Ritorno

Background per l'arte segreta

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    Fuga da Louyhong


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    Ancora incazzato per gli avvenimenti del Braxamundis, Koshiro gradiva quel freddo vento proveniente da nord, raffreddava il suo temperamento focoso. A detta di molti quella terra pareva "magica", perchè in grado di regalare la pace interiore a chi la cerca; secondo l'opinione dell'ex-shinobi si trattava solamente della sua posizione geografica e del clima: un posto inospitale, lontano dal caos e dagli intrighi tipici del mondo degli uomini, oltre a possedere paesaggi mozzafiato capaci di toccare l'animo.
    La sensazione di pace era solo un'illusione nella mente di chi ne ha bisogno, partorita da persone da un passato lordo in cerca di perdono o semplice tranquillità, alimentando la fama di quel luogo nelle altre regioni.
    Dal canto suo lo shimada credeva che anche quella regione avesse dei lati oscuri, come il bigottismo e l'attaccamento eccessivo alle tradizioni, a volte a scapito della vita umana, e l'angoscia costante in cui vivevano i monasteri autonomi a causa della minaccia costante dell'Impero.
    Nonostante ciò doveva riconoscere la determinazione dei monaci nel respingere una minaccia molto più numerosa ed organizzata di loro, un'impresa non riuscita nemmeno ai potenti e freddi assassini conosciuti come ninja. Quello sforzo gli era valsa una discreta popolarità tra chi non sopportava l'autorità imperiale e l'imposizione delle loro leggi.

    Lo stesso Koshiro considerava Ephiora la sua nuova patria (invece di Arcadia) da quando era tornato tra i vivi, la conosceva solamente dalle parole di Yamato ed Izumi, ma sempre meglio di niente; si era costruito un'identità fittizia da tirar fuori quando necessario, tuttavia man mano che la utilizzava riusciva a persuadere anche se stesso. Cosa ne sarebbe rimasto del fiero shinobi precedente alla guerra dopo uno, cinque o dieci anni?

    Il pensiero di aver lasciato alle spalle le sue radici lo angosciava sempre di più, rafforzato dalla tristezza di aver perso per sempre molti dei suoi compaesani e punti fermi della sua esistenza. Non riuscendo a trovare una soluzione scacciava quei pensieri malinconici, distraendosi con altro... ultimamente la sua fonte preferita di distrazione era il costante stato di languore in cui versava a causa della carenza di cibo.
    Eh già, lo Shimada era abile nel racimolare denaro, ma con altrettanta rapidità riusciva a spenderlo: nella maggior parte dei casi in donne ed altri piaceri, concedendosi lussi a cui invece dovrebbe rifuggire per il bene delle sue tasche.

    Quanto devo camminare ancora...

    La strada dissestata e perennemente in salita, rendeva difficoltoso spostarsi tra un villaggio all'altro e l'incedere dell'aspirante samurai si faceva sempre più lento.

    Non ce la faccio più.

    La marcia a tappe forzate a cui si sottoponeva doveva temprare il suo spirito, ma a stomaco vuoto era un esercizio dannoso.
    Si lasciò andare sedendosi alla base di un grosso albero nei pressi dello stradino, capace di offrirli riparo dal vento e dal sole, mangiando l'ultimo pezzetto di pane rimasto e appisolandosi istantaneamente.

    ...



    Non fartelo scappare! ... Yaaawn. ... Maledizione! ... Uhm... Sta andando da quella parte! ...

    COSA CAZZO AVETE DA URLARE?!

    L'ex-shinobi si svegliò di soprassalto sbraitando nella direzione in cui provenivano quelle frasi, trovandosi faccia a faccia un grosso cinghiale. Con una velocità fulminea che nemmeno lui credeva di possedere, sfoderò la spada maledetta e decapitò il povero animale.
    Il corpo ed il capo senza vita della bestia rotolarono poco più avanti, senza sporcare le vesti dell'improvvisato cacciatore; quest'ultimo aveva compiuto quel gesto senza rendersene conto, lasciandolo incredulo. Non sapeva se gioire per aver evitato una brutta ferita o spaventarsi per la brutalità della sua reazione al pericolo.

    Non ebbe modo di trarre le sue conclusioni, perchè interrotto dell'entrata in scena di due contadini armati di rudimentali archi. I due rimasero interdetti di fronte alla bestia decapitata ed il terreno imbrattato di sangue, per fortuna non videro la lama brillare di un vivo color indaco, altrimenti avrebbero pensato subito ad un demone.

    Meno male che ho sempre l'abitudine di rinfoderare la spada quando non c'è più pericolo. Quindi eravate voi a disturbare il mio riposo.

    Esordì con tono accusatorio nei loro confronti, dopotutto era a causa loro se era stato costretto a macellare seduta stante quel povero cinghialotto.

    Ci dispiace, volevamo solamente scacciarlo dai campi. Poi però abbiamo pensato di ucciderlo per sfamare le nostre famiglie... per fortuna ci hai pensato tu, siamo pessimi tiratori.

    Replicò uno di loro, un pò impaurito dalla figura trascurata dello spadaccino. Aveva il capo chino e la voce era sincera, probabilmente, superato lo stupore iniziale, ora sembravano nutrire ammirazione nei confronti dello straniero capace di abbattere la loro preda con un singolo colpo.

    Non era mia intenzione rivolgermi a voi in quella maniera scurrile, mi spiace di avervi spaventato.

    Dopotutto erano solamente un paio di cacciatori dilettanti alle prese con una preda più tenace del solito, non si aspettavano nemmeno loro di coinvolgere un viandante appisolato nel bel mezzo del nulla; alla fine l'unico a rimetterci era stato quel cinghiale. Taka si accorse che quei contadini guardavano con interesse alla preda appena abbattuta, uno di loro se lo stava quasi mangiando con gli occhi.

    Dov'è il vostro villaggio? Sarò più che felice di dividere la preda se mi aiuterete a scuoiarla e cucinarla a dovere.

    Aggiunse conciliante il novizio samurai, condividendo l'appetito famelico degli interlocutori; i suddetti accettarono entusiasti, caricando il cinghiale su un bastone, dopo averlo assicurato con delle corde.

    ...



