CITAZIONE
La role consiste in un uno "one-Shot" di uno o due post dove narro in maniera abbastanza prolissa gli eventi che hanno portato il pg a passare al combattimento corpo a corpo dalle armi leggere e all'acquisizione dell'Arte segreta. uona lettura per chi vorrà!
Legenda
Parlato Pensato Narrato
Haseo Kato
Capitolo 1 - Rossa come il Sangue Nasradeva - Tazin Il sole aveva superato la metà del suo corso quando eravamo già di ritorno dalla foresta, ma la caccia non era andata a buon fine: Ricochet, nel momento più delicato dello scontro quando si stava per decretare la nostra vittoria, venne assalito dalla rana in un'attimo di distrazione generale, costringendoci alla ritirata. Le condizioni del nostro mandante non erano delle migliori e infatti ci ritrovammo a dover correre per la palude, cercando di portarlo a Tazin il prima possibile per fargli avere le cure necessarie. Puzzavamo di sudore e acido di rana troppo cresciuta. Lo scontro era stato più duro del previsto ma alla fine la forza del numero si era fatta sentire e il Frogarius non poté contrastare gli assalti combinati che si susseguirono uno dopo l'altro, ma abbassammo la guardia e chi ci rimise fu proprio chi doveva pagarci per il lavoro che stavamo svolgendo. Una volta arrivati dalla guardia medica alle porte della città ed aver lasciato in mani migliori il povero vecchietto. La gente del luogo ci guardò stranita e allarmata, come se ci dissero qualcosa come: "avete sfidato le creature della nostra foresta e questa è la vostra punizione". Ma se sapessero tutte le volte che la natura ha sfidato alcuni di noi, non so quanto sarebbero della stessa opinione. Ad ogni modo, dopo averci assicurato almeno che Ricochet ricevesse le cure, ci salutammo tutti augurandoci il meglio per il futuro e chissà che il vento non ci avrebbe di nuovo fatti riunire, magari per fronteggiare l'ennesimo demone di questo mondo.[...]
Tornai alla locanda in cerca di Pat, la ragazza dai capelli scarlatti. L'avevo conosciuta proprio al "Sole Nero", ma la piccola donna mi costrinse a trattenermi nella sua camera, dicendomi che tutte le altre erano occupate per quella sera; il guscio che aveva intorno dimostrava quanto fosse in realtà profondo e debole il suo animo, che la costringeva a difendersi dal rude mondo maschile in quel modo. Non la biasimavo, ma aprirsi poi in tale modo con uno sconosciuto, non mandava proprio dei messaggi chiarissimi.Se mi faccio rivedere sicuramente me la farà pagare. Non so quanto mi convenga ma una promessa è una promessa, e poi non so dove fermarmi a dormire per la notte: niente lavoro, niente paga. Che giornataccia.. E infatti la mantenni, dirigendomi direttamente verso gli alloggi quando arrivai alla locanda. Non sapevo se fosse già in stanza o stesse lavorando, ma non volevo disturbarla in quel caso. Proprio nel momento in cui tentai di salire le scale esterne per andare agli alloggi, una voce dolce urlò il mio nome, aggiungendo qualche cattivo epiteto: era lei ovviamente. Era uscita in quel momento dalla locanda, ancora con il grembiule stretto in vita e con una faccia rossa quanto i suoi capelli. All'improvviso si mise a correre verso di me, urlando come una matta:HASEO! Brutto pezzo di... DOVE CAZZO SEI STATO TUTTO IL GIORNO?! -disse cercando di darmi un pugno in faccia quando riuscii fortunatamente a schivarle il colpo, afferrandola poi all'ultimo per evitare che cadesse a causa della perdita d'equilibrio- Ciao anche a te Pat.. come è andata oggi al lavoro? Lei si staccò subito dalla mia presa, rimettendosi in piedi pronta a sgridarmi: Ma ti sembra una cosa normale che una ragazza ti offre di dormire nel suo letto e tu non ti fai nemmeno trovare lì la mattina dopo, EH?! Mi misi a ridere cercando di scusarmi, dicendole che non era colpa mia e che il biglietto l'avevo lasciato apposta. Speravo di evitare tutta questa scenata involontaria, ma a quanto pare non se ne poté fare a meno così cercai di calmarla e di raffreddare il suo animo infuocato. La testa in mezzo alle spalle, gli occhi bagnati e i piedi piantati a terra lasciavano intendere che era veramente arrabbiata con me.Mi dispiace Pat, davvero. Il mio mandante aveva espressamente chiesto la puntualità la mattina presto, non potevo fare altrimenti. Non volevo mancarti di rispetto e feriti in questo modo, dimmi come posso farmi perdonare e.. Mi abbracciò all'improvviso, colta da non so quale affetto per uno sconosciuto: mi strinse così forte da non non riuscire nemmeno a muovere le braccia per abbracciarla a mia volta. Ero totalmente paralizzato e non sapevo cosa fare, sentivo solo lei che iniziava a singhiozzare, preparandosi a piangere.Ei.. piangi pure quanto vuoi allora.. non me ne andrò per adesso. [...]
