[FREE ROLE] Al cospetto della Prescelta

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    Al cospetto della Prescelta
    Ciclo: Le Radici dell'Impero
    Quest II



    Dopo l’arrivo di Lanya, sul posto sarebbe accorso anche un manipolo di soldati imperiali per darvi manforte e trasportare la bambina il più presto possibile al campo base per le cure mediche. Anche voi ovviamente, feriti fatalmente e spossati sino all’inverosimile, sareste stati aiutati lungo il percorso del ritorno. Inoltre, vi sarebbe stato offerto (anzi, forse sarebbe meglio dire imposto) di sostare per una notte in una delle sfarzose locande immerse nel verde lungo la via del pellegrinaggio. Qui avreste avuto tutto il tempo per rilassarvi e rimuginare su tutto ciò che era accaduto. Tanto più che molte Adepte, ragazze bellissime quanto cordiali, avrebbero effettuato un via vai alle vostre porte per cambiarvi le bende delle ferite ed esprimere la loro gratitudine omaggiandovi con doni floreali, quali rose, ghirlande e fiori di ogni tipo. Inutile dire che l’indomani mattina, quando avreste provato a varcare la soglia delle vostre stanze, avreste constato come le porte si aprissero a fatica per via dell’imponente quantità di fiori che le Adepte vi avevano lasciato innanzi il giorno prima.

    Comunque sia, sareste stati liberi sino al mezzogiorno, dopo di che alcune milizie imperiali sarebbero venute a prendervi per scortarvi in carrozza sino ad Estelthia. Poco gli importava che non vi eravate ancora ripresi dagli sforzi del giorno prima e che le vostre ferite non si erano ancora rimarginate completamente. Al crepuscolo eravate attesi al cospetto di Jisabella Canthora in persona, ma non vi era stato fatto alcun accenno circa il perché.

    Avreste viaggiato su una carrozza chiusa ed anche un poco scomoda. Scrutando dalle finestre tuttavia avreste potuto constatare come più ci si avvicinava alla capitale di Arcadia e più l’ambiente si faceva magico, verdeggiante, luminoso e splendente. Le ombre della sera, proiettate da un pallido sole che sembrava coricarsi sul soffice materasso composto dalle chiome delle piante, portavano un fresco che invogliava i piccoli scoiattoli a uscire dalle proprie tane. I gambi dei fiori parevano stiracchiarsi per godere degli ultimi raggi, mentre le case, scolpite nel legno quasi fossero un tutt’uno con la natura circostante, sembravano affacciarsi dai cespugli pronte ad accogliere gli abitanti ridenti e spensierati di una città che sembrava essere un paradiso terrestre.



    Più vi avvicinavate al centro della città e più avreste potuto ammirare da vicino il grande tronco dell’Albero di Gea, conosciuto anche con il nome di Albero della Vita, una meraviglia indiscussa del mondo. Le sue enormi radici si estendevano per centinaia di metri nel sottosuolo e su di essere sorgeva la città intera. Era circondato tuttavia da un fosso molto profondo, alla cui base scorreva un fiume nascente direttamente dai ghiacciai delle montagne alle sue spalle, un fiume che portava vitalità e sostentamento alla pianta ed acqua pulita a tutti i suoi abitanti. Tuttavia non sono qui per parlarvi delle bellezze di questa città, poiché potrei intrattenervi per giorni interi, sebbene un’introduzione mi sembrasse più che obbligatoria dato che Jisabella viveva e vi attendeva proprio qui dentro. L’interno dell’Albero infatti era incavato ed ospitava la sede delle più importante istituzioni della città, dove vivevano le Adepte, gli studiosi dell’Accademia e le alte cariche di Estelthia. Non erano in molti dunque ad aver l’autorità e l’onore di potervi accedere.

    Sareste giunti al suo interno attraverso un ponte in mattoni luminoso ed incantato che scavalcava il fossato. Quella era la via principale di accesso. Vi sareste dunque ritrovati ai piani bassi dell’albero e, scesi dalla carrozza, sareste arrivati in prossimità di un grande salone con al centro uno stagno. Qui, incantevoli damigelle di bianco vestite, Adepte di Gea molto probabilmente, dai tratti somatici candidi e rassomiglianti, danzavano in cerchio spargendo ovunque petali di rose. Alla vostra vista tuttavia le danze si sarebbero immediatamente placate e sarebbero tutte quante accorse verso il buon Jericho.



    Sì, avete capito bene miei cari: le gesta eroiche del coraggioso dottore non erano passate inosservate ed erano giunte sin lì. Era stata la prima Adepta che Jericho aveva soccorso, Mariel, ad aver raccontato alle sue amiche con quanta benevolenza il medico si era preso a cuore la faccenda della piccola Mirabel. E non solo: i suoi buoni modi, il suo tatto delicato e la sua gentilezza mantenuti in una situazione critica erano qualità assai rare da riscontrare nei forestieri non originari di Arcadia. La giovane fanciulla ne era rimasta affascinata e, diciamocela tutta, era anche rimasta infatuata. Mio caro Jericho, le tue gesta eroiche avevano fatto colpo, e non solo su di lei. Le giovani Adepte infatti, alla faccia del tuo compagno, ti avrebbero riservato un’accoglienza fatta di baci sulle guance, sorrisi e carezze. C’è chi avrebbe pagato oro per tanto affetto. Inoltre ti avrebbero preso con loro, strappandoti da Asker per portarti in una stanza separata.

    [...]

    Asker invece sarebbe stato accompagnato da un soldato imperiale d’elitè verso un’altra stanza. Varcata la soglia, ti saresti trovato innanzi ad un altro enorme salone/terrazzo all’aperto dove si trovava una fonte termale di acqua calda. Ti saresti immediatamente accorto che avevi fatto il tuo ingresso al momento sbagliato, interrompendo un discorso. La colpa non sarebbe stata tua ovviamente, ma la generale Nyoko Olwitch non avrebbe esitato a tirare un’occhiataccia al soldato che ti aveva fatto entrare senza aver prima chiesto autorizzazione. Lei era la generale imperiale a capo dell'intera Arcadia, nonché un famosissimo volto della guerra passata in quanto grazie a lei ed alle sue doti oratorie, molte battaglie erano terminate (alcune non erano nemmeno nemmeno iniziate) con accordi di pace che tutt'ora persistevano.

    Chiedo umilmente scusa..

    A pronunciare quella parole apparentemente ricche di rimorso, prostrata in genuflessione accanto alla generale,era stata la bionda Lanya Swan. Probabilmente mai ti saresti aspettato di vederla così rispettosa con la testa chinata. Oltre a queste due alte cariche imperiali, dall’altra parte della stanza, si trovavano coloro a cui queste parole di scuse erano state rivolte, ossia uno dei Guardiani con cui avevi avuto il “piacere” di presentarti nella foresta e niente meno che lei, l’incarnazione di bellezza e giudizio, l’emblema protettore della natura arcadiana, l’espressione massima di purezza e splendore, la leggendaria Prescelta Jisabella Canthora.

    Jisabella se ne stava lì, ascoltando quasi indifferente, a sciacquarsi i morbidi piedi riversandoci sopra l’acqua calda contenuta nelle anfore, mentre una luna sbiadita che aveva preso il posto del pallido sole rifletteva i raggi di quest’ultimo su di lei. Ma davvero non avresti saputo dire se la semidea brillasse di una fievole e delicatissima luce propria o se questa fosse il risultato del riflesso lunare. Le sue movenze delicate e soavi nell’eseguire un’azione tanto banale quale sciacquarsi i piedi potevano lasciare a bocca aperta chi l’avesse osservata per la prima volta. E non era solo il suo aspetto curato, perfetto, degno di una divinità scesa in terra, con quella sua pelle liscia e lucente, il viso dai lineamenti sinuosi e delicati, le vesti bianche preziose e svolazzanti cinte da uno splendente zaffiro, i capelli deliziosamente acconciati e raccolti da una corona d’oro purissimo, a renderla incantevolmente ammaliante. La sua regale figura era come se emanasse un alone di penetrante pace e serenità, un'aura di trascendente tranquillità ed attrazione, capace di inebriare chiunque gli stesse attorno come quando si annusa a pieni polmoni un profumatissimo fiore. La stessa Nyoko doveva ammettere a se stessa di aver provato codeste singolari quanto prodigiose sensazioni solo al cospetto del Messia.



    E quando ella ebbe alzato delicatamente i verdi occhi per posare il suo incantevole sguardo su di te, ti saresti sentito trapassare da parte a parte da una forza arcana capace di leggerti nell’animo e di scrutare le tue emozioni. Era come se i suoi occhi riuscissero a guardarti sotto la pelle, facendo breccia tra i tuoi pensieri più intimi, ma senza che questa invasione ti potesse suscitare preoccupazione o sgomento, tant'è vero che forse avresti potuto persino avvertire un formicolio rilassante impossessarsi del tuo corpo.

    Asker Breda.

    Candida voce da morbide labbra. Le dita affusolate delle mani picchiettavano lievemente il bordo di un'anfora, mentre una piacevole brezza smuoveva i suoi lunghi capelli. Non ti avrebbe staccato gli occhi di dosso, sembrava volerti studiare a fondo. Quale sarebbe stata la tua reazione di fronte a cotanta magnificenza?

    Incidenti come quello accaduto erano più unici che rari ad Arcadia, soprattutto se a farne le spese era un'adepta giovane ed innocente. Altrimenti non si sarebbe spiegato come mai la questione fosse arrivata alle due più alte cariche della Regione.


    CITAZIONE
    Avete carta bianca. Non mettete nessuna citazione finale che tanto non ci sarà alcun combattimento. Cercate di postare entro Venerdi 9 ore 23:59.


     
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    Inaspettata Accoglienza


    Quando intervennero i guardiani nel combattimento per un attimo Jericho trattenne il respiro, aveva da poco ripreso i sensi e quel repentino assalto gli aveva fatto pensare al peggio. Tuttavia la presenza di Lanya rassicurò per il momento il giovane studioso, infine le azioni dei due guardiani confermarono la loro collaborazione.

    Quindi il cavaliere di quella bestia era solamente maleducato, non centrava niente con la faccenda fin dal principio... mi chiedo il significato di quella visione sul drago.

    In quel momento tenne la bocca chiusa e per evitare ulteriori domande si finse in stato confusionale, abbastanza credibile viste le sue condizioni attuali; lasciò sbrigare la diplomazia ad Asker, decisamente più lucido e più adatto a questo compito.

    ...



    La mattina seguente...

    Fa ancora male!