    Due ore di marcia nella fitta e finalmente lo sfinito Koshiro poteva godersi un pò di riposo in una casa come si deve e rifocillarsi con il cibo offerto dalle famiglie dei contadini: si trattava di una casa semplice, costruita in legno ed altri materiali poveri, tuttavia era accogliente e gli ricordavano vagamente la sua vecchia casa; inoltre i bambini che giocherellavano nei dintorni la rendevano veramente un luogo gradevole... molto più dei solitari e freddi picchi della zona.
    Forse anche lui avrebbe avuto una famiglia un giorno... sempre se avesse messo da parte quel suo caratteraccio e la mania di spendere vagonate di soldi per soddisfare i suoi piaceri.

    Nelle ore successive si era accordato con questi ultimi per scambiare la sua parte con dei viveri già pronti e a più lunga conservazione, congedandosi amichevolmente da loro dopo essersi completamente ripreso.

    Secondo le loro indicazioni un monaco in grado di usare la magia si trova poco più avanti del prossimo villaggio, per la strada che conduce sulla cima di quella montagna... non ero così perso come credevo.

    Bugia, si era completamente perso.

    ...



    Finalmente...

    L'ex-shinobi aveva il fiatone, ma aveva raggiunto la sua meta.
    Il villaggio non era molto più grande del precedente, ma era costruito in pietra invece di semplice legno ed appariva molto più accogliente dell'altro, tanto da possedere perfino una locanda. Purtroppo tale lusso non era concesso al povero spadaccino, costretto a ripararsi dall'incessante vento freddo sotto il portico di una stalla.

    Mi auguro che Yamato abbia una sistemazione migliore.

    Lo Shimada si rese conto solo in quel momento che c'era qualcosa di diverso della sua spada: emetteva incessantemente un leggero miasma dall'odore mefitico quasi insopportabile (nonostante il puzzo di merda proveniente dalla stalla) e il bagliore indaco proveniente dalla lama si rifletteva nelle decorazioni esterne, facendo apparire due occhi inquietanti.

    Solo ora se lo era chiesto: quella spada era sempre stata così?
    Si ricordava a malapena il momento in cui l'aveva strappata al cadavere carbonizzato del suo precedente possessore, ma aveva un aspetto diverso da quella attuale, molto meno sinistra. Il cambiamento fu così lento ed impercettibile che nemmeno si accorse di nulla, arrivando ad accettare senza problemi di brandire una spada maledetta.
    Era indubbiamente un'arma di fattura eccellente, ma ad ogni vittima mietuta, la sua sete di sangue cresceva e solo ora poteva percepire chiaramente la malvagità contenuta in quell'oggetto in apparenza inanimato.

    Difficile spiegare quella sensazione, ma ad ogni suo utilizzo, ogni fendente, ogni volta che il sangue delle vittime bagnava la sua lama, il suo desiderio di uccidere aumentava; nonostante avesse superato la rabbia ed abbandonato la violenza come unica soluzione, lo spadaccino sentiva di essere influenzato e perdere l'autocontrollo. Il pensiero di tornare lo spietato assassino di un tempo lo fece inorridire, tanto da voler gettare quell'oggetto in un burrone e non vederlo mai più... ma non sarebbe bastato, poteva scommetterci.
    In un modo o nell'altro sarebbe stata ritrovata e continuato la sua perversa opera nelle sfortunate mani di un altro incauto guerriero.

    Doveva trovare una soluzione definitiva, ma per il momento non aveva trovato armatura in grado di resistergli o arma in grado di fermarla. Il primo colpo andato a segno era sempre stato l'ultimo ed usarla in pubblico avrebbe attirato attenzioni non gradite, le stesse del rivelare a tutti il suo oscuro passato.
    Secondo il defunto Nori si trattava della capacità di distruggere qualsiasi materia: se fosse vero non ci sarebbe modo di distruggerla.
    Malgrado la sua intelligenza, non era uno studioso come Nori e nessuna brillante idea lo illuminò sul da farsi; per ora l'unica cosa in grado di contenerla era il suo fodero, doveva partire da lì.

    ...



    Il giorno dopo, di primo mattino, Koshiro entrò nella taverna del villaggio, chiedendo come colazione la minestra più economica. Finito il pasto, dopo aver pagato con gli ultimi spiccioli in suo possesso, si rivolse nuovamente all'oste, domandando l'ubicazione del tempio.

    Facile: prosegui per il sentiero verso la montagna più alta. Non dovrai raggiungere la cima ovviamente, lo troverai lungo il sentiero, è difficile non notarlo.

    Grazie.

    Un'altra cosa: ogni tanto alza gli occhi al cielo, alcuni avventori affermano di aver visto una viverna volare sulle montagne nei dintorni, fin'ora non ci sono giunte notizie di attacchi, ma è per...

    Non ti preoccupare, se mi capita a tiro me ne libererò una volta per tutte e riscuoterò la ricompensa. Ci vediamo.

    Impaziente novizio samurai non lasciò nemmeno il tempo di replicare al povero oste, scappando letteralmente via dal locale. L'oste rimase basito dalla risposta spensierata del ragazzo, non riuscendo a capire se fosse eccessivamente sicuro di se o totalmente ignorante in materia.

    Ma... Ma... è pericoloso.




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    AUTOGESTITA PER LA SEGRETA
    Durante l'autogestita Taka (o Koshiro) non si "accorge" semplicemente di avere una segreta di cui era entrato in possesso svariato tempo prima... ma gli eventi che seguono sbloccano qualcosa dentro di lui, permettendogli di usufruire a pieno dei vantaggi.



    Edited by Isawa - 24/2/2018, 18:27
     
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    Il Monaco


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    Finalmente...

    Non ci credeva nemmeno lui, dopo una serie infinita di scalini, era giunto nei pressi di un piccolo edificio in stile tipicamente Ephiorese.
    Ad attenderlo all'entrata una faccia familiare: Yamato.

    Sapevo che ci saremmo incontrati di nuovo, Takashiro.

    Sono duro a morire. Preferirei che non continuassi a chiamarmi così... preferisco chiamarmi Koshiro.

    Ti sei sistemato bene amico, stufo di viaggiare?


