Crescita

autogestita

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    L'inizio del cammino




    Arcadia era sempre stupenda, per lei era ormai quasi una seconda casa. Bizzarra, con incredibili edifici-piante e un'atmosfera pacifica, ma piena di vita. Incantevole. Tuttavia non era un viaggio di piacere quello che aveva intrapreso per tornarci. Aveva una cosa da risolvere, una cosa che, se fosse stata più accorta, avrebbe fatto prima.
    Aveva alloggiato una notte soltanto. Una volta presa quella decisione sentiva di non poter aspettare un attimo di più: se si fosse fermata, forse non avrebbe avuto la forza, il coraggio o qualunque cosa servisse. Così appena arrivata si recò al Grande Giardino e già la mattina dopo, di buon'ora, si alzò e si incamminò con decisione verso la propria meta. Quando entrò nella bottega, dopo così tanto tempo, le sembrò fossero passati addirittura anni. Il mercante salutò il cliente che aveva appena terminato un acquisto e si voltò verso di lei: un sorriso gli si allargò sul viso, mentre il suo sguardo faceva trapelare come stesse frugando nella memoria per collocare la giovane davanti a sé.
    La sensazione che fosse passato così tanto tempo la fece soffermare con insolita attenzione sul suo aspetto: gli occhi chiari con qualche segno del tempo agli angoli e una corta barba curata. Insieme agli zigomi affilati, alla pelle particolarmente chiara e l'alta statura, lo facevano quasi sembrare un genio delle favole.
    Buongiorno, Altamir. Come state? chiese la giovane sorridendo a sua volta. Dalla sua sacca la testolina soffice di Peloso spuntò e si scrollò facendo sbatacchiare per un attimo le morbide orecchie.
    Tu! Ah, sei tutta intera! Scoppiò a ridere l'uomo. Per un attimo sembrò volerle dare una pacca sulla spalla, ma probabilmente pensò sarebbe stato un gesto troppo confidenziale e così si limitò a guardarla.
    Cosa posso fare per te? Ti serve altro cibo per il tuo amichetto? chiese poi, avvicinando le dita al musetto della bestiola perché potesse annusarlo.
    Sì, confermò subito, per poi esitare un attimo: ma avrei anche bisogno di un'informazione: vi ricordate di And'jel, l'uomo che era qui la prima volta che sono venuta? Avrei bisogno di incontrarlo. spiegò la shalariana allargando poi l'apertura della sacca per farne uscire l'ospite, che si mise sulla sua spalla e leccò con interesse le dita dello sconosciuto.
    Altamir corrugò la fronte per un istante, ma mantenne il suo sorriso cortese.

    Posso dirti dove potresti trovarlo, ma non è detto che sia ancora lì. Non è più un giovane di primo pelo, ma a questo mondo un uomo non smette mai di darsi da fare, se non vuole morire di fame. Accarezzò la testa della bestiola.
    Posso chiederti il motivo per cui lo cerchi? Magari basto io ad aiutarti. aggiunse poi con gentilezza.
    Darina accarezzò distrattamente la coda del cerino mentre pensava a come spiegarsi.
    Beh, ecco, temo di non potermi più occupare di questo signorino, alluse alzando le sopracciglia scherzosa, e temo che la cosa migliore sia riportarlo dove è stato preso. Non posso lasciarlo di nuovo ad Arcadia fra un viaggio e l'altro, sono via troppo spesso e troppo a lungo. Se non posso occuparmene io, è giusto che lo riporti a casa sua. concluse con un velo di tristezza. Stava cercando di imparare a mettere un muro fra sé e i dispiaceri, almeno davanti ad altre persone. Il mercante avrebbe solo potuto indovinare il dolore che quella separazione implicava per lei.
    Certo, capisco. Altamir annuì comprensivo. Ad ogni modo, sei fortunata, posso accompagnarti personalmente da And'jel: mi deve ancora una bevuta dall'ultima volta. Spero solo sia ancora qui.

    Edited by Kinamy - 20/12/2016, 18:13
     
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    Un brutto quarto d'ora





    Quando più tardi raggiunsero la locanda in cui avrebbe dovuto trovarsi And'jel, Altamir le fece strada all'interno e poi lungo l'affollata sala principale, su per una scalinata e fino ad una porta, presumibilmente quella di una camera. Lungo il cammino aveva salutato frettolosamente alcune persone, ma non si era fermato.
    L'uomo a quel punto alzò una mano e avvicinando un orecchio alla porta bussò tre volte.
    Sì sentì un rumore all'interno e un attimo dopo la porta si socchiuse.
    Ehi, ciao. disse una voce sorpresa dall'interno.
    Ciao. Spero di non disturbarti. C'è qualcuno che ti cerca.
    Così dicendo Altamir si scostò mentre la porta veniva aperta quasi del tutto: davanti ai due visitatori si mostrò la figura di And'jel, sul cui viso spiccavano gli occhi stanchi e lucidi.
    Nessun disturbo. Stavo cercando di dormire, ma non ho avuto molto successo, quindi...
    Si fece da parte per far entrare i due ospiti.
    La stanza era abbastanza accogliente, poté constatare la temoriana, anche se un po' disordinata per via degli indumenti e degli oggetti dell'occupante. Sembrava essere lì da molto tempo, quasi ci abitasse stabilmente.
    Si sedettero tutti e tre al tavolo e la giovane fece uscire il Cerino dalla sacca. La bestiola si accoccolò sul suo grembo, il musetto posato sul tavolo e gli occhietti scuri puntati sui due uomini.
    Tu sei la ragazza di Alkarna. constatò And'jel.
    Che memoria... commentò Darina incerta. Non sapeva cosa dire per iniziare il discorso, e non sapeva se la presenza di Altamir le fosse d'aiuto o la stesse mettendo ancora più in difficoltà. Tuttavia fu proprio Altamir a iniziare:
    Darina vorrebbe riportare il proprio animale da compagnia nel suo luogo d'origine. E tu sai dov'è, se la memoria non ci inganna.
    La temoriana si affrettò ad aggiungere: Ho chiesto ad altre persone, prima di scomodare voi due, ma nessuno ha saputo dirmi dove si trovino gli altri Cerini, né avevano idea di quale sia la divinità a cui sono associati.
    And'jel si strofinò una mano sul ginocchio per poi sospirare.
    Non mi stupisce. Non è un posto molto conosciuto, e il tempio...forse nemmeno esiste più.
    Altamir abbassò lo sguardo e Darina ebbe l'impressione di essersi persa qualcosa che avrebbe invece dovuto intuire.
    Ma i Cerini ci sono ancora, giusto?
    And'jel sembrò cercare le parole per spiegarsi e quando le trovò rispose alla ragazza. Sì, immagino di sì, ma non è un posto in cui si dovrebbe andare da soli. Ed è un posto che io stesso non visito più da molto tempo. Non so quanto bene farei a darti l'informazione che cerchi. Lascialo al Grande Giardino, concluse infine, quasi fosse l'ovvia soluzione alla cosa. Sono certo che sarà trattato comunque nel migliore dei modi.
    Darina guardò And'jel, delusa. Non posso lasciarlo qui. Deve tornare a casa, ed è mia responsabilità riportarcelo. Se voi non volete darmi le indicazioni che mi servono, le cercherò per conto mio. Vi ringrazio comunque per il vostro tempo. Tolgo il disturbo.
    Così dicendo riaprì la sacca, il Cerino ci saltò si infilò dentro e ci si mise comodo. La temoriana a quel punto si alzò e fece un inchino.
    And'jel sbuffò spazientito. Perché non ascolti chi ha più anni di te, ragazza? Sei stata fortunata a mancare il drago, a Sumadea, ma potresti non essere così fortunata stavolta.
    Darina rimase colpita da quella dura e immotivata reazione. Arrossì, come se fosse stata schiaffeggiata.
    Non ho mancato il drago, a Sumadea. ribatté arrabbiata a sua volta. E comunque, ciò che può essere successo là non toglie che questa creatura è sotto la mia responsabilità. Se io non posso prendermene cura, è mio dovere riportarla al suo luogo d'origine.
    Rimise a posto la sedia. Non sono venuta a chiedere il permesso. Non mi serve più da molto tempo. Buona giornata.
    Darina! Altamir si alzò a sua volta. Ascoltalo.
    Cosa dovrei ascoltare? chiese incredula. Non mi ha detto niente, nemmeno perché non dovrei andare in questo fantomatico posto. Tanto vale che lo scopra da sola.
    Non penserai davvero di andare a cercare guai, così alla cieca! esplose di nuovo And'jel.
    Se andrò alla cieca sarà perché chi avrebbe potuto darmi delle indicazioni non l'ha fatto.
    Sei una ragazzina insolente e irrispettosa! batté un pugno sul tavolo. Darina trasalì appena. Vai pure dove ti pare. Io volevo metterti in guardia. Non sono certo tuo padre.
    Proprio no. ebbe l'ultima parola Darina, glaciale.
    Altamir guardò incredulo entrambi.
    Darina, siediti, per favore. le si rivolse con fermezza. And'jel, la ragazza ha ragione, dovresti dirle qualcosa in più. Almeno perché non dovrebbe andarci. No? disse poi all'amico. Come per aiutare le proprie parole a fare effetto, gli posò una mano sul braccio. Dopo un attimo carico di tensione, l'uomo sembrò rilassarsi un po' e annuì.
    Siediti, donna.
    Darina contrasse la mascella, ma fece come le era stato detto.
    And'jel si grattò la nuca. I Cerini si trovano ad Ephiora. In una parte abbastanza specifica. Non dovresti andarci perché al momento l'Impero e gli Ephioriani si stanno combattendo fra loro, e quella particolare zona potrebbe essere molto pericolosa. Capirai che non è il posto adatto in cui andarsi a ficcare, in questo momento. concluse con un velo di saccenza.
    In tal caso troverò qualcuno che mi accompagni, se non è sicuro andarci da sola. Grazie. si affrettò ad aggiungere.
    E dove si trova di preciso, questa zona?
    And'jel la guardò truce. Altamir intervenne. Bene, direi che abbiamo fatto progressi. Darina, andiamo.
    La ragazza gli volse lo sguardo, confusa.
    Ma non...
    E' ora di andare. A presto, And'jel. Mi devi ancora una birra.
    And'jel non disse nulla, annuì e li guardò mentre lasciavano la sua stanza.

