Banchetto Vaygr

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  1. Ashel
     
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    Il castello del casato di Bjorn era un ammasso di pietre e polvere.
    Degli antichi fasti conservava soltanto il ricordo, perduto nella memoria degli uomini e delle donne che vi avevano soggiornato attraverso i secoli.
    Incassato nella roccia della montagna, si ergeva su un precipizio che dava sul nulla e, sotto di lui, il mare in tempesta si infrangeva rabbioso sulla scogliera.
    Gli ospiti di Astrid sarebbero entrati dal portone principale, accolti da un inserviente vestito piuttosto modestamente. Un uomo sulla quarantina con un berretto di lana e guanti di pelle che non aveva l'aspetto né di un maggiordomo né di un valletto.
    Percorrendo il lungo corridoio buio che portava alla sala da pranzo avrebbero visto i busti e le statue degli antenati, anneriti dal tempo e coperti di polvere.
    La sala era buia, illuminata da qualche torcia che bruciava alle pareti, e dal soffitto incredibilmente alto. C'erano quadri lasciati in ombra, rappresentavano battaglie e battute di caccia, ma non era possibile distinguere le figure con esattezza.
    L'inserviente avrebbe fatto accomodare gli ospiti al lungo tavolo di legno massiccio che occupava buona parte del pure enorme salone, imbandito come per un banchetto.
    C'era infatti ogni genere di vivanda: carne, pesce, formaggi, vino, birra, dolci di mele, sformati di patate, anguille e pasticci di cacciagione.

    - Avviso subito madamigella del vostro arrivo. - disse allora l'omuncolo, allontanandosi con un'espressione viscida dipinta sul volto.

    Se ne andò trascinando i piedi e senza alcuna fretta.
    Dopo un po' avrebbero visto arrivare Astrid vestita con i suoi abiti migliori - una spessa pelliccia attorno al collo, giacca di cuoio lavorato, stivali di pelle appena messi a nuovo. Al fianco portava la spada di rappresentanza della sua famiglia, come conveniva all'erede del casato.

    - Benvenuti. - fece, gelida. Dalle grandi finestre non giungeva alcuna luce. Fuori tempestava e il vento dell'oceano sbatteva con violenza contro i vetri. - Mi scuso per l'assenza di mio padre, che non potrà cenare con noi.
    La malattia lo costringe nelle sue stanze, incapace di muoversi.


    Avanzò con sicurezza nella semioscurità della sala, congedando il servo con un gesto secco della mano.
    Giunta davanti a Vanberk il Fabbro avrebbe chinato appena il capo in segno di reverenza, poi avrebbe indugiato appena sul profilo di Darina, che in quel contesto le parve più bella di quanto si ricordasse.
    Era infatti l'unica, là dentro, ad avere un aspetto quantomai esotico.

    - Spero che le dimore dei Vaygr non sembrino troppo lugubri rispetto ai vostri standard, madamigella.
    Purtroppo questa casa ha perduto da tempo l'allegria a cui era avvezza prima della guerra.
    - Allungò la mano verso la tavola, indicando le grosse sedie di legno massiccio. - Prego. Accomodatevi.



    Sia Darina che Vanberk possono portare chi vogliono, in qualità di ospiti :sisi:
     
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  2. AkiraMatsumoto
     
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    L'aiuto di Vanberk era stato fondamentale durante l'agguato da parte degli imperiali, senza il suo aiuto forse ora sarebbe cibo per vermi e il guerriero di buon cuore lo aveva invitato al banchetto. Akira non pensava di rimanere li molto, la sua esistenza era per vagabondare ed espiare le sue colpe, ma aveva bisogno di una pausa dopo l'imboscata. Vestito di un kimono blu e di una hakama dello stesso colore, usava il fodero come un bastone visto che una benda bianca gli copriva gli occhi. Sentita la voce di Astrid si limitò a fare un lieve inchino, però senza dire nulla visto che allo stato attuale delle cose erano l'ultimo arrivato e non voleva far sfigurare il suo benefattore.
     
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  3. BretonSaga
     
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    Camminando dietro al servitore Vanberk osservò con attenzione gli interni del castello: quella che fino a pochi anni fa era una la sede di una delle più grandi famiglie nobiliari dell'isola, ora sembrava un abitazione abbandonata. Sporcizia ovunque, le finestre rovinate o sporche che lasciavano filtrare pochissima luce che permetteva a malapena di distinguere i famosi guerrieri di Bjorn, scolpiti nella pietra o ritratti in pose vittoriose sul muro. Alcuni di questi erano eroi delle leggende popolari che i bambini impersonavano con tanta amore e rispetto. Deprimente.

    Ma Vanberk credeva in Astrid: in lei poteva esserci la scintilla per scacciare l'oscurità dalla sua casa, se qualcuno l'avesse ben indirizzata. E la Resistenza poteva essere il trampolino adatto per lei e per la sua autostima, se avesse accettato di collaborare. D'altronde la Resistenza era una società lontana dalle posizioni "ufficiali" dei Nord che, dopo la conquista di Benthus, avevano formalmente dichiarato obbedienza all'Impero: lo stesso Vanberk, uomo moralmente rigido, aveva ricorso a mezzi poco onorevoli nel suo operato ma non se ne preoccupava al momento. Si trovava di fronte ad una nobile intenta a dare un immagine seria e autorevole di sè stessa, non poteva fare passi falsi rischiando di rovinare la loro futura collaborazione. Per questo rispose con un inchino formale al cenno di Astrid per poi presentare il bizzarro straniero che si era unito all'ultimo secondo alla cena: l'aveva aiutato circa una settimana prima sulle spiagge ferrose dell'isola, salvandolo da una pattuglia di avanscoperta dell'Impero. Lo strano uomo combatteva con uno stile tipico dell'Ovest e portava una benda sugli occhi, nonostante ci vedesse benissimo. Sembrava esser restato per ripagare una sorta di debito ma Vanberk, in realtà, era intervenuto solo per fermare la pattuglia imperiale e magari catturare qualche soldato da torturare: ora però dovwva assicurarsi che non combinasse qualche pasticcio quindi lo avrebbe tenuto sott'occhio per tutta la sera.

