[FREE ROLE] I demoni non muoiono mai

Shikaku & Subuza

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    Quanto era passato dall’ultima volta che aveva messo piede al di fuori delle “Rovine”? Non lo ricordava, sapeva solo che gli sembrava talmente tanto da essere un’eternità. Gli occhi, abituati al buio dell’impenetrabile foresta che si stanziava attorno a quel luogo che col tempo era divenuto tetro e misterioso, mistico ed oscuro, terribile ed evitato da chiunque avesse un minimo di buonsenso, bruciavano anche alla pallida luce di un sole d’autunno. Con passo svelto e tenendosi il cappuccio ben abbassato sulla folta chioma bionda proseguiva spedito alla ricerca di un luogo più ombroso ove finalmente potesse far riposare le sue iridi azzurre come il ghiaccio più freddo delle lande artiche. Ed effettivamente dopo tutto quello che aveva passato, aveva il ghiaccio nel cuore, anche se mai si sarebbe aspettato di camminare per quelle strade tanto presto. Tanto presto, oddio, erano passati più di dieci anni.

    Perché è delle strade di Neagora che stiamo parlando, uno dei baluardi dell’Impero, uno degli esempi più vividi e magnificenti del progresso, della cultura e della tecnologia in tutte le sue forme più arcane e futuristiche. Quegli edifici erano mirabili e maestosi, costruzioni che nemmeno nei suoi sogni più remoti avrebbe potuto immaginare, sogni che ormai non faceva più da lungi, ma che vi assicuro non sarebbero arrivati a tanto. Appena arrivato, si era guardato intorno sgranando gli occhi come un bambino, stupendosi alla vista di quello che la gente comune del posto reputava normale e forse pure noioso. Forse gli faceva bene tutto questo, faceva bene al suo animo sciupato, a quegli occhi che avevano versato talmente tante lacrime da divenire svuotati, a quello spirito privato di ogni sentimento. Vedere qualcosa di nuovo, uscire da quel luogo dove si era auto confinato per anni, poteva aiutarlo ad evadere dai suoi tormenti interiori almeno per qualche istante, tormenti che lo avevano assalito per anni interi e con cui era arrivato a convivere, ma che non era ancora riuscito a superare e che probabilmente mai sarebbe riuscito.

    Forse..
    Forse l’Impero non era poi così male.
    Ma ormai non gli importava più.


    In ogni caso non era stato tanto tempo a guardarsi attorno, ne si era preso la briga di visitare qualcosa, anche perché in quella caotica città ogni rumore ed ogni cosa che accadeva attorno a lui faceva schizzare al massimo i suoi sentori di allerta. Infondo, sino a prova contraria, lui era ancora uno dei massimi esponenti di quel mondo passato tanto odiato, il ricercato numero uno (o forse lo avevano dato per morto già da un bel pezzo, questo non poteva saperlo) e se nessuno lo aveva mai trovato era semplicemente perché il peso di quello che aveva passato aveva profondamente mutato il suo aspetto esteriore, oltre ad aver inciso sul suo carattere, e perché naturalmente aveva vissuto in un luogo che conosceva meglio del palmo delle proprie mani. Per di più era nato e cresciuto come un campagnolo in contatto con la natura, nella fervida e rigogliosa Arcadia: non era fatto per stare in quegli ambienti tanto grigi e rumorosi.

    Le persone gli sfrecciavano accanto, disinteressandosi per lo più di lui, ma lui aveva persino perso l’abitudine di stare in mezzo alla gente e di relazionarsi: gli dava fastidio trovarsi lì accanto a quegli sconosciuti che non apprezzavano ogni respiro della propria insulsa esistenza. Così giovane, ancora con così tanto da poter raccontare, ma che aveva perso da un pezzo la voglia di vivere. E non solo quella. A dire il vero aveva perso tutto, qualsiasi cosa che un uomo possa avere nella vita lui l’aveva persa: dalle futilità materiali agli amori più veri, spassionati ed intensi, dall’onore al decoro, dalle amicizie più strette alla fiducia nell’avvenire. La sua mente era regredita, era diventato più impacciato e insicuro per certi aspetti, ma allo stesso tempo era divenuto più cinico, calcolatore, spietato, indifferente a quello che una volta l’avrebbe appassionato. Quante volte aveva tentato il suicidio? Anche a questa domanda non saprei rispondervi. Posso solo affermare con certezza che aveva provato in tutti i modi possibili e conosciuti ad ammazzarsi, ma aveva sempre fallito. Pure in questo. Alla fine si era rassegnato: era convinto che prima o poi nel corso di un’era, o quasi, sarebbe riuscito a trovare un metodo utile. Era solo una questione di tempo e lui ne aveva da vendere.

    Sapete, a volte era ancora capace di compiere azioni buone, sempre che si possa considerare come buono uccidere chiunque provi a rubare qualcosa o a profanare una tomba tra le “Rovine”. Era un modo per passare il tempo, era quella debole fiamma di giustizia personale che a volte tornava ad accendersi per brevi istanti e gli imperava di agire, anche se non lo faceva più con la speranza di cambiare l’umanità, quell’utopia la lasciava agli stolti che non avevano vissuto la guerra o che più semplicemente non si erano trovati faccia a faccia con i vari sotterfugi di palazzo, ma semplicemente per farla pagare cara a qualche stronzo. Era anche un bel modo per sfogarsi, non poteva sempre tenersi tutto dentro. A volte si faceva prendere un pò troppo la mano: un morto in più, un morto in meno, che vuoi che sia Shikaku.

    Perché qualcuno di potenzialmente immortale avrebbe dovuto rinunciare alla sua vita vi starete chiedendo? Ebbene, sentiva che il suo posto era più nell’al di là che nell’al di qua. E non aveva tutti i torti in effetti: se una nazione crolla il primo a doversi sacrificare e a perire in prima linea doveva essere il suo leader. Chiariamoci, non che lui non fosse stato il primo a scendere sul campo di battaglia, ma diciamo che il destino gli aveva giocato un brutto scherzo. Si, si, lo so che volete che vi racconti tutta la faccenda, ma non è questo il momento adatto, vi basti sapere che anni addietro, prima della guerra, quando ancora era un giovanotto che non pensava troppo alle conseguenze di quello che faceva, aveva stilato un patto sbagliato, un patto che coinvolgeva la sua anima. Così, non sapendo più quale pesci pigliare, o meglio, non sapendo più cos’altro inventare per provare a togliersi la vita, aveva deciso di approfondire l’argomento per trovare un rimedio alla “maledizione” che lo affliggeva.

    E quale miglior luogo della grande e maestosa biblioteca della scintillante Neagora? Forse l’unica che poteva superarla in dimensioni e contenuti era quella di Aethernia, ma non si sentiva ancora pronto per mettere piede là dentro. Era troppo pericoloso. E in ogni caso valeva la pena farsi prima un giro tra gli archivi segreti di quella. Doveva ammetterlo: sotto questo punto di vista l’Impero era un baluardo di sapere, cultura e prosperità. Infiltrarsi sarebbe stato abbastanza semplice per un tipo come lui, sappiamo tutti chi è, ed una volta in quegli scantinati si sarebbe aggirato tra i vari scaffali con la sua tunica che avvolgeva strettamente la sua forma. Una tunica che gli arrivava sino ai piedi ed era elegantemente nera e blu scuro con diverse inserzioni di acciaio che la legavano direttamente all’armatura sottostante.

    Rimase a girovagare per un po’, nel silenzio più assoluto, intervallato solamente dai suoi passi sulla fredda pietra. Quegli scaffaloni arrivavano sino al soffitto ed erano pieni di libri accatastati verticalmente l’uno accanto all’altro, oltre che di una quantità spropositata di polvere. Se ne prendevi uno lasciavi un “buco” e potevi vedere l’altra sponda dello scaffale. Scorreva i titoli, alcuni erano davvero interessanti, probabilmente una volta se li sarebbe letti tutti quanti solo per mera curiosità, sin quando.. Oh, eccolo, il libro che cercava!

    Necromanzia Post Mortem Vol. 7 – "Dalla riesumazione alla resurrezione"

    Allungò la mano avvolta dal guanto, prese il mattone per dargli un'occhiata.



     
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    Subuza

    Per amor di narrazione, inserirò particolari riguardanti la vecchia ambientazione solo in questo primo post per potermi riallacciare alla vita attuale di Subuza.


    Mi sono reso conto di non essermi mai preso il tempo per parlare di come Subuza sia sopravvissuto alle vicissitudini tragiche che hanno sconvolto il mondo negli ultimi 5 anni. Guerre decennali, morte, distruzione e odio hanno imperversato terribili nel paese cancellando migliaia di vite e interi sistemi politici fino a modellare Kalendor come la conosciamo oggi. Le forze in gioco si sono assestate e la situazione oggi è di certo meno infuocata sebbene i carboni sotto la brace continuano ad ardere di risentimento e desiderio di vendetta, tuttavia pochi sono coloro che possono vantare di essere sopravvissuti alla spaventosa crisi che il paese ha vissuto senza esserne stati profondamente marchiati, sia nel corpo che nello spirito.

    La maggior parte dei ninja che Subuza conosceva è rimasto ucciso nella guerra suicida che ha visto i vari villaggi scontrarsi tra loro, mentre quei pochi che erano sopravvissuti non sono mai più riusciti ad andare avanti. Non poteva mai dimenticare l'espressione che aveva visto sul volto di Kyle quel giorno a Braxamundis. Lui, il cinico e calcolatore mercenario, ridotto in quel modo, ad esibirsi in un arena per pochi esaltati, neutralizzando i propri avversari per risparmiargli la vita.

    Immaginò di poter comprendere cosa poteva essere scattato nella sua testa dopo la schiacciante sconfitta che li aveva visti protagonisti. Dopo il grande incendio a Konoha, l'esplosione a Suna e l'affondamento della flotta kiriana, assieme a quelle migliaia di persone tra ninja e civili era morto un ideale. Era morto tutto ciò che il sistema rappresentava, tutto il mondo che avevano giurato di proteggere con i loro villaggi nascosti di un tratto non aveva più bisogno di loro e li osservava bruciare lentamente e sparire dalla faccia della terra senza versare nemmeno una lacrima.

    Quel giorno, dopo che si era fatto catturare di proposito per farsi mettere faccia a faccia contro Kyle nell'arena di Braxamundis, dopo che erano riusciti a dissimulare la propria morte per mano di quei due imperiali, dopo che avevano assunto mentite spoglie per sgattaiolare via da quell'arena ormai liberi, lo aveva guardato negli occhi, quel mercenario senza più qualcosa per cui combattere, e allora capii. Non era stata la morte dei suoi uomini, mandati a morire contro le flotte dello shogunato, a ridurlo così.

    Non il tradimento di Suna e Oto, diventate avversari inaspettati per dei già stremati Konoha e Kiri, portando i ninja ad uccidersi l'uno con l'altro conferendo un enorme vantaggio agli invasori del nord. Non era stato nemmeno la prolungata assenza di Subuza, che poteva essere benissimamente incolpato del precipitare degli eventi per non essere stato lì insieme alla resistenza ad organizzare il proprio villaggio. No, niente di tutto ciò avrebbe potuto scalfire lo spirito di Kyle e questo Subuza lo sospettava.

    E' stato il modo sublime con cui lo shogunato aveva deposto il proprio condottiero, giustiziandolo di fronte al popolo per essere stato responsabile, assieme ai ninja, del peggior massacro bellico della storia del paese. E' stato il colpo di genio che aveva ripulito in un secondo le mani dei loro carnefici, ergendoli a fari nell'oscurità e difensori della vera giustizia e pace. E' stata l'idea dell'impero, fulgida, perfetta e inattaccabile, ad aver fatto crollare il suo sistema nervoso.

    E guardandolo un ultima volta andare via, travestito da medico, zoppicante per via delle ferite, capì il vero motivo per cui una cosa del genere lo aveva distrutto. Era stato perché una idea del genere non era venuta a lui.



    ◊ ◊ ◊ ◊





    Dal braxamundis era passato un anno e qualcosa in più. Un mistero per tutti, persino per Kyle, è il passato di Subuza durante la guerra e successivamente. E' sempre stato il tipo di persona che pensa al proprio tornaconto personale, che sceglie astutamente le proprie battaglie e che non metterebbe mai a rischio la propria vita per un bene migliore. La realtà era che doveva ancora trovare qualcosa di più prezioso della propria vita per cui sacrificarsi, ecco perché tra le sue fissazioni era sempre presente quella di trovare ogni modo per prolungarla.

