Casa Dolce Casa

-Aethernia-

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    Haseo Kato
    Capitolo 1 - Il Ritorno
    Il sentiero nelle foreste Aldaresi era ben battuto e protetto da numerose pattuglie imperiali, che presidiavano con costanza la strada per assicurare una via sicura ad ogni persona, per raggiungere la capitale dell'impero. Avevo salutato Misaki da un giorno e mezzo, per continuare giorno e notte il viaggio per conto mio. Dopo ben cinque anni, tornavo a casa.. ancora non riuscivo a crederci.
    Alla fine si torna a casa dopo tanto tempo. Papà, Mamma.. sto arrivando!


    Avvistai da lontano la città, continuando a camminare lungo il sentiero che si divideva tra montagne, laghi, fiumi e foreste, incrociando anche un paio di pattuglie, una delle quali era di ritorno e mi lasciò saltare sopra il loro carretto. Mi fecero parecchie domande, cercando di scoprire le mie intenzioni riguardo l'arrivo alla capitale. Anche se l'ingresso alla città era liberalizzato questo non significava che i controlli fossero del tutto assenti. Erano in tre, uno guidava i due puledri, gli altri due seduti sul carretto che imbracciavano le armi. Gli raccontai chi era mio padre e subito si agitarono perché da quando erano entrati nell'esercito avevano sentito parlare di lui come un tipo molto rigido e non sapevano neanche che avesse un figlio. In effetti erano dei ragazzi abbastanza giovani, con al massimo quattro anni in più di me.
    Già.. chissà se si ricordano ancora di me.
    La malinconia era molta, anche perché per tutti questi anni non avevano mai fatto nulla per avere qualche informazione su di me, o se fossi ancora vivo. Inoltre, c'era anche da dire che quello che era successo all'arena del Braxamundis mi aveva portato a dubitare di tutte le mie convinzioni. Probabilmente era anche quello uno delle cause del mio stato d'animo.


    Arrivammo in città verso le undici del mattino, salutai i ragazzi della pattuglia e mi diressi verso la via principale. Affacciata sul golfo, la città godeva di una risorsa d'acqua pulita infinita, che veniva sfruttata per creare fontane e giochi d'acqua in tutte le piazze. Lo sfarzo e la comodità erano i padroni di ogni angolo della città. Camminai, ammirando e respirando quei posti che un tempo erano casa mia. Restando sconcertato che in cinque lunghi anni il tutto non era cambiato per niente, se non l'insegna di qualche negozio. Lungo le vie del centro il chiasso del mattino era già assordante e i turisti, venuti da ogni parte del continente, riempivano quelle strade, attirati da ristoratori e negozi locali.


    Decisamente diverso dal vivere tra boschi e montagne! -svoltai sulla sinistra, cercando di fare mente locale- ecco, dovrebbe essere questa se non sbagli.. fammi controllare i nomi. Bingo!
    Mi avvicinai al portone di quell'abitazione, suonai il campanello, attendendo poi che il portiere facesse il suo lavoro. Il palazzo era alto quattro piani, più una veranda privata sul tetto, che di fatto costituiva un quinto piano. Li viveva tutta la mia famiglia, i miei genitori, i miei zii e i miei cugini. Per chissà quale motivo sembrava non esserci nessuno.


    Il portiere arrivò, chiedendo chi fossi, al che tolsi il cappuccio della veste: Salve signore, lei è?
    Buongiorno signor Kudo! Come fa a non ricordarsi di me? Sono Haseo! -il portiere e maggiordomo di famiglia pareva incuriosito e sbalordito dalla mia presenza, anche per il modo in cui mi ero rivolto a lui- Davvero non mi riconosci?
    Che il cielo mi fulmini.. quanti anni sono trascorsi signorino Kato? E' cresciuto moltissimo! -Finalmente mi aveva riconosciuto. Gli saltai addosso, abbracciandolo- Già, sono ben cinque anni che manco da casa. Lei come sta?
    Iniziammo a conversare, ma qualche secondo dopo che il portone meccanico si chiuse da solo, questo si riaprì, per far entrare una donna con buste su buste per le mani. Non ci fu' bisogno di parlare, di spiegare, niente di niente. Iniziai a piangere, sempre di più, fino a quando non corremmo l'uno verso l'altro. Era rimasta uguale a quando mi aveva salutato cinque anni prima, proprio in quel luogo: ora un po' più bassa di me, capelli tra il biondo e il castano chiaro, simili ai miei. Era una donna piccola, con i lunghi capelli arruffati, ma dotata di una forza sovrumana e capace di un'amore sconfinato.
    Ma..mamma.. -lasciai il mio zaino a terra, correndo in lacrime verso di lei- Mamma!
    L'abbracciai forte, facendole cadere le buste dalle quali uscì della frutta che rotolò sul pavimento di legno, cogliendo tutto l'amore che fluiva da lei irruente come una cascata. Sarei potuto restare li per ore, giorni, anni. Ma quando anche lei mi abbraccio, fui spinto dal guardarla negli occhi. Erano azzurri, profondi, bellissimi. Le lacrime scendevano dai suoi occhi come un fiume in piena.
    Figlio mio.. figlio mio.. figlio mio.. che regalo magnifico che mi ha fatto il destino.. grazie!
    Ad ogni parola, il suo abbraccio diventava sempre più forte, ma non era mai abbastanza per me.. non sarebbe mai stato abbastanza in quel momento. Restammo li a terra per almeno dieci minuti, fino a quando mia madre iniziò a parlare per prima.. dicendo qualcosa di diverso dal "mi sei mancato/a" che ci stavamo dicendo fino a quel momento. Mi invitò a salire.. di entrare in casa mia, in casa nostra. Il signor Kudo, intanto, era tornato ridendo sotto i baffi alla sua postazione. Entrammo in casa, era leggermente diversa da come la ricordavo, ma era sempre enorme e molto ottimizzata nello spazio. Entrai in camera mia, spogliata di tutti miei ricordi e adibita a studio. La delusione crebbe in me, ma d'altronde non potevo farci nulla. Tornai in sala da pranzo, dove mia madre stava apparecchiando per il pranzo della giornata, con un sorriso a trentadue denti, dove finalmente poteva aggiungere il terzo posto alla tavola. Ero un uomo ormai, ma non mi ero mai accorto di quanto mi fosse mancata la mia mamma e vederla me lo stava facendo ricordare secondo dopo secondo.
    Erano anni che sognavo questo momento Tesoro, vedrai che tuo padre sarà felicissimo di vederti! -disse lei mentre mi misi seduto, titubante riguardo a quelle parole pronunciate poc'anzi- Si.. sicuramente non s'aspetterà mai il mio ritorno proprio oggi!
    Si.. quale uomo si aspetterebbe mai che il proprio figlio torni in casa lo stesso giorno del cinquantesimo compleanno della propria moglie.