    Sbottò il medico, senza curarsi troppo di essere ascoltato da qualcuno.
    Aveva impiegato le sue conoscenze nella medicina per rimettersi in sesto il prima possibile, ma nonostante l'ampio uso della magia si sentiva ancora uno straccio; tastandosi i punti più danneggiati (cioè più o meno tutto il corpo a parte la faccia) sentiva delle fitte molto fastidiose.

    Devono esserci ancora delle microfratture sulle ossa e nei muscoli.

    Di rado veniva ferito così gravemente, ma quando succedeva stava male per giorni. Non era un uomo d'azione e si vedeva lontano un miglio, nonostante il suo carattere fosse più spavaldo, il suo corpo stentava ad adeguarsi ai nuovi ritmi... specialmente a causa della mancanza di un addestramento.
    A differenza di Haseo e Asker non aveva sottoposto il suo corpo ad un duro allenamento per temprare il fisico e queste erano le conseguenze, lo sapeva bene, inutile stare a rimuginarci su... forse era veramente venuto il momento di fare dell'attività fisica e mettere su un pò di muscoli.
    L'idea non lo entusiasmava, aveva sempre detestato quella sensazione di mancanza di fiato o di stress muscolare... ma se ogni suo viaggio si concludeva ad un passo dalla morte, forse era il caso di trovare una contromisura.

    Sarà meglio andare a vedere come stanno gli altri, anche se probabilmente si saranno già ripresi.

    Si alzò definitivamente dal letto e si avviò verso l'uscita della "lussuosa" stanza.

    Devo ammettere che non hanno badato a spese per ospitarci ed hanno davvero buon gusto.

    Ogni mobile era posizionato in maniera armonica ed occupava poco spazio nella stanza, suscitando un senso di spaziosità... inoltre il materasso era comodissimo, probabilmente più comodo di quella di casa sua.
    Jericho girò la maniglia e spinse in avanti, ma una resistenza gli impediva di aprirla tanto bastava per passare; avvicinando l'occhio all'uscio rimase quasi esterrefatto dalla quantità di fiori lasciati davanti alla sua camera...

    Quando troppa gentilezza sortisce l'effetto opposto.

    Cercando di essere il più delicato possibile, lo studioso utilizzò una leggera brezza di vento per alleggerire la catasta di omaggi floreali davanti alla porta, tanto bastava per passarci; ma prima di poter dirigersi verso le stanze degli altri compagni di avventura venne intercettato da alcuni soldati imperiali.
    Senza aggiungere nulla, fecero segno al biondo di seguirli fuori: ad attenderlo vi era già una carrozza. Chiedendo informazioni sulla destinazione, il cocchiere rispose semplicemente "Estelthia".

    ...



    Jericho rimase silenzioso per tutto il viaggio, si sarebbe limitato solo a rispondere alle eventuali domande ed i suoi occhi sarebbero stati rivolti per la maggior parte del tempo fuori dal finestrino. In quel frangente non aveva granché di cui parlare ed anche i suoi pensieri erano mantenuti al minimo, osservando lo spettacolo fuori dal piccolo finestrino; dopotutto era venuto al festival per staccare un pò dalla sua routine e per quanto l'incidente del giorno prima aveva rovinato quell'atmosfera tranquilla e gioiosa, era ancora intenzionato (per quanto possibile) a godersi la permanenza nella regione.

    Giunti nei pressi di Estelthia, il giovane mago rimase quasi esterrefatto alla visione del gigantesco albero. Nonostante i numerosi viaggi, Jericho non era mai stato nella capitale arcadiana e non aveva mai visto un'architettura come quella, tutta quella natura fusa con la città lo incuriosiva molto. Per uno come lui, abituato a vivere in ambienti borghesi, tutto quel verde cozzava con la sua idea di "città".
    Lasciandosi scappare un commento a riguardo.

    Gli architetti neagoresi e aldaresi dovrebbero prendere spunto da questa città invece di usare mattoni e cemento per costruire gli edifici.

    Non gli sarebbe dispiaciuto un albero di quelle dimensioni al centro di Neagora, per quanto inappropriato poteva essere in quel contesto, rompeva un pò la monotonia degli edifici della città più avanzata di Kalendor.

    ...



    La carrozza li lasciò all'interno del gigantesco albero, nei pressi di uno stagno artificiale: delle damigelle dall'aspetto incantevole li accolsero con danze e lanci di petali, per poi fiondarsi come felini verso il confuso (ed un pò spaventato) Jericho.
    Capitelo: fin'ora gli unici esseri umani che gli si gettavano addosso in quella maniera gli volevano fare la pelle, per non parlare dei poi delle feroci creature che lo vedevano come un delizioso spuntino... quando qualcosa correva verso di lui non era mai buon segno.

    Passare dall'essere ignorato totalmente a quell'eccesso di attenzioni nei suoi confronti, mandò in tilt lo studioso: dimenticandosi del motivo per cui era lì e lasciandosi trasportare senza (poter) opporre resistenza.
    Si sarebbe aspettato un aiuto da Asker, ma probabilmente quel tipo di problema era fuori dalle sue competenze...

    Appunto per il futuro: non essere gentile con la donne arcadiane.


     
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    Cosa aveva provato Asker quando il guardiano era sbucato fuori dal nulla per tranciare di netto la testa di Lotario? Una tremenda frustrazione.

    Forse non in quel preciso istante, dato che la maggior parte della propria attenzione era rivolta verso i suoi compagni feriti. Forse non dopo qualche ora, quando gli imperiali s'erano degnati finalmente di darsi una mossa e mettere una pezza solo alla fine, dato che il suo unico pensiero era stato quello di assicurarsi che la bambina ottenesse le cure necessarie. E nemmeno quella notte, nel morbido letto di quella sfarzosa locanda, rabbonito dalle piacevoli cure di innumerevoli donzelle che lo omaggiavano e riverivano per il proprio coraggio e menate simili.

    Fu durante il viaggio in carrozza verso l'Albero di Gea che un improvviso malessere gettò un ombra fastidiosa sul proprio umore. Cosa diavolo voleva dire quell'improvviso salvataggio? Perché non svolgere il proprio ruolo prima, quando la ragazzina poteva ancora essere risparmiata da quella ignobile tragedia, invece che stare ad accusare ogni singolo passante di essere spie tramanti chissà quali pericoli per Arcadia?

    Ma soprattutto, si erano presi il merito di qualcosa che fino a quel momento avevano bellamente ignorato, pensando solo alle regole e al proprio titolo. Nemmeno quando il "padre" di quella bambina era arrivato fino a loro per scongiurarli di dare aiuto avevano mosso il culo. E alla fine della storia, sarebbero anche risultati gli eroici guardiani delle foreste di stocazzo.

    Ma non era nemmeno questo il punto, si trovò a rimurginare. L'incantevole vista di Arcadia che scorreva lentamente fuori dal finestrino aveva il potere di calmare lo spirito e indurre a più ponderate riflessioni. E la conclusione a cui giunse fu alla fine chiara e semplice come il sole: era turbato perché alla fine non v'era alcun motivo per festeggiare.

    Cosa avevano ottenuto alla fine di quella accorata ricerca per il bene di una bambina? La morte di due lestofanti? Lo sterile appagamento di una giustizia sommaria?

    E' vero, forse con il loro intervento avevano salvato la vita della piccola, ma non erano riusciti a risparmiarle l'orrore che l'accompagnerà per il resto della sua vita e non le avrebbero ridato il candore e l'innocenza ormai persi per sempre. E tutto questo per cosa?

    Per via di una stupida imperiale troppo gonfia del proprio ruolo per ragionare col cervello e degli emeriti idioti posti a guardia di un boschetto incapaci di riconoscere una verità nemmeno se gli sputasse in faccia.

    E' vero, lo ammetteva, il pensiero che davvero qualcosa si poteva fare per evitare quello schifo non lo lasciava tranquillo. E quindi le attenzioni delle giovani dame che in altre situazioni lo avrebbero rabbonito e messo su di giri, lo infastidivano solamente se pensava a quella povera vita distrutta. E tutte le riverenze e i salamelecchi venivano accolti con finta lusinga, se pensava all'inettitudine di chi preferiva aderire ad una regola piuttosto che rendersi utile.

    Fu con questo spirito quindi che il nostro Asker giunse alla soglia del cospetto della prescelta. Aveva solo udito parlare, da amici arcadiani e forse indirettamente dal padre, della bellezza e della magnificenza emanata dalle due prescelte di Arcadia. Ma non era nello spirito di creare alcuna forma di aspettativa da quel colloquio fino a quando non si trovò di fronte alla donna.

    Aveva creduto si trattasse di una formalità politica per rinsaldare i rapporti tra Arcadia e Impero, ma ogni forma di pensiero velenoso e malessere dell'animo venne sciolto come neve sporca al calore di una mattina di primavera.

    Una minima parte della propria attenzione fu indirizzata al capitano Lanya, che forse stava già rispondendo dei propri errori grazie al cielo, e alle altre presenze del momento, tra cui uno dei tre guardiani inetti.

    Fu semplicemente rapito dalla visione di Canthora, ma non ancora dissuaso dal riportare le proprie rimostranze. Era sul punto di esordire con qualcosa che denotasse il suo disappunto verso tutti quei festeggiamenti, quando la donna pronunciò il suo nome.

    Per qualche motivo il suo cuore saltò un battito e lui perse instantaneamente ogni intento polemico. Forse per il suono tanto dolce di quella voce, o per il modo in cui quelle labbra avevano pronunciato proprio il suo nome.

    Fatto sta che si sentì improvvisamente un imbranato, tanto da provare pudore di sè sotto quell'attento e insistente sguardo. Deviò il suo di sguardo, spostando gli occhi verso il basso e rispondendo, giungendo le mani dietro la schiena e mimando un inchino rispettoso.

    Eccellenza... Disse, ignaro sugli appellativi formali in utilizzo per quel genere di cariche. Quale onore decora la mia persona per meritare di essere chiamato al vostro cospetto? Le sue parole, di solito forbite e adatte ad ogni occasione, gli sembrarono immediatamente stupide dopo averle pronunciate.

    Ardì ad alzare di nuovo lo sguardo, per cercare quegli occhi tanto incantevoli. Ormai avrebbe dimenticato persino il proprio nome, se la dama non l'avesse pronunciato qualche istante prima.


    Edited by Ryuk* - 22/2/2018, 10:53
     
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    Al cospetto della Prescelta
    Ciclo: Le Radici dell'Impero
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    CITAZIONE
    Passive: Inner Feelings
    L’utilizzatore possiede un’empatia talmente grande con tutto ciò che compone il creato che è in grado di percepire i sentimenti e le emozioni di ogni singolo individuo che ha attorno. Concentrandosi su qualcuno in particolare poi riesce a percepirne le pulsioni dell’animo, i timori e le insicurezze, ma anche gli stati d’animo e le intenzioni. In certi casi, come quando si ha a che fare con persone molto sensibili o comunque poco in grado di controllare o celare le proprie emozioni, tale empatia può arrivare ad una vera e propria lettura del pensiero.

