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Scaar.
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Un corvo sorvola le montagne Ephioresi. Una vista insolita per i monaci che contemplano il cielo intenti in meditazioni. Di corvi non se ne vedono mai su quelle montagne. Eppure un corvo volava, nero sullo sfondo azzurro, recante una pergamena legata alla propria zampa.
Macerie a cielo aperto, luogo di ritrovo di bastardi randagi e avvoltoi. Alla fine di tutto, giacevano al suolo a decine, i coprifronti fieramente indossati sul capo. Glieli avrebbero tolti poco dopo, strappati dai loro freddi cadaveri. Era una sorta di trofeo per i loro carnefici, la testimonianza che l'epoca dei ninja era ufficialmente finita.
Chi ha visto quell'orrore sa che non erano vittime. Se l'erano guadagnata tutta quella distruzione. L'avevano alimentata loro la guerra, avevano ucciso loro stessi i propri simili, altri ninja come loro, per il dolce sapore della vendetta. Avrebbero dovuto fermarsi, quando le cose avevano cominciato a mettersi male. Centinaia di vite cancellate da una sola bomba a Suna. Il villaggio del fuoco dato alle fiamme, intorno a donne e bambini. Un intera flotta di Kiri affondata assieme ai propri marinai intrappolati. Oto cancellata da ogni mappa geografica.
Non era stato l'impero a fare tutto quello. Erano stati i ninja come loro ad uccidersi l'uno con l'altro.
Chi ha visto quell'orrore sa la verità. Continuerà a mentire a sè stesso comunque, dando la colpa di quella distruzione a qualcun altro.
Mentirà, solo per poter continuare a vivere.
E Ame?. -
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Edited by Gh0st - 1/3/2015, 19:47. -
Scaar.
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Pioveva, tanto per cambiare. Nome appropiato paese della pioggia sebbene non brillasse certo per originalità. Originariamente patria dei peggiori figli di puttana del paese, poi presidio imperiale, poi muretto per pisciare. Tre scrollate e non di più. Alla quarta te lo stai ufficialmente menando e lui non avrebbe raggiunto l'entusiasmo necessario per il lavoretto. Era ormai zuppo ma non ci faceva caso piu di tanto. Le dita delle mani le sentiva a malapena a causa del freddo, ma stranamente la cosa gli piaceva. Così come gli piaceva aprirsi le ferite ricucite delle braccia con un pugnale molto affilato, quando si annoiava. Erano sensazioni che sentivi solo se eri vivo, e lui aveva giocato a poker con la morte tante di quelle volte da sentire il bisogno di ricordarselo di tanto in tanto.
Di culo ne aveva avuto a respirare ancora. A fatica a causa di mezzo polmone perforato, ma lo faceva ancora. Si trascinò sulle pietre lisce e divelte della strada principale, quasi del tutto dissestata. Sorpassò un vicolo che gli suscitò un ricordo familiare. Solitava sostare una ragazza che vendeva mele caramellate. Lui andava pazzo per le mele e quelle lì erano forse la cosa più buona che mangiava da decenni. Per farla breve, ne prendeva sempre una di tanto in tanto, allargando sempre una somma spropositata alla giovane che nonostante la propria gentilezza, non riusciva a nascondere un orrore velato nel guardarlo in faccia. Guadagnava bene all'epoca, Dihadori era molto generoso oltre che schifosamente ricco e pagava bene i suoi bracci destri. Ma lui non sapeva che farsene del denaro e la parte che non gettava giu da un tetto per ridere dei poveracci che si azzuffavano per la pioggia ricca e miracolosa la teneva per la sua razione di mele caramellate. Una volta, la giovane, forse imbarazzate o forse terrorizzata dal fatto di essere all'oscuro del motivo per cui Scaar gli mollasse tutti quei soldi, gli disse che con tutto quello che lui le aveva dato s'era guadagnato una fornitura a vita, per cui da quel momento lui si limitò a ritirare il suo gustoso spuntino ogni mattina.
