BRAXAMUNDIS

Vita o Morte

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    Braxamundis
    Vita o Morte

    Qui i giorni sono tutti uguali.
    Seduti nelle nostre celle
    respiriamo paura e orrore,
    mentre la morte ci attende al piano superiore.
    Lacrime rigano le nostre guance
    quando nessuno ci guarda
    mentre il fato chiama i due nomi.

    Due vite attraversano i neri cancelli.
    Due funi sollevano le loro teste verso il cielo.
    Nei loro sguardi non c'è più timore.
    Vita o morte.

    Non c'è riposo per le anime dei caduti.
    Nei nostri orecchi le urla continuano di notte,
    togliendo il sonno dai nostri occhi.
    Aspettiamo il giorno in cui tra i due nomi
    chiameranno il nostro.
    Allora sarà vita o morte,
    ma nessun vincitore.

    La morte ci aspetta
    al piano superiore.

    Possa il tuo nome
    venire ricordato insieme
    a quello della nostra gente.

    In eterno.



    L'arena di Braxamundis.

    Situata a Louyhong, presidio Nord-Est di Aldaresia, questo nome è sinonimo di condanna a morte. Qui vengono portati i peggiori criminali, psicopatici o maniaci violenti, riciclati nelle arene per fornire diversivo e divertimento per le folle paganti piuttosto che giustiziati sul momento per i propri crimini.

    Qui altresì vengono portati personaggi particolarmente scomodi all'impero. Da coloro che si sono macchiati di alto tradimento a capi di sommosse e movimenti anti-imperialisti clandestini. Ogni giorno vengono chiamati due nomi, due prigionieri portati nell'arena per combattersi all'ultimo sangue, fino a quando uno solo dei due fosse rimasto in piedi. In caso di rifiuto di combattere, entrambi vengono giustiziati all'istante, ma un evento simile ha avuto un solo precedente in tutta la storia di Braxamundis. Questa, comunque, è un altra storia.

    "Vita o morte", questo il motto dell'arena. Molto spesso, comunque, l'esito degli scontri è solo morte, in quanto il vincitore tra i due contendenti solitamente riporta ferite talmente gravi da morire poco dopo per dissanguamento.

    Gli spalti sono dunque gremiti, signori. Che vi troviate in questo luogo per puro divertimento, per testimoniare di persona la crudeltà umana e condannarla in silenzio, o per altri loschi scopi, siete qui, in mezzo alle folle urlanti che reclamano il tributo di sangue per cui hanno pagato 30 monete d'oro tintinnante.

    L'ululato del pubblico ha un picco quando una delle due grate nel mezzo dell'arena si apre. Una figura viene innalzata dalle prigioni inferiori. Il primo contendente era pronto a combattere per la propria vita. Vestito completamente di nero, il gladiatore alzava il capo verso gli spalti, osservando con calma glaciale quel che lo circondava. Nella sua mano destra c'era una spada larga e corta, nella sinistra uno scudo circolare e pesante.

    Le iridi smeralde osservarono le armi con impassibilità.
    Le gettò a terra, sbattendo poi le mani l'una contro l'altra per ripulire i neri guanti.

    Braxamundis...




    ASPETTATE A POSTARE
     
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  2. Mike Portnoyz
     
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    La guerra. Un ricordo lontano, che aveva perso negli ultimi anni, dopo la pace, dopo la barbarica, spietata invasione. Fu tra i primi ad entrare nei ranghi dei gladiatori, quando l'imperatore decise di dare inizio ai "giochi". Nell'ultima battaglia della grande guerra, quella che doveva cambiarne le sorti, dopo una disastrosa sconfitta decise di coprire i pochi superstiti, dargli una chance per la ritirata.
    Voleva, doveva morire, a sua sorpresa decisero di tenerlo vivo. E non fu l'unico.
    Oh no, il Ninja va preservato, come un bene prezioso, come un animale esotico da mostrare per elevare il proprio status.

    Prima il buio, costante, giorno dopo giorno. Isolati, malnutriti, trattati come bestie. Poi la tortura. Allo Shogunato piaceva la tortura, rende più obbedienti, più mansueti. Più spenti. Infine, non sapeva bene quando, tutto era cambiato, e improvvisamente lo Shogunato era diventato Impero.
    Ma non era cambiato niente, e quei prigionieri prima torturati, o peggio, esposti come fenomeni da baraccone, ora dovevano affrontarsi tra loro.
    E non era così male, nella capitale. Almeno potevo permettermi di lasciarli semplicemente senza un braccio o una gamba, se osavano disturbarmi troppo, ma non ho mai provato particolare piacere nel fare del male ai miei vecchi compagni. Anzi.
    Ora, nella capitale, i cosiddetti "Elite", davano tutt'altro spettacolo. Ex-amici, ex-nemici o spesso entrambe le cose, ora erano costretti a uccidersi.

    Temeva da molto questo momento. Non sapeva prendere una decisione. Sarebbe mai riuscito a ottenere la libertà? Almeno con quella avrebbe potuto tornare a combattere, cambiare le cose. Magari non subito, magari in anni, ma era qualcosa. O forse non ne valeva la pena? Forse era meglio lasciarsi uccidere, e lasciare la propria vita a qualcuno che non avesse fallito così miseramente.
    D'altronde, dopo così tanti anni a odiare il proprio padre, Kaito, per il quale aveva perso quasi tutta la sua famiglia, lui stesso aveva fatto molto peggio. Se fosse stato più forte, se avesse preso le cose sul serio dal principio, un intero villaggio non sarebbe stato spazzato via, come una piccola isola travolta da uno tsunami.



    Una seconda figura veniva ora innalzata dalle prigioni, accompagnata da un altro ululato da parte del pubblico.Vestito in rosso e grigio, e dotato addirittura di un coprifronte per l'occasione, la gloriosa figura dell'ormai deposto Mizukage scaldò l'arena. Un tempo esponente di massimo calibro dell'arcipelago dell'est e l'ultimo a ufficialmente "cadere" sul campo di battaglia, era considerato un ottimo trofei dagli imperiali, fonte di prestigio per chi l'aveva catturato. Il suo avversario godeva quasi della stessa fama, se non per alcuni dettagli oscuri del suo passato che lo rendevano meno apprezzato.

    Una voce si era sparsa, silenziosa e lenta, tra quelli che sapevano, quelli che da tempo nascondevano la propria vera identità. Una voce che diceva: presto, al Braxamundis, due leggende si scontreranno, e uno dei due non sopravviverà. Lo vedremo per l'ultima volta.
    E non avevano tardato a venire, ex ninja da tutte le terre, cautamente in incognito e molto attenti a non farsi notare, nascosti nella folla, particolarmente presenti nella "Piazza alta", una piazzetta che scrutava dall'alto il terreno dell'arena, dove normalmente guerrieri, avventurieri e soldati si ritrovavano per parlare delle proprie imprese e osservare un combattimento degno di nota.

    Lì, tra le sabbie dell'arena, realizzò che la decisione non era difficile. Grazie al cielo, la sua fortuna, oggi, era incredibile.
    Mentre l'ufficiale del Braxamundis recitava l'usuale formula per dare inizio a un duello, prese la sua decisione, e appena questo finì di parlare, fece la sua mossa.

    Appoggiò la spada che gli avevano dato in dotazione allo scudo che indossava sul braccio, in posa imperiale, nello sgomento della folla. Non si era mai visto, in anni, un ninja che adottasse la posa di rispetto imperiale di propria spontanea volontà. L'arena si ammutolì, impreparata a ciò che vedeva e incredula, lasciando al ninja un lungo silenzio.

    Kyle: Ode a voi, sudici imperiali! Siete qui, oggi, per soddisfare i vostri barbarici bisogni, e per questo vi auguro una morte lenta e dolorosa. Ma questa serpe schifosa, che mi donate in pasto, questo traditore... signori imperiali, non esistono parole per dirvi, oggi, quanto vi sia grato.

    Un boato simile a quello di un esplosione assordò tutti gli spettatori dell'arena, mentre un enorme polverone si alzò togliendo ogni visibilità.





    REGOLE DELL'EVENTO

    Attratti da una voce che diceva che due grandi ninja si sarebbero scontrati oggi nel Braxamundis, siete venuti a vedere chi dei due sarebbe sopravvissuto. Magari eravate lì per caso. Magari non siete neanche ex-ninja, e non avete sentito quindi nessuna voce, ma siete comunque lì, nella Piazza alta, lassù insieme ad altri guerrieri da tutte le regioni. A imparare dal passato, prendere spunto dagli ultimi praticanti di un'arte estinta e proibita.

    - Potete fare quello che volete, ma tenete conto che ci sono molte guardie e molti guerrieri pro-impero nella zona. Si rischia grosso, in particolare con le arti ninja, farsi beccare è un'immediata sentenza di morte.

    - Approcciatevi come vi pare e piace. Non c'è regola nella sequenza dei turni, semplicemente parlatevi, osservate il combattimento.

    - Niente regole, stat o quote di tecniche. Siamo in free role, qualsiasi cosa vogliate fare basta descriverla. Avete una certa elasticità nelle tecniche che potete usare (se siete ex-ninja), cercate di essere equilibrati e non andare oltre al credibile, ma se siete abbastanza furbi potete davvero fare ciò che volete.

    - IMPORTANTE: Mettete un quote di fine post, sempre, con il vostro aspetto, come vi presentate, chi siete. Date un breve paragrafo insomma, così che gli altri possano approcciarvi, e possano sapere come farlo.

    - IMPORTANTE: All'inizio del post, inserite, in grassetto e colorato, una dicitura tipo @NOMEUTENTE per far capire che in quel turno cercherete di approcciare un altro utente. Giusto perchè a qualcuno non sfugga di rispondervi perchè magari non ha notato il post.

    - Siamo a Louyhong, presidio imperiale situato in Ephiora. Gli ex ninja hanno sentito da una voce che due grandi ninja si sarebbero scontrati, e che l'incontro era imperdibile. Chi non è ex ninja potrebbe o meno aver sentito questa voce. Gli imperiali non sanno davvero chi stanno mettendo in campo, ovvero hanno informazioni abbastanza buone su Kyle, ma non su Subuza.