    Con la guerra conclusa non aveva senso proseguire il mio viaggio, ho preferito tornare nella mia terra a pregare ed aiutare i miei compaesani.

    Dì la verità: ti facevano solo male i piedi.

    Un pò si.

    Ammise con sincerità il monaco, invitando l'amico ad entrare nella sua dimora.
    Nonostante l'esterno trasmettesse un senso di solennità, all'interno era accogliente ed essenziale; tralasciando la puzza di vecchio trasudante da ogni asse di legno, era un bel luogo dove stabilirsi. Inoltre un pò dappertutto erano sparse delle quantità imbarazzanti di viveri per una singola persona.

    Ti sei dato al contrabbando di merendine per arrotondare?

    Disse l'ex-shinobi alludendo ai sacchi di riso appoggiati alle pareti, ma accorgendosi che non erano i soli beni presenti in quel luogo: pellicce, legna da ardere o altri utensili ingombravano gli angoli di quel santuario, facendo apparire quel luogo ancora più piccolo.

    Sono i regali che ricevo dagli abitanti del luogo o dai viandanti che mi fanno visita. Più sono poveri e più cercano di dimostrare la loro gratitudine dopo averli aiutati.

    Suppongo che non prendano bene un rifiuto come risposta.

    Già...

    Ed io ti avevo anche portato da mangiare pensando di trovarti denutrito.

    I due si sedettero in soggiorno intorno al focolare spento, i toni della conversazione, prima distesi, si fecero più cupi.

    Ti vedo preoccupato, qualcosa non va?

    Niente di grave, sono ancora sconvolto dagli avvenimenti del Braxamundis.

    La trappola per topi orchestrata dagli imperiali?

    Si, ti sono già arrivate le prime notizie?

    No, ma era palese che sarebbe successo qualcosa di terribile.

    Replicò secco Yamato, per nulla felice di veder confermate le sue previsioni.

    Tralasciando le vittime innocenti... in quel momento mi sono sentito tradito dagli shinobi, ad un certo punto ho quasi iniziato a tifare per gli imperiali. Non mi sono sentito più confuso in vita mia.

    Come sei riuscito a fuggire?

    Il monaco tentò di cambiare immediatamente discorso, nel tentativo di distrarre lo Shimada da quelle sensazioni terribili.

    Mi sono defilato senza attirare l'attenzione e senza uccidere nessuno, non preoccuparti. L'unica vittima da quando ci siamo separati è stato uno sfortunato cinghiale un giorno fa.

    Poverino...

    Commentò ironico l'interlocutore.

    Probabilmente ora è diventato parte di un buon stufato che sfamerà un paio di famiglie.

    Quindi ti sei dato alle buone azioni, mi fa piacere.

    Lo spietato assassino di un tempo non esiste più, credo...

    Aggiunse fieramente l'ex-shinobi.

    Tuttavia c'è qualcosa che non mi torna: un soldato mi ha fermato per un controllo, ma non mi ha minimamente riconosciuto.

    Inoltre in ogni città visitata non ho visto un singolo manifesto da ricercato con la mia faccia, nemmeno in quelle più lontane dalle civiltà. Oltre a considerarmi morto, gli imperiali si sono anche dimenticati totalmente di me?


    Oppure hanno cancellato del tutto la tua esistenza dalla storia.

    Ho chiesto ad un mio amico influente nell'esercito di mostrarmi le taglie di tutti gli shinobi, anche quelli morti o catturati: ma la tua faccia non è mai venuta fuori, nemmeno tra i nomi c'era un "Takashiro Uchiha". Se almeno un decimo delle tue sparate fossero vere, dovevi essere il ricercato numero uno dell'Impero, invece per i loro capitani nemmeno esisti.

    L'unica spiegazione valida è la rimozione di tutti i dati sul tuo conto una volta cessata la tua attività.


    O confermato la mia morte.

    Calò il silenzio. Quei fatti aprivano le porte a considerazioni oscure sull'identità dell'ex-shinobi: insomma per quale motivo cancellare tutti i dati di un ricercato alla morte, se non per aiutare a dimenticarsi di lui, delle sue terribili azioni e delle umiliazioni subite.
    Koshiro in cuor suo sapeva il motivo, ma Yamato era ancora scettico a riguardo. Nemmeno ai Kage era stato riservato un trattamento del genere, quanto consideravano pericoloso quel ragazzo?

    Ancora una cosa...

    Lo sguardo del monaco venne attirato dalla spada che si portava dietro il novizio samurai, il suo volto si fece cupo ed il tono tremendamente serio.

    ...hai notato cambiamenti nella tua spada?

    Una domanda diretta, dritta al centro delle preoccupazioni dello spadaccino; non sapeva come tirare fuori questo argomento, ma per fortuna ci aveva pensato il suo interlocutore per lui.

    Ultimamente ha ricominciato a brillare di una luce sinistra... tuttavia la vera metamorfosi è avvenuta durante la guerra e non me ne sono reso conto.

    Per fortuna ti hanno fermato prima che potessi perdere completamente te stesso e divenire succube di quell'oggetto.

    Constatò amaramente Yamato, spostando di nuovo gli occhi sull'arma maledetta.

    Non ho idea di come liberarmene, solo il suo fodero riesce a contenerla. Tutto il resto viene trapassato come burro.

    Me ne occuperò personalmente, conosco una maniera per sigillarla all'interno della sua custodia.

    Taka slegò la spada dalla sua cintura e la allungò verso il monaco.

    Mi aspettavo più resistenza da parte tua.

    Nessuno può costringermi a compiere azioni contro la mia volontà: nemmeno una lama in grado di tagliare praticamente tutto.

    D'un tratto Koshiro si ricordò di un particolare importante.

    Avrò bisogno di una nuova spada.

    Sapeva fare anche a pugni, ma si sentiva più a suo agio con un'arma in mano, preferibilmente una spada.
    Alla richiesta Yamato si alzò in piedi scatto, frugando all'interno di un grosso baule, anch'esso pieno di doni e cianfrusaglie. Dopo un minuto buono, cacciò fuori uno strano arnese, difficile per lo schizzinoso samurai considerarla un degno sostituto della sua spada.

    KbSHyvY



    Cos'è quell'obbrobrio?

