Aveva fatto lo sbruffone, ma rischiava di morire ben prima di arrivare al nido della viverna: non solo la fatica, ma anche i morsi del gelido vento lo avevano indebolito non poco.
Come diamine fa un rettile a sangue freddo a vivere a queste altezze...Eppure si trovava lì veramente, poteva già intravedere una grotta sulla parete rocciosa... peccato si trovasse svariati metri sopra di lui.
Tipico... io e queste bestie abbiamo la stessa paranoia, forse è per questo che ci comprendiamo al volo.Si trattava di un muro perpendicolare al terreno di roccia sdrucciolevole e ghiacciata, senza un appiglio e distante almeno duecento metri da terra. Per chiunque non possedesse un paio d'ali era impossibile arrivarci, ma Koshiro aveva un metodo alternativo.
Essere un assassino addestrato a tutto ha anche lati positivi, non se lo aspetta mai nessuno.Controllo del chakra: la base dell'essere shinobi. Ci si poteva fare un pò di tutto (anche degli gnocchi perfetti!), ma l'applicazione più utile era sicuramente scalare pareti senza sforzo, semplicemente camminando.
Era passato molto tempo da quando lo aveva fatto l'ultima volta, specialmente per evitare attenzioni indesiderate, ma nel bel mezzo del nulla poteva sfruttare appieno quell'abilità. Tuttavia in quelle condizioni estreme era già un miracolo essere arrivato fin lì, figuriamoci mantenere la concentrazione con il gelo penetrato nelle ossa e la scarsa presenza di ossigeno.
Il mal di testa era a dir poco lancinante, ma l'ex-shinobi tenne duro, fino a raggiungere l'anfratto dove si nascondeva la viverna; con un ultimo sforzo, aiutandosi anche con le braccia, superò l'imbocco e strisciò all'interno.
L'antro era buio ed era difficile vedere all'interno, ma gli altri sensi potevano confermare la presenza di una bestia all'interno: il tanfo ed i respiri profondi della creatura saturavano l'aria, non più spazzata dalle incessanti correnti fredde di Ephiora.
Il novizio samurai fece appena in tempo a rimettersi in piedi, prima che gli occhioni gialli del padrone di casa si accorgessero del suo arrivo; il lucertolone infatti si era immediatamente messo in allerta e stava già per dare un "caldo" benvenuto all'indesiderato ospite.
La fiamme illuminarono istantaneamente l'area, tanto violentemente da mettere fuori uso per un pò la vista dello Shimada. Quest'ultimo saltò di lato per istinto appena in tempo per evitare il fuoco, fortunatamente ridimensionato dalla scarsità di ossigeno a quella quota.
In preda al panico, l'ex-shinobi cercò immediatamente un riparo adeguato, trovandolo in una roccia di grandi dimensioni a qualche passo da lui. Fece appena in tempo a nascondersi lì dietro e l'oscurità inghiottì nuovamente la grotta.
Sono così idiota da non aver portato nemmeno una torcia... ora come diavolo faccio a sconfiggerlo se non riesco nemmeno a vederlo?La viverna aveva un bel vantaggio su di lui: tralasciando la stazza, gli artigli e tutto il resto; poteva individuarlo attraverso l'odore, mentre lo spadaccino no. L'odore di quella creatura impregnava uniformemente tutto l'antro ed il respiro profondo rimbombava sulle pareti, rendendo difficile capire da dove venisse: si era praticamente cacciato in trappola da solo.
Contavo di sfruttare l'effetto sorpresa per ucciderlo nel sonno, ma mi sbagliavo: non mi rimane altra scelta se non fuggire... ma è proprio quello che si aspetta.Lo Shimada conosceva il comportamento di simili mostri: ai loro occhi erano tutti dei roditori impauriti, capaci solamente di nascondersi fino a mettersi in trappola da soli e scappare non appena incrociavano i loro occhi vitrei e terrificanti. Farsi prendere dall'ansia era il primo passo verso la fine, era la prima cosa imparata all'accademia, perciò doveva svuotare la mente e trovare un modo per capovolgere la situazione...
Cauta, la viverna aveva evitato di esporsi troppo per paura di essere ferita, mostrandosi quel tanto che bastava; le sue fauci si spalancarono, pronte a rilasciare un'altra fiammata.
L'ex-shinobi attese pazientemente il momento giusto per riuscire finalmente a vedere il suo bersaglio, appellandosi ai suoi riflessi per scagliare una pietra dritta sul palato del lucertolone prima di essere arrostito dal suo alito infuocato. L'impattò con il sasso fece chiudere istintivamente la bocca alla viverna e la sua arma più temibile gli si ritorse contro, ustionandogli la bocca.
Sfruttando quell'attimo di luce, Koshiro memorizzò qualsiasi particolare importante di quella grotta: il più interessante erano delle formazioni di minerali presenti sul soffitto. Sfruttò il breve diversivo per raggiungere un altro riparo e preparare la sua prossima mossa: lanciare una grossa pietra contro le stalattiti presenti sulla volta della caverna.
Le precarie ed appuntite formazioni minerali crollarono inevitabilmente sulla schiena della creatura, costringendola a piegarsi a causa del loro peso; non venne ferita mortalmente grazie alle sue coriacee scaglie sulla sua pelle, ma la sua mobilità era inevitabilmente compromessa.