    POSTATE PURE! DIVERTITEVI E VIVA L'IMPERO!




    Edited by Mike Portnoyz - 24/2/2015, 23:21
     
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  3. Casey91
     
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    Narrazione
    Parlato Revy
    Pensato Revy
    Altri


    Gli anni della guerra ormai sono un mero ricordo nella testa delle persone, gli anni più bui del mondo Ninja.
    Ormai quel mondo non esiste più, distrutto da quello che sembrava essere un nemico della pace come tanti. Eppure, dopo anni di morte, tradimenti e battaglie, la pace è giunta. Quello che si è venuto a creare è un mondo nuovo, pieno di città e popoli diversi, ognuno con la sua storia da raccontare. I popoli nati dopo la disfatta del mondo Ninja sono i più vari possibili, tradizioni, conoscenze e vite tutte diverse. Un posto, però, sembra ricordare quella ch'era la vecchi Ame, casa di malfattori e criminali. Ora si chiama Haven, ed è un'isola. La sua città principale, Tortuga, ospita i peggiori esseri umani del pianeta. Chi ci è nato, chi ci è cresciuto o chi ha chiesto asilo per proteggersi dall'impero, oppure semplicemente per vivere in piena libertà e senza limiti. Certo, per viverci bisogna campare di espedienti e criminalità, ma a chi importa? Nessuna regola, la legge del più forte e del rispetto comandano gli abitanti. Da lì, viene Revy, colei che sarà al centro della nostra nuova avventura.


    Altra Birra Rossa Oste! E altro Cinghiale! Sono Affamata maledizione!

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    Capelli Rossi ed occhi azzurri come i mari da lei solcati, è seduta nell'osteria di Braxamundis, di passaggio tra una scorribanda e l'altra. Vuole svagarsi, essere una piratessa è pesante, in un mondo maschilista poi è ancora più difficile. La sua ciurma, tranne gli addetti alla sorveglianza della nave, è sparsa per la città, bevendo e mangiando, a donne o al gioco, tutti sperperano il denaro appena guadagnato col sudore ed il sotterfugio.
    La capitana, insieme ad un paio di uomini, sbrana qualsiasi cosa le viene lasciato sotto gli occhi: minuta, dal corpo tonico e con le curve al punto giusto, mangia come un reggimento, tra risa e rutti, come il peggior scaricatore di porto.
    Lei non è la tipa da balli e romanticismo, lei mena e ruba, beve e uccide, si fa rispettare da tutti, la nostra Red Rose, cosi chiamata perchè bella e pungente come una rosa piena di spine.


    Aaaah, finalmente sono piena.

    Dice con un ruttino.


    Ops, m'è scappato!

    Afferma tra le risate dei suoi uomini. Loro ci sono abituati, ma più di una volta c'è chi è rimasto indignato come una ragazza tanto fine possa essere tanto rozza. Sopratutto donne e uomini di un certo rango, da lei frequentati perchè molto spesso suoi clienti; si sa, non tutti i ricchi sono onesti, molti chiedono aiuto a qualcuno come Revy. Lasciando un sacchetto di denaro sul tavolo, spinge indietro la sedia, pronta ad alzarsi.

    Vado all'arena, tra poco dovrebbe iniziare l'incontro. Fatevi bastare questi, non combinate casini e vedete di essere puntuali a tornare sulla nave.Sono stata abbastanza chiara?

    Dice con tono fermo. I suoi uomini balzano in piedi, salutandola e ringraziandola. La temono, cazzo se la temono! Mai far arrabbiare la Rosa Rossa di Tortuga, potresti finire aperto dallo stomaco al cranio in tempo zero. Lei s'allontana, con la solita sigaretta in bocca, diretta verso il parco giochi dei bambini adulti, l'arena di Braxamundis. Si potevano vedere incontri di qualsiasi tipo, tra qualsiasi genere di prigioniero, ma oggi è un giorno speciale: i due sfidanti sono due Kage caduti cinque anni fa. Oto traditrice contro Kiri, ultimo baluardo del mondo Shinobi. Lei, nata a Kiri 24 anni prima, aveva abbandonato quel mondo per salvarsi la pelle, cosa per lei più importante. Conosceva di vista il MizuKage, ma non lo aveva mai visto combattere.
    Arriva alla biglietteria, d'innanzi a lei una gran coda. La cosa la fa innervosire, non le piace aspettare. Fortunatamente, i commessi sono rapidi e, tempo di finire la sigaretta, ha già speso le sue 30 monete per entrare.
    Si fa largo tra stronzi urlanti e bische a cielo aperto, trovando posto in seconda fila.


    Bel posto, da qua vedrò come si squartano. Son già felice hahahahhaha Però, che fame.

    Abbastanza insaziabile, vero? Ma solo di cibo. Gli uomini non sono per lei, anzi. Preferisce le donne. Difatti adocchia qualsiasi bel sedere in bella mostra, commentandolo con mezzi applausi o fischietti. Mentre sta fissando una biondona tutto pepe, la prima grata si apre. Esce il Kage di Oto, il pubblico s'infiamma.

    Nonostante il tradimento, che fine hai fatto. Te lo meriti, davvero. Almeno avessi avuto un briciolo di onore in quello sguardo da serpe.

    Commenta così. Poi s'alza l'altra grata, esce il MizuKage che, sfoggiando il suo odio verso chi ha distrutto tutto il suo mondo, si presenta così:

    Kyle: Ode a voi, sudici imperiali! Siete qui, oggi, per soddisfare i vostri barbarici bisogni, e per questo vi auguro una morte lenta e dolorosa. Ma questa serpe schifosa, che mi donate in pasto, questo traditore... signori imperiali, non esistono parole per dirvi, oggi, quanto vi sia grato

    Sogghigna, provando grande stima per un grande uomo. Ma lei è li per il sangue, quindi scatta in piedi ed urla:

    Ammazza quel serpente del cazzo! Staccagli la testa!

    Attirando l'attenzione di tutti. Ma è un'attenzione positiva, suscita altre grida ed inneggi alla morte. Lo spettacolo sta per cominciare.



    Revy "Red Rose" Moyre
    24 anni
    Nata a Kiri, Scappata per diventare fuorilegge. Trova rifugio a Tortuga, dove diventa una pirata.
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    Edited by Casey91 - 24/2/2015, 03:16
     
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    Braxamundis


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    ... si trovava in quella città già da due giorni, aveva affrontato un lungo viaggio insieme ad una carovana di mercanti per raggiungerla; no, non si fidava a vagare in quelle terre selvagge da solo, non nelle sue condizioni attuali.
    Era passato molto tempo dalla fine della guerra e da allora non era più lo stesso, aveva perso tutto a causa di quel cataclisma. La sua forza, la sua arroganza, i suoi amici e perfino il suo nome. Il grande shinobi che ha combattuto fino all'ultimo briciolo della sua determinazione contro il mondo intero non esiste più, oramai era solo l'ombra sbiadita di ciò che era stato in passato.

    Vagava da diversi mesi tra le città più civilizzate del continente, guadagnandosi da vivere come meglio poteva, ricorrendo a volte a metodi disonesti o violenti per procurarsi un pugno di monete. Sapeva ancora il fatto suo quando si trattava di combattere, la sua vecchia e fidata spada poteva ancora uccidere un uomo al primo colpo, anche se logora come il suo proprietario.
    Doveva vivere nell'ombra, con la paura che qualcuno potesse riconoscerlo e tornare ad essere braccato, era stufo di combattere contro l'Impero, contro i suoi soldati... ne aveva uccisi un numero incalcolabile tra reclute, ufficiali, spie e comandanti di alto rango, per questo preferiva fuggire quando le cose si mettevano male.

    Non si trovava lì a Louyhong per sfuggire ai suoi inseguitori, bensì per assistere ad uno scontro all'arena nella città.
    Un luogo normalmente evitato da uno come lui, ma quest'oggi si sarebbe tenuto uno scontro tra due prigionieri molto famosi, ovvero due ex-kage appartenenti a fazioni nemiche durante la guerra; la notizia gli era giunta settimane prima durante uno dei suoi viaggi ed aveva deciso di non perdersi per nulla al mondo uno scontro simile, nemmeno lui sapeva il perchè... forse per tornare ai vecchi tempi, quando comporre sigilli per usare i ninjutsu non era proibito.

    Il suo lento incedere per le strade della città lo condusse finalmente nei pressi dell'arena, alzò lo sguardo per osservare quel monumento costruito dall'Impero dedicato alle carneficine.
    Mentre lo stava scrutando un raggio di sole colpì il suo viso, immediatamente abbassò lo sguardo e proseguì verso l'entrata, il sole gli procurava ancora non pochi fastidi anche dopo tutto questo tempo.


    Lo scontro inizierà a momenti, meglio affrettarsi.

    Pagò l'entrata senza dire nulla e lestamente si guadagnò un posto in prima fila. Era circondato da imperiali, sapeva riconoscerli da tutti gli altri, puzzavano di marcio fino al midollo.

    Ho quasi la nausea, come vorrei farli a pezzi... anche se verrò ucciso, sarebbe una bella soddisfazione.

    Per un istante gli passò di nuovo per la testa quel pensiero. Ogni volta che sentiva quell'odore, il suo corpo diceva 'uccidi' e i suoi occhi vedevano carne da macello. Con la mano destra lentamente stava estraendo la sua spada e il buon senso se ne stava per andare a farsi fottere in un un oceano di risentimento...

    Un'altra inutile strage...

    I muscoli si rilassarono e lentamente rinfoderò quel poco di lama fuori dal fodero, fece un respiro e si calmò, non doveva cedere alla rabbia, anche se i ricordi delle atrocità subite dagli innocenti durante quel periodo buio ancora turbavano il suo sonno e occupavano totalmente i suoi pensieri. Uccidere quei vili imperiali significava sprecare la sua vita e in fondo sapeva ancora che la sua storia non sarebbe finita così. Doveva lasciarsi il suo oscuro passato alle spalle per ritornare a vivere come una persona "quasi" normale.
    Decise di concentrarsi interamente sullo scontro, non doveva dare nell'occhio, non sapeva se ci fossero ancora i manifesti con la sua faccia appesi in giro per la città, un grave errore da parte sua non controllare, finché aveva quel cappuccio a coprirgli il viso non c'era nulla da temere.