    Perché? chiese Darina furiosa una volta raggiunto il salone.
    Colpa mia, avrei dovuto accorgermene prima. Lo abbiamo preso in un brutto momento. sospirò e prese posto ad un tavolo, facendo cenno alla ragazza di fare altrettanto. Tu, ad ogni modo, faresti meglio ad essere un tantino più pacata e rispettosa verso chi è più vecchio di te. And'jel ha detto ciò che ha detto per il tuo bene.
    Se fossi stata un uomo non ci avrebbe nemmeno pensato. constatò lei, acida.
    Darina si odiava quando diventava così sciocca e irascibile, ma non sopportava di essere trattata come una fragile cosetta.
    Forse. Ma tu sai che lui aveva una figlia. Puoi capire perché si sia comportato così.
    Quell'uomo sembrava la voce della ragione fatta persona.
    Sì, certo, ma io non sono sua figlia. Io non sono una ragazzina cresciuta a ricamo e biancheria. Volevo solo un'informazione. Non sono stata io a farne un dramma.
    Beh, quello è... Altarmir si lasciò sfuggire un mezzo sospiro e fece cenno ad una delle cameriere. Lo abbiamo beccato in un brutto momento, tutto qui. Se ricordi, non era così la prima volta che lo hai incontrato. Ne ha passate tante.
    La cameriera portò due boccali di birra. Altamir prese il proprio e lo sollevò per fare un brindisi. Controvoglia, Darina fece lo stesso.
    Vedi, per voi giovani le cose sembrano semplici, o è bianco, o è nero. Crescendo vedrai che invece la vita è un mare di grigi. disse l'uomo facendo toccare i boccali. Poi bevve il primo, lungo sorso.
    La giovane bevve a sua volta, rattristata. Non le importava se uno sconosciuto non voleva che andasse da qualche parte. Lei aveva un dovere e lo avrebbe portato a termine. Aveva fatto da guardia del corpo a un pazzo lanciafiamme, ormai sapeva che l'importante era non andare da soli a cacciarsi nei guai. Avrebbe voluto chiedere ad Altamir di accompagnarla, una volta che avesse trovato le informazioni che le servivano, ma immaginava che sarebbe stato impossibile abbandonare la propria bottega. Per una sconosciuta, poi, chi mai avrebbe rischiato tanto?
    Rimasero per un po' in silenzio a guardarsi attorno, finché dal nulla sbucò proprio And'jel. Mise una mano sulla spalla di Altamir, si chinò e gli disse qualcosa quasi nell'orecchio. Dopodiché le lanciò uno sguardo strano, che Darina non riuscì a identificare, per poi sparire di nuovo com'era comparso.
    Altamir le sorrise. Torneremo domani.

