[QUEST] Jack di Spade

BretonSaga - Kinamy - Impulse

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  1. Impulse
     
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    ~Legenda
    Narrato
    Parlato Miya
    Parlato Altri

    ~Jack di Spade


    Diciamo che mi sento poco realizzata. Perché i miei superiori non notano la mia incredibile abilità? Perché non mi vogliono promuovere? Sarà per l'età? Eppure molti ragazzini dotati fanno carriera nell'esercito. Io non le sembro forse dotata?
    Chiese, sempre più stressata dalla situazione, al gelataio. L'uomo, in palese difficoltà, non sapeva come far smettere la ragazzina di parlare, soprattutto visto che quella non aveva la minima intenzione di prendere il gelato che lui aveva appena composto per lei. E ogni secondo che passava quello sembrava sciogliersi sempre di più, minacciando di colare sulla mano del sudatissimo uomo dalla fronte perlata.
    Non saprei...comunque ecco il gel-
    Miya fece un gesto con la mano, stizzita.
    Non lo sa? Beh, non lo so nemmeno io, non le pare? Altrimenti non avrei questo problema!
    Nel frattempo un bambino dietro di lei in fila si mise a piangere tirando la gonna della nonna.
    Provi a fare qualcosa di straordinario che attiri l'attenzione di tutti...qualcosa di molto pericoloso, non lo so.
    Aggiunse il gelataio sempre più in difficoltà.
    Miya rimase ferma e i suoi pensieri iniziarono a vorticare nella sua testa. Qualcosa di straordinario.
    Prenda il suo cono, fanno due e trentatr-
    Ma certo, qualcosa di straordinario! Ma cosa potrei mai fare? L'Impero è così noioso e sicuro.
    Certo! Ecco la soluzione! Devo distinguermi in zone ben più lontane e pericolose!

    Quasi strillò realizzando l'incredibile ovvietà. Strappò dalle mani del gelataio il cono ormai quasi completamente sciolto e corse via, dimenticandosi di pagare.
    Decise di sfruttare i turni sempre più dilatati che le assegnava l'Impero per fare un viaggio tra le principali città imperiali e di confine. Arcadia, Sumadea, chissà, magari poi ancora più a nord o nuovamente attraverso il mare.
    Gli avamposti c'erano, i compiti da fare anche, stava soltanto a lei cogliere l'occasione. Ai piani alti sarebbero arrivate continue lettere di ringraziamento per il lavoro svolto da Miya in tutte le città. Tutti gli ufficiali avrebbero richiesto promozioni e ricchi premi alla ragazza dall'incredibile coraggio ed astuzia che li aveva aiutati nel momento di cruciale difficoltà. Ed ecco che la promozione sarebbe arrivata. Era un piano praticamente perfetto.