    CITAZIONE
    Passive: Aura of Peace
    L’utilizzatore espande attorno a se un’aurea di pace e tranquillità. Tutti i presenti, anche quelli con le intenzioni più ostili e belligeranti, si sentiranno più sereni e saranno meno propensi ad attaccare verbalmente o fisicamente l’utilizzatore. Anzi, spesso tenderanno a collaborare per trovare una soluzione di accordo.

    Senza levarti gli occhi di dosso, la donna avrebbe chinato in maniera quasi impercettibile il capo in avanti per ringraziarti delle tue lusinghe, sfoggiando un leggero sorrisetto di difficile interpretazione. Forse aveva perfettamente compreso che nonostante ti mostrassi reverente e rispettoso, dentro di te risiedeva il fervido desiderio di spodestare quegli inutili e vomitevoli perbenismi per andare dritto al sodo, richiamando all’ordine ed alle proprie colpe tutti coloro che avevano contribuito in maniera diretta o indiretta al tragico delitto nei confronti della bambina. E ti assicuro che Jisabella ti avrebbe dato la possibilità di esprimere a ruota libera, senza paura di alcuna ritorsione, tutti i tuoi pensieri e le tue frustrazioni.

    Il capitano Swan si stava appunto scusando con Sir Drubeanl per avervi condotti a vostra insaputa oltre i confini dell’Impero, mettendo non solo in pericolo le vostre vite, ma anche la segretezza di ciò che è custodito dagli abitanti della foresta, e compromettendo in maniera irrimediabile la salvezza della bambina.

    Il suo tono era sempre soave e pacato. Non vi erano traccia di autorità nelle sue parole, ne queste pretendevano di essere una ramanzina. Tuttavia, il pronunciare delle proprie labbra, le rendeva ben chiare e penetranti. Avrebbe dunque spostato il suo sguardo sul Guardiano, dal quale si aspettava una risposta altrettanto pacifica a quello che era stato il bagno di umiltà di Lanya.

    Nel frattempo, con estrema eleganza, si sarebbe alzata in piedi, lasciando che la leggera brezza facesse svolazzare il suo lungo abito bianco e i suoi capelli castani. Avresti potuto notare altri raffinatissimi dettagli circa la sua figura, come il profumato fiore che le raccoglieva i capelli assieme alla corona e il gioiello composto da due bracciali d’argento uniti con catenine di diamanti che le luccicavano sul braccio. Il suo passo era leggero quanto sinuoso, la sua grazia apparteneva ad un altro mondo. Sembrava librarsi a mezz’aria talmente era fine e raffinata. Ma mentre scendeva la piccola scalinata che dalla fonte termale rialzata giungeva alla pavimentazione al vostro livello, la tua attenzione si sarebbe rivolta alle parole del Guardiano.

    Ci dispiace di avervi attaccati ed aver ostacolato la vostra missione, capitano. Purtroppo non siamo abituati alle intromissioni dei forestieri ed il mio collega si è lasciato trascinare dall’istinto invece che dal buon senso, facendo irrimediabilmente degenerare la situazione.

    Esordì con quel vocione roco e profondo che avevi già avuto modo di sentire. Il collega a cui si riferiva era il cavaliere incappucciato a cavallo di quel famelico essere, ossia il Guardiano che sin dall’inizio si era mostrato il più sospettoso ed il più ostile. Era stato infatti lui a venir meno al patto che avevate stabilito con i Guardiani.

    Quando poi abbiamo sottoposto il capitano Lanya al Giudizio della Natura, abbiamo compreso la veridicità delle sue intenzioni ed abbiamo optato per fare un’eccezione a quella che è la nostra consueta politica nei confronti degli invasori. E’ stata la natura stessa ad imperarci di salvare la piccola adepta.

    Uno sciagurato fraintendimento dunque. Ma davvero delle scuse potevano bastare per redimere dai propri errori coloro che, seppur indirettamente, avevano contribuito a macchiare la purezza di una fanciulla?

    Quando terminò il suo mea culpa, Jisabella gli arrivò affianco, superandolo di un poco per avvicinarsi ancor di più a te. Adesso la potevi vedere da vicino, in tutto il suo squisito splendore. Ed avresti avuto la conferma che quel luccichio che l’avvolgeva e l’accompagnava, non era derivata ne dai riflessi dell’acqua ne dai giochi di luce della luna, bensì proveniva dalla sua stesso figura, la quale emanava una delicata fragranza capace di inebriare i sensi. I suoi occhi verdi erano tornati a cercare il tuo sguardo per porti un invito nemmeno troppo implicito che sono sicuro non ti saresti lasciato sfuggire.

    E’ andata proprio così cavaliere Breda? Sono sicura che tu abbia qualcosa da aggiungere..

    O da rimproverare.

    [...]

    Mentre si consumava il discorso tra alte cariche, il buon Jericho sarebbe stato condotto per una serie di corridoi arrivando infine ad una stanza. Qui, le fanciulle lo avrebbero lasciato, salutandolo con la manina, facendogli degli occhiolini e mandandogli dei bacini. Lo avrebbero lasciato nelle mani di un'altra fanciulla. Mariel. Proprio lei, la ragazza che tu avevi soccorso per primo in mezzo a tutto quel trambusto, quella a cui avevi promesso che avresti portato indietro la piccola Mirabel sana e salva.

    Appena eri entrato nella stanza, che poi era un grande salone pieno di tavolini con sedie, lei si era alzata in piedi e adesso se ne stava lì, a capo chino a fissare il pavimento, mentre giocherellava con gli indici delle dita. Era come se si vergognasse di alzare lo sguardo per guardarti negli occhi. Il viso arrossatosi confermava il grande imbarazzo che provava. Era certamente una ragazza timida.

    Le damigelle che ti avevano accompagnato sin li per un attimo rimasero dietro alla porta a guardare, per poi andarsene ridacchiando, sicure che l'atmosfera e la compagnia vi avrebbe fatti scogliere. Come tutte le ragazze giovani e spensierate, si rallegravano nel parlare di amori o ancora meglio nel farli sbocciare. Ti saresti quindi ritrovato solo con lei, in quel posto pieno di rami e fiori colorati profumatissimi. Vi erano grandi finestre da cui si poteva vedere il cielo limpido della sera, ove prendeva posto una pallida luna, sebbene la maggior parte della luce venisse prodotta non dal riflesso lunare bensì dalle lucciole che girovagavano qua e la tra un fiore e l'altro.

    Proprio uno di questi esserini luminosi si sarebbe posato sull'indice della ragazza, inducendola ad osservarlo e a farle alzare delicatamente la mano per permettergli di volare via. Questo banalissimo gesto però la costrinse ad alzare il viso ed inconsapevolmente ruppe tutta quell'agitazione che la stava pervadendo. Finì involontariamente per incrociare gli occhi con i tuoi Jericho. E non sapendo che dire o che fare, si limitò a sorridere, mostrando tutta la sua genuina purezza d'animo.



    Mio caro Jericho, quanti avrebbero voluto essere al tuo posto! Di fronte ad una bellissima e giovanissima ragazza castana dagli occhi vivaci e profondi di color nocciola. Aveva una corporatura molto esile e sottile, esaltata da pantaloni e canottiera aderenti di color blu, su cui si riversavano i lunghi capelli mossi. Gli occhi erano contornati da un leggerissimo filo di trucco, ma la pelle era liscia e soffice, le labbra carnose, i lineamenti perfetti. Se non fosse stato per i tacchi, probabilmente ti sarebbe arrivata al petto. Era bellissima ed era la prima volta che si preparava così per qualcuno. Le sue compagne più grandi l'avevano "confezionata" a puntino. Forse le avevano anche detto qualcosa su come essere più ammiccante o cose simili, ma la verità era che non ne aveva bisogno perchè la sua genuinità era l'arma migliore che una donna potesse avere. E poi era troppo emozionata nel trovarsi di fronte a quello che era stato il suo eroe. Non poteva far altro che sorridere e lasciarsi trasportare dai sentimenti. Che l'incontro romantico avesse inizio!



     
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    Come detto, Asker ne avrebbe avuto di cose da dire, molte delle quali non propiamente piacevoli. Avrebbe avuto parole di biasimo per l'operato della bionda imperiale, mettendo in dubbio la sua legittimità stessa a continuare a tenere quel titolo o a operare ancora ad Arcadia, visto le gravi lacune mostrate e la sconsideratezza con cui aveva messo in pericolo la vita dei civili e dei suoi soldati. Avrebbe avuto parole aspre anche contro i guardiani, riferendosi al loro esponente lì presente, per l'inflessibilità con cui svolgevano il loro compito e il trattamento che avevano riservato a lui e ai suoi compagni.

    Tuttavia, gradualmente aveva perso molto del risentimento che aveva covato fino a quel momento, sostituito da un'innaturale calma e pace dei sensi, al punto che cominciava a chiedersi se fosse stato davvero necessario infiammare ulteriormente gli animi, ora che la situazione era stata risolta, la bambina era viva, nonostante tutto, e quelli avvenimenti facevano parte del passato. Ciò non significava che avesse scusato coloro che per lui rimanevano colpevoli, bensì era insicuro sulla reale utilità di dare fiato alle proprie frustrazioni in un momento come quello.

    Guardò Lanya, ormai al minimo della propria dignità, che sperava in qualche forma di magnaminità per gli errori commessi e ne provò pietà. Guardò il guardiano, mentre usava parole concilianti sebbene non rappresentassero delle vere e proprie scuse e lì sì, provò un certo senso di ingiustizia.

    Quando la donna lo interpellò perché potesse dire la sua, Asker trattenne involontariamente il fiato. Sentì improvvisamente su di lui la responsabilità di quel che sarebbe seguito. Notò che la prescelta non solo era davvero interessata al suo punto di vista, ma sembrava aver indovinato che c'era qualcosa di non detto che andava tenuto in considerazione.

    Asker sentiva dentro di sè un forte senso di giustizia che lo spingeva ad agire prontamente e senza timore se poteva fare qualcosa per combattere un ingiustizia, ma era anche un tipo scaltro per via del retaggio materno, quindi difficilmente si buttava a capofitto in situazioni "politicamente" spinose (quindi fuori dal campo di battaglia, quando riusciva a ragionare più freddamente)

    Sentiva di avere il coltello dalla parte del manico, il potere di mettere ulteriormente nei guai gli altri due menzionando particolari della loro inettitudine. Sentiva però anche che ciò avrebbe potuto metterlo in una posizione scomoda, sia verso l'impero che non amava che i propri panni sporchi fossero esposti in pubblica piazza, sia verso una componente tanto radicale di arcadia, visto che lui ora era un cavaliere dell'ordine bianco e probabilmente sarebbe rimasto ad Arcadia per un bel po'.