    Edited by Ryuk* - 1/1/2016, 15:53
     
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    Haseo Kato
    Capitolo 2 - Riconciliazione
    07NijcQ
    La malinconia che provavo in quel momento era davvero senza pari: sentivo il disperato bisogno di incontrare mio padre dopo cinque lunghissimi anni, ma allo stesso tempo sapevo che non sarebbe stato un'incontro felice. Ad ogni modo, mia madre una volta seduto cominciò a parlare, chiedendomi come avessi trascorso questo tempo lontano dalla mia famiglia. Gli raccontai dei monaci, e del duro addestramento tra le montagne. Giorno dopo giorno, allenamento dopo allenamento, meditazione dopo meditazione. In cinque anni il mio corpo era stato forgiato all'uso delle arti magiche del vento e alle armi corte, come i pugnali. Sapevo combattere e ne avevo dato dimostrazione anche. Però evitai di dirgli che le mie due prime esperienze fuori dai templi dell'aria furono quasi mortali. Sempre meglio nascondere certe cose alle proprie madri.

    [...]

    La porta infine si aprì, emettendo un cigolio tipico di cardini da oliare. Il mio cuore iniziò a battere all'impazzata e l'ansia salì rapidamente,. Era sempre stato così, mio padre: altezzoso, duro, schietto e senza peli sulla lingua, libero di trattarti come una sua proprietà. Ricordo ancora il giorno che mi mise davanti a "quella scelta", mentre mi trovavo a piangere sul letto di camera mia, dopo che nella scuola dei bulli mi avevano pestato a sangue, perché quel giorno mi rifiutai di dargli la mia merenda. La sintesi? mai giorno per mio padre fu più perfetto di quello per ascoltare una notizia del genere, dopo che il suo superiore lo aveva incaricato di gestire affari minori rispetto alle sue solite mansioni, solo perché durante una riunione aveva fatto un rapporto che non gli era andato a genio. Così, entrò in stanza mentre lucidava le sue armi, pronto per partire, e lanciandone una addosso a me, che si conficcò nella spalliera del letto.
    "Se vuoi essere mio figlio, devi imparare a combattere come un uomo e a difendere quello a cui tieni. Alla tua età già ero in mezzo alla strada a guadagnarmi da vivere, tua madre già badava ai suoi tre fratelli minori come se fosse la loro madre. Quindi devi decidere adesso: puoi sottoporti ad un duro allenamento e tornare qui da uomo, oppure essere ripudiato da una delle famiglie che hanno portato allo splendore l'antico impero? Se accetti verrai in viaggio con me, fino agli alti monasteri di Ephiora, dove potrai iniziare il tuo addestramento. La vita dura delle montagne ti farà bene, non posso lasciare che il mio erede sia un fannullone e uno smidollato."

    Almeno queste sono alcune delle parole del discorso che mi fece. La situazione fu abbastanza tragica: immaginatevi voi un ragazzino di 12-13 anni in una situazione del genere, obbligato a lasciare la sua famiglia e i suoi affetti dal suo stesso padre. Da quel giorno la mia vita avrebbe percorso tutta un'altra strada, altrimenti ora mi troverei come Jericho, che ha passato la sua vita a studiare, senza nulla togliere alle sue capacità, sia chiaro.

    Ciao Tesoro, ho una sorpresa per te, aspetta che poso la giacca. -disse- Oh grazie amore, non dovevi scomodarti! -rispose lei- Tzé, con me al massimo si presentava il giorno dei miei compleanni. Questa era una cosa che avevo dimenticato col tempo..

    Era andato al lavoro anche oggi: lui lavorava sempre.. sempre! e quando non era in missione andava comunque al lavoro, ad allenare le nuove reclute o a tenere riunioni. Almeno così aveva sempre detto lui e quindi c'aveva fatto pensare.

    Guarda che ti ho portato: una bella torta di...

    Entrò nel salotto, vedendomi seduto alla destra del suo posto, a capotavola. Per la prima volta nella vita lo vidi sorpreso, ma non saprei descrivervi il suo stato d'animo in altro modo se non usando l'aggettivo di "esterrefatto". Era rimasto bloccato all'entrata della cucina, guardandomi dritto negli occhi, con questa torta tra le mani e l'aria stanca, come se anche quella giornata non fu delle migliori per lui. Il che mi dispiaceva sicuramente, sarcasticamente parlando.La voce tremò mentre riprese a parlare- c, compleanno. -completò la frase, fissandomi negli occhi, senza riuscire a parlare.