    Aveva girato un pò là e un pò qua per il paese, riuscendo maledettamente bene a far perdere qualsiasi traccia della sua presenza dopo gli avvenimenti del Braxamundis. L'aveva vista come una liberazione, lui, tutta quella distruzione. Non aveva più responsabilità e vincoli, non doveva più dar conto della vita di migliaia di persone sotto la propria responsabilità. Per come la vedeva lui, i più intelligenti avevano abbandonato quella causa persa prima che fosse troppo tardi, tutti quelli morti nel mentre erano semplicemente stati troppo stupidi per riconoscere la verità.

    La verità che un sistema come quello poteva solo portare morte, odio e divisioni. Promuovere cieca obbedienza e ignoranza fino a quando, come accaduto, non si fosse autodistrutto. Egli stesso era rimasto affascinato da quello che l'impero era riuscito a creare ma possiamo dire che, per il momento, esso conservava un posto in secondo piano nei suoi interessi.

    L'interesse principale adesso era di nuovo la sua ricerca della conoscenza assoluta, della verità circa la natura del vero potere. Dopo aver perso miseramente contro quel monaco sulle montagne di Ephiora, Subuza doveva trovare un altro modo per raggiungere tale scopo, motivo per cui con la stessa silenziosa cura che il suo predecessore aveva usato era apparso nella biblioteca, nello stesso settore in cui Shikaku si trovava, ignaro di non essere solo in quell'ala vuota dell'edificio.

    Completamente sereno, cominciò ad aggirarsi tranquillo tra i corridoi, canticchiando qualcosa distratto. Atteggiamenti differenti di anime simili con un passato gemello, ma anime agli antipodi, come il giorno e la notte. Due demoni, certo, finalmente a confronto dopo anni oscuri senza luce.

     
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    “Nel momento della riesumazione della salma, il cadavere va trattato con sostanze chimiche conservanti tra cui Foglie di Akarnias, Fibrina Racile e Polvere di Otwha. L’elenco completo e la descrizione del trattamento si possono trovare a pagina 476 del manuale. Ricordate che il cadavere è un corpo privo di anima, svuotato della sua essenza, ma per tornare ad essere attivo è indispensabile predisporre una riattivazione delle funzioni vitali, in modo da rendere più immediato e semplice il successivo inserimento.”

    Gli occhi scorrevano lungo le righe di quel polveroso manoscritto, sin quando, assorto nella lettura, venne interrotto da una voce, prima lontana, ma via via sempre più vicina. Chiuse il libro, tenendolo saldamente sottobraccio. Restò in ascolto: solo qualcuno che era solito percorrere quei sotterranei poteva camminare con tanta disinvoltura o forse era un folle. Strano che non se ne fosse accorto prima, ma in ogni caso avrebbe subito sistemato la situazione, mettendo per sempre a tacere quella fastidiosa voce che aveva interrotto il suo apprendimento. Anche perché, chiunque fosse, era tremendamente vicino: sentiva i suoi passi susseguirsi al di la del grande scaffale davanti a cui si trovava. I libri accatastati impedivano di vedere chi vi fosse oltre, ma lo spazio vuoto lasciato dal libro che Shikaku aveva preso permetteva di avere una fessura per vedere dall’altra parte. Così, cauto cauto, il biondo intruso si piegò leggermente per mettere il suo occhio vicino al buco lasciato dal libro che aveva in mano in modo da poter vedere chi vi fosse dal lato opposto.

    Gli occhi si dilatarono dallo stupore: quella pelle pallida, quei capelli argentati, ma soprattutto quegli occhi. Conosceva solo una persona al mondo con gli occhi assottigliati, occhi uguali in tutto e per tutto a quelli di una serpe. Non aveva mai avuto il piacere, o forse il dispiacere, di conoscerlo direttamente ma ne aveva ampiamente sentito parlare. No, non poteva essere lui, era da escluderlo nella maniera più categorica.

    Dagli occhi spalancati di Shikaku si diramarono delle linee nere lungo tutto il viso, mentre gli occhi stessi divenivano privi di pupilla mantenendo solamente il colore azzurro ghiaccio delle iridi. Il suo corpo si ricopriva di un’aura di color nero, simile a fiamme che avvolgevano la sua figura, che sulla schiena si condensava facendo materializzare una sorta di paia di ali nere.
    L’Angelo della Morte era tornato dagli inferi della guerra.

    Aura: Darkness
    [Rapido]
    Focus: Utilità
    Il portatore manipola l'oscurità circostante diventandone catalizzatore e assorbendone le propietà. A ciò corrisponde una mutazione fisica evidente che può andare dalla semplice colorazione degli occhi a più vistose manifestazioni oscure sul corpo.
    Si acquisiscono le passive dell'arte segreta e la possibilità di utilizzarne le skill.
    I danni delle skill di elemento: Oscurità non vengono diminuiti da resistenze elementali.
    [Chakra attivazione: 10 + [10 x Rank]]
    [Consumo Vita x turno: 15% Vita massima]

    Passive: Flame Control
    E' possibile, con una quantità infinitesimale di Chakra, emettere delle piccole fiamme da una qualsiasi estremità del corpo.


    Le ombre presenti in quella stanza avrebbero iniziato a prendere vita, avvinghiandosi attorno a quel figuro al di la dello scaffale. Il braccio sinistro di Shikaku, quello libero che non cingeva il libro, si allungò improvvisamente in direzione del collo di quello, rivelando come di fatto non si trattasse di un vero braccio fatto di carne ed ossa, ma di un ammasso di strani filamenti neri. Il braccio vero lo aveva perso in battaglia. L'arto così allungato era passato attraverso i libri posizionati sulla mensola dello scaffale, facendone cadere un bel po’ e dando così una migliore visione della persona che aveva catturato. Non poteva crederci, era proprio lui.

    Skill: Dark Binding
    [Azione]
    Focus: Utilità
    Il portatore manipola l'oscurità intorno a sè, nella fattispecie la propria ombra, che cercherà di legarsi a quella di un avversario entro i 15 metri. Per sottrarsi alla cattura occorrerà compiere una SCHIVATA, portandosi fuori dalla gittata di questa skill.
    I movimenti senza costo di chi viene catturato vengono azzerati e i movimenti extra costano due slot rapidi.
    Si rimane due turni nella skill. Durante il secondo turno, è possibile spendere chakra: 30 per liberarsi, usando lo slot rapido.
    Se l'Aura: Darkness viene disattivata, questa skill perde ogni effetto.
    Se la distanza tra l'utilizzatore e la vittima supera i 15 metri, la skill viene immediatamente interrotta.
    [Chakra: 15]

    Skill: Black Threads Attack
    [Rapido]
    L'utilizzatore fa fuoriuscire un fascio di filamenti neri di portata 10 metri, che viene usato come una frusta per colpire un avversario. Possono essere tranciati da qualsiasi arma con danno 30 o superiore o strappati con potenza 30 o superiore (pagando uno slot rapido). Qualsiasi barriera con danno elementale li invalida.
    Pagando un ulteriore rapido è possibile catturare un avversario se l'attacco va a segno, impedendogli qualsiasi spostamento. I fasci ignorano 20 dell'armatura del bersaglio.
    [Danno fascio: 10xRank]
    [Chakra: 15]


    I suoi occhi sgranarono dalla rabbia, i denti si digrignarono mentre la mano sinistra avvinghiava sempre di più la presa su quella giugulare. Era ancora capace di indignarsi per certe cose, per certe persone.

    TU!

    Sentenziò ad alta voce, una sentenza che rimbombava sulle pareti rocciose di quel sotterraneo. Era stato colto troppo alla sprovvista per aggiungere altro, ma quel “tu” era carico di enfasi e significati, di rabbia e frustrazione. Aveva davanti uno dei colpevoli della disfatta della sua nazione, lo aveva tra le mani, di fronte a se, e non poteva far altro che guardarlo con sete di sangue e stringere la presa.





    CITAZIONE
    Ovvimanete le tecniche citate sono solo per rendere meglio l'idea di ciò che succede
     
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    Subuza

    Cercava qualcosa in particolare? Non avrebbe saputo dirlo nemmeno lui. Dubitava che la stessa copia del libro di Eldritch si trovasse nella libreria di Neagora, persino in quell'ala sgombra del seminterrato. Se davvero in tutto l'edificio ce ne fosse una copia, sarebbe nella libreria personale del direttore o qualcosa del genere. Non che quei bifolchi ignoranti comprendessero appieno la pericolosità di quel libro, quanto il fatto che al mercato nero le uniche copie rimaste erano quotate decine di migliaia di monete d'oro, per via del grande rogo degli scritti di Eldritch e l'uccisione di Eldritch stesso durante la grande inquisizione di quasi cento anni prima.

    Bruciare vivo qualcuno per la semplice sete di conoscenza, comportamento tipico dell'essere umano. Non c'era bisogno del potere di Eldritch per corrompere l'animo di un uomo, per quello bastavano il potere e il desiderio di ricchezze, erano quelli i veri mali dell'uomo, non certo la passione per l'occulto e le stregonerie.

    Divagava in questo modo col pensiero mentre scorreva il dito sulla superficie delle copertine dei libroni riposti, osservando distrattamente i titoli. Qui c'era qualche trattato di medicina, con qualche accenno di necromanzia, sicuramente niente di importante se tali libri erano tenuti tanto in vista su quegli inutili scaffali.

    Ebbe solo il tempo di posare lo sguardo sul buco lasciato da un libro mancante per rendersi conto di non essere solo. Una figura incappucciata era dall'altra parte dello scaffale e incrociò lo sguardo con il suo. Un unica parola ululata si schiantò contro il petto di Subuza, facendo prendere un bello spavento, mentre tentava di sollevare le braccia e di impastare il chakra più velocemente possibile per reagire all'aggressione repentina.

    Tutto quello che gli riuscì fu espellere instintivamente una grossa onda d'urto che avrebbe limitato qualsiasi azione offensiva avesse in mente l'altro. Ciò che invece lo raggiunse però non fu una lama, bensì un brulicante ammasso di filamenti neri come il loro creatore, che lo avvinghiò costringendolo irrimediabilmente.

    Skill: Meditation Blast New
    [Azione]
    Focus: Difensivo
    Se non si sono compiuti movimenti extra, talenti o attacchi fisici durante il precedente attacco, questa skill costa Rapido.
    L'utilizzatore emette un impulso d'aria che si espande come una bolla ed emette un forte boato. La sfera ha raggio 2 metri.
    Riduce il danno fisico subito di 10+[10xRank]
    Può essere eseguita due volte nello stesso turno, in tal caso il cooldown viene applicato dopo la seconda esecuzione.
    [Cooldown 2 turni]
    [Chakra: 20]


    L'onda d'aria comunque si rese più utile di quanto pronosticato, perché fu sufficiente a sbilanciare l'intera libreria che li divideva proiettandola contro Shikaku e schiantandosi contro quella alle spalle dell'ex hokage, bloccandolo per il momento.

    Si! Esclamò Subuza, pronto a guizzare via da quella spinosa situazione fino a quando non avesse compreso con chi aveva a che fare, ma si rese conto subito che qualcosa non quadrava. Non era possibile rendersene conto nell'oscurità di quello stanzone, ma si sentì vincolato al suolo, i propri movimenti irrimediabilmente bloccati. Erano passati diversi anni da quando era caduto in un trucchetto simile e riviverlo ora gli regalò una terribile sensazione.

    Un Nara. Si lasciò scappare mentre il pensiero già viaggiava più veloce del proprio corpo, pronto a rielaborare il piano. Piegò le falangi della mano artigliata formando una specie di conca mentre il chakra assorbiva e comprimeva una grande quantità d'aria al suo interno, dirigendola verso la sagoma nera che intravedeva attraverso gli scaffali. Parte dei libri erano crollati dalla sua parte, ma con questa nuova mossa la libreria ne sarebbe stata completamente svuotata mentre in un boato assordante l'aria veniva rilasciata per stordire l'avversario.