    Fecero il loro ingresso in campo il Kokage e il Mizukage, entrambi acclamati dalla folla. L'ex-shinobi se ne stette ad osservarli passivamente, nemmeno la parole del Mizukage sembravano smuoverlo di un centimetro. Aveva staccato il suo cervello dal resto del corpo, qualsiasi stimolo esterno non lo influenzava più... faceva così anche quando doveva compiere qualche affare illecito o uccidere una persona.
    Non sentiva più le urla d'incitamento della folla, nemmeno il continuo sgomitare di chi gli stava intorno lo infastidiva, l'unico suo interesse era l'esito dello scontro.







    Edited by Isawa - 24/2/2015, 08:20
     
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    Braxamundis
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    Il viaggio era durato diversi giorni e durante l'attraversamento delle regioni sottomesse all'impero il suo umore non aveva fatto altro che peggiorare. Per quanto le sue direttive fossero di guardare con occhio oggettivo la situazione al di fori di Arcadia, lei non riusciva a mettersi il cuore in pace. Yves era fermamente convinta che l'Impero fosse la pura rappresentazione del male e che gli arcadiani fossero stati dei folli a sottomettersi volontariamente al dominio; e presto ne avrebbero pagato il prezzo.
    Si era diretta all'arena del Braxamundis nel presidio di Louyhong per guardare con i propri occhi ed ascoltare con le proprie orecchie quella falsità che si celava dietro la bandiera rosso alata dell'Impero. Eppure non poteva negare una sorta di rispetto per coloro che riponevano sogni e certezze nel vessillo imperiale. Folli o semplici persone che vedevano davvero la luce nelle parole del Messia?
    Aveva scelto di viaggiare da sola, lasciando sua sorella minore e compagna d'armi al sicuro della capitale di Arcadia. Sentiva la mancanza della giovane, ma più la carovana si addentrava nel presidio e più si convinceva che fosse stata la scelta giusta quella di lasciarla a casa. Esuberante e piena di buona volontà, per una ragazza come lei sarebbe stato difficile distinguere la splendida facciata che l'Impero mostrava, da quello che realmente sembrava celarsi dietro. Eppure, da quanto aveva modo di vedere ora Yves, la gente sembrava felice per le strade e il commercio fioriva; lo stesso era stato per Arcadia. Che dunque quella malvagità che lei cercava con tanta insistenza fosse solo un tentativo della sua mente di demonizzare qualcun'altro per il risentimento che provava? Solamente assistendo a quello che era stato pubblicizzato come il più grande evento di tutti i tempi, il Braxamundis, avrebbe confermato o smentito le sue impressioni.

    All'ingresso per gli spettatori dell'arena erano stazionate un discreto numero di guardie imperiali nelle loro scintillanti armature. Mentre si avvicinava al portone d'accesso per gli spalti, una guardia la fermò.
    - Alt! Favorisca le generalità.- chiese l'imperiale.
    - Yves Canterra di Arcadia. - rispose la donna pacata.
    - Generalmente chiudiamo un occhio verso i visitatori che entrano armati. Temo di non poterla far passare se non giustifica la sua presenza qui in alta uniforme. -
    Yves guardò il proprio abbigliamento e poi sorrise. Evidentemente quel giovane sapeva ben poco delle usanze arcadiane per scambiare la sua semplice armatura in cotta di maglia ornata con nastri color verde ed oro, con l'armatura utilizzata dalle truppe di Arcadia durante gli eventi formali.
    - Questa è una semplice armatura da viaggio decorata con i colori della nostra gente. Non sono qui in uniforme, e non sono qui per altro motivo se non quello di godermi lo spettacolo nell'arena. -
    - Capisco. - disse agitato l'imperiale.
    - Se lo ritenete necessario consegnerò le armi e lo scudo. Avendo visto passare altra gente armata non credevo potesse rappresentare un problema. -
    - No, non c'è problema, prosegua pura. Buono spettacolo. - disse infine la guardia lasciandola passare.
    Al'ingresso delle gradinate degli spalti fu colpita dalla quantità di gente che era li per assistere allo spettacolo. Si era aspettata una grande affluenza, ma vedere così tante persone in un unico luogo la lasciò stupita.
    Si fece largo tra la calca fino alle prime balaustre in modo da vedere in modo chiaro le due figure al centro dell'arena. Fortunatamente il duello non era ancora iniziato, era arrivata in tempo.
    Così erano quelli i guerrieri delle ombre, quelli che per anni avevano decretato vita e morte del mondo, portato guerre e carestie sulle popolazioni dell'intera Kalendor. Non simpatizzava con l'Impero, ma gli shinobi avevano comunque una grossa colpa sulle spalle, e lei non l'avrebbe dimenticata.
    Per quanto nella storia di Arcadia s'insegnasse che gli shinobi erano stati protettori della foresta e delle popolazioni per moltissimi anni, Yves non c'aveva mai creduto completamente. Perché allora quando era scoppiata la guerra non erano accorsi subito? Perché nona vevano aiutato la gente ad evacuare i villaggi quando era stato necessario? Li avevano abbandonati a loro stessi.
    Ed ora eccoli li, forse gli ultimi due ninja rimasti sulla faccia della terra. Destinati a combattere fino alla morte l'uno contro l'altro. Amici in vita, avversari fino all'ultimo respiro.
    Una delle due figure al centro dell'arena assunse una posizione da combattimento tipica dei gladiatori e disse qualcosa che Yves non riuscì a comprendere del tutto. Sembrava che tra i due guerrieri non corresse buon sangue e che quest'ultimo fosse più che deciso ad uscire vincitore dallo scontro.
    Sorrise mentre tutto stava per avere inizio. Era stata mandata a Louyhong per valutare la pericolosità dell'Impero e quale potesse essere la strada migliore da percorrere per il popolo di Arcadia d'ora in avanti, eppure con una inaspettata certezza seppe che quel giorno, nell'arena, avrebbe assistito a ben più che una semplice esibizione orchestrata dall'Impero.


    Yves CanterraPrimogenita della famiglia Canterra, assieme alla sorella Talitha copre il ruolo di Generale di Brigata delle Guerriere d'Ysabeth, il corpo scelto che protegge le due Prescelte a capo del Consiglio di Arcadia.
    Di costituzione non particolarmente robusta ed alta poco più di un metro e settanta a prima vista non ha l'aria di una persona minacciosa o pericolosa, tuttavia la sua armatura in cotta di maglia decorata, la spada legata al fianco sinistro e lo scudo al braccio sinistro non lasciano spazio al dubbio riguardo alla sua abilità di combattente.
    Porta i lunghi capelli biondi leganti in uno chignon sopra la nuca ed alcune frange che le ricadono sul viso sono intrecciate secondo la moda arcadiana.
    Età: 28
     
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  6. :Karma:
     
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    Decisamente più caotico e puzzolente di Eruyt, questo era certo. Forse Beralta, il porto a sud ristrutturato dall'impero, poteva avvicinarsi a tutto quel caos di mattoni e alte costruzioni, ma lui non c'era mai stato, percui Louyhong fu una grossa novità. E Rowan sosteneva che ad Ovest la capitale e la città meccanica erano persino più affollate e rumorose. Stentava davvero a crederci...

    Continuò a guardare verso l'alto ogni singola costruzione, annusare a caso le persone, toccare ogni singolo oggetto sembrasse particolare. Il culmine fu quando si trovò di fronte un intera bancarella di mele caramellate ed altre leccornie. A quel punto non potè proprio resistere, e sperando di non essere visto, vi si avvicinò per sgraffignare qualcuna di quelle delizie.


    Hera!

    La scimmitetta sussultò, consapevole di essere stata colta in fragrante. Si voltò lentamente verso Karma con sguardo colpevole e la coda tra le gambe. Dietro di lei, l'uomo con le mani ai fianchi pestava il piedie, guardandola molto male.

    Aak woo-ho-hu kwa!
    Certo, come no. Ti ho già detto che qui non è come a casa, siamo ospiti e dobbiamo comportarci bene. Le mani a posto!
    Uhw-koh..

    Delusa, la scimmietta si allontano dalla bancarella, arrampicandosi sulle spalle del compagno assumendo un espressione imbronciata. Karma la guardò insistentemente cercando di svelare il suo gioco.

    Non attacca. Adesso fai la brava che Rowan ci sta aspettando.
    ...Kwe-hee Agk haa-waa.
    Hahahaha, non è affatto carino da parte tua, sai?


    Braxamundis era qualcosa di mai visto agli occhi di Karma. Un intera struttura in pietra costruita per il semplice scopo di intrattenere migliaia di persone. Era un concetto che non riusciva molto a comprendere, quel genere di divertimento. E a quanto spiegava Rowan, il fulcro del divertimento era assistere alla lotta mortale tra altri due esseri umani, godendo poi delle eventuali fatalità. Era lì, ammassato insieme alla folla urlante, a osservare l'ingresso dei due contendenti di turno. Hera era irrequieta. Rimaneva avvinghiata sulle sue spalle, la coda avvolta intorno all'addome di Karma e le braccia che gli stringevano il collo. Muoveva nervosamente la testa in tutte le direzioni allarmata dalle urla, lei meno che lui comprendeva il significato di quell'euforia.

    Shht, tranquilla piccola. Non hai nulla da temere.

    Tra le urla delle persone che lo circondavano, c'erano molti che incitavano ad atti truculenti, chiedendo avidamente il sangue di uno dei due. O di entrambi.

    Non capisco il senso di tutto questo, Rowan. Qual'è il significato di questa battaglia? Il vincitore diventa capobranco? Ottiene il diritto a scegliersi le femmine? O è una questione di territorio?


    Rowan sorrise divertito alle parole del suo selvaggio amico. Era consapevole che avrebbe fatto fatica a comprendere molte cose delle regioni civilizzate, era un animo semplice e instintivo. Temeva che l'impatto con il mondo al di fuori di Arcadia sarebbe potuto risultare traumatico per lui, ma confidava nella forza interiore e purezza dell'amico, era anche per questo che aveva deciso di portarlo a Louyhong.

    Niente di tutto questo, Karma.
    Ma allora perché? Perché incitarli a combattersi senza ragione? Cosa c'è di divertente in tutto questo?

