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    La role consiste in un uno "one-Shot" di uno o due post dove narro in maniera abbastanza prolissa gli eventi che hanno portato il pg a passare al combattimento corpo a corpo dalle armi leggere e all'acquisizione dell'Arte segreta. uona lettura per chi vorrà!

    Legenda
    Parlato
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    Haseo Kato
    Capitolo 1 - Rossa come il Sangue
    07NijcQ
    Nasradeva - Tazin
    Il sole aveva superato la metà del suo corso quando eravamo già di ritorno dalla foresta, ma la caccia non era andata a buon fine: Ricochet, nel momento più delicato dello scontro quando si stava per decretare la nostra vittoria, venne assalito dalla rana in un'attimo di distrazione generale, costringendoci alla ritirata. Le condizioni del nostro mandante non erano delle migliori e infatti ci ritrovammo a dover correre per la palude, cercando di portarlo a Tazin il prima possibile per fargli avere le cure necessarie.

    Puzzavamo di sudore e acido di rana troppo cresciuta. Lo scontro era stato più duro del previsto ma alla fine la forza del numero si era fatta sentire e il Frogarius non poté contrastare gli assalti combinati che si susseguirono uno dopo l'altro, ma abbassammo la guardia e chi ci rimise fu proprio chi doveva pagarci per il lavoro che stavamo svolgendo.

    Una volta arrivati dalla guardia medica alle porte della città ed aver lasciato in mani migliori il povero vecchietto. La gente del luogo ci guardò stranita e allarmata, come se ci dissero qualcosa come: "avete sfidato le creature della nostra foresta e questa è la vostra punizione". Ma se sapessero tutte le volte che la natura ha sfidato alcuni di noi, non so quanto sarebbero della stessa opinione. Ad ogni modo, dopo averci assicurato almeno che Ricochet ricevesse le cure, ci salutammo tutti augurandoci il meglio per il futuro e chissà che il vento non ci avrebbe di nuovo fatti riunire, magari per fronteggiare l'ennesimo demone di questo mondo.

    [...]


    Tornai alla locanda in cerca di Pat, la ragazza dai capelli scarlatti. L'avevo conosciuta proprio al "Sole Nero", ma la piccola donna mi costrinse a trattenermi nella sua camera, dicendomi che tutte le altre erano occupate per quella sera; il guscio che aveva intorno dimostrava quanto fosse in realtà profondo e debole il suo animo, che la costringeva a difendersi dal rude mondo maschile in quel modo. Non la biasimavo, ma aprirsi poi in tale modo con uno sconosciuto, non mandava proprio dei messaggi chiarissimi.

    Se mi faccio rivedere sicuramente me la farà pagare. Non so quanto mi convenga ma una promessa è una promessa, e poi non so dove fermarmi a dormire per la notte: niente lavoro, niente paga. Che giornataccia..

    E infatti la mantenni, dirigendomi direttamente verso gli alloggi quando arrivai alla locanda. Non sapevo se fosse già in stanza o stesse lavorando, ma non volevo disturbarla in quel caso. Proprio nel momento in cui tentai di salire le scale esterne per andare agli alloggi, una voce dolce urlò il mio nome, aggiungendo qualche cattivo epiteto: era lei ovviamente. Era uscita in quel momento dalla locanda, ancora con il grembiule stretto in vita e con una faccia rossa quanto i suoi capelli. All'improvviso si mise a correre verso di me, urlando come una matta:

    HASEO! Brutto pezzo di... DOVE CAZZO SEI STATO TUTTO IL GIORNO?! -disse cercando di darmi un pugno in faccia quando riuscii fortunatamente a schivarle il colpo, afferrandola poi all'ultimo per evitare che cadesse a causa della perdita d'equilibrio- Ciao anche a te Pat.. come è andata oggi al lavoro?

    Lei si staccò subito dalla mia presa, rimettendosi in piedi pronta a sgridarmi: Ma ti sembra una cosa normale che una ragazza ti offre di dormire nel suo letto e tu non ti fai nemmeno trovare lì la mattina dopo, EH?!
    Mi misi a ridere cercando di scusarmi, dicendole che non era colpa mia e che il biglietto l'avevo lasciato apposta. Speravo di evitare tutta questa scenata involontaria, ma a quanto pare non se ne poté fare a meno così cercai di calmarla e di raffreddare il suo animo infuocato. La testa in mezzo alle spalle, gli occhi bagnati e i piedi piantati a terra lasciavano intendere che era veramente arrabbiata con me.
    Mi dispiace Pat, davvero. Il mio mandante aveva espressamente chiesto la puntualità la mattina presto, non potevo fare altrimenti. Non volevo mancarti di rispetto e feriti in questo modo, dimmi come posso farmi perdonare e..

