[QUEST] Onorare la Tradizione

Ryuk, Ace, Kinamy

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    Rothwalk era poco più in una piccola cittadina nel cuore del territorio aldarense. Godeva di un florido commercio e la gente che vi abitava era più che benestante. Sfortunatamente la sua posizione non troppo lontana né troppo distante da altri grandi centri urbani ne avevano penalizzato lo sviluppo, ma stando a quanto diceva chi vi abitava andava bene così. Se Rothwalk fosse diventata una città a tutti gli effetti sicuramente le tassazioni sarebbero salite alle stelle e comunque aveva già tutto quello di cui c'era bisogno: una taverna rispettabile, una scuderia, una via principale colma di negozi d'ogni tipo e persino una chiesa.
    Il culto era praticato in modo spontaneo, anche perché la religione nella cultura aldarense aveva un ruolo abbastanza marginale. "Se gli Dei non si interessano di noi, perché noi dovremmo interessarci a loro?". Frasi del genere erano comuni nell'Impero eppure si poteva sempre trovare qualcuno nelle chiese con il capo chino davanti a una delle statue di pietra che rappresentavano gli dei del culto, o sentire qualche preghiera mormorata in segno scaramantico davanti a un evento strano o inspiegabile.
    Oltre alla chiesa, forse l'altro stabile più importante della cittadina di Rothwalk era la magione della famiglia Lanart. I Lanart da anni governavano quelle terre grazie al loro titolo nobiliare, ma da quando la gente della cittadina ne aveva memoria avevano sempre vegliato su quelle terre, anche prima di ricevere dall'Impero il loro titolo. C'era sempre stato un Lanart armato di spada nella guardia cittadina e sempre ci sarebbe stato.

    Non sarebbe stato difficile individuare la magione in mezzo alla cittadina perché era situata su un'altura e circondata da una lieve cinta di mura. Definirla un castello sarebbe stato eccessivo poiché quelle mura non erano così alte, né c'erano torrioni e guglie, anche se probabilmente in passato quella magione era stata usata come rocca per difendersi dagli invasori.
    Forse non era stata costruita dai Lanart e semplicemente vi si erano appropriati in tempi recenti, ma stando alle parole della gente di Rothwalk i Lanart erano sempre stati lì, e lì sarebbero rimasti.
    Avreste di certo notato che la gente parlava di quella famiglia con un certo rispetto e una certa deferenza. Dopotutto erano dei nobili, ma sembrava esserci dell'altro. Chi parlava di loro lo faceva con un genuino sorriso sul volto e gli occhi colmi di ammirazione.
    Al vostro arrivo a Rothwalk avreste trovato la cittadina in aria festiva. Quel giorno c'era il mercato nella piazza principale e dunque il centro era più vivo che mai, pieno di gente che andava e veniva e che chiacchierava di questo e di quello.
    Sembrava che la notizia principale fosse l'imminente parto di Calliana Lanart, anche se non era dato sapere quanto imminente fosse. Alcuni parlavano del fatto che ormai fosse questione di giorni, altri invece dicevano che la signora aveva un fisico ancora snello e dunque non era possibile che fosse già prossima al parto.
    Il resto della gente chiacchierava del più e del meno, di frivolezze e non certo di altri eventi che avevano scosso il resto di Kalendor, come l'avvistamento di alcuni draghi sulle coste di Vaygrjord o dei più recenti problemi alle miniere di Rugya a Shal'aira. Il loro mondo era tutto in quella cittadina e inizia e finiva entro i suoi confini.
    L'arrivo in città di stranieri era una cosa normale, anche se ogni faccia nuova suscitava comunque un po'di curiosità e alle volte timore se questa era accompagnata da armi alla cintura; ma in quel periodo gli stranieri non erano poi così rari a Rothwalk.
    Il bando che Caleb Lanart aveva distribuito e fatto circolare per tutta la regione e ben oltre, aveva attirato numerosi curiosi oltre che interessati a prendere parte al lavoro. In quei giorni nelle piazze e persino sulla via che conduceva al maniero dei Lanart non sarebbe stato difficile incontrare persone provenienti da ogni dove: guerriere da Arcadia, avventurieri e reclute imperiali da Aethernia e persino qualche shal'ariano in cerca di un lavoro facile.
    Fare da scorta per un nobile non era un lavoro facile, ma poteva garantire numerosi benefici e questo aveva smosso l'interesse di molti, per quanto Caleb fosse stato più che dettagliato nel bando: la ricompensa era fissata in sole monete d'oro.
    Nel cortile antistante al maniero dei Lanart si era già radunata una numerosa folla piuttosto eterogenea, e a parte un paio di guerrieri in armatura e alcune persone indubbiamente provenienti da oltre i confini aldarensi, c'erano anche un buon numero di cittadini curiosi che non vedevano l'ora di saperne di più sulle vicende che avevano spinto Caleb Lanart a richiedere una scorta.
    Il vociare della gente sovrastava ogni altro rumore, mentre dalla strada arrivavano le musiche e gli odori della festa che già si preparava in piazza. L'aria carica di attesa e le porte del maniero ancora sprangate.


    NOTE DEL MASTER



    Ecco il mio post di apertura. Ho cercato di dare una rapida infarinatura di quello che è Rothwalk e la gente che vi vive. Siete liberi di narrare come preferite il vostro arrivo alla cittadina fino all'arrivo al cortile del maniero dei Lanart. Ruolate liberamente.

    SCADENZA



    Dato che so che Kinamy ha qualche problema con le scadenze ultimamente preferisco non mettere date precise in modo che se dovesse trovarsi oberata non si senta costretta a fare in fretta dato che questa quest verterà molto sull'interpretazione. In ogni caso gradirei che foste tutti in grado di mantenere un ritmo celere, ovvero 48/72 ore al più tardi.. Cercherò di essere il più elastico possibile, ma cerchiamo di non far cadere il ritmo.
     
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    Asker inspirò profondamente, sollevando il volto verso l'azzurro cielo primaverile.

    L'aria era fresca ma il sole caldo e piacevole. Era stato un inverno lungo ad Arcadia, il suo nuovo lavoro come Cavaliere dell'Ordine Bianco aveva avuto risvolti che non si sarebbe mai aspettato prima di partire. Credeva sarebbe stato un'esperienza noiosa tutto sommato (parlando strettamente del lavoro, era stato pieno di aspettative per quanto riguardava il viaggio ad Arcadia) e invece si era ritrovato subito invischiato negli intrighi tra impero e arcadiani.

    Solo che alla lunga quel braccio di ferro tra radicali e "invasori" stancava, specie se ci si trova nel mezzo, e alla fine dell'inverno si era trovato a desiderare una vacanza nella propria terra natìa, priva finalmente di quelle contese per la sovranità che caratterizzavano le provincie assoggettate.

    Se quella era Arcadia (prevalentemente collaboratrice con Aethernia) cosa doveva aspettarsi in territori contesi come l'arcipelago o le lande del sud?

    Ci avrebbe pensato poi, viaggi tanto lunghi non erano in programma e lui ora pensava a godersi la settimana di congedo.

    Inizialmente aveva pensato di tornare a casa, nella capitale, per godersi totale relax ma poi il pensiero delle solite lavate di capo della madre riguardo alla sua decisione di abbandonare la "carriera" di famiglia per assecondare la propria voglia di avventura gli fecero passare di colpo la voglia.

    Alla fine decise di stare dal cugino Ramsey, che aveva una villa nella campagna aldarese a mezza giornata a cavallo da Aethernia. Lo aveva previamente avvisato di non fare parola con anima viva di quella sua breve permanenza e sapeva di potersi fidare.