    Skill: Compression
    [Azione]
    Focus: Utilità
    Aumenta improvviamente la pressione atmosferica attorno alla testa di un avversario, applicando STUN e assordandolo per il turno successivo.
    La schivata per questa Skill costa uno slot rapido in meno.
    [Chakra: 20]
    [Cooldown 2 turni]


    La mano che aveva lasciato partire il colpo fu abbassata mentre l'altra si alzava, spalacando il palmo verso l'alto facendovi apparire un libro luminescente e fluttuante. Codex Surgo, lux animae levate! Esclamò la vipera, mentre un aura luminescente, opposta a quella che aveva avvolto Shikaku, si levò improvvisamente attornò a lui, condensandosi in spire eteree e candide che si dilinearono in maniera sempre più definita fino a dare forma a una grossa serpe che guizzò attraverso gli scaffali, tentando di mordere Shikaku alla base del collo.

    Action: Codex Surgo
    [Gratuito]
    Equippa o disequippa un oggetto di tipo Libro presente nella propria scheda.
    [Cooldown 1 volta per turno]

    Skill: Inspiration
    [Rapido]
    Attiva una Summon dell'utilizzatore su di un bersaglio entro i 15 metri (anche se stessi). Ogni attacco fisico del bersaglio consegue un attacco della summon (se la summon è a portata, difendersi dall'attacco del bersaglio si applica anche all'attacco dell'evocazione) Il primo attacco andato a segno attiva il Potere della Summon a favore del bersaglio ispirato. La Summon dura 2 turni incluso quello di casting.
    L'Action: Veni e l'Aura: Summoning Circle non hanno effetto su tale summon e questa Skill non influenza il cooldown delle Summon, nè il Bonus di tale Summon può essere attivato.
    [Chakra: 40]

    Skill: Summon Pure Soul *
    Livello I
    Evoca uno spirito candido e giusto [la descrizione fisica è a discrezione dell'evocatore]
    Potere: Il bersaglio colpito infligge il 50% di danni fisici in meno verso l'evocatore per i prossimi 2 turni.
    [Chakra: 30]



    Contrariamente a quanto poteva pensare, il morso della serpe non avrebbe causato un avvelenamento letale nell'avversario, bensì un intorpidimento di spirito che avrebbe reso lui meno pericoloso e Subuza in una posizione di vantaggio, mentre tentava di capire che diavolo stesse succedendo. Evidentemente noi due ci conosciamo, anche se non ho ancora capito con chi ho il dispiacere di "parlare". Sicuramente un NARA che non conosce affatto le buone maniere, è buona creanza presentarsi prima di aggredire qualcuno all'improvviso, non te lo ha mai insegnato nessuno?

    Subuza, inchiodato al suolo e mezzo avvinghiato da quei filamenti neri, non era per niente tranquillo in quella situazione. Essere alla mercè del controllo di qualcun altro era una sensazione che non sopportava, tuttavia come suo solito non gli avrebbe dato alcuna soddisfazione, ostentando calma e freddezza fino all'ultimo.



    Edited by Ryuk* - 9/11/2016, 16:39
     
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    Aveva sentito dire che era tremendamente abile a sgusciare e divincolarsi da situazioni limite, ma non avrebbe mai immaginato così tanto abile. Nonostante venne preso alla sprovvista e nonostante la nera mano di Shikaku arrivò a stritolargli il collo, con freddezza ed istinto fuori dal comune la vipera reagì prontamente, quasi fosse la cosa più naturale del mondo. L’onda d’urto che lasciò partire dal suo corpo non solo costrinse il furente Shikaku a mollare la presa, ma gli fece addirittura crollare addosso la libreria che li separava. Per fortuna che il grande scaffale era talmente alto da cadere contro l’altro grosso scaffale che Shikaku aveva alle sue spalle, restando bloccato in posizione diagonale ed evitando così di abbattersi completamente sulla sua testa. Ciò che invece gli caddero inevitabilmente addosso furono i libri che i vari pianerottoli dello scaffale contenevano. Fu costretto a portarsi la mano appena retratta a protezione del capo.

    SERPE!

    Inveì contro Subuza. Ma quest’ultimo sembrava non aver ancora terminato la sua controffensiva in quanto con qualche strana manipolazione del chakra riuscì persino a controllare l’atmosfera circostante, assordando di fatto il malcapitato biondo. Non solo la sua testa aveva dovuto affrontare una “pioggia” di decine e decine di manoscritti pesanti quanto una mattonella, ma ora era persino in preda allo stato confusionale generato dall’assenza di suono. In quelle condizioni non poté far altro che concentrarsi sull’ombra per impedire in ogni modo la fuga al suo interlocutore intanto che la sua mente si riprendeva dallo shock subito. Uno shock che venne ulteriormente alimentato dal morso di serpe diretto al collo. Poco male, non era preoccupato per l’eventuale veleno.

    In quella posizione, dove uno teneva l’altro immobile tramite l’ombra e l’altro teneva lui sotto la minaccia di una grossa serpe, Shikaku cercava di riprendersi il controllo del suo corpo mentre affannosamente avrebbe pronunciato.

    Ora non ho più alcun dubbio su di te.. Sei persino più abile di quello che dicono.

    Aveva il fiatone ed era mezzo piegato su se stesso con le grandi ali nere sulla schiena chiuse quasi a volerlo proteggere in un bozzolo.

    Non ho intenzione di combattere in questo luogo. Forse.. forse è il caso che entrambi ci diamo una calmata.. che ne dici, Subuza?

    Lentamente si sarebbe dunque rimesso in posizione eretta: tutti quei brutali colpi che aveva ricevuto in pochi istanti gli avevano fatto parzialmente perdere la rabbia e l’ardore iniziale. Shikaku era diventato così: apatico ed indifferente per la maggior parte del tempo ma che alla vista di qualcosa che rimandava in lui pensieri estremamente negativi o estremamente positivi sapeva emozionarsi o perdere letteralmente il controllo. E guarda caso Subuza era l’emblema di ciò che lo faceva più incazzare dell’era ninja appena conclusa.

    In ogni caso non voleva assolutamente farsi scoprire in un luogo che non conosceva e in pieno territorio nemico: sarebbe stato da sciocchi e Shikaku la logica ed il raziocinio non li aveva di certo persi. Avevano anche fatto sin troppo rumore, avevano poco tempo per parlare, ma era sicuro che se si fosse rivelato quello non avrebbe più tentato di fuggire. Infondo era interesse di entrambi scambiare quattro chiacchere. Ricompostosi, con voce più mansueta avrebbe pronunciato.

    Orami quel clan non esiste più da tempo, è estinto, morto e sepolto assieme alle rovine di quella che un tempo era considerata una nazione straordinaria, piena di persone straordinarie.

    Nel mentre Subuza avrebbe chiaramente potuto percepire come pian piano le ombre che lo tenevano prigioniero avrebbero cominciato a “smollarsi” e a ritirarsi verso il suo interlocutore. Avrebbe anche potuto vedere che le ali e le linee nere sul viso di Shikaku avrebbero cominciato a svanire, come se venissero assorbite dal corpo dello stesso. Infine, si sarebbe tolto il cappuccio, per mostrare apertamente il suo volto, un volto certamente cambiato, mutato, più segnato e sciupato rispetto a quello di un tempo, ma certamente riconoscibile perché infondo tutti un tempo conoscevano il suo viso.

    Vedo invece che i “demoni” che hanno portarono allo sfacelo il mio popolo e tutta l’epoca passata sono ancora vivi ed impuniti.

    Una nota di disprezzo trapelava chiaramente dalla sua bocca, mentre con occhi seri ed accigliati guardava profondamente nelle iridi si Subuza, aspettandosi una qualche reazione.

    Cosa ti da il diritto di vivere? Non ti senti in colpa ad essere sopravvissuto?

    Digrignò leggermente i denti, come se stesse cerando ancora di contenere la rabbia: lui ci faceva i conti tutti i giorni con quel sentimento di auto colpevolezza.

    Saresti dovuto morire assieme alla tua gente, accanto a loro, in prima linea e invece hai dimostrato tutta la tua codardia e la tua bassezza. Quando venni a Sumadea per cercarti, scoprii che te l’eri data a gambe prima che la guerra diventasse un affare troppo serio. Schifosa serpe cagasotto, hai lasciato quegli altri cinque incompetenti alla guida del Paese che non hanno pensato due volte a venderlo per pochi soldi al nemico: ve ne siete lavati le mani così. Il vostro tradimento ed il vostro doppiogioco ci sono costate parecchie vite umane.

    Non che stesse cercando un colpevole cui additare tutti i suoi fallimenti e le sue colpe, ma in una guerra globale le colpe erano di tanti e quei tanti la dovevano pagare.

    Non che ora la faccenda mi riguardi più di tanto, nemmeno io dovrei essere qui a parlarne e soprattutto il sistema su cui si basava la nostra precedente epoca era tremendamente sbagliato: se c’è un rimorso più grande di quello di aver condotto decine di migliaia di persone alla guerra e di non essere stato in grado di proteggerle e garantirgli un avvenire, è stato proprio quello di non essermi accorto di far parte di un sistema marcio, corrotto, ingiusto ed iniquo. Ero troppo giovane ed idealista, mi vestivo ed atteggiavo da capo ma in realtà ero solamente una pedina: restai imbrigliato da quelli che erano i sotterfugi di palazzo.

    Era vero, tremendamente vero ed amareggiante. Era dannatamente sbagliato quel sistema di caste ove poche famiglie di oligarchi, i Daymio, centralizzavano e mantenevano saldamente il potere nelle loro mani usando coloro che chiamavano ninja, che spacciavano come protettori di interessi comuni, alla stregua di milizie personali per controllare ed abbattere tutti coloro che non rispettavano le loro leggi personali spacciate come giuste ed universalmente valide. A dire il vero, sotto l’operato di questi “padri-padroni” della politica, il mondo non aveva mai conosciuto una vera e propria pace duratura. Ogni volta i villaggi più grossi con le famiglie più potenti cercavano di imporsi e dominare quelli confinanti più piccoli in un processo di continua espansione e sfruttamento delle risorse che non giovava a nessuna persona comune e che anzi creava continui dissapori e morti, soprattutto tra gli abitanti di paesini più piccoli e di confine. Scosse la testa, questi pensieri lo abbattevano ogni volta. Abbassò lo sguardo, quasi rammaricato.

    Tutti abbiamo colpe, io in primis, e le sto scontando amaramente. Ma così come le ho io, le ha anche l’Impero e tutti coloro che sono rimasti fermi ed inermi a guardare gli eventi mentre il mondo prendeva una piega orribile e tremenda. Troppe vite e troppi legami sono stati spezzati, troppe persone innocenti sono state coinvolte in una guerra che non gli apparteneva e che volevano evitare a tutti i costi.

    Ed anche questo era assolutamente ed innegabilmente vero. L’Impero nel fare ciò che aveva fatto e nel ribaltare il sistema precedente non era stato di certo uno stinco di santo e più volte aveva oltrepassato abbondantemente i limiti della decenza, dell’etica e della morale nonostante ora si spacciasse come puro custode e garante di diritti fondamentali. Se l’era presa con chi non aveva colpe ed era sceso ampiamente ad accordi con chi avrebbe dovuto essere sterminato. Rialzò il capo, aveva una domanda che gli usciva dal profondo del cuore che si ripeteva ogni singolo giorno, una domanda che forse solo un ex leader come Subuza, uno che era stato nella sua stessa posizione, seppur fosse umanamente anni luce dall’animo di Shikaku, poteva comprendere.

    Possibile che tu non ti chieda ogni giorno cosa avresti potuto fare per evitare lo sfacelo? Per salvare altre vite?



     
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    Subuza

    Poche erano le cose al mondo in grado di sorprendere Subuza, ormai. Sin dall'accademia ninja veniva inculcato il pensiero che nulla è mai come sembra e che bisogna sempre cercare di prevedere l'impensabile in ogni situazione. Ad Oto probabilmente questo concetto veniva esasperato, dato che in un determinato periodo tradimenti e sotterfugi erano fin troppo comuni soprattutto tra i propri alleati e confratelli. Da giovane, paranoie e incubi lo avevano tormentato a lungo, costretto a temere per la propria vita ogni singolo giorno.

