Questione d'Onore

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    Questione d'Onore - Visite Inaspettate
    La vittoria su Olga nell'arena aveva fruttato a Nia una discreta fama come combattente e più di qualcuno si era dimostrato interessato al suo talento, alla sua origine, alla sua storia. Tuttavia la solita diffidenza della giovane aveva fatto rapidamente raffreddare gli animi dei curiosi e allontanato anche i più persistenti. Così come si era rapidamente acceso, l'interesse riguardo la nuova fiamma dell'arena si era spento.
    Aveva sperato di attirare l'attenzione della Legione Imperiale durante il suo incontro e sembrava esserci riuscita, ma nessun soldato o militare si era avvicinato a lei o le aveva chiesto di presentarsi in caserma. L'avevano rifiutata la prima volta che si era presentata come volontaria; non l'avevano ritenuta idonea, e ora nonostante avesse dimostrato le sue capacità loro continuavano ad ignorarla.
    A detta di Kirian era un bene, e meno si era invischiati negli affari dell'Impero, in particolare nella politica militare, e meglio era. Il monaco non faceva certo mistero di non amare i militari, in particolare quelli aldarensi, ma Nia non riusciva a capirne il motivo. Lei era cresciuta con l'idea che l'Impero era un alleato forte con il quale bisognava collaborare, ma senza perdere la propria individualità. Capiva che ad Ephiora le cose fossero ben diverse e che in quelle terre lo stendardo imperiale non fosse ben accolto, tuttavia nelle sue parole non c'era odio vero e proprio, ma qualcosa come una animosità malcelata.
    Ripensandoci, Kirian era sembrato a suo agio sia a Neagora e Aldaresia, come sei quei luoghi li conoscesse molto bene. All'inizio aveva attribuito quella sua capacità di riconoscere la strada giusta o le persone giuste con cui parlare ad il semplice fatto che fosse una sorta di monaco itinerante, ma se non fosse stato quello il motivo? Kirian non parlava mai del suo passato, e le rare volte in cui lo faceva parlava sempre solo del monastero di Pax Whuan e del motivo che lo aveva spinto ad allontanarsi. Con quelle storie in testa Nia aveva supposto che l'uomo fosse nato e cresciuto in quel luogo, ma era davvero così?
    L'aura azzurrina di cui era ammantata crepitò lievemente e si interruppe. Le era bastato quel singolo istante di distrazione per perdere la concentrazione. Inspirò ed espirò lentamente. Poi aprì gli occhi e si ritrovò a fissare l'enorme sagoma di Kirian che la scrutava con occhi severi.
    Seduto a gambe incrociate in una posizione di meditazione l'uomo la osservava e monitorava i suoi progressi nell'addestramento. Aveva acconsentito ad aiutarla ad affinare le sue abilità di combattimento e insegnarle qualcosa di nuovo, ma in quegli ultimi giorni la concentrazione e determinazione di Nia sembrava venire meno sempre più spesso.
    La ragazza inspirò nuovamente e si preparò a riprendere la meditazione, ma Kirian si alzò da terra.
    - Per oggi basta così. -
    Nia lo guardò di traverso per qualche istante. Aveva capito bene? Non era da lui farle interrompere l'allenamento in quel modo, non dopo solo due fallimenti, tuttavia non osò ribattere e si alzò a sua volta.
    Sapeva perfettamente che Kirian avrebbe voluto dirle che non poteva fare alcun miglioramento se non riusciva a mantenere la concentrazione, ma stranamente non disse nulla. Per contro il monaco si avvicinò alla stufa su cui il bollitore da tempo aveva preso a fischiare, si versò l'acqua calda in una ciotola e ci mise dentro alcune foglie di tè.
    Il profumo aromatico delle foglie triturate riempì immediatamente l'aria, e a sua volta Nia si avvicinò al tavolo e prese posto servendosi una tazza di quella bevanda speziata. La mistura che l'uomo aveva messo nella sua ciotola era qualcosa che aveva preparato lui e che difficilmente mancava in quella casa da quando vi erano arrivati. Nia non ne sapeva quanto sua sorella riguardo alla flora, ma era certa di riconoscere tra i sapori quelli della menta e di un'altra erba più dolciastra di cui non riusciva a ricordare il nome.