    Il tavolo era carico di cibo e bevande e l'opulescenza mascherava parzialmente la desolazione della sala ma il fabbro non commentò: su invito della padrona di casa si accomodò sulle robuste sedie e attese il permesso della padrona di casa per iniziare il pasto. Come tradizione disse - Per il suo invito a questo ricco tavolo, la ringrazio signora. La sua generosità sarà ben ripagata.- e mentre aspettava si versò della birra, per rilassare un pò la sua eloquenza. Ne aveva davvero bisogno!
     
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    La shalariana seguì Vanberk e il suo accompagnatore che seguivano il servitore che erano diretti verso la sala da pranzo. Osservò i cupi ritratti, i busti e le altre decorazioni mentre camminavano per raggiungere la padrona di casa. Avrebbe voluto chiedere al nordico chi fosse quell'uomo singolare, ma confidava di scoprirlo durante la cena. Forse nemmeno Astrid lo conosceva.
    La posizione stessa dell'edificio gli conferiva un fascino che era impossibile non percepire, tuttavia dalle condizioni non doveva essere un bel momento per la casata: il castello doveva aver visto giorni migliori. Di gran lunga migliori.
    Darina rimase comunque impressionata dalla dimora: non era certo lo stile di gran parte dei palazzi di Alkarna, né ostentava la stessa opulenza. Sfoggiava qualcosa, ma, forse per le condizioni che ne limavano lo sfarzo, non lo trovò affatto fastidioso. Sembrava che forza e onore fossero ciò che doveva trasparire, non ricchezza o potere in sé. Si sorprese di apprezzare quella relativa semplicità.
    Quando finalmente giunsero a destinazione, Astrid li stava aspettando. Si avvicinarono alla tavola imbandita e Darina cercò di non far notare come cercasse di non perdere di vista Vanberk per trarre suggerimenti su come comportarsi.
    Benvenuti. Mi scuso per l'assenza di mio padre, che non potrà cenare con noi. La malattia lo costringe nelle sue stanze, incapace di muoversi.
    Darina osservò la nordica e si chiese se non sarebbe stata più allegra se non avesse dovuto tenere in piedi "la baracca". Un altro pensiero l'attraversò: com'era possibile che una casata di una tale importanza, per quanto ormai simbolica, avesse un solo figlio. Una figlia, in questo caso. Che i suoi fratelli fossero in giro per il mondo? Non che dovesse averne molti per forza, ma le sembrò strano che si fosse scusata solo per l'assenza del padre e non avesse detto nulla riguardo altri membri della famiglia.
    Dea, che siano rimasti solo...?
    La ragazza ricordò alcuni episodi del passato: Vanberk, il suo odio per l'Impero. La gente dell'isola, così unita. In cuor suo sperò che fosse figlia unica.
    Spero che le dimore dei Vaygr non sembrino troppo lugubri rispetto ai vostri standard, madamigella. Purtroppo questa casa ha perduto da tempo l'allegria a cui era avvezza prima della guerra.
    No, affatto. E'...incantevole. rispose Darina sorridendo appena alla padrona di casa.
    Prego. Accomodatevi.
    Lanciò un'occhiata al fabbro e non appena lui si sedette lo imitò. Iniziò a chiedersi quando avrebbe dovuto restituire la pelliccia. Forse farlo durante la cena non era molto garbato. Avrebbe fatto meglio ad aspettare.
    Per il suo invito a questo ricco tavolo, la ringrazio signora. La sua generosità sarà ben ripagata.
    La shalariana guardò Vanberk, poi si rivolse ad Astrid. Avrebbe voluto formulare qualche frase compita, ma forse per il freddo, o per la fame, o per ciò che aveva bevuto a stomaco vuoto, preferì limitarsi a semplice onestà: Grazie per l'accoglienza. Spero di poter ricambiare presto tanta cortesia.
     
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  5. Ashel
     
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    Sia Vanberk che la shalariana diedero prova di grande cortesia, ringraziando per l'invito.
    Con loro c'era anche un giovane che Astrid non conosceva, vestito in maniera davvero inconsueta. Il buffo taglio di capelli e il modo di fare avevano qualcosa di esotico, ma differente rispetto ai costumi di Darina.
    In breve sedettero tutti per cominciare a mangiare.
    Nonostante l'aspetto decadente della dimora di Bjorn la tavola era riccamente apparecchiata.
    Astrid si servì per ultima, com'era costume da loro, dopodiché lasciò che fosse Vanberk a fare il brindisi iniziale. La birra delle isola era squisita, anche se dannatamente forte rispetto alla robaccia annacquata che vendevano nel continente: così si era pensato di far portare del vino dolce direttamente dalle cantine del padre. Erano botti arrivate da Florentia, di un certo pregio se paragonate alle produzioni locali.
    Gli abitanti delle isole mangiavano quasi tutto con le mani, quindi non c'erano posate. Astrid sperò che gli stranieri non si scandalizzassero troppo per un'usanza che in molti consideravano a dir poco primitiva.

    - Madamigella, vi siete ambientata qui a Vaygrjord? - chiese allora alla ragazza, tra un boccone e l'altro. - Sappiate che per qualsiasi problema potrete rivolgervi a me. Il casato di Bjorn è sempre stato amico dei viaggiatori e da generazioni onora l'antica usanza di rispettare gli ospiti in terra straniera.

    Brindò nuovamente, trangugiando un grosso boccale di birra scura.

    - E voi, mastro Vanberk, non ci presentate il vostro amico? Ha l'aria di venire da molto lontano. - Astrid gli lanciò un'occhiata attenta, stringendo lo sguardo su di lui. Tutto sommato sembrava simpatico. - Non capita spesso di vedere stranieri, di recente.

    Il fuoco crepitava allegramente nel grosso camino di pietra in fondo alla sala e durante il banchetto gli ospiti si sarebbero dimenticati dell'aspetto vagamente sinistro che quel castello incassato nella montagna, un tempo dimora di eroi e condottieri, aveva assunto dopo la guerra con l'Impero.
    A un tratto fece il suo ingresso un paggio vestito di pelliccia che attraversò la sala strusciando i piedi e posò sulla tavola un grande vassoio con quelli che sembravano filetti di pesce essiccato.