    Edited by Kinamy - 20/12/2016, 18:36
     
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    Il giorno dopo Darina era già di buon'ora davanti alla porta di Altamir e coccolava Peloso nell'attesa. Non riusciva a fare a meno di sorridere ogni volta che lo guardava, con quel suo modo di muoversi, una via di mezzo fra un orsetto e un gatto, e quel musetto simpatico.
    Il pensiero di riportarlo indietro le dispiaceva moltissimo, ma sapeva che sarebbe stato ingiusto tenerlo con sé (per modo di dire, visti i suoi continui viaggi) solo perché la rattristava l'idea di non vederlo più.
    Buongiorno. Già qui?
    Darina si voltò e si alzò davanti ad Altamir. Buongiorno. Sì, certo. Avete detto "domani", ma non avevate specificato quando, quindi... si spiegò sorridendo, un po' in imbarazzo.
    L'uomo annuì e sorrise a sua volta. Vero. Tuttavia è troppo presto per andare a disturbare And'jel. Vieni dentro. Hai mangiato qualcosa?
    No, non proprio... ammise la ragazza seguendolo dopo aver preso Peloso in braccio. Attraversarono la bottega e entrarono nella parte posteriore, dove c'era la "casa" vera e propria: la stanza era arredata in modo abbastanza spartano, ma era curata e pulita.
    Altamir sistemò della legna nella stufa e fece scaturire una fiamma dalla punta delle dita. Aspettò che i rametti sotto i pezzi più grossi avessero preso fuoco e allora si occupò di mettere dell'acqua a scaldare.
    Darina si sedette. Aveva osservato perplessa la magia usata dall'uomo, e lui parve essersene accorto.
    Non avevi mai visto usare il fuoco, prima? chiese stupito, riferendosi alla magia usata.
    Sì. Ne ho visto parecchio, in realtà... Abbassò lo sguardo. A Sumadea un compagno di viaggio usava il fuoco. E anche... si grattò una guancia, incerta.
    Beh, è vero quello che ho detto ieri. Non ho mancato il drago a Sumadea. Anzi, per essere precisi, il drago non ha mancato noi.
    Era la prima volta che raccontava a qualcuno quella storia, ma sentì che tirarla fuori poteva farla stare meglio. E poi era ad Altamir che la stava raccontando. Più tempo passava con lui, più trovava la sua presenza rassicurante e ne apprezzava la saggezza e il carattere tranquillo.
    Altamir si sedette di fronte a lei, la fronte aggrottata.
    Darina riprese, la sua voce non molto più forte dei primi scoppiettii del fuoco. Ci siamo divisi, e quando il drago è arrivato i suoi due compagni erano a tiro del drago. Noi eravamo già nascosti...
    La temoriana guardò Peloso e iniziò ad accarezzarlo, cercando di estraniarsi dai propri ricordi, di rimanere sulla superficie dei fatti, senza farsene travolgere come in passato.
    Lui è uscito dalla boscaglia e ha attirato l'attenzione del drago. I suoi compagni hanno fatto in tempo a fuggire, ma lui no.
    L'uomo le posò una mano sul ginocchio e per un attimo lo strinse, prima di appoggiare le braccia sul tavolo, un'espressione grave sul suo volto.
    Per un attimo la ragazza rifletté se concludere la storia. Non sapeva se fosse normale sopravvivere al fuoco di un drago e non voleva rischiare di attirare l'attenzione su Roman, che evidentemente, avendo cambiato identità, non voleva avere legami con il passato.
    Il fuoco dei draghi e quello degli umani è lo stesso? Esistono diversi tipi di fuoco? diede voce ad un dubbio improvviso.
    Altamir sollevò lo sguardo e fissò un punto della parete per qualche secondo. Non lo so, a dire la verità. Non me lo sono nemmeno mai chiesto. Perché?
    Darina deglutì. Non ho mai visto niente del genere. Non penso di aver mai avuto così tanta paura in vita mia. confessò. Non era normale paura, era qualcosa di indescrivibile, sconvolgente. Penso che sia la stessa cosa della paura dei ragni, o dei serpenti: una paura naturale. Proporzionale, rispetto a quella di un ragno: era immenso.
    L'uomo rimase immobile per un po', come in attesa che lei proseguisse, poi si alzò e ruppe il silenzio: Ti avevamo detto che sarebbe stato pericoloso.
    Sì. constatò Darina senza alcun pentimento. Ma abbiamo scoperto che il drago c'era davvero. Abbiamo potuto avvisare la popolazione.
    Altamir portò sulla tavola del pane, miele, zucchero e infine una ciotola di frutta.
    Ah, giovani. La morte vi sembra così lontana che pensate non possa mai toccarvi. Nemmeno dopo averla vista in faccia. scosse la testa, ma la sua espressione mostrava simpatia più che rimprovero.
    No, non è vero. Almeno, non per me. Penso, invece, di aver capito quanto sarebbe facile morire. Basterebbe un attimo. E potrebbe capitare nel modo più stupido. Per questo voglio far valere la mia vita, finché ce l'ho. Voglio poter essere utile. Voglio FARE qualcosa, non stare seduta ad una finestra a tessere. concluse alzando gli occhi al cielo.
    Altamir tagliò delle fette di pane e stavolta aveva davvero una nota di rimprovero nella voce: Non dovresti essere così sprezzante verso le donne che non sono come te. Alcune non hanno scelta, come ben sai.
    Esatto, ma io ce l'ho, e siccome le faccende di casa non sono la mia vocazione, voglio fare qualcos'altro. ribatté lei, fingendosi per nulla scalfita dalle sue parole.
    L'uomo alzò le mani come in segno di resa, e riprese ad armeggiare con cibo e coltello.
    E da quel giorno cos'hai fatto? le chiese curioso andando a togliere il bollitore dal fuoco.
    Darina continuò ad accarezzare Peloso mentre ripercorreva l'ultimo periodo nella propria mente. Beh, sono andata a cacciare una bestia, un Frograrius, ma a quanto pare è troppo puzzolente e aggressivo per essere abbattuto come pensava il mandante. Per fortuna ci siamo ritirati e nessuno si è fatto male.
    Un Frograrius? E dov'era? Certo non qui. chiese stupito mentre serviva del tè.
    No, era a Nazraeva. Confermò lei. Ho anche conosciuto un gruppo di cacciatori, ho viaggiato con loro praticamente tutto il viaggio.
    La sua mente si soffermò su Azul, il bel cacciatore. Suo malgrado un vago rossore le imporporò le guance e sentendone il calore riprese a raccontare, sperando di non farlo notare.
    E poi ho trovato un bando per una missione da mercenario: un tizio aveva bisogno di qualcuno che lo proteggesse durante un viaggio un po' rischioso. E' andata bene, minimizzò, anche se ho imparato una cosa: viaggiare per mare non fa per me. Le mie magie sono inutilizzabili. Grazie al cielo una sono riuscita comunque ad usarla, ma confesso che ho avuto paura non avrebbe funzionato. Non mi ero nemmeno mai posta il problema, prima di allora.
    Altamir le porse una fetta di pane luccicante di miele.
    E' incredibile come le esperienze ci aprano la mente e mettano in discussione, vero?
    Darina prese il pane e fece un cenno con il capo per ringraziare. Già. Anche per questo sento che non posto smettere di viaggiare.

    Edited by Kinamy - 21/12/2016, 19:01
     
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    Una merenda intensa



    Altamir si occupò della bottega per buona parte della giornata e Darina insistette per rendersi utile finché, per sfinimento, non le affidò di preparare il terreno per ampliare l'orto sul retro della casa. Darina ci mise poco, naturalmente, viste le sue abilità di geomante, ma cercò comunque di passare il tempo senza disturbare ulteriormente. Era impaziente e l'attesa sembrava ucciderla. Quando finalmente Altamir la raggiunse fuori, balzò in piedi come fosse stata spinta da una delle sue stesse magie e si batté le mani sui pantaloni per togliere residui di polvere, pronta ad andare.
    Grazie di aver aspettato. Per oggi non dovrei avere altre visite. Vieni.
    Musica per le sue orecchie, la shalariana non se lo fece ripetere: fece riaccomodare il cerino nella sacca e lo seguì.