C'era solo un modo per battere una creatura volante: impedirgli di volare. Costringendola a difendersi in un'ambiente angusto si limita il suo raggio d'azione e la sua pericolosità, ma difficilmente se ne rende conto.
In più scontrarsi all'interno del loro nido, difficilmente tenteranno di scappare, perchè spinte a difendere il loro territorio ed ingannate da un falso senso di sicurezza a combattere in un luogo familiare... c'è anche da dire che sono stato molto fortunato a scorgere quelle enormi stalattiti sul soffitto.Aveva sospettato della presenza dei depositi minerali sul soffitto della grotta non appena vide le stalagmiti a poca distanza dall'ingresso della grotta e dall'umidità in quel luogo.
Forse un tempo vi era un fiume sotterraneo che culminava in una cascata, il ghiaccio sulla parete rocciosa qui fuori potrebbe essere una prova.Finita la lezione di scienze, l'aspirante samurai volse la sua attenzione al principale problema: la viverna.
La bestia era stordita, ma poteva riprendersi in ogni momento; senza indugiare ulteriormente, lo spadaccino armò il proprio braccio e si diresse ad ampi passi verso il corpo della sua preda. Dinnanzi al capo del rettile, alzò la sua lama, pronto ad eseguire la sua condanna come un boia: lo sguardo della creatura ferita si incrociò con gli occhi freddi del suo carnefice, in quel momento i ruoli si erano invertiti e l'insignificante essere spaventato era la viverna.
Lo Shimada esitò un momento di fronte a quella scena pietosa, poi il braccio si mosse; ancora indeciso se graziare l'avversario o concedergli una degna fine, la sua lama incontrò un bersaglio: il suo istinto aveva già deciso.
...
Avrò fatto la scelta giusta?Ripensava ancora alla decisione presa poco prima, ci aveva rimuginato da quando si era lasciato alle spalle la caverna, ma non riusciva a darsi pace.
Forse è meglio semplicemente dimenticarsene.Volse lo sguardo un'ultima volta verso quella montagna, per poi riprendere il cammino verso "casa".
Il vento gelido della montagna non lo tormentava più e quella frescura notturna sembrava riscaldare le membra indolenzite dall'ipotermia; in cielo brillava una uno spicchio di luna nuova, affiancato da una banco di nubi grigiastre e nere.
Non stava per piovere, ma quelle nubi non promettevano nulla di buono, perciò evitò di accamparsi all'aperto: sarebbe rimasto sveglio fino all'arrivo al santuario di Yamato.
L'aspirante samurai procedeva sull'irto sentiero: il respiro affannoso non nascondeva la stanchezza fisica e, soprattutto, mentale. Difficile dire quanto tempo era passato dall'ultima dormita e gli sforzi perpetrati nel tempo non aiutavano.
La tentazione di abbandonarsi sulla morbida terra si faceva sempre più allettante ad ogni passo, aiutata da quel particolare tepore dovuto all'assenza di vento tipico di quelle zone: agli occhi del ragazzo la foresta di conifere sarebbe apparsa quasi magica.
L'umidità nell'aria si trasformò ben presto in una fitta nebbia, intrappolando lo sventurato Koshiro all'interno di un labirinto senza mura. Senza più riuscire a vedere a più di tre metri di distanza, quest'ultimo avanzava lentamente e tenendo il capo chino verso lo stradino nel disperato tentativo di non smarrire la via.
Sembrava una suggestiva metafora, ma era tutto vero.
Vagò in quel mare bianco per qualche ora, senza rendersene nemmeno conto. Vedeva sempre il medesimo scenario: alberi e nebbia... si era perso (di nuovo).
Attendere lì il mattino seguente o continuare a camminare?
Poteva permettersi il lusso di rischiare di rimanere così esposto, non poteva certo rimanere in balia del primo malintenzionato o della fauna del luogo; pensò di scalare un albero, così da essere più al sicuro, ma le forze rimaste non gli permettevano nemmeno di utilizzare il chakra.
Non mi rimane altra scelta se non girare in tondo fino a svenire.Constatò preoccupato. Poteva restare sveglio tutta la notte?
Gli occhi erano sempre più pesanti e gli sembrava già di dormire: tanto che dalla foschia apparvero delle fiammelle fluttuanti.
Fuochi fatui?Era giunto nell'aldilà e non se n'era nemmeno accorto?
Effettivamente quell'ambiente aveva ben poco di terreno, cosa doveva fare in quella situazione?
Tornare indietro servirà a qualcosa?Il primo pensiero fu di percorrere la strada all'indietro, oppure era già tutto vano? Se fosse ancora tra i vivi sarebbero energie sprecate.
Tra quelle paranoie, udì una voce soave penetrare nella sua mente: incuriosito lo Shimada girò lo sguardo verso la fonte di quel suono, attratto irresistibilmente.
Il dubbio di evitare di seguire quel richiamo si faceva sempre più forte nella sua testa, nonostante ciò proseguiva come ipnotizzato, fino a raggiungere un tempietto, forse una tomba.
Non mi dire che!...Con rinnovato vigore scattò verso quel tempietto, cercando di capire a chi fosse dedicato; sulla pietra non erano incise parole, ma una statuetta raffigurava una donna elegante. L'ex-shinobi tirò un sospiro di sollievo ed alzò lo sguardo tranquillizzato.
Quella sensazione durò nemmeno un attimo, perchè i suoi increduli occhi videro di fronte a lui un vero e proprio fantasma.