    L'espressione di Rowan si fece meno spensierata mentre si voltava a guardare l'arena. Karma fece altrettanto, evidentemente confuso. Davvero gli uomini sapevano essere così insensati e crudeli? Il capitano imperiale poggiò la mano sulla spalla nuda del selvaggio Karma, guardandolo con sguardo rassicurante.

    Sono criminali, Karma. Si sono macchiati di orribili crimini. L'arena è il modo dell'Impero di infliggere una punizione e allo stesso tempo concedergli redenzione. A coloro che si dimostrano valorosi e disciplinati, viene data una seconda chance di libertà. E' per questo che esistono le arene, mio vecchio amico.

    Karma annuì poco convinto mentre lo sguardo si perse oltre gli spalti tra pensieri contrastanti. In quel momento Hera poggiò il musetto peloso sulla sua spalla, mugugnando mestamente il timore che la pervadeva di fronte a tanta sete di sangue era tanto. L'uomo poggiò la mano sulla testolina, accarezzando la folta pelliccia.

    Lo so, amica mia. Lo so.
    CITAZIONE
    Karma
    Alto 180 cm, capelli bianchi dritti e ispidi sulla fronte e pittora rossa tribale intorno agli occhi. Indossa un monile bronzeo sulla fronte. Il torso nudo e muscoloso è ricoperto di tatuaggi stile maori. I piedi sono nudi e le gambe indossano pantaloni larghi e comodi. Porta protezioni sugli stinchi e le ginocchia e sugli avambracci

    Hera
    Una scimmietta alta 130cm. Indossa protezioni sugli avambracci e pantaloni simili a quelli di Karma, oltre a una kefia rossa.

    Rowan
    Biondo, sul metro e novanta e piazzato. Indossa un armatura leggera completa e tiene un lungo spadone nel fodero riposto dietro alle spalle.

     
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    Narrato
    Pensato Kaos
    Parlato Kaos
    Sconosciuto

    Una voce lontana, parzialmente ovattata dal torpore del sonno in cui versavo, sembrò riscuotermi dall’ottundimento.

    Ehi! Ehi tu! Svegliati barbone! Non puoi dormire lì!

    Mi rialzai lentamente accusando una tremenda fitta di dolore alla testa e d’istinto portai una mano alla fronte e serrai le palpebre come a voler scacciare l’improvviso dolore.

    C-Che diavolo succede?

    Provai a fatica a muovere le membra intorpidite dall’immobilità e non appena sollevai il busto udii distintamente il rumore di una bottiglia di vetro che rotolava sonoramente sul selciato sotto di me.
    La raccolsi con mani incerte e la osservai a lungo prima di comprendere.

    Oh certo… questa spiega tutto…

    La agitai nella speranza che vi fosse un residuo di liquore sul fondo e il ballonzolìo del liquido oltre il vetro verdastro rispose alla mia muta supplica.
    Portai la bottiglia alla bocca e la scolai per poi decidermi finalmente ad osservare dove potessi essere finito la notte precedente; il luogo mi era totalmente sconosciuto, un vicolo buio e malsano nel quale la gente, apparentemente, era solita gettare la propria spazzatura.

    Mi hai sentito? Devi andartene!

    Improvvisamente mi ricordai del tizio impettito di fronte a me, con le braccia incrociate sul petto ed un’espressione torva dipinta sul volto.

    Mi rialzai lentamente aiutandomi con le braccia e finalmente ritrovai la posizione eretta seppur lievemente traballante, barcollai in direzione dell’uomo e mi portai a breve distanza da lui, eseguendo un perfetto inchino.

    Domando scusa mio buon signore! Credo le interesserà sapere che il mio nome è Kaos Demiurge!

    No, non mi importa assolutamente di conoscere il tuo dannato nome. So solo che oggi in città si svolgerà un evento di grande rilevanza e non è tollerabile che i turisti debbano assistere ad uno spettacolo miserevole come quello che stavi offrendo prima che arrivassi io a svegliarti.

    So bad! Mi rincresce sapere che non ti interessi per nulla del mio nome… Sai almeno cos’è un demiurgo?

    No, non lo so… ora mi hai stufato però, devi andartene!

    L’uomo si avvicinò a me e mi afferrò per il colletto della camicia con un atteggiamento minaccioso; senza scompormi afferrai con la mano la piccola lama che portavo alla cintura e con un fendente orizzontale rapido e preciso lacerai la trachea dell’uomo, spostandomi immediatamente sulla mia destra per evitare il fiotto di sangue che erompeva dal collo squarciato del malcapitato.
    Osservai l’uomo crollare a terra e piegai le ginocchia avvicinandomi al suo volto per sussurrargli qualcosa.

    Il demiurgo è la forza ordinatrice dell’universo!

    Pulii la lama insanguinata sul vestito dell’uomo, fissando i suoi occhi terrorizzati mentre gli ultimi fiotti di aria fuoriuscivano dal suo corpo attraverso le vie respiratorie recise dalla mia arma.

    Se avessi saputo che il demiurgo decide quando la materia inizia o termina la sua esistenza… beh… forse saresti scappato! Miserabilis est ignorantia rerum!

    Estrassi una fiaschetta di metallo dalla tasca dei pantaloni e la svitai, bevendo una lunga sorsata del liquido in essa contenuto.

    Quel tipo aveva menzionato un importante evento in programma quest’oggi in città… mi domando cosa potesse essere…

    Girovagai per un po’ lungo le vie caotiche della città finchè non mi imbattei in un volantino affisso ad un muro; massaggiandomi il mento con le dita, pensieroso, lessi le poche righe vergate a caratteri cubitali.

    Braxamundis. Nome alquanto altisonante per uno scontro mortale tra due famosi ninja decaduti… Potrebbe essere interessante dal momento che non ho nulla di meglio da fare oggi!

    A passi lenti mi incamminai in direzione dell’arena cittadina, situata non lontano dal punto in cui mi trovavo in quel momento.
    Mi concessi qualche istante, durante il tragitto, per osservare il flusso ininterrotto di persone che si affaccendavano per le vie del paese impegnate nelle più disparate occupazioni; contrassi il volto in una smorfia a causa della cacofonia di voci che si affastellavano l’una sull’altra in un fastidioso fragore.

    Miseri individui… vile plebaglia che sopravvive strenuamente senza uno scopo, attendendo con terrore il momento in cui le loro insulse esistenze cesseranno… Qualcuno dovrebbe porre rimedio a questo scempio!

    Giunsi infine in vista dell’arena che, imponente e maestosa, si stagliava all’orizzonte sovrastando prepotentemente le abitazioni limitrofe; mi accodai quindi al corteo che si dirigeva nella mia stessa direzione e attesi che la coda si fosse smaltita prima di accedere all’interno della struttura.
    Presi posto nella sezione più alta degli spalti, ancora parzialmente vuota, nel tentativo di evitare spiacevoli contatti con altri spettatori.
    Lo spettacolo iniziò di lì a poco tempo, annunciato dalla formula ufficiale dell’evento: i due sfidanti entrarono quindi sul campo di battaglia, accolti da urla e acclamazioni provenienti da ogni settore degli spalti.
    Uno dei due combattenti, fiero ed impettito, gridò parole di scherno nei confronti degli imperiali organizzatori dell’evento e con decisione si preparò al combattimento.

    Wunderbar! Ho fatto la scelta giusta optando per questo spettacolo! Vediamo cosa succede…

    QUOTE
    Kaos Demiurge

    Aspetto: Alto e magro ma muscoloso, capelli neri, barba nera corta, occhi eterocromi, uno verde e l’altro azzurro. Indossa un paio di pantaloni grigi e una camicia bianca arrotolata sulle maniche.

    Personalità: Dedito alla passione per l’alcool, megalomane, narcisista e misantropo.

    Breve Background: Kaos è un guerriero ma la sua principale occupazione è girovagare per il mondo come un nullafacente finchè non avrà trovato un luogo adatto dove stabilirsi e dove poter perseguire i suoi scopi.


    Edited by Microzoopsia - 24/2/2015, 16:15
     
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  8. Danzõu™
     
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    Narrato l °Pensato ° l Parlato

    Per me si va ne la città dolente,
    per me si va ne l'etterno dolore,
    per me si va tra la perduta gente.
    Giustizia mosse il mio alto fattore;
    fecemi la divina podestate,
    la somma sapïenza e 'l primo amore.
    Dinanzi a me non fuor cose create
    se non etterne, e io etterno duro.
    Lasciate ogne speranza, voi ch'intrate.




    Le guerre si sa! Ti cambiano, ti trasformano, ti rendono per certi versi più maturo e giudizioso e di conseguenza, ogni sogno che custodisci gelosamente viene sgretolato da una realtà decisamente più cruda che ti impone di crescere. Il periodo dell’infanzia era finito. Se lo era portato via la guerra lasciandoci solo macerie e morte oltre che un mondo, quello degli shinobi , da ricostruire per ottenere nuovamente credibilità. Non sarebbe stato facile, anzi, il difficile veniva proprio ora, nel far si che la gente comune si fidasse nuovamente di quelle stesse figure che avevano portato il mondo quasi al collasso. Ma come si suol dire, per ogni tramonto segue sempre una nuova alba, e questa volta, nella consapevolezza di non ripetere gli errori sciocchi del passato, tutto sarebbe andato diversamente – almeno questa era la speranza. Fratellanza, solidarietà, rispetto reciproco? Mmm, tra villaggi che per secoli si erano dichiarati guerra a vicenda in un conflitto sanguinario dove i cadaveri si contavano più delle nascite? Andiamo, non vivevamo mica nel paese delle fiabe. Le guerre ci sarebbero sempre state, come anche la competizione tra i villaggi; ninja significava arma, vuoi o non vuoi, e nessun puro ideale per quanto nobile avrebbe cambiato tale concezione che si aveva di noi. Certo! qualcosa andava cambiato, almeno per evitare gli errori di un passato che aveva rischiato di portare la stesa razza umana all’estinzione. Era nostro dovere – almeno dei Kage – trovare un via di dialogo matura per riuscire a convivere civilmente. Bisognava trovare un modo per dare un nuovo inizio a tutto, e quale miglior modo se non quello di offrire dei giochi dove una parte di quei responsabili – che poi alla fine erano solo pedine che seguivano ordini – si sarebbero dovuti affrontare in una competizione sanguinaria nel massacrarsi a vicenda? Li chiamavano giochi, ma il loro vero nome sarebbe stato quello di mattanza, perché di questo si trattava. Dai a una folla un manipolo di uomini e dici loro che sono i reali responsabili, e la stessa folla al pari di scimmie urlatrici inveirà contro di loro giudicandoli colpevoli. La folla non aveva bisogno di sapere la verità, la folla aveva solo bisogno di credere in qualcosa, e quella manifestazione era stata realizzata ad arte per giustificare condanne senza processo. Io mi potevo definire un testimone di quegli eventi seppur non direttamente coinvolto in prima linea. Spettatore involontario di come i vari fatti durante gli anni di guerra si fossero susseguiti in un bizzarro gioco stile effetto domino.

    jpg
    Perché una simile follia?