    Salve Padre.. ti trovo in splendida forma, anche dopo tutti questi anni!

    Decisi che era il momento di incalzare visto il suo stato catatonico: alla fine cosa potevo aspettarmi da una persona come lui, se non una fermezza talmente tanto grande da impedirgli di aprire il suo cuore e di provare delle reali emozioni con me.

    Allora amore, come è andata oggi al lavoro? -mio padre si fermò un attimo, per poi guardarla- bene, benissimo direi. Abbiamo tre nuove reclute che non sono niente male e una è davvero abile nell'uso della spada. Se continueranno così faranno presto carriera.

    Interessante Padre.. quindi altri giovani pronti per entrare tra le fila imperiali. Chissà chi vincerebbe tra me e questo tipo bravo di scherma... mi piacerebbe testare i metodi che usate voi per insegnare ai ragazzi a combattere.. voi li fate alzare alle 4 di mattina per farli correre fino alla cima delle montagne?

    La mia sfrontatezza era decisamente fondata: non potevo accettare certi commenti senza metterci bocca. Ero troppo incazzato con lui per non essersi mai fatto vivo in tutto questo tempo. Voi potreste domandarvi il perché non serbassi tutto quest'odio verso mia madre, ma anche questo mio comportamento aveva un base di fondo: lei si era ritrovata ad accettare le scelte del marito senza potersi realmente opporre. La cosa peggiore era che almeno da lei le lettere arrivavano, ma non aveva mai il coraggio di parlare per lui, perché sapeva di essere stata complice di una cosa sulla quale non era d'accordo. Ad ogni modo, si oppose al mio incalzare di frecciatine, mentre lei tagliava la torta e metteva a tavola dei bicchieri con del succo:

    Haseo, adesso basta. Non c'è bisogno di fare così!

    Mio padre la fermò, alzando la mano destra e dicendo: no, ha ragione. E' colpa mia, non l'ho nemmeno salutato quando l'ho visto.. -ah, menomale che te ne sei accorto, cazzone!- non sapevo cosa fare. Ti chiedo perdono figlio mio..

    Mi andò d'improvviso di traverso la torta con il succo; Lo guardai incuriosito: T-ti stai scusando? Mio dio, la vecchiaia t'ha dato al cervello...

    Haseo smett -e venne di nuovo interrotta da mio padre, che però iniziò a ridere. Rise come non aveva mai fatto in vita sua. E quando dico mai, dico mai.- Hahahahahah, è proprio cambiato il nostro ragazzo, non trovi Jiselle?
    Ok, o è uno scherzo, oppure s'è ammattito davvero...

    Alla fine del teatrino, mio padre mi invitò a raggiungere la terrazza all'ultimo piano. Per la prima volta stava lasciando l'appartamento senza le sue armi. Notare tutti quei cambiamenti era davvero frustrante e soprattutto mi faceva davvero strano vederlo così. Uscì sullo spiazzale sopra al tetto, avvicinandosi alla balaustra per guardare meglio il tramonto.

    Allora figliolo, raccontami di questi cinque anni.. vedo che non sei cresciuto solo in altezza, hai messo su anche qualche muscolo! Sicuramente sei cambiato caratterialmente, anni fa non avresti mai avuto una faccia tanto tosta per rispondermi in quel modo.

    Non sapevo cosa rispondergli.. una parte di me era arrabbiata con lui per il modo in cui si stava comportando, mentre l'altra parte era finalmente felice per aver visto riconosciuto il mio lavoro.

    Si e tu invece non saresti stato tanto rammollito da farmela fare franca.. cosa ti è successo Papà?

    I monaci sono stati severi e allo stesso tempo comprensivi. Mi hanno aiutato a crescere sia fisicamente che spiritualmente e mi hanno insegnato veramente tante cose, hanno delle biblioteche che contengono manoscritti antichissimi. Sono stati anni duri, difficili e la lontananza da casa si faceva sempre più grande mano a mano che il tempo passava. Sicuramente a te non è mai interessata la cosa, altrimenti ti saresti presentato un giorno a prendermi, oppure per scrivere e sapere come stavo. E pensare che alla prima occasione concessami dai maestri sono sceso dalle montagne per tornare qui, senza nemmeno venir salutato da mio padre. Chissà cosa hai pensato quando mi hai visto..

    Mi ascoltò tutto il tempo senza degnarmi di uno sguardo. Il sole che iniziava a scendere verso l'orizzonte lo affascinava. Sbuffò alla fine del mio discorso, per chissà quale motivo.. forse lo stavo annoiando. Si appoggiò alla ringhiera, lasciandosi andare come se il peso delle lotte della sua vita ormai lo stesse schiacciando.

    Quanto male che ti ho fatto Haseo.. non sai la frustrazione che provo nel mio cuore da quando ti lasciai li. Il mio unico figlio abbandonato nelle mani di sconosciuti. Volevo che imparassi a combattere, come avevo imparato io, quando avevo all'incirca la tua età. Venti anni fa la guerra scoppiò e con tua madre già combattevamo per scacciare i ninja e il loro sistema corrotto dal paese. Non sopportavo che il figlio di un'eroe di guerra dovesse subire un trattamento del genere dai suoi coetanei... io... non sopportavo nemmeno di essere messo da parte dal mio stesso paese quando non ero più necessario alla causa

    Le sue scuse mi facevano male. Facevano male perché sapevo che erano vere: non era in grado di chiedermi scusa in maniera chiara e tonda, non lo faceva nemmeno con mia madre, però era una persona buona. Dopo tanti anni cominciavo a capire il suo punto di vista e cosa volesse intendere con quel discorso un po' folle, costringendomi ad allenarmi via da casa, perché si sentiva fallito per aver cresciuto un figlio viziato e incapace di proteggersi da solo. Tuttavia, non sapevo cosa rispondergli, perché mai e poi mai l'avrei ringraziato per avermi cacciato fuori da casa mia: voleva che diventassi un soldato pronto a servire l'impero e adesso che mi aveva visto capiva che ero pronto a farlo. Ma io non ero affatto della stessa idea.