    Mentre questi pensieri più egoistici prendevano forma nella sua mente, l'espressione del suo viso si congelò in un indecifrabile indecisione che cominciò a renderlo nervoso mentre la prescelta lo guardava. Alla fine, spostando involontariamente lo sguardo verso il guardiano, alla mente del cavaliere ritornò alla mente proprio un particolare che lo riguardava. Un particolare a cui aveva pensato spesso nell'ultimo giorno e che rappresentava un importante tassello per stabilire quello che fino a quel momento era stato ignorato: la verità dietro a quanto accaduto.

    Asker sospirò mestamente, quindi risollevò lo sguardo verso la prescelta, con una nuova determinazione sul proprio volto. In realtà, mia signora, c'è qualcosa di cui non si è ancora parlato in questa sede. Al di là delle colpe che ognuno di noi può avere avuto in questa faccenda, c'è qualcosa che non mi ha lasciato tranquillo fin dal momento in cui ho lasciato la foresta di Nimthor. Qualcosa che va oltre alla tragedia subita da quella povera infante, qualcosa che secondo me va ricercato più di ogni punizione per le ingiustizie commesse: la ricerca della verità.

    Portò le mani dietro alla schiena facendo qualche passo verso destra per portarsi lievemente di fronte al guardiano. Quando vi abbiamo incontrati la prima volta, voi mi avete detto che qualcun altro era venuto prima da voi, asserendo di essere il padre della bambina e chiedendo il vostro aiuto. Voi, sempre in base a quanto ci avete raccontato, avete detto di averlo sottoposto a questo... "giudizio della natura" - e qui fece attenzione a nascondere il proprio scetticismo al riguardo - e che in seguito l'uomo è stato brutalmente ucciso, avete difatti persino mostrato noi il suo cadavere.

    Si fermò, considerando le reazioni del guardiano e delle imperiali presenti. Quindi si voltò verso la prescelta, addolcendo la propria espressione e usando un tono più pacato. E' solo questo, mia signora, che mi cruccia. Sapere che qualcuno avrebbe potuto fare qualcosa per impedire che venisse fatto del male ad una innocente. E a questo punto, per quanto possa servire, vorrei delle risposte, se non altro per avere una spiegazione di tanta crudeltà e capire se sia possibile evitare che possa ripetersi in futuro. I perpretatori di una simile crudeltà sono stati giustiziati, tuttavia l'identità del "padre" della giovane e la sua misteriosa richiesta di aiuto sono tutt'ora ignote.

    Abbassò lo sguardo in segno di umiltà, come per rimettere il giudizio finale nelle mani della dea. Potrebbe non significare nulla, ma potrebbe invece rappresentare un tassello importante in questa storia... E tacque, sperando che qualcuno potesse dare risposta a quegli interrogativi irrisolti.
     
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    Mariel


    La mandria di adepte avrebbe condotto il rassegnato Jericho in una stanza isolata, dopo aver percorso innumerevoli corridoi all'interno del gigantesco albero; senza aggiungere nient'altro, se non bacini ed occhiolini, lo lasciarono lì, alla presenza dell'adepta che aveva soccorso.
    Le damigelle rimasero ancora un pò ad osservare, fin quando, vista la statica situazione, decisero di non mettere ansia con la loro presenza.

    In quel luogo incantato rimasero solamente i due protagonisti della vicenda, nonostante ciò nessuno dei due osava proferir parola: perfino lo studioso non sapeva cosa dire per rompere il ghiaccio, sebbene non fosse così timido come sembrava in apparenza.
    Quell'atmosfera incantata giocava brutti scherzi, perfino su un uomo di scienza come lui, magari in una taverna sarebbe riuscito più facilmente a dire qualcosa... ma in una taverna, non avrebbe sicuramente incontrato una donna così bella.

    La dovrei smettere di fantasticare, non sono qui per un appuntamento romantico.

    Per quanto lo studioso gradisse quest'incontro imprevisto, era stato convocato lì per un altro motivo... ma, cosa più importante, non meritava le attenzioni di Mariel: aveva salvato Mirabel, ma era arrivato troppo tardi (non per colpa sua) per evitare alla ragazzina un trauma che si sarebbe portata dietro per tutta la vita.
    Non lo dava a vedere, ma era rimasto tremendamente amareggiato dal non essere riuscito a mantenere per intero la sua promessa. Il ripetersi che non dipendeva da lui, perdeva sempre più di significato ed alimentava i sensi di colpa... avrebbe voluto esternare quei sentimenti alla ragazza di fronte, ma non sapeva come fare senza ferire i suoi sentimenti.
    Assecondarla e far finta di niente, oppure ferire i suoi sentimenti dicendogli la verità: qualsiasi decisione avrebbe preso sarebbe stata quella sbagliata.
    Chiunque voleva trovarsi al suo posto, tranne Jericho.

    Essere in bilico tra quelle due scelte sembrava la via più sicura, ma non poteva temporeggiare per sempre.

    Sei stupenda...

    Esordì con sincerità Jericho.

    ... ma non merito le tue attenzioni.

    Il tono si era fatto leggermente più cupo, ripensando agli eventi del festival.

    Purtroppo sono riuscito a mantenere la promessa solo in parte.

    Disse cercando di incrociare lo sguardo della donzella e allo stesso tempo di sostenerlo; si aspettava un cambio repentino della sua espressione da un momento all'altro e probabilmente non sapeva nemmeno come comportarsi. Si era tenuto lontano dal fare promesse proprio per questo motivo, ma in un'impeto di audacia aveva deciso di osare e prendersi quell'onere, solamente per tranquillizzare quella povera ragazza.

    Immaginava che Mariel sapesse quale orribile azione avessero perpetrato sulla povera bambina, quindi non c'era nient'altro da aggiungere alle precedenti parole; sperava di non aver deluso le aspettative della giovane, ma Jericho non poteva lasciarsi andare con quel peso sullo stomaco.


     
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    Al cospetto della Prescelta
    Ciclo: Le Radici dell'Impero
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    La dea ti sorrise affabile, soddisfatta. Non erano in molti quelli che sapevano essere diplomatici senza portare rancore o senza far trasudare il proprio ego spacciandolo per “professionalità”. Altri al tuo posto avrebbero puntato il dito, creando divergenze, oppure si sarebbero semplicemente esentati dal prendere una qualsiasi responsabilità. Tu invece volevi andare oltre, nel profondo. Volevi cercare la verità. E volevi farlo spingendo tutti quanti a collaborare per un bene comune, per rafforzare i legami di fiducia che intercorrevano tra le varie cariche, al fine che tali avvenimenti non si ripetessero più. Creare complicità era una qualità che lei apprezzava infinitamente perché sapeva quanto fosse rara. Ti stava mettendo alla prova Asker. Tu non potevi saperlo ovviamente, ma lei stava testando la tua tempra.

    La donna, dopo averti rivolto un ultimo sguardo, aggraziatamente si sarebbe voltata, per fare qualche passo in direzione del Guardiano, come se volesse invitarlo a dire a tutti i presenti ciò che lui gli aveva riferito in privato.

    E’ così. Ma devo farle una correzione Cavaliere Breda. Quell’uomo non è venuto da noi per chiedere aiuto, quell’uomo è venuto da noi per cercare di infiltrarsi nella zona segreta delle Rovine, spacciandosi per un ambasciatore della qui presente Prescelta Jisabella Canthora.

    La semidea, a conferma di ciò che diceva, non lo avrebbe interrotto e anzi avrebbe proseguito la sua camminata in direzione di un separé di tela accanto alla fonte d’acqua. Ad ogni passo, le sue vesti leggere sembravano svolazzare, come se sorrette da una brezza innaturale.

    Negli ultimi periodi sempre più creature misteriose, cacciatori ed avventurieri in cerca di gloria e di tesori preziosi hanno profanato le nostre terre. Noi, nel limite del possibile, li respingiamo senza ucciderli. Sono sicuro che l’Impero, come mi ha assicurato la Generale Nyoko Olwitch, dopo questi avvenimenti prenderà misure più efficaci per evitare che troppe persone indesiderate sconfinino nei nostri territori. Tuttavia, quell’uomo era diverso. Quell’uomo aveva con se un effetto personale appartenente alla Prescelta Canthora e sperava che, protetto dalla magia di quel medaglione, sarebbe riuscito ad appropriarsi del “cuore” delle Rovine.

    Jisabella si fermò accanto al separé, girandosi di nuovo verso tutti i presenti. Nel palmo della sua mano aveva un medaglione con al centro un grande smeraldo brillante che avrebbe fatto scivolare sino a quando sarebbe rimasto appeso penzolante alle sue dita tramite la catenella.

    Sfortunatamente per lui ha fatto male i suoi conti. Questo strumento funge da lasciapassare universale ma non avrebbe potuto proteggerlo in nessun modo dal “giudizio della natura”.

    Per quanto potevi essere scettico, anche Jisabella era tornata a parlare di questo fantomatico “giudizio” e di come grazie ad esso i Guardiani avessero scoperto le reali sporche intenzioni dell’uomo. Pure Nyoko non aveva fatto una piega, segno che anche lei si fidasse di tale pratica o quanto meno sapesse cos’era.

    Grazie Sir Drubenal per il tempo che ci hai dedicato, puoi andare.

    Gli ordinò con voce ferma ma gentile ed egli sparì lasciandosi “risucchiare” dal terreno sotto ai suoi piedi. Nel frattempo lo sguardo di Jisabella si era fatto serio ed il suo tono vocale preoccupato.

    Qualcuno è riuscito ad entrare in possesso del mio medaglione. Ed a manometterlo. Solo un potente druido o uno stregone con molta esperienza avrebbe potuto sottrarmi e “riprogrammare” uno strumento simile senza che io potessi accorgermene. E di certo quell'uomo non era ne un druido ne uno stregone, ma semplicemente una pedina nelle mani di qualcuno. Chiunque sia riuscito a sottrarmi il medaglione, sicuramente è una persona molto vicino a me, con l'autorità di poter accedere a questo Albero ed alle istituzioni di Estelthia.

    Fece un lungo sospiro sconsolato.

    Dicevate di avere un sospetto, Capitano Lanya, riguardo chi potrebbe avermi sottratto il medaglione. Ma di non avere delle prove..