    Dovendosi districare in un simile rete di serpi, Subuza arrivò a prendere una semplice e ovvia decisione: diventare la serpe più velenosa e infida di tutte al fine di prevalere, al fine di sopravvivere e di non dover temere più alcunché da nessuno. All'epoca lo faceva guidato da un unico chiodo fisso che rincorreva con dedizione maniacale. Un'ossessione che grazie al cielo era riuscito a scrollarsi di dosso man mano che la sua veduta della vita in generale maturava con l'esperienza.

    Era stato per troppo tempo un semplice ragazzino viziato, anche dopo essere riuscito a far tremare chiunque al mondo al semplice udire il suo nome. Ora, nel sentirlo pronunciare da uno degli spettri di quel passato sepolto, ebbe un fremito.

    Non riconobbe il volto, non aveva mai sentito la voce, ma dalle sue parole associò immediatamente un nome. Shikaku, il numero uno di Konoha, era in piedi di fronte a lui. Lo scaffale riverso all'indietro ancora li separava ma per lui era come averlo ad un palmo dal naso, mentre gli vomitava addosso tutto il suo rancore e il suo odio.

    Già visto, non era il primo "sopravvissuto" che incontrava e, sebbene si contassero ormai sulle dita quelli che non avevano fatto perdere definitivamente le loro tracce, non avrebbe scommesso sarebbe stata l'utilma.

    Tuttavia Shikaku fu il primo ad accusarlo direttamente di essere stato una delle cause della loro sconfitta. Aveva udito tanto da Kyle del fantomatico paladino biondo del paese del fuoco. All'epoca, sentirne la descrizione gli faceva venire in mente un Koike nei suoi anni migliori. Tutti con lo stampino questi ninja prodigio, pensò mentre collocava il Nara in un posto di sufficienza nella propria mente.

    Vederlo lì, vivo e vegeto, segnato nell'animo e nel corpo ma pur sempre vivo, ad infuocarsi ancora per una causa persa, gli fece rivalutare la prima impressione avuta tanti anni prima. Congelò il suo viso in un'espressione plastica e impenetrabile, non gli riuscì nemmeno di fare il suo classico sorriso irrisorio dietro cui soleva nascondersi quando veniva insultato o accusato, colpa la sorpresa di un incontro tanto inaspettato.

    E questo ci riporta al perché Subuza risultò spiazzato da quella situazione. Non tanto perché aveva dato per morto l'hokage ormai da tempo, e nemmeno per via delle accuse contro di lui. Era quell'ardore con cui pronunciava quelle parole, lo stesso ardore che aveva visto estinto negli occhi di Kyle, l'ardore ormai perso che aveva condotto Sebastian Cruelstaker al suicidio. L'ardore che lui aveva scelto di dimenticare.

    Nakashima era più simpatico.
    Eccolo il suo sorriso, una smorfia goliardica che però non aveva lo stesso sapore velenoso di un tempo. La nostalgia attecchisce anche un cuore come il suo, evidentemente, anche se effettivamente c'erano diversi motivi dietro a quell'atteggiamento inusuale. Motivi che custodiva gelosamente dietro la sua solita maschera di distacco.

    Fece per muoversi, verso il corridoio su cui affacciava lo scaffale. Buona parte dei suoi sensi erano impiegati a capire se quel frastuono avesse allerato qualcuno e per il momento sembravano non correre pericolo. Vide la trasformazione del Nara attenuarsi e lui si forzò a sorvolare sulla manifestazione di quel potere, fingendo di non notare la somiglianza con quello che aveva visto fare a Sebastian tre anni prima.

    In risposta, fece sparire la serpe candida che fino a quel momento l'avvinghiava, soddisfatto di aver indotto timore (o perlomeno cautela) anche a una persona del calibro di Shikaku. "Sei persino più abile di quello che dicono" colpì il punto debole di Subuza, il suo ego, per cui si rilassò un poco in più di quanto avrebbe fatto normalmente nel ritrovarsi di fronte una persona con pensieri tanto ostili nei suoi confronti.

    Il biondino meritava altre risposte come ricompensa di quell'ardore che, sotto sotto, Subuza gli invidiava. Continuò a osservarlo, interessato nella sua figura più di quanto lo fosse stato riguardo qualsiasi cosa negli ultimi due anni, pensando alle parole che aveva proferito. I demoni, amico mio, non muoiono mai del tutto. Possono sparire, per qualche tempo, annidarsi in qualche angolo buio, ma stai pur certo che prima o poi riusciranno a trovarti per finire il lavoro.

    Citò le parole di un libro letto tanto tempo prima, gli sembrarono sufficientemente ad effetto per quella circostanza sebbene non riuscì a scacciare un brivido mentre le pensava. Alla fine abbassò il capo, addolcendo il sorriso tagliente che fino a quel momento aveva avuto, preferendo partire dall'ultima domanda nel rispondere.

    No, comunque. Riferito alla domanda "Possibile che tu non ti chieda ogni giorno cosa avresti potuto fare per evitare lo sfacelo?" Non più, perlomeno. Ho smesso quando ho capito che non c'era proprio nulla che potessimo fare per evitare la fine di un sistema tanto malvagio.

    Fece una pausa, ormai aveva raggiunto l'altro lato dello scaffale ma rimaneva ad almeno 5 passi ampi da Shikaku. E mi sorprende che uno come te, dopo tutto quello che è successo, dopo il modo in cui è successo, non ci fosse arrivato molto prima del suo triste epilogo.

    Risollevò lo sguardo, il viso s'era rabbuiato ma un lato della bocca rimaneva piegato in una specie di sorrisetto che tradiva una certa saccenza. Avrebbe infastidito Shikaku, questo era certo, ma quando mai Subuza si era mai preoccupato di non provocare un proprio interlocutore?



    Edited by Ryuk* - 15/9/2017, 17:01
     
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    Mio caro Subuza, abile serpe scrutatrice di menti, ci avevi visto lungo anche questa volta, avevi ragione. Shikaku non era del tutto morto, bruciava ancora di ardore e passione quando pronunciava quelle parole. Anni di isolamento non gli erano serviti a nulla, non gli erano bastati a sotterrare l’incubo e lo straziante lago di sangue a cui aveva assistito durante la grande guerra. Si era tormentato, si era maledetto da solo, aveva provato più di una volta a non pensarci, a cercare di voltare pagina, ma era stato tutto inutile. Era arrivato al punto di autodistruggersi, di svuotarsi, di logorarsi e finire ogni lacrima. Eppure nel momento stesso in cui ti aveva visto era esplosa in lui quell’energia prorompente di chi ha segregato dentro di se un senso di giustizia superiore, quasi sacro ed eterno, che reclama ascolto, come se quegli accadimenti fossero ancora recenti. Davvero non gli importava più nulla delle sorti del mondo?

    La verità Subuza è che forse in questo momento tu eri più in grado di capire Shikaku di quanto lui non fosse in grado di capire se stesso. Perché da lungi aveva perso ogni scopo, ogni speranza, ogni sensazione. Era solamente uno zombie errante che uccideva chiunque osasse avvicinarsi alle tombe dei suoi cari sepolti tra le “Rovine”, che viveva rimuginando sul passato e su quello che sarebbe potuto essere. Si chiedeva costantemente come sarebbero potute andare le cose se avesse fatto scelte diverse, se si fosse reso conto prima di determinate cose, se avesse intrapreso percorsi differenti, se il destino gli avesse dato quell’occasione in più, quell’istante in più per salvare chi aveva amato con tutto il suo cuore. Era questo il suo problema principale: la mancanza di uno scopo per il proprio futuro, uno scopo che possibilmente facesse da contrappeso agli errori che aveva commesso.

    E in mezzo a questi pensieri confusi e lesivi, proprio la tua risposta arrivò come un bagliore illuminante. Il tuo categorico e distaccato “No” fu qualcosa che lo lasciò li pietrificato e di stucco, costringendolo a riflettere per qualche istante. Era paradossale il fatto che tu, nonostante avessi ricoperto bene o male la sua stessa carica politica, non sentissi minimamente sulle tue spalle il peso della responsabilità. O comunque te ne eri liberato con tanta facilità. Potevi chiaramente notare come Shikaku fosse stato colpito nell’animo dalla tua secca e concreta risposta, perché su una cosa indubbiamente..

    Hai ragione..

    E mai si sarebbe aspettato di dare la ragione ad uno con la tua pessima fama di doppiogiochista ed istigatore.

    Non c’era nulla che potessimo fare per opporci al sistema.

    E ti invidiava. Ti invidiava terribilmente. Invidiava il tuo distaccamento, il fatto che fossi arrivato a capire questa cosa con tanta lucidità e freddezza, il fatto che avessi trovato un altro scopo per cui vivere lasciandoti indietro il passato. Perché nell’inconscio di Shikaku in questo momento vi era imbrigliata ed incatenata una tremenda voglia di riaffiorare dal pozzo di depressione e commiserazione nel quale era caduto. Una pulsione che tuttavia non riusciva a trovare un obiettivo a cui dedicarsi. La mente di Shikaku era persa, facilmente modellabile e malleabile. Avevi una grande opportunità innanzi a te Subuza, se capisci ciò a cui mi riferisco..

    Se anche avessi compreso prima il marciume che lo affliggeva, da solo, dall’interno, non avrei mai e poi mai avuto la forza ne la possibilità di ribaltarlo. Come detto, ero solo una pedina tenuta per le redini da oligarchi avidi e spregiudicati che con astuzia ed inganno riuscivano a corrompere le persone attorno a loro per conquistarsi il consenso del popolo.

    Scuoteva la testa. Il superuomo idealista che era da giovane aveva lasciato il posto ad un uomo più maturo e realista. Forse Shikaku non aveva nessuna colpa, non più del comune cittadino che nella sua ignoranza mai aveva pensato di ribellarsi al sistema del quale faceva parte. Ecco, si dannava anche per il fatto di aver speso le sue forze per cercare di proteggere un’intera nazione, quando invece avrebbe potuto dedicarsi solamente ai propri cari e mettere loro in salvo, invece che permettergli di seguirlo in prima linea. Una nazione che comunque con il sistema ora vigente forse vive meglio e più spensierata di quando era lui a governarla. Ma cosa avrebbe potuto aiutarlo a porre definitivamente una pietra su tutto ciò che era accaduto? Cose avrebbe dovuto fare per accettare passivamente ciò che era stato e buttarsi a capofitto nel mondo rivoluzionato? Dove avrebbe dovuto indirizzare quella suppur flebile ma presente pulsione interiore? Come avrebbe fatto per arrivare di nuovo alla FELICITA’?

    Si esatto. Questa volta non gli importava più del mondo, o per lo meno non nel senso utopico di un tempo. Questa volta sentiva che il suo senso giustizialista avrebbe dovuto dedicarsi prima a se stesso, al ritrovamento di un equilibrio interiore. E aveva davanti ai propri occhi una grande possibilità. Aveva davanti un uomo emblematico e misterioso, un uomo a cui era letteralmente impossibile capire cosa passasse per la testa, un uomo che era lungi da quello che era sempre stato il suo ideale di etica e morale e che forse proprio per questo motivo poteva fare al caso suo. Invece che sfogare le proprie frustrazioni contro di lui e invece di giudicarlo per le voci giuntegli, avrebbe potuto imparare qualcosa da quell’uomo: imparare l’arte di fregarsene, imparare l’arte di saper andare avanti. Per questo, abbandonati i toni ostili e l’atteggiamento allerta avrebbe preso parola con più pacatezza.

    Se sei qui è perché stai cercando qualcosa di losco e delicato, qualcosa che non si trova nelle comuni biblioteche e che il grande pubblico non deve assolutamente conoscere. E mi permetto di supporre, quasi con assoluta certezza, che tu probabilmente sei molto più avezzo a ricercare informazioni in questo tipo di ambienti di quanto non lo sia io. Pertanto mi chiedo..

    Fece una pausa. Accennò un sorriso, un espressione che aveva quasi dimenticato come si facesse.

    Sai qualcosa riguardo alla resurrezione?

    E gli mostrò il librone che aveva tenuto in mano sino a quel momento. Gli occhi cominciavano a riempirsi di vigore. Avanti Shikaku, metticela tutta per riscoprire chi sei.