    Sorseggiando l'infuso, le ritornò in mente come anche quella casa in cui alloggiavano fosse stata misteriosamente affittata da Kirian, e di come lui non le chiedesse alcun aiuto economico per pagare l'affitto. Ormai erano da quasi un mese ad Aethernia, e le sembrava strano che non avessero mai pagato una singola retta per quella casa. Era situata in una zona periferica, dove però non mancavano i servizi e si poteva giungere al centro della capitale imperiale in poco meno di mezz'ora a piedi, seguendo la strada giusta.
    Quando vi erano entrati per la prima volta l'avevano trovata già arredata, seppur piena di polvere, come se qualcuno l'avesse abbandonata da parecchio tempo. Nia non aveva indagato oltre, poiché Kirian aveva detto che si sarebbe occupato lui dell'alloggio, e che gli avrebbe fatto piacere avere la compagnia della giovane arcadiana in casa.
    Sapeva che anche lui era venuto ad Aethernia per un motivo, ma non aveva mai saputo quale fosse. Si era fidata di lui; si fidava da quando lo aveva incontrato per la prima volta sulla strada per Neagora, quando le aveva ceduto il suo posto sul carretto. Non sapeva perché, ma di lui poteva fidarsi senza riserve. Forse era la sua aura di "buonuomo" o il suo modo di fare "genuino" che la mettevano a suo agio, ma non aveva mai avuto dubbi che Kirian non avrebbe mai potuto farle alcun male. Si era sbagliata?
    Un piccolo dubbio irrisolto poteva causare molto più male di un pugno in faccia, e lei lo sapeva molto bene. Proprio a causa di qualcosa di non detto e non chiaro era finita esiliata dalla sua terra natia.
    - Kirian, posso farti una domanda personale? - chiese infine dopo aver preso una lunga sorsata di tè.
    L'uomo non rispose subito, limitandosi a fissarla per qualche istante serio. Poi appoggiò a sua volta la tazza sul tavolo, incrociò le braccia e si lasciò andare sullo schienale della sedia che scricchiolò minacciosamente sotto il suo peso.
    - Solo se posso fartene una io a mia volta. -
    Nia ponderò per un attimo la situazione. Dopotutto Kirian sapeva quasi tutto di lei, dunque non aveva molto da temere riguardo alla sua domanda. Non gli aveva nascosto nulla, nemmeno il suo crescente interesse per l'Impero.
    - Affare fatto. Perché sei venuto con me ad Aethernia? - chiese senza attendere.
    - Motivi personali. Devo incontrare una persona. -
    Beh, non poteva essere più vago.
    - Motivi personali? - ci scherzò sopra la giovane, lasciando sottintendere qualcosa di malizioso.
    - Affari di famiglia se preferisci. -
    A quell'affermazione il sorriso di Nia si spense. Che ci avesse visto giusto allora nel pensare che Kirian potesse non essere nativo di Ephiora? Che legami poteva avere con Aldaresa allora? Che fosse qualcosa di legato al suo passato, qualche evento che lo avesse portato ad odiare l'Impero? Con quei pensieri in testa Nia si maledisse per essersi lasciata andare alla curiosità.
    Il monaco aprì la bocca per porre la sua domanda quando qualcuno bussò alla porta.
    I due si guardarono senza dire nulla per alcuni istanti. Nuovamente qualcuno batté con forza contro la porta d'ingresso. Non c'erano dubbi, avevano visite. Il problema era che non aspettavano nessuno quel giorno e Nia aveva concluso tutti i contratti da mercenaria per quel mese.
    Con calma la giovane si alzò e si avviò verso l'uscio. Fece girare la chiave nella toppa che fece scattare rumorosamente la serratura. Poi aprì la porta.
    Davanti a lei c'erano tre Guardie Imperiali in uniforme e pochi passi più indietro una quarta figura avvolta in un pesante mantello e con un cappuccio calato sul capo in modo da coprirne il volto. Nel vedere la ragazza aprire la porta le guardie esitarono e si lanciarono un'occhiata perplessa, ma poi una di loro si fece coraggio e disse:
    - Stiamo cercando Kirian Zadriel. E' in casa? -
    Lo sguardo di Nia si spostò rapidamente dal quartetto che attendeva sull'uscio all'enorme figura del monaco ancora seduto al suo posto. Decisamente quei visitatori erano qualcosa di inaspettato.