    Entrambe le alte cariche avrebbero posto il loro severo sguardo su di lei che ancora non aveva osato muoversi, ne alzare lo sguardo o il capo. Nyoko in particolare sembrava tremendamente contrariata dal modo in cui la sua sottoposta aveva gestito la situazione, tant’è che la osservava a braccia conserte, in un rigoroso e tombale silenzio, aspettando che ella con voce sommessa ed umile rispondesse.

    Sì, è così. Lavinia Canthora.

    Jisabella non fece una piega sentendo il nome della zia, Nyoko al contrario aggrottò ulteriormente lo sguardo e sciolse le braccia, mettendole sui fianchi, come se si aspettasse una qualche spiegazione più approfondita.

    […]

    Tralasciando la noiosa politica, Mariel restò profondamente sorpresa dalle parole del suo eroe, tant’è che il suo genuino sorriso si trasformò subito in apprensione. Nonostante ciò che aveva fatto, il medico si incolpava per non essere riuscito a fare di meglio. Aveva un cuore ancor più compassionevole e gentile di quello che si sarebbe aspettata. Quasi istintivamente, come se attratta da questo tuo atteggiamento che denotava principi ancor più sani e rigogliosi, fece un passo in tua direzione prendendoti una mano destra e stringendotela tra le sue. L’alzò leggermente, portandosela al petto, mentre i suoi occhi cercavano i tuoi, adesso molto vicini.

    Non devi darti una colpa per ciò che è successo. Se non fosse stato per te e il tuo sangue freddo probabilmente adesso Mirabel si troverebbe in condizioni ben peggiori.

    Disse con quella sua vocina dal timbro soave e dolce.

    Fin che c’è vita, c’è sempre speranza.

    Mirabel era stata abusata, ma se non avesse ricevuto cure repentine sarebbe morta per dissanguamento. E soprattutto se non foste arrivati sul posto avrebbe potuto fare una fine ben peggiore. Il suo percorso psicologico sarebbe stato lungo ed impegnativo, ma con l’amore ed il sostegno delle adepte avrebbe potuto proseguire una vita normale.

    In ogni caso si rese conto di aver forse varcato il limite prenderti per mano. Come se pentita, retrasse immediatamente le sue mani, lasciando libera la tua, mentre la timidezza tornava a farsi sentire. Restò con lo sguardo sul pavimento, mentre il rossore si impadroniva delle sue guance che cercava di coprirsi portando entrambe le mani all’altezza del viso, quasi volesse nascondersi.

    CITAZIONE
    A sto giro pure io ci ho messo qualche giorno. Dovevo per bene definire le linee guida di questa storia e di tutto il filone che seguirà.
    Cerchiamo di andare avanti un pò più spediti da adesso. Limite a 4 giorni.

    Scadenza mercoledì 7 ore 23:59






    Edited by mrxxx - 4/3/2018, 13:56
     
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    Comprensione


    Lo studioso restò stupito dalla reazione della giovane, contrariamente a quanto poteva pensare, non lo incolpava di aver raggiunto troppo tardi Mirabel; in più sembrava nutrire vera ammirazione nei suoi confronti, tanto da spingerla ad agire d'impulso, prendendogli la mano.
    Nonostante fosse "abituato" (ma neanche tanto) a trattare con delle ragazze, quella situazione lo mise leggermente in imbarazzo: nei sofisticati ambienti aldaresi, nessuna lo aveva mai avvicinato la mano al petto con così tanta passione.

    Mariel, resasi conto dell'imbarazzo provocato nell'interlocutore, lasciò la mano e si scostò leggermente. Evidentemente nemmeno lei era abituata a simili situazioni, oppure era veramente invaghita di Jericho.

    Ed ora cosa gli dico...

    In ogni situazione lo studioso aveva sempre la risposta pronta, ma essendo coinvolto emotivamente non aveva la prontezza di articolare un pensiero ed esporlo. Nonostante fosse ancora frenato dai suoi principi morali, nemmeno lui era immune dalla bellezza e dai modi puri della giovane, oltre a non voler liquidarla con un brusco rifiuto.
    Quel turbinio di pensieri ed intenzioni contrastanti lo mandarono letteralmente in tilt, lasciandolo in balia dell'istinto...

    Hai ragione.

    Il volto di Jericho si distese leggermente, rilassando un attimo i nervi.

    Sei troppo gentile nei miei confronti...

    Disse il biondo avvicinandosi a Mariel con ritrovata sicurezza.

    È da molto che non sentivo delle parole di conforto.

    Mosse la mano destra nel delicato tentativo di alzare leggermente lo sguardo della ragazza, senza però forzarla più del necessario.

    Non essere timida...

    Non sarebbe stato lui a fare la prima mossa: con quelle parole sperava di spronarla a dichiarare i suoi sentimenti senza giri di parole.


     
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    Il mistero si infittiva e Asker non poteva fare a meno di ascoltare in silenzio, con un certo interesse. C'era molto di più sotto di un semplice atto di brutalità efferata. Ascoltò Lanya rispondere prontamente all'adepta e involontariamente i suoi occhi si sbarrarono unendosi allo sbigottimento della generale Nyoko.

    C'era voluto tanto di quel fegato per sputare un nome del genere in quella sede, Asker gliene doveva dare atto. Lui un simile sospetto se lo sarebbe tenuto per se a meno di non avere una prova inconfutabile o una confessione del sospettato, invece quella non aveva esitato un attimo.

    Ci pensò un secondo, mentre come gli altri rimaneva in silenzio interdetto dalla repentinità di quella accusa. Lo avevano visto tutti come agiva Lanya. Tutto quello zelo poteva anche essere enconiabile, ma diventava il peggiore dei difetti se non indirizzato con un minimo di senno. Quello sembrava l'ennesimo colpo di testa, un nome sputato a caso per fare bella figura.

    O forse stava giocando d'azzardo, provando a tirare in ballo un grosso nome per gli arcadiani in modo da lavarsi la faccia. Se venisse fuori che una personalità di tale risalto sia invischiata in tutto quel casino, il suo errore di giudizio passerebbe in secondo piano, la patata bollente finirebbe agli arcadiani e l'impero diverrebbe parte lesa, visto che dei soldati erano stati feriti o peggio.

    Guardò attentamente anche quella Nyoko. Chissà se non fosse stata spinta dal suo superiore a fare quel nome. Di certo il comportamento di Lanya era una bella macchia sulla reputazione dell'Impero, che aveva tutti i motivi di voler mantenere una bella facciata di amicizia con gli arcadiani. Se così stavano le cose, Lanya era solo una marionetta in quella circostanza, finita in mezzo a quei pezzi grossi che stavano facendo della politica bella e buona.

    Niente che non si fosse andata a cercare, pensò, ma a questo punto la propria posizione diventava particolarmente scomoda.

    Lui c'era durante l'incidente con Lavinia. La donna era rimasta completamente in silenzio, mantenendo il decoro che Lanya aveva mandato a puttane. Tuttavia, potevano appellarsi al suo semplice silenzio come prova della sua colpevolezza? Era stato dato per certo lei fosse un testimone oculare del rapimento, per quale motivo non dire nulla? Quell'omertà danneggiava solamente una sua connazionale e ancora peggio una bambina, non aveva senso se proveniva da una personalità come la sua.

    Ma dopotutto, cosa sapeva davvero di questa Lavinia?

    Asker serrò fermamente le labbra, preferendo non esprimersi. In primo luogo perché non voleva essere tirato in ballo in questioni di politica. Ma soprattutto perché Lanya poteva aver ragione ma lui non aveva elementi sufficienti da portare all'attenzione dell'adepta a favore o a discapito della sospettata.

    Sperò vivamente anzi che nessuno gli facesse alcuna domanda in merito.
     
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    Al cospetto della Prescelta
    Ciclo: Le Radici dell'Impero
    Quest II


    Il terrazzo sul quale ti trovavi non era altro che una grandissima balconata con al centro una fonte termale d’acqua calda. Due enormi portoni in legno massiccio lo separavano dagli ambienti interni del Grande Albero. Un portone era quello da cui eri entrato tu, mentre il secondo era quello alla tua destra verso cui Jisabella avrebbe disteso il palmo della mano. Come per incanto la porta si sarebbe aperta, lasciando entrare la signora anziana appena chiamata in causa: Lavinia Canthora.

    Vedendola, il capitano Lanya si sarebbe alzata in piedi, abbandonando il contegno in cui sino ad ora si era rifugiata, per puntarle il dito contro. Probabilmente la reputava la causa principale di tutti i suoi mali.

    Era con la bambina e l’altra adepta quando i rapitori le hanno attaccate. E guarda caso lei è l’unica che non sia stata ferita.

    Le sbraitò contro. Ma la generale Nyoko, rimasta in silenzio sino ad ora, la richiamò severamente all’ordine: non tollerava assolutamente certi atteggiamenti o certe accuse sommarie.

    Capitano Swan. Si dia un contegno e stia al suo posto!

    Tuonò e la bionda, resasi immediatamente conto del suo comportamento ancora una volta inadeguato e temendo il giudizio della sua diretta superiore, tornò genuflessa con il capo chino ed un pugno sul pavimento. D’altro canto, Lavinia, come suo solito, era rimasta imperterrita ed impassibile, mantenendo lo sguardo accigliato ed arrabbiato che aveva da ben prima di raggiungervi sul terrazzo. Era il momento della verità, era il momento di vedere quanto la principale indiziata avesse veramente a che fare con tutta quella faccenda, nonché quanto Lanya potesse aver ragione o torto.

    Da quando in qua, Jisabella, viene riservato ad un membro della nobiltà arcadiana lo stesso trattamento adottato con il peggiore dei criminali?

    Questa volta l’anziana nobildonna non restò a lungo in silenzio e si rivolse direttamente alla nipote. Jisabella, sentitasi ingiustamente incolpata, incupì a sua volta lo sguardo, senza comunque perdere la sua compostezza regale.

    E’ vero ciò che sostiene il capitano Swan? C'è un motivo particolare per il quale i rapitori hanno attaccato le due giovani adepte ma non te?

    Non le avrebbe nemmeno chiesto perché non avesse collaborato con le milizie imperiali in quanto sapeva perfettamente che la zia si dichiarava apertamente anti-imperiale. Non era la prima volta che mostrava parecchia ostilità nei loro confronti, sebbene l'atteggiamento di Lanya l'avesse completamente lasciata indignata, facendola oltremodo infuriare.

    Cosa sarebbe questo? Un interrogatorio senza nemmeno una corte o un’udienza? E’ così che vengono applicati i valori di eguaglianza propagandati dall’Impero? E’ così che tu tratti un membro della tua famiglia? Perché invece di rivolgere a me queste domande non chiedi loro cosa ci facessero dei criminali di guerra in una manifestazione pubblica? Non credi che i loro livelli di sicurezza fossero completamente inadeguati per l’evento? Vengono qui a pretendere di ficcare il naso in ogni nostra faccenda, lo fanno per il nostro bene dicono, ma poi non sanno nemmeno salvaguardare la salute dei cittadini.