    Se non che, dopo due giorni di completo far nulla in cui aveva praticamente vegetato a bordo piscina (purtroppo le temperature erano ancora troppo basse per fare il bagno) si sentiva già soffocare dalla noia. Rùfio invece sembrava godersi appieno quella permanenza in campagna. Fu l'unica cosa che lo trattenne da rifare immediatamente i bagagli per infilarsi nella vita notturna della capitale. Avrebbe corso il rischio di essere riconosciuto, ma non sarebbe rimasto un giorno di più in quel mortorio.

    Proprio quando stava per lasciare la villa, Ramsey gli parlò di un lavoro che era saltato fuori in un borghetto vicino. A quanto pare un nobile di quelle terre offriva bei soldoni per un lavoretto di scorta.

    Asker frenò i bollenti spiriti, riflettendo che forse era solo di quello che aveva bisogno. Un lavoretto semplice, qualche moneta in più e vitto e alloggio pagati. E poi magari, nel tempo che sarebbe avanzato prima della fine del suo congedo si sarebbe concesso una o due notti brave ad Aethernia.

    Il pensiero delle notti lo solleticò ancor più del lavoro in sè, ma si impose che in quel caso avrebbe anteposto il dovere al piacere.









    Pittoresco.

    Si trovò a pensare mentre percorreva le strade della città. Aveva messo la sua armatura migliore, quella di famiglia, al che numerose persone si voltavano a guardarlo parlottando tra loro.

    Era un luogo molto semplice, non particolarmente emancipato ma si vedeva che la gente vi viveva serena.

    Aveva sentito che i mandanti erano la famiglia più influente della zona, che probabilmente possedeva anche le terre lì intorno. Asker da parte sua non ne aveva mai sentito parlare, lui era cresciuto nel centro di Aethernia, notizie dei borghetti circostanti non arrivavano facilmente.

    Qualche giovincello sbarazzino gli chiese se era un generale imperiale e Asker ridacchiò al pensiero, fugando ovviamente ogni equivoco.

    Ragazzo se tu avessi mai visto un generale, capiresti quanto tu sia in torto ad assomigliarmi ad uno di loro.

    Ironizzò nella propria mente il cavaliere, ma ovviamente si tenne quel commento per sè. La suscettibilità era una delle qualità che lo differenziavano da quei pomposi militari.

    Giunse infine nel cortile della famiglia Lanart. Notò subito che il cortile esterno era gremito di avventori. Probabilmente un lavoro simile faceva gola a molte persone. In fondo la paga era alta per la difficoltà presentata.

    Ipotizzò che il nobile avrebbe cercato una scorta di elite, il che lo fece sentire un passo avanti rispetto a diversi elementi presenti al limite del bizzarro.

    Rùfio avanzava ala suo lato. Asker reggeva le sue redini, più per una questione di immagine che per reale necessità. L'ippogrifo non aveva mai avuto bisogno di essere tenuto sotto controllo, nemmeno nelle resse più caotiche. Ma avevano concordato insieme che l'immagine più tranquilizzante che i due avrebbero potuto dare quando si trovavano in contesti simili era quella del padrone e del "cavallo".

    Per fortuna ad aldaresia gli ippogrifi e i griffoni non erano tanto rari, almeno si era risparmiato i soliti sguardi inebetiti.

    Decise di farsi strada tra la folla, ignorando eventuali file, fino a cercare qualcuno della servitù o ancora meglio qualche membro della famiglia. Avrebbe chiesto apartamente del padrone di casa, intenzionato a presentarsi nella maniera più diretta possibile per accaparrarsi subito delle chance di ottenere il posto.


     
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    Sono paesini come questo che non mi fanno sentire completamente estranea al mondo, quelli dove c'è qualcosa ancora a cui la gente tiene come le più sane e vecchie tradizioni, quelle piene di principi e con le persone magari più giovani che le screditano mentre le vecchie li rimproverano dal bancone di casa loro urlandogli di tutto di più. Era anche un bel posto se doveva essere onesta: la gente sembrava tutta per bene, avevano un certo modo di fare, un certo modo di vestirsi e soprattutto sapeva ancora di pace e tranquillità, in fondo adoravo i borghetti lontani dai centri abitati come questo dove le persone si facevano i fatti loro e nessuno sembrava interessato così apertamente alle faccende altrui.
    Appunto, apertamente.
    I pettegolezzi sottobanco dovevano essere all'ordine del giorno e sinceramente erano la cosa che mi piaceva di più, lasciavano quel piccolo retrogusto di sale in una vita altrimenti fin troppo noiosa.
    « Mi fermo qui, grazie del passaggio. »
    Avevo trovato posto in una piccola carovana che dallo sbarco avrebbe fatto il giro di Aldaresia e dato che sembrava diretta a Rothwalk perché non passarci? La voce del lavoro di scorta era arrivata anche alle mura della mia piccola casetta silenziosa ed avevo colto l'occasione - con ogni tipo di protesta da parte di Polly - per farmi una passeggiata ed andare a pensare come potesse essere il fare qualcosa che assomigliava anche solo lontanamente a ciò che facevo tanto tempo fa. Ah, se sapessero tutti che faccio un lavoro di scorta farebbero a gara per cavarmi gli occhi e venderli ad un barbone come punizione, una con il mio sangue che si riduceva a fare un impiego così basso come accompagnare qualcuno per rispettare una tradizione non nostra? Sacrilegio.
    Ecco perché mi ero spinta fin là.
    Ed avevo anche intenzione di sapere che tipi fossero questi Lanart che proteggono la terra da tempo immemore, gente che non ho mai sentito in vita mia nemmeno quando viaggiavo il mondo con spensieratezza e colmando distanze continentali in tre giorni di corsa, un tempo dove le informazioni volavano con più rapidità del battito d'ali di una farfalla. Pagai il mio compenso per il viaggio e ringraziai il cocchiere con un bacio sulla guancia, ottenendo un simpatico "signora se vorrà tornare indietro fra due giorni passerò di qua di nuovo", magari ci avrei pensato se avessimo finito prima perché era stato davvero gentile anche se non capisco perché una signora decisamente più anziana di me nel ringraziare a modo mio mi avesse guardato male. La salutai con una mano, poi mi incamminai verso la grande struttura centrale posta su un'altura.
    « Esagerati. » Mi ravvivai i capelli sul collo, sistemandomi i guanti in pelle nera per iniziare a camminare in mezzo alla festa in mezzo alla quale mi sarei immersa davvero volentieri, da quant'era che non mi godevo un festival al di fuori di Altilantia? Davvero troppo, magari se fosse stata ancora l'occasione ad incarico concluso perché no? Due giorni per aspettare il passaggio in qualche modo dovevo pur impiegarli. Inoltre qui le voci del mondo esterno non esistevano, che meraviglia!
    Anche se probabilmente era il primo posto dove mi avrebbero cercato, molto meglio dove stavo ora: gli affari qui non sarebbero andati molto bene.
    E poi insomma, il parto di una signora rispettabile era sempre una bella notizia, no? No? La cosa positiva era che non avessi particolari armi addosso, non avevo coltelli, spade o asce: l'unica arma che avevo era una signora arma e parlo di me stessa. Non sono mai stata una persona modesta.
    Ma a causa della mancanza di oggetti evidenti non mi sarei di certo ambientata con fatica qui dentro, magari le persone mi avrebbero avvicinata anche più volentieri: intanto andiamo verso quella casa, poi vediamo di trovare chi dobbiamo accompagnare e chi paga. Sono sicura che la persona da scortare sarà bellissima come ogni nobildonna che si rispetti.
    Stivaletti ben pronti iniziai a camminare verso la casa, raggiungendo il cortile impiegando del tempo: non era difficile, bastava solo seguire parte delle persone che proprio là stavano andando e che mi avevano confermato dirigersi proprio in quella direzione. Dovevo cercare qualcuno, tipo un gendarme.
    « A chi posso rivolgermi per quella richiesta di scorta? »
    Ehi, perché questo tizio mi guarda con sufficienza? Pensa che non ne sia in grado? Ma te guarda questo buzzurro. Almeno era stato gentile da indicarmi da chi andare sempre che non mi avesse presa in giro.
    Santo cielo quanta gente c'era.