Ripensandoci, qualcosa nel sorriso falso della ragazza lo disturbava. Era stato particolarmente buono con lei. Cercava di essere meno sgradevole del solito ed evitava persino le parolacce in sua presenza. Eppure lo vedeva sempre, quel velato orrore con cui lei lo accoglieva. Quell'orrore non sarebbe mai sparito, ma lo capì solo alla fine. Un giorno uccise due tizi che la importunavano, così senza dargli nemmeno il tempo di capire che stavano morendo, ma lei invece di ringraziarlo era scappata. Non la rivide mai più.
Ecco cosa aveva guadagnato tornando lì. Ricordi di merda di momenti di merda di un periodo di merda.
..Merda.
Ne aveva appena pestata una.
Ah dimenticavo. Rain avrebbe trovato Scaar su di un cumulo di rovine alto circa 10 metri, una specie di piramide di detriti, resti di un grosso palazzo crollato. Era il rifugio segreto di Dihadori, dove Rain gli aveva dato l'estremo saluto. Sedeva sotto la pioggia in silenzio, guardando verso ovest dove si poteva avere una visuale più o meno estesa della restante desolazione.SPOILER (clicca per visualizzare). -
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Scaar.
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C'era qualcosa in Rain. Una sorta di moralismo residuo nonostante il mondo fosse appena andato a puttane. Qualcosa a cui riusciva ad aggrapparsi anche se il pavimento era crollato e sogni e speranza erano finite nel cesso. Un senso di quel che era giusto e ciò che non lo era che rimaneva saldo fuori dall'acqua e non veniva mai sommerso dai disastri che lo circondavano. Questo lo aveva spinto a seguirlo quando i soldati arrivarono a Iwa e la rasero al suolo. No aspetta, furono gli shinobi a sommergerla di terra, sperando di seppellire la città insieme ai suoi invasori e gli innocenti. Ah, ecco cos'era quella sensazione. Non sapeva perché, li faceva venire un formicolio ai piedi.
Dejavù. Si voltò verso Rain con uno sguardo stranito.
Tu... noi. L'abbiamo già... cioè tu eri lì proprio dove... no?
Accompagnava ogni parola con un gesto della mano. In effetti le situazioni erano molto simili. Loro due che emergevano dal fango e sedevano sulle macerie della città. Solo che questa volta sotto di loro c'erano le macerie del mondo. Rimase a fissarlo qualche secondo con le mani sospese in un movimento lasciato a metà, poi fece cenno con la mano destra del tipo "lascia perdere" e ritornò a voltarsi verso la città deserta.
E no, non aveva ignorato il commento dell'amico. Infatti..
La tua ragazza non te l'ha detto? Non posso più tornare ad Ephiora, non dopo quello che è successo a Louyhong.
Le braccia erano poggiate sulle ginocchia, mani giunte e mente altrove.
E poi non credo faccia per me.
Poi si voltò di scatto, sopracciglia agrottate come nello sforzo di ricordare qualcosa.
Tu te la ricordi la tipa delle mele caramellate? Quella che si metteva sempre laggiù, là sotto quell'insegna spezzata. Magra, mora, fossette... Diavolo di un demonio, non riesco proprio a... No, aspetta! Non me lo dire!
Chinò il capo strizzando gli occhi e rimase così rivolgendo la mano per fermare Rain, anche se effettivamente l'amico non stava per niente parlando.. -
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Scaar.
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...perso il post.
Insomma, Scaar chiede a Rain se dopo "quel giorno" fosse più tornato ad Ame.
Quindi parte un flashback di Ame 2 anni prima. La città era deserta e le strade piene di uomini del Butai che, avendo la città alla loro mercè e avendo incontrato pochissima resistenza, se la spassano in tranquillità.
Rain è tenuto in un posto anonimo, una vecchia stalla. Lui è nel seminterrato, il luogo è scarsamente sorvegliato.
Scaar appare nel vicolo di fianco alla stalla, affacciandosi sull'apertura a livello del terreno, finestrella del seminterrato.
Esordisce con un battuta da cazzone, come al solito.
Edited by Scaar - 5/3/2015, 21:15. -
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Scaar.
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Sebbene Scaar fosse un folle, di certo non era stupido, e in occasionali momenti di lucidità risultava persino perspicace. Di fatto non gli sfuggì la nota di amarezza nel tono di Rain che, nonostante lui fosse lì per tirarlo fuori, non sembrava per niente felice di ciò. E lui che si era pure preso il disturbo. Valle a capire certe persone.