    Tornarono alla locanda del giorno prima, ma stavolta And'jel era seduto su una panca di legno all'esterno.
    Oh, finalmente. Non ho tutta la vita.
    Altamir gli lanciò uno sguardo per niente impressionato, al che And'jel si affrettò ad aggiungere in tono più cortese. Andati bene gli affari?
    Sì, ti ringrazio.
    Darina e And'jel si limitarono a scambiarsi un cenno del capo, dopodiché tutti e tre entrarono e tornarono alla stanza di And'jel.
    Ci faccio portare della birra? chiese l'uomo guardando l'amico, per poi deviare all'ultimo lo sguardo anche sulla ragazza.
    Volentieri, grazie. rispose lei con cortese fermezza.
    And'jel riscese nella sala e Darina osservò curiosa il sorriso compiaciuto di Altamir.
    Perché ridete? chiese preoccupata. Cos'aveva detto di sbagliato?
    Siete entrambi dei testoni. ridacchiò lui guardandola con un certo affetto.
    Darina non poté fare a meno di sorridere.
    Per fortuna di sicuro non ci rivedremo per un bel po', quando partirò per Ephiora.
    Altamir sembrò voler dire qualcosa, ma la porta si riaprì e lo interruppe.
    Ho ordinato della birra scura e qualcosa da mangiare, casomai qualcuno non reggesse l'alcol. annunciò And'jel.
    Darina notò che aveva ancora un'aria molto provata, ma sembrava meno rigido rispetto al giorno prima.
    Grazie. disse con sincerità.
    And'jel le rivolse uno sguardo indecifrabile, dopodiché si sedette assieme a loro.
    Passato una buona giornata? Sei riuscito a riposare? chiese a quel punto Altamir.
    Non molto. ammise l'altro alzando per un attimo un sopracciglio e sospirando. Sto pensando di andare a sud. L'aria di mare potrebbe essermi d'aiuto, secondo alcuni.
    Non hai pensato di tornare ?
    L'uomo si agitò sulla sedia. Diede uno sguardo a Darina. Lo sai che non posso. rispose infine.
    Non è vero. Sono certo che non è come pensi tu. Anzi, forse neanche tu lo pensi davvero. ribatté Altamir con la sua incredibile calma.
    Era assurdo, rifletté Darina, come nulla potesse suonare offensivo detto da quell'uomo. Aveva una pacatezza ammirevole, che sembrava avvolgerlo come un'aura.
    Qualcuno bussò e poi aprì la porta: una donna entrò con un enorme vassoio su una mano. Sopra, c'erano una caraffa, dei bicchieri impilati uno dentro l'altro e un piatto con del pane, del formaggio e della carne fredda.
    Grazie, Lucilla. Buona serata.
    La donna non disse nulla, si limitò a rivolgere un lieve sorriso ai tre, posare il tutto sul tavolo e andarsene.
    Altamir dispose i bicchieri e li riempì. And'jel fissò il piatto, nonostante non sembrasse avere affatto appetito. Ad un certo punto alzò lo sguardo e fece cenno alla ragazza di servirsi.
    D'istinto Darina si sarebbe voltata verso Altamir, come per chiedergli con lo sguardo se dovesse o meno fare come indicato. Invece prese un pezzo di pane e uno di formaggio e iniziò a mangiare, in silenzio, guardando di sottecchi gli altri due.
    Lo sai, non è molto più lontano. Una volta a quel punto, tanto varrebbe andare fin là. riprese Altamir iniziando a sorseggiare dal proprio bicchiere.
    And'jel gli rivolse un'occhiata tutt'altro che amichevole.
    Smettila di farmi pressione. E' stata chiara: non devo più mettere piede in quel posto.
    Oh, andiamo, era arrabbiata. E al di là del fatto che avesse ragione o meno, avrebbe detto qualunque cosa pur di mandarti via, in quel momento. Pensi davvero che non se ne sia pentita?
    Darina continuò a sbocconcellare il cibo senza osare alzare lo sguardo sui due uomini. Era chiaro che stessero parlando di qualcosa di personale. Ma perché tirare in ballo la cosa con una sconosciuta nella stessa stanza?
    E comunque non sono affari suoi. Ho detto che l'avrei accompagnata fin là e lo farò. Ma non tirare la corda.
    La ragazza suo malgrado alzò lo sguardo, incerta se fosse lei la persona a cui si stava riferendo And'jel in quel momento.
    Potrebbe anche essere istruttivo per lei, non credi? Stavolta Altamir la guardò per un millesimo di secondo.
    Posso lasciarla là, se è questo che vuoi. Le sarà istruttivo eccome.
    D'accordo. Sei tu che l'accompagni, decidi tu. La mia era solo un'idea. sembrò cedere Altamir con leggerezza.
    Conosco le tue idee, amico mio: sono quelle che in una notte diventano idee altrui. concluse And'jel.
    Darina aveva paura di aprire bocca. Aveva capito bene? And'jel l'avrebbe accompagnata? Lei voleva soltanto sapere dove doveva andare!
    Guardò Altamir. Evidentemente anche secondo lui era una buona idea, visto che non sembrava affatto contrario, anzi, più che d'accordo.
    La ragazza si azzardò a prendere il proprio bicchiere e bere un sorso. Buona. Rinfrescante. disse, sentendo il silenzio addensarsi sempre più.
    And'jel sembrò guardarla in modo quasi sprezzante per un attimo, ma poi il suo sguardo in qualche modo si addolcì.
    Hai mai ucciso qualcuno, ragazza?
    Darina rimase di pietra per un attimo. No.
    Hai visto qualcuno morire davanti a te?
    No, non l'ho proprio...visto. rispose di nuovo, pensando a Roman.
    Hai provato ad impedirlo?
    La ragazza sollevò lo sguardo e con fermezza rispose nuovamente. Avrei voluto averne il tempo. Sbatté le palpebre rapidamente, prima che i suoi occhi potessero diventare lucidi. Era successo tutto così in fretta. Ah, quell'uomo non poteva immaginare che ciò che le dispiaceva di più, a quel punto, era non essere tornata indietro per accertarsi che fosse morto! Se fosse tornata a controllare, forse avrebbe potuto aiutarlo, invece lo avevano lasciato solo, ustionato, probabilmente in fin di vita. Solo il cielo sapeva come avesse fatto a salvarsi.
    Partiamo domani. Concluse And'jel bevendo a sua volta per nascondere un sorrisetto.
    Buon viaggio. ribatté Darina.
    And'jel per poco si strozzò con la birra che aveva in gola.
    Altamir intervenne prima che l'altro parlasse. Stavolta toccò a lui nascondere un sorrisetto. Partite voi due, domani. And'jel è stato così gentile da proporre di accompagnarti. Sei libera di rifiutare, naturalmente.
    And'jel nel frattempo si era ripreso e si asciugò la bocca con il dorso della mano, guardandola di nuovo in quel modo imperscrutabile.
    Immagino di non avere molta scelta, se voglio sapere dove si trovino i Cerini.
    And'jel scosse appena il proprio bicchiere, come a dare segno di conferma.
    Il tal caso: partiamo domani. convenne lei, per nulla entusiasta.
    Potresti mostrare un po' di più contentezza. Le ragazze sono più belle, quando sorridono.
    E per chi dovrei essere bella, esattamente? Darina sentì qualcosa farle pressione sul piede, e dalla rigidità di Altamir ne capì l'origine.
    Tossicchiò e riprese. Grazie di farmi da guida, comunque. Immagino non fosse nei vostri piani, scortare una sconosciuta nei boschi.
    And'jel sembrò apprezzare lo sforzo. Proprio no. rispose citando le parole che Darina aveva usato con lui il giorno prima. Con somma sorpresa della shalariana, le sua labbra si allungarono in un sorriso.
    Darina suo malgrado accennò un sorriso a sua volta.
     
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    Il mattino seguente Darina era in fibrillazione. Quasi non era riuscita a dormire per l'emozione. Non che l'idea di viaggiare con And'jel la elettrizzasse, ma lei sperava che, una volta arrivata a destinazione, avrebbe potuto "congedare" la sua guida e proseguire per la propria strada. Sopratutto era curiosissima di vedere altri cerini. Un nuovo dubbio le era sorto durante la notte: e se Peloso non fosse stato accettato? Se non fosse stato in grado di adattarsi alla vita selvatica? Si era girata e rigirata parecchio sul suo giaciglio, in preda a questi pensieri, ma alla fine il sonno era riuscito a prendere il sopravvento.
    Ed eccola là, quasi fresca e certamente emozionata, fuori dalla locanda in attesa di And'jel.
    Quando l'uomo finalmente uscì, sembrava molto diverso dai giorni precedenti, sembrava molto di più l'uomo che Darina aveva incontrato prima di andare a Sumadea.
    Buongiorno. Dormito bene? Le chiese allacciandosi le ultime cose addosso.
    Abbastanza. Voi? rispose la temoriana, piacevolmente sorpresa.
    Sì, stranamente. Si stiracchiò il collo e la guardò, come per controllare il suo equipaggiamento.
    Hai tutto? Possiamo andare?
    La ragazza annuì.
    Bene, in marcia. Ci aspetta una bella scarpinata!

