BRAXAMUNDIS

Vita o Morte

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. Danzõu™
     
    .

    User deleted


    Narrato l °Pensato ° l Parlato

    Per me si va ne la città dolente,
    per me si va ne l'etterno dolore,
    per me si va tra la perduta gente.
    Giustizia mosse il mio alto fattore;
    fecemi la divina podestate,
    la somma sapïenza e 'l primo amore.
    Dinanzi a me non fuor cose create
    se non etterne, e io etterno duro.
    Lasciate ogne speranza, voi ch'intrate.




    Le guerre si sa! Ti cambiano, ti trasformano, ti rendono per certi versi più maturo e giudizioso e di conseguenza, ogni sogno che custodisci gelosamente viene sgretolato da una realtà decisamente più cruda che ti impone di crescere. Il periodo dell’infanzia era finito. Se lo era portato via la guerra lasciandoci solo macerie e morte oltre che un mondo, quello degli shinobi , da ricostruire per ottenere nuovamente credibilità. Non sarebbe stato facile, anzi, il difficile veniva proprio ora, nel far si che la gente comune si fidasse nuovamente di quelle stesse figure che avevano portato il mondo quasi al collasso. Ma come si suol dire, per ogni tramonto segue sempre una nuova alba, e questa volta, nella consapevolezza di non ripetere gli errori sciocchi del passato, tutto sarebbe andato diversamente – almeno questa era la speranza. Fratellanza, solidarietà, rispetto reciproco? Mmm, tra villaggi che per secoli si erano dichiarati guerra a vicenda in un conflitto sanguinario dove i cadaveri si contavano più delle nascite? Andiamo, non vivevamo mica nel paese delle fiabe. Le guerre ci sarebbero sempre state, come anche la competizione tra i villaggi; ninja significava arma, vuoi o non vuoi, e nessun puro ideale per quanto nobile avrebbe cambiato tale concezione che si aveva di noi. Certo! qualcosa andava cambiato, almeno per evitare gli errori di un passato che aveva rischiato di portare la stesa razza umana all’estinzione. Era nostro dovere – almeno dei Kage – trovare un via di dialogo matura per riuscire a convivere civilmente. Bisognava trovare un modo per dare un nuovo inizio a tutto, e quale miglior modo se non quello di offrire dei giochi dove una parte di quei responsabili – che poi alla fine erano solo pedine che seguivano ordini – si sarebbero dovuti affrontare in una competizione sanguinaria nel massacrarsi a vicenda? Li chiamavano giochi, ma il loro vero nome sarebbe stato quello di mattanza, perché di questo si trattava. Dai a una folla un manipolo di uomini e dici loro che sono i reali responsabili, e la stessa folla al pari di scimmie urlatrici inveirà contro di loro giudicandoli colpevoli. La folla non aveva bisogno di sapere la verità, la folla aveva solo bisogno di credere in qualcosa, e quella manifestazione era stata realizzata ad arte per giustificare condanne senza processo. Io mi potevo definire un testimone di quegli eventi seppur non direttamente coinvolto in prima linea. Spettatore involontario di come i vari fatti durante gli anni di guerra si fossero susseguiti in un bizzarro gioco stile effetto domino.

    jpg
    Perché una simile follia?

    E fra quegli stessi criminali offerti a una folla assetata di vendetta, non mi sarei stupito di ritrovare qualche notorietà del vecchio mondo Shinobi, come ad esempio qualche Kage. Alla fine si sa come andavano queste cose, bisognava sempre immolare qualcuno come giustificazione. Se le gazzelle fossero state una fede e se il leone si fosse rivelato il loro dio, avrebbero offerto spontaneamente una di loro per placare la sua avidità. È proprio quello che accadeva fra gli uomini: dalla loro angoscia di massa traeva origine il sacrificio, che per un certo periodo di tempo frenava il corso e la fame del potere pericoloso. Ma il potere pericoloso si sa che come la coda di una lucertola sarebbe ricresciuto. Ricresceva sempre, una costante che non si sarebbe mai estinta. Come tutti quel giorno, anche io mi stavo dirigendo verso la meravigliosa costruzione che era stata edificata per santificare quell’evento e rendergli i giusti tributi e onori. La mia figura era celata da una semplice cappa nera nel nascondere le mie fattezze e rendermi anonimo quanto il restante pubblico che quel giorno avrebbe assistito a quel tributo di sangue. Nessuna parola da parte del sottoscritto sarebbe stata intonata nel criticare o osannare quell’evento, perché davanti alla morte – che in quegli ultimi anni era diventata scenario comune – bisognava solo riflettere e capire quanto gli uomini fossero più simili a delle bestie che ad esseri donati di parola e ragione. Immerso in quel marasma, mi limitai a prender posto e assistere da comune spettatore a quella follia.