    E fra quegli stessi criminali offerti a una folla assetata di vendetta, non mi sarei stupito di ritrovare qualche notorietà del vecchio mondo Shinobi, come ad esempio qualche Kage. Alla fine si sa come andavano queste cose, bisognava sempre immolare qualcuno come giustificazione. Se le gazzelle fossero state una fede e se il leone si fosse rivelato il loro dio, avrebbero offerto spontaneamente una di loro per placare la sua avidità. È proprio quello che accadeva fra gli uomini: dalla loro angoscia di massa traeva origine il sacrificio, che per un certo periodo di tempo frenava il corso e la fame del potere pericoloso. Ma il potere pericoloso si sa che come la coda di una lucertola sarebbe ricresciuto. Ricresceva sempre, una costante che non si sarebbe mai estinta. Come tutti quel giorno, anche io mi stavo dirigendo verso la meravigliosa costruzione che era stata edificata per santificare quell’evento e rendergli i giusti tributi e onori. La mia figura era celata da una semplice cappa nera nel nascondere le mie fattezze e rendermi anonimo quanto il restante pubblico che quel giorno avrebbe assistito a quel tributo di sangue. Nessuna parola da parte del sottoscritto sarebbe stata intonata nel criticare o osannare quell’evento, perché davanti alla morte – che in quegli ultimi anni era diventata scenario comune – bisognava solo riflettere e capire quanto gli uomini fossero più simili a delle bestie che ad esseri donati di parola e ragione. Immerso in quel marasma, mi limitai a prender posto e assistere da comune spettatore a quella follia.


    Jin Yoshida

    Le idee possono essere dure come diamanti, o fragili come pezzi di carta.
    Ottenni l’innata del mio clan, ottenni fratelli, sentendomi legato al mio villaggio grazie al kibaku nendo. Pensavo di essere felice, vivendo come credevo fosse più giusto. Ma tempo dopo, accadde qualcosa che mi fece ricredere: la guerra
    A guidarmi, l’affetto per Iwa, e la voglia di essere riconosciuto come un guerriero della Roccia, un soldato. Mi allenai duramente, ottenendo una forza maggiore insieme a qualcos’altro. Non seppi perché, ma durante le crudeltà della guerra, conobbi un lato di me che pensavo non facesse parte della mia indole: da lì, iniziai a cambiare.
    Tutto ciò in cui avevo creduto, sembrava essere il sogno di un ragazzo che si era frantumato contro la realtà, o forse, solo contro il mio vero io.
    Il motivo per il quale continuavo, per il quale mai mi fermavo, era il desiderio infinito di migliorare. Non sapevo da cosa esso dipendesse, né cosa m’induceva tale volontà, ma lo desideravo con tutto me stesso. Figlio di un clan ormai dimenticato, avevo condotto una vita incentrata prevalentemente su continui allenamenti e prove. Forse volevo semplicemente redimere il concetto di shinobi da quel passato peccaminoso che aveva contraddistinto molti miei avi, o forse solo esser d'esempio a qualcuno, fatto sta che ora come ora, dopo il volenteroso desiderio di servire l'ormai decaduta Iwa, decisi di seguire solo il verbo insindacabile della missione per cui avrei combattuto. Quello che mi spingeva non era riconducibile a nulla, il mio passato si perdeva nella memoria, solo le parole altrui lo creavano. Rinato, forse già morto, sentivo qualcosa scorrermi nel sangue, un potere diverso da qualsiasi altro, un potere che doveva essere liberato. La guerra m'aveva insegnato a sopportare il dolore, a corromperlo, a diventare con esso una singola lama. Il mio volto inespressivo n'era la prova, nessun’offesa mai mi tangeva, solo l'insana gentilezza che avevo ricevuto in dono poteva essere in contrasto con cosa, veramente, dovevo essere. Una macchina, strumento per una nuova nazione che stava sorgendo, colui che ne sarebbe stato al comando, unico punto di riferimento. I lineamenti duri e conformi del mio corpo, struttura formatasi dopo infinite agonie, mi davano un'aria sicura e al contempo incerta. Era tempo d'avviarmi verso il mio futuro, era tempo di riscattare quel ruolo che coprivo e dare nuovamente lustro a esso.
    .

    Fisico


    Nessun lineamento rude è presente sul suo volto, così come la peluria pallida, opportunamente rimossa; folti capelli bianchi - soffre di una particolare forma di albinismo - neppure tanto curati, ricadono sulla sua fronte ampia, dalla carnagione pallida come il resto del corpo. Gli occhi sono di una particolare tinta di blu, più vicina al celeste e resi profondissimi da dei tagli di nero che rendono vagamente inquietante il suo sguardo. Particolare interessante, due lunghi tatuaggi lineari partono dalle spalle, proseguono lungo le braccia e terminano sui dorsi di ogni mano con un motivo che ricorda vagamente un sole stilizzato.
    Il fisico estremamente allenato è spesso coperto con abiti che non mettono in evidenza le sue prestanti doti fisiche -Indossa quasi sempre una tunica bianca, lunga che copre quasi tutto il corpo, i pantaloni stretti ma leggeri sono di colore nero.

    Psicologia


    E’ il modello perfetto di onore, fedele sino alla morte , gentile ed educato verso gli altri, ma spietato e risoluto in battaglia contro il nemico e invasore ed uno spirito di sacrificio accentuato. Basti pensare ai durissimi allenamenti a cui si è sottoposto per sopravvivere al devastante conflitto che ha visto in guerra le cinque grandi nazioni. Questa nuova concezione marziale ha inconsapevolmente modificato il suo stile di vita e i suoi obiettivi.E' l’esempio perfetto di shinobi fedele alla sua patria: il modello perfetto. Dal viso pulito e i principi puri e pronto a tutto per adempiere agli ordini che gli sono stati impartiti, anche a sacrificare la vita delle persone a lui più care sino alla sua medesima. Forse sin troppo rigido e incapace di avere una visione più allargata della realtà che lo circonda, a lui non interessa. Senza illazioni o scuse anche se sensate, il suo unico verbo insindacabile è la missione per cui combatte. E’ di certo una figura esemplare, ma fin troppo ottusa e servile.


    Edited by Danzõu™ - 24/2/2015, 19:14
     
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  9. #Bizzle
     
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    CITAZIONE

    Anche se non avete voglia di leggere tutto, almeno leggete gli ultimi due paragrafi. Vorrei interagire con qualcuno, come leggete, quindi se volete attaccatevi pure da li.



    Braxamundis - 1



    Una delle mie migliori qualità, non che ne abbia tanto, è sicuramente quella di adattarsi. Ero infatti passato da una vita pacifica nel villaggio della foglia all’oscurità ed il sapore di vendetta che offriva Oto, per poi passare ad un auto - esilio nelle montagne subito dopo il superamento dell’esame dei Chunin durato 5 anni fino a.. questo. Non sapevo neanche come chiamarlo. La gente, qui in giro, lo chiama “impero”, ma sinceramente non mi ero ancora fatto un’idea. Come detto, ho passato gli ultimi 5 anni nelle più alte montagne del nord, ad allenare il mio segno, le mie capacità e sopratutto per trovare una pace interiore dopo l’incredibile stravolgimento che la mia vita aveva subito in un arco di tempo molto ristretto. Devo dire che ha sicuramente funzionato. Il mio odio verso il villaggio della foglia si era infatti attenuato. Attenzione, non era sparito, ma diciamo che era mutato, in una forma più matura ed elaborata. Ed io stesso posso direi di essere maturato sia come persona che come ninja, lasciandomi alle spalle le vecchie tecniche imparate e sviluppando un nuovo sistema di combattimento. O meglio, come combattente. Meglio evitare la parola “ninja”, di questi tempi. Questa era infatti una delle maggiori novità: al mio ritorno ho scoperto di essere bandito.

    Non ho avuto esattamente il migliore dei ritorni, anzi, a dire il vero è stato piuttosto scombussolato (fatti narrati in: The New World: Kalendor, free role in arrivo nei prossimi giorni), e nonostante era tornato tra le persone solo da pochi giorni, avevo più o meno capito come andavano le cose e mi ero ambientato piuttosto facilmente. Come prima cosa, alla scoperta di essere bandito così come tutti gli altri ninja superstiti, decisi di cambiare identità. Lasciai alle spalle dunque il mio caro vecchio nome, Amon-Ra Shén, ormai piuttosto famoso nel mondo dei ninja per tutti i fatti accaduti. Ormai molti mi davano per morto, nonostante nel mandato ufficiale risultavo solo come “disperso” (fatti narrati in: The New World: Kalendor, free role in arrivo nei prossimi giorni), e sinceramente questo mi andava più che bene. Decisi dunque per Myto Harakhti. Myto era il nome del vecchio che si prese cura di me in età infantile, mentre Harakhti era semplicemente uno dei nomi di una divinità antica del sole che era conosciuto con tanti nominativi. Un altro di essi era, per l’appunto, il mio vero nome Amon.