    And'jel non aveva scherzato: camminarono letteralmente tutto il giorno. La sera erano quasi a metà strada verso Soraya. Si accamparono e Darina preparò il posto per il fuoco com'era abituata a fare: con un tocco di mano creò una lieve conca nel terreno con dei bordi rialzati intorno, andò a raccogliere la legna nei dintorni e accese il fuoco con la pietra focaia. And'jel era sparito nella boscaglia nel momento stesso in cui si erano fermati, ma lei non si fermò certo per quello.
    Quando tornò, il "campo" era pronto. And'jel si sedette davanti al fuoco senza mostrare né sorpresa né nessun'altra emozione, prese il proprio coltello e il coniglio che aveva catturato e iniziò a scuoiarlo ed eviscerarlo. Darina nel frattempo tirò fuori un pezzo di tela dalla propria sacca e iniziò a rammendarlo, alimentando il fuoco di tanto in tanto.
    And'jel rimase in silenzio finché il coniglio non fu a cuocere.
    Allora, sembrò cercare di rompere il ghiaccio. Dove hai imparato a cucire? Ti ha insegnato tua madre? chiese con malriuscita leggerezza.
    Darina non sollevò gli occhi dal lavoro.
    No, ho imparato viaggiando con le carovane. La prima cosa che ho cucito è stata una gamba. Fra sé e sé si compiacque dell'effetto di quella frase. Chi pensava che fosse? Una bimba ricami e fiocchi? Non riusciva davvero a raccapezzarsi del suo atteggiamento. Eppure l'aveva "lasciata" andare a cercare un drago, mesi prima.
    E hai viaggiato spesso con le carovane? E' così che te ne sei andata da Alkarna? chiese infine con tono più grave.
    Darina a quel punto alzò lo sguardo su di lui per un istante, prima di rimanere immobile a fissare il rammendo.
    Non ci sono molti altri modi per lasciare Alkarna. constatò cercando di non suonare saccente. Comunque no, non ho viaggiamo molto con le carovane, non rispetto a quanto potrebbe averlo fatto una persona più vecchia di me, ma nel mio piccolo è stato un periodo importante e abbastanza lungo. E' stato uno dei miei "clienti" a darmi il Cerino, sapete. concluse con un tono più leggero.
    Davvero? E come mai ne possedeva uno? chiese allora l'uomo, sinceramente stupito.
    Darina fece spallucce. Era un mercante di animali, a quanto pare.
    Il silenzio calò di nuovo denso per alcuni minuti. La giovane tirò fuori uno strano astuccio dalla propria tasca e ne estrasse un foglietto ripiegato. Non lo aprì, si limitò a tenerlo chiuso nella mano con aria pensierosa. Così com'era spuntato, il biglietto sparì di nuovo nella sacca e lei riprese a cucire.
    Quindi sei nata a Temora? Ti piace il mare? riprese And'jel con un'aria quasi allegra poco convincente.
    La ragazza annuì. Sì, sono nata per ultima dopo tre fratelli. E voi, dove siete nato? Se posso chiederlo. domandò a sua volta, curiosa, sentendo la tensione allentarsi un po'.
    And'jel non fece caso al fatto che Darina non aveva risposto alla seconda domanda, anzi, si impensierì a quella rivoltagli da lei.
    Certo che puoi. Tentò un sorriso. Sono nato ad Aldaresia, tecnicamente, ma sono cresciuto ad Ephiora.
    Non sono ancora stata ad Aldaresia. Nemmeno ad Ephiora, in effetti. constatò quasi con dispiacere.
    Beh, hai tutto il tempo di farlo. Sei ancora così giovane. Le sorrise.
    Darina accennò a sua volta un sorriso. Sì, immagino di sì. Ad un tratto le venne in mente un altro quesito. Com'è l'Impero?
    L'uomo rimase come pietrificato a quella domanda. Per alcuni secondi sembrò davvero una statua.
    Complicato. Tu cosa sai al riguardo? ribatté evasivo.
    La temoriana scrollò le spalle. Non abbastanza per avere un'opinione, temo.
    Lì per lì And'jel non disse nulla e Darina non insistette, rimettendosi a lavorare sul rammendo.
    L'Impero ha delle buone idee, ma pensa che siano le uniche giuste. Mettiamola così.
    Darina annuì senza alzare gli occhi, ma notò lo strano tono della sua voce. La curiosità la pizzicava, ma erano solo all'inizio del viaggio e lei non volle mettere alla prova la sua pazienza, visto anche com'era andata il primo giorno nella locanda. Avrebbe aspettato, decise, avrebbe evitato il più possibile di scontrarsi con lui. Anche se, doveva ammetterlo, quasi non sembrava la stessa persona di appena qualche giorno prima.
    Mangiarono senza dire una parola, ma ad un certo punto la temoriana provò ad alleggerire ulteriormente l'atmosfera.
    Mi piace il mare, ma i porti sono affollati e non sono il suo esempio migliore. riprese l'argomento. E a voi piace? Avete viaggiato molto?
    And'jel sorrise appena e le raccontò del suo amore per il mare e dei suoi viaggi fra le isole. L'unica in cui non sono stato è Vaygrjord. E penso che ormai non la vedrò mai.
    Alla donna parve un tantino strana come affermazione: dopotutto non era mica così vecchio. Si trattenne appena in tempo dal chiedere il perché e invece raccontò di alcuni suoi viaggi da ragazzina con suo padre e i suoi fratelli.
    Ah, quindi sei sempre stata un maschiaccio. Dev'essere stato più semplice vivere ad Alkarna, così. constatò l'uomo distendendosi sulla propria stuoia.
    Beh, ammise lei, non credo avrei nemmeno potuto andarci, se non fossi cresciuta come un maschio. Mio padre non mi avrebbe mai fatta finire in una Grande Casa... Ricordando il primo incontro con And'jel si pentì di quelle parole. Anche se, continuò, se avessi potuto starci solo per poco tempo, sarebbe stato interessante, disse in tono grave. E' un argomento che mi sta piuttosto a cuore e ci terrei a vedere le cose con i miei occhi.
    And'jel non disse nulla e guardò verso il folto e scuro fogliame sopra di loro, in cui ormai era impossibile distinguere qualche sprazzo di cielo buio.
    Darina terminò il cucito, ravvivò di nuovo il fuoco e si stese a sua volta.
    Quanti anni hai?
    Ventuno.
    Calò il silenzio e la ragazza si era quasi addormentata quando sentì di nuovo And'jel parlare.
    Vuoi diventare più forte?
    E' quello che faccio ogni giorno. rispose d'istinto. Ed era vero: ogni giorno le sembrava di imparare di più e diventare più forte. Sperò di non essere sembrata arrogante e cercò di smussare le proprie parole: O, per lo meno, è uno dei miei obiettivi.
    L'uomo fece uno strano rumore, che la ragazza non capì se fosse uno sbuffo o una risata, ma non osò chiedere. Si addormentò fissando il fuoco, chiedendosi di nuovo come Roman fosse sopravvissuto.