Anche io sono contento di vederti.
Commentò mostrando tutto il suo disappunto, certo era che non si sarebbe fatto ripetere due volte l'invito a tirarlo fuori. C'era solo da decidere in che maniera andasse fatto. Sappiamo tutti che lui moriva dalla voglia di piombare in mezzo alle guardie e fare piazza pulita nella maniera più rude e pirotecnica possibile ma, come sottolineato dall'amico in cella, la città e il mondo erano appena caduti in mano a Butai. O impero.
Ah sì, quella era la novità del giorno. Avevano cambiato nome.
Dammi giusto un minuto per fare le cose in maniera ninjosa, altrimenti qua ci ritroviamo il mondo alle calcagna.
Disse per congedarsi e la sua faccia sarebbe sparita dall'apertura della cella di Rain, facendo piombare i dintorni nel più totale silenzio.
Mentre raggiungeva di nuovo i tetti, si rese conto di quanto avessero scelto male la prigione improvvisata. La strada su cui affacciava era stretta e le case alte, luogo perfetto per imboscate dall'alto. Le due file di edifici erano collegate attraverso travi, sebbene marcie, che potevano essere utilizzate usando un attimo di accortezza nel salirci sopra. L'illuminazione non era delle migliori il che era perfetto per lui che poteva rendersi completamente nero tramite uno strato di fibre. Insomma, guardava giù osservando lo scenario come un bambino nel paese dei balocchi.
..da chi cominciare. Dunque, dunque... Decisioni, sempre decisioni!
Ripetè in preda all'emozione. Due avevano appena girato l'angolo imboccando l'inizio della strada. Altre due erano di turno davanti alla porta. Una era di vedetta poco più in là dalla parte opposta. E il chakra sensing gli diceva che dentro all'edificio ce n'erano altre due. Non poteva permettersi che le guardie più lontane si accorgessero di qualcosa e dessero l'allarme quindi avrebbe cominciato da loro. Basi elementari dell'infiltramento, insomma. Maledetto addestramento ninja che si rivelava utile sempre più spesso.
*Craa* *Craa*
Le guardie alzarono il capo al richiamo del sinistro augello. La sagoma nera difficilmente distinguibile contro il cielo scuro e nuvoloso svolazzò sopra le loro teste accompagnato da un inconfondibile sbattere d'ali. La coppia di gendarmi che aveva appena imboccato il vicolo era ad almeno 40 metri, non si sarebbe accorta di nulla. Quello in solitaria dall'altra parte invece sarebbe stato distratto al punto giusto da poter permettere a due tentacoli neri di avvinghiargli il collo e trascinarlo nel vicolo buio lì di fianco. Giusto un gemito strozzato coperto dal gracchiare del corvo. Scaar fu scosso da un fremito: i due versi erano talmente simili da farlo gongolare per aver pensato alla copertura giusta (sebbene fosse l'unica che gli fosse venuta in mente).
Ciò nonostante le due guardie alla porta erano dei tipi attenti e scrupolosi e ci misero giusto un paio di secondi per rendersi conto dell'assenza del loro compagno. Si voltarono in quella direzione non ancora allarmati, ma abbastanza all'erta da essere pericolosi.
Gokua.
Chiamarono ma ovviamente non vi fu risposta. Si guardarono insospettiti mentre uno dei due già batteva con il dorso della mano sulla porta della casa, cinque colpi con cadenza precisa, segnale di allerta concordato.
Sto pisciando.
Rispose la voce di Gokua da dentro al vicolo. Era un poco più rauca del solito, ma fu sufficiente a far rientrare l'allarme.
Porca miseria, avvisa almeno. Falso allarme.
Avvicò l'interno la guardia, alchè le due guardie dentro l'edificio che già avevano estratto la propria arma per giustiziare il prigioniero si tranquillizzarono, rimanendo comunque in piedi in caso il pericolo fosse reale. Avevano ricevuto l'ordine di uccidere Rain al primo tentativo di fuga/liberazione.
Lascialo in pace, ti pare che per una pisciata debba chiedere il permesso?
Hai ragione. E' che non sono tranquillo, sento che le cose potrebbero andare storte da un momento all'altro e sai che in genere ci azzecco su queste cose. Fortuna che il nostro cambio è arriva..