    Si girò piano piano, cercando in me gli stessi occhi della donna che amava: Ti ricordi quando siamo andati sulla ruota panoramica? L'ultimo compleanno che abbiamo passato assieme. E' l'unica cosa che sogno da quando sono tornato a casa quella volta che ti lasciai alle pendici delle montagne. -disse iniziando a lacrimare- Mi pentii immediatamente della mia decisione e compresi il mio errore dettato dalla rabbia di quel giorno. Avevo lasciato mio figlio in mano a dei monaci, che ti presero in custodia solo perché gli dissi che altrimenti ti avrei abbandonato al tuo destino per le foreste, altrimenti.. -Lo interruppi, senza nemmeno dargli tempo di continuare- CAZZATE! Se il risentimento era così forte, perché non sei mai venuto a prendermi, EH?! PERCHE'?!

    Si lasciò andare, cadendo a terra e sbattendo i pugni. Mi dispiace... credevo che ormai fosse troppo tardi per rimediare al trauma che ti avevo provocato.. così ho preferito lasciarti andare per la tua strada, nella speranza che l'odio nei miei confronti ti facesse dimenticare della mia esistenza. Speravo che mai saresti tornato dalla famiglia che ti aveva abbandonato.. da me.

    Le lacrime cominciarono a bagnarmi gli occhi e le guance, ma non persi il controllo, tuttavia lo lasciai li, a piangersi addosso: anche se non l'avevo mai visto così, non riuscivo a provare sentimenti che non si confondessero nella rabbia nei suoi confronti.

    Non devi scusarti, non serve a niente farlo ora.. non ti ringrazio per avermi trattato così ma quegli anni passati lontano da casa mi hanno permesso di crescere come avrei dovuto.. come avresti voluto anche tu. Non so se riuscirò mai a perdonarti per quello che hai fatto, per non essere stato il padre presente che avrei sempre voluto, per non avermi mai scritto in questi anni o per non esserti mai presentato con la mamma al tempio.. ma vederti così non lo posso accettare. Adesso torna ad essere l'uomo che sei sempre stato.. ho affrontato tante difficoltà, ma se non avessi avuto l'obbiettivo di tornare qui da te e farti vedere quello che ero diventato non ce l'avrei mai fatta.. Mai!

    Mi girai e cominciai a camminare verso la porta che ci aveva condotto, tramite le scale, fino al portico sul tetto.

    E infatti è così figlio mio, sei diventato l'uomo che ho sempre sognato di crescere, ma che non sono mai stato in grado di allevare. Domani vieni con me all'accademia. -disse smettendo di piangere- Voglio che entri a far parte dell'esercito e prendi ciò che è tuo di diritto, come un vero Kato. E potrai finalmente tornare nella tua casa, nella tua città!

    Increspai le labbra e strinsi i pugni.. era proprio uno dei motivi per i quali ero voluto tornare a casa una volta abbandonate le montagne, ma dopo gli eventi del braxamundis non ne ero più tanto convinto. C'era qualcosa che il nostro governo teneva nascosto e io non volevo farne parte. Risposi in maniera fredda, cercando di evitare per il momento la cosa, dovevo pensare bene cosa dirgli e sarebbe stato difficile spezzare i suoi sogni.

    Ok, ci penserò su' stanotte, va bene? Adesso torniamo dentro, la mamma si starà preoccupando.

    Tornai indietro e gli offrii una mano per aiutarlo ad alzarsi, ma non lo guardai in faccia nemmeno per un secondo. Tornammo dentro, dopo aver preso i pezzi del mio letto dal capannone che era sulla terrazza, che rimontammo nel primo angolo libero che trovammo in casa. Quella notte fu' una delle più lunghe della mia vita: mi sentivo come con un chiodo nel cervello, che veniva battuto millimetro dopo millimetro all'interno.
    E ora che cazzo faccio?


    Edited by Trinciapolli - 19/11/2016, 12:52
     
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    Haseo Kato
    Capitolo 3 - La Storia Insegna?
    07NijcQ
    La mattina seguente ci fu un gran trambusto in casa: mia madre si era alzata presto per preparare la colazione, svegliandomi con l'odore del caffè fresco nell'aria. Mio padre si stava preparando per andare a lavoro, pronto a mandarmi in accademia a "prendermi ciò che era mio". Avrei dovuto parlargli dei dubbi che avevo al riguardo, sul fatto che c'era qualcosa che non quadrava sui fatti che erano accaduti quella giornata nell'arena del Braxamundis, e sui ninja scomparsi.

    Avrei avuto l'occasione di interrogarlo al riguardo, tuttavia adesso non era il momento: I pancake erano pronti, il caffè pure.. era il momento di fare colazione!

    Uscimmo una mezz'ora dopo. Avrei portato con me solo le mie armi, dalle quali non mi separavo mai, e così pure mio padre: Una giacca classica, aderente, blu notte, con dei pantaloni bianchi legati in vita da una cintura alla quale venivano tenute le due katana. Era sempre stato un tipo un po' eccentrico, legato alla tradizione; a dir la verità cominciavo a pensare che facesse parte del suo personaggio. Stamattina era tutto felice e non vedeva l'ora di farmi vedere quello che sarei diventato.