    - Ah! - esclamò Astrid, alzandosi in piedi. - Spero che abbiate tutti lo stomaco per la specialità di Vaygrjord! - Fece l'occhiolino a Vanberk, dopodiché portò le braccia sui fianchi, assumendo un'espressione vagamente orgogliosa. - Lutefisk. - disse infine con una certa enfasi. - Stoccafisso essiccato, marinato nella soda caustica. Macerato per giorni nell'acqua pura di montagna.

     
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  6. BretonSaga
     
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    Astrid prese la parola, ringraziando gli ospiti per aver deciso di accettare il suo invito: chiese a Darina del suo soggiorno, offrendolo ulteriore aiuto se necessario. Poi si rivolse al fabbro, chiedendogli di presentargli lo strano ospite. E a questa richiesta il fabbrò quasi soffocò mentre beveva un calice di rosso florentiano, ricco e corposo: l'identità del misterioso guerriero era un mistero anche per lui dato che nella settimana precedente, oberato d'impegni lavorativi, gli aveva dedicato pochissima attenzione. Si era limitato ad indicargli una buona locanda dove riposare e affidarlo alle cure di alcuni conoscenti, per evitare che si cacciasse nei guai mentre soggiornava sull'isola. - Tutto quello che posso dirvi è che un individuo decisamente particolare, al di fuori dei nostri schemi sociali. Sfortunatamente la moltitudine di lavori che ho svolto in questi giorni, tra armi ed oggetti più moderni e complicati, mi ha impedito di approfondire la conoscenza. Spero che l'ambiente ospitale e gli splendidi invitati stimolino il nostro ospite ad aprirsi e raccontarci più sul suo conto. - Sollevò il boccale in direzione di tutti i presenti, per sottolineare i concetti espressi dal suo pomposo discorso, reso tale proprio dalla generosità della tavola. Mentre assaltava con ferocia (d'altronde aveva lavorato con vigore fino a poche ore prima) un arrosto, uno dei servitori portò un enorme vassoio di Lutefisk -... la specialità di Vaygrjord!- declamò Astrid, orgogliosa come se fosse stata lei stessa a pescare quegli enormi esemplari di stoccafisso. Mentre spiegava ai profani la lavorazione del Lutefisk, Vanberk se ne servì due pesci interi, pregustando il sapore forte e salino, al quale nessuno Nord avrebbe mai resistito.
    - Ah, giusto!- disse, poco prima di iniziare a mangiare - Mia signora, ero venuto anche ad aggiorarvi sullo stato dei lavori: la lama sarà pronta entro domani sera. Sfortunatamente dovrete far realizzare elsa e fodero da un altro artigiano ma non preoccupatevi contatterò un mio conoscente, in debito con me di un favore, per farvi realizzare il lavoro senza spendere altre monete. Ho accettato di aiutare Darina a svolgere un incarico molto delicato, in onore di un lavoro svolto assieme qualche mese fa, ma prima di partire ritengo obbligatorio, per l'onore del mio nome e del lavoro, concludere il lavoro in modo da consegnarvi un arma pronta e adatta a voi. ora scusate ma questo Lutefisk è davvero invitante!-
     
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    Iniziarono a mangiare e la temoriana fu piacevolmente sorpresa di vedere che non venivano usate posate, proprio come nel deserto. Assaggiò con curiosità la birra scura che le venne servita. Era un gusto decisamente diverso da quello della birra a cui era abituata: molto più corposa e con un retrogusto amarognolo che riempiva la bocca e non si dissolveva subito sulla lingua. Poco dopo anche del vino venne ordinato dall'erede Bjorn e Darina fu lieta di trovare un gusto più familiare: probabilmente la birra del posto l'avrebbe stesa in un tempo scortesemente breve.
    Madamigella, vi siete ambientata qui a Vaygrjord?
    Sono qui da meno di un giorno, sarebbe presuntuoso da parte mia dirmi ambientata. Tuttavia trovo la vostra terra estremamente affascinante. Non ero mai stata in un posto del genere prima d'ora e, nel mio piccolo, posso dire di aver viaggiato un po' per il continente.
    Sappiate che per qualsiasi problema potrete rivolgervi a me. Il casato di Bjorn è sempre stato amico dei viaggiatori e da generazioni onora l'antica usanza di rispettare gli ospiti in terra straniera.
    Vi ringrazio per tanta generosità. E' molto più di quanto avrei potuto sperare. confessò con un sorriso.
    Dopodiché la shalariana si limitò ad ascoltare riguardo il misterioso accompagnatore di Vanberk. Aveva un aspetto probabilmente più bizzarro di quello di Darina stessa.
    Ah! esordì ad un certo punto Astrid. Spero che abbiate tutti lo stomaco per la specialità di Vaygrjord! Lutefisk. Stoccafisso essiccato, marinato nella soda caustica. Macerato per giorni nell'acqua pura di montagna. disse la padrona di casa alzandosi e mettendo le mani sui fianchi con orgoglio.
    Darina ebbe un brivido, ma si ricordò che se era una specialità non poteva essere nulla di pericoloso. Soda caustica? Affascinante. si limitò a commentare fra sé e sé.
    A quel punto Vanberk si ricordò di riferire alla donna a proposito della sua spada. ...Ho accettato di aiutare Darina a svolgere un incarico molto delicato...
    Darina si sentì d'un tratto in colpa: le dispiaceva che la spada di Astrid venisse finita da un altro fabbro. Era certa che la nordica avesse i propri motivi per scegliere i servigi di Vanberk anziché quelli di qualcun altro e le dispiaceva essere causa di un tale cambio di programma. Soprattutto considerando come la giovane l'aveva accolta.
    Ora scusate ma questo Lutefisk è davvero invitante! concluse il fabbro prima di gettarsi sulla nuova portata.
    Darina fece un largo sorriso e prese del pane scuro prima di intraprendere quell'avventura culinaria. Strappò un boccone di pane, trattenne il respiro mentre avvicinava a sé il piatto e con un moto di coraggio si mise un pezzo di pesce in bocca, senza darsi tempo per annusarne l'odore pungente. Il sapore era decisamente alieno, tuttavia non era terribile quanto l'odore. Ingoiò il boccone e si mise un pezzo di pane davanti alla bocca per respirarne l'odore e coprire quello del pesce.
    Non sapeva quanto a lungo sarebbe riuscita a sopportare quello che per lei era un fetore sempre più insopportabile.
    Con nonchalance allontanò appena il piatto avvicinandosi altre pietanze. Mentre guardava gli altri commensali si metteva un pezzo di pesce e del pane in bocca, facendo attenzione a evitarne l'odore il più possibile. Darina sperò non si notasse l'estrema lentezza con cui lei lo stava ingerendo rispetto a Vanberk e Astrid. Alle volte il suo stomaco diede segni di irrequietezza, allora Darina si portava il boccale di birra alle labbra e beveva un piccolo sorso mentre respirava nel boccale stesso per togliersi il Lutefisk dall'olfatto.
     