Le altre due guardie all'inizio del vicolo erano sparite a loro volta. Adesso le due guardie alla porta avevano la certezza che stava succedendo qualcosa di strano ma questa volta furono come paralizzate dal terrore di aver commesso un grave errore. Si voltarono verso la porta ma nel farlo scorsero una figura nera appollaiato proprio sopra l'arcata. Un urlo allarmato fu tutto quello che riuscirono a fare perché due lame nere trapassarono il loro collo prima ancora che potessero estrarre la loro spada.
Quello, assieme al rumore dei due corpi che cadevano fu tutto quello che le guardie all'interno avevano bisogno di sentire per far scattare il piano B. Scaar si rese immediatamente conto che le due fonti di chakra si stavano spostando, quindi si precipitò dentro spalancando di colpo la porta aperta. La stanza interna era vuota. Voltò rapidamente la testa in tutte le direzione cercando di individuare le scale per il seminterrato.
Trovate!
Rapido si decise ad imboccarle, ma le guardie erano ormai da Rain.... -
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Scaar.
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Si incrociarono a metà strada, lui e Rain, al che Scaar sfoderò una frenata poderosa mentre il compagno lo sorpassava. Diceva di cammuffarsi da guardia. Imprecò dentro di sè: a quanto pare la sessione ninjosa sarebbe andata ancora per le lunghe, suo malgrado. Così conciati si ritrovarono a sgattaiolare tra i vicoli deserti, praticamente sotto al naso di diversi posti di blocco che non bloccavano nulla perché la maggior parte degli invasori brindava con la birra trafugata dalle cantine vuote.
Figli di...
Lo aveva riconosciuto. Quel cosciotto veniva dalla sua riserva segreta di prosciutto. Dovette dominarsi e anche tanto per evitare di andare strapparglielo dalle mani. O a strappargli le mani proprio. Non era però il momento per svagarsi, era il momento di correre via. O meglio camminare dato che, finchè mantenevano un profilo basso e quelle mentite spoglie, potevano star tranquilli che nessuno avrebbe fatto caso a loro.
Si andava a Ovest, per andare dove non sapeva. Seguiva Rain senza fare domande, come suo solito. Non per questioni di fiducia incondizionata, era proprio che in genere non gli interessava. Finché riusciva a vincere la noia gli stava bene, ed era consapevole che Rain sapeva sempre quello che faceva. Circa.
Era riuscito a far evacuare un intera città, a bluffare con gli imperiali fottendoli sotto il loro naso e adesso avrebbe portato entrambi fuori da quel bordello. Una volta fuori avrebbero organizzato le idee e sarebbero riusciti a riprendersi la loro città. Tutto nella maniera più splatter possibile, incrociando le dita. E parlando di splatter, eccoli che si trovavano di fronte alle porte della città, posto di blocco che questa volta bloccava davvero e un tizio in vena di fare domande stupide. Guardò Rain titubante chiedendosi se avrebbero nuovamente intrapreso la strada ninjosa o se il travestimento fosse ufficialmente concluso. L'amico parlò di casino da fare e Scaar quasi si commosse. Casino era il suo secondo nome, nei giorni dispari del mese.
Poi all'improvviso Rain scattò come una molla lasciando Scaar con un palmo di naso. Tutte le guardie presero ad agitarsi come formiche quando gli pestavi il formicaio. Scaar le guardava disorientato, non riuscendo a decidere come attaccare e chi attaccare fino a quando il rumore del corno non gli riempì le orecchie.
HA!
Esclamò rompendo finalmente l'indugio e chiudendo una posizione magica per rilasciare un ondata di chakra Raiton che serviva a fermare il gruppetto di guardie che gli si stava facendo troppo vicino. Quindi si slanciò in avanti, producendo un tentacolo di fibre che, usato come frusta, si avvinghiò al collo del tizio col corno, strozzandogli il fiato in gola. Quindi diede un pesante strattone facendolo cadere e tirandolo a se. Con un acrobazia gli fu sopra, lo avvinghiò con un secondo tentacolo, quindi lo sollevò per usarlo come scudo umano e con esso infranse il blocco delle guardie, sbigottite dalla carica impazzita di quel folle che teneva davanti a sè il loro amico compagno avvinghiato e urlante. Qualche arma riuscì comunque a ferirlo, ma le fibre avrebbero ricucito tutto a tempo debito e al dolore ormai aveva fatto tanti di quei calli da far invidia ad un maratoneta veterano.