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    Edited by Silver Element - 24/9/2017, 14:38
     
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    Questione d'Onore - Affari di Famiglia
    Sull'uscio Nia titubava. Chiaramente quelle guardie sapevano chi era Kirian e lo stavano cercando per qualche motivo, allora perché era così restia a farle entrare? No, più che restia era rimasta scioccata dal vedere quello strano quartetto presentarsi alla loro porta e chiedere così espressamente di vedere il monaco.
    Nuovamente lo sguardo della giovane passò dalle Guardie Imperiali a Kirian che nel frattempo si era alzato dalla sedia, ma non si era avvicinato. Cosa non avrebbe dato Nia ora per poter indovinare i suoi pensieri e capire che cosa si aspettava da lei.
    Non ci sarebbe stato nulla di male nel far entrare quelle persone in casa, dopotutto non avevano commesso alcuna infrazione alle leggi che lei sapesse, ma il comportamento del monaco era insolito. Non era da lui rimanere in disparte se chiamato in causa, a maggior ragione da un'autorità locale. Sapeva che non nutriva molta stima nelle forze imperiali, e quello forse poteva essere il motivo della sua reticenza nell'avvicinarsi.
    La bocca di Nia si aprì per parlare quando la quarta figura, quella incappucciata, si fece avanti e con un gesto del braccio congedò i soldati. Questi si scambiarono uno sguardo d'intesa e con un lieve inchino si ritirarono senza ulteriori esitazioni.
    La giovane avrebbe voluto intromettersi, farsi avanti e fronteggiare l'intruso, ma non appena formulò quel pensiero si rese conto di non esserne in grado. Quella persona non era una minaccia, per ora, e aveva semplicemente chiesto se Kirian fosse in casa. Non c'era motivo di essere ostili senza un valido motivo. Tuttavia se le cose avessero preso una brutta piega non avrebbe esitato a intervenire.
    Nia si fece da parte e ricevette dalla figura incappucciata un cenno d'assenso prima di avanzare verso la cucina in cui Kirian attendeva in piedi. L'arcadiana chiuse la porta e si avviò a sua volta al seguito dello strano ospite che aveva appena ricevuto.
    L'espressione del monaco non era cambiata da quando Nia gli aveva rivolto un'occhiata dubbiosa in precedenza. Non sembrava preoccupato, il che era un buon segno, tuttavia lei non si sentiva a suo agio. Non riusciva a trovare una spiegazione logica a quella situazione, e il fatto di dover aspettare una risposta da qualcuno dei presenti la lasciava frustrata e agitata. La pazienza non era una delle sue qualità.
    La figura ammantata fece scivolare il cappuccio dal capo rivelando così le proprie fattezze. Nia riuscì a trattenere un'espressione di stupore nel trovarsi davanti ad una donna, pure di bell'aspetto.
    I capelli castani con delle lievi sfumature rossastre erano curati e talmente lisci da potercisi quasi specchiare. La pelle era chiara e delicata e alcune linee di trucco sul viso e attorno agli occhi accentuavano i tratti morbidi del viso. Le iridi nocciola sembravano cercare qualcosa nell'uomo che aveva davanti, ma la bocca sottile e lievemente piegata in una specie di sorriso non si mosse.
    Nia riuscì a scorgere qualcosa dell'abito che la loro ospite portava sotto il mantello. Sembrava qualcosa di elaborato ed elegante, ma non avrebbe saputo dire di che cosa si trattasse, tuttavia non lo sfuggirono i colori che spaziavano dal blu al turchese con alcune finiture dorate. Chi diavolo era quella donna? Non poteva essere una persona qualunque per essere scortata da ben tre guardie.
    - Kirian. - disse lei dopo qualche istante di silenzio.
    Nia si sarebbe aspettata che il monaco rispondesse chiamandola per nome, invece rimase in silenzio a guardarla senza cambiare espressione. Quell'espressione neutra, priva di qualunque emozione.
    - Dovrei essere felice di rivederti, invece provo solo rabbia nei tuoi confronti. - proseguì lei. - Riesci almeno a capire il perché? -
    Nuovamente non ci fu alcuna risposta da parte dell'enorme monaco e questa volta la donna sembrò veramente arrabbiarsi a tal punto da alzare la voce e stringere i pugni fino a far sbiancare le nocche.
    - Stupido! Stupido! Stupido! - sbottò. - Come puoi essere così insensibile. Mi hai abbandonata, mi hai lasciata da sola ad affrontare un mondo per il quale non ero pronta. Avresti dovuto essere li con me, essere un punto di riferimento, un pilastro inscalfibile e invece sei fuggito come il peggiore dei codardi! Stupido ed egoista! -
    Senza dire nulla Kirian si avvicinò e Nia lo vide alzare il braccio destro. Pensò che volesse posare la mano sul capo della donna come segno d'affetto. Non aveva capito molto a cosa facessero riferimento le parole di lei nei confronti del monaco, ma era indubbio che tra i due ci fosse un qualche legame.
    Improvvisamente Kirian diede un sonoro schiaffo in pieno viso alla donna.
    Questa rimase allibita e la rabbia sul suo viso sembrò placarsi per qualche istante, per poi riprendere a fiammeggiare negli occhi nocciola. Senza dire altro la donna si voltò e non sembrò nemmeno vedere Nia davanti a sé mentre procedeva a passo spedito verso la porta. Prima di lasciare la casa sbattendo l'uscio con forza si voltò verso Kirian con il viso in lacrime e disse: - Stupido! -
    Per qualche istante Nia e il monaco non dissero nulla. Quello che era successo era inspiegabile per la giovane arcadiana, e Kirian le doveva qualche spiegazione.
    Si voltò verso l'enorme uomo che anticipò la sua domanda dicendo semplicemente:
    - Affari di famiglia. -
    - Diavolo, Kirian! Non puoi sperare che una risposta del genere mi basti! - sbottò Nia avvicinandosi a lui. - Arrivano tre guardie e una donna chiedendo di te, lei è arrabbiata con te perché l'hai abbandonata e tu in risposta le dai uno schiaffo? Per le Dee, si può sapere chi era quella? -
    L'espressione del monaco cambiò mentre sospirava sconsolato. Si passò una mano sul viso e dopo qualche istante rispose.
    - Rifah Zadriel. -
    In un primo momento Nia pensò che l'uomo avrebbe aggiunto altro. Come poteva un semplice nome essere una spiegazione sufficiente in quella situazione? Lentamente poi realizzò che la donna aveva lo stesso cognome del monaco.
    - Lei è tua... - cominciò a dire sgranando gli occhi per la sorpresa.
    - Sorella. E' mia sorella. - aggiunse lui prima che la giovane potesse fraintendere.
    Non era la risposta che si sarebbe aspettata, ma era comunque una rivelazione non indifferente. Rifah non le era sembrata una donna qualunque, e anche dal modo in cui aveva parlato le era sembrato evidente che dovesse avere origini nobili, o almeno borghesi. Seguendo quel filo logico allora anche Kirian doveva appartenere al ceto benestante di Aldaresia, il che avrebbe spiegato quella casa, le sue conoscenze e la capacitò di orientarsi in quel luogo.
    - E tu l'hai accolta con uno schiaffo? - sbottò poi indignata
    - Non è cambiata da quando me ne sono andato. E' rimasta la solita bambina emotiva e idealista. Deve crescere ed affrontare la realtà senza dover contare su di me. -
    - E tutto questo lo hai capito solamente guardandola giusto? Perché tu sei in grado di guardare dentro l'animo delle persone a primo sguardo, senza cercare di capire le loro parole. - sibilò Nia rabbiosa. - Non le hai dato nemmeno il tempo di spiegarsi a dovere. E forse quello che hai visto non è stata la vera Rifah, ma l'immagine mentale della sorellina che avevi nella tua mente. -
    A passo deciso Nia si avviò verso la porta. - Alle volte sei davvero ottuso per essere un monaco. - disse sbattendosi la porta alle spalle.
    Kirian, ormai solo nella stanza, si abbandonò sulla sedia e sospirò, forse conscio che entrambe quelle due donne avevano ragione.