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  8. Ashel
     
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    Ad Astrid parve che il Lutefisk fosse delizioso.
    Da tempo non mangiava cibo tradizionale, anche se sarebbe stato più corretto dire che da settimane non consumava pasti decenti.
    Con il padre infermo e la servitù ridotta al minimo non aveva la minima voglia di mangiare in completa solitudine, tanto più in quegli sinistri stanzoni che nulla conservavano ormai degli antichi fasti del casato.
    In quelle circostanze, invece, si sentiva piuttosto in vena di abbuffate. La compagnia di Vanberk la metteva di buon umore, forse perché con lui condivideva la ben nota propensione degli isolani all'introversione, spesso scambiata per scontrosità da chi non era pratico delle usanze di Vaygrjord.
    Difatti non sentì l'esigenza di parlare più di tanto se non per lodare il buon cibo preparato dalla cuoca e i modi affabili e cortesi della straniera.

    Di Darina, in effetti, sapeva ben poco e non era possibile intuire granché dal suo atteggiamento riservato e compito.
    Non ricordava quale legame vi fosse tra lei e il mastro fabbro, anche se era possibile che non ne fosse stata messa a conoscenza, e non vi erano molte ragioni per cui una continentale avrebbe dovuto spingersi fino alle lontane isole di Vaygr.
    Probabilmente in un banchetto temoriano la gente per bene non avrebbe osato fare domande dirette per non rischiare di procurare imbarazzo all'ospite, ma lì non erano a Temora, e neppure nel continente.
    Nell'arcipelago non erano abituati a simili finezze.

    - Toglietemi una curiosità, madamigella. - esordì allora, allontanando da sé il piatto. Quindi brutale: - Voi siete la promessa sposa di mastro Vanberk?

    Il servitore portò strisciando l'ennesima caraffa di birra scura e la posò sul tavolo, accanto alla padrona, che se ne servì immediatamente.

    - In quel caso avreste dovuto avvisarmi. - riprese, questa volta verso il fabbro. - Avrei preparato un pranzo migliore di questo. Adesso penserà di essere capitata in mezzo a dei selvaggi.

    A quel punto si udì il rumore sordo di un portone che veniva sbattuto con forza.
    Si trattava probabilmente di quello da cui anche loro erano entrati.
    Astrid, voltandosi all'improvviso, si alzò per vedere di che cosa si trattasse.

    Ci fu un rumore di passi, che nei vasti e vuoti corridoio del castello riecheggiarono gravemente contro le pareti scavate nella roccia; infine, fecero il loro ingresso nel salone quattro uomini armati di tutto punto.
    La giovane li riconobbe immediatamente: erano del clan di Svanrige.

    - Che cosa significa? Chi vi ha fatto entrare? - chiese a gran voce, facendo un passo verso di loro.

    Quelli, per nulla impressionati, non diedero segno di voler riporre le loro asce. - Siamo qui per catturare una spia imperiale. - disse il più anziano dei quattro, che indossava una spessa pelliccia attorno alle spalle. - Una spia a cui voi state dando asilo!

    - Una spia? Che cosa andate blaterando? E come osate entrare in questo modo in casa mia?

    - In casa di vostro padre, semmai. - la corresse Lugos, quello con l'armatura nera. - Che, mi pare di capire, non sa nulla di questa congiura.

    Astrid, senza attendere ancora, mise mano alla spada e la estrasse con un gesto secco.

    - Questo è troppo persino per voi teste calde del clan di Svanrige. Se mio padre fosse ancora in sé non vi sareste permessi di presentarvi qui muovendo accuse e minacciando l'onore del mio casato!

    - Un casato di cui non resta più niente. - riprese il più l'anziano, Bron, che era il figlio maggiore del capoclan. - Se non una donna e un vecchio malato.

    - Consegnateci la spia. - I quattro si avvicinarono lentamente al tavolo con le asce ben salde. Astrid non dubitava che non si sarebbero risparmiati ad usarle, se necessario. - La straniera. - Lugos indicò Darina con un cenno della testa. - Una fuorilegge.

    - Io invece vi consiglio di sparire.

    La giovane, visibilmente fuori di sé, fece segno a Vanberk di darle man forte.
    Non sapeva per quale motivo gli uomini di Svanrige volessero Darina, ma non avrebbe certo permesso loro di prenderla in quel modo, senza un minimo di rispetto nei confronti delle antiche leggi sull'ospitalità.

    - Pare che anche oggi dovremmo onorare l'usanza dei popoli di Vaygrjord. - fece verso la temoriana. - Qui non siamo contenti se a un banchetto non scorre almeno un po' di sangue.