    Si ringrazia Coralia per il layout.
    Vietata la copia, anche quella parziale.
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    Erano in viaggio da giorni, Darina e And'jel, dopo aver riportato il cerino e averlo lasciato insieme ai suoi simili.
    And'jel avrebbe voluto portarla subito alla Rocca Bianca, ma sembrava aver compreso che gli ultimi avvenimenti erano stati troppo per la ragazza. Aveva allora deciso di fare una deviazione, tornare indietro a Sumadea e poi dirigersi a nord, in direzione Aethernia.
    Se davvero vuoi sapere qualcosa dell'impero, aveva detto dandole l'ennesimo boccale di birra, perché non andarci di persona? Abbiamo tutto il tempo, nessuno ci aspetta. Certo non Ludmila.
    Era un argomento nuovo, questa Ludmila, ma la ragazza non ebbe coraggio di chiedere chi fosse. Sospettava fosse la stessa donna di cui avevano accennato lui e Altamir prima della partenza, ma in quel periodo non le importava abbastanza. Non le importava di niente.
    Sai, aveva esordito di nuovo l'uomo quella mattina, pare che una nobile abbia bisogno di una scorta. Che ne dici di passare per Rothwalk? Non che i nobili paghino sempre bene, ma non sarebbe male guadagnare qualcosa per procurarsi delle lame migliori, o dare una sistemata all'armatura.
    La ragazza aveva annuito senza alcun entusiasmo. Come vuoi.
    Non ce l'aveva con And'jel, né era nel suo carattere essere così distante e apatica, ma non riusciva a tornare come prima. Dopo l'ultima missione a Ephiora le sembrava che qualcosa le si fosse spezzato dentro.
    And'jel era paziente con lei, e le dispiaceva non ricambiare la sua premura, ma aveva bisogno di altro tempo per guarire da quell'ultimo ferita.
    Quando più tardi raggiunsero la dimora dei Lanart nel loro paesino la sua curiosità venne catturata dalla folla variegata che aspettava l'apertura delle porte.
    Tutta questa gente per scortare una signorotta?
    Si lasciò sfuggire la giovane.
    Beh, la "Signorotta" porta in grembo l'erede del "signorotto".
    Ah. Darina se ne sarebbe andata immediatamente, ma capiva che And'jel cercava di distrarla per farla stare meglio e per gratitudine cercò di mostrare un po' di interesse.
    Se aspetta un erede mi chiedo come mai non la scortino la Guardia e i familiari.
    Così dicendo i due avanzarono con una certa fatica in mezzo alla calca, cercando di raggiungere le porte e ascoltare ciò che dicevano le persone tutto intorno a loro di quell'inaspettato incarico.
     
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    Il tempo passava e la folla rumoreggiava sempre di più, probabilmente stanca dell'attesa e alcuni decisero di abbandonare il cortile del maniero, pian piano seguiti da sempre più persone. Molti erano cittadini di Rothwalk semplicemente incuriositi dal bando fatto circolare, ma anche alcuni avventurieri sembravano essersi spazientiti e aver abbandonato l'idea di prendere quell'incarico.
    Asker non avrebbe trovato nessuno a cui chiedere informazioni e nemmeno Eas. Non c'era servitù nel cortile e le porte della casa erano ancora chiuse, precludendo così ogni possibilità per quei due di accaparrarsi il lavoro prima degli altri.
    Era strano però, prima emettevano un bando e poi nessuno si presentava a dare spiegazioni. Molti degli avventurieri rimasti stavano appunto discutendo di questo. I Lanart erano una famiglia nobile, ma era comunque irrispettoso far attendere tutte quelle persone fuori senza un buon motivo. Pian piano altri se ne andarono e la folla che in principio si era radunata nel cortile si ridusse ad una manciata di una decina di individui.
    Lentamente l'ampia porta d'ingresso del maniero si aprì.

    Un uomo di mezza età appoggiato ad un lungo bastone uscì zoppicando dalla porta e si fermò davanti a quelli che erano rimasti nel cortile. Aveva un aspetto piuttosto ordinario e gli abiti erano semplici persino per un membro della servitù, dato che portava solamente una tunica nera e dei calzari scuri. La barba scura e i lunghi capelli disordinati non gli conferivano un aspetto degno del luogo da cui era uscito e alcuni dei presenti si chiesero chi fosse e cosa ci facesse in quel luogo. Il viso dell'uomo aveva qualcosa di insolito, in particolare il suo occhio sinistro era costantemente aperto e sembrava non sbattere mai le palpebre.
    Sospirò e scosse il capo dopo alcuni istanti. Poi si voltò per osservare la porta aperta dietro di lui, come se cercasse di scorgere qualcosa e infine parlò con voce roca e stanca.
    - Mestro Lanart oggi non potrà ricevervi. - disse utilizzando il termine dialettale che significava signore o nobile, ma a volte veniva utilizzato anche con l'accezione di padrone. - Tornate domani. -
    A quelle parole una guerriera che vestiva i colori di Arcadia gli si avvicinò imprecando. Stando alle parole della donna era già la terza mattina di seguito che si presentava per l'incarico e ogni volta le era stato detto di tornare il giorno seguente. Sembrava averne abbastanza di quei continui rinvii e chiedeva una spiegazione.
    In risposta lo strano uomo alzò le spalle e come se non fosse affar suo si avviò verso la porta dal quale era entrato. Si muoveva lentamente e zoppicava in modo vistoso, se qualcuno avesse voluto avrebbe potuto superarlo facilmente ed entrare prima di lui, ma che cosa sarebbe accaduto poi? Entrare in casa di un nobile senza invito, per di più quando un servitore aveva appena detto che il padrone di casa non era pronto a ricevere visite, sarebbe stato un affronto non indifferente.
    Tuttavia l'arcadiana non sembrava incline a ricevere l'ennesimo rifiuto. Indossava un'armatura leggera e aveva dei pugnali alla cintura, ma la mano non corse a questi, ma verso la spalla del servo, cercando di trattenerlo o fermarlo. Nel frattempo anche gli altri presenti si erano avvicinati incuriositi.
    L'uomo si fermò mentre la donna continuava a inveirgli contro. Non aveva tutti i torti, dopotutto si erano presentati lì per ottenere un lavoro, non per infastidire il signorotto locale, ma quei continui rimandi le stavano facendo perdere tempo che avrebbe potuto tranquillamente investire in altri incarichi.
    - Se avete altri impegni allora andatevene e basta. - disse l'uomo cercando di divincolarsi dalla presa della donna, senza successo.
    Alcuni dei presenti presero a lamentarsi a loro volta alzando il tono di voce, ma il servo non sembrava intenzionato a rispondere. Guardava verso la porta ancora aperta e il suo unico scopo sembrava quello di rientrarvi al più presto.
    Improvvisamente avreste potuto udire delle voci provenire dall'interno della casa, amplificate forse da un corridoio che collegava l'ingresso e il resto della casa. Non avreste potuto capire le parole, ma il suono di quelle voci sembrò turbare il servo che cercò di divincolarsi dalla stretta dell'arcadiana con più foga. Il suo sguardo era concentrato sull'uscio, come se la sua vita dipendesse da quel portone di ferro battuto e intarsiato.


    NOTE DEL MASTER



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    Dato che so che Kinamy ha qualche problema con le scadenze ultimamente preferisco non mettere date precise in modo che se dovesse trovarsi oberata non si senta costretta a fare in fretta dato che questa quest verterà molto sull'interpretazione. In ogni caso gradirei che foste tutti in grado di mantenere un ritmo celere, ovvero 48/72 ore al più tardi.. Cercherò di essere il più elastico possibile, ma cerchiamo di non far cadere il ritmo.
     