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    Questione d'Onore - Rifah Zadriel
    L'aria all'esterno era fredda e una folata di vento le scompigliò i capelli, mentre una leggerissima pioggia cadeva dal cielo incorniciando quella classica mattina aldarense.
    Si era lasciata trasportare nuovamente dalle emozioni, aveva parlato senza pensare e probabilmente aveva ferito Kirian. Dopotutto che diritto aveva lei di parlargli in quel modo? No. Anche riflettendoci su non riusciva a trovare un motivo per cui non avrebbe dovuto riprenderlo per il suo comportamento. Lui si era preso cura di lei, l'aveva sostenuta nei momenti di bisogno e aiutata a superare le difficoltà. Ora avrebbe ricambiato il favore.
    Non sapeva quali fossero i trascorsi tra Kirian e Rifah, ma una cosa era certa: dovevano parlarsi e affrontare il loro problema. Anche lei alle volte si era trovata in situazioni simili con Yves. Sua sorella era probabilmente una delle teste più dure di Arcadia e ce ne voleva prima di farle ammettere un errore, ma Nia non si era mai data per vinta, conscia che certe cose potessero essere affrontate solamente parlandone.
    Si guardò attorno cercando di individuare Rifah, non poteva essere andata troppo lontana. Infatti dopo qualche istante scorse la sagoma incappucciata avviarsi di gran fretta lungo la strada principale. L'istinto le diceva di rincorrerla e fermarla immediatamente, per una volta però decise di non seguire quell'impulso e limitarsi a camminare nella sua stessa direzione.
    La pioggerellina era così sottile che quasi non le bagnava i vestiti e se non fosse stato per il vento freddo che non sembrava voler smettere di soffiare probabilmente non si sarebbe nemmeno accorta dell'acqua che cadeva dall'alto. La strada lastricata, resa scivolosa dalla pioggia, non le permetteva di camminare più rapidamente senza rischiare di slogarsi una caviglia, così si limitò a seguire Rifah con calma lanciando di tanto in tanto delle occhiate i nome delle vie per evitare di perdersi.
    Improvvisamente la donna svoltò a sinistra ed entrò in imponente edificio. Nia esitò prima di seguirla all'interno, riconoscendo quel luogo. Una caserma imperiale. La stessa in cui si era recata per chiedere di essere ammessa nei ranghi dell'esercito.
    La bandiera rosso dorata dell'Impero svettava sul pennone, mentre altre più simili a drappi pendevano dalle finestre del secondo piano. Due soldati montavano la guardia davanti all'ingresso principale e al passaggio di Rifah le riservarono un saluto militare.
    La faccenda si faceva sempre più intricata. Kirian era un aldarense, probabilmente di origine borghese, e sua sorella era parte dell'esercito imperiale? Allora perché il monaco si presentava sempre come un abitante di Ephiora? Avrebbe certo giustificato l'astio verso l'Impero, in cui comunque l'uomo era parecchio moderato. La curiosità prese il sopravvento infine. Doveva saperne di più.
    Avanzò con passo deciso verso l'ingresso dell'edificio. Una delle due guardie si fece avanti e le sbarrò la strada.
    - Dichiari nome e intenzioni. -
    - Nia Canterra. Sto cercando Rifah Zadriel. - disse lei immediatamente.
    I due soldati si scambiarono uno sguardo perplesso, ma dopo qualche istante quello che aveva parlato le fece cenno di seguirla all'interno. Attraversarono un grande atrio ricco di statue e drappi rossi e oro, alcuni corridoi in cui delle reclute attendevano impazienti. Si fermarono davanti ad una porta proprio in uno di quegli anonimi corridoi. Sulla porta c'era una targhetta con un nome: Maggiore Rifah Zadriel.
    La sorella di Kirian era davvero nell'esercito imperiale, e come se non bastasse era pure un ufficiale superiore.
    Il soldato bussò e fece cenno a Nia di attendere. Entrò e si chiuse la porta alle spalle. Le voci le arrivavano attutite e non riuscì a capire che cosa si stessero dicendo. L'ansia cominciò a impadronirsi di lei. E se avesse fatto una stupidaggine? Presentarsi li in quel modo e chiedere di vedere un ufficiale superiore dell'esercito imperiale. Strano che non l'avessero già presa in custodia e rinchiusa da qualche parte.
    La porta si riaprì di scatto e vi emerse il viso del soldato che l'aveva accompagnata fino lì. Le fece un cenno d'assenso con il capo e la fece accomodare all'interno della stanza.
    Lo studio di Rifah era diverso da quello che si sarebbe aspettata. Normalmente quegli ambienti erano piuttosto spogli, quasi sterili, invece la stanza era finemente arredata, con mobili di pregio, librerie strabordanti di tomi, drappi con i colori della milizia e quadri alle pareti. Il maggiore indossava gli stessi abiti che Nia le aveva visto addosso quando poco più di mezz'ora prima l'aveva incontrata a casa di Kirian, e la guardava con uno sguardo misto tra il curioso e il perplesso.
    L'unico rumore che interruppe il silenzio fu la serratura che scattava quando il soldato la chiuse prima andarsene. Nessuna delle due donne sembrava intenzionata a parlare per prima. Nia poiché non sapeva come rivolgersi al maggiore, e quest'ultima perché non aveva idea di chi avesse davanti.
    Improvvisamente il volto di Rifah mutò in una espressione di sorpresa.
    - Tu sei... -
    Nia annuì con il capo, e poi parlò.
    - Sono la ragazza che era con Kirian. Mi chiamo Nia Canterra. -
    - Ti manda mio fratello? - chiese sospettosa. - Non ha nemmeno il coraggio di venire a scusarsi di persona. -
    - Non credo che verrà a scusarsi. - rispose pacata Nia. - E sono qui di mia iniziativa. -
    Stavolta Rifah scrutò attentamente la ragazza che aveva davanti, quasi soppesandone anche le parole. Infine la fece accomodare sulla sedia davanti alla scrivania. Avrebbe ascoltato ciò che aveva da dire.


