[FREE ROLE] Il paradiso all'improvviso

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    Il villaggio fu una visione paradisiaca. E probabilmente avrebbero creduto alla nostra buona riuscita anche solamente nel vederci in che condizioni riversavamo. La ragione delle mie parole? Il mio corpo. Anche se ero una cacciatrice, rimanevo comunque una donna... Ed in quanto tale mi piaceva vestirmi bene. Ero consapevole di essere considerata una ragazza piuttosto piacente e a me mostrare il mio corpo, senza ovviamente risultare volgare, non mi dispiaceva.
    Proprio per questa ragione potevano vedere le mie ferite dovute dai morsi ed i lividi sparso sul mio corpo a causa di quelle schifosissime zampe del Weaver. Ed il mio compagno temporaneo, Solomon, non è che stava messo esattamente meglio; l'unica cosa che ci differenziava era che lui teneva in mano la testa del ragnone bastardo ed io, nel mio zaino, i resti utilizzabili per fabbricare qualcosa di utile.
    Anche se la vedevo assai difficile.
    Comunque, le chiacchiere stavano proprio a zero: quelle sue parole bastarono per far capire, in combinazione con il "trofeo" mostrato diverse volte dalla sua mano, che non eravamo dei bugiardi e che meritavamo di intascare la taglia di quel brutto mostro.
    E venne la sera e cominciarono a fare festa in nostro onore, uccidendo i vitelli più grassi ed omaggiandoci per la nostra impresa, ringraziandoci in ogni momento possibile. Fiumi di vino cominciarono a scorrere e balli e canti popolari, legati a quella terra; per un attimo mi dimenticai la vicinanza con quella sporca terra di Sumadea e mi divertii insieme a loro, sempre entro determinati limiti, finché, ritrovandomi davanti a Solomon, mi accorsi che si stava preparando per andarsene a letto e partire alle prime luci dell'alba.
    Ci fu uno sguardo intenso fra noi due, che venne rotto da me, poiché distolsi gli occhi da lui, mettendomi poi a parlare.

    ~ I cacciatori della capitale sono degni di esserlo solamente perché sono nati nella capitale. Io personalmente non sono una persona che conta molto, ma il mio nome è particolarmente famoso ed importante: se ti presento io riuscirei a farti trovare tranquillamente un lavoro e a stabilizzarti senza troppi problemi. Ti invito seriamente a pensarci. ~

    Fu proprio in quel momento che si avvicinò ad un palmo dal naso da me e, con fare piuttosto imbarazzato, cambiò discorso, iniziandomi a parlare del veleno del Weaver, che era riuscito ad estrarlo e che lo aveva mischiato, all'interno di una boccetta, assieme ad un'altra sostanza, ottenendo qualcosa che agisce più velocemente ma nettamente più debole.
    Quindi prese le mie mani e le aprì, mettendo sul mio palmo la suddetta fiala.
    Mi ringraziò un'ultima volta, per l'ennesima volta, per poi lasciare le mie mani per lasciarmi da sola. Non mi mossi di una virgola, limitandomi solamente a dire un'ultima frase.

    ~ Ti ricordo che mi hai promesso che verrai a farmi visita ad Estheltia. Non te lo dimenticare. ~

    Si fermò per qualche secondo, per poi riprendere a fare rumore, camminando via da me. Mi guardai attentamente, osservando i miei abiti logori e strappati in diversi punti, dunque iniziai a maledirmi da sola, poiché non mi ero portata un cambio di vestiti di riserva, ma solamente lo stretto necessario.
    Soprattutto perché non mi aspettavo di fare vita mondana.
    La festa proseguì per ancora diverso tempo, mentre io, sentendomi sconfitta dal ragazzo, mi ritirai nel mio alloggio, decidendo di svegliarmi presto unicamente per scrivere.
    Cosa?
    Visto le avventure che stavo vivendo, mi sembrava bello, per i posteri, scrivere un bestiario di animali particolari, fuori dal comune... Una specie di enciclopedia che chi verrà dopo di me potrà consultare e studiare.
    Presi il calamaio e della carta bianca, dunque mi misi a fare un disegno quasi fattibile del Weaver.
     
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    L'aurora era giunta e dalla mia camera già si potevano percepire i rumori della vita diurna; un leggero cingiettio di uccelli entrava dalla finestra aperta, mentre i miei occhi erano puntati verso l'orizzonte. Una brezza quasi inesistente mi accarezzava la pelle, svegliandomi sempre di più dal mio torpore; mi voltai dopo un brutto sbadiglio, osservando la carta che avevo rimediato e l'inchiostro con il pennino, mettendomi immediatamente a lavoro. La mia mano si muoveva lentamente, ma con molta grazia e delicatezza, facendo in modo che la mia calligrafia fosse il più possibile leggibile.
    Feci una bozza del ragno, mettendomi poi a scrivere le varie caratteristiche e tutte le note che potessero riguardarlo. Mentre tracciavo quelle linee nere mi tornò il senso di schifo e per un attimo i miei muscoli si paralizzavano, tornando poi a gustare la soddisfazione di averlo fatto fuori. Così anche Solomon.
    Solo che quest'ultimo feci di tutto per togliermelo dalla mente, tanto che ci ero rimasta male per le sue parole.
    Ma poco potevo farci, quindi continuai la mia opera.
    Del pane e latte a colazione, un pasto caldo a pranzo ed infine me ne andai dal villaggio, rifornendomi di frecce per non trovarmi impreparata durante il cammimo. Presi il sentiero che mi avrebbe condotto direttamente a Estheltia, senza passare per le macchie di vegetazione... Almeno fino a quando il territorio non divenne sempre più vivo e rigoglioso, cominciando nuovamente a riconoscere la mia terra. Mi limitai a cacciare una lepre, quindi la trattai al meglio pet cuocerla al fuoco, lo stesso che avrei utilizzato sia per illuminare l'ambiente che per riscaldarmi.
    Passai un secondo giorno all'interno della foresta, ritrovandomi alle porte della mia città natale. Mi presentai, ricevendo inizialmente il calore di sempre, poi mi scortarono al posto di guardia più vicino.
    Non venni trattata come una delinquente e non fecero nulla che potesse compromettere la mia libertà, ma iniziò un brutto interrogatorio con perquisizione annessa.
    E sembrava che non ci fosse fine alla storia: più spiegavo la mia situazione e più non capivo cosa stava succedendo.

    ~ Ho risposto positivamente ad una richiesta di caccia, ho trovato il covo della mia preda e, insieme ad un compagno di caccia, di nome Solomon, sono riuscita ad abbatterlo. Questo è il documento che attesta la mia riuscita. Questo... "Fuoco liquido"? È la prima volta che l'ho visto e ho pensato che potesse essere utile alla città, visto come mi è stato utile per l'uccisione del ragno: per questo l'ho raccolto. Ed è la stessa ragione che l'ho dichiarato. Perché dovrei mentire? ~

    La storia durò quasi un paio d'ore, forse anche qualcosa di più, per poi venire rilasciata senza complicazioni, a patto che non ne avrei portato altro all'interno dell'Albero.
    Per mia fortuna avevo dalla mia una buona nomina ed un cognome importante... Altrimenti, probabilmente, avrei avuto ripercussioni più forti.
    Chiesi perdono e promisi di non introdurre più quel liquido nero che tanto fu prezioso per la riuscita della mia battuta di caccia. E visto quello che era successo non me la sentii di entrare dentro la città, andando alla mia modesta abitazione per riprendermi dal viaggio e continuare quello che avevo iniziato a quel piccolo villaggio di contadini.
     
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