    Per quanto riguardava la sistemazione non avevo ancora deciso. Avevo sentito che tutto era cambiato, e l’impero era vastissimo. Tutto ciò mi diede una grandissima voglia di viaggiare, scoprire, e fare esperienze incredibili, anche per scoprire tutto ciò che prima non avevo la possibilità di vedere a causa dei limiti dei villaggi. Di conseguenza la mia idea era quella di vagabondare in lungo ed in largo, fino a trovare poi negli anni una sistemazione ideale. Al momento di trovavo a Louyhong, nel nord del paese, attirato da un manifesto del quale tutti parlavano. Era uno scontro tra gladiatori, due" leggende dell'arena", o almeno così diceva il volantino che girava ormai ovunque per le più grandi metropoli di Kalendor. Chissà, magari si trattava solo di un'esagerazione per attirare pubblico e far cassa, cosa molto probabile. Oppure invece si trattava di due grandi ninja catturati e resi schiavi, cosa altrettanto probabile. Ed era proprio questo che mi attirava maggiormente. A giudicare dalle parole usate, si sarebbe dovuto trattare di due pezzi davvero grossi. Chissà se li conoscevo. Inoltre, mi disgustava quanto impauriva il trattamento che riservavano ai ninja al giorno d'oggi, ma d'altra parte vi era qualcosa che mi attirava a vederlo dal vivo e sentirlo sulla mia pelle.

    Sicuramente tutti gli altri ninja sopravvissuti avrebbero fatto il mio stesso ragionamento, quindi un altro motivo era che sicuramente un evento del genere li avrebbe attirati tutti. Non che volessi amici, anzi, ero un tipo parecchio solitario. Ma perché no, non sarebbe stato affatto male incontrare qualche vecchio “collega”. Infondo la nostra stirpe era ormai inevitabilmente in via d’estinzione, di conseguenza sarebbe stata una saggia idea raggruppare i superstiti. Ma sapevo che sarebbe stata un’impresa mica da poco. Ovviamente anche le guardie imperiali avevano immaginato la nostra presenza, anzi, chissà che non era proprio una trappola per raggrupparci. Di conseguenza sapevo che tutti avrebbero fatto il possibile per nascondersi e proteggere la propria nuova identità. Inoltre, c’è da dire che io, ai tempi dei ninja, non ero certo pieno di amici, anzi, conoscevo ben poche persone. Però contavo sul fatto che la mia storia non era sicuramente passata inosservata tra i più grandi villaggi ninja, quindi sapevo che molti conoscevano la mia faccia. O almeno credevo. L’impero invece non aveva molto informazioni su di me, essendomi dato per dispero per il mio auto-esilio già da prima che tutto questo successe, e sicuramente non conoscevano il mio aspetto.

    Di conseguenza, una volta entrato con discrezione, camminai intorno all’arena prima ancora che i gladiatori entrassero, cercando qualche vecchio compagno. Mi tolsi il cappuccio nero che fino ad ora aveva coperto il mio volto, lasciandolo cadere sul mantello anch’esso nero. I miei lunghi capelli bianchi presero dunque aria, e lasciai scoperta la vistosa cicatrice rossa che mi tagliava l’occhio, cicatrice che mi ero procurato un paio di anni prima a causa di un brutto scontro con un branco di orsi. Altra caratteristica del quale gli imperiali non erano a conoscenza. Vagai dunque per l’arena, scrutando e studiando ogni singolo spettatore che mi ritrovavo davanti, in cerca di una reazione.






    Myto Harakhti






    Edited by #Bizzle - 24/2/2015, 18:01
     
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  10. Imperio III
     
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    CITAZIONE
    Narrato
    Parlato
    Pensato

    Il chiasso della folla stava disturbando non poco Sebastian, così come i riverberi del sole sugli oggetti più comuni che gli ferivano gli occhi costringendolo a scuotere il capo più e più volte. Ad occhi indiscreti quei movimenti potevano essere interpretati come segno di dissenso per quanto stava accadendo, in realtà non glie ne poteva fregare di meno.

    Siete pronti?

    Aveva portato una mano all'orecchio spingendo il tasto della ricetrasmittente, una di quelle in dotazione ai ninja che pattugliavano le frontiere opportunamente modificata per entrare nell'elmo del vecchio, comunque dall'altra parte qualcuno rispose:
    Quando vuoi..

    Sorrise.

    Sedeva composto al limitare dell'arena, per intenderci alle prime file scrutando la figura del vecchio Mizukage, non lo aveva mai incontrato ma la sua fama come ogni altro kage lo precedeva, non poté far a meno di pensare che se fosse stato lui il Mizukage a quest'ora Kiri stava ancora facendo il culo all'impero, quanto cazzo l'avevano gestita male la guerra..

    La sua stazza era completamente avvolta dal manto nero e logoro dei Gufi, non aveva segni distintivi era solo un cencio con cui si copriva da tempo immemore, quest'ultimo però lasciava intravedere i lineamenti appuntiti e grezzi di ciò che v'era sotto, ovvero la sua corazza.

    Il cappuccio era abbastanza ampio per coprire il muso a forma di lupo dell'elmo mentre per quanto riguardava la Slayer Sebastian non poté che farla sigillare in una versione scala 1 a 30 che teneva al collo, una piccola immissione di chakra e l'arma sarebbe tornata alle sue dimensioni originali...

    mhm..

    Mentre attendeva l'entrata dell'altro iniziava ad agitarsi, si sentiva a disagio.. più precisamente spoglio. Era la prima volta che non aveva con se la Slayer e senza quell'enorme arma si sentiva indifeso, nonostante fosse uno dei superstiti più potenti vestito da una corazza impenetrabile non poteva che pensare alla sua amata spada.

    Mi domando come reagiranno.
    Portò di nuovo la mano all'orecchio, un bip insistente lo stava assillando da qualche secondo:
    Trovati?
    Trovati.

    Sorrise. Dove sono?
    Su di un altopiano nei pressi dell'arena.

    l'ex Gufo scrollò le spalle:
    Ho sempre odiato questi approcci così defilati.. i ninja non cambiano mai!

    Doveva aver parlato a voce troppo alta perche quel ragazzino di fianco a lui lo stava guardando titubante, di tutta risposta il vecchio scostò un poco il cappuccio lasciando intravedere al ragazzino l'elmo grugnendo, inutile dire che il bambino si spavento a morte stringendosi alla gamba della madre che, per inciso, stava saltellando agitando le braccia urlando a squarcia gola.

    Mi hai sentito?

    Tornò a prestare attenzione alla voce aldilà della ricetrasmittente:
    Ripeti.
    Niente.. pensavo solo che.. sei sicuro?
    Preoccupatevi per voi.
    Ci siamo già messi l'anima in pace, sappiamo cosa pensi di noi, è che.. non potevamo farci sfuggire quest'ultima occasione. credo stia per iniziare, prendiamo posto ed aspettiamo il tuo segnale.

    Bene, passiamo in silenzio radio.

    Non restava che attendere.


    CITAZIONE
    Aspetto: Vestito di un manto nero logoro e cencioso, il cappuccio ampio sulla testa nasconde i lineamenti del volto. Indossa una corazza pesante che fa apparire i suoi contorni sulle spalle spigolosi.
    Sebastian è un ex-ninja di Oto, un Gufo per la precisione, ha sempre condotto due vite parallele fino a quando l'impero non glie le ha portate via entrambi, ora come ora, è meglio girargli alla larga.

     
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  11. Davide|
     
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    @chihavoglia

    Cammina spedito verso l'arena. Tanti ne hanno visti i suoi occhi, ma mai tra due leggendari. E' curioso di sapere chi fossero i due combattenti ninja che si sarebbero scontrati quel giorno in arena. Ha buttato alle spalle la sua vita da ninja per necessità, ma non può far finta che la faccenda non gli riguardi: deve andare a vedere quello scontro.
    [...]
    Entrato nell'arena, cerca subito di posizionarsi "comodamente" vicino ai due contendenti, rimamendo in piedi. Non ne ha la certezza, ma probabilmente si è perso la parte iniziale dove viene fatta la presentazione dei due guerrieri. Non aguzza lo sguardo, la sua pessima vista non gli permetterebbe comunque di distinguere adeguatamente il volto dei presenti. Nota che uno dei due è armato di spada e scudo, l'altro invece non impugna il proprio equipaggiamento come a disprezzare le armi. Quasi sorride al pensiero che probabilmente lui avrebbe fatto la stessa cosa. Toccando la spalla del tipo alla sua destra:

    Sai per caso chi sono quei due?
    CITAZIONE
    Aspetto: camicia bianca, pantaloni blu, giacca blu, sciarpa blu. Occhio destro viola, occhio sinistro lilla. Capelli bianco neve. Mano destra fasciata.
    Post breve non a caso. Sto cercando di emulare i gdr cartacei, voglio ottenere lo stesso "effetto". Vediamo che esce fuori
     
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  12. Saga D
     
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    Devo andare, ma stanotte, prometto, ti troverò un posto! Ma ora basta, devo andare davvero, c-ci vediamo più tardi.

    Un sorriso imbarazzato aveva tradito quel ragazzo, un giovane soldato imperiale, che l'aveva ospitata negli ultimi due giorni.
    Come era riuscita a naufragare lì proprio non lo sapeva. Quando si era imbarcata nella piccola Dhow di famiglia, una imbarcazione a vela dove quattro persone già starebbero strette, sperava semplicemente di raggiungere Niethlung.
    Isolata, e sola da ormai una settimana, decise che non poteva più aspettare, avrebbe dovuto attraversare una piccola porzione d'oceano, e raggiungere la terraferma. Avamfell era deserta: senza la sua famiglia, e senza il vecchio, era diventato impossibile sopravvivere. Non sapeva navigare, ma ormai pianificava il viaggio da una settimana. Insomma, Niethlung era a poco più di 20 km di navigazione, cosa poteva andare storto?

    Si era risvegliata poco distante da Louyhong, un giovane soldato le faceva la respirazione bocca a bocca, e la aiutava a riprendersi. L'aveva trovata pattugliando la zona e non c'aveva pensato due volte a soccorrerla. Era stato lui a offrirle una stanza in cui dormire, lasciandole il letto e accontentandosi del pavimento, ma ora doveva andare a compiere il suo dovere.
    La lasciò sola, per andare a sorvegliare il grande evento al Braxamundis. Non ne aveva parlato molto bene, era un tipo quasi timido e innocente. Si era sempre chiesta cosa ci facesse tra i soldati imperiali, e quanto davvero sarebbe durato. Lei era completamente diversa.