    Edited by mrxxx - 15/9/2017, 19:49
     
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    Subuza

    Shikaku lo sorprese ancora, questa volta nell'arrendersi tanto presto alla semplice risposta di Subuza. Quell'ardore che prima aveva visto nel suo viso scemò quasi immediatamente fornendo la prova dell'instabilità del giovane. Questo erano diventati, tutti loro. Un branco di "dèi" caduti, divenuti loro malgrado improvvisamente mortali e incapaci di proseguire una vita lontano dall'olimpo. Alle volte credeva non si trattasse delle perdite né delle morti, quanto il riscoprirsi inadeguati a vivere in quel nuovo mondo a destabilizzare completamente l'individuo. In effetti, il retaggio dei ninja era radicale, con una forma mentis specifica e poco flessibile adatta a vivere solo in quel mondo fatto di intrighi e sotterfugi.

    Già, poteva risultare difficile se non impossibile per simili individui riadattare il proprio pensiero al mondo che l'impero aveva creato e una prova di ciò era proprio il fatto che due dei migliori esponenti del vecchio mondo riuscissero a reincontrarsi e conversare solo nelle ombre di un luogo dall'accesso ristretto, mentre tentavano di evitare di venire scoperti.

    Tuttavia il biondo fece luce su di un quesito irrisolto su cui effettivamente Subuza non aveva ancora avuto modo di soffermarsi, stranamente. L'ex kokage si trovava lì in cerca di qualche indizio insperato dopo la brusca battuta di arresto che aveva subito la sua ricerca, ma cosa invece poteva cercare uno come Shikaku nei reparti chiusi al pubblico della biblioteca Neagorese?

    Ri...
    Mugugnò Subuza non riuscendo a nascondere un'espressione stranita. Risurrezione?

    Subuza sgranò gli occhi per qualche istante, cercando di carpire cosa diavolo significasse una domanda tanto assurda. Lo sguardo cadde poi sul libro che Shikaku gli stava mostrando mentre ancora cercava un senso a quella richiesta.

    Aggrottò le sopracciglia ma non allungò la mano per prendere il libro. Le iridi si spostarono di lato mentre metteva insieme i pezzi. Shikaku Nara, il condottiero di una intera nazione, sconfitto nel corpo e nello spirito, cercava libri proibiti in grado di fornirgli informazioni riguardo alla resurrezione.

    Ma certo, aveva ammesso anche davanti a Subuza il proprio fallimento e la propria inadeguatezza di fronte alla fine del proprio mondo e del proprio popolo. Aveva anche tradito un insostenibile senso di colpa che lo attanagliava, il passo successivo più logico era uno solo: redenzione.

    Cercava un modo per porre rimedio al proprio fallimento, cercando di revertire quanto di più ineluttabile esisteva al mondo.

    Sul serio. Risurrezione. Ripetè abbandonando la propria espressione scioccata adesso che aveva dato un senso a quella richiesta. L'espressione assunta non nascondeva una sfumatura derisoria oltre che scettica, decorata da un sorriso incredulo.

    Sospirò notando nel viso convinto del suo interlocutore la risposta ai propri dubbi. Abbassò lo sguardo, valutando cosa rispondere. Esistono porte che non vanno aperte e domande che non vanno poste, Shikaku. Poche, per nostra fortuna, ma estremamente pericolose. Per coloro che vi si avvicinano esiste un solo destino: oblìo.

    Pronunciava quelle parole con calma atipica ed estrema serietà, facendole risuonare come un vero e proprio avvertimento, tuttavia non riuscì a trattenere il resto di quel che venne poi, figlio di una delusione latente per l'ingenuità del proprio interlocutore.

    Ma di certo non troverai mai la chiave per una di quelle porte in questi insulsi fascicoletti, ammesso esistano. Il tono si fece nuovamente derisorio, sebbene non fosse ancora sua intenzione offenderlo. Risollevò lo sguardo, sistemandosi una ciocca di capelli ai lati della testa. Se non altro, se ne rese subito conto e tentò di rimediare, a suo modo.

    Perdonami se sorrido, davvero, ma è da ingenui credere che esista sempre un rimedio ai propri errori. E cercarne disperatamente una anche di fronte all'ineluttabile è semplicemente... Ecco, ora doveva moderarsi. Non era necessario essere brutale, tuttavia in quel frangente Shikaku aveva bisogno che qualcuno gli facesse affrontare la realtà... Sciocco?

    Scosse il capo allargando le braccia, come chi dice "mi dispiace ma così stanno le cose", lasciando poi ricadere le braccia sui fianchi. Alle volte bisogna semplicemente accettare le conseguenze dei propri errori, prenderne atto, rimboccarsi le maniche e andare avanti.

    Lo guardò abbandonando l'attenggiamento derisorio. Quel che stava dicendo era una verità a cui lui stesso era giunto, tanto tempo fa. Ciò che è perso per sempre non deve essere disturbato.



    Edited by Ryuk* - 16/9/2017, 23:10
     
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    Redenzione. Avevi ragione anche questa volta Subuza. Quello che andava cercando Shikaku era proprio un modo per porre rimedio agli errori commessi, per assolvere la propria anima e ritrovare finalmente la pace con se stesso. Solo che non sapeva come farlo: era confuso, tremendamente confuso. Se da un lato infatti vi era in lui l’intenzione di riportare indietro a qualsiasi costo (per quanto improbabile se non addirittura impossibile) quanti più spiriti possibili dall’altro mondo o comunque riuscire a trovare un rimedio alla maledizione che lo affliggeva (una maledizione che gli impediva di morire), dall’altro c’era anche l’intenzione di trovare un posto nel nuovo mondo creatosi dopo la guerra, un mondo a lui completamente sconosciuto e in cui, per vergogna e rimorso, non aveva il coraggio di fare il primo passo.

    Instabile. Ecco com’era la mente di Shikaku. Instabile perchè una parte di lui credeva che solo il suicidio e la morte potessero liberarlo una volta per tutte dai tormenti che lo affliggevano, l’altra parte invece gli imponeva di restare in vita, ispirarsi a chi come te si era lasciato scivolare tutto alle spalle, e magari trovare uno scopo abbastanza nobile che potesse dar senso alla sua sopravvivenza. Per questo quando ti aveva visto, anche se in un primo momento era andato su tutte le furie perché facevi parte della cerchia di chi era sopravvissuto ingiustamente, aveva pensato che magari potesse prendere qualche spunto da te, per riuscire ad andare avanti.

    Invece la tua risposta a tratti sbeffeggiante che gli sbatteva in faccia la realtà ed il tuo atteggiamento cinico di sufficienza, gli fecero riaccendere quella scintilla di rabbia e frustrazione che lo stava consumando da anni. Chiunque avesse un minimo di buon senso avrebbe condiviso, almeno in parte, le tue parole: non sempre si possono riavvolgere le lancette del tempo. Eppure chi come Shikaku aveva vissuto un simile shock spesso non concepiva l’accettazione passiva della realtà come unico rimedio possibile.

    Lasciò cadere il pesante manoscritto che cingeva con la mano sul freddo pavimento di pietra, mentre le dita che prima tenevano il libro si stringevano a pugno lasciando solo l’indice disteso come ammonimento. Aggrottò le ciglia, mentre disprezzo per la tua figura trasudava dalla bocca piegata all’ingiù e dagli occhi ricolmi di rancore. Un rancore che forse era più rivolto verso il fato avverso, ma che comunque si sarebbe presto sfogato su di te.

    COSA NE PUÒ CAPIRE UN EGOISTA COME TE! UNO CHE SE N’È SEMPRE FREGATO DELLE SORTI DEL MONDO! UNO CHE UN TEMPO ARRIVÒ PERSINO A DISTRUGGERE QUASI COMPLETAMENTE IL PROPRIO VILLAGGIO!

    Gridava. La voce tonante ed imperiosa rimbombava tra le pareti del sotterraneo. Tremava tutto. E poi, abbagliato dalla pazzia e dall’impeto, sfoderò una delle sue lame per poi pugnalarsi allo stomaco. Sconvolgente vero? Lo avresti visto affondare il coltello nelle sue stesse viscere mentre con il capo chino si piegava al suolo. Il sangue gli imbrattava tutta la veste, riversandosi sul pavimento.
    […]
    Lentamente avrebbe risollevato lo sguardo guardandoti fisso negli occhi, sembrava essersi calmato un poco, ma di certo il suo comportamento era completamente squilibrato ed irrazionale. Un rigo di sangue gli cadeva dalla bocca. Ansimava e grugniva, cercando di contenere il dolore in sussulti strazianti. Dopo interminabili secondi si sarebbe sfilato l’arma dal corpo per poi, con fatica ed affanno, cercare di rimettersi in piedi. E proprio in quel momento, mio caro Subuza, avresti notato qualcosa che certamente ti avrebbe lasciato strabiliato: in pochi istanti infatti quella ferita, potenzialmente mortale per molti, si sarebbe velocemente rimarginata, ricucita, lasciandosi dietro solamente uno squarcio sulle vesti ed una brutta cicatrice.

    Ora capisci!? Sono afflitto da una maledizione…

    Avrebbe continuato a proferir parola con voce ancora provata e con il fiato ancora spezzato.

    Non posso morire.

    Per alcuni la vita eterna sarebbe un dono di inestimabile valore, ma non per lui che su questa terra aveva perduto tutti coloro che amava. Tanto più che non sapeva di essere afflitto da questa maledizione sino a quando appunto non era stato ucciso durante la famigerata battaglia che rasò al suolo la grande Nimthor.

    Tu non sai cosa significhi credere di essere morto e poi svegliarsi in una fossa comune accanto ai cadaveri di chi un tempo avevi giurato di proteggere! Tu non sai cosa significhi vedere la donna che amavi alla follia prendersi un colpo per te e venire uccisa al tuo posto! Tu non sai cosa significhi essere amati!

    Eccola l’ultima parola chiave per capire come mai il glorioso condottiero di un tempo fosse caduto in disgrazia e divenuto uno zombie errante senza uno scopo nella vita. La parola amore.

    Se c’è un modo, anche solo un modo, per quanto arcano e complicato, di poterla riportare indietro o di poterla raggiungere nell’al di là, io lo troverò! Devo trovarlo!

    Quelle scene ancora dannatamente vivide nella sua testa.Una lacrima, una sola, sgorgava da quegli occhi iracondi, stanchi ed abbattuti allo stesso tempo, solcando quasi impercettibile il suo viso contorto tra disperazione e furia. Era perso, stava impazzendo. Ansimava.

    COS’ALTRO DOVREI FARE SUBUZA!?

    Una richiesta disperata di aiuto o un’amara constatazione della realtà?



     
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    Subuza

    Come già detto, non era la prima volta che Subuza incontrava qualche sopravvissuto che gli dava contro con una certa veemenza a causa della sua estraneità riguardo gli ultimi avvenimento del mondo ninja che avevano portato al suo annientamento. E come detto, tali accuse venivano accolte da Subuza con freddezza che man mano che questi episodi si moltiplicavano scivolava sempre più verso l'insofferenza. Non doveva giustificarsi con nessuno al di fuori di sè stesso e trovava fastidioso che gli si venisse recriminato qualcosa riguardo all'evolversi delle vicende, tanto più che praticamente i ninja si erano miseramente autodistrutti l'uno contro l'altro prima ancora di riuscire ad affrontare fisicamente le armate del Nord.

    Ad Oto avevano preso le proprie scelte anche senza di lui e loro erano responsabili per le loro scelte tanto quanto lui lo era per le proprie. In qualsiasi momento una delle parti in gioco avrebbe potuto tirarsi indietro e fermare quel massacro insensato ma nessuno lo aveva fatto, anche di fronte all'autodistruzione. Quindi mi dispiace signori, ma a Subuza non riusciva proprio di sentirsi in colpa per quegli sciocchi e tantomento potevano aspettarsi una qualche forma di empatia da parte sua.

    Quanto a Shikaku, tirare fuori la storia della distruzione di Oto per mano di Subuza fu decisamente un colpo basso, seppure dettato dalla rabbia. Ma stranamente all'ex kokage riusciva meglio immedesimarsi in tali sentimenti di odio e rancore che in quelli altruistici e umani, motivo per cui la prese con filosofia, notando con soddisfazione come anche quel paladino dalla lucente armatura fosse in grado di vomitare veleno se lo si toccava nei suoi nervi scoperti.

    Meglio, pensò. Sarebbe stato più facile averci a che fare.

