, facendogli spalancare gli occhi.
    Qualcosa dentro di lui si era rotto e non sarebbe mai più stato possibile farlo ritornare com'era prima.
    Già dall'istante successivo Rain era diventato un'altra persona. Era stato tradito ancora.
    Dal suo unico amico.
    Fece un lungo respiro. I suoi occhi erano bagnati. Pioggia, sicuramente si trattava di pioggia.
    Si tirò su il cappuccio per nascondere il suo viso, ormai irriconoscibile.
    La voce di Rain ora era completamente diversa da quella che aveva avuto fino ad un istante prima. Nessuna esitazione, nessuna emozione traspariva dalla sua figura ora.
    Scaar non aveva mai visto Rain così serio.
    Come hai fatto?
    Semplicemente chiese solo quello.
    Il suo cuore ancora era impazzito, le sue gambe ancora tremavano. Ma ora non dava a vedere nulla, niente di niente. Ora era un muro impenetrabile di ghiaccio, un cespuglio inattaccabile di spine.
    Il Kaguya abbassò la testa e strinse il pugno, furioso.


    ...il suo unico amico.
     
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  3. Scaar
     
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    Avrebbe potuto indovinare la valanga di emozioni franata sull'animo di Rain. Avrebbe potuto leggere quanto lo aveva straziato la rivelazione di quel tradimento. Avrebbe potuto pentirsene non appena avesse visto la reazione dell'amico. Ma l'empatia era qualcosa che aveva dimenticato molto tempo addietro e il suo cervello viaggiava su binari che di umano avevano ancora molto poco.

    Si sarebbe aspettato una reazione violenta, questo sì. Conosceva Rain quando era arrabbiato e non si sarebbe sorpreso di ritrovarsi tre ossa appuntite a perforargli l'intestino, di lì a poco. Quel che invece lo raggiunse non furono bianche e micidiali ossa ma una serie di domande. Dettate dall'incredulità o da sentimenti di sconfitta per essersi fatto trarre in inganno in quel modo.

    Quale che fossero i motivi, Scaar sembrò sorpreso a sentire delle domande uscire dalla bocca del kaguya al punto che balbettò un poco prima di elaborare una risposta.

    Uh-ehm.. perché? Credo di avere già spiegato il perché. E' quel che meritiamo per quello che abbiamo fatto, Rain..

    Annaspò alla ricerca di concetti all'interno della propria testa ma non trovò nulla di nuovo da dire rispetto a quanto detto, per cui passò alla seconda domanda.

    Quanto al come, niente di più semplice. E' stata la tua ragazza a dirmi dov'eri, non te l'ha detto? Mi è poi bastato metterle una spia alle calcagna fino alla casa di riposo dove ti nascondevi. Bel posticino dove nasconderti, tra l'altro..

    I rumori si fecero tremendamente vicini, ormai i carri erano prossimi a fare la loro comparsa presso la strada in cui Scaar e Rain stavano chiaccherando. Il mukenin guardò l'amico con espressione vuota come se aspettasse qualcosa da un momento all'altro. Le dita delle mani si tormentavano a vicenda come se fosse in ansia in quell'attesa.

    La pioggia intanto continuava a incorniciare ogni cosa come un velo opaco che amalgamava tutta quella tensione.

     
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    Ho capito.
    Fu l'unica cosa che disse Rain. Avrebbe potuto dire un'infinità di frasi, di insulti, ma non disse nulla. Forse questo silenzio era anche peggio, per Scaar. Ora il Kaguya doveva pensare a scappare: di tempo per farsi domande e pensare ne avrebbe avuto tanto, oh se ne avrebbe avuto!
    La carrozza (o le carrozze?) veniva dal sentiero dietro di lui. Davanti a lui c'era Scaar e dietro l'Otoano le rovine di Ame. Calcolando che lui ad Ame ci aveva vissuto per molto tempo, i soldati dell'Impero non sarebbero mai riusciti a stargli dietro. Inoltre ci avrebbe messo pochissimo ad uscire dalla città, magari da una delle uscite Sud, ed ad addentrarsi nella foresta fitta dove le carrozze non avrebbero potuto arrivare ed i soldati avrebbero dovuto cercarlo a piedi.
    Scaar aveva preparato una trappola davvero stupida.
    Senza preavviso il Kaguya scattò in avanti verso l'Otoano. Senza ossa, senza sfoderare un'arma, niente di niente. Corse semplicemente, come per scappare e basta. Arrivato ad un metro dal traditore, Rain si sarebbe appoggiato a terra con il ginocchio sinistro scattando in avanti, per poi appoggiare il piede destro e risalire immediatamente.
    Nello stesso tempo avrebbe afferrato con le sue braccia le gambe di Scaar poco sopra le ginocchia, e dandosi la spinta con gli arti inferiori si sarebbe alzato sollevando anche Scaar da terra.
    In un attimo quindi, come un proiettile, Rain si sarebbe abbassato, avrebbe afferrato le gambe di Scaar si sarebbe rialzato di scatto sollevando anche tutto il corpo dell'Otoano. Quindi lo avrebbe buttato a terra lateralmente, cercando di farlo sbattere con la testa o con la parte alta della schiena.
    Scaraventato Scaar a terra, il Kaguya avrebbe semplicemente continuare a correre senza mai voltarsi, addentrandosi tra le rovine piovose e distrutte di Ame.