    Sibilò contrariato l'ex-shinobi, abituato a lame di ben più elegante fattura.

    Un machete. Me lo ha donato un esploratore a cui ho salvato la vita, secondo le sue parole "è stato un mio amico per molto tempo e significa molto per me".

    Balle, ti ha rifilato un semplice arnese per boscaioli.

    Provalo, la legna la taglia bene secondo Izumi.

    Sempre più contrario ed interpretando quelle parole come una provocazione, l'ex-shinobi impugnò il machete, uscendo di corsa dall'abitazione.

    Se è buono come dici allora non avrà problemi ad uccidere una viverna, o sbaglio?

    Prima della replica dell'amico, lo sfuggente Koshiro era già sparito dalla sua vista, diretto a tutta velocità sulla sommità del monte sovrastante.




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    Fiamme


    La pendenza si fa sentire...

    Di nuovo l'eterna lotta Koshiro e le salite.

    Sono sopravvissuto alla storia, non permetterò alla geografia di uccidermi.

    Pensò mentre correva verso la cima del rilievo.
    Secondo l'ex-shinobi trovare una posizione elevata era il primo passo per avvistare (e farsi notare da) una creatura volante: sempre se la strategia di abbattere una viverna a colpi di machete e pugni possa funzionare, oppure si sarebbe inventato qualcosa sul momento... come sempre.

    Potrei aver esagerato, dopotutto si tratta pur sempre di un regalo e non ingombra affatto: potrei sempre tirarmelo dietro per tagliare le bistecche.

    Metteva seriamente in dubbio l'affidabilità di quel "coso" in battaglia, Koshiro preferiva qualcosa come una katana o qualsiasi arma con una forma che gli si avvicinasse di più. C'era da precisare che combattere una creatura simile con un coltello o uno spadone non faceva tutta questa differenza, finché non scendeva a terra era virtualmente invulnerabile: tuttavia anche un volatile doveva scendere per ghermire la propria preda (o i suoi resti fiammeggianti), e in quel momento avrebbe colpito! - possibilmente senza morirci.

    C'è qualcosa di strano nell'aria...

    Non si tratta della comune sensazione del "troppo tranquillo...", ma di una quiete naturale: uccellini cinguettanti, roditori ed altri piccoli animali indaffarati nelle loro faccende quotidiane, una coppia di cerbiatti intenta a brucare l'erba e scappare un attimo dopo essersi accorti della rumorosa presenza del novizio samurai.
    Non sembrava essere affatto il territorio di caccia di una creatura grossa e pericolosa. L'ex-shinobi se ne intendeva: in passato era solito evocare draghi, ricordava con entusiasmo e paura quei momenti. Non erano animali semplici da domare ed in ogni caso si trattava di creature "appariscenti"; la maggior parte delle persone o animali, era già sparita prima del loro arrivo.

    Un falso avvistamento?

    L'occhio umano era facilmente suggestionabile, un'aquila molto grande ad una certa distanza poteva apparire come un mostro sovrannaturale. Lo Shimada non sapeva poi molto delle viverne e probabilmente nemmeno i presunti testimoni oculari: si trattava veramente di fantasie?
    Il novizio samurai perse lo slancio e diminuì l'andamento della sua corsa, trasformandosi in una vera e propria camminata: sarebbe arrivato in cima alla montagna, ma solamente per ammirarne il panorama.

    ...



    Koshiro impiegò all'incirca un'ora per arrivare nei pressi della cima ed il suo naso reagì ad un odore conosciuto molto bene: carne in decomposizione.

    Si trovava nei pressi di un ampio spiazzo, ancora in pendenza, ma pressoché piatto; una pista d'atterraggio perfetta per un grosso volatile. Gli occhi dell'-ex-shinobi spaziavano rapidamente da una direzione all'altra, attenti al minimo segno evidente della presenza del rettile(?) volante: passò inizialmente a scandagliare il praticello, l'erba doveva essere stata schiacciata in alcune parti dal peso della creatura; poi passò agli alberi e le rocce, su di esse dovevano esserci i segni degli artigli.
    Passò cinque minuti buoni prima di rendersi conto dell'assenza di tracce.

    Quindi quel montone precisamente al centro ce l'ha messo un altro predatore, quasi certamente un uomo.

    Constatò con delusione. L'aspirante samurai si sarebbe palesato senza curarsi di qualsiasi pericolo, avvicinandosi a quel tanfo irresistibile per qualsiasi carnivoro. Non aveva paura di un comune orso o una tigre, in più il suo ingresso in scena avrebbe costretto anche il cacciatore venuto prima di lui a palesarsi.

    Cosa diamine stai facendo!

    Una voce familiare ruppe la pace della foresta. In un attimo, la figura slanciata ed austera di una ragazza tipica di quei luoghi approcciò l'ex-shinobi.

    Di tutti i posti ed i momenti per incontrarci, hai scelto il peggiore. Ti ha detto Yamato dov'ero?

    Preferivo un semplice "Ciao, come stai?" ... e no, sono arrivato fin qui seguendo il mio istinto. Lo sapevo, non potevi lasciarti scappare l'occasione di cacciare una viverna.

    L'espressione adirata di Izumi non mutò, anzi, il suo tono pareva ancor più furente.

    Non caccio per piacere di uccidere, neutralizzo la minaccia prima che possa nuocere a qualcuno. Tu invece, senza curarti di nulla, hai rovinato il mio appostamento.

    Mi spiace, ma il tuo appostamento non avrebbe funzionato a prescindere: se vuoi attirare la loro attenzione devi sfidarli a viso aperto,
    invadendo il loro territorio armato fino ai denti.


    Replicò borioso lo spadaccino, forte della sua esperienza.

    Quell'arnese da boscaiolo sarebbe la tua idea di "armato fino ai denti"?

    Schernì senza troppi giri di parole l'interlocutore. La cacciatrice aveva in pugno il suo fido arco e contava di uccidere il rettile volante dalla distanza, con un colpo a sorpresa e senza correre alcun rischio; la carogna di un montone era un'esca irresistibile, ma fin'ora nemmeno un predatore aveva abboccato a quella trappola.

    Quella bestia non si farà vedere, ormai è evidente. Secondo te esiste veramente?