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    Lasciatelo!
    Senza neanche pensarci And'jel e la shalariana corsero subito in difesa del servo cercando di frapporsi fra lui e l'arcadiana.
    Non avete alcun diritto di mettergli le mani addosso, sta solo eseguendo gli ordini. Se avete di meglio da fare, fareste meglio a seguire il suo consiglio e tornare alle vostre faccende.
    L'uomo guardò l'arcadiana dritta negli occhi con sicurezza, mentre Darina, meno sicura di sé, in realtà si aspettava almeno un pugno in faccia. Una parte di sé però gioì constatando come And'jel era scattato proprio come lei: avevano un carattere più simile di quanto non avrebbe ammesso e, come lei, aveva un forte senso della giustizia. D'altronde se il padrone di quel servo era un tipo volubile, che colpa ne aveva lui?
    Capisco che sia una situazione irritante, ma non è il caso di prendersela così tanto. Riprese l'uomo con tono più conciliante, chi fra noi non ha tempo da perdere ora sa che non vale la pena aspettare ancora. Andiamocene e basta.
    Darina non aveva mai fatto caso prima di quanto sapesse essere persuasivo. Che fosse per il timbro della voce? O per le espressioni del viso? Da giovane doveva essere un bell'uomo, pensò per un istante osservandone i lineamenti, come per carpire in quel secondo cosa gli desse quell'aria sicura e inscalfibile. Non che fosse vecchio ma, beh, avrebbe potuto essere suo padre. Come lui non mancava di ricordare anche solo involontariamente. Con suo fastidio.
    La ragazza cercò sguardi di approvazione fra le persone intorno a loro. Sperava che non si scatenasse una rissa per un'idiozia del genere. Non aveva proprio voglia di combattere, né voleva che And'jel o il servo finissero del mezzo. Qualcun altro sarebbe intervenuto per placare il dissenso?
     
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    Ci sono cose che continuo a non capire di questo nuovo e strano mondo mandato avanti di dieci anni e sì, sto facendo paragoni perché è inevitabile domandarsi cosa ci fosse di comune e cosa no rispetto a quando ero in pieno servizio ed ero una delle migliori - la strada da fare era davvero, davvero lunga - ed una di queste è il comportamento delle persone.
    Non che prima fosse tanto migliore, succedeva di vedere dei signorotti che ingaggiavano i combattenti per degli incarichi che avrebbero potuto risolvere benissimo da soli oppure si aspettavano la luna e quando gliela portavi non andava bene. Ora invece scopro che avevano messo il bando per una scorta e quando la gente si proponeva la mandavano via. Fui per un attimo sinceramente incerta su come muovermi perché era abbastanza fastidioso come comportamento, la differenza era che io alle persone fastidiose ci fossi letteralmente abituata ed anche alle richieste più insolite. Quell'occhio di vetro, poi (perché era inutile negare che quello fosse un occhio di vetro) lo rendeva un ometto al quanto sospettoso ma...
    « Che strano. »
    Chi ero io per giudicare le persone? Io potevo giudicare i fatti ma niente di più così come niente di meno.
    Ciò che non mi piacque fu il modo di porsi della gente e ciò che successe dopo: me ne sarei potuta andare e sgusciare dentro la porta ma avevo una terribile sensazione non tanto per la mia incolumità ma per quella della struttura. Mettiamo caso che entro, no? Quello dietro di me dirà "se lo fa lei, perché non posso farlo pure io?" e così via fino a quando la casa del nobile si troverà invasa da persone arrabbiate che hanno bisogno di lavoro. Inoltre questo tizio, Lanart, per quanto fosse il benefattore della città non credevo avesse così tanta nomea da attirare tante persone perché tante persone significa che paghi bene, se paghi bene stai davvero senza pensieri.
    La cosa che mi fece un attimo distendere i nervi fu che in mezzo a quella masnada di gente, qualcuno in grado di mantenere il controllo c'era e quelle voci... Mi avvicinai affiancandomi intanto a quel difensore, ponendomi in modo il più amichevole possibile: forse non era il momento giusto ma un po' di gentilezza aiutava sempre. « C'è gente che vuole aiutarti. »
    Gli mormorai, volevo che mi sentisse solo lui. « Ma se c'è una cosa che la gente odia è non ricevere spiegazioni: forniscine una e saranno tutti contenti. » In poche parole "non mandare via la gente dicendogli solo di abbozzare, dagli un motivo per poter tornare ed accettare la cosa adesso". « Sembri preoccupato, ma così non calmerai gli animi. Vuoi una mano? »
    Era ovvio che quella mano non sarebbe stata gratis e se l'ometto fosse stato un minimo furbo avrebbe capito che quella spiegazione l'avrei pretesa. Avrei potuto aggirare la casa per cercare di scorgere qualcosa all'interno ma non era più nelle mie corde ed al momento non era nemmeno la cosa migliore da fare, dunque per ora aspettiamo che quei due calmino la gente e questo tizio mi dia del materiale su cui lavorare.
    Se poi non vuole farlo ehi, che questa folla se la gestisca lui.
    Almeno io ci ho provato.




    Si ringrazia Coralia per il layout.
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    Quindi non era il primo giorno che la folla si presentava davanti alla magione dei Lanart. E a quanto pare, ogni volta la folla veniva mandata via senza ragione. "Il signore non può ricevervi, tornate domani"

    Asker si fece pensieroso, grattandosi la nuca con la mano destra. Non era un comportamento normale, specie per chi richiede dei servigi. Escluse la possibilità che il signore ci avesse ripensato, altrimenti lo avrebbe detto chiaro e tondo. Non aveva senso permettere che la propria casa venisse invasa da continui pretendenti senza bisogno alcuno.

    No, era sua intenzione continuare a farli venire giorno dopo giorno. A che scopo però, si chiese il cavaliere.

    Lui di certo non aveva tutto il tempo di questo mondo. Tra qualche giorno avrebbe dovuto tornare ad Arcadia per riprendere servizio nei Cavalieri del Bianco Ordine e non aveva intenzione di sprecare il suo congedo a fare la fila di fronte alla magione di un signorotto. Tuttavia quella situazione era alquanto strana e la curiosità di capire cosa ci fosse dietro quel inusuale comportamento si fece sentire.

    Avrebbe voluto conferire direttamente con quell'unico portavoce se non altro per scambiare quattro parole civilmente, ma ben presto fu chiaro che sarebbe stato impossibile fin quando ci sarebbe stata tutta quella calca.

    E infatti la situazione ci mise poco a degenerare dopo l'ennesimo rimando, al punto che al servo avevano messo le mani addosso e chissà che tutto ciò non potesse sfociare in un invasione di massa della magione.

    Questo è troppo. Meglio intervenire prima che qualcuno si faccia male.


    Per sua fortuna, due tre individui si avvicinarono al servo per prenderne le difese. Ma Asker sapeva bene che quel numero esiguo non sarebbe bastato a placare gli animi. In situazioni di turba, c'era solo un linguaggio che le folle inferocite capivano. Minacce e violenza.

    Fece un cenno a Rùfio e questo si divincolò dalla massa pressante, guizzando fino a raggiungere una posizione tra il servo e i suoi difensori e il resto delle persone. In particolare, si frappose tra l'assalitrice arcadiana e il poveretto, spingendola via con sibilo minaccioso.

    A quel punto sopraggiunse Asker, nello scintillìo metallico della sua armatura, che allargò le braccia mentre permetteva a Rùfio di spaventare un poco gli altri per creare un pò di spazio e attirare l'attenzione.