La situazione romantica e strappalacrime continuò per altri cinque minuti di silenzio più totale: stava così male da non riuscire nemmeno a parlare senza piangere. Non sapendo cosa fare allora restai lì, fermo, aspettando che finisse. Dopodiché mi portò via da quel luogo, correndo verso un punto a me sconosciuto della città e che sembrava il suo rifugio personale. La strada fu parecchia e il sole cominciava a farsi rosso come il tuorlo di un uovo. Mentre correvamo nella foresta lei non parlò, non si girò nemmeno mai per guardare indietro, continuò a tenermi la mano e a correre guardando avanti, con la lunga chioma rossa che sembrava animata di vita propria; io invece, la fissai per tutto il tragitto, incantato da quel movimento fluido e dal suo fuoco che gli dava tutta quell'impulsività che non riuscivo a comprendere. Nulla sembrava avere un senso, nessuno dei suoi strani comportamenti alquanto lunatici e sociopatici aveva senso. C'era solo da aspettare che lei parlasse, che si aprisse per qualche strana ragione ad uno sconosciuto. C'era qualcosa in lei che mi affascinava, qualcosa di diverso anche dal sentimento d'affetto che provavo per Misaki, che mi impediva di oppormi alla sua stretta e alla cosa per fermarmi e tornare indietro, non sapevo se fosse amore ma era qualcosa che a me mancava probabilmente: il coraggio di vivere la vita. Tutto d'un tratto il paesaggio cambiò, la foresta si aprì, e la luce che filtrava dalle alte chiome degli alberi rendeva l'atmosfera ancora più suggestiva. Sembrava una costruzione umana e invece era sicuramente tutta opera di madre natura e delle sue forze. Lo spettacolo era affascinante e non'appena facemmo il giro del fiume ci ritrovammo davanti uno spettacolo impareggiabile: era un cervo, gigante, enorme, che arriva a toccare il cielo. Non era fatto di carne ovviamente, era fatto totalmente di foglie e con le ossa di legno. Si stagliava al centro di quella radura come se il corpo materiale di uno spirito naturale si fosse fermato in quel luogo, aspettando che la sua controparte eterea tornasse ad unirsi con esso. Era davvero bellissimo: animali di ogni tipo cominciarono a riunirsi letteralmente sotto la sua protezione con il calare del sole e piante fluorescenti cominciavano ad illuminarsi facendo brillare di colori splendenti tutto il sottobosco. Fu proprio davanti a quel cervo verde che ci fermammo, vicino ad una casupola costruita a mano, probabilmente dalla stessa Pat: era piccolina e con un tetto dipinto di rosso, l'interno era riempito con un tavolino, una sedia, e un letto. Una finestra dava poi su quello spettacolo naturale. Non c'era nessun'altra cosa li dentro, nient'altro che servisse per un rifugio segreto. Nessun'altro alloggio o tenda si vedeva poi in quel posto. Forse perché nessuno a parte lei c'era mai arrivato o forse perché gli animali del luogo non volevano nessun'altro a parte lei li. Lei si fissò sul cervo gigante e io mi fissai su di lei, entrambi avevamo il fiato parecchio corto ma la stanchezza non arrivò fino a che non ci fermammo, forse colpa dell'adrenalina; Allora, siamo arrivati finalmente? Si, siamo arrivati. Bellissimo vero? -la sua voce adesso era dolce e sensuale, come quando l'avevo conosciuta due giorni prima- Un giorno mentre la mia maestra mi allenava nella foresta mi portò qui. Lei costruì quella casa per me, durante il mio periodo d'addestramento. Questa è la radura in cui lei è nata, o almeno così mi ha detto. E' difficile da credere ma se tu la potessi vedere, rimarresti stupito dal suo contatto con la natura e gli animali di questo posto magico. Lo stesso albero che costituisce