    A1Q9HHa



    La pensierosa Izumi stava per dare il suo parere a riguardo, quando un'ombra maestosa e veloce, li sorvolò in un attimo.
    I riflessi dei due combattenti gli permisero di volgere in tempo lo sguardo verso il cielo appena in tempo, rendendosi conto nello stesso istante di aver sbagliato i loro calcoli alla base: la viverna si stava fiondando a tutta velocità verso il vicino villaggio, con l'intento di nutrirsi di bestiame, persone o qualsiasi altro cosa fosse disponibile nelle vicinanze.

    Per un mostro del genere, una città doveva essere un buffet e gli abitanti delle gustose portate a buon mercato.
    La circostanza non richiedeva nemmeno uno sguardo d'intesa, il duo discese la montagna senza arrestare la loro folle corsa fino al villaggio.

    ...



    Giunsero nei pressi della cittadina senza nemmeno rendersi conto di non aver più fiato nemmeno per parlare, ma bastò un gesto esplicito di Izumi per istruire il novizio samurai del suo compito; quest'ultimo scalò un edificio in muratura annerito dal fuoco generato dalla creatura ed una volta sul tetto avrebbe sbracciato ed urlato per attirare l'attenzione del lucertolone.

    Forse non siamo arrivati troppo tardi.

    Nonostante le fiamme fossero più o meno dovunque non c'erano cadaveri per terra, solamente un povero bue giaceva sbranato in terra. Le strade deserte ed il cielo coperto di fumo potevano far pensare al peggio, ma gli edifici in pietra offrivano ottimo riparo dagli sputa-fiamme.
    Gli abitanti non erano morti, o almeno, non ancora; doveva agire alla svelta, altrimenti non avrebbero potuto domare l'incendio.

    Spero solamente che non muoiano asfissiati a causa del fumo.

    Inizialmente la bestia non degnò nemmeno di uno sguardo l'ex-shinobi e continuò il suo pasto; tuttavia non appena il suddetto si lanciò dal tetto dell'edificio con l'arma in pugno, il lucertolone ruggì e spiccò il volo in tutta fretta. Il machete sfiorò solamente la coriacea pelle del predatore, riuscendo nella magra impresa di spaventarlo.

    Per poco...

    Due frecce squarciarono la cortina di fumo, dirette verso la viverna. Quest'ultima con un movimento istintivo schivò di pochissimo una, ma dovette subire l'altra in pieno fianco, cacciando un grido di dolore.
    Koshiro si preparò alla rappresaglia della creatura, ma rimase sorpreso nel vedere l'enorme figura allontanarsi verso l'orizzonte senza mai voltarsi; a nulla valsero i successivi tentativi della cacciatrice di colpirla.

    La bestia se n'è andata! Uscite dalle vostre abitazioni!

    Tuonò lo Shimada, neanche fosse un generale di un ipotetico esercito.
    Immediatamente le persone uscirono dalle loro abitazioni, visibilmente sconvolte ed intossicate dalla caligine provocata dalle fiamme; senza il bisogno di dare alcuna indicazione i cittadini corsero verso il pozzo o i ruscelli vicini con i secchi in mano, disposti a tutto pur di domare l'incendio.
    Ci volle quasi un'ora per estinguere tutte le fiamme, ma almeno il villaggio aveva evitato di bruciare completamente.

    Dopo essersi congedati dai paesani, Izumi prese da parte l'amico.

    Abbiamo ancora una possibilità di uccidere la viverna: ho utilizzato delle frecce in grado di segnalarmi la sua posizione da molto lontano. Il problema è raggiungerla...

    Quanto è lontana?

    La cacciatrice indicò un rilievo quasi sulla linea dell'orizzonte, guardando l'interlocutore con espressione preoccupata.

    Tu rimani nei dintorni, alla lucertola volante penso io.





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    Preda e Predatore


    Aveva fatto lo sbruffone, ma rischiava di morire ben prima di arrivare al nido della viverna: non solo la fatica, ma anche i morsi del gelido vento lo avevano indebolito non poco.

    Come diamine fa un rettile a sangue freddo a vivere a queste altezze...

    Eppure si trovava lì veramente, poteva già intravedere una grotta sulla parete rocciosa... peccato si trovasse svariati metri sopra di lui.

    Tipico... io e queste bestie abbiamo la stessa paranoia, forse è per questo che ci comprendiamo al volo.

    Si trattava di un muro perpendicolare al terreno di roccia sdrucciolevole e ghiacciata, senza un appiglio e distante almeno duecento metri da terra. Per chiunque non possedesse un paio d'ali era impossibile arrivarci, ma Koshiro aveva un metodo alternativo.

    Essere un assassino addestrato a tutto ha anche lati positivi, non se lo aspetta mai nessuno.

    Controllo del chakra: la base dell'essere shinobi. Ci si poteva fare un pò di tutto (anche degli gnocchi perfetti!), ma l'applicazione più utile era sicuramente scalare pareti senza sforzo, semplicemente camminando.
    Era passato molto tempo da quando lo aveva fatto l'ultima volta, specialmente per evitare attenzioni indesiderate, ma nel bel mezzo del nulla poteva sfruttare appieno quell'abilità. Tuttavia in quelle condizioni estreme era già un miracolo essere arrivato fin lì, figuriamoci mantenere la concentrazione con il gelo penetrato nelle ossa e la scarsa presenza di ossigeno.
    Il mal di testa era a dir poco lancinante, ma l'ex-shinobi tenne duro, fino a raggiungere l'anfratto dove si nascondeva la viverna; con un ultimo sforzo, aiutandosi anche con le braccia, superò l'imbocco e strisciò all'interno.

    L'antro era buio ed era difficile vedere all'interno, ma gli altri sensi potevano confermare la presenza di una bestia all'interno: il tanfo ed i respiri profondi della creatura saturavano l'aria, non più spazzata dalle incessanti correnti fredde di Ephiora.
    Il novizio samurai fece appena in tempo a rimettersi in piedi, prima che gli occhioni gialli del padrone di casa si accorgessero del suo arrivo; il lucertolone infatti si era immediatamente messo in allerta e stava già per dare un "caldo" benvenuto all'indesiderato ospite.