    Mi abbracciò all'improvviso, colta da non so quale affetto per uno sconosciuto: mi strinse così forte da non non riuscire nemmeno a muovere le braccia per abbracciarla a mia volta. Ero totalmente paralizzato e non sapevo cosa fare, sentivo solo lei che iniziava a singhiozzare, preparandosi a piangere.

    Ei.. piangi pure quanto vuoi allora.. non me ne andrò per adesso.

    [...]


    La situazione romantica e strappalacrime continuò per altri cinque minuti di silenzio più totale: stava così male da non riuscire nemmeno a parlare senza piangere. Non sapendo cosa fare allora restai lì, fermo, aspettando che finisse. Dopodiché mi portò via da quel luogo, correndo verso un punto a me sconosciuto della città e che sembrava il suo rifugio personale. La strada fu parecchia e il sole cominciava a farsi rosso come il tuorlo di un uovo. Mentre correvamo nella foresta lei non parlò, non si girò nemmeno mai per guardare indietro, continuò a tenermi la mano e a correre guardando avanti, con la lunga chioma rossa che sembrava animata di vita propria; io invece, la fissai per tutto il tragitto, incantato da quel movimento fluido e dal suo fuoco che gli dava tutta quell'impulsività che non riuscivo a comprendere. Nulla sembrava avere un senso, nessuno dei suoi strani comportamenti alquanto lunatici e sociopatici aveva senso. C'era solo da aspettare che lei parlasse, che si aprisse per qualche strana ragione ad uno sconosciuto. C'era qualcosa in lei che mi affascinava, qualcosa di diverso anche dal sentimento d'affetto che provavo per Misaki, che mi impediva di oppormi alla sua stretta e alla cosa per fermarmi e tornare indietro, non sapevo se fosse amore ma era qualcosa che a me mancava probabilmente: il coraggio di vivere la vita.
    Tutto d'un tratto il paesaggio cambiò, la foresta si aprì, e la luce che filtrava dalle alte chiome degli alberi rendeva l'atmosfera ancora più suggestiva.

    Sembrava una costruzione umana e invece era sicuramente tutta opera di madre natura e delle sue forze. Lo spettacolo era affascinante e non'appena facemmo il giro del fiume ci ritrovammo davanti uno spettacolo impareggiabile: era un cervo, gigante, enorme, che arriva a toccare il cielo. Non era fatto di carne ovviamente, era fatto totalmente di foglie e con le ossa di legno. Si stagliava al centro di quella radura come se il corpo materiale di uno spirito naturale si fosse fermato in quel luogo, aspettando che la sua controparte eterea tornasse ad unirsi con esso. Era davvero bellissimo: animali di ogni tipo cominciarono a riunirsi letteralmente sotto la sua protezione con il calare del sole e piante fluorescenti cominciavano ad illuminarsi facendo brillare di colori splendenti tutto il sottobosco. Fu proprio davanti a quel cervo verde che ci fermammo, vicino ad una casupola costruita a mano, probabilmente dalla stessa Pat: era piccolina e con un tetto dipinto di rosso, l'interno era riempito con un tavolino, una sedia, e un letto. Una finestra dava poi su quello spettacolo naturale. Non c'era nessun'altra cosa li dentro, nient'altro che servisse per un rifugio segreto. Nessun'altro alloggio o tenda si vedeva poi in quel posto. Forse perché nessuno a parte lei c'era mai arrivato o forse perché gli animali del luogo non volevano nessun'altro a parte lei li.

    Lei si fissò sul cervo gigante e io mi fissai su di lei, entrambi avevamo il fiato parecchio corto ma la stanchezza non arrivò fino a che non ci fermammo, forse colpa dell'adrenalina; Allora, siamo arrivati finalmente?

    Si, siamo arrivati. Bellissimo vero? -la sua voce adesso era dolce e sensuale, come quando l'avevo conosciuta due giorni prima- Un giorno mentre la mia maestra mi allenava nella foresta mi portò qui. Lei costruì quella casa per me, durante il mio periodo d'addestramento. Questa è la radura in cui lei è nata, o almeno così mi ha detto. E' difficile da credere ma se tu la potessi vedere, rimarresti stupito dal suo contatto con la natura e gli animali di questo posto magico. Lo stesso albero che costituisce il corpo principale del cervo, comunica con lei.

    Guardai anche io il cervo e compresi che effettivamente c'era un vero e proprio albero gigante che si stagliava alto nel cielo. Rimasi in silenzio, aspettando la fine del racconto ed eventuali spiegazioni.