    Quando estrasse la spada però, Subuza fu colto da un fremito rendendosi conto di non essere pronto per fronteggiare un'improvvisa aggressione. La mente tentò di trovare un'immediata risposta alla nuova minaccia ma per un paio di secondi non riuscì a concretizzare nulla, giusto il tempo per permettere a Shikaku di accoltellarsi crudamente, di fronte ad un esterrefatto Subuza.

    Spiegato il motivo della propria angoscia, Subuza con le sopracciglia aggrottate e un espressione stranita, spaziava con lo sguardo tra il sangue a terra e la lama insanguinata, la ferita rimarginata e il volto del biondino. Aveva le sue riserve riguardo all'affermazione "Non posso morire." traducendola più come "Per me morire è più difficile che per gli altri" tuttavia si poteva dire tranquillamente che adesso Shikaku aveva la sua più totale attenzione.

    E quindi si arrivò al nocciolo della questione, la morte della sua amata in un drammatico momento strappalacrime. Ora che le condizioni mentali ed emotive dell'altro erano spianate davanti a lui come un libro aperto, Subuza si ricompose prendendo nuovamente il totale controllo di sè, chiudendo il viso in un espressione seria e meditabonda ma non ancora accondiscendente. Dopotutto, era stato offeso e questo non era qualcosa che poteva essere semplicemente ignorato.

    L'unico motivo che gli impediva di infierire sull'altro fu l'evidente instabilità in cui versava, instabilità che Subuza accoglieva di buon grado come fragilità sfruttabile, anche se non aveva ancora idea sul come. Di fronte all'ultima domanda disperata, Subuza fu chiamato in causa mentre era ancora indeciso su come ribattere al furente interlocutore. Sostenne lo sguardo con invidiabile imperturbabilità, aspettando il tempo necessario perché l'altro riprendesse un minimo di controllo, dando già con quel silenzio inscalfito una prima risposta a tutto quel furore.

    Sei completamente annientato, Shikaku, se non altro questo dovrai pur ammetterlo. Cominciò a dire Subuza, la sua voce ancora bassa e calma, sfumatura che lo rassomigliava a chi cerca forzatamente di mantenere la calma di fronte a un offendente.

    Non puoi permettere al passato di offuscarti in questo modo. Lo sai anche tu di non avere l'esclusiva sulla sofferenza interiore nel mondo, non sei né il primo né l'ultimo ad aver dovuto affrontare una perdita simile e credere di poter aggirare qualsiasi legge a motivo del tuo dolore è da arroganti, oltre che essere da deboli. Questa volta non v'era nota derisoria nè intenzione di abbattere. Sapeva di poter parlare così con uno come lui, questo era il genere di discorsi che Subuza sapeva potevano affrontare solo persone simili a sè stesso. Perciò, parlandoti con simile franchezza Subuza ti stava facendo un complimento, Shikaku. Chissà se te ne saresti accorto, dietro tutta quella disperazione.

    Ma cosa posso saperne io, che non ho mai conosciuto l'amore e non me ne sono mai fregato di niente e di nessuno, dico bene Shikaku? Sorrise ma in maniera strana, allargando le braccia e stringendo le spalle come per suggerire un "purtroppo per me" ironico. Poteva sembrare quasi simpatia quella che stava esprimendo, ironizzando sulla considerazione che Shikaku aveva dell'ex kokage, la stessa considerazione che avevano avuto qualsiasi altra persona lo avesse conosciuto, la reputazione che lui si era sforzato di costruirsi con impegno e dedizione in tutti questi anni. Perchè, cari lettori, per essere invincibili non è necessario essere privi di punti deboli. Bastava far credere al tuo avversario di non averne.

    Con quelle ultime parole prese commiato, voltandosi mentre pronunciava il nome "Shikaku" e prendendo ad incamminarsi verso l'uscita. Da quel che mi hai fatto capire, hai già ben chiaro in mente quello che devi fare, quale dev'essere il tuo obiettivo. E' fin troppo chiaro inoltre che sei fermamente convinto del fatto che io non possa capire la tua situazione e che non hai bisogno di un egoista come me a farti la paternale, né tantomeno è mia intenzione fartela, dopotutto.

    Faceva già tre passi lenti, mani giunte dietro la schiena. Ma posso assicurarti una cosa, caro il mio ex kage. Fece una pausa, questa volta esprimendo più una personale rivincita che una frase calcolata. Come un sassolino che finalmente si toglieva dalla scarpa, gettato addosso al suo interlocutore con una nota di asprezza. Son andato vicino più io a combinare qualcosa, negli ultimi giorni del nostro mondo morente, che tutti voi messi insieme.

    Ecco, lo aveva detto finalmente.

     
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    Era diventato debole in effetti, debole e vulnerabile, soprattutto se si andavano a toccare certi argomenti. Purtroppo le scene di morte ed i sentimenti strazianti provati nel vedere perire i propri cari erano ancora troppo vividi ed impressi nella sua mente. Un tempo, di fronte ad un kage, mai avrebbe perso calma, fierezza e compostezza. Mai si sarebbe lasciato andare a tanti sentimentalismi quasi isterici. La freddezza che lo contraddistingueva diveniva evanescente quando alla mente gli riaffioravano certi ricordi. E se a questo aggiungiamo il fatto di non aver mai messo piede fuori da quelle Rovine, il fatto di non essersi mai sfogato con qualcuno o anche solo di averne parlato, possiamo comprendere il motivo per il quale si stesse aprendo così tanto. Non gli interessava fare la figura del debole.

    Forse Subuza non era quel demone che tutti avevano sempre descritto.

    Anzi, era Shikaku che con arroganza si stava permettendo di giudicarlo. Sulla base di cosa poi? Di alcune voci che gli erano giunte all’orecchio, perché infondo non lo aveva mai incontrato di persona. Involontariamente, nella sua commiserazione, Shikaku era divenuto egoista e cieco. Anche se mai lo avrebbe ammesso, nel profondo del suo cuore, avrebbe voluto che tutto il mondo intero provasse quelle tremende sensazioni di angoscia che attanagliavano la sua anima. Pensava di essere il solo al mondo ad aver provato uno strazio simile.. non aveva mai pensato che altri potevano aver provato di peggio. Voleva compassione, ma non aveva mai cercato di mettersi in contatto con chi era finito nella sua stessa situazione. Era sempre rimasto a piangersi addosso in quella foresta, isolato dal resto del mondo, invece che far tesoro dei propri errori ed assicurarsi un futuro più radioso. Chinò il capo. Non posso dirvi che si vergognasse per ciò che era diventato, la vergogna viene col tempo, ma posso assumere con certezza che si rendeva conto che nei suoi comportamenti c’era qualcosa che assolutamente non andava, qualcosa che doveva cercare al più presto di sovvertire per non cadere nell’oblio della disperazione più profonda.

    Subuza infatti gli stava mostrando come uno del suo calibro avrebbe dovuto comportarsi di fronte al dolore ed all’annientamento. Stoico, si ergeva sprezzante di fronte a lui, a quel kage che un tempo credeva di essere invincibile ed intoccabile. Shikaku si passò la mano di fronte al viso per asciugarselo, incassando le parole del suo interlocutore. Non appena lo aveva visto gli era saltato addosso per la rabbia, poi aveva cercato in lui una soluzione liberatoria, infine, preso atto che la soluzione proposta era quasi irrealizzabile, era scoppiato in lacrime per la disperazione. Doveva smetterla con questo comportamento altalenante, ci voleva un po’ di autocontrollo. E con questo non voglio dire che non avrebbe continuato a perseguire l’obiettivo della resurrezione, ma c’è modo e modo di perseguire un obiettivo. Altri obiettivi non gli venivano in mente per il momento, ma magari mentre avrebbe seguito questa strada apparentemente impossibile, ne avrebbe trovato un altro più degno da perseguire.

    Respirò profondamente. Avrebbe dovuto ringraziare Subuza per avergli mostrato come un vero guerriero si deve comportare. E soprattutto prima che se ne andasse, c’era un’ultima cosa che avrebbe voluto sapere da lui, in riferimento all’emblematica frase che aveva pronunciato alla fine del suo discorso.

    Cosa intendi dire con questo!?

    Già. Possibile che uno come lui fosse stato talmente codardo ed egoista da pensare solo a nascondersi durante la guerra? Eppure l'allora Sumadea era divenuta una terra rispettata e temuta solo grazie al suo Kage che l'aveva completamente riorganizzata, dando corpo ed unità a quei clan che vivevano nelle paludi e che erano sempre stati considerati gente dalla quale stare alla larga. Soprattutto dagli abitanti di Arcadia. E se avesse macchinato ed architettato qualcosa all'oscuro di tutto e tutti? Possibile che una serpe aveva fatto di più agendo da dietro le quinte invece che una serie di protettori che si professavano paladini della propria nazione? Con occhi che sembravano studiarlo avrebbe poi aggiunto.

    Poco fa.. hai detto che avrei dovuto capire molto prima del suo triste epilogo la fine che stava facendo il nostro mondo, tu quanto prima lo hai capito?

    E ancora.

    Cosa credi ci fosse di sbagliato nel nostro mondo?

    Era curioso, curioso di sapere se anche lui fosse arrivato alle sue stesse conclusioni, ma soprattutto curioso di capire chi era veramente Subuza.



     
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    Subuza

    Subuza gli rivolgeva le spalle. Un po' sperava di aver stuzzicato la curiosità di Shikaku con quella sua ultima affermazione, in effetti poteva essere stato fatto di proposito, un'esca al quale il biondo aveva subito abboccato. Il motivo per cui l'aveva lanciata?

    Probabilmente il bisogno che gli venisse riconosciuto finalmente almeno un merito in tutta quella faccenda. Non gli era mai interessato dell'opinione negli altri circa l'argomento, anzi passare per il viscido strafottente che aveva abbandonato la barca prima che affondasse voltando le spalle a migliaia di persone gli era sempre convenuto, come detto. Se il tuo nemico è convinto che tu non abbia sentimenti, non tenterà mai di far leva su di essi per tenderti una trappola. Sei un passo avanti in ogni caso.

    Ma stavolta qualcosa era cambiato. Subuza s'era ormai rassegnato all'idea di essere rimasto l'ultimo esponente del suo rango in vita. Kyle s'era dato alla macchia, chiuso nella propria depressione. A Suna nessuno aveva mai raggiunto anche solo lontanamente la caratura di Matsuura e persino Sebastian s'era ammazzato.

    Shikaku non era mai finito veramente nei propri radar ma ora che lo aveva davanti, riusciva a percepire il valore che una volta splendeva sul suo volto, sebbene adesso fosse duramente provato. Shikaku avrebbe potuto riconoscere merito in ciò che Subuza aveva fatto, mettendo da parte le solite stronzate sentimentali dei buonisti mediocri.

    Gli dava ancora le spalle ma si era fermato al suono delle domande dell'altro. Come al solito, era il caso di partire dall'ultima domanda, la vera domanda da porsi effettivamente, con il vantaggio del senno di poi.

    La risposta, anche se può sembrare strano, era ben chiara nella mente di Subuza, cristallina come un faro nella notte, una luce che lo aveva guidato quando egli stesso, anni prima, s'era trovato a raschiare il fondo a propria volta. A quel tempo era lui quello in lacrime, sconfitto nello spirito, incapace di trovare una direzione alla propria esistenza.

    La risposta risiedeva in un nome, che probabilmente il mondo oramai aveva dimenticato, cancellato assieme ad un intero popolo e un'intera era.

    Tu conosci chi era Koike Matsuura? Chiese, il tono era tornato pacato, una sfumatura calda quasi nostalgica fuoriuscì assieme a quella domanda, prologo di quanto sarebbe venuto poi.



    Edited by Ryuk* - 19/9/2017, 17:23
     
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    ..Koikie Matsuura..

    Ripeté con lo sguardo fisso sul pavimento, quasi stesse rispolverando i cassetti della sua memoria.

    Il vecchio Kazekage di quella che un tempo era Shal’Aria. Non ho mai avuto ne il piacere ne l’onore di conoscerlo di persona, tuttavia..

    Rialzò lo sguardo. I ricordi di un tempo dimenticato e sepolto sembravano riemergere pian piano in un misto di stupore ed incomprensione. Ah quanto gli erano mancati questi discorsi di intrighi, complotti e sotterfugi circa le sorti del mondo! Quanto continuavano a piacergli! Si era promesso che non si sarebbe più intromesso nelle sorti del mondo, ma sembrava essere più forte di lui.