il corpo principale del cervo, comunica con lei. Guardai anche io il cervo e compresi che effettivamente c'era un vero e proprio albero gigante che si stagliava alto nel cielo. Rimasi in silenzio, aspettando la fine del racconto ed eventuali spiegazioni.C'è un motivo se ti ho portato qui, anche se non lo comprendo a pieno. Sentivo che tu eri la persona giusta per poter conoscere questo luogo. Ti conosco da due giorni ma semplicemente guardando nei tuoi occhi ho trovato una pace sconfinata che non so spiegare a parole. -mi strinse la mano e si girò verso di me, costringendomi ad incrociare il suo sguardo- Haseo, io non so se questo è un colpo di fulmine o amore a prima vista ma io.. io.. credo di provare qualcosa per te! La prima sera che ti ho visto ti ho portato in camera mia perché ero arrabbiata e volevo sfogarmi andando al letto con te ma la tua dolcezza nel cercare di non svegliarmi, mi ha fatto capire che non sarei mai riuscita a farti mio.. sei troppo stupido e buono per pensare di fare l'amore con la prima ragazza che incontri. Però poi, la mattina dopo, quando non ti ho trovato li mi sono sentita persa.. mi sono sentita di nuovo senza quella sensazione di serenità che avevo semplicemente guardandoti.. La continuai a guardare stupito, non sapendo cosa rispondere a tutto quel discorso fatto rapidamente e che mi lasciò spiazzato: Pat.. io non so che dire, davvero. Quando ti ho conosciuta alla locanda e mi hai pro posto poi di dormire con te, pensavo all'inizio di riuscire a.. farlo con te, ma poi ho pensato che non avrebbe avuto senso fare l'amore con te in quelle condizioni, non perché non mi piacessi, ma perché quello che potevi avere nella tua testa poteva influenzare le tue decisioni. Però adesso che ti vedo così anche io mi rendo conto che nel tuo modo di fare, pazzo, rude e scellerato, c'è qualcosa che mi affascina e che.. non so spiegare nemmeno io. Mi strinse ancora più forte le mani e ne mise una sulla mia guancia: E allora lasciamo che siano i nostri corpi a parlare per noi. Si fiondò su di me, dicendo quella frase, baciandomi con passione e dolcezza. La sua pelle diventò molto calda, come se delle fiamme provenissero dal suo corpo e il mio invece divenne freddo, liberando forti correnti d'aria che mossero tutti gli insetti fluorescenti nascosti nell'erba, creando un fantastico gioco di luci intorno a noi. Le sue mani scivolarono lungo il mio corpo, alzandomi la maglietta e spogliandomi. Io la lasciai fare, ero spento, come se il mio cervello si fosse disattivato per via delle troppe informazioni da elaborare. Ci spogliammo a vicenda, e ci buttammo per terra. Le mani dappertutto e i corpi attaccati l'uno all'altro come se fossero una cosa sola. Cominciammo il rapporto e i nostri corpi si scambiarono inconsapevolmente pensieri ed emozioni, come un flusso libero di energia. Energia che era nascosta anche in quella radura magica, che si illuminò tutta intorno a noi e fili d'erba e sottilissime radici dal colorito bianco e violaceo risalirono i nostri corpi, come se anche la natura stessa avesse riconosciuto l'atto in corso: continuammo parecchio, tra corpi ansimanti e respiri tirati, mani nei capelli e sui fianchi e gambe avvinghiate, ma quando entrambi raggiungemmo l'orgasmo, l'energia che i nostri corpi liberarono fu convogliata nelle radici luminescenti che ci avevano avvolto, che la reindirizzarono fino all'albero del cervo gigante, che si illuminò come fosse dotato di via propria: tutta la radura si illuminò, come in festa per quello che era successo. A noi, invece, importava solo di esserci uniti in una cosa sola, corpo e mente.[...]