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    Questione d'Onore - Onore e Dovere
    Nello studio nessuna delle due donne sembrava intenzionata a cominciare il discorso. Nia aveva detto di essersi recata lì di sua iniziativa e non su ordine o consiglio di Kirian, e Rifah attendeva pazientemente che la giovane prendesse parola. L'aveva accolta con diffidenza, ma ora sembrava sinceramente interessata a capire il motivo che l'aveva spinta fino lì.
    Non sapeva da dove iniziare. Principalmente era stata la curiosità a spingerla ad avvicinare il maggiore, poi la necessità di difendere almeno un po'il comportamento del monaco, e infine per un suo tornaconto personale.
    - Canterra. - disse Rifah a un certo punto, quasi soppesando il suono del cognome. - Non sei di queste parti, vero? -
    - Nata e cresciuta ad Arcadia, signore. -
    La donna alzò un sopracciglio sentendosi rivolgere una risposta in modo non solo formale, ma con la classica formula militare, ma non commentò il fatto limitandosi a proseguire il discorso.
    - Hai detto di essere qui di tua iniziativa, allora dimmi Nia Canterra: cosa ci fai qui? -
    Nia esitò nuovamente. Se avesse sbagliato a parlare ora non avrebbe più avuto l'occasione di scoprire il passato di Kirian, né la possibilità di provare attivamente a fare parte delle forze armate dell'Impero. Il monaco si era sempre mostrato restio a parlare dell'argomento con la ragazza, ed era sembrato quasi sollevato quando dopo i primi test alla caserma non l'avevano più contattata. Tuttavia lei aveva deciso ormai, non potendo più tornare ad Arcadia da cittadina libera non le rimaneva che cercare una nuova vita, un nuovo motivo per andare avanti da un'altra parte. Aethernia e l'Impero le erano sembrate la scelta migliore, per quanto la faccenda non piacesse a Kirian.
    Alla fine decise di cominciare dall'inizio. Cominciò a raccontare di come avesse incontrato il monaco sul confine tra Arcadia e Neagora, dei primi trascorsi nella città degli artefici, accuratamente evitando di menzionare il periodo passato dietro le sbarre a causa del proprio carattere impulsivo, per arrivare infine allo scontro nell'Arena di Aethernia e a propria candidatura per entrare nei ranghi imperiali.
    - ...mi sembrava tutto troppo comodo però: una intera casa ad Aethernia, senza dover nemmeno sostenere delle spese per l'utilizzo, proprio in una delle vie principali. - disse concludendo il racconto. - Ed ecco che la mia curiosità mi ha condotta qui. -
    - La curiosità spesso uccide il gatto. - rispose Rifah con voce priva di ironia.
    - Non sono ancora morta però. -
    Lo sguardo che il maggiore le riservò non aveva bisogno di spiegazioni. Doveva smetterla di tirare la corda o si sarebbe spezzata facendola cadere a terra con un grosso tonfo. Per Rifah sarebbe stato un gioco da ragazzi chiamare un paio di reclute e far rinchiudere l'arcadiana in una cella per un po'di tempo, ma era a sua volta curiosa di saperne di più sulla ragazza: era sveglia, aveva sconfitto Olga Triniot nell'arena e aveva avuto il fegato di seguirla e presentarsi davanti a lei in quella stanza solo per soddisfare la propria curiosità.
    - Quindi quello che vuoi sapere alla fin fine è il passato di Kirian e se le tue congetture sono esatte. -
    Nia annuì rimanendo in silenzio. Le era costato non poco ammettere di essere andata fino lì solo per saziare la sua curiosità, seguendo come sempre ciò che il suo istinto le suggeriva.
    Dopo qualche istante, Rifah si lasciò sfuggire un sorriso che si tramutò rapidamente in una risata.
    - Sei davvero una persona interessante Nia Canterra. Non stento a credere che Kirian abbia avuto il suo bel da fare con te. - continuò lasciandosi sfuggire una nuova risata.
    - Direi che ti meriti un premio per la tua sfrontatezza nel presentarti qui e praticamente esigere delle risposte. -
    Nia sbiancò e sentì il proprio stomaco torcersi per la tensione. Ecco, aveva fatto il proverbiale passo più lungo della gamba e ora ne pagava le conseguenze. Addio possibilità di rivalsa e occasioni per entrare tra le fila dell'Impero.
    Tuttavia Rifah non intendeva prendere provvedimenti riguardo il suo comportamento, ma letteralmente premiarla raccontandole quello per cui era andata fino lì.
    - Il casato degli Zadriel ha perso potere negli ultimi anni, ma è sempre stata una famiglia nobile di Aethernia. Kirian era il primogenito,
    il titolo di Maggiore dell'Esercito Aldarense sarebbe spettato a lui, ma non appena raggiunse la maggior'età decise di andarsene abbandonando i suoi doveri. Sarebbe dovuto essere un onore per lui, invece per me tutto questo è stato solo un onere.
    -
    Nia ora finalmente cominciava a capire il rapporto che c'era tra i due e perché la donna ce l'avesse tanto con lui. Non si sarebbe mai aspettata un comportamento del genere da Kirian, tuttavia all'epoca doveva essere stato ben diverso. Forse gli era mancata la forza di volontà, o il coraggio di assumersi le proprie responsabilità. O forse c'era qualcos'altro che lo aveva spinto ad allontanarsi dalla sua famiglia.
    - Si è sempre mostrato insofferente nei confronti della milizia, e credo che la goccia che fece traboccare il vaso fu l'appello all'onore da parte dei nostri genitori. -
    Da come parlava di lui Nia non credeva che Rifah ce l'avesse con suo fratello tanto per essere scappato dai propri obblighi, quanto per non averne discusso prima con lei. Un bel problema quello della mancanza di comunicazione tra parenti, lei ne sapeva qualcosa.
    - Chiedo scusa per aver ficcanasato nei vostri affari, signore. -
    - Sei una ragazza sveglia, ci saresti arrivata da sola prima o poi. - concluse sorridendo.
    Nia si sarebbe aspettata di essere congedata, tuttavia Rifah non diede segno di volerla ancora lasciar andare. Che avesse ancora qualcosa da dirle?
    - Perché vuoi entrare nell'Esercito Imperiale? - chiese Rifah a bruciapelo. - Come arcadiana avresti di certo più possibilità di successo tra le fila della milizia di Estheltia. -
    Nia deglutì. Non voleva parlare del suo passato, non ancora almeno.
    - La vita nell'esercito arcadiano non faceva per me. -
    - Credi che qui sarebbe più facile? -
    - Qui non fate discriminazioni riguardo alle abilità dei singoli. - sbottò Nia con improvvisa veemenza. - Se uno è in grado di combattere e dare il meglio di sé, non viene allontanato solamente perché ha cercato di tenere nascosta la propria attitudine elementale... - si bloccò.
    Lo aveva fatto di nuovo. Si era lasciata prendere dalla rabbia del momento e non era riuscita nemmeno a controllare le proprie parole.
    Rifah le riservò un'occhiata dubbiosa, ma vedendo l'ostinato silenzio della giovane non la costrinse a parlare. Se avesse voluto si sarebbe confidata a tempo debito.
    - Non posso accettare una recluta senza un valido motivo. - disse poi cercando di celare un sorrisetto.
    Nia la guardò inclinando la testa. Che cosa intendeva? C'era forse modo per lei di far parte della milizia imperiale? Doveva riflettere bene sulla risposta che avrebbe dato, perché le avrebbe concesso o precluso quella possibilità che aspettava da tempo.
    - Voglio essere libera di essere me stessa. -
    Per qualche istante calò il silenzio tra le due donne, poi Rifah si alzò, prese il mantello e se lo mise sulle spalle.
    - Allora andiamo. -
    - Andiamo? Andiamo dove? -
    - A parlare con Kirian. -