    ***



    Destra, sinistra, poi ancora destra. Quella strada un tempo era un vicolo cieco, ma ora che gli edifici erano tutti distrutti si poteva benissimo passare. Con un balzo superò un cumulo di macerie e con una spallata buttò giù una porta di legno marcia che era rimasta attaccata ad una parte di muro. Superata la porta si trovò direttamente dall'altra parte della strada, visto che il resto dell'edificio semplicemente non esisteva più. Il suo cuore si era calmato. Rain era confuso, stupito e non sapeva cosa pensare. Non riusciva a rendersi conto di quello che era appena successo, semplicemente si rifiutava.
    Era stato tradito.
    Mentre correva sotto la pioggia incessante il suo cervello provò a fare qualche ragionamento. Scaar aveva incontrato Helen al Braxamundis e lei le aveva rivelato la posizione di Rain. Ok, era plausibile come spiegazione. Ma se non avesse incontrato Helen, come avrebbe fatto l'Otoano a trovarlo? E perchè aveva fatto tutto questo casino solo per catturare lui? Al momento il Kaguya odiava gli shinobi tanto quanto Scaar e lì nel monastero non dava veramente fastidio a nessuno.
    Il suo cervello fece un secondo collegamento. Ricordò che Helen raccontò di come Scaar durante il Braxamundis apparisse ferito, ma contemporaneamente le guardie non lo attaccarono. Quindi era uno di loro. Uno dell'impero. Ma perchè?
    Il cervello si spense, troppo affaticato. Sembrò quasi dirgli "perchè vuoi pensarci ora? Hai tutta la vita da rovinarti con questi pensieri".
    Arrivò fuori citttà e si addentrò nel bosco a sud ovest di Ame. Fece un centinaio di metri, poi si fermò e si appoggiò ad un albero.
    Aveva il fiatone.
    Scaar..
     
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  5. Scaar
     
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    Quasi fosse stato invocato dalla semplice pronuncia del suo nome, Rain avrebbe udito poco dopo il suono della voce di Scaar.

    Forse riusciresti a seminare i cani dell'impero attraverso Ame ma di certo non me. Ricordi? Io sono stato qui proprio quanto ci sei stato più. E ci sono rimasto anche dopo, ma lasciamo perdere..

    Sì, anche Scaar aveva il fiato pesante ma non esattamente quanto Rain. Il tono della voce era strano, sembrava malinconico, quasi facesse quello che stava facendo controvoglia. Nella penombra di quella giornata uggiosa si intravedeva il viso pallido tra i tronchi degli alberi che li separavano. Però rimaneva fermo, anche se aveva raggiunto Rain non sembrava volersi avvicinare oltre. Lo osservava come chi si aspettava qualcosa da un momento a l'altro ma senza far capire esatamente cosa.

    Il silenzio che seguì fu ancor più strano. Fu rotto solo dall'ennesimo nitrito dei cavalli, questa volta appena udibile al di sotto dello scrosciare della pioggia. Proveniva ancora da dentro la città: facendo la strada convenzionale ci avrebbero messo un bel pò quei carri a recuperare lo svantaggio. Scaar rimaneva lì, rimanendo fermo fin tanto che Rain rimaneva fermo, con occhi strani e cupi. Quelle azioni sapevano di costrizione.

    Sapeva che Rain non sarebbe rimasto fermo per molto. Gli sarebbe bastato sentire di nuovo i rumori degli imperiali per farlo rimettere in moto e Scaar lo sapeva. Difatti, quando il kaguya avrebbe accennato a riprendere la corsa Scaar si fiondò in avanti, stavolta con l'intento di scontrarsi con l'amico. Lo avrebbe letteralmente placcato, costringendo entrambi a finire a terra e tentando di bloccarlo lì mentre avrebbe cercato di dire qualcosa.

    Sei la più stupida persona intelligente che conosca!

    Gli rivolse da principio, mantenendo una voce rauca a causa del volume forzatamente basso, quasi sussurrasse. I due volti erano molto vicini, Scaar sopra Rain tentando di vincolarlo al suolo di peso, sperando con tutto se stesso che nessuno spuntone d'osso fuoriuscisse dal corpo dell'altro.