    La fiamme illuminarono istantaneamente l'area, tanto violentemente da mettere fuori uso per un pò la vista dello Shimada. Quest'ultimo saltò di lato per istinto appena in tempo per evitare il fuoco, fortunatamente ridimensionato dalla scarsità di ossigeno a quella quota.
    In preda al panico, l'ex-shinobi cercò immediatamente un riparo adeguato, trovandolo in una roccia di grandi dimensioni a qualche passo da lui. Fece appena in tempo a nascondersi lì dietro e l'oscurità inghiottì nuovamente la grotta.

    Sono così idiota da non aver portato nemmeno una torcia... ora come diavolo faccio a sconfiggerlo se non riesco nemmeno a vederlo?

    La viverna aveva un bel vantaggio su di lui: tralasciando la stazza, gli artigli e tutto il resto; poteva individuarlo attraverso l'odore, mentre lo spadaccino no. L'odore di quella creatura impregnava uniformemente tutto l'antro ed il respiro profondo rimbombava sulle pareti, rendendo difficile capire da dove venisse: si era praticamente cacciato in trappola da solo.

    Contavo di sfruttare l'effetto sorpresa per ucciderlo nel sonno, ma mi sbagliavo: non mi rimane altra scelta se non fuggire... ma è proprio quello che si aspetta.

    Lo Shimada conosceva il comportamento di simili mostri: ai loro occhi erano tutti dei roditori impauriti, capaci solamente di nascondersi fino a mettersi in trappola da soli e scappare non appena incrociavano i loro occhi vitrei e terrificanti. Farsi prendere dall'ansia era il primo passo verso la fine, era la prima cosa imparata all'accademia, perciò doveva svuotare la mente e trovare un modo per capovolgere la situazione...

    Cauta, la viverna aveva evitato di esporsi troppo per paura di essere ferita, mostrandosi quel tanto che bastava; le sue fauci si spalancarono, pronte a rilasciare un'altra fiammata.
    L'ex-shinobi attese pazientemente il momento giusto per riuscire finalmente a vedere il suo bersaglio, appellandosi ai suoi riflessi per scagliare una pietra dritta sul palato del lucertolone prima di essere arrostito dal suo alito infuocato. L'impattò con il sasso fece chiudere istintivamente la bocca alla viverna e la sua arma più temibile gli si ritorse contro, ustionandogli la bocca.

    Sfruttando quell'attimo di luce, Koshiro memorizzò qualsiasi particolare importante di quella grotta: il più interessante erano delle formazioni di minerali presenti sul soffitto. Sfruttò il breve diversivo per raggiungere un altro riparo e preparare la sua prossima mossa: lanciare una grossa pietra contro le stalattiti presenti sulla volta della caverna.
    Le precarie ed appuntite formazioni minerali crollarono inevitabilmente sulla schiena della creatura, costringendola a piegarsi a causa del loro peso; non venne ferita mortalmente grazie alle sue coriacee scaglie sulla sua pelle, ma la sua mobilità era inevitabilmente compromessa.

    C'era solo un modo per battere una creatura volante: impedirgli di volare. Costringendola a difendersi in un'ambiente angusto si limita il suo raggio d'azione e la sua pericolosità, ma difficilmente se ne rende conto.

    In più scontrarsi all'interno del loro nido, difficilmente tenteranno di scappare, perchè spinte a difendere il loro territorio ed ingannate da un falso senso di sicurezza a combattere in un luogo familiare... c'è anche da dire che sono stato molto fortunato a scorgere quelle enormi stalattiti sul soffitto.


    Aveva sospettato della presenza dei depositi minerali sul soffitto della grotta non appena vide le stalagmiti a poca distanza dall'ingresso della grotta e dall'umidità in quel luogo.

    Forse un tempo vi era un fiume sotterraneo che culminava in una cascata, il ghiaccio sulla parete rocciosa qui fuori potrebbe essere una prova.

    Finita la lezione di scienze, l'aspirante samurai volse la sua attenzione al principale problema: la viverna.
    La bestia era stordita, ma poteva riprendersi in ogni momento; senza indugiare ulteriormente, lo spadaccino armò il proprio braccio e si diresse ad ampi passi verso il corpo della sua preda. Dinnanzi al capo del rettile, alzò la sua lama, pronto ad eseguire la sua condanna come un boia: lo sguardo della creatura ferita si incrociò con gli occhi freddi del suo carnefice, in quel momento i ruoli si erano invertiti e l'insignificante essere spaventato era la viverna.
    Lo Shimada esitò un momento di fronte a quella scena pietosa, poi il braccio si mosse; ancora indeciso se graziare l'avversario o concedergli una degna fine, la sua lama incontrò un bersaglio: il suo istinto aveva già deciso.

    ...



    Avrò fatto la scelta giusta?

    Ripensava ancora alla decisione presa poco prima, ci aveva rimuginato da quando si era lasciato alle spalle la caverna, ma non riusciva a darsi pace.

    Forse è meglio semplicemente dimenticarsene.

    Volse lo sguardo un'ultima volta verso quella montagna, per poi riprendere il cammino verso "casa".
    Il vento gelido della montagna non lo tormentava più e quella frescura notturna sembrava riscaldare le membra indolenzite dall'ipotermia; in cielo brillava una uno spicchio di luna nuova, affiancato da una banco di nubi grigiastre e nere.
    Non stava per piovere, ma quelle nubi non promettevano nulla di buono, perciò evitò di accamparsi all'aperto: sarebbe rimasto sveglio fino all'arrivo al santuario di Yamato.

    L'aspirante samurai procedeva sull'irto sentiero: il respiro affannoso non nascondeva la stanchezza fisica e, soprattutto, mentale. Difficile dire quanto tempo era passato dall'ultima dormita e gli sforzi perpetrati nel tempo non aiutavano.
    La tentazione di abbandonarsi sulla morbida terra si faceva sempre più allettante ad ogni passo, aiutata da quel particolare tepore dovuto all'assenza di vento tipico di quelle zone: agli occhi del ragazzo la foresta di conifere sarebbe apparsa quasi magica.