     
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  9. BretonSaga
     
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    La cena stava procedendo con calma: Vanberk trovava rilassante mangiare senza urlare per farsi sentire dal suo interlocutore e bere senza il rischio di rovesciare il contenuto del boccale a causa delle risse. In quello stato di pace, non avrebbe mai potuto concepire la domanda che Astrid rivolse a Darina - Toglietemi una curiosità, madamigella. - disse mentre allontanava da sé il piatto di pesce - Voi siete la promessa sposa di mastro Vanberk? - Il stupore causato da quella domanda bloccò la forchetta del fabbro a mezz'aria e lentamente voltò la testa per fissare la padrona di casa con un espressione inebetita, la bocca mezza spalancata. Non contenta la giovane Nord si rivolse poi a lui direttamente! - In quel caso avreste dovuto avvisarmi. Avrei preparato un pranzo migliore di questo. Adesso penserà di essere capitata in mezzo a dei selvaggi. -. "Che la regina d'inverno mi prenda! Ma cosa diamine sta dicendo?" Ma mentre stava formulando una risposta quantomeno educata, d'altronde erano ospiti della giovane e del suo clan, il forte rumore di porte spalancate con forza mozzò la conversazione. Passi pesanti e affrettati rimbombavano nel corridoio che loro stessi avevano percorso e dall'oscurità emersero quattro figure maschili, coperte di pelli e armature, armate di pesanti asce dall'aria mortale. Vanberk riconobbe immediatamente il capoclan degli Svanrige e i suoi figli, persone di spicco nella comunità dell'isola: nello stupore generale si fecero avanti con fare minaccioso, ordinando loro di consegnarli Darina, una criminale ricercata a detta loro! Astrid, livida dalla rabbia per l'evidente mancanza di rispetto nei suoi confronti, intervenì con parole forti mentre Vanberk, decisamente sconvolto dal rapido svolgersi degli eventi, fissava la temoriana: lei. una criminale?! Non riusciva a concepirla come un assassina a sangue freddo, nè come una ladra bugiarda ed infida.

    Nel frattempo la situazione stava degenerando velocemente: gli Svanrige erano determinati a prendersi la ragazza mentre Astrid, con gli occhi scintillanti di determinazione, li sifidava a farlo. Vanberk colse un gesto di aiuto e annuendo si alzò dal tavolo. Fissando negli occhi gli invasori si mosse verso di loro, le mani bene in vista per non scatenare reazioni aggressive, la voce profonda e rabbiosa - Sono stupito che tali accuse vengano fatte qui, in questa casa, alla presenza mia e di lady Astrid! Dimenticate forse i sacrifici fatti dalle nostre famiglie nella guerra contro l'odiato Impero, vent'anni fa!? Voi Bron e Lugos non ne siete a conoscenza evidentemente ma lei, onorevole capoclan, dovrebbe ricordarsi di mio padre Thyggor e del suo sacrificio! E i fratelli di lady Astrid non erano forse vostri coetanei, giovani guerrieri? Morti in azione al fronte come decine di altri nostri fratelli. Ma nonostante ciò ora voi entrate non invitati in casa altrui, armati e carichi di intenzioni maligne, per rapire una MIA OSPITE - e qui la sua voce profonda salì di diversi toni - che mi ha aiutato a sopravvivere in terre lontane e pericolose. Vi invito ad andarvene prima di ricoprire la vostra casata di ulteriore vergogna: a meno che non vogliate sfidare me e Astrid secondo le regole della nostra tradizione. A tal proposito Bron - aggiunse con voce più allegra, rivolto al figlio maggiore del capoclan - ti ricordo che non hai ancora finito di pagarmi l'arma che impugni. L'ultima volta che ti ho scritto mi imploravi per un ulteriore estensione del debito a causa di "inaspettate emergenze": un modo complicato per dirmi che avevi speso tutto bevendo con le ragazze della "Contadina pudica" -
     
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    Il pasto stava procedendo silenzioso e tranquillo. Dopo il viaggio in nave era piacevole saziarsi sulla cara solida pietra. Di certo Darina non si aspettava una domanda a sorpresa.
    Toglietemi una curiosità, madamigella. Chiese Astrid. Voi siete la promessa sposa di mastro Vanberk?
    La ragazza quasi si strozzò con il pane e dovette mettersi una mano davanti alla bocca mentre tossiva violentemente. Le sue orecchie e le guance si tinsero di un'intensa sfumatura rosata. Scosse la testa in senso di diniego mentre cercava di ricomporsi.
    Si rivolse poi al fabbro: In quel caso avreste dovuto avvisarmi. Avrei preparato un pranzo migliore di questo. Adesso penserà di essere capitata in mezzo a dei selvaggi.
    Nemmeno Vanberk ebbe tempo di rispondere perché si udì il portone sbattere, poi dei passi, e infine nella sala comparvero quattro uomini con armi e armatura. Darina, che finalmente aveva smesso di tossire, guardò Astrid, confusa.
    Che cosa significa? Chi vi ha fatto entrare?
    Siamo qui per catturare una spia imperiale. Una spia a cui voi state dando asilo! Accusò il più vecchio di loro.
    Una spia? Che cosa andate blaterando? E come osate entrare in questo modo in casa mia?
    In casa di vostro padre, semmai. Che, mi pare di capire, non sa nulla di questa congiura.
    Astrid sguainò la spada.
    Questo è troppo persino per voi teste calde del clan di Svanrige. Se mio padre fosse ancora in sé non vi sareste permessi di presentarvi qui muovendo accuse e minacciando l'onore del mio casato!
    Un casato di cui non resta più niente. Se non una donna e un vecchio malato.
    Consegnateci la spia. La straniera. Una fuorilegge.
    Cosa? Io? chiese Darina a mezza voce, sconvolta.
    Io invece vi consiglio di sparire. La padrona di casa fece un cenno a Vanberk, per poi rivolgersi proprio a lei. Pare che anche oggi dovremmo onorare l'usanza dei popoli di Vaygrjord. Qui non siamo contenti se a un banchetto non scorre almeno un po' di sangue.
    Darina guardò prima gli uomini, poi lei. Ma non ha senso. Io sono venuta qui per Vanberk. E non ho neanche mai avuto contatti con l'impero...
    Le sue parole furono sovrastate dalla voce del fabbro che stava facendo tuonare la propria ira.
    Sono stupito che tali accuse vengano fatte qui, in questa casa, alla presenza mia e di lady Astrid! Dimenticate forse i sacrifici fatti dalle nostre famiglie nella guerra contro l'odiato Impero, vent'anni fa!? Voi Bron e Lugos non ne siete a conoscenza evidentemente ma lei, onorevole capoclan, dovrebbe ricordarsi di mio padre Thyggor e del suo sacrificio! E i fratelli di lady Astrid non erano forse vostri coetanei, giovani guerrieri? Morti in azione al fronte come decine di altri nostri fratelli.
    La ragazza chinò il capo. Doveva essere dura per Astrid reggere l'intero casato sulle proprie spalle. Eppure quegli uomini disonorevoli e vergognosi erano lì, si erano permessi di irrompere nella sua casa e parlarle in quel modo.
    Ma nonostante ciò ora voi entrate non invitati in casa altrui, armati e carichi di intenzioni maligne, per rapire una MIA OSPITE che mi ha aiutato a sopravvivere in terre lontane e pericolose. Vi invito ad andarvene prima di ricoprire la vostra casata di ulteriore vergogna: a meno che non vogliate sfidare me e Astrid secondo le regole della nostra tradizione. A tal proposito Bron, disse poi in tono più leggero, ti ricordo che non hai ancora finito di pagarmi l'arma che impugni. L'ultima volta che ti ho scritto mi imploravi per un ulteriore estensione del debito a causa di "inaspettate emergenze": un modo complicato per dirmi che avevi speso tutto bevendo con le ragazze della "Contadina pudica".
    La temoriana assistette al discorso immobile, le mani a mezz'aria, in attesa di sapere cosa fare. Lei non aveva intenzione di estrarre le proprie armi e dare ulteriori scuse a quegli uomini per attaccare. Era allibita. Era assolutamente impensabile che lei fosse una nemica dei Vaygr quando uno di loro era stato il suo più fidato compagno in battaglia. Perché mai pensavano una cosa del genere? Era forse un trattamento che riservavano a tutti gli stranieri?
    E poi, ma chi diamine erano per parlare così di una donna e di un infermo di un'altra casata? Razza di meschini irrispettosi. Neanche nel deserto Darina aveva mai assistito a una tale mancanza di maniere fra pari. Nessuno si sarebbe mai arrischiato a insultare l'onore di qualcuno al proprio stesso livello.
    Ad ogni modo c'era una cosa di cui, se anche avessero combattuto, poteva essere felice: erano circondati dalla PIETRA.
     