    Si diceva fosse un giustizialista, uno dei Kage più amati dal popolo di Shal’Aria, una regione storicamente difficile da controllare e da tenere a bada per le lotte intestine che l’hanno sempre caratterizzata.

    Ed era vero. Il nome di quell’uomo era leggenda, un tempo era considerato da molti come l’uomo più forte ed influente del mondo. Si passò la mano sul mento, mentre lo sguardo diveniva sempre più pensieroso e contemplativo.

    Non riesco a capire come possa avere a che fare la sua figura con la guerra. Se non mi sbaglio era stato dato per morto dai tempi.. dai tempi della caduta del Leviathano.

    Quell’essere immondo, famelico ed arcano era stato una minaccia globale ed un vero incubo, sicuramente Subuza se lo ricordava bene visto che era stato uno dei pochi ad avere il coraggio di combatterlo di persona assieme agli altri Kage, tra cui proprio Koikie. Dacché ricordasse quella fu la prima ed ultima volta nella storia in cui gli eserciti di tutto il continente, in maniera diretta o meno, avevano collaborato per contribuire alla distruzione del mostro. Tanto per farvi comprendere quanto in là bisogni andare con le lancette del tempo, pensate che allora Shikaku non era ancora divenuto Kage.

    ..Koikie Matsuura..

    Farfugliò di nuovo. Gli occhi si spalancarono quasi come se fosse stato abbagliato, quasi come se fosse stato colpito da un fulmine a ciel sereno: non era però la prima volta che quel nome veniva evocato con così dal nulla e circondato da un alone di fascino e mistero.

    Non sei il primo, Subuza, a chiamarlo in causa..

    Respirò, quasi volesse cercare di collegare tutti i pezzi di puzzle che non era mai riuscito a comporre. I suoi occhi puntavano ovunque, ma in realtà era nella sua testa che stava cercando qualcosa.

    Tempo fa, poco dopo che venni incoronato Kage, si palesò alla mia porta un uomo mascherato, ambiguo, di cui non riuscii mai a scoprire la vera identità. Si presentò con il nome di..

    Cominciava a diventare tutto più limpido. Deglutì. Quel nome lo metteva in soggezione.

    ..ZERO..

    Pronunciò con reverenza. Ecco il pezzo che mancava al suo puzzle, quello che non era mai riuscito ad incastonare da nessuna parte.

    Sosteneva di essere un discepolo di Matsuura, venuto da me per denunciare un misfatto, un omicidio: l’omicidio del suo maestro, l’omicidio di Koikie Matsuura appunto, per mano del mio predecessore Nakashima Uchiha. Mi mostrò che dopo l’uccisione del famigerato Leviathano, tu e gli altri Kage lì presenti decideste di approfittare della situazione per combattere contro Koikie e sbarazzarvi di lui una volta per tutte. Forti della vostra superiorità numerica riusciste a sconfiggerlo ed ucciderlo. Il motivo del vostro accanimento contro l’ex Kazekage? Secondo questo Zero, voi eravate dei manichini tenuti per le redini dai Daymio mentre Koikie era da sempre in conflitto con questi signori feudali oligarchi ed aveva individuato in loro la maggiore causa del decadimento della società e della continua mancanza di pace le varie regioni del continente, soprattutto nelle zone confinanti.

    Ed era tremendamente vero, non a caso i primi focolai di rivolta che portarono successivamente ad un escalation mondiale si accesero proprio nei villaggi limitrofi, quelli ai confini delle varie regioni, quelli di cui gli eserciti delle grandi città (attraverso i ninja) cercavano di accaparrarsi il controllo per sfruttarli sino all’osso sotto il profilo economico.

    Nella sua improvvisa ed inspiegabile apparizione, questo Zero fu profetico nelle sue parole.

    Non a caso Shikaku si era poi convinto che il sistema gerarchico e feudale vigente prima della guerra fosse tremendamente sbagliato.

    Mi chiese di unirmi a lui nel piano per ripulire il mondo, un piano iniziato dal suo maestro. E come prima richiesta mi impartì di sbarazzarmi dei Daymio stanziati ad Arcadia.

    Shikaku scosse la testa sconsolato.

    Ovviamente io non gli diedi retta, infondo erano stati proprio i Daymio ad eleggermi e stendermi tappeti rossi sotto ai piedi. E tu cosa avresti fatto Subuza se qualcuno fosse arrivato all’improvviso a dirti che le istituzioni nel quale avevi sempre creduto e confidato non erano altro che luoghi di corruzione ed avidità? Perché infondo ero stato cresciuto e protetto in quell’ambiente. Decisi di non credergli, decisi di non indagare più a fondo, decisi di non aprire gli occhi.

    Il suo tono si fece più malinconico.

    Sai, a quell’epoca ero ancora troppo giovane ed inesperto. Quello Zero aveva ragione: io non ero altro che una pedina dipendente da quegli oligarchi. Credevo di essere dalla parte giusta, di essere un comandante libero di poter fare le mie scelte, non mi rendevo conto che di fatto tutti i fondi per le mie campagne militari, per i vari eventi e per la gestione burocratica della nazione derivavano direttamente da loro. Nella mia ingenuità, accecato dal titolo di cui mi fregiavo, non mi accorgevo che loro mi lasciavano fare solo ciò che faceva loro comodo. Se avessero voluto tagliarmi fuori lo avrebbero potuto fare in ogni istante. Con la scusa di portare pace e stabilità, quei signorotti ci facevano andare costantemente in guerra con le nazioni a noi circostanti per accrescere il proprio patrimonio personale. Forse proprio per questo avevano scelto me: ero più facilmente controllabile. Me ne accorsi troppo tardi, quando la guerra era già bella che finita, quando avevo già perso coloro che amavo...

    Ed era questo uno dei motivi per il quale si era tormentato così a lungo, ossia il fatto di non essere arrivato a comprendere queste cose prima.

    E a proposito di guerra. Presto questa ci venne a bussare alle porte, diventando una faccenda veramente seria e pericolosa. Non avevo tempo di indagare circa la morte del Kazekage e non mi sembrava una cosa importante, soprattutto perché Zero non si fece mai più rivedere.

    E potevi comprendere dalla sua voce che ci fosse un po’ di rammarico nel non averlo più rincontrato visto le informazioni sconvolgenti che gli aveva fornito la prima volta. Shikaku avrebbe certamente gradito un secondo confronto.

    Ebbi però modo, durante la pianificazione tattica della guerra, di scambiare con l’allora Mizukage Kyle Koga Spring qualche parola proprio riguardo all’ex Kazekage. Conosci anche tu il temperamento e la parsimonia di quell’uomo. Tagliò corto dicendomi che quando vi eravate scontrati con il Leviathano, tutti voi eravate stati impossessati da alcuni.. come li chiamò.. ah sì, Spiriti.

    Ecco, se Shikaku avesse saputo che avevi quasi rasato al suolo la tua città natia non per tua sadica volontà ma perché eri stato impossessato da un’entità superiore, forse poco fa non avrebbe tirato fuori questa storia per insultarti.

    Mi spiegò Koikie era stato preso da uno Spirito più aggressivo degli altri, uno Spirito malvagio chiamato Seyru di cui non ci si poteva sbarazzare con facilità. Da qui la decisione di ucciderlo prima che divenisse troppo pericoloso nel corpo di uno come Koikie.

    Sospirò di nuovo. Questa volta ti avrebbe guardato negli occhi per cercare una tua conferma alle parole che un tempo gli aveva riferito Kyle.

    Mi sembrava una spiegazione assurda, ma anche qui decisi di non indagare, non lo reputavo importante. Come già ti ho detto, ero troppo preso a pensare come proteggere la mia nazione.

    Gli occhi di Shikaku cambiarono, si fecero più seri. Potevi notare una nota di rancore al loro interno mentre pronunciava..

    E poi, non avevo motivo di dubitare di colui che un tempo reputavo il mio più grande alleato..

    E in quest’ultima frase, oltre che negli occhi, avresti percepito delusione e rabbia repressa, come se il rapporto con il Mizukage non fosse terminato nel migliore dei modi. Ma ora toccava a te Subuza, toccava a te mostrargli la verità, una verità a cui Shikaku non era mai riuscito ad arrivare, una verità che forse avrebbe potuto aiutare a risollevarlo.
    Una verità che forse eri l'unico al mondo a conoscere.





    Edited by mrxxx - 21/9/2017, 00:51
     
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    Subuza

    Antefatto

    Subuza si voltò gradualmente nel sentire quanto Shikaku sapesse riguardo al defunto kazekage. Era molto più di quanto egli credesse possibile, a dirla tutta, tanto che per qualche secondo rimase spiazzato nel constatare quanto il biondino sapesse riguardo alla morte di Koike e i successivi avvenimenti.

    Risentendo il triste racconto circo la sua improvvisa follia e l'angusta decisione presa dai tre kage, nella gola dell'ex kokage cominciò a formarsi un piccolo nodo, che egli si impose di sciogliere immediatamente schiarendosi garbatamente la voce. Udire di quel Zero poi riportò a galla ricordi più recenti ma non meno intensi, riguandando essi la persona di Subuza molto da vicino.

    Vedo che Kyle ti ha spiegato ogni cosa, non avrei mai potuto immaginarlo. Constatò alla fine del discorso di Shikaku, un pò indispettito dal fatto che il suo ex collega avesse rivelato un informazione tanto delicata ad una persona che non poteva conoscere bene fino in fondo. Tuttavia, ogni cosa era ormai acqua passata per poi Subuza, con un'aria stranita sul volto, vi sorvolò sopra. Immagino che fosse necessario per non rischiare di perdere un'alleanza preziosa col vostro paese.

    Fredda constatazione dei fatti in realtà, ma il punto in questione era un altro. La decisione, seppur obbligata, fu devastante, per tutti noi. Nei mesi successivi mi sentii completamente annientato, ogni obiettivo che prima di quel giorno mi sembrava importante d'un tratto mi sembrò privo di significato.

    Non guardava più Shikaku, le mani si erano sollevate ad altezza busto per abbracciare le proprie braccia quasi a difendersi proprio fisicamente dal gelo provocato dai ricordi di quel periodo. Il tono era confidenziale e lugubre, quasi recasse tributo alla morte di quell'uomo anche dopo tutto quel tempo. Ho inseguito molte cose nella mia vita, molte col tempo si sono rivelate solo effimeri sogni di uno sciocco, deliri di onnipotenza dalla triste inutilità. Ma Koike...

    Un sorriso maliconico comparve sul suo volto pallido. Sin dal nostro primo incontro, il mio animo insicuro si scontrò con una volontà di ferro. Koike non aveva un dubbio nella propria vita, sapeva ciò che era giusto, sapeva cosa non lo era e andava combattuto e si era forgiato per riuscire ad abbatterlo, personalmente, fino a plasmare il mondo come lo voleva lui, come era giusto per tutti.

    Tradire una sorta di ammirazione non era da Subuza, ma qui non si trattava più del suo maledetto ego e delle manie di controllo. O meglio, forse un pò sì, dato che probabilmente anche quell'improvvisa confidenza concessa a Shikaku aveva uno scopo, tuttavia le emozioni non riuscì a lasciarle fuori, come non era riuscito a fare sin dalla scomparsa di Koike.

    Guardò Shikaku, finalmente, dato che questa parte del discorso lo avrebbe riguardato. Immagino che voi due non siate così diversi. Forse Koike, quando cominciò da Kage, ti somigliava molto. Il sistema dei villaggi nascosti e dei loro signori, i Daymo, non sarebbe mai stato perfetto, forse, ma lui sapeva che qualcuno doveva pur cominciare a cambiare le cose, così come ne eri convinto anche tu. E tutto non per la propria esaltazione, bensì per offrire un posto migliore alla propria gente.

    Sbattè le palpebre e spostò lo sguardo verso un punto imprecisato alle tue spalle, perso nel vuoto. Un sorriso amaro ricomparve sul suo volto. Suppongo che niente a questo mondo possa rimanere candido e puro in eterno.