    L'umidità nell'aria si trasformò ben presto in una fitta nebbia, intrappolando lo sventurato Koshiro all'interno di un labirinto senza mura. Senza più riuscire a vedere a più di tre metri di distanza, quest'ultimo avanzava lentamente e tenendo il capo chino verso lo stradino nel disperato tentativo di non smarrire la via.
    Sembrava una suggestiva metafora, ma era tutto vero.

    Vagò in quel mare bianco per qualche ora, senza rendersene nemmeno conto. Vedeva sempre il medesimo scenario: alberi e nebbia... si era perso (di nuovo).

    Attendere lì il mattino seguente o continuare a camminare?
    Poteva permettersi il lusso di rischiare di rimanere così esposto, non poteva certo rimanere in balia del primo malintenzionato o della fauna del luogo; pensò di scalare un albero, così da essere più al sicuro, ma le forze rimaste non gli permettevano nemmeno di utilizzare il chakra.

    Non mi rimane altra scelta se non girare in tondo fino a svenire.

    Constatò preoccupato. Poteva restare sveglio tutta la notte?
    Gli occhi erano sempre più pesanti e gli sembrava già di dormire: tanto che dalla foschia apparvero delle fiammelle fluttuanti.

    Fuochi fatui?

    Era giunto nell'aldilà e non se n'era nemmeno accorto?
    Effettivamente quell'ambiente aveva ben poco di terreno, cosa doveva fare in quella situazione?

    Tornare indietro servirà a qualcosa?

    Il primo pensiero fu di percorrere la strada all'indietro, oppure era già tutto vano? Se fosse ancora tra i vivi sarebbero energie sprecate.
    Tra quelle paranoie, udì una voce soave penetrare nella sua mente: incuriosito lo Shimada girò lo sguardo verso la fonte di quel suono, attratto irresistibilmente.
    Il dubbio di evitare di seguire quel richiamo si faceva sempre più forte nella sua testa, nonostante ciò proseguiva come ipnotizzato, fino a raggiungere un tempietto, forse una tomba.

    Non mi dire che!...

    Con rinnovato vigore scattò verso quel tempietto, cercando di capire a chi fosse dedicato; sulla pietra non erano incise parole, ma una statuetta raffigurava una donna elegante. L'ex-shinobi tirò un sospiro di sollievo ed alzò lo sguardo tranquillizzato.
    Quella sensazione durò nemmeno un attimo, perchè i suoi increduli occhi videro di fronte a lui un vero e proprio fantasma.

    ZH3vnxy






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    I Doni della Morte


    Il sangue gli si gelò nelle vene. Se non era ancora morto, presto lo sarebbe stato a causa di un infarto!
    Gli occhi e la bocca gli si spalancarono per lo spavento di fronte a quella figura ultraterrena, lasciandolo senza fiato: i tratti erano vagamente femminili e senza ombra di dubbio era lo spirito a cui era dedicato quel piccolo sacrario.

    L'ex-shinobi indietreggiò istintivamente, il sangue freddo gli impediva di tremare o di fuggire in preda al panico, ma in quel momento non era affatto calmo. Lo spettro ignorò l’aspirante samurai e proseguì la sua prestazione canora per altri secondi, nel contempo vagando senza meta in quella nebbia, finché i loro sguardi non si incrociarono per un lungo e terrificante istante.

    Alla vista dell'umano, l'espressione eterea del fantasma sembrò assumere i tratti di un sorriso; in un lasso di tempo brevissimo, fluttuò verso Koshiro mimando un abbraccio e muovendo appena la fessura sul viso corrispondente alla bocca, sussurrò:

    Vieni da me, mio amato.



    In un contestò completamente diverso sarebbe stato veramente entusiasta di sentire quelle parole da una donna in carne ed ossa, ma quell'inquietante teatrino gli fece dare di matto come mai prima d'ora.
    Girò i tacchi, ancora irrigidito dal terrore e scappo a gambe levate, urlando parole incomprensibili... anche uno shinobi ha dei punti deboli!
    Mettetelo contro un esercito e lo sterminerà senza emozioni; ordinategli di cacciare una creatura (in carne ed ossa) mitologica e non batterà ciglio… ma quando si tratta di uno spirito, perfino un assassino a sangue freddo tentenna.

    La spettrale corteggiatrice non prese bene quell'indiretto rifiuto, mutando completamente la sua espressione ed inseguendo il fuggitivo con incredibile rapidità; infatti la fuga dello sfortunato spadaccino durò pochissimo: afferrato da una mano invisibile e scagliato contro il tronco di un albero.
    Ormai certa dell'impotenza della sua vittima, il fantasma avanzò lentamente verso di essa, pregustandosi già i successivi momenti: il volto dello spettro era ormai deformato, perdendo le delicate fattezze femminili.

    Dall'immonda bocca proveniva un lamento più gelido di quello delle montagne più alte, si espandeva nell'aria come l'infuriare di una bufera tra gli alberi, accompagnava quella terrificante figura.
    Repentinamente l'ex-shinobi menò un paio di fendenti con la sua lama: i colpi passarono attraverso all'eterea donna, senza provocargli danno o dolore.

    I visi dei due in quel momento erano tremendamente vicini, emozioni diametralmente opposte erano dipinti sulle facce di entrambi. Le labbra, infine, si toccarono, in un mortale bacio.
    Lo spettro stava letteralmente risucchiando l'anima del ragazzo; quest'ultimo inerme, percepiva le energie abbandonarlo gradualmente...

    Dovrò morire in questa maniera indegna?!

    Appellandosi alla sua volontà cercò di contrastare la trasfusione di energie da lui verso lo spettro, riuscendo a trattenere con immensa concentrazione il chakra nel suo corpo. Quel tiro alla fune sarebbe continuato per qualche interminabile minuto, dove il vivo stava combattendo una strenua battaglia contro la personificazione eterea della morte stessa; non sapeva come ci stava riuscendo in quella folle impresa, ma quel pensiero gli diede maggiore impeto nel continuare quella sfida.

    Takashiro!

    Il suo nome pronunciato dal monaco gli infuse la forza necessaria per vincere quel confronto ed allontanare lo spirito da se. Quest'ultimo, infuriato, si scagliò contro il nuovo arrivato; purtroppo per lei, Yamato conosceva benissimo il punto debole di quell’essere: il ghiaccio.
    Una colonna di acqua cristallizzata si levò trasversalmente dal suolo, investendo lo spettro ed intrappolandolo al suo interno, in una bara capace di contenere la sua brama di anime.