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    Questione d'Onore - Recluta
    Nia si sarebbe aspettata una nuova gelida accoglienza da parte di Kirian nei confronti della sorella, invece quando la vide sull'uscio s'irrigidì, ma la fece entrare senza troppe storie. Preparò l'infuso per tre persone e lo servì senza dire una parola, accomodandosi al tavolo con loro e sorseggiando la bevanda in silenzio.
    Nia continuava a spostare lo sguardo da Kirian a Rifah aspettandosi lo scoppio di una violenta discussione da un secondo all'altro, invece entrambi rimasero pacati e tranquilli. Uno forse trattenuto dagli insegnamenti ricevuti al monastero e conscio di aver già sbagliato una volta l'approccio con la donna, l'altra probabilmente abituata ad aver a che fare con situazioni in cui non poteva permettersi di cedere all'istinto.
    Nia invidiava Rifah in quella situazione. Come faceva ad essere così calma e composta? Era anche vero che aveva già riversato in precedenza tutta la frustrazione e rabbia addosso al fratello, dunque ora poteva analizzare con calma la faccenda.
    Kirian appoggiò il bicchiere sul tavolo e si schiarì la gola.
    - Rifah, io... - tuttavia la frase gli morì in gola.
    Doveva costargli non poca fatica ammettere di aver sbagliato. Non stava parlando con uno studente del tempio o con un qualsiasi giovane monaco avesse potuto prendere sotto la sua ala protettrice, ma con sua sorella; la donna che aveva abbandonato anni prima, la donna che aveva deluso e dimenticato per anni. Non doveva essere facile parlarle ora, senza sembrare ipocrita.
    Improvvisamente l'uomo si alzò e lasciò la stanza senza dire una parola. Nia e Rifah si lanciarono un'occhiata perplessa e sospirarono quasi all'unisono.
    La faccenda era grave se non riusciva nemmeno ad ammettere i proprio errori e scusarsi con la sorella, inoltre per uno addestrato dalla severità dei monasteri di Ephiora quella era una cosa impensabile...
    Videro ricomparire Kirian con un grosso tomo in mano, un librone dalla copertina in pelle rilegata e con alcune finiture in stoffa. Era piuttosto rovinato sugli angoli e le pagine non avevano un colore bianco, quanto tendente al giallo. Lo appoggiò sul tavolo e lo spinse poi fino alle mani di Rifah. La donna prima riservò al fratello un'occhiata furente, ma si trattenne dal dire qualcosa, e poi prese il tomo e ne aprì la prima pagina.
    Dalla sua posizione Nia non riusciva a leggere che cosa c'era scritto, ma riuscì a scorgere alcune parole, in particolare quelle che componevano la prima frase in cima alla pagina:

    "Cara Rifah..."

    Era un diario! Non uno, ma il diario di Kirian. L'uomo non si era dimenticato della sorella, anzi le aveva scritto numerose volte confidandole i propri dubbi e timori, ma senza mai inviarle nessuna di quelle pagine.
    Rifah leggeva con attenzione la calligrafia squadrata di Kirian, e ad un certo punto il suo viso cominciò a bagnarsi di lacrime per l'emozione. Aveva sempre pensato di essere stata abbandonata e dimenticata, invece quella era la prova che l'uomo ci teneva a lei, lo aveva sempre fatto, sin da quando se n'era andato.
    Dal diario appariva chiaro anche il motivo per cui Kirian aveva scelto di allontanarsi dal proprio casato. Le continue influenze della classe borghese aldarense che lo avrebbero spinto a diventare un membro dell'esercito e ricoprire un ruolo per cui non era portato, oltre che non desiderato. Rifah non aveva avuto scelta, dovendo succedere al fratello, tuttavia lei era sempre stata più portata per il comando, e il suo carisma un'arma quasi più affilato della spada che portava alla vita. Dagli scritti appariva chiaro il senso di colpa dell'uomo nel lasciare la famiglia dietro di sé e la necessità di sembrare "cattivo" agli occhi della sorella in modo che potesse affrontare il suo incarico senza riserve.
    La pagina che Rifah stava leggendo cominciò a macchiarsi mentre le lacrime dal viso scendevano fino al foglio. Silenziosamente Nia decise di alzarsi e andare nella sua stanza. Gettò un'occhiata oltre la propria spalla prima di salire le scale e vide Kirian che abbracciava la sorella ancora in lacrime. Avevano fatto pace, a modo loro.