    C'è un motivo se ti ho portato qui, anche se non lo comprendo a pieno. Sentivo che tu eri la persona giusta per poter conoscere questo luogo. Ti conosco da due giorni ma semplicemente guardando nei tuoi occhi ho trovato una pace sconfinata che non so spiegare a parole. -mi strinse la mano e si girò verso di me, costringendomi ad incrociare il suo sguardo- Haseo, io non so se questo è un colpo di fulmine o amore a prima vista ma io.. io.. credo di provare qualcosa per te! La prima sera che ti ho visto ti ho portato in camera mia perché ero arrabbiata e volevo sfogarmi andando al letto con te ma la tua dolcezza nel cercare di non svegliarmi, mi ha fatto capire che non sarei mai riuscita a farti mio.. sei troppo stupido e buono per pensare di fare l'amore con la prima ragazza che incontri. Però poi, la mattina dopo, quando non ti ho trovato li mi sono sentita persa.. mi sono sentita di nuovo senza quella sensazione di serenità che avevo semplicemente guardandoti..

    La continuai a guardare stupito, non sapendo cosa rispondere a tutto quel discorso fatto rapidamente e che mi lasciò spiazzato: Pat.. io non so che dire, davvero. Quando ti ho conosciuta alla locanda e mi hai proposto poi di dormire con te, pensavo all'inizio di riuscire a.. farlo con te, ma poi ho pensato che non avrebbe avuto senso fare l'amore con te in quelle condizioni, non perché non mi piacessi, ma perché quello che potevi avere nella tua testa poteva influenzare le tue decisioni. Però adesso che ti vedo così anche io mi rendo conto che nel tuo modo di fare, pazzo, rude e scellerato, c'è qualcosa che mi affascina e che.. non so spiegare nemmeno io.

    Mi strinse ancora più forte le mani e ne mise una sulla mia guancia: E allora lasciamo che siano i nostri corpi a parlare per noi.
    Si fiondò su di me, dicendo quella frase, baciandomi con passione e dolcezza. La sua pelle diventò molto calda, come se delle fiamme provenissero dal suo corpo e il mio invece divenne freddo, liberando forti correnti d'aria che mossero tutti gli insetti fluorescenti nascosti nell'erba, creando un fantastico gioco di luci intorno a noi. Le sue mani scivolarono lungo il mio corpo, alzandomi la maglietta e spogliandomi. Io la lasciai fare, ero spento, come se il mio cervello si fosse disattivato per via delle troppe informazioni da elaborare.
    Ci spogliammo a vicenda, e ci buttammo per terra. Le mani dappertutto e i corpi attaccati l'uno all'altro come se fossero una cosa sola. Cominciammo il rapporto e i nostri corpi si scambiarono inconsapevolmente pensieri ed emozioni, come un flusso libero di energia. Energia che era nascosta anche in quella radura magica, che si illuminò tutta intorno a noi e fili d'erba e sottilissime radici dal colorito bianco e violaceo risalirono i nostri corpi, come se anche la natura stessa avesse riconosciuto l'atto in corso: continuammo parecchio, tra corpi ansimanti e respiri tirati, mani nei capelli e sui fianchi e gambe avvinghiate, ma quando entrambi raggiungemmo l'orgasmo, l'energia che i nostri corpi liberarono fu convogliata nelle radici luminescenti che ci avevano avvolto, che la reindirizzarono fino all'albero del cervo gigante, che si illuminò come fosse dotato di via propria: tutta la radura si illuminò, come in festa per quello che era successo.

    A noi, invece, importava solo di esserci uniti in una cosa sola, corpo e mente.

    [...]


    Ci addormentammo li, sull'erba, ancora nudi, senza rendercene conto. Quando ci svegliammo, i nostri corpi erano ricoperti di un fitto manto foglioso, che contribui a tenerci caldi durante la notte. Eravamo ancora abbracciati, l'uni di fianco all'altro, quando ci fissammo per qualche secondo negli occhi.

    Stamattina non me ne sono andato lasciandoti un bigliettino di scuse, hai visto? -dissi ironicamente- Stamattina qualcuno è felice di essere diventato uomo, hai visto?

    Scoppiammo a ridere e ci baciammo dolcemente: il ricordo della sera precedente era ancora vivido e tutto il mio corpo sentiva ancora l'energia che scorreva al suo interno. Ci abbracciammo forte e ci rivestimmo, dirigendoci verso la casetta. Nel corso degli anni aveva raccolto svariate provviste prese dalla locanda del padre, come cibo in scatola e svariate bottiglie d'acqua. Mangiammo qualcosa e poi cominciammo a parlare del più e del meno: ci raccontammo le nostre avventure più recenti e particolari dettagli della nostra vita e, soprattutto, come eravamo arrivati fino a quel momento. Lei mi disse il suo nome completo, Patrizia, e mi raccontò di come cambiò dopo la morte della madre, decidendo di diventare una donna forte ed egoista, come una lupa affamata che prende tutto per se. Tuttavia, ben presto capì che reagire così al lutto della madre non la portò da nessuna parte e, grazie alla sua leggendaria maestra imparò a combattere e controllare gli impulsi. Sopratutto perché se la madre se ne era andata, lasciando il padre con le sue due bambine, allora era perché il suo compito sulla terra era stato svolto correttamente e di lei non c'era più bisogno. Almeno così gli diceva sempre la sua insegnante. Ad ogni modo non accennò alle sue abilità combattive, ma a giudicare dalla forza fisica che nascondeva in quel corpo minuto, tutto era possibile.