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  11. Ashel
     
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    Il maggiore dei tre si voltò verso il figlio con l'aria di chi si sentiva gabbato.
    Le parole di mastro Vanberk avevano colpito Bron con la stessa efficacia di un pugno in faccia e lo si capiva dal modo in cui il Varyag aveva abbassato lo sguardo. Doveva avere le guance in fiamme.

    - Stranieri. - disse infine l'anziano, sputando per terra. - C'era un tempo in cui nessuno avrebbe mai osato presentarsi a Vaygrjord sperando di uscirne vivo. - Nel frattempo il figlio minore, forse il più cocciuto e anche il più stupido, invece di starsene in un angolo avanzò ancora verso Astrid con fare minaccioso. - Rimpiango quei tempi.

    - Anche io. - ammise Astrid, probabilmente con somma sorpresa di tutti. Poi, ancora: - Non si entrava in casa d'altri ad armi sguainate e gli ospiti venivano trattati con decoro, come comandano le leggi degli déi e quelle degli uomini.

    - No. - riprese l'altro, imperterrito. - Stanno succedendo cose terribili, al di là del mare. Quest'anno ho perso un altro figlio, a causa dell'Impero. - Bron, rialzando lo sguardo, fissò Darina con rinnovato odio. - C'è una possibilità che questa donna sia coinvolta nella cospirazione contro le isole, dobbiamo catturarla e portarla...

    - Non dite assurdità. - Astrid, andando verso di lui, si frappose simbolicamente tra i Varyag e i suoi invitati. - Mastro Vanberk vi ha già assicurato...

    - L'abbiamo vista parlare con una spia!

    Tutti si voltarono verso Lugos.

    - Giù, al porto!

    Ne aveva avuto abbastanza.
    Se suo padre fosse stato ancora in grado di rispondere di sé li avrebbe fatti a pezzetti senza nemmeno dar loro il tempo di aprire bocca, non vedeva perché lei avrebbe dovuto comportarsi diversamente.
    Inoltre a Vaygrjord la diplomazia non veniva tenuta in grande considerazione. Per molti si trattava di un'attività riservata ai deboli, o alle donne.
    Meglio far parlare le proprie asce e togliersi ogni dubbio.
    Avanzò verso Lugos, che era il più vicino dei tre, ingaggiando rapidamente battaglia.
    Le ci vollero poco più di un paio di fendenti per disarmarlo, dopodiché gli appioppò un violento ceffone che per poco non gli spaccò uno zigomo.
    Gli altri due andarono ciascuno verso uno degli invitati. Non dubitava che Vanberk fosse in grado di difendersi, mentre non avrebbe potuto dire lo stesso per la temoriana.
    Ricordava bene come l'aveva zittita, giù alla fucina, ma era curiosa di vedere se era brava tanto con la spada quanto con la lingua.
    Lugos non rimase a prender botte e in breve decise di riprovarci.

    Il servitore di prima, quello con l'aspetto perennemente stanco, fece il suo ingresso con il dolce, che appoggiò senza alcun sentimento sullo spesso tavolone di legno massiccio che troneggiava nella sala.
    Lanciò giusto uno sguardo distratto allo scontro, come se in fondo non si trattasse che di ordinaria amministrazione.

     
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  12. BretonSaga
     
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    Le sue parole funzionarono, in qualche modo: fermarono per un attimo l'animosità del quartetto armato ma non spense il loro odio. Il capoclan gli rispose, la voce colma d'odio - Stranieri. - disse quella parola con la stessa intonazione di un grave insulto personale - C'era un tempo in cui nessuno avrebbe mai osato presentarsi a Vaygrjord sperando di uscirne vivo. Rimpiango quei tempi. -

    - Anche io. - gli rispose Astrid,sorprendendo il fabbro "Che la presenza di Darina sia un fastidio anche per lei?": d'altronde il clan dei Bjorn era uno dei più tradizionalisti, antichi quanto gli Svanrige e fortemente anti imperiali. Iniziava a temere per la sua conoscente temeriana ma le avevano offerto riparo e cibo e di diritto ora godeva del diritto di ospitalità, uno dei valori più sacri sull'isola . Nel frattempo Astrid continuava a parlare: - Non si entrava in casa d'altri ad armi sguainate e gli ospiti venivano trattati con decoro, come comandano le leggi degli déi e quelle degli uomini. -. Ma i quattro non volevano demordere: la tensione cresceva come la marea in quella stanza. Ed improvvisamente esplose - L'abbiamo vista parlare con una spia! - Urlò Lugos - Giù, al porto! -.