    - La ragazza ha la stoffa per entrare nella Milizia Imperiale. - disse Rifah rivolgendosi al monaco.
    - Non se ne parla. L'Impero porta solo guai... -
    - E cosa ne sai dell'Impero, di grazia? Ti sei rintanato per anni in un dannatissimo monastero. -
    - Non cambia il fatto che non le permetterò di arruolarsi. -
    Nia si schiarì la voce e i due la guardarono voltandosi nello stesso istante, quasi sconvolti nel trovarla lì a fissarli.
    - Magari a qualcuno interessa anche la mia opinione in merito? -
    Quella frase detta così innocentemente ebbe un effetto devastante sui due. Kirian arrossì rendendosi conto di aver nuovamente preso a decidere della vita degli altri pensando al bene superiore, e Rifah tossì nervosamente accorgendosi che stava tentando di forzare la mano spingendo Nia ad arruolarsi.
    - Kirian. - disse la ragazza rivolgendosi al monaco. - Ti voglio davvero molto bene, mi sei stato vicino e mi hai aiutato in momenti difficili,
    ma la vita è mia, devo decidere io che cosa farne. Voglio poter sbagliare con le mie sole forze.
    -
    Si voltò poi a guardare la donna al suo fianco. - E Rifah, ti ringrazio, ma non voglio trattamenti di favore. Ho quasi sempre vissuto all'ombra di mia sorella ed è giunto il momento che io mi faccia le ossa da sola. -
    Un silenzio imbarazzato si fece strada nella stanza. Fratello e sorella erano rimasti ammutoliti dalla pseudo ramanzina che Nia aveva fatto loro, e non avevano idea di come ribattere. La ragazza prese fiato e mise in chiaro le cose una volta per tutte.
    - Entrerò nell'esercito imperiale, e questa è la mia decisione definitiva. -
    Kirina sbuffò e Rifah si lasciò scappare un sorriso.
    - Allora domani ti aspetta la prima prova per le reclute. Vedrò di fare in modo che il tuo nome sia sulla lista. -
    - Non voglio trattamenti di favore ho detto! -
    - Al momento non sei tra le reclute papabili, ma posso mettere una buona parola con l'istruttore. Dovrai affrontare i test e superarli se vorrai davvero diventare una recluta, ma almeno così avrai l'occasione di dimostrare il tuo valore. -
    - Sei inesperta, ti lasci influenzare troppo dalle emozioni. Sarai a casa prima della fine delle prove. - sentenziò grave Kirian.
    Entrambe le donne si voltarono a guardarlo a bocca aperta, sconvolte per sentire una frase tanto dura provenire dalla sua bocca.
    - Grazie della perla di saggezza, maestro. - sibilò Nia, causando uno scoppio di ilarità.
    Le risate dei due la contagiarono rapidamente, trovandosi quasi controvoglia a ridere a sua volta.
    Il giorno successivo sarebbe cominciata la sua nuova vita, una nuova avventura come guerriera tra le file imperiali. Ce l'avrebbe fatta? Stavolta almeno non avrebbe dovuto tenere nascoste le proprie abilità, e questo era giù un sollievo.
    Quella sera si addormentò preoccupata delle prove che avrebbe dovuto affrontare, ma nei sogni i suoi pensieri corsero a Yves; chissà quando l'avrebbe rivista. Probabilmente non tanto presto.


    Link SchedaNia Canterra


    CITAZIONE
    Fine Autogestita.

    Chiedo che questa autogestita sia considerata come Background per l'acquisizione della Professione: Imperiale.
     
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    Nia Canterra ~ Silver Element

    CITAZIONE
    Scrittura: 2
    Stile ricercato, pulito, pieno di particolari e di accortezze linguistiche. Impressionante, come sempre.

    Interpretazione: 2
    Ah, Nia. Giovane ragazzina intrepida, ottusa, senza esperienza e dal temperamento a dir poco prorompente. Mi piace come sei riuscito a gestirla all'interno della narrazione, facendo trasparire tutta la volonta di chi vuole ribellarsi ai dettami del proprio maestro seppur, al tempo stesso, rispettandolo. Decisamente intrigante. I miei complimenti.

    Strategia: 0
    N.D.

    Nia Canterra ~ Silver Element :4 EXP ~ Professione Imperiale SBLOCCATA!



    Valutatore: 1 EXP + 100 Gold
     
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5 replies since 22/11/2016, 00:50   131 views
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