    Per quanto mi riguarda invece, le raccontai più o meno tutto: dal rapporto con i miei genitori, passando per la mafia di Shal'Aria, fino agli ultimi avventi dell'avventura "mai avvenuta" nella foresta Nasradevese. Non avrei dovuto accennare a particolari dettagli, ma sentivo che a lei potevo dire tutto: il mio racconto la scosse parecchio ma allo stesso tempo ne rimase affascinata, sopratutto dal fatto che ero riuscito a cavalcare un drago, che già di per sé è considerato un mito. Tuttavia non riusciva a comprendere al cento per cento gli avvenimenti legati al monile del draco sanguinis e i miei "poteri" di preveggenza. Poi continuammo a parlare.

    Haseo, ti prego, resta qui con me, con mio padre e mia sorella. Lavorerai alla locanda e potremo vivere insieme, vedere come si evolve la nostra.. bhé qualsiasi cosa sia!

    Cercai di fingere di non star male davanti alla sua proposta ma non riuscii a guardarla negli occhi, dicendogli di no, quando lei si stava dando totalmente a me: Mi dispiace Pat, ma non posso fermarmi a Tazin. Almeno non ora. La mia missione, le mie visioni.. come ti ho detto, c'è qualcosa di più grande dietro questo mondo che si sta risvegliando e forse sono l'unico che può fermarlo.

    Azzardai allora una proposta: Perché invece non sei tu a seguirmi, nel viaggio? Conosceremo tanti posti nuovi e vedremo cose oltre l'immaginabile. Sono sicuro che saresti la compagna perfetta per me. Aiutami ad indagare sui misteri di questo mondo!

    A quel punto fu il suo turno di rattristarsi per rispondere: Non posso Hase, la mia famiglia ha bisogno di me, non posso abbandonarli al loro destino mentre io inseguo una missione senza fine che non è nemmeno la mia. Non puoi chiedermi tanto. Inoltre, tu rischieresti la vita molte volte e io.. so combattere ma non so se sono pronta a gettarmi a capofitto nella cosa, oppure ad uccidere per non essere uccisa..

    E come fare a biasimarla? Io stesso non volevo uccidere, ma poi quasi per caso, è successo l'inaspettato proprio in quel deserto. Me lo ricordavo come se fosse ieri, ma non potevo farci niente, se non ringraziare il fato per farmi vivere ancora, ma poi mi venne un'idea:

    E va bene, allora scopriamo qual è la tua missione! Vieni con me! -l'afferrai per la mano e la trascinai fuori dalla casa, in direzione del tronco dell'albero del cervo- Se l'albero è dotato realmente di poteri sovrannaturali, sarà in grado di risvegliare i miei e di farmi avere una visione e, mettendomi in relazione a te, potrò percepire la tua essenza in ciò che vedrò, così scopriremo la tua missione.

    Lei era titubante e mi invitò a calmarmi poco prima di arrivare all'albero, dicendomi che forse non era ciò che voleva, che era confusa e che non sapeva cosa fare. Tuttavia, alla fine si convinse, posando la mano su una radice dell'albero e io sopra la sua. Non'appena entrai in contatto con la radice gigante e con la mano di Pat, i miei occhi si fecero rosso sangue, proiettando la mia mente in una dimensione dai bordi offuscati e dai contenuti incomprensibili, ma poi le immagini divennero nitide, mostrandomi chiaramente la foresta di Nasradeva e un'albero gigante, che perdeva le sue foglie. Mi guardai attorno (mentalmente, si fa per dire), notando ulteriori dettagli come una casetta oltre un fiume, constatando che l'albero gigante senza foglie era proprio quello a forma di cervo. Intanto lei era entrata in uno stato di trance simile al mio, ma piuttosto come se il suo corpo e la sua mente si fossero separati, perché quest'ultima adesso stava comunicando direttamente con la mia.

    Tutta la radura stava morendo, il fiume era sporco e tutti gli alberi marci, con cadaveri di animali sparsi qua e la. Anche il legno della casetta era diventato marcio. Poi, una donna dalla pelle scura in groppa ad una tigre bianca, apparve dal nulla, come se comandasse lei la mia visione.

    Haseo, quello che vedi è ciò che accadrà in un futuro non troppo remoto. L'albero davanti a te è uno dei pochi alberi giganti che sono rimasti vivi nel mondo. Hanno il compito di tenere sigillate le porte per mondi oscuri e malvagi, che nascondono insidie per questa terra. La tua missione e quella di Patricia è quella di salvare la vita di questo albero, che sta già morendo e cominciando a perdere le sue foglie, liberando demoni ed esseri oscuri sulla terra, come il risveglio di Yang-Shi, il wendigo. Dirigiti ad Ephiora e parla con Quon-Shing, il tuo maestro più fidato. Digli che ti manda Tisifone e lui ti saprà aiutare. Addio..