    Ordine. Ordine! Nel nome dell'impero vi invito ad allontanarvi e abbandonare ogni intento facinoroso. Ogni atto volto a turbare la quiete pubblica è punibile dalla legislazione vigente. E credo non occorra ricordarvi che siete in una propietà privata e siete stati invitati a lasciare questo luogo. Ogni ulteriore disturbo arrecato a questa casa verrà segnalato alle guardie imperiali e credetemi, non sarà affatto piacevole.

    Asker parlò con voce ferma e autoritaria, Rùfio avrebbe smesso atteggiamenti troppo aggressivi non appena le persone si fossero allontanate un minimo. Non aveva pensato di portare le mani alla spada per non venire accusato di minacce armate, ma confidava che in una città aldarese sarebbe bastato tirare in ballo le forze dell'ordine a calmare i bollenti spiriti.

    E poi, per quanto ne sapevano loro, poteva essere lui stesso un imperiale. A volte giocare sulle apparenze aiutava molto.


     
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    Nonostante l'intervento tempestivo di And'jel seguito da Darina, l'arcadiana non mollò la presa sul servitore come se ormai avesse afferrato una preda e non volesse lasciarsela sfuggire. Ribatté a tono all'uomo che doveva farsi i fatti suoi e che doveva farsi da parte dato che il lavoro se lo sarebbe aggiudicato lei e che questa volta non sarebbe rimasta a guardare quell'omino rientrare nella magione senza ulteriori spiegazioni.
    Era talmente presa dal discutere con And'jel che non notò minimamente Eas avvicinarsi e rivolgersi al servitore. Questo si limitò a borbottare qualcosa come delle scuse mentre cercava ancora di divincolarsi dalla ferrea presa dell'altra donna. Non sembrava interessato ad avere aiuto da lei o da chiunque altro, ma solo attraversare quanto più velocemente possibile i metri che lo separavano dalla porta della casa ancora aperta.
    Non sembrava prestare nemmeno particolare attenzione a quello che gli accadeva intorno, il suo sguardo ancora fisso sull'uscio e le orecchie attente ai suoni che provenivano dall'interno, ora abbastanza forti da arrivare alle orecchie di chi era più vicino. Difficile distinguere ogni parola, ma era chiaro che stavano chiamando qualcuno, molto probabilmente il servo in questione.
    Improvvisamente Rùfio su comando di Asker si mise tra il servitore e l'arcadiana, che vedendo quella creatura apparirle davanti e sibilarle contro arruffando le penne lasciò istintivamente la presa, per imprecare poco dopo vedendo l'omino caracollare verso la porta. Ad ogni suo tentativo di avanzare corrispondeva un nuovo sibilo ostile dell'ippogrifo.
    L'intervento di Asker tuttavia fu risolutivo, forse anche perché il suo appello non era quello di un semplice mercenario, ma quello di un cavaliere in armatura. Al sentir parlare di guardie imperiali molti dei curiosi si sbrigarono a squagliarsela, e anche altri presenti evidentemente interessati a ottenere quell'incarico, ma meno inclini ad avere la fedina penale sporca.
    L'arcadiana ancora sembrava restia ad andarsene e lanciò un paio di occhiate in cagnesco al cavaliere. Per un attimo sembrò quasi intenzionata ad estrarre le proprie armi e sfidare il giovane, ma poi si voltò e se ne andò come gli altri. Ormai eravate rimasti solo voi tre, Rùfio e And'jel davanti alla magione dei Lanart.
    In tutto quel trambusto il servitore non era andato lontano, ma era di certo più vicino alla porta di quanto non fosse stato in precedenza. Forse ora rassegnati a tornare il giorno seguente vi sareste voltati per andarvene come consigliato da Asker.

    Improvvisamente la porta del maniero si spalancò e vi uscì un uomo di mezza età con un bastone intarsiato e uno stocco cerimoniale al fianco. Indossava dei lussuosi abiti neri di tessuto pregiato e il suo portamento sprizzava nobiltà da ogni poro.
    Il suo sguardo si posò per primo sulla figura del servitore che ancora avanzava lentamente verso la porta, ma che alle parole dell'uomo si irrigidì improvvisamente.
    - Beltran! Cosa diavolo stai combinando? - la voce aveva un tono austero e carico di rabbia.
    Tuttavia lo sguardo dell'uomo mutò quando vide i quattro che occupavano il suo cortile. Aprì la bocca e la richiuse una volta. Sembrava perplesso e impreparato al vedere qualcuno davanti alla sua abitazione.
    - Mestro, queste persone... - cominciò balbettando il servitore, ma non riuscì a terminare la frase poiché l'uomo sull'uscio riprese la parola senza dargli tempo di dire altro.
    - Oh! Finalmente! - tuonò, quasi rabbioso. - Era ora che qualcuno si facesse vivo per quel dannato incarico! - concluse battendo a terra la punta del bastone con aria stizzita.
    Spostò poi lo sguardo sul servitore che nel frattempo aveva chinato il capo essendo stato preso evidentemente in fallo.
    - Beltran! Non startene lì impalato! Fai accomodare queste persone all'interno! - disse infine voltandosi e rientrando nell'edificio, lasciandovi da soli con il servitore.
    Quest'ultimo si sarebbe poi voltato verso di voi e sul suo volto avreste potuto leggere un misto di rabbia e rassegnazione per quella situazione imprevista.
    Se prima non sembrava intenzionato a volervi far entrare ora che il suo padrone glie lo aveva ordinato avrebbe esibito un lieve inchino pronunciando queste parole:
    - Ora mestro Lanart può ricevervi. -
    Non avrebbe risposto ad eventuali vostre domande riguardo quanto era accaduto nel piazzale o perché evidentemente fosse andato contro gli ordini del suo signore scacciando gli interessati, perché era questo che avreste intuito da quanto era accaduto nel piazzale; ma era la verità o solo una vostra supposizione?

    L'interno del maniero dei Lanart era estremamente confortevole. L'odore della cera e del legno vi avrebbe subito dato l'impressione di essere in un luogo del tutto diverso da una casa qualunque. Chi di voi era abituato al lusso o lo aveva sperimentato sulla propria pelle avrebbe si scorto alcuni piccoli sfoggi di grazia attraversando il corridoio e nella sala principale finemente arredata con arazzi e mobilia di pregio, ma vi sarebbe comunque sembrata più casta di altri luoghi nobiliari.
    Il salone in cui Beltran vi avrebbe condotti presentava un morbido divano e alcune poltrone imbottite. Alle pareti erano appesi alcuni ritratti, probabilmente di alcuni membri della famiglia, e tra questi avreste senza difficoltà individuato una versione più giovane dell'uomo che in precedenza aveva ripreso il servitore dalla porta.
    Beltran vi avrebbe fatti accomodare e si sarebbe congedato per ritornare poco dopo con un vassoio su cui erano presenti due brocche e alcuni bicchieri. Ad ogniuno di voi avrebbe poi chiesto se gradiva dell'acqua o del sidro e vi avrebbe servito le bevande senza dire altro. Teneva il capo chino ed evitava di incrociare i vostri sguardi, forse temendo che poteste fargli domande scomode.
    Poco tempo dopo l'uomo di mezza età entrò nel salone e prese posto su una delle poltrone, sorseggiò un bicchiere di sidro con estrema tranquillità e congedò il servitore prima di rivolgersi a voi.
    - Benvenuti nella mia umile dimora, io sono Caleb Lanart. - spiegò pacato. La rabbia e sorpresa che avevate scorto sul suo viso e nel suo tono in precedenza erano completamente scomparse, sostituite da una genuina gentilezza. - Deduco siate qui per il bando che ho fatto emettere. Mi ero aspettato di trovare una piccola folla, ma Beltran mi ha riportato che non si era ancora presentato nessuno alla nostra porta. -
    Appoggiò la mano sul mento sfregandoselo con fare pensieroso, come se davvero quel fatto gli sembrasse strano. Che non dubitasse del suo servitore? E per quale motivo avrebbe avuto questo di intralciare il volere del suo padrone? Tutte domande senza risposta, per ora.
    - In ogni caso siete qui, ma prima di spiegarvi in cosa consiste il vostro incarico gradirei sapere qualcosa di voi. - disse osservando l'eterogeneo gruppo di persone nel suo salotto. In particolare si soffermò ad osservare Rùfio, e le due donne presenti.
    La sua domanda lasciava sottintendere che non avrebbe accettato chiunque per quel lavoro, e intendeva giudicare di persona se eravate o meno adatti a lavorare per lui.