    Forse in strada è meglio non discuterne, potremmo attirare sguardi indiscreti. Comunque è sconcertante il fatto che nel quartiere lo salutino tutti, probabilmente è sempre disponibile a dare loro una mano. Mha, mi stupisco sempre di più..

    Ci gettammo nell'affollata capitale di Aethernia, schivando agilmente la folla che andava e veniva per le strade. Sembrava come l'oceano, con momenti di alta e bassa marea. Non ero abituato a tutto ciò, ma la situazione aveva un non so che di suggestivo, che spingeva anche me ad assecondare quel ritmo molleggiante di camminata, tra negozi ed edifici storici.
    Passammo davanti il palazzo della polizia. Le guardi armate davanti all'entrata incutevano un certo senso di sicurezza ma anche di timore, come se niente potesse entrare o uscire da quel palazzo, senza un'autorizzazione dai piani alti.

    Ei Papà, ma c'è sempre stata la guardia imperiale davanti agli uffici della polizia? -Dissi a mio padre, mentre mi muovevo poco dietro di lui. Sembrava distratto da qualcosa e ci mise un po' per rispondermi- Umh, come scusa? Le guardie dicevi? mmm a dir la verità non ne ho idea. Doveva essere una misura di precauzione temporanea, ma fanno i turni da un anno. Ormai non ho più amici dentro da tempo, mi hanno ridotto ad un mero insegnante.

    Ad una persona qualsiasi quella risposta poteva sembrare normale, ma da chi come me aveva vissuto l'attentato dei mesi scorsi fare due più due non era difficile. C'era qualcosa che bolliva in pentola.. e il fuoco non aveva cominciato a scaldarla in quella giornata, a quanto pareva.

    Ecco perché ora ha più tempo libero.. e mi spiego anche perché vuole che prenda il suo posto nell'esercito. Non poteva andarmi peggio questa giornata: in realtà sto seriamente valutando la questione, cioè, entrare a far parte della guardia imperiale garantirebbe un certo salario tutt'altro che indifferente. Alloggio gratis, svariati privilegi politici. Se fossi davvero spietato potrei addirittura arrivare in cima alla catena di comando. Ma è ciò che voglio io, oppure quello che vuole mio padre?

    Continuammo per un'altra mezz'ora, arrivando al limite della città. Continuai a rimuginare su quella frase per tutto il tempo, avendo anche il tempo di domandarmi se uno strizza-cervelli avesse mai potuto aiutarmi a comprendere la confusione che avevo in testa. Alla fine però, alla vista mastodontica delle porte dell'accademia, i pensieri svanirono lasciando il posto allo stupore che quel luogo trasmetteva: tutta la potenza dell'impero, tutta il terrore che incuteva sugli altri paesi, proveniva esattamente da quel posto. I lunghi pavimenti lastricati di marmo, dove il sangue versatoci sopra goccia dopo goccia dalle giovani reclute costruiva le fondamenta della stessa società imperiale, incutevano un timore senza pari. Ogni persona che percorreva quelle lastre sapeva che la storia era stata fatta da li. Centro del primo governo imperiale, quando ancora la guerra con i ninja era agli albori, il palazzo centrale dell'accademia militare rappresentava il fulcro di tutto.
    Mio dio.. avevo solo sentito parlare dell'interno. E' spaventoso..

    Le statue ornamentali, dalle forme animali simili a dei leoni, erano poste lungo l'entrata al porticato in marmo, che spaziava per almeno cinquecento metri in larghezza e tanti altri in altezza. Si diceva che i primi plotoni partirono proprio da quel luogo intriso di storia.
    A dir la verità, la storia dell'impero era simboleggiata dall'impero stesso: ogni traguardo raggiunto dall'ex shogunato si era ammassato fino ad arrivare a questo momento, distruggendo e cancellando ogni traccia del passato, o quasi. Chissà se i ninja avrebbero fatto lo stesso, se avessero vinto la guerra?

    Mio padre non mi lasciò continuare ad osservare il posto, lasciandomi con l'amaro in bocca ma portandomi subito per i sentieri laterali, che davano ai palazzi amministrativi e agli alloggi delle reclute. Fu in quel momento che riflettei sul fatto che mi ero totalmente dimenticato di porgli quelle domande.


    Edited by Trinciapolli - 19/11/2016, 13:05
     
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    Haseo Kato
    Capitolo 4 - Confessioni
    07NijcQ
    Passammo davanti i dormitori, alti palazzi raccolti in una pianta a struttura quadrata, precisa e ordinata in pieno stile militare. La piazza al centro, con la fontana che inumidiva l'aria, era ghermita di ragazzi. Alcuni mi guardarono, vedendomi passare col mio vecchio, verso l'amministrazione o almeno così aveva detto. Chissà cosa pensavano, mi domandai. Ad ogni modo, non potevo lasciare che mio padre prendesse quella decisione per me e per questo dovevo arrestare la sua corsa.

    Avrei visto un grande fossato, tutto cementato e dotato di spalti. Vi erano due strutture simili a case, ma probabilmente erano i posti riservati ai pezzi grossi. Alberi di ciliegio in fiore condivano i prati verdi che venivano separati da grandi statue in marmo di uomini intenti a tenere sospesa, sulla piscina esagonale posta al centro del complesso, una piattaforma circolare alla quale era possibile accedervi da un piccolo pontile in legno. Sembrava uno stadio simile a quello del Braxamundis, ma di tutt'altra fattura.
    Finsi, in parte, di essere attirato come un bambino da quel ben di dio in pietra, così corsi rapidamente verso il complesso situato proprio dietro il palazzo centrale che era possibile vedere all'entrata, quello oltre il pavimento in marmo.