    Poi un'energia misteriosa provocò un'onda d'urto che mi sbalzò via, e la visione terminò violentemente, con il distacco della mia mano con quella del tronco. Accanto a me c'era Pat, che invece non aveva subito nessun danno collaterale dal processo, negli attimi posteriori al contatto con la radice.

    Patty, come si chiamava la tua maestra? -dissi biascicando, ancora stordito- Mh, Tisifone, ma che centra questo? Quando ho ripreso coscienza ti ho trovato lontano di cinque metri e completamente senza sensi. Ha funzionato, cosa hai visto?

    La guardai e dissi: Morte, tanta morte.. -e mi girai rapidamente sotto sopra, vomitando per il forte stress fisico ricevuto- Ma forse c'è un modo per salvare questa terra...

    Le raccontai la visione e l'apparizione della donna nera in sella alla tigra bianca. La mia descrizione accurata dalla sua figura la lasciò interdetta ma anche senza possibilità di negare ciò che avevo visto. A quel punto le chiacchiere stavano a zero, ma la scelta spettava ancora a lei.

    Non posso crederci.. la mia maestra ti è apparsa in visione quindi, e ti ha anche parlato. Non può essere vero.. -disse spaventata, guardando l'albero gigante che sembrava ancora tutto fuorché morto- .. lei se ne è andata anni fa, dopo che aveva finito di allenarmi. Come è possibile che...

    Sai Pat, non credo che Tisifone fosse solamente la tua maestra. Credo che lei sia in grado di comunicare con la natura perché lei stessa ne rappresenta una parte. Il fatto che sia apparsa in groppa alla sua tigre, comparendo dal nulla nella mia visione.. non può che farmi capire questo. Ne ho avute altre negli ultimi periodi, ma mai così nitide e mai nessun'altro si era intromesso durante il mio stato di trance.

    Non c'era verso, niente di niente: lei rimase li, a fissare l'albero, probabilmente immaginandoselo morente dopo secoli di vita su quella terra. Purtroppo quella sarebbe stata la dura realtà e il processo era già cominciato. Anche io la prima volta rimasi scioccato e non capii bene il significato delle cose che vedevo, ma più passava il tempo e più tutto aveva senso e il quadro cominciava a delinearsi sempre di più; mi avvicinai a lei, mettendole una mano sulla guancia.

    Patty.. -dissi per cercare di farla riprendere- Va bene.. -disse lei- Va bene cosa?

    Poi mi guardò, con uno sguardo fiero e deciso, come se finalmente la dolce ragazza che avevo scoperto in lei e quella grezza e rude avessero finalmente trovato un punto in comune.

    Partirò con te.. non mi è ancora del tutto chiaro cosa dobbiamo fare, ma verrò con te a trovare questo maestro. Però, torneremo tra un mese qui, in occasione del festival delle adepte. Nel frattempo penserò alla tua proposta. Però, mi devi promettere che ci proteggeremo a vicenda e che non ci lasceremo mai durante tutto questo tempo. Capito?

    L'abbracciai forte, accettando con piacere le sue richieste, e lei abbracciò me per poi baciarmi. Capivo quanto dovesse essere difficile per lei fare quella scelta, ma quello che avevo visto non era una finzione, rappresentava un pericolo reale per tutta Kalendor e, forse, lei avrebbe avuto un ruolo ancora più importante nel mio in tutta quella storia.

    Continua...
     
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    Haseo Kato
    Capitolo 2 - Duro Lavoro
    07NijcQ
    Nasradeva - TazinTornammo in città il pomeriggio stesso, poco dopo aver preso la decisione di partire. Questa volta il tragitto sembrò più lungo, forse perché non corremmo per un quarto d'ora! Ad ogni modo, tornammo abbastanza in tempo per far si che Patty non perdesse l'orario d'apertura del Sole Nero, il bar della locanda, evitando che il padre o la sorella notassero troppo la sua assenza. Entrammo dentro l'appartamento e ci facemmo una doccia, per pulirci degli odori della sera prima, che erano rimasti attaccati ai nostri corpi. Fu proprio mentre mi lavai, che notai un certo bruciore:

    Sento qualcosa di strano al braccio.. a tratti brucia, come se mi fossi ustionato. Che abbia sfiorato una pianta irritante?