    E fu l'acciaio a prendere parola: Astrid scattò in avanti, verso Lugos stesso, ed in un battito di ciglia lo disarmò per poi colpirlo al volto con un sonoro ceffone. I tre consanguinei strinsero la presa sulle loro armi e Vanberk, comprendendo che ormai le parole non potevano più nulla, decise di intervenire. Non avendo armi sottomano si voltò velocemente per impugnare una pesante sedia di legno, poi colpì la spalla destra del minore dei figli Svanrige, approfittando della distrazione offerta da Astrid, . Il rumore del legnò non sovrastò lo schiocco secco dell'osso rotto e il ragazzo cadde in ginocchio, facendo precipitare l'ascia a terra, con un tintinio metallico che risuonò nella intera casa. Vanberk posizionò la sedia di fronte a sè e raccolse l'arma del ragazzo: ora poteva difendersi efficacemente. - Che il Freddo vi colga, Svanrige! Riponete ora le armi ed andremo assieme dal capitano Brand per risolvere la questione. Altrimenti - ed indico il ragazzo con l'arma - la sua spalla non sarà l'unica cosa rotta a lasciare la stanza! -

    Edited by BretonSaga - 15/1/2017, 00:26
     
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    GRAMMAR NAZI

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    L'abbiamo vista parlare con una spia! Giù, al porto! disse quello con l'armatura nera, che sembrava chiamarsi Lugos.
    Darina lo guardò esterrefatta mentre cercava di ricordare. Con chi aveva parlato al porto?
    Astrid non si fece menare troppo per il naso. Si avvicinò all'uomo che aveva appena parlato, in un batter d'occhio lo disarmò e gli diede una sberla spaventosa in pieno viso.
    Darina lo considerò il segnale che aspettava: impugnò le proprie lame e le legò con il chakra. Si fece avanti, intenzionata ad avvicinarsi ad Astrid, ma uno degli uomini la prese di mira e camminò nella sua direzione, armato di ascia e, da coma la brandiva, molto propenso a smazzuolarla.
    La temoriana fece un passo avanti e nel contempo un gesto aggraziato ma deciso dal basso verso l'alto: un pilastro diagonale comparve dal pavimento e colpì in pieno petto il suo aspirante aggressore scaraventandolo indietro di alcuni metri, per poi riassorbirsi completamente nella pietra.
    Non sono una spia. E al porto ho parlato solo con quel tizio...quel Haggar, che mi ha accompagnata da Mastro Vanberk. spiegò con semplicità puntando un pugnale in direzione dell'uomo a terra.
    Non avrebbe mai immaginato che andando a Vaygr avrebbe scatenato un tale putiferio, ma era più che intenzionata a chiarire. Non voleva che Astrid o Vanberk avessero guai per colpa sua.
    Darina sentì un brivido freddo vedendo a terra l'uomo che aveva tentato di aggredire Vanberk. Si teneva la spalla e aveva perso l'arma, che in quel momento era in mano al fabbro. Doveva avergliele suonate di santa ragione.
    Che il Freddo vi colga, Svanrige! Riponete ora le armi ed andremo assieme dal capitano Brand per risolvere la questione. Altrimenti la sua spalla non sarà l'unica cosa rotta a lasciare la stanza!

    Edited by Kinamy - 12/1/2017, 00:49
     
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  14. Ashel
     
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    Ci volle più di qualche fendente per mettere Lugos fuori combattimento; niente che Astrid non potesse gestire, comunque, pur qualche sforzo.
    Era quello che rimaneva di una terra ferita e umiliata dalla guerra: nient'altro che vuoto onore e spirito di rivalsa.
    Vaygrjord poteva apparire così agli stranieri, una bestia selvaggia indebolita dall'ultima battaglia, eppure già pronta a sferrare un altro attacco, più crudele e istintivo, più per recuperare la fiducia in se stessa che per vendicare i compagni caduti.
    Dopo un rapido scambio di fendenti la giovane del clan di Bjorn afferrò Lugos per il colletto e lo trascinò sul tavolo, sollevandolo di peso e senza alcun riguardo per la sua persona. Egli sbattè contro lo spigolo di legno e mugugnò qualche lamentela che però non trovò seguito presso gli altri.

    - Affronteremo la questione davanti al capitano Brand. - esclamò lei, gelida. - Per il momento vi limiterete a sparire.

    - Non sperarci troppo, figlia di Bjorn. - fece Lugos in risposta. Sputò del sangue, poi fissò la straniera come se si fosse trattato di un'assassina o di una pericolosa criminale. - Spie arrivano ogni giorno dal continente per carpire i nostri segreti e rivelare le nsotre strategie al nemico! Dovremmo rinforzare le nostre difese invece di accoglierli tutti a braccia aperte!

    - Strategie? - La giovane, senza riporre la spada, parve per un momento rilassare i muscoli del braccio, come se fosse certa di non dover più combattere. I lineamenti del viso, però, solitamente senza alcuna espressione, si indurirono all'improvviso. - Aspettare il nemico andando a caccia e sfiancandosi di birra e idromele è una strategia?
    Forse non vi siete accorti di cosa ne è stato del nostro popolo e incolpate chi con la nostra rovina non ha niente a che fare, come la madamigella da Temora, nostra ospite.


    A quel punto il più anziano di loro, duramente colpito da una specie di stregoneria operata poco prima da Darina, intimò a Bron di ritirarsi.
    Entrambi avevano ricavato una ben magra figura dal loro scontro con il mastro fabbro e con la straniera, eppure nei loro occhi ardeva il fuoco della vendetta.
    Un Varyag con l'onore ferito era più pericoloso del più meschino degli imperiali, e questo Astrid lo sapeva bene.
    Così come sapeva che a breve un nuovo consiglio dei clan avrebbe dovuto stabilire se e come regolare la presenza di mercenari e soldati di ventura stranieri nell'arcipelago ed era possibile che gli Svanrige stessero solo cercando un capro espiatorio a sostegno della loro posizione chiaramente xenofoba.