    Era un fiume in piena, carico di rancore e risentimento. Jisabella pareva irritata delle risposte pungenti e per nulla collaborative della zia, ma ancora una volta mantenne la calma e cercò di smorzare i toni restando diplomatica come suo solito.

    Ti prego zia. Accantona per un attimo il tuo astio verso l’Impero e la tua diffidenza per i bruschi modi in cui ti hanno trattata i soldati. Il capitano Lanya si è già scusata con me e sono più che certa avrà modo anche di scusarsi direttamente con te tra non molto.

    Disse sospirando e scuotendo il capo leggermente sconsolata.

    Se mi posso permettere. Ha completamente ragione, lady Canthora, nel sostenere che le nostre difese non siano state adeguate. Ho già provveduto a rafforzarle, ma temiamo che il rapimento sia stato fatto con l’appoggio di qualcuno interno all’organizzazione dell’evento. E se così fosse, aumentare il numero di truppe potrebbe rivelarsi completamente inutile fino a quando non troveremo il colpevole di questo doppiogiochismo.

    Jisabella ringraziò la generale per l'aiuto facendole un leggero inchino con il capo. Sembrava esserci intesa tra le due.

    Dunque ti chiedo di nuovo, per piacere, al fine di rendere giustizia ad una bambina abusata, di rispondere alla mia domanda. Non ti stiamo accusando di essere in combutta con i rapitori, ci mancherebbe, ma la tua testimonianza potrebbe aiutarci a fare un piccolo passo in più verso la verità. Per piacere.

    Aveva tenuto un tono davvero cortese e delicato, tant'è che Lavinia sembrò sciogliersi, soprattutto quando venne usata la parola abuso.

    Ovviamente mi dispiace che alla piccolina sia toccata una sorte tanto angosciante. Questo aggrava ancor di più la posizione dell'Impero. Tuttavia la tua domanda si risponde da sola in quanto non vi è uno straccio di prova che dimostri un effettivo collegamento tra me ed i rapitori. Sono stata semplicemente fortunata. Forse mi hanno riconosciuta ed hanno pensato bene che attaccando la zia della Prescelta avrebbero passato guai ben peggiori..

    Disse severa e scocciata. La sua difesa non faceva una grinza, era più che probabile. Eppure, per qualche strana ragione, le sue parole sembrarono indisporre la pazienza di Jisabella.

    Ho incaricato una delle mie Ancelle di svolgere un’indagine. L’uomo che aveva il mio medaglione al collo e che Drubenal ha catturato prima che potesse raggiungere il Cuore delle Rovine era effettivamente il padre della bambina. Il suo nome era Eitoke Hyuga.

    Si intromise quindi la generale Nyoko, rivolgendosi a Lavinia.

    Era un ex ninja ed era al servizio personale del suo defunto marito, il daymio Itoge Roonvenalt. Quando lo abbiamo scoperto, siamo restati piuttosto sorpresi della bizzarra coincidenza, sebbene questa ancora non significhi nulla e in ogni caso non giustifichi i modi spropositatamente violenti in cui i miei sottoposti l'hanno trattata. Ma non mi venga a dire che non ha idea di chi fosse.

    Dunque un collegamento tra il padre della bimba e Lavinia esisteva veramente. Lanya sorrise compiaciuta, la fortuna le stava sorridendo. Lavinia invece per un istante si irrigidì e sbiadì in volto; sentendosi completamente accerchiata si richiuse in un silenzio tombale, tenendo un muso duro e lo sguardo accigliato. Forse Asker era il caso che il tuo testosterone intervenisse per mettere un pò di chiarezza in questo scontro tra prime donne, anche perchè potevi essere certo del fatto che quel ninja collaborava con Lotario e Turuk (loro stessi lo avevano menzionato).

    Restava da capire se fosse tutto il frutto di una coincidenza e dunque Lavinia fosse all'oscuro di tutto, oppure se fosse immischiata in questa faccenda. Il suo atteggiamento per ora non aiutava. Ma una cosa era certa: così come Lanya con i suoi metodi bruschi ed autoritari aveva messo in vergogna l'Impero in una regione tranquilla e serena, alla stessa maniera Lavinia rischiava di mettere seriamente in disonore il potere della nipote ed i buoni rapporti politici che questa aveva instaurato nel tempo con le alte cariche imperiali.

    Jisabella sembrava essere tremendamente consapevole di ciò e sebbene mantenesse un'espressione distesa, il luccichio che prima circondava il suo corpo adesso aveva smesso di brillare. Il cielo stesso alle sue spalle si era fatto improvvisamente più cupo. Nubi oscure si affacciavano tenebrose sulla valle, mentre un fulmine luminoso scuoteva il cielo, rimbombando in un presente incerto. Quella sensazione di pace che prima ti avvolgeva e cullava, ora stava lentamente svanendo.

    CITAZIONE
    Passive: Weather Empathy
    La natura e le condizioni atmosferiche rispecchiano le sensazioni e gli stati d'animo dell'utilizzatore, divenendo più cupi nei momenti di tristezza o negatività e più sereni nei momenti di felicità e positività.

    [...]

    Per un momento i vostri sguardi si sarebbero intrecciati. Potevate udire l'uno il profumo dell'altro, il respiro dell'altro. Le punte dei vostri nasi potevano quasi sfiorarsi... eppure Mariel sembrava essersi irrigidita per l'imbarazzo. I suoi grandi occhi color nocciola erano spalancati ed il rossore non aveva ancora abbandonato le sue guance. Si vedeva che gli piacevi. Forse troppo. Ma non sapeva come esternare le proprie emozioni. Aveva il cuore che le batteva a mille. Che razza di cavaliere lascia fare ad una damigella la prima mossa!? Avanti Jericho! Mi cadi proprio su questo!?

    A stemprare l'imbarazzo vi su un'improvvisa folata di vento che entrò nella stanza, seguita da un tuono fragoroso. Il cielo si era improvvisamente oscurato ed il lampo pareva aver riportato Mariel alla realtà, spezzando quell'incanto che si era formato tra di voi.

    Mirabel!

    Fu la prima cosa che le venne in mente.

    Ha una tremenda paura dei temporali!

    Disse tutta preoccupata. Era evidente il suo attaccamento alla bambina pur non essendo sua madre o sua sorella. Non l'avrebbe lasciata combattere da sola anche contro quella paura. Bastavano già gli incubi a tenerla sveglia.

    Ti andrebbe di andare a trovarla? Sono sicura sarà felice di vederti e poi non posso lasciarla sola proprio adesso.

    Sicura che l'avresti seguita si sarebbe incamminata verso l'infermeria. Forse avevi perso l'occasione per baciarla.

    Si ricorda di te. Sei stata la prima persona gentile che ha visto dopo che ha riaperto gli occhi...

    La prima persona che era andata in suo soccorso.

    Se solo fossi riuscita in qualche modo ad oppormi a quel maiale dai capelli rossi leccati che me l'ha strappata di mano!

    Commentò con rabbia, accelerando il passo. Era chiaro il riferimento a Lotario, era stato lui infatti a rapire la bambina. E Mariel, seppur non avrebbe mai e poi mai potuto tener testa ad un tipo del genere, si malediceva per non essere stata abbastanza forte da opporsi con più fermezza.

    Anche la nobile Lavinia Canthora ha provato ad opporsi e cacciarlo via, ma quel farabutto è riuscito ad avere la meglio.

    Dunque stando a ciò che diceva anche Lavinia aveva provato a combattere contro Lotario. Senza successo ovviamente.

    Chissà perchè proprio con Mirabel ce l'aveva!

    Già chissà. Avrebbero potuto rapire lei ad esempio. E invece avevano scelto proprio la bambina. O erano dei criminali pervertiti, anzi, sicuramente lo erano, oppure oltre ad essere degli esseri spregevoli doveva esserci sotto qualcosa di più profondo.

    CITAZIONE
    Post molto lungo e complicato. Se avete qualche dubbio o trovate qualche passaggio poco chiaro chiedete pure.
    Voi siete stati separati e state agendo su due piani diversi, ma vi consiglio di collaborare e di porre le domande giuste per arrivare a comprendere la verità. Senza cascare nel metaplay ovviamente.

    A tal proposito vi lascio un breve recap con tutti gli indizi di ciò che è stato detto sin ora:

    1. Il padre della bambina, un ex ninja, aveva al collo il medaglione della Prescelta e con quello sperava di entrare nel Cuore delle Rovine (il perchè non è ancora uscito fuori)

    2. Qualcuno ha sottratto il medaglione alla Prescelta e lo ha poi consegnato all'ex ninja

    3. L'ex ninja ed i due rapitori (Lotario e Turuk) collaboravano per loro stessa ammissione

    4. Lavinia, stando alle ricerche fatte da Jisabella e Nyoko, sicuramente conosceva l'ex ninja

    5. A rapire la bambina è stato Lotario

    6. Non si sa ancora perchè la bambina sia stata rapita

    7. Non si sa chi ha rubato il medaglione

    8. Non si sa se Lavinia possa essere in qualche modo immischiata nei fatti o se ne sia completamente estranea


    Scadenza: a sto giro fate voi




     
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    La situazione degenerò da lì a poco in seguito all'ingresso in scena dell'imputata, Lavinia Canthora. Tradendo un isterismo latente, le donne presenti cominciarono un botta e risposta che ebbe come primo effetto di irritare il cavaliere. Non era estraneo a quel genere di comportamenti, le donne di potere le conosceva bene avendone una come genitore. Per un momento, gli sembrò di ritornare a quando aveva 10 anni e assisteva al thè pomeridiano con le amiche di sua madre.

    Rabbrividendo, spostò la sua attenzione verso l'unica donna che manteneva una calma e una dignità che solo una regina poteva possedere. Notò come lei stessa insistesse perché la zia fornisse una versione esaustiva, lasciando ad intendere che la posizione di Lavinia per quanto privilegiata non l'avrebbe esentata dal fornire un alibi soddisfacente.

    La successiva rivelazione circa l'identità del padre di Mirabel poi lo lasciò basito, portandolo a credere che a questo punto quella donna fosse davvero invischiata in quella terribile situazione.

    Era chiaro che i dissapori con l'impero e il suo comportamento ostile la stavano mettendo su suolo sdrucciolevole, al punto che persino la prescelta sua nipote cominciò a mettersele contro.