Alla fine con una rotazione, scagliò lo scudo umano contro il gruppetto di guardie che già lo inseguivano una volta fuori dal cancello, rallentandole a sufficienza da guadagnare distanza e seguire Rain che correva a perdifiato verso la foresta. Non se ne rendeva conto a causa del vento che gli fischiava forte nelle orecchie, ma stava ridendo come un idiota pensando alle facce stupide fatte dalle guardie mentre il loro amico urlante gli finiva contro terrorizzato. Impagabile.
* * * *
Ok, gli animi erano decisamente più calmi adesso. Troppo. Camminavano in silenzio lasciandosi alle spalle kilometri di foresta umida e nebbia random. Rain non parlava e lui sapeva che questo significava che stava pensando. Pensando al da farsi, certo, c'era da pensare alla prossima mossa. Forse doveva pensarci anche lui, due menti erano meglio di una, si sa. Quindi si mise a pensare a sua volta, pensare a maniere ninjose per riprendersi la città.
Non perché pensasse occorresse un piano per coglierli alla sprovvista, ma perché sapeva che Rain non era tipo da attacchi frontali a testa bassa e non gli andava di fare brutta figura proponendo un piano stupido e suicida. Per quanto il tutto ne avrebbe perso in divertimento, a suo avviso. Era lì intento in queste riflessioni quando Rain si voltò, annunciando il risultato del suo pensare. Troppo presto, porcodiunporco, lui stava ancora scegliendo il nome per il suo di piano.
A sud?
Si fermò. No, un momento, cos'era sta storia? Fece la faccia di chi non solo non ha sentito bene, ma desidera di aver capito male. Guardò Rain con uno sguardo pericoloso. Qualcosa dentro di lui indovinò tutto sebbene non capisse come. Rain stava mollando, così senza motivo. E voleva che lui facesse lo stesso. Non rispose alle ultime due domande, continuando a fissarlo come chi aspetta che l'altro, prima o poi, rivelasse lo scherzo.
No, non stava scherzando. Rain aveva la faccia del "sono serio perché il mondo è cattivo".
Non c'è tempo di andare a Sud. A quest'ora i ragazzi saranno radunati da qualche parte a organizzare la ripresa della città. Dobbiamo tornare, trasformarci in una di quelle facce di cazzo, infiltrarci in qualche fogna, rapire, ricattare, tagliargli i viveri e le comunicazioni, qualsiasi cosa. Non esiste che vincano così, Rain. Non glielo lasceremo fare.
Si scaldava ad ogni parola di più come una pentola a pressione, mentre gesticolava animatamente agitando il braccio e puntando il dito verso il basso per enfatizzare. Alla fine si trovò ansimante, preso da un ansia che non capiva. Era forse perché aveva a cuore quel cesso di città? O perché per la prima volta, se davvero Rain la pensava così, si sarebbe trovato a pensare solo con la propria testa?
Rain? Lo sai anche tu, no? Lo sai che non possiamo lasciarlela vinta così.
Con sopracciglia aggrottate lo guardava ancora, incredulo e su di giri senza motivo. Prima ancora che Rain potesse rispondergli, rivolse le braccia verso di lui, come per fermarlo.
Ok. Capito. Hai ragione, la tua donna. Vai a sud. Va da lei. Sistema quel che ti pare. Io torno indietro, cercherò gli altri.
Fece qualche passo incerto all'indietro, poi all'improvviso cambiò di nuovo espressione, questa volta cupa e seria. Metteva quasi paura. Gli occhi corvini fissi su Rain.
Ci riprenderemo Ame, Rain. Con o senza il tuo aiuto.
Quindi si voltò, riprendendo a correre verso la direzione in cui era venuto, ma fermandosi dopo nemmeno dieci passi. Senza voltarsi, avrebbe detto un ultima cosa.
Aspetteremo te, poi attaccheremo. Non metterci troppo.
E sparì, nel folto della foresta.
* * * *
Quella era stata l'ultima volta che Scaar e Rain si incontrarono. Beh, l'ultima prima di oggi. Scaar si voltò, diversi rivoli d'acqua e rancore a rigargli il volto.