    Cosa credevi, di poter far andare a spasso la tua ragazza così, senza paura delle conseguenze? Ma dove vivi, sulla Luna?

    Continuò, era di certo un atteggiamento completamente diverso. Era confidenziale e parecchio nervoso. Rain avrebbe rivisto molto del vecchio Scaar.

    Cazzo Rain. Ci braccano come selvaggina, si fanno venire un erezione non appena fiutano la puzza di noi ninja a kilometri. Pare non abbiano altro scopo nella vita che fotterci tutti. Quando mi hanno visto salvare il culo alla tua ragazza hanno cominciato a far domande, non ho potuto nascondere la verità. Hanno una, loro... ti legge nella mente. L'unico modo che avevo per farla tornare da te era farla seguire.

    Rivelazioni scioccanti, eh? I rumori si fecero leggermente più vicini e Scaar sollevò il capo. Sembrava davvvero preoccupato stavolta.

    Non c'è più tempo. Disse nervoso mentre si tirava su, tendendo una mano a Rain per aiutarlo a fare altrettanto. Hanno una talpa da te. Corri subito ad Ephiora, se vengono a sapere della tua fuga prima del tuo arrivo lì la tua ragazza è spacciata. Sbarazzati delle talpe e scappa senza voltarti.

    Si allontanò un poco in direzione della fonte del rumore, protendendosi oltre il tronco di un albero per dare un occhiata alla strada sterrata e infangata che si intravedeva un centinaio di metri più in là. Sollevò un braccio per fare cenno a Rain.

    Non conviene che continui per la foresta. Ritorna in città, sfrutta le gallerie. Fai il giro per tornare ad Ephiora.

    Si riavvicinò continuando a guardarsi intorno con circospezione. Infine incrociò lo sguardo di Rain, guardandolo davvero stavolta. Prima però devi fare una cosa. Lo guardò intensamente capendo la portata di quello che stava per chiedergli. Di diverso dal solito aveva che non scherzava più. Quei tempi erano solo un lontano ricordo.

    Devi uccidermi, Rain. O me, o te e la tua ragazza. Arriveranno sempre a te tramite me, devi fare un scelta. Hai le palle per farlo, Rain? Hai le palle per salvare te e la tua ragazza?

    Allargò le braccia sollevando il mento offrendo più punti vitali possibili. Con il torso nudo era persino troppo facile. Non pensarci. Lo so che stai pensando a un miliardo di cose. Ti conosco. Spegni il cervello per una cazzo di volta. Arrivano momenti in cui devi agire d'istinto per sopravvivere. Se spegnerai i pensieri capirai che non c'è altra soluzione.

    Silenzio dopo quelle parole. Le gocce d'acqua si infrangevano sul viso di Scaar che non era mai sembrato così umano come in quel momento. Era seminudo a braccia aperte e il petto scoperto, sotto una pioggia che nemmeno in quel momento si faceva da parte. I capelli zuppi gli cadevano scompostamente sul volto, coprendogli a metà l'occhio destro. Gli occhi non si mossero da quelli di Rain trasmettendo in un unico sguardo mille parole.

    Non avrebbe avuto da Scaar parole sentite, un addio da film drammatico o confessioni dell'ultimo minuto. Scaar non era così. La sua mente funzionava in una maniera bizzarra e a volte quando la usava per risolvere i problemi era anche peggio. Forse ci sarebbe stato un modo migliore per risolvere quella situazione. Forse nessuno avrebbe dovuto farsi male, forse tutto quel casino era solo colpa sua.

    Ma nei limiti del suo cervello aveva preso la sua decisione: dare la sua vita per salvare quella dell'amico.

    Già, il suo unico amico.

    Fallo Rain. Torna da lei. Io son contento così.

    Contento di aver dato un senso a quel puttanaio che era stata la sua vita. Quello era il miglior senso che poteva sperare di ottenere.