Ci addormentammo li, sull'erba, ancora nudi, senza rendercene conto. Quando ci svegliammo, i nostri corpi erano ricoperti di un fitto manto foglioso, che contribui a tenerci caldi durante la notte. Eravamo ancora abbracciati, l'uni di fianco all'altro, quando ci fissammo per qualche secondo negli occhi.Stamattina non me ne sono andato lasciandoti un bigliettino di scuse, hai visto? -dissi ironicamente- Stamattina qualcuno è felice di essere diventato uomo, hai visto? Scoppiammo a ridere e ci baciammo dolcemente: il ricordo della sera precedente era ancora vivido e tutto il mio corpo sentiva ancora l'energia che scorreva al suo interno. Ci abbracciammo forte e ci rivestimmo, dirigendoci verso la casetta. Nel corso degli anni aveva raccolto svariate provviste prese dalla locanda del padre, come cibo in scatola e svariate bottiglie d'acqua. Mangiammo qualcosa e poi cominciammo a parlare del più e del meno: ci raccontammo le nostre avventure più recenti e particolari dettagli della nostra vita e, soprattutto, come eravamo arrivati fino a quel momento. Lei mi disse il suo nome completo, Patrizia, e mi raccontò di come cambiò dopo la morte della madre, decidendo di diventare una donna forte ed egoista, come una lupa affamata che prende tutto per se. Tuttavia, ben presto capì che reagire così al lutto della madre non la portò da nessuna parte e, grazie alla sua leggendaria maestra imparò a combattere e controllare gli impulsi. Sopratutto perché se la madre se ne era andata, lasciando il padre con le sue due bambine, allora era perché il suo compito sulla terra era stato svolto correttamente e di lei non c'era più bisogno. Almeno così gli diceva sempre la sua insegnante. Ad ogni modo non accennò alle sue abilità combattive, ma a giudicare dalla forza fisica che nascondeva in quel corpo minuto, tutto era possibile. Per quanto mi riguarda invece, le raccontai più o meno tutto: dal rapporto con i miei genitori, passando per la mafia di Shal'Aria, fino agli ultimi avventi dell'avventura "mai avvenuta" nella foresta Nasradevese. Non avrei dovuto accennare a particolari dettagli, ma sentivo che a lei potevo dire tutto: il mio racconto la scosse parecchio ma allo stesso tempo ne rimase affascinata, sopratutto dal fatto che ero riuscito a cavalcare un drago, che già di per sé è considerato un mito. Tuttavia non riusciva a comprendere al cento per cento gli avvenimenti legati al monile del draco sanguinis e i miei "poteri" di preveggenza. Poi continuammo a parlare.Haseo, ti prego, resta qui con me, con mio padre e mia sorella. Lavorerai alla locanda e potremo vivere insieme, vedere come si evolve la nostra.. bhé qualsiasi cosa sia! Cercai di fingere di non star male davanti alla sua proposta ma non riuscii a guardarla negli occhi, dicendogli di no, quando lei si stava dando totalmente a me: Mi dispiace Pat, ma non posso fermarmi a Tazin. Almeno non ora. La mia missione, le mie visioni.. come ti ho detto, c'è qualcosa di più grande dietro questo mondo che si sta risvegliando e forse sono l'unico che può fermarlo. Azzardai allora una proposta: Perché invece non sei tu a seguirmi, nel viaggio? Conosceremo tanti posti nuovi e vedremo cose oltre l'immaginabile. Sono sicuro che saresti la compagna perfetta per me. Aiutami ad indagare sui misteri di questo mondo! A quel punto fu il suo turno di rattristarsi per rispondere: Non posso Hase, la mia famiglia ha bisogno di me, non posso abbandonarli al loro destino mentre io inseguo una missione senza fine che non è nemmeno la mia. Non puoi chiedermi tanto. Inoltre, tu rischieresti la vita molte volte e io.. so combattere ma non so se sono pronta a gettarmi a capofitto nella cosa, oppure ad uccidere per non essere uccisa.. E come fare a biasimarla? Io stesso non volevo uccidere, ma poi quasi per caso, è successo l'inaspettato proprio in quel deserto. Me lo ricordavo come se fosse ieri, ma non potevo farci niente, se non ringraziare il fato per farmi vivere ancora, ma poi mi venne un'idea:E va bene, allora scopriamo qual è la tua missione! Vieni con me! -l'afferrai per la mano e la trascinai fuori dalla casa, in direzione del tronco dell'albero del cervo- Se l'albero è dotato realmente di poteri sovrannaturali, sarà in grado di risvegliare i miei e di farmi avere una visione e, mettendomi in relazione a te, potrò percepire la tua essenza in ciò che vedrò, così scopriremo la tua missione. Lei era titubante e mi invitò a calmarmi poco prima di arrivare all'albero, dicendomi che forse non era ciò che voleva, che era confusa e che non sapeva cosa fare. Tuttavia, alla fine si convinse, posando la mano su una radice dell'albero e io sopra la sua. Non'appena entrai in contatto con la radice gigante e con la mano di Pat, i miei