Ma non sei mai tornato.
Edited by Ryuk* - 8/3/2015, 13:16. -
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Scaar.
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La campagna organizzata da Rain per conquistare Iwa lo teneva su di giri. Era da quando erano dovuti scappare da Mara dopo che gli shinobi avevano sepolto la città insieme ai suoi invasori che desiderava fargliela pagare a quelli di Butai. Non perché fosse particolarmente legato a quella città o a Iwa in generale. Era semplice libido repressa che non vedeva l'ora di sfogarsi senza vincoli.
Una volta li aveva affrontati a viso aperto, quelli di Butai, quella volta in cui aveva visto cadere il Raikage sotto i suoi occhi. Quella volta non potè far nulla per arginare la marea nera dal Nord e alla fine fu costretto a ritirarsi insieme all'esercito dell'alleanza ninja. Da quel giorno, l'ultimo scontro che aveva avuto col Butai fu al congresso a Kusa, concluso con il più terribile attentato ad un intera città che il paese avesse mai visto (fino a quel momento). Quella volta aveva avuto più soddisfazioni, riuscendo a tener testa a ben tre dei loro palloni gonfiati. Certo, aveva ricevuto una mano dagli altri, ma questo per lui era un dettaglio insignificante.
La spedizione stava andando bene, avevano già conquistato diversi villaggi minori e lui cominciava ad innervosirsi. Poche insulse pattuglie erano a difesa di quei luoghi di minore importanza e in genere tutti si arrendevano ancor prima che lui potesse entrare in azione. Stava sul punto di fare le proprie rimostranze a Rain sulla faccenda, quando arrivò l'annuncio.
Konoha era caduta.
Non disse nulla dopo che Rain ebbe comunicato la notizia, ma dentro di se stava montando un emozione talmente forte che si poteva avvertire il suo chakra vibrare dalla lunga distanza. Quando poi Rain annunciò che tornavano indietro ad Ame per contrastare il Butai, trattenne a stento un urlo di approvazione dato che vedeva negli altri facce cupe e preoccupate e lui sinceramente non capiva molto il perché. Si stavano dannando da settimane per addentrarsi nel territorio nemico e riconquistare un intera regione, e ora si spaventavano se una fetta più piccola del loro esercito era venuta a far casino sotto casa.
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Come c'era finito lì? Si era appena seduto, gambe e braccia incrociate con un espressione scazzata in volto. Sapeva che doveva far buon viso a cattivo gioco, far sembrare che si trattasse di una negoziazione di resa in piena regola, ma si rompeva troppo i coglioni di star lì a far nulla mentre gli altri tenevano il divertimento per sè. I suoi compagni a quest'ora erano intenti a radunare gente per l'evacuazione della città.
I messaggeri silenziosi passavano di casa in casa, avvertendo le persone di prendere i propri beni di prima necessità e di uscire senza dare nell'occhio, ritrovandosi tutti alla porta Sud. Non era un piano particolarmente rischioso perché l'esercito del butai arrivato da Nord era tutto accumulato su quel lato della città (avevano controllato) e non aveva ancora fatto la propria mossa perché avvisato precedentemente dell'arrivo di Rain in città e della sua volontà di negoziare per evitare inutili spargimenti di sangue.
Mentre Rain e Scaar erano seduti al tavolo delle trattative col nemico, l'intera città di Ame si svuotava silenziosamente, sgombrando il campo per la vera battaglia che di lì a poco avrebbe avuto luogo.
Siete dunque qui per negoziare la resa? In genere, l'invasore è colui che detta le condizioni e queste, generalmente, sono tutt'altro che piacevoli. Ma, per dimostrare la nostra buona volontà e magnanimità, siamo disposti ad ascoltare quel che avete da dire, con la fedele promessa che da parte nostra non ci sarà alcun tipo di ostilità fin quando voi dimostrerete di cooperare per la pace di questa transazione. Quali sono le vostre condizioni? Se ne avete ovviamente.