    NOTE DEL MASTER



    Ruolate liberamente.

    SCADENZA



    Dato che so che Kinamy ha qualche problema con le scadenze ultimamente preferisco non mettere date precise in modo che se dovesse trovarsi oberata non si senta costretta a fare in fretta dato che questa quest verterà molto sull'interpretazione. In ogni caso gradirei che foste tutti in grado di mantenere un ritmo celere, ovvero 48/72 ore al più tardi.. Cercherò di essere il più elastico possibile, ma cerchiamo di non far cadere il ritmo.
     
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    Il comportamento del servitore era innegabilmente sospetto. Era chiaro che aveva agito deliberatamente e (apparentemente) alle spalle del proprio signore per evitare che qualcuno avesse il lavoro, solo che non riusciva minimamente ad immaginare il perché di un simile comportamento.

    Ora erano tutti seduti all'interno della magione Lanart, finalmente ricevuti dal capofamiglia in persona. Era una casa semplice per appartenere alla famiglia più facoltosa della città, ma si rendeva conto che effettivamente doveva esserci certamente una differenza tra il lusso a cui era abituato alla capitale e quelle che erano le abitudini di periferia.

    Accettò di buon grado un bicchierde di Sidro mentre Rùfio se ne stava in disparte, acquattandosi sulle quattro zampe.

    Quando Caleb Lanart confermò di non avere sentore della folla che aveva occupato il suo cortile quel giorno (e da quanto aveva capito anche in giorni precedenti) Asker risultò stranito. Va bene se si fosse trattato di pochi pretendenti mandati via in sordina con qualche scusa, ma che avesse potuto ignorare completamente quel che accadeva all'interno della sua propietà gli sembrò ampiamente improbabile.

    Tuttavia il cavaliere preferì non dire nulla e tenersi le perplessità per sè. Però avrebbe riservato una speciale attenzione per quel "Beltran", sospettando potesse mettergli i bastoni tra le ruote da lì in poi.

    Se non altro il Lanart andò subito nocciolo della questione, cominciando finalmente a parlare d'affari. Asker avrebbe atteso qualche secondo per vedere se una delle dame lì presenti avesse intenzione di rispondere per prima. Quando fu ragionevolmente sicuro di poter parlare per primo senza risultare maleducato, posò il bicchiere ormai vuoto sul tavolino e prese la parola.

    Signor Lanart mi chiamo Asker Breda di Aethernia. Sono un Cavaliere dell'Ordine Bianco di Arcadia e sono nelle mie settimane di congedo. Ho sentito della vostra richiesta e ho pensato di sfruttare questi giorni di libertà per offrirmi volontario. Forse spinto dalla nostalgia di casa, in effetti.


    Sorrise genuinamente. Pensò che i propri titoli sarebbero bastati come credenziali per cui pensò di non aggiungere altro, aspettando che le sue colleghe prendessero la parola.

    Erano entrambe molto carine ma per il momento si era limitato alla normale galanteria che lo contraddistingueva. Avrebbe avuto tempo e modo di conoscerle meglio.


     
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    Lo sapevo che era fin troppo strana la situazione.
    Non mi sorpresi più di tanto del fatto che quel servo non avesse voluto il mio aiuto, sembrava importargli solamente di rientrare e per fortuna ci fu l'intervento di quell'imperiale a rimediare la situazione che però non mi tranquillizzò molto: non ero molto propensa alle persone di quel genere ma posso dire che in qualche modo poteva sempre tornarmi utile. Era bastato un intervento fatto di pochi attimi e di poche parole, accompagnate dal suo animale che nonostante tutto era grande abbastanza da impressionare, e le persone si erano disperse. Non sembrava esserci poi una grande riconoscenza da parte di quel servo ed il che era decisamente sospetto.
    Se poi consideriamo il fatto che il signor Lanart era uscito ed aveva completamente smentito qualsiasi parola detta dal suddetto Beltran allora era chiaro come avesse la coscienza sporca e stesse davvero programmando qualcosa alle spalle del suo signore, probabilmente stava---ma perché ipotizzare adesso? Non avrei di certo ottenuto la risposta che cercavo, l'importante era appunto cercare di tenerlo d'occhio il più possibile.
    Quando venimmo invitati dentro chinai il capo in segno di ringraziamento e dedicai un enorme sorriso al servo, salvo poi avvicinarmi all'Imperiale - che dovevo assolutamente tenermi buono - e mormorargli un semplice ed alquanto sospirato... « Ottimo lavoro, signor soldato. »
    Per poi lasciarmi condurre all'interno della magione.

    La casa del signor Lanart era quanto di più bello mi fosse capitato di vedere in questo periodo e non nego di aver lanciato qualche occhiata curiosa, è un piacevole ricordo di abitazioni simili già viste e di qualcosa che ho già avuto. Sto cercando anche di trattarmi nello stesso modo come meglio riesco solo che è difficile replicare qualcosa quando le condizioni non ci sono.
    Aveva tutto quello che si chiede ad un'abitazione più o meno nobile con la cera appena passata sui pavimenti, i mobili in legno lucidati, le decorazioni al punto giusto senza far mancare qualche tocco di arroganza che chi è in possesso di soldi detiene e devo ammetterlo, mi piaceva assai. Era davvero, davvero il tipo di abitazione che avrei detto si confacesse ad una come me qualche anno fa, ora c'era la rassegnazione di averla per modi traversi ma ehi ho detto che non mi sarei mai più biasimata. Avevo una vita da mandare avanti.
    « Complimenti per la casa, Lord Lanart, è meravigliosa. » Per una volta potevo dire di essere sincera.
    Mi accomodai solo dopo che il proprietario l'avesse fatto e mi fosse stato dato il permesso, prendendomi un angolo di divanetto al quale potermi appoggiare con il fianco ed accavallare le gambe con fare attento e posato, rimanendo in ascolto. Ringraziai con un cenno Beltrand chiedendo solo un bicchiere di sidro ma al momento lo avrei lasciato sul tavolo e sul vassoio: era scortese rifiutare qualcosa offerto da un Lord così come non reputavo abbastanza serio concedermi un piccolo piacere quando in fondo ero qui per lavorare. Magari dopo.
    Uh, mi sorpresi di realizzare come una piccola parte dentro di me avesse conservato qualcosa di vecchio e---era un Cavaliere o un Imperiale? Magari il suo Ordine faceva parte della fazione potente ed era alle loro dipendenze, ma non esclusi la possibilità che avesse potuto mentire giusto per calmare la folla.
    E non so perché ma mi aspettavo che qualcuno fuori fosse poco convinto del fatto che avessero lasciato entrare noi tre. Oh beh poco male, quello che mi interessava adesso era la situazione interna. « Il mio nome è Eas Setsuna di Altilantia, Lord, e sono un'avventuriera molto attaccata alle tradizioni che reputo alla base di qualsiasi cultura e famiglia. » Mi sentivo un po' sporca dentro, io che delle tradizioni non mi ero mai interessata ma bisogna sapersi vendere con le parole, con i gesti, con il proprio modo di fare e dare l'impressione di essere davvero una persona per bene era ciò di cui avevo estremamente bisogno anche perché - tolto il lavoro che facevo - ero una persona molto più che rispettabile.
    Dai modi poco usuali ma comunque rispettabile.
    Non mi ero ancora dimenticata di Beltrand, eh, a cui lanciai un'occhiata fugace e quasi truffaldina. Credo che sapesse che doveva star buono se non avesse voluto esser smascherato dal suo padrone.
    Potevo lavoraci sopra. « Siamo stati molto fortunati ad essere i primi. »
    Poi tornai a sorridere, osservando l'altra ragazza che si era erta a difesa del servo e dopo al cavaliere che salutai agitando le dita della mano: non sapevo quante opportunità avessi di "lavorare" su tutti quanti ma non lo scoprirò se prima non inizio a buttar giù le basi, no? Tornai con lo sguardo sull'altra compagna momentanea, era l'ultima a doversi presentare in fondo.