    Cercai di guardare meglio, anche se il vapore provocato dall'acqua calda annebbiava la vista. Cercai anche di grattare, per levare l'eventuale residuo di veleno provocato appunto da qualche pianta, ma niente, il bruciore permaneva e all'improvviso si tramutò in dolore acuto, quando dei lineamenti rossi si fecero vivi sul mio avambraccio, facendolo diventare una lampadina per un nanosecondo, dopo il quale cessò anche il dolore, che tuttavia fu talmente acuto che mi costrinse a piegarmi a terra per un momento, stringendo i denti per non farmi sentire da Pat. Riuscii a guardare meglio poi, accorgendomi che era il solito strano motivo che mi perseguitava dal giorno in cui il drago di ghiaccio mi entrò nella mente. Erano ricomparsi anche quando toccai il draco sanguinis, ma da quel momento non avevo mai avuto manifestazioni spontanee in quel modo.

    Anche quella volta uscirono fuori brillando, però quando venni in contatto con la pietra, questo significa che.. è stato l'albero! L'energia contenuta nell'albero ha attivato il sangue del drago con il quale mi sono impresso il tatuaggio. Spero di non aver scherzato col fuoco questa volta..

    Ero abbastanza allarmato da come si era messa la cosa: non mi era mai successo prima e, purtroppo, non avrei potuto trovare una soluzione fino a quando non avrei raggiunto Chomandu a quanto pare. Ammesso che il filo conduttore di tutti quegli strani eventi esistesse e li unisse tutti.

    [...]


    Ci salutammo alla porta dell'appartamento, lei sarebbe andata a trascorrere la sua ultima notte di lavoro e io sarei andato a fare spese per il viaggio, raccogliendo le provviste necessarie per arrivare fino ad Ephiora. Sarebbero stati tre o quattro giorni di viaggio, ma la parte più difficile sarebbe stata risalire tutti i monti fino al monastero centrale di Chomandu, dove avremmo incontrato il mio maestro. Era quasi un anno che mancavo da quella che era diventata la mia casa. I monaci dicevano sempre: una volta che abbracci il vento, questo entra dentro di te, diventando una cosa sola. In pratica significava che una volta che visitavi quelle splendide montagne, che nascondevano piccole e floride vallate abitate irrorate da fiumi, non saresti mai riuscito a dimenticarle. Una filosofia un po' strana e piena di se, ma quella terra tra le montagne era l'unica cosa di cui i monaci si vantavano.

    Mi diressi verso il centro di Tazin, tra costruzioni arboree e case piazzate sopra a rami giganti. I mercati erano prossimi alla chiusura e c'era poca gente intenta ancora a fare compere, per la cena della sera stessa o per chissà quale occasione. Io avrei dovuto comprare qualche frutto e al massimo della carne secca, sicuramente non potevo portare con me una bistecca o un trancio di pesce. Anche se sarebbero stati ottimi almeno per la cena, ma avevo promesso a Pat di cenare con lei nella locanda, quindi niente da fare.

    Certo che questo posto è veramente suggestivo, tutti gli abitanti del luogo sentono un contatto molto forte con la natura che li circonda, tanto da costruire case dentro e sopra ad alberi. Questo è ciò che intendo per coesistenza!

    Mentre ero assorto nei miei pensieri, fruttivendoli vari mi invitavano ad avvicinarmi ai loro banchi, per comprare la loro merce che, ovviamente, era sempre la migliore in tutto il mercato: il che mi faceva davvero ridere, ma cercai di non darlo a vedere o altrimenti sarei potuto sembrare scortese.

    Ad un certo punto poi, durante la passeggiata, capitai davanti un'insegna diroccata, che portava sopra un'iscrizione particolare: Desiderio, Devozione, Disciplina. E, dietro quell'insegna, si celava un piccolo vicolo nel quale vi era una porticina in legno dalla quale provenivano degli strani rumori, come delle urla.

    Ma che diavolo...

    Mi avvicinai alla porta con le buste in mano, aprendola cercando di fare meno rumore possibile ed entrando in quello che sembrava un vero e proprio dojo. In fondo alla sala, il maestro, su di una pedana rialzata, parlava ai suoi allievi. Il maestro era un'uomo dai capelli lunghi e neri, ma con delle ripetute ciocche bianche. Sarà stato sulla sessantina giudicare dai lineamenti del volto, ma ancora dotato di un fisico prestante, vestito con un'uniforme nera con dei dragoni rossi che si ripetevano sulla giacca, e una cintura bianca con sette tacche nere. Gli allievi indossavano una semplice divisa nera, con una mantide dorata, ricamata al centro della schiena. Tutti indossavano poi una cintura nera, a tacche bianche. Notai con curiosità che chi ne aveva di più, stava nelle file posteriori. In tutto c'erano una quarantina di persone li dentro.

    Prima di cominciare la lezione, ripetiamo il motto della scuola: Le tre D!

    DESIDERIO! -dissero gli allievi all'unisono- Di imparare, perché la vita del marzialista non ha mai una fine, perché tutta la vita è un cerchio che si ripete, il quale non ha un'inizio né una fine.

    DEVOZIONE! -urlarono di nuovo- Verso la scuola e i vostri confratelli.