    Hei Papà, di questo non ne sapevo nulla!

    Richiamai la sua attenzione, bloccandolo e distogliendolo dai suoi sogni di gloria per me. Mi rincorse in fretta e furia, urlandomi di tornare indietro e di non scappare via. Voleva davvero portarmi dentro quell'accademia a tutti i costi ma io non ero ancora
    Arrivai alla balaustra in legno, che impediva la caduta nel fossato, per poi guardarmi attorno per trovare un modo sicuro di scendere li sotto. Notai delle scale alla mia destra, poi mi guardai dietro, per vedere dove fosse mio padre. Era davvero molto lento in confronto a me, e questo mi dava un vantaggio sul mio piano: sarei sceso rapidamente, saltando qualche gradino e sfruttando tutta la mia agilità. Una volta sotto, avrei guadagnato il totale isolamento dal resto dell'accademia e da ogni persona che avrebbe potuto ascoltare la nostra conversazione.
    Haseo, fermati.. non serve correre così. Te l'avrei mostrato dopo.. fermati ho detto!

    Sarei arrivato alla fine della scalinata, con mio padre ancora a metà. Decisi così di raggiungere la statua davanti a me e di sedermi sul bordo dell'enorme scalino dove il terreno si abbassava di un altro paio di metri, per lasciar posto alla piattaforma dove la statua poggiava.

    Figlio mio, ho qualche anno in più di te.. non ti sembra un colpo basso questo? -disse ansimando- cosa c'è di così impressionante da farti correre come un ossesso?

    Non lo guardai e non gli risposi, continuando a fissare il vuoto di quell'arena sospesa. C'era pace in quel luogo, una pace simile a quella che avevamo tra le montagne ma... non gli apparteneva. La pace che sentivo, che percepiva il mio chi, non apparteneva a quell'arena. Il rumore scrosciante dell'acqua mi ricordava le giornate passate a meditare sotto le cascate che schiacciavano il mio corpo anche per giorni. I primi tempi non riuscivo nemmeno a restare con la schiena dritta, ma con il tempo avevo imparato a concentrarmi e ad estendere la mia mente tramite la meditazione. Ecco a cosa apparteneva quella tranquillità, ai miei ricordi.

    Chiusi gli occhi e presi un bel respiro, organizzando bene i pensieri prima di parlare, ma ricordando sfortunatamente la visione oscura che feci in occasione dello scontro con Yang-Shi, dove mi ritrovai da solo a fronteggiare le fiamme provocate dal demone stesso, nel suo intento di divorare tutta la luce del mondo umano. C'erano delle forze più grandi nel mondo, dei ninja e anche dello stesso Impero. C'era qualcosa nella mia testa che mi diceva di dover

    Non c'è niente di speciale.. volevo solo avere del tempo per parlare con te senza che orecchie indiscrete ci ascoltassero. Ecco, sai, sono stato al presidio imperiale dopo aver lasciato Chomandu. Ho assistito all'ultima battaglia dei ninja.

    Mio padre diveniva sempre più perplesso all'ascoltare le mie parole durante il mio flusso di pensieri, non riusciva a starmi dietro e chiese spiegazioni:
    Ok, immagino sia stato un bello spettacolo. So che hanno combattuto fino allo stremo e alla fine si sono uccisi a vicenda. Ma per dirmi una cosa del genere dovevamo finire dentro l'arena vecchia?

    Lanciai un'occhiataccia a mio padre, esterrefatto per ciò che aveva appena detto, lasciandomi comprendere a priori che c'era qualcosa che non era andata per il verso giusto quel giorno.

    Papà, chi ti ha comunicato questa informazione? -chiesi con ansia, afferrandolo per il collo della giacca- Figliolo che ti prende? -mi scansò la mano, che tremava per via di tutta la confusione che avevo in testa- E' ciò che i giornali hanno comunicato in tutta Kalendor, non lo sapevi?

    Fissai l'acqua nella vasca, scuotendo la testa a destra e sinistra con un ghigno stampato in faccia. C'era davvero qualcosa dietro a quell'evento, tutto aveva avuto una ragione e, come sospettavo, quello che era cominciato quel giorno volevano mantenerlo segreto al resto del mondo.

    No, no Papà ti sbagli. Non è andata affatto così. E' stato un giorno d'inferno. Un giorno di guerra e morte. I due Kage si sono scontrati all'inizio, per poi attuare il loro piano di fuga. Hanno dato vita ad una violenta ribellione che è partita dagli spalti, dei ninja nascosti tra la folla che era venuta numerosa per assistere al massacro finale della vecchia era. All'improvviso un drago rosso fuoco apparì sopra la testa della gente, liberando una violenta nube di fumo, per poi librarsi in volo e lanciare palle di fuoco su qualsiasi membro facente parte dell'esercito imperiale.

    Ha-Haseo, ma che razza di sogno hai fatto?

    Affatto, non è un sogno.. è pura realtà! Sono i ricordi indelebili di quella giornata di ferro e fiamme. L'esercito fece di tutto per cercare di proteggere l'incolumità dei cittadini presenti ma, all'improvviso, dal terreno vari criminali fuggirono dalle prigioni che a quanto pare erano sconosciute ai più. Soggetti di ogni tipo e un'energumeno dotato di una forza sovrumana che sembrava il soggetto di qualche esperimento cominciò a fare una strage di persone.

    A quella frase mio padre cambiò espressione, celando i suoi pensieri dentro un guscio emotivo. Il racconto stava per finire e ciò significava anche l'esposizione delle mie conclusioni: I Kage scapparono, inseguiti da due soldati, probabilmente i più abili del presidio. Gli altri elementi continuarono il massacro, fino alla sparizione del drago. Quello che ho visto.. non l'ho sognato!