    Jin Yoshida

    Le idee possono essere dure come diamanti, o fragili come pezzi di carta.
    Ottenni l’innata del mio clan, ottenni fratelli, sentendomi legato al mio villaggio grazie al kibaku nendo. Pensavo di essere felice, vivendo come credevo fosse più giusto. Ma tempo dopo, accadde qualcosa che mi fece ricredere: la guerra
    A guidarmi, l’affetto per Iwa, e la voglia di essere riconosciuto come un guerriero della Roccia, un soldato. Mi allenai duramente, ottenendo una forza maggiore insieme a qualcos’altro. Non seppi perché, ma durante le crudeltà della guerra, conobbi un lato di me che pensavo non facesse parte della mia indole: da lì, iniziai a cambiare.
    Tutto ciò in cui avevo creduto, sembrava essere il sogno di un ragazzo che si era frantumato contro la realtà, o forse, solo contro il mio vero io.
    Il motivo per il quale continuavo, per il quale mai mi fermavo, era il desiderio infinito di migliorare. Non sapevo da cosa esso dipendesse, né cosa m’induceva tale volontà, ma lo desideravo con tutto me stesso. Figlio di un clan ormai dimenticato, avevo condotto una vita incentrata prevalentemente su continui allenamenti e prove. Forse volevo semplicemente redimere il concetto di shinobi da quel passato peccaminoso che aveva contraddistinto molti miei avi, o forse solo esser d'esempio a qualcuno, fatto sta che ora come ora, dopo il volenteroso desiderio di servire l'ormai decaduta Iwa, decisi di seguire solo il verbo insindacabile della missione per cui avrei combattuto. Quello che mi spingeva non era riconducibile a nulla, il mio passato si perdeva nella memoria, solo le parole altrui lo creavano. Rinato, forse già morto, sentivo qualcosa scorrermi nel sangue, un potere diverso da qualsiasi altro, un potere che doveva essere liberato. La guerra m'aveva insegnato a sopportare il dolore, a corromperlo, a diventare con esso una singola lama. Il mio volto inespressivo n'era la prova, nessun’offesa mai mi tangeva, solo l'insana gentilezza che avevo ricevuto in dono poteva essere in contrasto con cosa, veramente, dovevo essere. Una macchina, strumento per una nuova nazione che stava sorgendo, colui che ne sarebbe stato al comando, unico punto di riferimento. I lineamenti duri e conformi del mio corpo, struttura formatasi dopo infinite agonie, mi davano un'aria sicura e al contempo incerta. Era tempo d'avviarmi verso il mio futuro, era tempo di riscattare quel ruolo che coprivo e dare nuovamente lustro a esso.
    .

    Fisico


    Nessun lineamento rude è presente sul suo volto, così come la peluria pallida, opportunamente rimossa; folti capelli bianchi - soffre di una particolare forma di albinismo - neppure tanto curati, ricadono sulla sua fronte ampia, dalla carnagione pallida come il resto del corpo. Gli occhi sono di una particolare tinta di blu, più vicina al celeste e resi profondissimi da dei tagli di nero che rendono vagamente inquietante il suo sguardo. Particolare interessante, due lunghi tatuaggi lineari partono dalle spalle, proseguono lungo le braccia e terminano sui dorsi di ogni mano con un motivo che ricorda vagamente un sole stilizzato.
    Il fisico estremamente allenato è spesso coperto con abiti che non mettono in evidenza le sue prestanti doti fisiche -Indossa quasi sempre una tunica bianca, lunga che copre quasi tutto il corpo, i pantaloni stretti ma leggeri sono di colore nero.

    Psicologia


    E’ il modello perfetto di onore, fedele sino alla morte , gentile ed educato verso gli altri, ma spietato e risoluto in battaglia contro il nemico e invasore ed uno spirito di sacrificio accentuato. Basti pensare ai durissimi allenamenti a cui si è sottoposto per sopravvivere al devastante conflitto che ha visto in guerra le cinque grandi nazioni. Questa nuova concezione marziale ha inconsapevolmente modificato il suo stile di vita e i suoi obiettivi.E' l’esempio perfetto di shinobi fedele alla sua patria: il modello perfetto. Dal viso pulito e i principi puri e pronto a tutto per adempiere agli ordini che gli sono stati impartiti, anche a sacrificare la vita delle persone a lui più care sino alla sua medesima. Forse sin troppo rigido e incapace di avere una visione più allargata della realtà che lo circonda, a lui non interessa. Senza illazioni o scuse anche se sensate, il suo unico verbo insindacabile è la missione per cui combatte. E’ di certo una figura esemplare, ma fin troppo ottusa e servile.


    Edited by Danzõu™ - 24/2/2015, 19:14
     
    Top
    .
78 replies since 23/2/2015, 22:36   2133 views
  Share  
.