    Si ringrazia Coralia per il layout.
    Vietata la copia, anche quella parziale.
    © 2012



    Edited by Ð. × Ace - 29/3/2018, 19:02
     
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    Dal nulla sembrò spuntare una creatura che la temoriana non aveva mai visto prima: una specie di grande aquila con le zampe lunghe come quelle di un puledrino.
    Ma che...!
    I suoi occhi si spalancarono vedendo quella bellissima creatura e la sua ammirazione non scemò nemmeno quando, inaspettatamente, comparve un tizio in armatura a imporre la calma, seguito dall'apparizione del padrone di casa. Fu a quel punto che il servitore cambiò totalmente registro, invitandoli ad entrare. Ma anche lungo il tragitto e finché non si fermarono non riuscì a smettere di voltare lo sguardo verso il curioso animale. Aveva una forma elegante e un aspetto incredibilmente dignitoso, oltre che spaventoso, come quando si era messo contro l'arcadiana che aveva aggredito il servitore. E a quanto pare quella discussione non era valsa nulla all'irascibile guerriera vista l'assurda evoluzione della situazione: prima fuori dalla porta c'era un'intera folla, poi, non appena questa si era diradata, era comparso il padrone di casa e voilà, erano dentro e con un po' di fortuna avrebbero ottenuto il lavoro.
    A quanto pareva il servo non aveva seguito gli ordini del padrone, mandando via coloro che si presentavano per l'incarico. C'era puzza di parenti.
    Non che in realtà le importasse molto, come ci tenne a sottolineare lanciando uno sguardo significativo ad And'jel.
    La ragazza si riscosse quando gli altri due, il cavaliere imperiale e l'altra donna che si era avvicinata al servo, si presentarono al padrone di casa.
    Entrambi provenivano da territori imperiali e per un attimo la ragazza si chiese se avrebbe fatto la differenza il fatto che lei invece veniva da una regione che con l'impero commerciava soltanto.
    E a sua volta, influenzata dall'astio del suo amico Vaygr verso l'impero, non riuscì a non provare una certa diffidenza verso i due giovani.
    Io vi lascio, ero solo un curioso. Vi auguro una lieta giornata, Signore.
    And'jel fece un lieve inchino e con un sorriso indietreggiò per poi voltarsi, fare a Darina quello che sembrò un occhiolino e andarsene da dove erano arrivati.
    Sconcertata, la ragazza rimase in silenzio per un attimo prima di arrendersi alla situazione e considerare se presentarsi a sua volta o tagliare la corda come aveva fatto And'jel, lasciandola lì da sola. Il suo sguardo cadde di nuovo sulla creatura piumata e...
    Non sarebbe stato male guadagnare qualche soldo in cambio di sfilare accanto ad una donnina in dolce attesa.
    Darina da Shal'aira, si presentò con un lieve inchino. Nessun titolo, aggiunse con un tono che sottilmente implicava non ce ne fosse bisogno per saper fare un buon lavoro. Ho già fatto da scorta alle carovane e a qualche... Cercò di trovare una parola migliore di "pazzo piromane" per descrivere il Jack. ...uomo d'affari.

    Edited by Kinamy - 5/4/2018, 00:46
     
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    Caleb ascoltò paziente le vostre presentazioni e annuì soddisfatto sentendo che il cavaliere era addirittura parte dell'Ordine Bianco di Arcadia. Aldaresia non riconosceva l'autorità di quell'ordine nei suoi territori, ma accettava volentieri la collaborazione e lasciava ai suoi membri una discreta libertà e autonomia. L'armatura, le spade e quella creatura piumata ai suoi comandi rendevano Asker il candidato ideale.
    L'uomo osservò invece con più attenzione Eas e Darina, forse titubante sulla possibilità di assumerle per quell'incarico. Entrambe si erano presentate come avventuriere e una delle due sembrava avere esperienza nell'attività di scorta e guardia del corpo. Le parole di Eas riguardo il rispetto delle tradizioni strapparono un cenno d'assenso a Caleb, ma nient'altro. Darina, che invece era stata più diretta, non avrebbe ricevuto alcun segno da parte dell'uomo che si sarebbe limitato a osservarla con insistenza, e forse per qualche istante di troppo rispetto a quello concesso dalla galanteria.
    Magari qualcuno avrebbe potuto fraintendere, ma Caleb stava semplicemente osservando la shalariana cercando qualcosa nel suo aspetto che confermasse le sue parole. Gli abiti da viaggio erano puliti ma consunti in alcuni punti e i foderi dei pugnali alla cintura avevano il cuoio piuttosto consunto dall'utilizzo, dunque era una candidata accettabile.
    Riportò la sua attenzione su Eas che invece aveva più l'aspetto di una dama di corte che di un'avventuriera. L'abito che indossava non sembrava adatto alla vita dura e allo sforzo fisico e anche il suo fisico, se paragonato a quello degli altri due, non spiccava se non per le sue forme. Se Caleb avesse dovuto scegliere chi assumere basandosi su quanto aveva visto fin'ora, probabilmente Eas sarebbe stata scartata, ma non disse nulla, né espose i suoi ragionamenti mentre continuava a osservarvi.
    Infine con un gesto della mano richiamò Beltran che nel frattempo si era tenuto a debita distanza dagli ospiti, fingendo di non udire o capire alcunché. Un domestico perfetto, o quasi.
    - Va' a chiamare mia figlia. - disse al sevo.
    Beltran si congedò con un inchino e si avviò con il suo passo ciondolante verso la scala che conduceva ai piani superiori.
    - Il fatto che voi siate i primi a presentarvi per questo incarico non è necessariamente un fatto positivo per voi. - disse Caleb poi alzandosi dalla sua seduta. - Avevo in mente di assumere solamente due persone come scorta, e possibilmente avvezze all'utilizzo delle armi. - concluse posando il suo sguardo nuovamente su Eas.
    Era evidente che mentre gli altri avevano davvero l'aspetto degli avventurieri, l'aspetto e gli abiti di Eas non l'avevano favorita in quella situazione. Certo aveva parlato del rispetto delle tradizioni, ma potevano benissimo essere solo parole.
    - Tuttavia... - cominciò a dire, ma fu interrotto da un'altra voce proveniente dal fondo della sala, dove Beltran si era incamminato in precedenza.