    Edited by Kinamy - 9/1/2017, 00:01
     
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    Il mattino seguente si misero in cammino di buon'ora. Come il giorno precedente camminarono praticamente tutto il giorno. And'jel aveva un buon passo, ma Darina non era da meno. E se anche l'uomo fosse sorpreso di come la ragazza gli stava dietro, non lo diede a vedere.
    Quando la sera si fermarono per preparare il campo And'jel iniziò a fare conversazione.
    Dove hai imparato a combattere? chiese mentre accendeva il fuoco.
    Ho iniziato a Temora, ma l'addestramento vero e proprio l'ho fatto da mio zio. Anche i miei fratelli e i miei cugini sono stati addestrati ad almeno un tipo di combattimento, quindi avevamo degli spazi apposta per gli allenamenti. Anche perché sarebbe stato rischioso farmi combattere in un luogo pubblico.
    Raccontò la ragazza, sorridendo a quei ricordi.
    Facevamo anche delle piccole sfide fra di noi. Anche se con armi di legno, ovviamente.
    E vincevi spesso? chiese l'uomo sorridendo.
    Abbastanza. Era divertente. Anche se, per quanto mi piaccia combattere, avevo sempre paura di fare seriamente del male, quindi partecipavo meno spesso degli altri. Mio fratello Loran è bravissimo con il bastone. Fenomenale.
    Il fuoco iniziò a bruciare e Darina si occupò del cibo mentre And'jel sistemava le stuoie.
    Voi usate la spada, deduco. disse la ragazza facendo un cenno alla sua arma.
    L'uomo si sedette e la sguainò. Era più simile alle spade arcuate e leggere di Shal'aira che a quelle dritte e pesanti di Vaygr o Arcadia. L'impugnatura sembrava decorata, ma Darina non riuscì a vedere con quale motivo.
    In realtà questa sarebbe un'arma più adatta se usata a cavallo. Ne avevo un'altra per il combattimento a terra, ma non era di gran valore e l'ho venduta. Mi piace stare leggero quando viaggio e questa è più leggera. E più preziosa.
    La ragazza annuì senza sapere cosa dire.
    Ma non uso solo la spada. Aprì una mano e una piccola spirale grigia si attorcigliò sopra il suo palmo.
    Aria. constatò la shalariana.
    And'jel sorrise appena. E tu?
    Darina fece un cenno verso i pugnali.
    Nient'altro? insisté l'uomo.
    Rimasero per un attimo a guardarsi negli occhi, ma la ragazza non riusciva a vincere la propria diffidenza. Non le piaceva mostrare tutte le proprie carte. Le era più facile raccontare di storielle della sua infanzia che mettere a nudo le proprie difese, quelle vere, pratiche.
    Darina prese delle erbe dalla propria sacca e le mescolò a del sale in una piccola ciotola di legno. Cerco di usare anche la testa. Non mi piace versare sangue per niente. Né mio, né altrui.
    Negli occhi di And'jel ci fu come una piccola scintilla.
    Sei una di quelle persone per l'amore verso il prossimo e il porgere l'altra guancia? Pensavo fossi più esperta di così.
    Sembrava che si stesse impegnando a punzecchiarla, ma la ragazza non voleva dargli la soddisfazione e rispose candidamente. Sono solo una persona per il rispetto e odio gli sprechi di qualunque tipo. E poi ho ventun anni, che esperienza posso mai avere?
    Non voleva scontrarsi con lui, non le interessava nemmeno legare. Forse la prima volta che si erano incontrati le avrebbe fatto piacere, ma dopo l'incontro alla locanda temeva i suoi sbalzi di umore e aveva un compito da portare a termine, non voleva rischiare di mandare tutto all'aria.
    Hai mai ucciso qualcuno? chiese And'jel con un tono che la ragazza non riuscì a decifrare.
    No. Non che io sappia. E mi piacerebbe che le cose restassero così.
    L'idea ti spaventa?
    Darina lo guardò dritto negli occhi con una certa durezza. Non voglio la responsabilità di un figlio o un marito sulla coscienza. Non sono nessuno per spegnere una vita. Ma se fosse l'unico modo per salvarmi, lo farei. Ucciderei chi minaccia la mia vita, anche se non ne andrei mai fiera.

    Edited by Kinamy - 27/2/2017, 21:19
     
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    Erano ormai in viaggio da giorni quando And'jel iniziò ad essere sempre più cauto e dare leggeri segni di nervosismo. Ad un certo punto Darina ruppe la loro routine di parlare praticamente solo una volta accampati e si azzardò a chiederglielo.
    Cosa succede? Siamo già in zona di scontro?
    L'uomo non si voltò nemmeno, ma accelerò appena il passo.
    Non ancora, ma potremmo finirci presto. Non so come si siano evolute le cose qui. Per un attimo non aggiunse altro, ma poi, come ripensandoci, aggiunse: Cerca di stare all'erta anche tu.
    Aspetta ancora un po' a dirmelo.
    Darina trattenne un sospiro. Non capiva se fosse semplicemente abituato a viaggiare da solo e si "dimenticasse" di lei o se fosse strano e basta.
    Non molto più tardi raggiunsero il primo villaggio vero e proprio. Rimasero per un po' a distanza ad osservare finché And'jel non le fece un cenno e finalmente si avvicinarono.
    Non ci volle molto perché qualcuno li fermasse chiedendo chi fossero.
    Buongiorno, io mi chiamo And'jel, sono un viandante, e questa è la mia protetta Darina. La sto accompagnando alla Rocca Bianca.
    L'espressione dei due uomini si distese e uno di loro chiese ancora: E' un'adepta?
    And'jel sorrise. Ha iniziato il suo percorso ad Estheltia, quindi ancora no, ma sono certo che lo diventerà. E' molto promettente.
    Darina schermò con un finto sorriso d'imbarazzo la totale incomprensione di cosa stesse dicendo il suo accompagnatore. Un'adepta di cosa? Lui non le aveva accennato niente del genere, se si aspettava che si sarebbe unita a qualsivoglia gruppo in cambio del viaggio, poteva scordarselo. Lei non intendeva legarsi a un uomo, figurarsi una manciata di persone.
    La temoriana si trattenne dall'esternare la sua incredulità (e sì, anche un fortissimo fastidio) finché non furono a cena nella locanda del villaggio.
    Cosa sarebbe la Rocca Bianca? Non è il tempio dei cerini, vero? chiese la ragazza a mezza voce da sopra il boccale.
    And'jel si guardò intorno con fare indifferente e continuò a tagliare la carne nel piatto. No, ma dovevo dire qualcosa di più convincente di "Non siamo imperiali vogliamo solo riportare un animale nel suo luogo d'origine".
    La ragazza bevve un lungo sorso e riprese. Quindi questa Rocca Bianca che cos'è? Se vuoi che regga bene il gioco devi spiegarmelo.
    Per un attimo l'espressione di And'jel cambiò e Darina gli lesse in faccia che non ci aveva nemmeno pensato. Si sarebbe quasi aspettata che le dicesse "hai ragione".
    La Rocca è la sede di un importante gruppo di studiosi, sopratutto guaritori. Si studiano campi anche molto diversi, ma gli adepti della Rocca condividono tutti l'idea di un Bene superiore a cui contribuire. Si mantengono in parte lavorando e in parte grazie a donazioni.
    E una volta entrati non escono più...?
    No, certo che escono, aiutano la popolazione di diversi villaggi della zona. E a volte vanno anche piuttosto lontano.
    Tu eri uno di loro?
    Darina vide la mascella di And'jel irrigidirsi e capì di essersi spinta troppo in là.
    Perdonate. Ah...quanto manca per raggiungere la zona dei cerini? Si affrettò a cambiare discorso.
    L'uomo finalmente si voltò a guardarla e si sforzò di rilassarsi accennando perfino un sorriso gentile. Io sono un caso anomalo. Ho trascorso lì un periodo, ma non sono mai diventato davvero un adepto.
    Darina si limitò ad annuire.
    Ripresero a mangiare in silenzio.
    Vorresti andarci?
    La ragazza alzò lo sguardo. Perché? Non esattamente la più brillante delle domande, ma le era sfuggita di bocca senza nemmeno pensarci.
    L'uomo la guardò attentamente. Beh, potresti far parte di un gruppo in realtà piuttosto libero rispetto ad altri, imparare molte cose e diventare più forte.
    Si strinse nelle spalle. Non mi interessa far parte di un gruppo. Non voglio gabbie, né di sbarre né di persone. Disse con tono deciso guardando il riflesso nel proprio bicchiere.
    Nemmeno per un periodo soltanto? Insistette. Darina lo guardò a fronte aggrottata. Te lo dico contro i miei interessi, io non potrei tornare in quel posto, ma non credo ricapiteresti da quelle parti tanto presto e sarebbe un peccato non provare, non credi?
    Darina ricordò lo strano discorso di Altamir, prima della partenza, da cui era nata la sua intuizione. E che qualcuno, una donna, non voleva che And'jel si ripresentasse in quel posto. Peraltro quello era sembrato l'unico motivo per cui lo avrebbe evitato. Intendeva tornarci fruttando la scusa di accompagnarla?
    Se volete andarci vi accompagno senza problemi, d'altronde voi mi state portando dai cerini, ma io non ho intenzione di fermarmici.
    And'jel sembrò trattenere un sorriso vittorioso. Darina gli scoccò uno sguardo interrogativo.
    Bene, allora allungheremo un po' il nostro viaggio. Non te ne pentirai. Le diede un buffetto sulla spalla come di incoraggiamento.
    Ma io non... Trattenne un sospiro e si dedicò di nuovo alla cena. Quell'uomo era davvero strano e scostante ma i pazzi, si sa, vanno assecondati.