    DISCIPLINA! -per ultimo- Per dare l'esempio ai più giovani, attenersi alle regole e rispettare le decisioni del Maestro. Bravissimi, adesso, il saluto!

    Allora tutti urlarono una frase che non compresi, ma che segui una risposta del maestro che unì un pugno chiuso con una mano aperta davanti al petto, con un inchino finale. Inchino che venne seguito dagli stessi movimenti, però fatti dagli allievi. Il veloce botta e risposta mi impressionò parecchio, al punto che desiderai quasi di indossare una toga e buttarmi in quel gruppo affollato ad urlare insieme a loro, davvero uno spettacolo bellissimo.

    Anche ad Ephiora abbiamo degli studiosi di arti marziali, anzi, a dir la verità sono quasi di più di chi usa le armi ora che ci penso, sicuramente anche i monaci che non prediligono l'addestramento fisico sanno difendersi in corpo a corpo.. sinceramente non so perché mi hanno messo in mano due pugnali. Forse nei primi tempi non volevano insegnarmi particolari tecniche segrete, visto che per loro ero il figlio del nemico.

    Cercai di non farmi notare dai presenti, chiudendo lentamente la porta ma, sfortunatamente, un colpo di vento mi tradì e sbatté all'ultimo, attirando l'attenzione di tutto e, in particolare, del maestro, che mi inquadrò da lontano chiedendomi: Abbiamo un visitatore oggi. Sei arrivato in tempo per il saluto a quanto vedo. Forse allora ti unirai a noi nell'allenamento di oggi. Qual è il tuo nome?

    Disse scendendo dalla piattaforma, avvicinandosi alla porta con velocità. La stanza era più o meno di settanta metri quadri, ma lui la percorse quasi in un'istante. Da vicino, la sua tunica sembrava ancora più bella ed eccentrica, ma la sua stazza ancora più imponente.

    Mi chiamo Haseo, Haseo Kato... p-piacere! -Dissi chinando il capo e distogliendo il suo sguardo, ricevendo un leggero colpo di taglio di mano sulla nuca- Non si distoglie mai lo sguardo durante un inchino. Non sai mai chi puoi avere davanti. Tuttavia, oggi sei fortunato ragazzo, io non voglio farti del male. Se vuoi unirti a noi, levati le scarpe e sali sul tatami, sei il benvenuto!

    Annuii con gioia e mi sbrigai a levarmi le scarpe, restando a piedi nudi come tutti gli altri. Il tatami era come quelli sui quali c'allenavamo ad Ephiora e ciò mi fece tornare in mente vecchi ricordi di rabbia e frustrazione durante gli allenamenti, ma anche di gioia ricordandomi le risate con gli altri compagni.

    [...]


    La lezione durò parecchio, tra posizioni particolari, esercizi di respirazione, e forme di combattimenti simulati. Mi dimenticai totalmente del tempo che passò, del quale mi accorsi una volta che tutti quanti uscirono dalla sala, aprendo la porta e le finestre, dalle quali non entrò la luce del giorno. Allora mi apprestai anche io ad uscire, riprendendo le scarpe con le mie provviste, ma venni fermato dal Maestro.

    Spero ti sia piaciuta la lezione di oggi, anche se probabilmente un ragazzo giovane come te vorrebbe vedere dei combattimenti o delle tecniche di autodifesa. Ma ogni tanto anche il Kung-Fu tradizionale va fatto, d'altronde senza la base, non ci sarebbe il resto della piramide. Non te la sei cavata per niente male per essere la tua prima volta comunque. Sei veramente portato, dovresti tornare a farci visita!

    Sorrisi e cercai di rispondere dandogli del "lei": La ringrazio per i complimenti e le dico che mi sono divertito moltissimo. Quello che fate è veramente affascinante e il vostro motto è davvero pieno di significato. Vengo da Aethernia, ma ho trascorso gli ultimi cinque anni della mia vita tra i monasteri di Ephiora, allenandomi con i monaci dell'aria. Ora invece sto viaggiando per il continente, anche se il mio piano di viaggio per adesso prevede di tornare tra quelle adorate montagne.

    Il maestro annuii e con dispiacere mi porse la mano per salutarmi: Allora sarà meglio che tu torni al tuo alloggio, non ti tratterrò oltre. Tuttavia, so che i monaci Ephioresi sono ottimi combattenti e il loro Kung-Fu è uno dei più antichi. Con gli anni viene l'esperienza ragazzo e con l'esperienza viene la comprensione delle piccole cose. Quando cominciai, credevo che un pugno significasse solamente un pugno, quando crebbi, capii che c'era molto di più.. dietro quel pugno. Buona fortuna per il tuo viaggio!