    Vide il bando della missione ad Arcadia, tre giorni dopo. Se lo rigirò tra le mani svariate volte, non capendo se si trattasse di una missione imperiale o un compito di qualche misterioso tizio.
    Haven...
    Ripeteva.
    Dovrebbe essere un brutto posto, senza regole e pieno di gente brutta e cattiva.
    Ragionò mettendo insieme le due (letteralmente) informazioni che aveva sul luogo. In meno di un secondo realizzò.
    E' perfetto! Chi mai sognerebbe di fare una missione ad Haven tra quei rimbambiti dei soldati imperiali? Non vogliono fare altro che pattugliare, stare tranquilli, prendere il loro stupido stipendietto. Che fortuna!
    Era entusiasta della nuova opportunità datale, anche se rimase perplessa per tutta la durata del viaggio fino a Florentia.
    Tra tutte le cose che non la convincevano, l'espressione "altre cazzate" la disturbava. Perché scrivere qualcosa del genere in un bando? Non bastava dire che era aperto a tutti? Quali sarebbero le cazzate che dovrebbero impedire a qualcuno di fare una missione? Miya non capiva, ma tanto era sicura che lei non avrebbe avuto alcun problema in nessuna situazione che le si sarebbe presentata.
    Sperava di essere la sola a presentarsi per la missione, in modo da poter finalmente distinguersi come era giusto, invece di avere sempre altra gente tra i piedi.
    Chissà che faccia faranno i miei colleghi quando dirò loro che ho fatto una missione ad Haven e sono tornata incolume!
    Si chiese, pregustandosi la vittoria.
    Ma le sue giovani speranze vennero ben presto spezzate dalla realtà. Giunta che fu a Florentia, ebbe subito grandi difficoltà. Innanzitutto non riuscì a trovare il Barbarossa. In realtà, nella confusione, aveva capito che Barbarossa era la persona con cui parlare. Ore ed ore aveva trascorso chiedendo di questo Barbarossa a passanti ignari e a venditori impegnatissimi, ma nessuno aveva saputo aiutarla. Quando finalmente capì il disguido era ormai sera tarda e lei era stanchissima. I sogni di gloria e promozione sembravano svanire sotto i colpi dello stress da viaggio.
    Miya era già stufa di dover girare e più di una volta pensò di tornare indietro, ma ormai era una questione di principio: sarebbe arrivata al Barbarossa costi quel che costi. Sicuramente in città si era già sparsa la voce del suo arrivo e il mandante della missione doveva stare aspettandola ormai da ore, impaziente.
    Certo che avrebbe pure potuto farmi venire a prendere da qualcuno, quel cafone!
    Poi, dopo mille peripezie e molte pause, arrivò alla locanda.
    Tu dove credi di andare, ragazzina? Non è posto per te questo.
    Queste furono le parole che la accolsero appena arrivò all'entrata della locanda. Inutile dire che la sua reazione non fu tra le più pacifiche.
    Innanzitutto sono una ragazza e non una ragazzina! E poi entro dove mi pare! Non ho tempo da perdere con te, ciccione!
    Urlò in faccia al buttafuori, un uomo sudicio e grasso con dei finissimi baffi. Lui non si scompose minimamente ma anzi rimase fermo ed impassibile.
    Lo stress si impadronì della ragazzina. Strinse i pugni e sbatté con forza un piede a terra, non sapendo che fare. Per un momento le venne voglia di piangere.
    Cercò di calmarsi e fece un giro della struttura. Nonostante la sua piccola statura, mettendosi in punta di piedi cercò di sbirciare attraverso una finestra e ciò che vide non la rassicurò molto.
    Il locale sembrava molto caotico, ma non era frequentato da soli uomini come gran parte delle locande portuali. Era anzi pieno di ragazze sedute tra i tavoli, alcune in atteggiamenti bizzarri con gli avventori.
    Ma che fanno quelle? Sembrano impazzite. Forse è una qualche sorta di spettacolo a pagamento...oppure sono delle cameriere?
    Fece nuovamente il giro.
    Fammi entrare, faccio parte dello spettacolo.
    L'uomo alzò un sopracciglio.
    Che spettacolo?
    Come quale spettacolo? Hai visto dentro? Quello delle ragazze tra i tavoli, sono una di loro ma sono arrivata tardi!
    Disse, cercando di impegnarsi il più possibile per sembrare credibile.
    L'uomo ora la guardò stupita e quasi incredulo. Passarono alcuni secondi di silenzio.
    Ma non sei un po' troppo piccola per queste cose tu?
    Questa domanda parve strana a Miya ma non ci fece più di tanto caso. Il tizio aveva abboccato.
    Non c'è età per queste cose, cosa credi? Anzi, sono molto più brava delle altre se vuoi saperlo. Sono io la vera star!
    A metà della frase l'uomo sbiancò, sperando di non aver capito. Il suo compito comunque non era farsi domande di questo genere e senza dire una parola si scansò facendo entrare la ragazzina.
    Questo posto sta diventando veramente uno schifo...
    Commentò dopo aver fatto entrare Miya. Poi si appoggiò al muro e si scolò il fondo di una bottiglia di vino che teneva per le situazioni più difficili. Era stata davvero una serata lunga per lui.

    Miya si ritrovò nella sala che aveva visto dalla finestra e subito si sentì spaesata e a disagio. Molte persone iniziarono a fissarla per qualche istante, per poi ignorarla e riprendere ciò che stavano facendo prima.
    Avrebbe voluto urlare "cosa vi guardate, siete scemi forse?" ma non ne trovò il coraggio. A volte anche lei esitava.
    Andò al bancone e parlò con il locandiere.
    Salve, sono qui per parlare con l'Asso di Picche. So che mi sta aspettando.
    Era ovvio che la stesse aspettando, la missione non poteva partire senza di lei.
    Con chi devi parlare?
    Il locandiere non capiva ma in qualche modo la situazione lo divertiva.
    Miya non ne poteva più. Possibile che tutti gli incompetenti dovevano capitare a lei? Perché nessuno capiva l'importanza delle cose che si apprestava a fare.
    Quello della missione, hai presente? Questo bando qui!
    Quasi urlò e sbatté il pugno sul bancone. Alcuni clienti si girarono, ma la maggior parte fece finta di nulla.
    Allora, mi vuoi dire dove sta o devo arrabbiarmi per davvero?
    La furia di Miya era così sincera che per qualche ragione il locandiere si convinse e la portò dove voleva. Poi tornò al bancone e, immerso nei suoi pensieri, iniziò a farsi delle strane domande.

    La ragazzina venne indirizzata verso il piano superiore, decisamente più silenzioso ed oscuro. Miya salì i gradini senza esitazione ma più saliva più aveva la sensazione di sentirsi a disagio in quel luogo. Molte cose non le quadravano ma ormai era arrivata e bisognava andare fino in fondo.
    La sala era vuota e buia e ciò continuò a non piacere alla ragazza, che tra l'altro si accorse di essere l'unica e prima ad aver risposto alla chiamata del mandante. Mandante, appunto, seduto all'opposto estremo della sala, incappucciato e con una maschera addosso. Per il cappuccio non c'era problema, ormai andavano tutti in giro incappucciati, anche chi non aveva nulla da nascondere, ma la maschera? Cosa aveva da nascondere? Miya pensò che forse indossava la maschera per il motivo opposto, cioè farsi notare, e subito capì di stare per parlare con uno scemo.
    Non si avvicinò, ma dal lato opposto della stanza si annunciò.
    Sono qui per la missione, devo parlare con te?



    Edited by Impulse - 22/9/2016, 15:13
     
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