    Edited by Kinamy - 2/5/2017, 22:37
     
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    Azul...
    Darina aprì gli occhi e mise a fuoco il soffitto della stanza nella locanda. Il suo sguardo si intristì. Il sogno era stato così realistico che si aspettava di svegliarsi accanto all'uomo, nella sua tenda. Sembrava fosse passata una vita da quando si erano separati. Sospirò e si stropicciò gli occhi con forza. Sarebbe stato facile rimanere con lui, ma lei non poteva. Non poteva ancora legarsi a qualcosa, o qualcuno, c'era troppo da vedere, da provare, da viaggiare. E poi c'era Alkarna...
    Buongiorno.
    Darina si voltò e vide che anche And'jel era sveglio. Dormito bene? le chiese alzandosi.
    La ragazza si coprì il viso con il braccio. Più o meno.

    Scesero e mangiarono qualcosa prima di mettersi di nuovo in viaggio. Mentre Darina sbocconcellava il suo pane dolce And'jel riprese il discorso.
    Fatto bei sogni?
    Darina lo guardò torva. Sì, grazie. E voi?
    And'jel nascose un sorriso dietro la tazza. Sì, grazie. Bevve un lungo sorso durante il quale Darina apprezzò ancora di più il silenzio.
    Chi è Azul, se posso chiederlo?
    Darina alzò di nuovo lo sguardo su di lui e vide un sorrisetto sul viso di And'jel che non le piacque affatto. Forse pensava fosse un argomento divertente.
    Qualcuno che ho lasciato. Volete che scenda nei dettagli? chiese in tono affilato.
    And'jel sembrò seriamente dispiaciuto. Mi dispiace, non pensavo. Ti ho sentita dire più volte il suo nome, stanotte. E anche altre volte...
    Non fa niente. rispose Darina, anche lei intristita. Non ricordava di averlo sognato le notte precedenti. Doveva essersene dimenticata al risveglio.
    Darina, ti danno fastidio le mie domande? chiese And'jel, la testa appoggiata su una mano mentre la studiava.
    La ragazza sospirò. A volte. Ma sono certa che neanche io sono uno spasso. E che sono permalosa. aggiunse ben conoscendo i propri difetti. In effetti era stata un po' dura con lui, prevenuta nei suoi confronti per il modo strano in cui si era comportato. Le sembrò di sentire la voce di Altamir nella sua testa suggerirle di essere meno testarda e rivalutare l'uomo che la stava aiutando.
    Non è vero. And'jel interruppe i suoi pensieri. In realtà è piacevole viaggiare con te. Anche se sì, sull'essere permalosa posso solo darti ragione. Le sorrise.
    Darina accennò a sua volta un sorriso poco convinto prima di finire il suo pane.
    E scusa se ti ho chiesto di Azul, sono affari tuoi. Volevo solo fare conversazione. E così dicendo si alzò per pagare.
    Darina si portò una mano sul viso. Perché d'un tratto l'aver tirato fuori il suo amante le dava quella sensazione? Era stata sicura quando se n'era andata, e anche in quel momento era sicura di aver fatto la scelta giusta. Sento solo la mancanza della sua compagnia. E' una buona persona, e siamo stati bene insieme.


    Erano soli nella tenda, non si sentiva un rumore intorno a loro. Il resto del gruppo era a raccogliere legna o a caccia, era rimasto solo Azul a guardia del campo.
    Se vuoi, puoi restare...
    Darina aveva chiuso la sacca e si era voltata, la fronte aggrottata, non sicura di aver capito.
    Azul.
    Non voglio costringerti, saresti sempre libera, come lo sei stata fino adesso. Ma resta, se mi...
    Il giovane non riuscì a finire la frase e Darina rimase immobile in ginocchio, lo sguardo a terra.
    Mi dispiace, Azul. Non posso. Non adesso... La ragazza sospirò e si alzò. Esitò per un istante, poi gli si avvicinò e lo abbracciò. Ti voglio un bene dell'anima, lo sai, ma...
    ...ma non basta. finì la frase con voce spezzata.
    Darina lo strinse più forte che poté, soffrendo per il dolore che gli stava causando.
    L'uomo abbassò la testa e cercò le sue labbra.
    Azul...non è una buona idea...
    Non preoccuparti, non può farmi più male di così. Le prese il viso fra le mani e la baciò. Forse in realtà era meglio così, era meglio lasciarsi così che con le lacrime e il cuore pesante.
    Azul le slacciò la casacca e gliela spinse oltre le spalle, lasciandola cadere a terra. Darina lo guardò, ancora incerta, ma il fuoco che vide nei suoi occhi la convinse. Rispose a sua volta al bacio. Allungò le mani sul suo petto e poi lungo il suo collo fino a stringergli i capelli. Meglio bruciare che piangere. Meglio bruciare insieme un'ultima volta.


    Se si concentrava, poteva quasi sentire il suo odore. La sua voce, la sua risata. Stupida nostalgia.
    Si alzò a sua volta e si mise la sacca in spalla scacciando qualunque pensiero non fosse utile al viaggio.
    And'jel la raggiunse, raccolse le sue cose e dopo averla osservata un attimo le chiese: Tutto a posto?
    Sì, sono pronta, rispose lei mascherandosi con un sorriso.