    Rimase perso in chissà quale pensiero per qualche secondo, quindi chiuse gli occhi, sollevò le sopracciglia e sospirò pesantemente, quasi fosse necessario a farlo ritornare al presente. Riaprì gli occhi per guardare Shikaku. Il suo sguardo improvvisamente serio, l'espressione quasi solenne quasi volesse prepare il biondo a ciò che avrebbe detto poi. Abbandonai la mia carica di Kage due mesi dopo la sua morte. Koike credeva che il compito di un kage non fosse solo quello di essere il più forte al fine di proteggere il proprio popolo e stabilire la giustizia. Egli credeva che il principale obiettivo di un kage fosse quello di ispirare gli altri a migliorarsi, imitarlo, e nell'ispirazione una nazione sarebbe potuto diventare migliore e così, come in una catena continua, tutto il mondo si sarebbe migliorato.

    Fece una pausa, le frasi ora uscivano in maniera più dura e concitata, come un resoconto schietto di quanto accaduto. Alla sua morte il mio primo pensiero fu quello di rendergli onore, portando avanti in qualche modo il suo obiettivo per quanto mi fosse possibile. Compresi però che non avrei mai potuto fare lo stesso ad Oto, non dopo quello che avevo fatto a quella gente. Per cui, trovai qualcuno che fosse in grado di sostituirmi e lasciai il paese in buone mani, per fare la mia parte ma a modo mio.

    Si mosse, quasi se ne avesse bisogno per continuare il racconto. Stava scavando, non voleva tralasciare nessun particolare. Non perché Shikaku meritasse tutta la verità in qualche modo, ma perché probabilmente era l'unica persona al mondo, oltre Subuza, a poterla reggere. E Subuza, fin dall'inizio dell'incontro col biondo, aveva cominciato a sentire l'oppressivo peso di quella storia, che ormai era condannato a sopportare da solo. Mi mossi nell'oscurità, a caccia di un informazione dopo l'altra. Conosci il tuo nemico, è il primo imprescindibile passo prima di affrontare una battaglia. Gli aldaresi certo non erano comparsi dal nulla, ma l'improvviso acuirsi della guerra dopo la morte del Leviatano (e di Koike) mi lasciò quasi senza fiato, al punto che ogni volta che scoprivo qualcosa di nuovo, qualcos'altro di inaspettato e cruciale accadeva nel mondo, rendendo impossibile preparare una nuova mossa.

    Respirò, lo sguardo si spostava involontariamente mentre ricordava. Adottai metodi più crudeli, sono bravo con queste cose, è il mio marchio di fabbrica. Oto passava al nemico, Suna faceva dietro front. Era chiaro che la guerra si stava sviluppando al di fuori del campo di battaglia e ad un certo punto compresi che c'era una persona dietro tutto questo. Per settimane mi trovai ad inseguire un fantasma, fino a quando quello spettro ebbe un nome: Zero.

    Strinse le braccia per incrociarle, nel suo spostarsi si era trovato di fronte ad una delle finestre, mentre guardava fuori distrattamente. Scoprii quello che lo stesso Zero rivelò anche a te. Che era un allievo di Koike che cercava di vendicare il tradimento di cui noi tre ci eravamo macchiati ma, come fu ben chiaro, Zero stava facendo anche molto più di questo. Stava portando a termine il sogno di Koike, voleva onorarlo creando finalmente il mondo che lui sognava.

    Guardò Shikaku, a questo punto il biondo avrebbe dovuto intuire la terribile verità dietro la fine del loro mondo, nuda e cruda. Comunque, avrebbe continuato a raccontare, perché c'era ancora una storia che pochi sapevano e che Shikaku doveva ascoltare. Esatto. Fu Zero ad orchestrare ogni cosa. Dal tradimento di Oto alla traviazione di Suna. E così i grandi villaggi ninja assieme ai loro Daymo finirono per farsi guerra da soli e senza che l'esercito del Nord dovesse fare troppa fatica.

    Altra pausa, l'epilogo della storia lo conosceva tutto il mondo. Alla fine, il sogno di Koike s'era avverato. Il mondo era stato liberato dal sistema corrotto, non era più diviso dagli avidi confini imposti da ingordi oligarchi. Zero c'era riuscito, alla fine.

    Si voltò a guardare il biondo, più serio che mai.

    Ma a che prezzo? Chiese, senza trattenere il proprio disgusto.

    Migliaia di vite, giovani che credevono in un ideale. Come te, Shikaku. Ed è per questo che ti sto raccontando tutto questo. Sciolse le braccia, facendo un paio di passi verso l'altro.

    Forse avrebbe avuto un senso, adesso. La freddezza con cui Subuza parlava del passato, la sua apatia verso il dolore che dicevi di provare, la consapevolezza con cui ormai affrontava il nuovo mondo. Non era da tutti riuscire a sopportare una simile verità, dopotutto. Kyle ne era uscito distrutto, lui il grande stratega beffato dalle azioni di un fantasma. Quel genere di rivelazioni erano un battesimo di fuoco. Potevi uscirne o annientato o rinato, non v'erano vie di mezzo.

    L'ideale di un uomo buono denudato della propria umanità e traviato in quella mostruosità. Realizzai che era questo il pericolo di attaccarsi troppo ad un ideale, per quanto fulgido possa essere. Di fronte alla resa dei conti, quell'ideale non riuscirà a proteggerti, ma sarà il macigno che ti porterà ancora più a fondo, irrimediabilmente. Disgressioni filosofiche di un Subuza più profondo, che aveva speso quegli ultimi anni ad elaborare quella tragedia, per trarne forza.

    Fissò Shikaku, cercando di capire adesso quale effetto la verità avrebbe avuto sull'ex hokage. Il viso era velato da una certa diffidenza, ma in fondo, sapeva che l'altro possedeva il cuore necessario per affrontare la realtà.

    Ho inseguito Koike per tanto, troppo, tempo. Aggiunse improvvisamente, ma non era più nostalgico nel suo modo di parlare. Anzi, quell'ultima parte stava assumendo la forma di un monito. Nel momento stesso in cui mi resi conto di non poterlo emulare, ne fui quasi ossessionato. Era migliore di me sotto qualsiasi aspetto. Ma è stato proprio lui a condannare il nostro mondo... e io ho smesso di cercare le mie risposte negli altri.

    Cercò lo sguardo del suo interlocutore, per concludere. L'unica soluzione per sopravvivere, è trascendere.

    Alla fine, il discorso di Subuza per quanto rivelatorio sembrava celare qualcos'altro, tra i dettagli omessi e retroscena non svelati. Il nocciolo della questione comunque era ben chiaro ed era lì, di fronte a Shikaku che si trovava a reggere improvvisamente una verità che pochi altri al mondo avevano conosciuto.



    Edited by Ryuk* - 21/9/2017, 15:52
     
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    Ascoltò tutta la tua storia Subuza, rapito dalle tue parole. Teneva gli occhi fissi su di te, bramosi di conoscere la verità, ma anche increduli e sconvolti nel constatare quanto quelle rivelazioni si incastonassero alla perfezione con i pezzi mancanti del puzzle che lui non era mai riuscito a comporre. E più parlavi più un nodo asfissiante si formava nella sua gola. Gli occhi passavano dallo stupore al rammarico, dal risentimento alla commozione. Quando ti fermavi a parlare, deglutiva, quasi stesse ingoiando bocconi amari; pause necessarie le tue, perché la verità ha un peso e reggerlo tutto in una volta non è facile, soprattutto per qualcuno che l’aveva inseguita così tanto a lungo. Sapere ciò che lui non era mai riuscito a comprendere era come ricevere una pugnalata nel cuore.

    Allora è così che è andata.

    Riuscì a pronunciare solo questo, con un filo di voce. Poi, con gli occhi che puntavano al pavimento, ma che in realtà fissavano il vuoto, inconsciamente si lasciò scivolare con la schiena lungo la parete della libreria alle sue spalle, come se le gambe non riuscissero a reggere lo stormo di sensazioni che affliggevano la sua mente, come se venisse trascinato in basso dalle immagini che scorrevano nella sua testa. Si portò la mano sulla fronte, stringendo nel pugno i capelli. E restò lì, rannicchiato. Senza dir nulla. Senza fiatare. A metabolizzare il passato. Non aveva senso aggiungere altro.



    Zero li aveva beffati tutti quanti: era riuscito a far si che un sistema intero si autodistruggesse da solo. Era riuscito a mettere in ginocchio i più grandi strateghi ed i più grandi sognatori di quell’epoca. Sognatori come Shikaku, che credevano di poter migliorare il mondo passo per passo, giorno dopo giorno, sacrificio dopo sacrificio. Generazione dopo generazione. Sognatori che erano stati distrutti psicologicamente dalla bestialità e dalla crudeltà di una guerra che non aveva risparmiato nessuno, idealisti che erano stati obbligati a tramutarsi in assassini e carnefici spietati per garantirsi una chance di sopravvivenza, altruisti che dovettero mutare irrimediabilmente la propria essenza generosa e disinvolta in favore di rabbia e disumanità. La guerra aveva annientato i valori e gli affetti di una generazione intera.

    No, Koike non avrebbe mai voluto questo.
    Koike non avrebbe mai fatto ciò che Zero aveva fatto.

    Zero aveva sbagliato ad interpretare le parole del suo mentore. Le aveva distorte, traviate. Accecato dalla volontà di vendicarlo, era arrivato ad annullare anche quel poco di buono che vi era nel precedente, seppur sbagliato, sistema feudale. Eri riuscito più tu, Subuza, a comprendere la vera essenza dei discorsi di Koike, nonostante fossi il suo più acerrimo rivale. Perché Koike non voleva cambiare il sistema rasandolo al suolo completamente, altrimenti lo avrebbe potuto fare in prima persona.

    Koike voleva essere emulato, non vendicato.

    Voleva salvare quel poco di umano che c’era nel sistema precedente e valorizzare le persone buone e meritevoli che ne facevano parte, nella speranza che sempre più persone sarebbero diventate come loro, come lui. Koike voleva far leva su ciò che vi era di buono ed onesto nel sistema per riuscire a cambiarlo definitivamente. E sapeva che questo processo non sarebbe stato immediato, ma sarebbe arrivato a compimento solo nel corso delle generazioni a seguire. Zero invece aveva fatto leva sugli istinti più marci e corrotti che serpeggiavano in quella società ninja feudale per manipolare le fazioni in gioco ed accelerare sino all’inverosimile il processo di ribaltamento e distruzione.

    Passò interminabili minuti a rimuginare su queste ed altre faccende, ma non ne fece parola con te, perché era sicuro che tu fossi arrivato alle sue stesse conclusioni. Ne era una prova il fatto che avessi deciso di dimetterti dalla tua carica di Kokage.

    Forse, Subuza, non eri quel demone che tutti credevano. Forse avevi avuto solamente un passato più difficile di altri, forse anche tu ti eri dovuto scontrare, più di chiunque altro, con i corrosivi intrighi e sotterfugi del sistema precedente. Eri stato in un certo senso costretto a diventare ciò che eri, ma c’era profondità ed umanità in te. Ed era percepibile dalle tue parole. Avevi dannatamente ragione Subuza: di fronte alla resa dei conti non conta solamente l’ideale da perseguire, ma anche il modo in cui si arriva a darne compimento.

    G-grazie.

    Pronunciò sottovoce, per poi lasciare cadere il braccio su cui era appoggiata la fronte lungo il suo corpo. Girò il viso verso di te.

    Grazie Subuza.

    Ripeté a voce più alta. Senza rendertene conto lo avevi salvato, liberato da un passato che continuava a tormentarlo. Perché conoscere la verità è il primo passo per riuscire a porre una pietra sopra ai sentimenti di angoscia. Respirò profondamente, espandendo i polmoni quanto più possibile. L’aria chiusa di quel posto lugubre gli sembrava avesse un’altra consistenza, più leggera. Ci sarebbe voluto molto più tempo per ritrovare anche solo lontanamente quella fiducia nei propri mezzi e nel proprio avvenire che aveva anni addietro. Probabilmente mai ci sarebbe riuscito. Ma questo era un primo importante passo. Un primo passo per trascendere.

    Tu come ci sei riuscito?

    Chiese incuriosito a proposito di questo.

    E soprattutto..

    Il tono si fece più preoccupato.

    Zero che fine ha fatto?

    Come aveva distrutto quel mondo, Zero sarebbe stato capace di distruggere anche questo mondo se avesse trovato qualcosa che non gli aggradava.



     
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