    Una giovane donna con indosso un delicato vestito di seta scura fece il suo ingresso nella sala assieme a Beltran e ad un'altra donna visibilmente più anziana in un vestito di stoffa rossa e bianca. Il terzetto si affiancò rapidamente a Caleb che rivolse loro un cenno del capo e poi proseguì il discorso da dov'era stato interrotto.
    - ....tuttavia, penso di poter assumere tutti voi, anche se con compiti diversi. -
    Prese poi delicatamente la mano della donna con l'abito scuro e questa vi rivolse un inchino, ma non disse nulla poiché fu lo stesso Caleb a effettuare le presentazioni.
    - Questa è mia figlia, Calliana Lanart-Alder. - poi prese la mano dell'altra donna che a sua volta si esibì in un inchino, ma non disse nulla, lasciando che l'uomo proseguisse a parlare. - Mentre questa è mia moglie Diotima Reil-Lanart. -
    Osservandole bene Calliana e Diotima avevano parecchi tratti in comune. Entrambe avevano i capelli scuri lunghi e mossi, anche se quelli di Diotima erano visibilmente più striati di grigio e il viso segnato da qualche ruga, alcune sapientemente nascoste dal trucco. Calliana aveva un viso tondo e dei vispi occhi nocciola che cercavano di catturare ogni particolare di voi tre seduti. La sua eccitazione per la situazione era papabile, ma non disse nulla, conscia che il suo posto era dietro il padre e a fianco alla madre.
    Per essere una donna in stato di gravidanza il fisico era ancora molto snello fatta eccezione per una certa rotondità sul ventre, in ogni caso discretamente celata dal largo abito scuro. Ad occhio e croce avrebbe potuto avere qualche anno in più di Darina.
    - Nella nostra famiglia è tradizione che ogni madre prima di dare alla luce un figlio si rechi al Tempio del Lago Hayln e chieda il favore degli Dei. - disse Caleb riprendendo il discorso e sedendosi nuovamente al suo posto mentre Diotima e Calliana rimasero in piedi dietro la sua seduta.
    - Solitamente spetterebbe a un familiare accompagnarla, ma io sono troppo vecchio per affrontare mezza giornata a cavallo. Mio figlio maggiore è di stanza ad Aethernia nella Guardia Imperiale e non gli chiederei mai di prendere una licenza solamente per accompagnare sua sorella. -
    Forse qualcuno si sarebbe chiesto, in tutto questo, dove fosse il marito di Calliana. La donna era stata presentata come figlia del Lord Lanart, e se qualcuno di voi aveva qualche nozione riguardo i casati nobiliari aldarensi avrebbe di certo riconosciuto il secondo cognome come quello di uno dei casati più antichi. Avendo pertanto acquisito il cognome del marito a seguito del proprio, Calliana era indubbiamente coniugata.
    Tuttavia a questa domanda non avreste avuto risposta poiché Caleb proseguì senza aggiungere altre informazioni sulla sua famiglia.
    - Il Cavalier Asker e la giovane Darina mi sembrano più portati per il combattimento, dunque saranno assunti come scorta. - disse spiegando probabilmente questo anche a favore della figlia che non aveva preso parte al colloquio. - Mentre la signorina Eas avrà il ruolo di dama di compagnia durante il viaggio. -
    Attese qualche istante prima di proseguire, non che si aspettasse qualche reazione scontenta da parte vostra, dopotutto era deciso comunque ad assumervi tutti e tre.
    - Il pagamento rimarrà di ottocento monete d'oro e le condizioni come esposte nel bando. Se decidete di accettare partirete domattina all'alba, i miei stallieri vi faranno avere dei cavalli per il viaggio e per la notte farò approntare delle stanze dalla servitù. Sarà inoltre nostro onore avervi a cena alla nostra tavola stasera. -
    Avrebbe atteso la vostra risposta, che avrebbe deciso in modo definitivo la vostra partecipazione a quell'incarico o meno. In caso di risposta positiva Caleb si sarebbe mostrato disponibile a rispondere ad eventuali altre domande e dopo un po'si sarebbe congedato ritirandosi nel suo studio e lasciandovi in compagnia di Calliana, Diotima e Beltran.


    NOTE DEL MASTER



    Ruolate liberamente.

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    Dato che so che Kinamy ha qualche problema con le scadenze ultimamente preferisco non mettere date precise in modo che se dovesse trovarsi oberata non si senta costretta a fare in fretta dato che questa quest verterà molto sull'interpretazione. In ogni caso gradirei che foste tutti in grado di mantenere un ritmo celere, ovvero 48/72 ore al più tardi.. Cercherò di essere il più elastico possibile, ma cerchiamo di non far cadere il ritmo.
     
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    Il Cavalier Asker e la giovane Darina mi sembrano più portati per il combattimento, dunque saranno assunti come scorta.
    Non sapeva se esserne contenta o meno, ma ormai che era in ballo tanto valeva ballare fino alla fine per ottocento monete d'oro.
    Accettò con un nuovo inchino l'invito del padrone di casa e subito il suo sguardo tornò sulla creatura piumata. A quanto pareva avrebbe avuto il tempo e l'occasione per scoprire di che animale si trattasse. Forse sarebbe perfino riuscita a toccare quelle splendide penne.
    Avrebbe seguito per ultima gli altri, intenta a osservare i presenti e a cercare di farsi un'idea sul tipo di persone che aveva davanti. Fino a quel momento aveva qualche elemento solo sul servitore e sul cavaliere, ma comunque troppo poco per carpire i loro caratteri.
     
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    In base a come si stava evolvendo la situazione Asker si sentì sempre più sicuro di poter ottenere il lavoro. Vinte le stranezze iniziali, ora il tutto aveva l'aria di un normale lavoro di scorta offerto dal ragionevole capofamiglia di una casata facoltosa di quei sobborghi.

    Il cavaliere si sentì perfettamente a suo agio in quel contesto, abituato alla vita aristocratica a cui era appartenuto fino al momento della sua partenza. Con garbo messer Lanart presentò il resto della propria famiglia presente in casa: la moglie Diotima e la figlia Calliana, colei la cui protezione era stata loro affidata.

    Incantato. Disse solo garbatamente rivolgendo un inchino gentile ad entrambe le donzelle.

    Udì della tradizione coinvolta in quella situazione, dell'impossibilità di Caleb ad accompagnare egli stesso la propria figlia al lago Hayln e si trovò a pensare che all'appello doveva mancare una persona, in effetti.

    Il padre del nascituro, tale messer Alder se aveva dedotto bene, non era presente in quel giorno e non era stato considerato tra le persone indicate ad accompagnare la figlia dei Lanart.

    Era ovvio che ci doveva esser eun più che ottimo motivo, ma Asker decise che quello non era il momento di indagare al riguardo, confidando che tale informazione sarebbe arrivata a tempo debito.

    Udendo le ultime disposizione del padrone di casa, Asker fece un cenno accodiscente con il capo, dedicando qualche breve alle sue due colleghe per cercare di lasciare prima la parole alle donne, se queste avessero voluto rispondere.

    La vostra ospitalità vi fa onore, messer Caleb, sarà un vero piacere poter essere ospiti alla vostra tavola. Non ho nulla da aggiungere alla condizioni del contratto, consideratemi al vostro servizio. Fece una pausa, osservandosi velocemente attorno. Volevo solo chiedervi se posso declinare la vostra offerta per quanto riguarda il cavallo. Avrete senz'altro notato Rùfio, il mio ippogrifo. Per me lui è più che sufficiente.

    Indicò l'ippogrifo che era rimasto appollaiato fino a quel momento e che sentendo il suo nome drizzò il collo guardando nella loro direzione con espressione interrogativa.

    Ah, se la mia richiesta non è considerata aprofittarsi della vostra ospitalità, colgo anche l'occasione per chiedervi una sistemazione per lui nelle vostre stalle. Il foraggio destinato ai vostri destrieri sarebbe più adeguato anche per lui. Aggiunse giungendo le mani e aspettando la risposta del Lanart.

    Alla fine, avrebbe aspettato di ottenere congedo da Caleb e poter avere accesso alla propria stanza. Se dovevano essere ospiti a cena, avrebbe preferito levarsi l'armatura e mettersi a suo agio.

    Quella magione aveva tutta l'aria di essere in grado di offrire confort e un buon pasto caldo. La sua vacanza dopotutto non poteva andare meglio.


     
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