    Edited by Kinamy - 9/10/2017, 18:27
     
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    Nonostante la sua buona volontà, restare concentrata si rivelò più difficile del previsto. Non sapeva perché, la notte aveva riportato a galla cose che pensava fossero a posto, sepolte sotto ciò che sentiva di dover fare.
    Perché era per quello che aveva intrapreso il proprio viaggio fin dall'inizio: doveva diventare indipendente e forte, poter contare solo su se stessa e non aver bisogno di nessuno, scoprire il mondo e muovercisi senza timore.
    Darina non aveva ancora raggiunto il proprio traguardo, e non avrebbe permesso a nessuno, neanche a una persona cara, di fermarla. Era troppo importante, nemmeno l'amore o l'affetto l'avrebbero frenata.
    Era sicura di questi propositi, ma allora perché continuava a tornarle in mente Azul? E perché all'improvviso pensava alla sua famiglia? Non era nemmeno sola, come invece era stata dopo la "morte" di Roman. Quelli erano stati giorni davvero difficili, che l'avevano segnata più di quanto volesse ammettere a se stessa. In quel momento forse le avrebbe fatto bene avere qualcuno accanto, invece era stata da sola: niente compagni di viaggio, niente cugini né fratelli né amanti. Men che meno genitori.
    Chissà come stava sua madre. Non la vedeva da quando era andata a vivere ad Alkarna con lo zio.
    Tutto a posto?
    Darina alzò lo sguardo e si fermò un attimo prima di finire addosso ad And'jel, si era fermato e la guardava con espressione preoccupata.
    Sì, sì. Perché? ribatté la ragazza distogliendo lo sguardo.
    And'jel fece spallucce e riprese a camminare.
    Quando si fermarono per mangiare And'jel la studiò di sottecchi senza perdersi un solo gesto. La ragazza ad un certo punto era così infastidita per quello sguardo che non le si scollava di dosso che volle nascondersi, sottrarsi a quegli occhi che la osservavano.
    Torno subito, disse senza dare spiegazioni e si infilò in mezzo ad alcuni alberi frondosi.
    And'jel aveva solo annuito, né lei gli avrebbe lasciato chiederle ancora come stesse: ormai era chiaro a entrambi che non stava bene. Perché in quel momento però? Stava andando tutto bene, dannazione. Non che andasse proprio d'amore e d'accordo con And'jel, ma nemmeno si punzecchiavano come alla locanda, il primo giorno.
    Aveva continuato a camminare, assorta nei propri pensieri, quando ad un certo punto provò di nuovo la sensazione di essere osservata.
    Non posso neanche fare pipì da sola? chiese scocciata voltandosi, ma alle sue spalle non c'era And'jel come si aspettava.
    Innervosita, si guardò attorno. Lentamente una sensazione molto vicina alla paura iniziò a farsi strada dentro di lei strisciando come il brivido freddo che le percorse la schiena.
    Chi c'è? chiese estraendo i pugnali e percependo le vibrazioni del terreno. Qualcosa, o qualcuno, si mosse a qualche metro di distanza alla sua sinistra. Si girò un quella direzione e puntò le lame verso la fitta boscaglia.
    Seguendo le vibrazioni che percepiva con i piedi riuscì finalmente a individuare qualcosa fra il fogliame. Confusione e paura si susseguirono in un lampo: davanti a lei, nascosto fra i cespugli, c'era una maschera mostruosa che sembrava il volto della morte stessa.
    Terrorizzata fece un passo indietro. Il suo battito accelerò e avrebbe voluto lanciare un pilastro di roccia contro quella cosa, ma era come pietrificata da quella visione che le gelava il sangue nelle vene.
    Ci fu una nuova vibrazione, diversa, e d'istinto, senza neanche accorgersene, Darina eresse una parete di roccia fra sé e la maschera. Un istante dopo un tonfo colpì la roccia appena evocata.
    Come immaginavo, disse una voce stranissima, che la ragazza non avrebbe saputo collocare: un uomo? Una donna? Un giovane o una vecchia?
    Piccola, non avere paura. Io non sono qui per farti del male. Sono qui per offrirti un dono. Un'altra vibrazione, la cosa si stava spostando.
    Con la parete nel mezzo, Darina non poteva guardare la maschera, ma quell'immagine era ben marchiata nei suoi occhi e non riusciva a cancellarla. Scoprì di tremare. Aveva già rischiato la vita prima di quel momento, perché una maschera e una voce le facevano tanta paura?
    Sei forte, sei determinata, conosci le tue debolezze ma non permetti che ti fermino. Accetta il mio dono, bambina, e diventerai la cosa più forte che conosci.
    La giovane si appiattì contro la parete. Era una persona quella che parlava, doveva solo vederla e la paura sarebbe svanita. Sì. Ecco cosa avrebbe fatto.
    Si sporse appena oltre il bordo e urlò quando vide che era proprio lì, a un soffio da lei, quella maschera nera e quel sorriso infernale che puntavano dritto verso i suoi occhi.
    Scattò all'indietro e quasi cadde. Come aveva fatto? Non aveva percepito nessuno spostamento.
    Qualunque cose indossasse quella maschera tese una mano e inclinò la testa.
    Bambina, smetti di guardare con gli occhi e con la terra. Smetti di essere cieca. Guarda con lo spirito vitale.
    DARINA!
    La voce di And'jel suonò così lontana, ma bastò a dissuadere il mascherato. Abbandonò la mano lungo il fianco e inclinò il capo dall'altra parte.
    Quando sarai pronta, piccola, non servirà cercarmi. Ci ritroveremo, e finalmente accetterai il mio dono. Io aspetterò.
    Così dicendo si voltò e svanì nella foresta.
    Darina!
    And'jel la raggiunse di corsa con la spada sguainata e le si avvicinò. Stai bene? chiese seriamente preoccupato. Notando l'espressione atterrita della ragazza si guardò di nuovo intorno, osservò per un attimo la parete di roccia e le strinse una spalla. Darina, cos'è successo? Stai bene?
    La ragazza non riuscì a rispondere, ancora troppo scossa.
    Quando finalmente riuscì a guardare And'jel in faccia, aggrottò la fronte mentre il suo corpo iniziava a tremare sempre più violentemente, quasi a scrollarsi di dosso la paura appena provata.
    D'istinto And'jel l'abbracciò e, sempre guardandosi attorno, la riaccompagnò all'accampamento.
    La fece sedere e le strofinò vigorosamente le mani sulla schiena, come per scaldarla.
    Darina, cos'è successo? chiese cauto, con voce gentile.
    Occhi...maschera... sussurrò lei rannicchiandosi ancora di più. Come un incubo. Come la morte.
    And'jel spalancò gli occhi, spaventato.
    Cosa ti hanno detto? Cosa ti hanno fatto? chiese allarmato.
    Darina scosse la testa. Vuole darmi un...dono. Ho freddo.
    In un batter d'occhio And'jel accese un fuoco e riprese a sfregarle la schiena. Nel giro di qualche minuto Darina iniziò a sentirsi meglio, quasi incollata alle fiamme e con le mani calde dell'uomo che la massaggiavano.
    Che cos'era? riuscì finalmente a chiedergli, lo sguardo concentrato sul fuoco per cercare di non rivedere quella maschera terrificante.
    And'jel si spostò per sedersi accanto a lei. Non lo so con precisione, ma di sicuro niente di buono. Ho sentito certe storie... Le prese il mento con la mano e le fece voltare il viso con delicatezza. Sei sicura che non ti abbia fatto niente? chiese di nuovo studiandola.
    Solo paura, credo, rispose lei abbassando lo sguardo.
    Se dovesse capitare di nuovo, scappa e non fermarti. Non ascoltarli, non parlarci. D'accordo? And'jel era terribilmente serio, ma alla fine cercò di alleggerire il tono della frase. Un tono paterno che, per la prima volta, non fu affatto spiacevole.
    Darina lo guardò come stranita per un attimo, poi, per suo stesso stupore, sorrise. Ci proverò. Grazie. Se non ci fossi stato tu, non so...
    And'jel l'abbracciò di nuovo e le diede delle leggere pacche sulla schiena, e Darina sentì che qualcosa fra loro era cambiato. Forse erano riusciti a togliersi di dosso l'iniziale antipatia reciproca. Più di Darina che And'jel, in effetti.
     
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