    Cresciuta tra Niethlung e Avamfell, una piccola isola nell'arcipelago di Vaygr, era stata educata al combattimento, alla caccia. Per quanto non le piacesse uccidere, sapeva di poterlo fare senza esitare, se mai le fosse davvero servito. I suoi genitori l'avevano chiamata Saga, in tributo al loro popolo, un nome piuttosto diffuso tra le loro genti.

    Dell'impero non sapeva molto. Temeva il peggio, e non era sicuro di volerlo vedere. Braxamundis. I prigionieri, macchiatisi di crimini di guerra, si redimevano tramite combattimenti mortali nell'arena sabbiosa di Louyhong. Per i Saga i duelli mortali non erano certo un problema, ma costringere i propri prigionieri ad affrontarsi? Non volle immaginare... sicuramente anche alcuni Saga erano stati messi l'uno contro l'altro.
    Una parte di lei voleva dimenticarsi di tutto quello, ma un'altra la attraeva come magneticamente verso il Braxamundis. Come un prurito, nell'anima, che ti devi togliere assolutamente. Qualcosa di orrendo che non vorresti mai vedere, ma non riesci a trattenerti dal farlo.






    L'arena era molto più grande di quanto aveva immaginato. Gli spalti, ricolmi di persone, ospitavano gli spettatori più diversi e improbabili, qualche inventore di Neagora, contrariato dalla barbarie ma incuriosito dall'evento, monaci combattenti di Chomandu, rispettosi del concetto stesso di lotta e onorati di essere presenti, ricci mercanti di Florentia e Niethlung, presenti più per esporre il loro prestigio agli occhi di tutti.

    Lei, a metà tra l'orripilato e il curioso, stava con molti altri guerrieri nella Piazza Alta. Non aveva idea di chi avrebbe combattuto, e quando i due guerrieri emersero dalle prigioni sotterranee, accolti da enormi boati, restò ugualmente all'oscuro, e si chiese se per tutti i prigionieri la folla acclamava così vigorosamente. Molti spettatori nella piazza grande, per qualche motivo, celavano il volto dietro a scuri cappucci. La inquietavano: cosa avevano da nascondere? Erano pericolosi? Si sentì terribilmente ignorante, isolata, fuori dal mondo. Non aveva un amico, al massimo una conoscenza. Lo vide, il ragazzo che le salvò la vita, era tra gli spalti, molto più in basso, a sorvegliare la folla.

    Nel frattempo, il combattimento era cominciato. Il guerriero dai capelli lunghi e bianchi aveva vomitato un insulto abrasivo verso il suo avversario, senza nemmeno dargli il tempo di replicare, poi un boato, e la sabbia dell'arena che si alzava. Portò istintivamente le mani alle orecchie, ma era già troppo tardi, un fischio già le ronzava nelle orecchie.

    Ha poggiato le mani a terra... e la terra ha risposto? Non è possibile... per gli dei...

    Non aveva mai visto niente di simile in vita sua. La sua gente era famosa per l'anima guerriera e l'abilità con le spade, conoscevano molte armi, ma nel suo piccolo non aveva mai visto qualcosa di simile. Era... stregoneria? Sgranò gli occhi, famelica di saperne di più, cos'altro sarebbe successo? Si guardò attorno e notò subito che molte persone non erano stupite da quanto era appena successo. Voleva dire che erano capaci di fare lo stesso? Non credeva ai propri occhi...



    Saga Dharmuid



    Bionda, lineamenti duri da Saga, occhi di ghiaccio, fisico tonico e coperto di cicatrici.
    Alta 1.75, veste in cuoio e pelliccia.

    Background



    Appartenente al popolo dei Saga che abita l'arcipelago di Vaygr.
    Nata ad Avamfell, piccola isola nell'arcipelago, cresciuta tra Avamfell e Niethlung.
    La sua famiglia era partecipe all'attacco dei Saga contro Kameyama, e la lasciò sola con "il vecchio", il membro più anziano del clan.
    Non tornarono. Tutt'ora non sa dove sono, ma assume che siano morti nell'offensiva, ma non è certa.
    Il vecchio la lasciò, spegnendosi in una notte di luna, nove giorni fa.Rimasta sola, si imbarcò per raggiungere Niethlung ed esporsi alla società, per scoprire se le sue genti erano ancora lì o se l'impero aveva sterminato tutti.
    Naufragò invece a Louyhong, e venne salvata da un soldato imperiale, a cui non ha ancora rivelato la sua identità, anche se lui ha i suoi sospetti e i lineamenti la tradiscono.

    Carattere

    Prudente, solitaria per costrizione. Non può svelarsi troppo perchè non sà quale sia la sua posizione nel mondo: cos'è successo ai Saga? E' finita la guerra? E' al sicuro?
    Spaventata e disorientata, ma determinata e combattiva. Si aprirà istintivamente a chiunque, per poi chiudersi velocemente e passare sulla difensiva.



    Edited by Saga D - 27/2/2015, 01:06
     
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  13. * Kairi *
     
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    @chiunque
    Se non avete voglia di leggere tutto leggete l'ultimo paragfrafo.

    Viola pensato d'altri

    Quando il butai vinse la guerra Namine e Kairi erano già lontane dalla vecchia Kiri.
    Dopo l'esame genin di Kairi avevano deciso di partire ad esplorare la terra ferma dato che nessuna delle due era mai stata oltre il mare di Kiri.
    Avevano attraversato molte terre e parlato con molti altri ninja. La guerra non procedeva bene e il butai sembrava prossimo a vincere.
    Kairi e Namine non se ne preoccupavano e continuavano a viaggiare. Nessuna delle due l'avrebbe mai confessato all'altra ma il reale motivo del viaggio era la ricerca dei genitori di Kairi. Stavano investigando.
    Namine,oltre ad addestrare Kairi nella lotta corpo a corpo e nel controllo del chakra, addestrava la ragazza allo spionaggio. Cercare informazione,elaborlarle e mettere insieme un piano. Creare strategie. Cose per tenere impegnata la mente oltre che il corpo.
    Kairi era cresciuta negli ultimi mesi e ora la sua struttura fisica era in tutto e per tutto quella di una donna. Si era alzata di qualche altro centimetro ed ora era quasi 1,70 metri. L'esercizio le aveva fruttato un corpo tonico e scattante. I suoi capelli biondi non le piacevano molto così aveva deciso di tingerli di un castano chiaro e aveva deciso che avrebbe portato solo abiti neri. Davano meno nell'occhio.
    Quando il butai vinse la guerra loro si trovavano in quella che sarebbe diventata la regione di Arcadia. Erano in bosco e quando si avvicinarono ad un villaggio sentirono le voci che giravano e capirono che loro,essendo ninja,non era più benvolute da nessuna parte. Tornarono nel bosco e iniziarono una nuova vita a contatto con la natura. Ogni tanto passavano altri ninja sopravvissuti che magari si fermvano con loro qualche giorno. Ma per la maggior parte del tempo Kairi e Namine cercavano il contatto con la Natura. E cosi tra addestramenti e meditazioni passavano il loro tempo.