    - Non finisce qui. - disse infine Lugos verso Darina. Si avviò quindi assieme agli altri verso l'ingresso, ritirandosi come animali feriti. - Stregoneria. - aggiunse quindi, sputando per terra.

    Sicuramente quelli di Svanrige avevano esagerato, ma il fatto che la giovane maneggiasse così abilmente la magia non giocava a suo favore.
    Per Astrid inoltre tutto ciò che non prevedeva uno scontro all'ultimo sangue con spade e asce era visto con estremo sospetto, specie se si trattava di stranieri.
    Molti Varyag non erano mai nemmeno usciti dai confini dell'isola e i continentali erano ritenuti praticare la negromanzia e altri arti arcane considerate blasfeme - altro sintomo di quel provincialismo che abitava nei cuori di molti isolani.
    Astrid ripose la spada solo quando fu certa di averli sentiti andar via, dopodiché si guardò intorno con aria sconsolata.

    - Vi devo le mie scuse. - fece allora verso i suoi ospiti, chiaramente mortificata.



    Edited by Ashel - 18/1/2017, 21:21
     
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  15. BretonSaga
     
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    Vanberk restò fermo in posizione, l'ascia vicina al collo del giovanissimo Svanrige "Berk, mi pare si chiami...". Doveva avere poco più di quindici anni ma il duro allenamento militare a cui doveva esser stato sottoposto dai parenti gli aveva conferito un corpo decisamente sproporzionato rispetto al volto ancora infatile, che cercava di nascondere con un accenno di baffi e barba. Il fabbro lo fissò negli occhi, duro e deciso, e subito il ragazzo abbassò lo sguardo, arrossendo. " Un corpo da guerriero dominato da una mente giovane ed impulsiva... peccato." Ne aveva visti a decine negli anni: mentre lui lavorava per mantenere la famiglia, molti dei suoi coetanei venivano gettati dalle famiglie nella vita militare, in cerca di gloria per il proprio clan. Ora, sulla soglia dei 30 anni, poteva contare sulle dita delle mani quanti suoi coetanei erano ancora vivi. La dura realtà di Vaygrjord.
    Nel frattempo Astrid concludeva il suo scontro, sia verbale che fisico, con Lugos: il fabbrò osservò ammirato le capacità fisiche della ragazza che senza troppe difficoltà disarmava e malmenava l'arrogante guerriero, quasi stesse mettendo in ordine un capo d'abbigliamento fuori luogo. Anche Darina era intervenuta nel frattempo, facendo ricorso alle sue doti da geomante: un pilastro di terra era apparso dal terreno al suo comando, colpendo duramente al petto il più giovane degli Svanrige. Il rintocco metallico dell'armatura risuonò come una campana rotta, un suono disarmonico e fastidioso: lo sfortunato ragazzo fu scagliato indietro di qualche metro, slittando sul freddo pavimento di pietra. Di fronte ad una tale disfatta il capoclan richiamò i figli, senza dire nulla: i suoi occhi parlavano per lui. Vanberk, vedendoli ritirarsi, lasciò cadere l'arma di fronte al suo proprietario - Tieni stretta la tua arma, ragazzo, ed usala bene. Ricorda: ci sono già troppe armi arrugginite nell'isola, non aggiungere la tua al mucchio. - Poi si diresse dal terzo fratello, quello colpito da Darina, per accertarsi della sua condizione: come aveva immaginato repsirava a fatica, bianco in volto. Il colpo inflittogli da Darina aveva deformato l'armatura, incassandola nel petto del giovane. Fece saltare col il coltello le corregge di cuoio laterali e il ragazzo potè finalmente respirare a pieni polmoni, riacquistando subito colore.

    - Spie arrivano ogni giorno dal continente per carpire i nostri segreti e rivelare le nostre strategie al nemico! Dovremmo rinforzare le nostre difese invece di accoglierli tutti a braccia aperte! -
    - Strategie? Aspettare il nemico andando a caccia e sfiancandosi di birra e idromele è una strategia?
    Forse non vi siete accorti di cosa ne è stato del nostro popolo e incolpate chi con la nostra rovina non ha niente a che fare, come la madamigella da Temora, nostra ospite.


    Lo scontro verbale si concluse con le parole forti di Astrid. Gli Svanrige avevano perso sia sul piano verbale che su quello fisico e la sconfitta ha un sapore straordinariamente amaro per un Vaygr. Gli sguardi della famiglia ribollivano d'odio come un vulcano sul punto di esplodere. Ma lasciarono la casa senza dire altro, se non un insulto finale a Darina. Lugos sputò in terra nella sua direzione - Stregoneria - e seguì i suoi familiari. Vanberk rivolse uno sguardo preoccupato alla conoscente: anche se la magia non era così rara sull'isola, molti guerrieri avevano una posizione xenofobica con gli stranieri, sopratutto quelli dotati di poteri. - Ridicolo - disse sbuffando mentre tornava al suo posto - se quella moderata dimostrazione di potere li spaventa così tanto prego gli Dei che non debbano mai affrontare le creature che io e Darina abbiamo incontrato. - Si versò una coppa di birra, come se nulla fosse accaduto, e si servì del dolce appena portato in tavola dal flemmatico servitore di Astrid.
    - Non ci deve nessuna scusa, mia signora. Il torto è tutto degli Svanrige e inotre ho garantito personalmente a chi di dovere per Darina: questa ragazza mi ha aiutato a sopravvivere in situazioni a dir poco oscure e, sebbene non conosca tutta la storia della sua vita, è una donna valorosa. Parlerò io con Brand prima di tornare al mio laboratorio e risolverò la faccenda prima dell'alba. Ma ora, per non vanificare la sua accoglienza, mangiamo quest'ultimo piatto e brindiamo al casato Bjorn, che segue fedelemente le leggi, come giusto che sia!-

    Edited by BretonSaga - 18/1/2017, 23:33
     
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