     
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    No, Rain proprio non capiva. Non riusciva a comprendere come si era arrivati ad una situazione così assurda ed impensabile. Guardò Scaar ad occhi spalancati, aprì le braccia, stupefatto.
    Cosa stai dicendo?
    Attimi di confusione. Non sapeva cosa dire, non sapeva cosa fare.
    Come diavolo hai potuto diventare un cane al guinzaglio dell'Impero? Mi rifiuto di credere che tu non abbia avuto la possibilità di fuggire e vivere da solo come sempre hai fatto.
    Questo era il punto che più tormentava Rain. Quel doppio gioco, anzi, quel triplo gioco per lui non aveva senso. Se Scaar non avesse voluto finire in quella situazione avrebbe potuto fare qualcosa. Allora perchè non aveva fatto niente? Perchè aveva deciso di farsi trasportare dagli eventi ineluttabili ed arrendersi al destino?
    Era proprio quello che aveva fatto
    Dihadori. Mi ricordi Dihadori.
    Non riusciva a rendersi conto di come si era potuti arrivare a tanto. Helen, il Braxamundis, ora tutto acquistava un senso...forse. L'impero si era scomodato dall'altra parte del continente pur di prendere Rain. Aveva braccato Helen, aveva messo una spia nel monastero.
    E tutto per colpa di Scaar. Per colpa della sua incapacità nel togliersi da quel giogo imperiale.
    E ora l'Otoano era pronto a morire per Rain, pronto a sacrificarsi per i suoi stessi errori, pronto a salvare l'amico e la sua compagna. Perchè? Perchè doveva succedere qualcosa di tanto assurdo?
    La mascella del ragazzo era così tanto serrata che i denti digrignavano. Le mani erano chiuse così fortemente che le sue unghie graffiarono i palmi delle mani.
    Era furibondo, deluso, scioccato.
    Era peggio essere tradito dal proprio unico amico oppure essere costretti ad ucciderlo?
    Ma il tempo stringeva e Rain non poteva più pensare. Il destino era arrivato e aveva chiesto immediatamente il conto. Helen era ancora nel monastero e probabilmente il monastero stesso era in pericolo. La sua nuova casa era in pericolo, forse in quell'esatto istante era già stata messa a ferro e fuoco mentre Rain se ne stava lì come un cretino.
    Ti odio!
    Il ragazzo urlò con tutto il fiato che aveva in corpo, scoppiando in un pianto che tentava di trattenere inutilmente. I suoi occhi erano accecati dalle lacrime, la sua tempia pulsava di sangue bollente.
    Aveva ucciso Dihadori: suo mentore, suo maestro, suo fratello maggiore. Lo aveva fatto senza esitare e con una freddezza di un assassino. Era stato deluso da Dihadori, preso in giro, manipolato. Ma da Scaar no. L'otoano era quello che era: la persona più sincera del mondo. La più bizzara, la più assurda, la più senza senso, ma era sempre uguale. Quante persone aveva ucciso Scaar nel corso della sua vita? Tante, infinite. Eppure ora quel pazzo assassino gli sembrava un bambino indifeso. A braccia aperte, pronto ad accogliere qualsiasi cosa gli fosse capitata.
    E Rain questa volta aveva il ruolo di giudice, di genitore spietato. Perchè sempre lui?
    Era destinato a rimanere solo, ma la cosa che più lo feriva era rendersi conto di essere lui la causa della sua solitudine.
    Lui, con le sue stesse mani, uccideva chi gli stava accanto.
    Uno spuntone d'osso uscì dal palmo della sua mano destra e Rain lo affondò con tutta la forza che aveva sotto il collo di Scaar.
    Con la manica si asciugò il viso, poi, senza voltarsi mai indietro, corse via verso Helen.
     
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    Neuromancer

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    Allora, penso che sia una delle più belle ruolate che io abbia mai letto.
    Interessante, coinvolgente e soprattutto piena di dannati colpi di scena. Anche se il finale mi sembra un po' troncato, dato che mi sarei aspettato un post di Scaar in cui spiega che cosa succede dopo che è stato trafitto da Rain, posso comunque considerare il tutto concluso.
    Complimenti ad entrambi ragazzi, perché nonostante molte cose siano parte dei retroscena e delle storie che vi siete portati dietro da NS (qualcosa l'ho appreso sbirciando nei vostri background), ma molto viene narrato direttamente e mi sono piaciuti davvero molto i pezzi di flashback.
    E ora passiamo alle valutazioni:

    CITAZIONE
    Scaar

    Scrittura: 2
    Ci sono delle imperfezioni grammaticali, fastidiose ma non impediscono la corretta lettura.

    Interpretazione: 2
    Si capisce con chiarezza il personaggio, si capiscono i suoi pensieri e le emozioni che prova.

    Strategia: 0
    Non saprei come valutare i combattimenti svolti dato che fanno leva sul sistema precedente, dunque preferisco non assegnare punti su questa voce.

    Bonus/Malus:
    +1 Originalità
    +1 Lunghezza

    --------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

    Ghost

    Scrittura: 2
    Poche imperfezioni e davvero uno stile ricercato anche se alcune sviste grammaticali potrebbero essere evitate.

    Interpretazione: 2
    Interpretazione davvero molto immersiva, qui nulla da dire.

    Strategia: 0
    Non saprei come valutare i combattimenti svolti dato che fanno leva sul sistema precedente, dunque preferisco non assegnare punti su questa voce.

    Bonus/Malus:
    +1 Originalità
    +1 Lunghezza

    Scaar: 6 exp
    Ghost: 6 exp

    Valutatore: 100 Gold + 2 exp
     
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