BRAXAMUNDIS

Vita o Morte

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    Braxamundis
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    Il viaggio era durato diversi giorni e durante l'attraversamento delle regioni sottomesse all'impero il suo umore non aveva fatto altro che peggiorare. Per quanto le sue direttive fossero di guardare con occhio oggettivo la situazione al di fori di Arcadia, lei non riusciva a mettersi il cuore in pace. Yves era fermamente convinta che l'Impero fosse la pura rappresentazione del male e che gli arcadiani fossero stati dei folli a sottomettersi volontariamente al dominio; e presto ne avrebbero pagato il prezzo.
    Si era diretta all'arena del Braxamundis nel presidio di Louyhong per guardare con i propri occhi ed ascoltare con le proprie orecchie quella falsità che si celava dietro la bandiera rosso alata dell'Impero. Eppure non poteva negare una sorta di rispetto per coloro che riponevano sogni e certezze nel vessillo imperiale. Folli o semplici persone che vedevano davvero la luce nelle parole del Messia?
    Aveva scelto di viaggiare da sola, lasciando sua sorella minore e compagna d'armi al sicuro della capitale di Arcadia. Sentiva la mancanza della giovane, ma più la carovana si addentrava nel presidio e più si convinceva che fosse stata la scelta giusta quella di lasciarla a casa. Esuberante e piena di buona volontà, per una ragazza come lei sarebbe stato difficile distinguere la splendida facciata che l'Impero mostrava, da quello che realmente sembrava celarsi dietro. Eppure, da quanto aveva modo di vedere ora Yves, la gente sembrava felice per le strade e il commercio fioriva; lo stesso era stato per Arcadia. Che dunque quella malvagità che lei cercava con tanta insistenza fosse solo un tentativo della sua mente di demonizzare qualcun'altro per il risentimento che provava? Solamente assistendo a quello che era stato pubblicizzato come il più grande evento di tutti i tempi, il Braxamundis, avrebbe confermato o smentito le sue impressioni.

    All'ingresso per gli spettatori dell'arena erano stazionate un discreto numero di guardie imperiali nelle loro scintillanti armature. Mentre si avvicinava al portone d'accesso per gli spalti, una guardia la fermò.
    - Alt! Favorisca le generalità.- chiese l'imperiale.
    - Yves Canterra di Arcadia. - rispose la donna pacata.
    - Generalmente chiudiamo un occhio verso i visitatori che entrano armati. Temo di non poterla far passare se non giustifica la sua presenza qui in alta uniforme. -
    Yves guardò il proprio abbigliamento e poi sorrise. Evidentemente quel giovane sapeva ben poco delle usanze arcadiane per scambiare la sua semplice armatura in cotta di maglia ornata con nastri color verde ed oro, con l'armatura utilizzata dalle truppe di Arcadia durante gli eventi formali.
    - Questa è una semplice armatura da viaggio decorata con i colori della nostra gente. Non sono qui in uniforme, e non sono qui per altro motivo se non quello di godermi lo spettacolo nell'arena. -
    - Capisco. - disse agitato l'imperiale.
    - Se lo ritenete necessario consegnerò le armi e lo scudo. Avendo visto passare altra gente armata non credevo potesse rappresentare un problema. -
    - No, non c'è problema, prosegua pura. Buono spettacolo. - disse infine la guardia lasciandola passare.
    Al'ingresso delle gradinate degli spalti fu colpita dalla quantità di gente che era li per assistere allo spettacolo. Si era aspettata una grande affluenza, ma vedere così tante persone in un unico luogo la lasciò stupita.
    Si fece largo tra la calca fino alle prime balaustre in modo da vedere in modo chiaro le due figure al centro dell'arena. Fortunatamente il duello non era ancora iniziato, era arrivata in tempo.
    Così erano quelli i guerrieri delle ombre, quelli che per anni avevano decretato vita e morte del mondo, portato guerre e carestie sulle popolazioni dell'intera Kalendor. Non simpatizzava con l'Impero, ma gli shinobi avevano comunque una grossa colpa sulle spalle, e lei non l'avrebbe dimenticata.
    Per quanto nella storia di Arcadia s'insegnasse che gli shinobi erano stati protettori della foresta e delle popolazioni per moltissimi anni, Yves non c'aveva mai creduto completamente. Perché allora quando era scoppiata la guerra non erano accorsi subito? Perché nona vevano aiutato la gente ad evacuare i villaggi quando era stato necessario? Li avevano abbandonati a loro stessi.
    Ed ora eccoli li, forse gli ultimi due ninja rimasti sulla faccia della terra. Destinati a combattere fino alla morte l'uno contro l'altro. Amici in vita, avversari fino all'ultimo respiro.
    Una delle due figure al centro dell'arena assunse una posizione da combattimento tipica dei gladiatori e disse qualcosa che Yves non riuscì a comprendere del tutto. Sembrava che tra i due guerrieri non corresse buon sangue e che quest'ultimo fosse più che deciso ad uscire vincitore dallo scontro.
    Sorrise mentre tutto stava per avere inizio. Era stata mandata a Louyhong per valutare la pericolosità dell'Impero e quale potesse essere la strada migliore da percorrere per il popolo di Arcadia d'ora in avanti, eppure con una inaspettata certezza seppe che quel giorno, nell'arena, avrebbe assistito a ben più che una semplice esibizione orchestrata dall'Impero.


    Yves CanterraPrimogenita della famiglia Canterra, assieme alla sorella Talitha copre il ruolo di Generale di Brigata delle Guerriere d'Ysabeth, il corpo scelto che protegge le due Prescelte a capo del Consiglio di Arcadia.
    Di costituzione non particolarmente robusta ed alta poco più di un metro e settanta a prima vista non ha l'aria di una persona minacciosa o pericolosa, tuttavia la sua armatura in cotta di maglia decorata, la spada legata al fianco sinistro e lo scudo al braccio sinistro non lasciano spazio al dubbio riguardo alla sua abilità di combattente.
    Porta i lunghi capelli biondi leganti in uno chignon sopra la nuca ed alcune frange che le ricadono sul viso sono intrecciate secondo la moda arcadiana.
    Età: 28
     
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