    Mio padre era paralizzato dal modo in cui me ne ero uscito. Mi alzai in piedi, cominciando a bofonchiare e ad imprecare contro l'impero e tutto ciò che ne faceva parte: Come aveva fatto la più grande potenza mondiale a lasciare che quella cosa gli sfuggisse di mano e, soprattutto, perché quel combattimento? A che scopo.. tutto ciò era scontato prima ancora che avvenisse, ma qualcuno ha lasciato comunque che succedesse.

    Feci una pausa, per prendere fiato.

    Inoltre, le notizie divulgate per la nazione sono state falsate. Allora, il messaggio è chiaro e limpido: lo scontro aveva avuto la funzione di mandare un messaggio, direttamente alle varie organizzazioni di resistenza che si nascondono per tutta Kalendor.. un messaggio di sfida, per comunicare la totale sottomissione del vecchio mondo al nuovo mondo. I morti, i segreti nascosti agli occhi di tutti.. nessun abitante dell'impero ha importanza per i nostri politici? Per il nostro Messia?!

    Ero arrabbiato e preoccupato per quello che stava per accadere a me, alla mia famiglia e a tutti gli abitanti di Kalendor. Io, e chi c'era stato quel giorno, dovevamo fermare gli eventi che si sarebbero susseguiti da quel momento in poi.

    No, mi dispiace papà.. non voglio diventare l'ultima ruota di questo carro di infamia. Tu hai partecipato alla guerra, sai che cosa significa mettere la propria vita in gioco. Sento che il mio destino è tutt'altro che quello di diventare un soldato: c'è qualcosa di più in questo mondo che gira e mette in moto gli eventi.. forze misteriose e antiche, potenti tanto da permettere ad un piccolo manipolo di uomini di riuscire ad espandersi fino a controllare tutto il continente.

    Haseo, non credi di esagerare adesso? Stai blaterando di cose come spiriti e demoni, non pensavo che quei monaci ti avessero inculcato cose stupide come il timore delle cose che non esistono. Adesso sta calmo, capisco il tuo disappunto ma la realtà dei fatti è che, se la tua storia è vera, la manipolazione delle informazioni pubbliche è stata fatta ovviamente per non disseminare il panico e...-lo interruppi nuovamente, continuando a scuotere la testa, guardandolo dritto negli occhi- Ti sbagli papà i demoni esistono e ne ho combattuto uno, insieme ad altri giovani valorosi, posso anche portarne i segni: il suo potere di divorare la luce era, spaventoso. Un vero e proprio abominio papà, la magia occulta, quella che non riguarda gli elementi naturali, esiste ed è potente. La realtà dei fatti è che il vecchio mondo non è stato cancellato dal nuovo.. è quello nuovo che è l'evoluzione corrotta del vecchio e se i mostri che abitano l'inferno si stanno svegliando adesso, è perché qualcosa sta succedendo e io scoprirò cosa.

    Mi sarei voltato di spalle, guardando il cielo in direzione della torre rossa al centro del complesso, che avevamo superato prima. Mio padre assisteva al mio delirio da muto. Era evidentemente sconvolto dal mio modo di parlare. Forse si era reso conto che non mi conosceva come credeva, o meglio, non c'era nemmeno più un briciolo del ragazzino che aveva abbandonato tra le montagne anni prima. Ma quanto davvero erano servite alla fine quelle confessioni, per fargli capire che c'era qualcosa di più sotto tutta quella faccenda? Quello che mi aspettava.. quello.. che CI, aspettava.. era un futuro avvolto dalla nebbia del dubbio e sarebbe stato compito mio quello di dissiparlo. Tutto d'un tratto poi, mio padre mi inseguì e provò a darmi uno schiaffo in faccia, per farmi rinsanire, ma io lo fermai con la mia mano prima che la sua impattasse col mio viso. Il mio sguardo sarebbe stato freddo e convinto delle parole che sarebbero seguite.

    Ho preso la mia decisione Papà.. Voglio viaggiare per il continente e studiarlo, scoprire di più dietro i segreti della natura che ci circonda. Mi guadagnerò da vivere come cacciatore di taglie, le locande sono sempre piene di richieste d'aiuto. E inoltre il tuo nome in quanto soldato imperiale mi permetterà di ottenere favoritismi presso le taverne che frequentavamo quando ti seguivamo nelle tue spedizioni. C'è qualcosa che mi chiama papà, io lo so, lo sento!

    Sbuffò e allentò la presa sulla mano che avevo fermato, portandosela in faccia per poi diventare estremamente serio: Figlio mio... che cosa ti sei messo in testa.. dannazione.. -imprecò tra se e se, per poi poggiarmi la mano sulla spalla- Va bene, ti credo. In vita mia nessuno mi aveva mai trattato così tranne tua madre, sei proprio uguale a lei. Facciamo così, ne parleremo stasera quando saremo a casa, va bene? Adesso accompagnami, che devo sbrigare delle cose in ufficio e poi devo allenare le nuove reclute. Ti potrai gustare un po' di vita militare, anche se dici che non fa per te.

    Mi abbracciò, per la prima volta dopo tanti anni, compiendo un gesto che di rado aveva fatto sin dalla mia nascita: forse era davvero cambiato in quei cinque anni di lontananza? Lo abbracciai anche io, poi annuii alla sua proposta e insieme ci dirigemmo verso l'amministrazione.
    La giornata passò in fretta e dopo un paio d'ore in cui mio padre firmò carte su carte, parlò con qualche testa dell'accademia, finalmente scendemmo nella piazza principale, dove si sarebbero allenate le reclute. Combattei anche io, sfidando quello che mio padre disse essere tra i più promettenti, vincendo abbastanza facilmente grazie al mio dominio del vento. Alla fine mi guadagnai la fiducia e il rispetto degli altri ragazzi, che mi chiesero come mai fossi li e come avevo fatto a battere il loro collega. Restai abbastanza indifferente ma mi aveva fatto piacere ricevere tutte quelle attenzioni.