    Asker avvertì la tensione accumularsi nell'aria e non solo figurativamente parlando. Il cielo s'era incupito al peggiorar dell'umore di Jisabella. Il cavaliere si rese conto che quel mutamento non coinvolgeva solo manifestazioni fisiche nell'atmosfera, ma rendeva alquanto inquieto anche egli stesso che capì che forse era il caso di intervenire.

    Signore, vi prego, se mi è concesso spendere qualche parola... Infilò facendo qualche passo indietro che le mani sollevate in un gesto che invitava alla calma. Sembrava un domatore entrato in una gabbia di tigri che non mangiavano da giorni. Ed era esattamente così che si sentiva. Sono preoccupato che alla lunga si perda il vero senso di questo colloquio.

    Guardò fisso verso la prescelta per capire se aveva il suo permesso di parlare. Al cenno affermativo, avrebbe continuato. Credo che passi in secondo piano il grado di colpevolezza di ognuno di noi, a questo punto, dato che la tragedia è già stata consumata. Se ne stiamo ancora parlando, è per capire se dietro a questo ignobile atto si nasconda qualcosa di ben peggiore e pericoloso.

    Si voltò verso Lavinia, facendo cautamente qualche passo verso di lei. Indossò l'espressione più rassicurante che conosceva. Non era la prima volta che esercitava le proprie capacità di persuasione. Solo lei può fornirci elementi utili ad evitare che intrusioni simili si ripetano nella vostra terra, sua signoria. Se il nome di quello... "Hyuga" le dice qualcosa, la prego vivamente di non nasconderci niente. Il semplice fatto che lei lo conosca non prova assolutamente nulla, ma omettere delle informazioni preziose circa quegli assassini può solo lasciare impunito il crimine di cui si sono macchiati.

    Giunse le mani in un composto segno di supplica, ma la voce si fece più decisa. Ognuno di noi dovrebbe fare del suo meglio in nome della verità. Non crede che glielo dobbiamo alla povera Mirabel?

    Si sentì lievemente sporco a tirare in ballo la bambina per estorcerle informazioni, ma non vide altro rimedio. Se dietro a quelle azioni c'era colpevolezza e premeditazione, non avrebbe parlato comunque, ma se esisteva anche una minima possibilità di una partecipazione solo parziale e che le cose le fossero sfuggite di mano, doveva far leva sulla sua coscienza per convincerla a confessare.

    Se poi, a discapito delle accuse pesante, fosse stata davvero innocente, non sarebbe servito altro per convincerla a dirle quel che sapeva su quel fantomatico ninja.
     
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    Era così imbambolato che nemmeno si rese conto della vicinanza e della situazione imbarazzante venuta a crearsi. Fortunatamente i due vennero destati da un fragoroso tuono caduto nelle vicinanze, facendo perfino sobbalzare di colpo lo stesso Jericho... non solo per il forte rumore improvviso.

    Meno male...

    La ragazza di fronte a lui gli sembrò trovare un pretesto per uscire da quello stallo, tirando in ballo Mirabel; non si stupì più di tanto, era naturale aver paura di un temporale da bambini... chi può saperlo meglio di un codardo come Jericho che ormai aveva paura perfino della sua ombra.

    Chissà come mai non ho mai avuto paura dei temporali? Forse sapevo già di essere portato alla magia.

    Pensò con un pò di sbruffonaggine.

    Ovviamente: stare in compagnia è la medicina migliore per farla riprendere dal trauma psicologico.

    Rispose con sicurezza alla domanda posta prima, dimenticandosi presto del motivo principale di quell'incontro e dimostrando di conoscere altri metodi per assistere i suoi pazienti oltre il purify.
    Accompagnò Mariel in infermeria, ripensando ai fatti accaduti al festival: ancora non era venuto a capo del mistero dietro il rapimento della bambina, aveva la sensazione che un particolare gli sfuggiva. Probabilmente se anche lui fosse rimasto con Asker, poteva sapere qualche particolare in più sulla vicenda.

    Eh già, è tornato il buon vecchio Jericho, interessato a risolvere i misteri... seppur con scarso successo. Anzi, iniziava a pensare che fosse stato un bene l'intromissione da parte di Mariel, così poteva tenersi per se le sue strampalate teorie.

    Lo studioso rimase silente alle successive parole della giovane, ripensando a quante camicie avevano sudato per sconfiggere quel "mostro"; sarebbe stato impossibile che due sacerdotesse, nemmeno avvezze alla guerra, potessero avere la meglio su...

    ... un momento! Quindi Lavinia ha cercato di difendere la bambina, non è rimasta con le mani in mano.

    Un dettaglio importante, mancato quando ce n'era più bisogno. La ragazza non aveva colpe, dopotutto la colluttazione aveva provocato un trauma cranico ed una temporanea amnesia; piuttosto perchè Lavinia avrebbe dovuto mentire a riguardo ed accollarsi quelle calunnie?

    Ci risiamo. A tal proposito: durante la ricerca abbiamo scoperto che il padre della bambina è andato a cercarla, ma non ho molte su di lui... a dir la verità non ho alcuna informazione dei suoi genitori, speravo che potessi farmi chiarezza a riguardo.

    Troppo esplicito? Magari poteva esserlo anche prima! Aveva perso il suo tocco da quando si era trasferito a Neagora e chiuso sui libri, ma per ottenere qualcosa, devi rinunciare ad altro. La vera domanda ora era un'altra: cosa avrebbe dovuto fare per risolvere quel mistero?

    Si trattava di un rituale, ma non è il mio campo di ricerca (fossi rimasto all'accademia di Aethernia, ora ne avrei saputo di più), ma perchè proprio Mirabel?

    Se avevano bisogno semplicemente di una vittima o di sangue umano, potevano rapire chiunque a caso!


    Per il momento non avrebbe aggiunto altro, non voleva turbare ulteriormente l'animo della giovane adepta, non prima di andare a far visita alla bambina.


     
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    Al cospetto della Prescelta
    Ciclo: Le Radici dell'Impero
    Quest II


    L’apprensione verso la piccola adepta impaurita dei temporali aveva preso il sopravvento su quello che doveva essere il vostro appuntamento romantico. E adesso stavate andando a passo spedito verso l’infermeria dove si trovava Mirabel, anche se a dire il vero il temporale non sembrava essere così forte come ci si sarebbe aspettato da quel fulmine iniziale. Non aveva nemmeno cominciato a piovere. Mariel ci teneva davvero a quella ragazzina, tant’è che sembrava aver perso attenzione verso Jericho. Per adesso. Ma non si sarebbe esentata dal rispondere alle sue domande.

    I genitori di Mirabel sono morti in guerra. Per questo motivo, pur essendo giovanissima, la misericordiosa Prescelta ha deciso di accoglierla tra le adepte. Io e le altre adepte più grandi ci siamo prese cura di lei e abbiamo cercato di non farle mai mancare nulla. Soprattutto l’amore.

    Disse senza troppi giri di parole e con la voce spezzettata dai passi. Ad Arcadia è tradizione infatti che le orfane vengano cresciute come adepte piuttosto che essere messe in un orfanotrofio. Cercava di camminare spedita, i tacchi la rallentavano. Non vi era abituata, per di più producevano un rumore pazzesco ad ogni passo, anche se forse Jericho sarebbe stato più incline ad osservare il modo vistoso in cui quelle scarpe la costringevano a sculettare.

    E’ straziante sapere che una cosa del genere sia accaduta ad una bambina con un passato tanto difficile.

    Aggiunse con rammarico. Ma di difficile vi era pure stare su quei trampoli: incespicò su un’asse di legno del parquet.. forse solo tu potevi salvarla da una caduta rovinosa! Forza Jericho prendila al volo!

    […]

    Lavinia era stata colta in scacco. Per un momento si azzittì, tenendo un’espressione preoccupata ed agitata per quello che le sarebbe potuto succedere. Degluitì un paio di volte. In un certo senso somigliava quasi a Lanya: una volta messa alle strette perdeva tutto il suo accanimento. Tutta l’irruenza iniziale che aveva avuto nel denunciare il comportamento assurdo che le era stato riservato, ora perdeva importanza di fronte ad un’accusa tanto infangante supportata da un dubbio più che lecito. Dubbio, non prova, ma qualche spiegazione avrebbe dovuto comunque fornirla.

    Immagino che prima o poi arrivereste comunque a scoprire la verità, quindi tanto vale vuotare il sacco.

    La voce tremava un poco, forse perché temeva che le sue parole avrebbero potuto essere fraintese. Non a caso decise di parlare solo dopo essere stata rassicurata dalle parole del ponderato Asker: nessuno la stava accusando, ma per dare giustizia ad una bambina innocente avrebbe dovuto rivelare ciò che sapeva.

    Sono stata avvicinata da Sir Eitoke Hyuga circa un mese fa. Mi ha trovata lui ed in un primo momento fui sconvolta in quanto credevo fosse morto durante la guerra. Ma ancor più sconvolgente era il motivo per cui mi aveva cercata: voleva riprendersi sua figlia. La piccola Mirabel per l’appunto.

    Vi fu un silenzio tombale. C’era tensione nell’aria sebbene tutti ascoltassero in maniera composta e senza lasciar trapelare nulla, eccetto Lanya, sul cui volto si dipinse un sorriso soddisfatto ma sapientemente celato alla sua superiore.

    Essendo un ex ninja e dovendosi nascondere dall’Impero che gli dava INGIUSTAMENTE la caccia, aveva preferito lasciarla in custodia a noi per farla crescere in un ambiente tranquillo e sereno. Non era saggio che una bambina seguisse un uomo costretto a spostarsi continuamente ed impossibilitato a restare in una città per più di qualche settimana. Ma essendo riuscito negli ultimi anni a farsi una nuova vita voleva di nuovo vederla, voleva farle sapere che aveva un padre su cui avrebbe sempre potuto contare. La sua storia mi fece grande compassione, anche perché Eitoke era sempre stato un lavoratore onesto e fedele, oltre che una persona estremamente equilibrata. Decisi quindi di aiutarlo.

    Jisabella sembrò sciogliersi udendo quella storia di estrema compassione e benevolenza. Non era stata l’avversione verso l’Impero la motivazione principale per cui la zia aveva aiutato un presunto criminale, bensì il desiderio di aiutare un padre che non vedeva la figlia da più di dieci anni. Quel padre si era privato dell’amore della propria bambina pur di farla crescere in un ambiente sano ed educativo.

    Nei giorni precedenti al festival organizzammo un piano. Con una scusa, avrei dovuto farmi seguire dalla piccola Mirabel in una zona di foresta lontana dagli sguardi indiscreti delle guardie imperiali. E così ho fatto. Tuttavia non mi sarei mai aspettata che ad attenderci ci sarebbe stato qualcuno di diverso da Eitoke. Cercai di oppormi a quell’uomo ma fu inutile. Riuscì a strapparmi la bambina dalle braccia.

