UOMINI!
La mia voce tuonò nel cuore della notte. Guardavo il nemico allinearsi oltre le mura e non potevo fare a meno di richiamare tutta l’adrenalina che avevo in corpo.
So quale nodo attanagli le vostre gole e quali catene stringano i vostri cuori. Vedo nei vostri occhi la stessa paura che ottenebra la mia mente nel sapere che potrei lasciare sole a questo mondo la donna che amo e la figlia in fasce che crescerà senza l’amore di un padre. Eppure siamo tutti qui, a condividere lo stesso timore in questa notte di spade e sangue. Perché questo è il nostro destino. Siamo padri e protettori di questa terra e dei suoi figli, prima ancora che uomini, e come tali non possiamo sottrarci dal sacro compito di vegliare sui nostri cari e su ciò che ci è stato tramandato in passato dai nostri predecessori.
Le mie parole rimbombavano nel silenzio prima della tempesta. Ah quanto forte batteva il mio cuore e quanto le lacrime avrebbero voluto solcare il mio viso al sol pensiero di poter perdere tutto. Eppure la mia faccia composta teneva un’espressione solenne, iraconda, statuaria.
Loro non si fermeranno, non si sono mai fermati. E nel tempo distruggeranno ciò che i nostri antenati hanno costruito col sudore della fronte e con la dedizione del buon padre di famiglia. Distruggeranno la nostra cultura, le nostre bellezze naturali a cui dedichiamo tante cure ed attenzioni. Lo hanno già fatto. Hanno incendiato interi appezzamenti di foresta: se la sono presi con la natura innocente, contaminandola e sterminandola senza alcuna ragione. Hanno ucciso interi branchi di animali solo per piazzare un loro accampamento, senza minimamente curarsi di aver invaso il loro territorio e di aver rovinato un ecosistema. Hanno inquinato fiumi e laghi con maleducazione e menefreghismo per il prossimo. Hanno stuprato le nostre donne.
Un brusio di sottofondo si alzò lungo tutte le mura. I miei uomini sembravano darmi ragione, sembravano cominciare a tirar fuori le palle. Sapevo toccare le corde giuste, sapevo come incitarli, anche perché queste cose facevano incazzare nero anche me. Noi eravamo un popolo che ci teneva moltissimo all’ambiente nel quale vivevamo. Cercavamo di preservarlo e migliorarlo a tutti i costi, vivendo in sinergia e completa armonia con tutti gli elementi faunistici e floreali della natura. Se “progresso” significava sterminio della natura, allora eravamo ben lieti dal tenerci lontani da quegli invasori. Come ho detto, per quanto sbagliato fosse il sistema oligarchico feudale, non vedo come quei bruti potessero autoproclamarsi portatori di civiltà usando atteggiamenti tanto irrispettosi quanto incivili, oltre che dannosi. E questo loro modo era uno dei motivi per cui infondo a quel tempo credevo di essere pienamente nel giusto.
Se anche oggi ci arrendessimo alla loro arroganza e meschinità, tra molti anni, agonizzanti in un letto, siete sicuri che non avreste barattato tutti i giorni che avrete vissuto a partire da oggi, per avere un’occasione, solo un’altra occasione, di tornare qui sul campo di battaglia per poter urlare a questa gente che potranno anche toglierci la vita, ma non potranno MAI toglierci la LIBERTA’!
Era stato un crescendo la mia voce. E alle mie parole sarebbe seguito un urlo generale, un urlo che invocava la libertà. Perché se è vero che i nostri signori feudali erano degli ingordi, altrettanto non si poteva dire del nostro amabile e benevolo popolo. Anzi, eravamo una delle popolazioni più accoglienti di tutto il continente probabilmente, pertanto il trattamento che ci stava venendo riservato era barbaro ed immorale, oltre che sbagliato. Saremmo dovuti essere noi a cacciare i nostri Daymio, prima o poi ci saremmo arrivati, non dovevano essere delle persone esterne a limitare la facoltà di autodeterminazione che eticamente spetta ad ogni popolo in quanto tale. Questo era un vero e proprio abuso nascosto dietro l'uso inappropriato della parola "progresso". Gliel’avremmo fatta pagare. E mentre osservavo fiero e soddisfatto i miei uomini caricarsi e gridare dalla rabbia, sentii una mano poggiarsi delicatamente sulla mia spalla destra. Mi girai, spalancai gli occhi. Non potevo crederci.