    [...]



    Tornammo a casa in serata, ero stanco per aver combattuto ma contento per aver trascorso del tempo con mio padre. Mia madre quando ci vide entrare ci accolse con un'espressione un po' preoccupata, ma che sparì subito vedendoci riaccasare col sorriso in faccia. Cenammo e poi dopo un po' di tempo crollai sul divano della sala da pranzo, senza avere occasione di parlare con mio padre.

    La mattina seguente però, avrei ripreso le mie cose per partire verso nuove e sconosciute mete, scegliendo di inseguire il mio destino. Al mattino presto, mi svegliai infatti e mi preparai il più silenziosamente possibile, ma i miei genitori mi avevano preceduto e, anche se ancora in pigiama, erano davanti alla porta per intercettarmi.

    Haseo, amore mio -disse mia madre- quanto sei diventato grande.. non immagini quanto sono orgogliosa di te, per essere diventato un uomo vero. Tuo padre mi ha parlato della tua voglia di viaggiare e vedere il mondo dopo anni di clausura nei templi dell'aria. Quindi adesso va e vedi il mondo, basta che mi scriverai sempre ogni volta che ne avrai l'occasione. Ok?

    Guardai mio padre, che mi fece l'occhiolino per farmi capire di essersi limitato a certi dettagli, sapendo bene che mia madre si sarebbe opposta. Uscii di casa accompagnato con mio padre, ora era il suo momento dei saluti: Figlio mio, vieni qui e fatti stringere un'ultima volta.. -mi abbraccio, e io ricambiai, godendomelo fino in fondo. Poi parlò con tono serio e solenne- Sono mesi che la situazione politica non è chiara e tutte le alte sfere militari sono in stato d'allerta. Ho sentito qualche amico tempo fa e so che i reparti speciali sono impegnati in qualche operazione, ma nessuno sa niente. Purtroppo non ho più conoscenze in alto come un tempo, perché insieme a me hanno declassato tutta la prima guardia. Fondammo lo Shogunato con l'intento di portare in auge la nazione del nord che era rimasta schiacciata e dimenticata dal mondo ninja, consci del fatto che sarebbe servita la guerra per riuscire nell'intento. Non ci pentiamo delle nostre scelte ma non ci fa piacere aver sterminato decine di famiglie. Ad ogni modo, ora c'è qualcosa di oscuro che aleggia su tutti noi e se è oltre l'umana comprensione, né io né quelli della mia era sono in grado di fermarlo. Cercherò di tenerti informato ogni volta che potrò, tramite delle lettere, basta che mi farai recapitare la tua posizione.

    Annuii e con l'energia che mi trasmesse con il suo sguardo, fui ancora più convinto della mia scelta. Gli strinsi la mano, ringraziandolo per riporre in me la fiducia per salvare il mondo dall'oscurità che lo stava avvolgendo, poi... me ne andai, non potendo sentire le sue ultime parole di incoraggiamento, che mi mandò col pensiero guardandomi da lontano mentre percorrevo al contrario la via principale della capitale.

    Buona fortuna figliolo.. che possano i tuoi antenati proteggerti!



    Edited by Trinciapolli - 19/11/2016, 21:02
     
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    Si conclude qui la mia ruolata cominciata tempo addietro, ambientata subito dopo la battaglia contro Yang-Shi, infatti non sono stati trattati altri temi o eventi di ruolate successive. Il fine era quello di sviscerare il delicato rapporto tra Haseo e la sua famiglia, e quello di dare una spiegazione il più credibile possibile al suo stile di vita di vagabondo che vive tra le conoscenze del padre e i soldi racimolati tra un viaggio e l'altro grazie alle richieste di vecchi ricconi e, quindi, di dare una spiegazione On-GDR della scelta della professione.

    PS: Chiedo se è possibile far valere questa role come requisito per l'assegnazione per la professione del Mercenario.


    Edited by Trinciapolli - 19/11/2016, 21:27
     
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    Scrittura: 2
    Bene. Pochi errori di battitura e testo abbastanza scorrevole. Un pò infantile permettimi, forse per la prima persona o il contesto papà-mamma , ma non per questo meno coinvolgente. Ci sono punti da migliorare, come qualche frase grammaticalmente senza senso o periodi troppo articolati. Mandami pure un MP se hai dubbi a riguardo.

    Interpretazione: 2
    Haseo sembra il classico bambino cresciuto in un mondo troppo grande per lui. Un padre severo che lo ha spedito in un monastero in capo al mondo per addestrarlo all'arte del combattimento. E fino qua tutto bene. La nota dolente arriva quando effettivamente i due si incontrano ed il genitore non fa altro che scusarsi. L'ho trovata un pò forzata come cosa. Voglio dire, se hai un genitore severo questo, pur cercando di capirti, rimane comunque un genitore severo. Pieno di orgoglio, come è giusto che sia.
    Ti ho dato 2 punti come incoraggiamento a fare meglio, prova a immaginare cosa succederebbe in real se ci fossi tu in una situazione simile. Così è più facile da articolare e viene tutto più spontaneo.

    Strategia: 0
    ND.

    Haseo Kato: + 4 EXP, Acquisizione Professione: Mercenario

    Valutatore: +1 EXP, + 100 Gold
     
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