occhi si fecero rosso sangue, proiettando la mia mente in una dimensione dai bordi offuscati e dai contenuti incomprensibili, ma poi le immagini divennero nitide, mostrandomi chiaramente la foresta di Nasradeva e un'albero gigante, che perdeva le sue foglie. Mi guardai attorno (mentalmente, si fa per dire), notando ulteriori dettagli come una casetta oltre un fiume, constatando che l'albero gigante senza foglie era proprio quello a forma di cervo. Intanto lei era entrata in uno stato di trance simile al mio, ma piuttosto come se il suo corpo e la sua mente si fossero separati, perché quest'ultima adesso stava comunicando direttamente con la mia. Tutta la radura stava morendo, il fiume era sporco e tutti gli alberi marci, con cadaveri di animali sparsi qua e la. Anche il legno della casetta era diventato marcio. Poi, una donna dalla pelle scura in groppa ad una tigre bianca, apparve dal nulla, come se comandasse lei la mia visione.Haseo, quello che vedi è ciò che accadrà in un futuro non troppo remoto. L'albero davanti a te è uno dei pochi alberi giganti che sono rimasti vivi nel mondo. Hanno il compito di tenere sigillate le porte per mondi oscuri e malvagi, che nascondono insidie per questa terra. La tua missione e quella di Patricia è quella di salvare la vita di questo albero, che sta già morendo e cominciando a perdere le sue foglie, liberando demoni ed esseri oscuri sulla terra, come il risveglio di Yang-Shi, il wendigo. Dirigiti ad Ephiora e parla con Quon-Shing, il tuo maestro più fidato. Digli che ti manda Tisifone e lui ti saprà aiutare. Addio.. Poi un'energia misteriosa provocò un'onda d'urto che mi sbalzò via, e la visione terminò violentemente, con il distacco della mia mano con quella del tronco. Accanto a me c'era Pat, che invece non aveva subito nessun danno collaterale dal processo, negli attimi posteriori al contatto con la radice.Patty, come si chiamava la tua maestra? -dissi biascicando, ancora stordito- Mh, Tisifone, ma che centra questo? Quando ho ripreso coscienza ti ho trovato lontano di cinque metri e completamente senza sensi. Ha funzionato, cosa hai visto? La guardai e dissi: Morte, tanta morte.. -e mi girai rapidamente sotto sopra, vomitando per il forte stress fisico ricevuto- Ma forse c'è un modo per salvare questa terra... Le raccontai la visione e l'apparizione della donna nera in sella alla tigra bianca. La mia descrizione accurata dalla sua figura la lasciò interdetta ma anche senza possibilità di negare ciò che avevo visto. A quel punto le chiacchiere stavano a zero, ma la scelta spettava ancora a lei.Non posso crederci.. la mia maestra ti è apparsa in visione quindi, e ti ha anche parlato. Non può essere vero.. -disse spaventata, guardando l'albero gigante che sembrava ancora tutto fuorché morto- .. lei se ne è andata anni fa, dopo che aveva finito di allenarmi. Come è possibile che... Sai Pat, non credo che Tisifone fosse solamente la tua maestra. Credo che lei sia in grado di comunicare con la natura perché lei stessa ne rappresenta una parte. Il fatto che sia apparsa in groppa alla sua tigre, comparendo dal nulla nella mia visione.. non può che farmi capire questo. Ne ho avute altre negli ultimi periodi, ma mai così nitide e mai nessun'altro si era intromesso durante il mio stato di trance. Non c'era verso, niente di niente: lei rimase li, a fissare l'albero, probabilmente immaginandoselo morente dopo secoli di vita su quella terra. Purtroppo quella sarebbe stata la dura realtà e il processo era già cominciato. Anche io la prima volta rimasi scioccato e non capii bene il significato delle cose che vedevo, ma più passava il tempo e più tutto aveva senso e il quadro cominciava a delinearsi sempre di più; mi avvicinai a lei, mettendole una mano sulla guancia.Patty.. -dissi per cercare di farla riprendere- Va bene.. -disse lei- Va bene cosa? Poi mi guardò, con uno sguardo fiero e deciso, come se finalmente la dolce ragazza che avevo scoperto in lei e quella grezza e rude avessero finalmente trovato un punto in comune.Partirò con te.. non mi è ancora del tutto chiaro cosa dobbiamo fare, ma verrò con te a trovare questo maestro. Però, torneremo tra un mese qui, in occasione del festival delle adepte. Nel frattempo penserò alla tua proposta. Però, mi devi promettere che ci proteggeremo a vicenda e che non ci lasceremo mai durante tutto questo tempo. Capito? L'abbracciai forte, accettando con piacere le sue richieste, e lei abbracciò me per poi baciarmi. Capivo quanto dovesse essere difficile per lei fare quella scelta, ma quello che avevo visto non era una finzione, rappresentava un pericolo reale per tutta Kalendor e, forse, lei avrebbe avuto un ruolo ancora più importante nel mio in tutta quella storia.Continua...