    Non capii a fondo le sue parole, ma la saggezza che sprigionava quella persona mi ammaliava e non mi permetteva di perdere l'attenzione nemmeno per un attimo. Ad ogni modo, quando gli strinsi la mano, sentii nuovamente il bruciore al braccio e, in qualche modo, lui se ne accorse cambiando espressione; mi chiamò infatti quando mi trovai proprio sull'uscio, fermandomi per l'ultima volta:

    Haseo, se c'è qualcosa nel tuo spirito che ti turba, i tuoi maestri ti sapranno sicuramente aiutare. Fidati di loro e ricorda che il Kung-Fu significa duro lavoro ed è in ogni piccola cosa della vita. Ricordati le mie parole Haseo, e il demone che hai dentro saprai come sconfiggerlo..

    Lo fissai dritto negli occhi, ma lui subito si girò, andandosene dall'altra parte della sala verso i pochi allievi rimasti, quelli più anziani. Sapevo che se avrei risposto alle sue parole, o gli avessi fatto altre domande, non avrei avuto ulteriori risposte. Così me ne andai, correndo verso la locanda, con le sue parole che mi rimbombavano in testa e con il braccio che faceva ancora male. Percepii come una presenza costante alle mie spalle durate tutto il tragitto che separava la palestra dalla locanda, così mi voltai costantemente per vedere se qualcuno mi seguisse, ma ogni volta ero solo per la strada.

    Poi il fiatone e i polpacci cominciavano ad irrigidirsi per la tensione: avevo cominciato a camminare molto velocemente senza nemmeno accorgermene, senza un motivo apparente.

    Perché mi sono spaventato così tanto, chi diavolo è veramente quella persona? E, soprattutto, il dolore che ho provato nuovamente dipendeva da lui o era ancora un residuo precedente?

    [...]


    Correndo, ero arrivato finalmente alla locanda. Ero preoccupato per l'insieme delle cose che erano successe negli ultimi due giorni e la confusione che avevo in testa non faceva altro che peggiorare. Fortunatamente ero tornato prima che Pat e la sua famiglia cominciassero a mangiare.. almeno un problema l'avevo evitato: mi presentò alla famiglia e mi offrì la cena.. mangiammo una bistecca con delle verdure grigliate e andammo a dormire presto. Il padre non era convinto di questa sua partenza, ma evidentemente gli avevo fatto una buona impressione e non fece troppe domande, anche perché lei disse solo che si prendeva una vacanza per farsi una gita in montagna e che sarebbe tornata tra qualche settimana, quindi nulla di pericoloso o di sospetto. E fu così, che la mattina seguente partimmo alle prime luci dell'alba, verso nord: uscii per primo dall'appartamento, per preparare i cavalli. Lei ovviamente aveva il suo adorato stallone nero mentre io presi una puledra dalla scuderia del padre.

    Quando mi raggiunse potei vedere cosa era realmente in grado di fare la signorina, visto che si presentò con in spalla uno spadone fino, ma grande quasi quanto lei. E anche se non gliel'avevo mai visto maneggiare, era sicuramente in grado di affettarmi in due senza problemi, il che mi spaventava un po' e forse lei se ne accorse dalla mia espressione, cominciando a prendermi in giro per i miei due piccoli pugnali. Ad ogni modo, la tuta nera e aderente che indossava la rendeva veramente sexy.. capivo ora perché era così ricercata come donna.

    Non dissi nulla alla mia nuova "ragazza" degli eventi che erano successi, ma di una cosa ero sicuro ed ero giunto a questa conclusione grazie a delle semplici parole dette da uno sconosciuto: Dovevo rafforzare il mio corpo e il mio spirito, prima di riuscire a dominare il legame con le forze naturali che stavo sviluppando inconsciamente dentro di me.

    Continua...
     
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    Molto bella come role, ho dovuto finirla perchè mi son trovato seriamente incuriosito dalla storia di Haseo. Aspettiamo il seguito per la conferma dell'acquisizione della segreta, ma se continui così non penso ci saranno problemi.

    CITAZIONE
    Scrittura: 2
    Molto bene. Non ai livello maniacali di qualcuno, ma molto scorrevole e scritto con cura. Attento alla punteggiatura che sembra essere il tuo tallone da achille.

    Interpretazione : 2
    Bello, Haseo mi è piaciuto più del solito. E' semplice come un bambino, ma piano piano sta crescendo e anche trattando temi più "maturi" riesci a far emergere il lato del "ragazzino appena svezzato". Solo un appunto: attenzione che adesso il ragazzo è in una fase transitoria e quindi dovrai cambiare anche il tuo modo di ruolarlo. Ricordati che non è più un bambino "pane e vino" e trattare tematiche più serie e complesse necessita anche di ponderare sia il perchè di quello che scrivi, sia il come. Occhio. Per il resto, complimenti. Continua così

    Strategia: 0
    Niente combat, quindi è un punto "vuoto".

    Haseo Kato: 4 EXP

    Valutatore: 1 EXP + 100 GOLD
     
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2 replies since 27/11/2016, 11:33   97 views
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