    Il monaco si premurò di soccorrere il suo amico, ripristinando parte delle sue energie attraverso pratiche ascetiche sconosciute all'ex-shinobi.

    Grazie per avermi salvato la vita... come hai fatto?

    Quindi il veterano di guerra ha finalmente incontrato un nemico che non è in grado di sconfiggere.

    Yamato cercò di sdrammatizzare, per poi dare spiegazioni a riguardo.

    Ebbene sapevo già di uno spirito ruba-anime attivo in questa zona, ma non ne conoscevo l'esatta ubicazione: ho passato mesi interi a cercarlo, ma a quanto pare si fa vedere solamente durante il primo quarto di luna nuova. Sei stato fortunato, se non fossi venuto a cercarti forse non saresti più qui.

    Come sapevi della sua debolezza?

    Il ghiaccio? Si tratta di uno spirito di affine al vento, la sua connessione con tali elementi è profonda, a tal punto da esserne condizionato lui stesso: congelando l’aria gli impedisco di muoversi e non possedendo alcuna forza, oltre le sue magie, non può liberarsi.

    Purtroppo il ghiaccio non resisterà a lungo, dovrò purificarlo: aiutami a portarlo vicino alla sua tomba.


    Lo Shimada, senza voler approfondire ulteriormente l’argomento, seguì le indicazioni del monaco e dopo un'ora il rituale poteva considerarsi concluso. Il fantasma aveva finalmente trovato pace e gli ignari viandanti erano salvi. Tuttavia c'era ancora qualche segreto non rivelato... Koshiro si sentiva diverso dopo quell'esperienza paranormale: il vedersi strappare l'anima dal proprio corpo non era piacevole, ma più importante, com'è riuscito a trattenerla?
    Stavolta la semplice "forza di volontà" non giustificava l'accaduto, anche Yamato lo aveva intuito.

    ...



    Prima o poi questo momento doveva arrivare, tipi spericolati come te non gradiscono una vita tranquilla...

    Niente giri di parole: dillo e basta.

    Interruppe spazientito lo spadaccino.

    Quando ti ho trovato sul campo di battaglia era già troppo tardi per le cure "convenzionali". Non eri morto, ma non eri nemmeno completamente vivo.

    Lo immaginavo.

    Questo spiegava perchè gli imperiali avevano smesso completamente di cercarlo dopo quella battaglia.

    Comunque non mi sono arreso e ti ho riportato letteralmente indietro dal mondo dei morti: non sei uno zombie, ma non sei nemmeno completamente umano. Si tratta di una pratica proibita, frutto di studi secolari da parte di numerosi monaci e menti brillanti, teorie riprese e messe in pratica da me... tu sei stato il mio primo “esperimento” e per quel che vedo non è stato affatto un fallimento.

    Asserì Yamato con convinzione nei confronti dell'interlocutore.

    Non sono arrabbiato con te, ma avrei gradito fin da subito questa rivelazione, non sono facilmente impressionabile come credi.

    Dalle tue urla da femminuccia di prima pensavo il contrario.

    Disse il guaritore, scherzando sulla faccenda.

    Quindi... qual'è il mio limite?

    Sarò sincero: non ne ho la più pallida idea. Potresti vivere centinaia di anni e sviluppare abilità sovrumane, come morire tra qualche anno senza un apparente motivo.

    Ho udito storie riguardo una Necropoli a Vaygrjord, pare sia abitata da persone riportate in vita che si fanno chiamare "rinnegati"... non ho altre informazioni a riguardo e non so nemmeno se sia solamente una favola: potrebbe essere un inizio se vuoi scoprire altro sui tuoi poteri.


    L’ex-shinobi aveva già udito il nome "Vaygrjord" e non presagiva nulla di buono; meditò a lungo sul da farsi e per il momento non volle sbilanciarsi.

    Sono stato già invitato da qualcuno a recarmi in quella regione, forse è destino che debba andarci... ma prima ho intenzione di sperimentare da solo le mie nuove capacità.

    Quelle sagge parole, troppo assennate per provenire dalla bocca dello Shimada, vennero bruscamente interrotte dallo stomaco brontolante di quest'ultimo.

    … per ora ti aiuterò solamente a non sprecare tutti i viveri che ti hanno regalato.

    ...



    Nei giorni successivi si sarebbe riposato sotto un tetto amico, ingozzandosi più che poteva con le provviste in eccesso; la pacchia sarebbe durata poco e i giorni di viaggio sarebbero stati decisamente duri.

    Solo alla sua partenza, Koshiro scoprì di chi fosse quella tomba: chiedendo all’oste dell’unica locanda della cittadina vicina, venne fuori il nome di Saiyuki Mori. Si trattava di una giovane sposa in viaggio col suo marito, un ricco mercante; quest’ultimo venne ucciso dai briganti e la ragazza si suicidò per la disperazione.
    Quel sentimento l’accompagnò anche nella morte, infatti le note intonate dal suo spirito facevano riferimento ad una triste poesia diffusa nel suo luogo d’origine: forse nemmeno lei credeva di far del male agli altri mentre soffriva del suo tormento di non-morte.




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    Scrittura 2: Bene come sempre. Hai ormai trovato la verve giusta.

    Interpretazione 2: Taka ormai è ben definito e i png usati sono rodati e chiari, almeno per me che ho letto le altre ruolate.

    Strategia 0: Lo scontro con la viverna è stato semplificato dato che non era il punto centrale della ruolata, comunque alla fine non ho percepito il senso di difficoltà dell'affrontare un mostro tale da soli con una spada. Però sono state giustificate le sue debolezze e affrontate con realismo, quindi va bene anche così.

    Puntualità/Originalità +1: Diciamo che questo punto extra te lo sei guadagnato sia per la velocità solita (anche se ho avuto l'impressione di vedere meno "contenuti" in questa role) sia per aver trovato un buon espediente per giustificare una segreta "retroattiva". Mi è piaciuto anche lo spunto scelto per spiegare perché l'impero non cerca più Takashiro. Geniale come sempre.
     
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