    Erano passati alcuni anni ormai,l'Impero era stato costruito e una nuova era si apriva davanti a loro. Non era una giornata particolarmente diversa dalle altre ma Kairi sentiva l'aria frizzare. Svegliò subito Namine.
    Namine la senti? Quest'aria frizzante? Sta succedendo qualcosa.
    Mmm ceerto Kairi,l'aria frizza. Ora dormo eh?
    Kairi capì che la sua matrigna non si sarebbe alzata tanto presto e decise di inoltrarsi nella foresta.
    Kairi si sentiva seguita e spiata ma non individuava assolutamente nulla attorno a se. Trovò una piccola radura e si fermò al centro di essa. Chiuse gli occhi e si concentrò sulla vita intorno a se.
    Tutto è uno e uno è tutto. La natura non mi ferirà se io non ferirò lei.
    Con questro tantra nella mente Kairi si immergeva nella natura circostante. Ad un certo punto avvertì qualcosa che le toccava il ginocchio,aprì di scatto gli occhi e si trovò davanti un cucciolo di quella che sembrava una piccola pantera.
    Sembrava voler essere accarezzata e Kairi tese una mano verso di lei. Questa strofinò il muso sul palmo della sua mano iniziando ad emettere versi che potevano essere fusa se fosse stato un tenero micino ad emetterle. Ma era una piccola pantera e Kairi non sapeva bene cosa fare. Se la mamma fosse venuta a cercarla Kairi sarebbe stata nei guai: non poteva uccidere una pantera senza inimicarsi la natura. Si può uccidere solo per necessità di nutrimento e questo non ne era il caso. Decise di tornare a casa,di sicuro non l'avrebbe seguita così a lungo. Ma Kairi sbagliava e arrivata ai piedi dell'albero,su cui era costruita la casa, la panterina era ancora dietro di lei come un'ombra. Era sempre più confusa e decise di salire da Namine. Sicuramente non sarevve riuscita a salire fin lassù da sola. Ma Kairi sbagliava ancora,la trovò sul davanzale appena mise piede dentro casa.
    Merda. Ora quando si sveglia esce di testa
    Pensò Kairi guardando Namine dormire.
    Namine per favore svegliati,abbiamo un grosso problema
    Cos'hai combinato Kairi? Solo tu puoi fare guai in una foresta.
    Namine si alzò e stropicciò gli occhi. Poi guardò fuori dalla finestra e notò la panterina sul davanzale. Balzò in piedi e guardò Kairi stralunata.
    Cazzo. Dovevo aspettarmi che sarebbe successo. Vedi tesoro anche tua mamma aveva questa capacità. Una rara affinità con gli animali. Aveva anche lei un compagno peloso per la vita. Mi sa che lei ti ha scelto. Puoi solo tenerla.
    Tenerla? Mi aspettavo uscissi di testa. Come posso tenerla? Diventa grande lo sai? Cosa dovrei fare? Come posso non farmi mangiare? Mia madre? Anche lei? Cazzo.
    Calmati Kairi,puoi comunicare con lei. Se le parli lei ti capisce e tu capirai lei. Non chiedermi come ma è così.
    Kairi era sconvolta e automaticamente andò verso la panterina la prese in braccio e notò un "piccolo" particolare.
    Abbiamo detto lei ma è un lui. Lo chiamerò Axel. Si Axel mi piace. Shaoo piccolo Axel.
    Kairi iniziò a parlare al felino con vocine stupide e lo coccolò per svariati minuti.
    Poi chiese a Namine
    E adesso come posso riuscire ad addestrarlo? Adesso è cucciolo ma crescerà e per quanto io possa parlargli non so nemmeno cosa dirgli.
    So che potrebbe spaventarti ma l'unica soluzione è avvicinarci ad un centro abitato. Qui tutti vivono in contatto con la natura e non dovremmo dare nell'occhio nemmeno col cucciolo. Cercheremo informazioni e aiuto.
    So che non ci sono altre soluzioni,quindi... Partiamo!
    Namine non disse altro e iniziò a preparare due sacche con il necessario,Kairi andò nella loro stanza a prendere i mantelli lunghi e qualche vestito di ricambio. La madrina aveva già finito di sistemare le sacche,Kairi le porse i vestiti che vennero aggiunti alle provviste e alle varie cose utili: un paio di kunai e shuriken,avvolti in una sciarpa per non far rumore, un paio di torce, e due accendini. Oltre ad un pacchetto di sigarette. In tutti quegli anni le due donne non si erano ancora tolte il vizio,l'unica cosa diversa era che ora fumavano quello che trovavano e non quello che desideravano. Quello era uno degli ultimi pacchetti che avevano,avevano preso una scorta per anni nell'ultimo villaggio in cui erano passate. Era appena finita la guerra e nel paese del fuoco nessuno si curò di due ragazze che razziavano sigarette. Avevano fatto la cosa sbagliata,ma ne avevano bisogno e non avevano toccato i soldi o le provviste del villaggio.
    Saremmo dovute comunque tornare presto in una città. Speriamo vada tutto bene,da dopo la guerra abbiamo incontrato solo ninja che fuggivano o civili sopravvissuti che si erano persi tra i boschi. Noi ninja non siamo più ben visti,ora che è nato questo Impero.
    Mentre Kairi si perdeva tra i suoi pensieri anche Namine rifletteva.
    Mi sono sbagliata in tutti in questi anni,dovevamo dimenticarci delle nostre vecchie vite e ricostruircene una nelle nuove città. Ora saremo sempre due forestiere ovunque. Come faremo arrivate in citta?
    Tutte e due si riscossero e si guardarono,nei loro occhi la paura era speculare. Il silenzio fu interrotto dal piccolo Axel che cercando di saltare sul tavolo aveva rovesciato una sedia.
    Sobbalzarono entrambe al rumore,poi si sorrisero e mentre Kairi sistemava la sedia Namine prese le sacche. Indossarono i mantelli ed uscirono.
    Dirette verso la civiltà,o almeno così speravano,con Axel che saltellava dietro di loro.
    Dopo vari giorni di cammino la foresta sembrò aprirsi e in lontananza scorsero un albero gigantesco. Iniziarono ad accellerare il passo,sicure di essere vicino ad una meta. Dopo qualche ora giungerso all'ingresso di questo enorme albero,doveva essere la capitale del territorio. Era davvero gigantesca,ed era bella in un modo incredibile. Videro le guardie all'ingresso e si scoprirono i volti,le guardie le guardarono e senza fare domande le lasciarono entrare. L'interno della città era incredibile. E per prima cosa decisero di andare a mangiare qualcosa.
    Trovarono un ristorante nella via principale ed entrarono. Si sedettero in tavolo piuttosto angolato,sistemate le cose e fatte le ordinazioni Kairi andò in bagno.
    Mentre si lavava il viso sentì gli scorci di una conversazione sussurata in uno dei bagni.
    Ragazza 1
    Massi ti dico che sono sicura. Gli ex ninja si stanno radunando a Louyhong,il presidio imperiale situato in Ephiora.
    Ragazza 2
    Anche se fosse vero non ci deve interessare. Potrebbero ucciderci solo per essere a conoscenza della cosa.
    Poi le ragazze uscirono dal bagno,quando la videro assunsero
    un'espressione terrorizzata e Kairi per calmarle fece loro l'occhiolino e sussurò
    Tranquille,sono come voi
    Tranquillizate le ragazze si lavarono le mani ed uscirono dal bagno.
    Kairi riflettè sulle loro parole,doveva dirlo a Namine. Subito.
    Uscì dal bagno e seduta a tavola fece finta di nulla.
    Una volta uscite dal ristorante Kairi spinse la madrina in un vicolo e le disse ciò che aveva sentito.
    Perfetto,dobbiamo trovare una mappa e dirigerci li. Immediatamente. Tu cerca la mappa e le sigarette,io prendo il resto. Tra mezzora qui.
    Non aspettò risposta e corse via. Kairi la imitò dopo qualche via a caso trovò un...tabacchino? Vendevano solo tabacco sfuso con cartine marroncine e trasparenti e filtri in cotone. Non sapendo che altro fare Kairi fece scorta di quelle cose.
    Imparerò a rollare.
    Chiese una mappa del paese e la gentile signora le regalò la sua.
    Grazie mille,gentilissima
    Tornò all'ingresso e dopo qualche istante arrivò anche Namine.
    Trovato tutto! Partiamo!
    Perfetto,andiamo. Dobbiamo marciare in fretta. Sembra lunga la strada.
    Si misero in cammino.
    Viaggiarono evitando le grandi città,fermandosi solo nei villaggi. Dopo qualche settimane giunsero al confine con Ephiora e in un paio di giorni giusero a Louyhong.
    Cercarono subito una locanda dove mangiare e riposare. In queste settimane Axel era raddoppiato di dimensioni e sembrava sempre di meno un dolce micetto. Mangiava una quantità spropositata di carne e mantenerlo era come mantenere due persone. Ma Kairi gli voleva bene,avevano legato molto e ora non si separavano mai. Nemmeno quando Kairi andava in bagno,Axel la seguiva e aspettava fuori dalla porta.
    Nella locanda mangiarono e andarono a riposarsi.
    Domani andremo in giro a cercare informazioni su di te e su quello che sta succedendo. Per ora riposiamoci.
    Sono d'accordo,dormirei per sempre.
    Detto questo scivolarono tutti e tre in un sonno profono.


    Il mattino dopo Kairi si svegliò per prima e decise di uscire insieme ad Axel. Appena uscita notò il manifesto. Chiese informazioni per l'arena e ci andò correndo. Sperava di trovare qualcuno di Kiri,Bob magari.
    Entrò nell'enorme arena guardandosi attorno spaesata. Non riconosceva il volto di nessuno e si mise in un angolo con il volto scoperto sperando che qualcuno andasse da lei. Axel si sedette al suo fianco,paziente.

    Aspetto fisico
    Una ragazza alta 1,70 circa,capelli lunghi di un castano chiaro,occhi neri e profondi. Indossa un lungo mantello nero aperto che lascia vedere un vestito sempre nero gotico. Ai piedi i suoi immancabili anfibi in pelle,neri.
    Profilo Psicologico
    Di natura schiva,ma in situazioni come questa farebbe amicizia anche col muro. Se pur timidamente. Non molto abile nei convenevoli.
     
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  14. Scaar
     
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    @Davide|



    Ad occhi chiusi le orecchie si riempivano delle urla assordanti. AMmaZAa SErPE. sTaCcaAGlI lA tEStA. AgK HaA-wAa. La scimmia aveva ragione, su questo non aveva dubbi: dei serpenti non bisognava mai fidarsi, specie quelli senza testa. Ah no, quello era l'unico modo per ammazzarli. Zack, un taglio netto. Le voci nella sua testa non erano mai state nella sua testa. Era il suo udito ultra-sviluppato da ninja del cazzo a fottergli il cervello. cRiMInALi, rEDenZione. wUndEBar. PerCHè. FoLLIa? Non conosceva quella parola. Cioè no. Non sapeva rispondere allla domanda. Perché i criminali hanno bisogno di redenzione? A qualcuno è mai passato per la testa che a loro piaccia quel che fanno? Pensate ai politici. Quelli si che andrebbero puniti. SAI PER CASO CHI SONO QUEI DUE? Mano sulla spalla, questa era vicina e assordante. Si voltò verso il ragazzo alla propria sinistra.

    Non urlare ragazzo, ci sento ancora benissimo, sai.

    Qual'era la domanda? Ah due, quelli lì. Chi sono. Lo sapeva? Li guarda. Ah si. Ah.

    Serpe del cazzo è sicuramente Subuza, capo di Oto. L'altro è quello di Kiri. Erano insieme quella volta, quando c'era il serpente gigante. Non serpente, quella cosa. Il Levianato, qualcosa. Però allora erano amici. Strano.

    Le parole si mischiarono ai pensieri nella sua bocca e il suo interlocutore era già dimenticato. Lo scontro sarebbe stato interessante. Non aveva mai visto Subuza perdere, quindi- Momento, Kyle faceva mosse strane e il pubblico sapeva ululare. Ololare, avevano fatto "ooooh" non "uuuh". SuDiCI iMpeRiIali. sEerPE SchIFosA. Gli imperiali non dovevano tenerci particolarmente all'igiene e i serpenti obiettivamente sono-
    BoOoOoOoOMm.


     
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  15. Davide|
     
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    @Scaar

    Kyle è nell'arena?


    Risponde incredulo. Non aveva notato che il Mizukage del Villaggio della nebbia era in quell'area a dare spettacolo per quella massa di porci sugli spalti. Guarda fisso negli occhi il ragazzo, poi sposta lo sguardo verso l'arena e pensa per lunghi secondi.

    Comunque si dice Leviatano, non Levianato...

    Precisa l'ex ninja. Erano ricordi vivi nella sua mente.

    E non erano amici. Collaboravano, diciamo.

    Probabilmente quel tipo si sarebbe chiesto come mai uno sconosciuto fosse a conoscenza di tutte queste informazioni, ma non sarebbe stato un problema rispondere. Si chiude per qualche secondo, assentandosi mentalmente dal luogo. Riflettendo su cosa sta accadendo, chiede altre informazioni, magari quel tipo sa.

    Come li hanno catturati?
     
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78 replies since 23/2/2015, 22:36   2128 views
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