Lo stomaco di Scaar fu messo a dura prova. Se c'era una cosa che odiava, era l'ipocrisia. Non poteva credere a una sola delle parole recitate da quel bastardo dopo aver visto il modo in cui avevano gestito le cose a Kusa. Se si stava trattenendo, era solo per Rain. In quel momento si voltò per guardare l'amico. Era indispensabile in questo caso mantenere i nervi saldi ed essere convincenti, cercando di protrarre le trattative il più a lungo possibile per permettere agli altri di terminare il loro lavoro. Non sapeva poi come ne sarebbero usciti, ma per il momento la priorità era liberarsi delle palle al piedi e dei civili per poter scatenare l'inferno su quei figli di puttana.
Un momento!
Nella tenda fece il suo ingresso un uomo in armatura, sembrava avere un alto grado, seguito da altri due soldati corazzati, armati di naginata. Il primo sguainò una lunga scimitarra mentre gli altri due si diressero verso Rain e Scaar, afferrandoli in malo modo per i capelli e spingendoli a terra, puntando la lama della naginata ai loro colli.
Questi cani randagi hanno fatto il doppio gioco! I loro uomini stanno evacuando la città, la trattazione era solo un modo di prender tempo.
Rivolse al generale più anziano mentre mollava un bel calcione alle costole di Scaar che lo stava guardando molto male. Il mukenin rantolò mentre si accasciava al suolo tossendo. Oh, se l'avrebbe pagata.
Il generale però non sembrò nè sorpreso, nè contrariato, si limitò a nascondere male un sorrisetto saccente mentre riprendeva in mano la propria katana riposta in un fodero in madreperla e si metteva in piedi.
La disperazione può giocare brutti scherzi, specie in coloro che mancano evidentemente di genio tattico. Come avete potuto escludere la presenza di sentinelle lungo tutto il perimetro della città? Qual'era lo scopo di questo piano insulso? Anche se foste riusciti ad evacuare la città, i pochi uomini a vostra disposizione non potevano nulla contro la guarnigione di soldati accampati qui fuori.
Li guardò come commiserandoli e fortuna volle che Scaar non vide quegli occhi colmi di superbo compiacimento altrimenti avrebbe decretato la propria fine con un gesto rabbioso e stupido.
Portateli via.
Le due guardie in armatura afferrarono i due per le braccia e li trascinarono via, mentre l'altro soldato faceva un inchino al proprio superiore per congedarsi.
Ah, Dalshin. Un minuto solo.
Il generale mosse qualche passo verso di lui al che le due guardie corazzate che tenevano i prigionieri indugiarono.
Soldati, potete andare voi.
I due si guardarono disorientati, ma Dalshin gli fece cenno positivo con la testa.
Andate. Assicuratevi che i prigionieri siano ben custoditi e che nessuno dei loro provi a liberarli.
E quindi Scaar e Rain furono portati via fuori dalla tenda dai due corazzati, un istante prima che la katana del generale dai capelli bianchi affondasse la propria lama nel torace di Dalshin.
* * * *
Rain e Scaar erano ormai di nuovo ad Ame, i due corrazzati tolsero l'elmo, rivelandosi uomini di Rain. Scaar continuava a guardare male quello che gli aveva mollato il calcio, meditando vendetta. I due erano visibilmente preoccupati per le sorti del terzo.
Non è ancora tornato.
Chi era? Scommetto che era Svart.
Uno di loro scosse la testa. Datsu.
Scaar si voltò verso Rain, sapeva che lui e Datsu erano molto amici.
Avranno scoperto tutto a quest'ora. Rivolse all'amico, preoccupato per come l'avrebbe presa. Sapevano tutti che Datsu era spacciato, il problema ora era capire come giocarsi bene le ultime carte a disposizione. Rivelare appositamente il proprio piano in quel modo era il modo migliore per far credere al generale che la situazione fosse già sotto controllo. Sapevano che il butai si sarebbe aspettato qualcosa del genere e delle sentinelle appostate. Avevano fatto fuori le sentille fuori Ame e con l'intervento del finto Dalshin potevano star sicuri di tirare fuori rain e Scaar dalla tenda e concedere il tempo extra agli altri per evacuare. Anche se una cosa non gli tornava: se il generale aveva capito tutto fin dall'inizio, perché lasciar andare via lui, Rain e gli altri due?
Una cosa era certa, la situazione puzzava troppo. Forse era il caso di andare a Sud e controllare come stava andando l'evacuazione.. -
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