    L’uomo spuntato dal nulla, come confermato da Mariel a Jericho, era appunto Lotario.
    C’era però qualcosa che non tornava in quella faccenda e l’attenta Nyoko non si esentò dal farlo presente.

    Perché non avete parlato subito?

    La vecchia si fece di nuovo rabbiosa in volto.

    Perché voi prepotenti non mi avreste creduto! E soprattutto avreste dato la caccia ad un uomo innocente!

    L'uomo innocente era riferito ad Eitoke, non di certo a Lotario. Nyoko scosse la testa contraddetta.

    Tsk! Innocente. Suo marito, il Daymio Itoge Roonvenalt, era un maiale. E tutti i ninja al suo servizio che hanno eseguito i suoi ordini senza battere ciglio lo sono ancor di più.

    Era una affermazione estremamente forte. Era chiaro che per l'Impero chiunque fosse un ninja fosse automaticamente un criminale, tant'è vero che negli anni si era sviluppata una vera e propria caccia alle streghe. Lavinia strinse i pugni e tese le braccia lungo i fianchi.

    Forse si comportava da buon padre di famiglia in casa, ma ha dominato tutta la parte ovest di Arcadia con avidità e con il pugno di ferro, sfruttandone le risorse ed i commerci a scopo personalistico, per accrescere il proprio potere, fregandosene del benessere di chi abitava quelle terre. Con la scusa di proteggerle e spacciando i ninja come custodi di interessi universali, lui e gli altri signori feudali hanno contribuito a tenere viva una guerra continua con la vicina Shal’Aria, i cui oligarchi a loro volta cercavano di prendere il dominio di quelle città prosperose lungo il fiume che separa le due regioni. E ovviamente le ripercussioni di tutta questa avidità politico-economica su chi è ricaduta? Sui cittadini innocenti ed i lavoratori onesti di quelle città che volevano semplicemente vivere sereni. Non è un caso che le prime rivolte al precedente sistema oligarchico siano nate qui e poi si siano espanse nel resto di Arcadia.

    Lavinia era di nuovo sotto scacco. Era tutto tremendamente vero: la maggior parte delle città di Arcadia aveva accolto di buon occhio la partnership offerta dall'Impero che avrebbe garantito loro maggiore indipendenza economica, maggiore capacità di autodeterminazione governativa, maggior prestigio e minore dipendenza dagli assiomi dettati dalla capitale. Con i Daymio fuorigioco, finalmente sarebbero divenuti liberi di gestire in maniera sovrana i propri affari. Ed in effetti tali promesse erano state mantenute: non era un caso che le autorità di Arcadia potevano considerarsi quasi al pari di quelle di Aldaresia e che il Messia nutrisse estrema fiducia nei loro confronti.

    Basta così.

    Cercò di stemperare con tono pacato ma deciso la saggia Jisabella. Non erano lì per dar sfogo ai loro dissapori politici.

    CITAZIONE
    Bene direi che ora sono rimasti questi misteri da sviscerare:
    - Chi e perchè ha rubato il medaglione
    - Perchè non si è presentato Eitoke e invece si è presentato Lotario all'appuntamento fissato con Lavinia
    - Altri ed eventuali retroscena politici

    Avete come al solito carta bianca.
    Ci ho messo tantissimo perchè ho cambiato questo post almeno 5 volte nei contenuti XD Non sapevo davvero come renderlo per non farlo troppo pesante o troppo superficiale o troppo autoconclusivo. Credo adesso sia abbastanza equilibrato e vi dia la possibilità, soprattutto ad Asker, di poter approfondire quella che è la storia di Arcadia, che poi è uno degli scopi principali di questo ciclo di trama.



     
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    Tipico: si sente un tuono, poi niente.

    A quanto pare anche ad Arcadia il meteo aveva la brutta abitudine di minacciare le persone con un temporale, per poi ritornare sui suoi passi... anche se a Neagora molto spesso i tuoni a ciel sereno erano opera di stregoni impazziti. Perfino la città più avanzata del continente doveva vedersela con episodi simili: probabilmente avvenivano più incidenti lì che nel resto del continente.

    Pare che ora non gli interesso più...

    L'adepta rispose prontamente alla domanda dello studioso, rivelando un particolare abbastanza interessante: i genitori della ragazza erano morti durante la guerra. Proprio quella guerra, Jericho ricordava con angoscia quel periodo: costretto a vivere al di fuori di Aethernia per lunghi periodi e rifugiandosi nella casa fuori città per sfuggire agli attacchi suicidi degli shinobi o qualsiasi altro nemico dell'Impero.

    A causa loro ci erano andate di mezzo tante persone innocenti, per non parlare dei danni materiali... per fortuna in una maniera o nell'altra sono riusciti a porre fine a quel massacro.

    Sebbene ci fossero ancora degli assassini ancora a piede libero, ne era la prova l'incidente all'esposizione di Arcana, la situazione era se non altro vivibile rispetto a prima.

    Un momento... ha detto che i suoi genitori sono morti. Quindi chi era l'uomo sottoposto alla prova della natura dai guardiani?

    L'ipotesi di un'impostore era troppo scontata, ma come faceva a sapere di Mirabel?

    Un complice di quei due farabutti? ... No, non sembravano attendere nessuno, dovevano esserne all'oscuro.

    Gli mancava qualche pezzo per comporre il puzzle, ma non poteva pressare di domande la povera Mariel; oltre ad essere inopportuno, se quella ragazza non conosceva i dettagli della faccenda, era inutile insistere.

    Ma perchè mi sono lasciato trasportare dalle adepte invece di tirare dritto insieme ad Asker!

    Faceva bene a maledirsi, per quanto gli facesse piacere fare compagnia alla povera Mirabel, aveva perso un'occasione per far luce sulla vicenda del Festival; doveva assolutamente chiedere ad Asker degli aggiornamenti una volta finito il consulto.

    Già, a volte sembra che il destino provi gusto a torturare degli individui in particolare.

    I più masochisti, invece, si torturano da soli: tralasciando Jericho, perennemente in mezzo ad eventi in cui sicuramente qualcosa andrà storto, anche Mariel non era da meno con indosso quei tacchi esagerati; sebbene gli donassero molto, si vedeva lontano un miglio la poca esperienza nel portarli. Avrebbe traballato ancora per qualche secondo, nel tentativo di proseguire con quell'andatura spedita, per poi barcollare vistosamente e perdere del tutto l'equilibrio; il giovane mago, da buon gentiluomo previdente, si era già portato ad una distanza adatta per afferrarle delicatamente i fianchi e trattenerla solo come un vero donnaiolo esperto sa fare.

    Sarebbe andato tutto per il meglio, probabilmente seguito da un altro momento romantico... purtroppo non andò così: lo stesso Jericho sarebbe inciampato a sua volta, a causa di uno scoiattolo troppo pigro per togliersi dalla strada in tempo. Cadde a terra prima di Mariel, riuscendo solamente a fargli da cuscino e rovinando in maniera abbastanza vergognosa per un mago del suo calibro.

    Adesso manca solamente il diluvio...


     
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    Alla luce delle nuove rivelazioni, Asker si sentì frastornato. Le verità che la donna stava portando finalmente a galla era di quanto aveva avuto bisogno PRIMA che il terribile misfatto fosse compiuto. Quando Lanya, con tutta la sua irruenza, aveva tentato di estorcere informazioni alla donna anziana.

    Ora il comportamento di Lavinia assumeva contorni più sensati. Finalmente Asker capiva come erano andate le cose e i motivi che si nascondevano dietro le azioni della anziana. Ora sentiva di poter parlare senza peli sulla lingua, esponendo schiettamente come la vedeva.

    Come al solito si scivolò di nuovo a parlare di politica, era un gioco sterile e inutile quello di puntarsi il dito tra gli indipendentisti e l'impero. Soprattutto per Lavinia, il cui marito era un alto esponente della "vecchia gestione". Apprezzò che la prescelta ponesse l'ennesimo punto a quelle disgressioni e, avendo capito di avere il permesso di esprimersi in base all'atteggiamento generale durante le sue ultime due considerazioni, prese la parola non appena fosse stato sicuro di avere lo spazio necessario per parlare di nuovo.

    Io le credo, signora Canthora. Disse con voce calma ma viso ancora serio. Dedicò qualche sguardo anche alle imperiali, sostenendolo in caso quelle avessero avuto qualche reazione precoce.

    Credo nella sua buona fede. Credo nel suo desiderio di aiutare un padre a cui è stato precluso ogni contatto con la figlia. E credo anche che non siete stata altro che un'altra vittima di questo innominabile delitto. Col viso avrebbe cercato di trasmetterle empatia e serenità, tuttavia manteneva una certa solennità in quello che stava per dire. Tuttavia su una cosa non sono d'accordo....

    Guardò per un attimo la prescelta, come per prepararla a quanto avrebbe detto. Non penso si sia trattato semplicemente di sfiducia verso l'impero quando, pochi minuti dopo il delitto, siete stata interrogata (con il sottoscritto presente) circa le sorti della bambina e avete completamente taciuto.

    Asker giunse senza accorgersi le mani dietro la schiena, continuando a parlare con franchezza. Credo piuttosto che abbiate avuto paura. Paura di essere ritenuta responsabile di quanto accaduto alla bambina. Paura che foste ricondotta alla persona di un ricercato. Paura del pregiudizio che avrebbe potuto essere usato contro di voi.

    Il cavaliere abbassò lo sguardo, meditabondo. Ammetto di essere il primo a non gradire questa atmosfera di sfiducia politica che esiste in diverse parti di questo continente, ma ciò non giustifica quella che è stata la verità...

    Guardò di nuovo Lavinia, cercando di non sembrare duro ma semplicemente diretto. La verità è che avete preferito proteggere voi stessa piuttosto che quella bambina, quel giorno.

    Addolcì l'espressione del suo viso, adeguandolo a quanto avrebbe detto in seguito. Nessuno può nè vuole condannarla per questo, siamo tutti umani e tutti sbagliamo. Ma credo che se lei provasse un briciolo di pietà per quanto successo a quella piccola creatura e si ritenga un minimo responsabile al riguardo, adesso non tratterrebbe alcuna cosa a queste persone e ci darebbe tutte le informazioni possibili per risalire ai perpretatori di questo misfatto.

    Concluse poi, guardando un po' tutte le altre presenti. Perché in qualche modo qualcuno è riuscito ad appropiarsi di una reliquia preziosa per giungere nel cuore di Arcadia e ordire questo delitto (o chissà cos'altro ancora) e quella persona deve risponderne, in nome della giustizia.

     
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19 replies since 6/2/2018, 02:07   420 views
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