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End of the way
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« Sei mai stato ad Altilantia? »
Il viaggio in fondo era stato terribilmente lungo e mi spiace davvero tanto di essermi anche addormentata una volta scesi dal traghetto, se possiamo chiamarlo così, che ha condotto dalla terra ferma all'isola. Non ho voluto rimanere in quella clinichetta trovata a metà strada nemmeno un secondo più del necessario sotto le proteste del dottore, avevo bisogno di casa mia e della mia stanza, quella ampia e grande dove potermi stendere senza pensare a molte cose.
Alphonse in tutto questo, il mio simpatico e piccolo cocchiere, era stato di una premura incredibile sia nell'attendere che io fossi pronta che anche nell'aiutarmi a salire di nuovo sul carro, cosa che mi fece sentire in colpa per avergli risposto un po' male in quel momento ma mi si capisca, non ero proprio nella condizione più adatta per rimanere e fare un paio di amabili chiacchiere. L'unica cosa che mi premeva ora, più che altro, era che il mio ospite fosse stato bene: quando l'ho visto aveva l'aria terribilmente stanca ed affranta, credo che abbia solo bisogno di riposo e di sentire qualcosa di...non lo so. Nemmeno di sentirsi utile, è come se sia in possesso di qualcosa sulla schiena che nessuno sa togliergli.
Proprio come tanto tempo fa, solo che adesso la sensazione era ben peggiore.
Mi avevano dato un bastone per camminare perché la ferita alla gamba era stata abbastanza profonda: avrei avuto bisogno di riposo ma la cosa positiva era che non mi sarebbero rimaste cicatrici, sarebbe stato un disastro per il mio lavoro che in tutto questo dovevo ancora spiegare a Shikaku. Chissà come l'avrebbe presa.
L'aria di fronte al mio locale era fin troppo fresca, non ne potevo più di stare rinchiusa in quel carro che ci fece scendere di fronte ad un edificio come tanti altri in zona: tre piani con diverse finestre ed alla destra dell'ingresso anche un prolungamento della costruzione che vista da fuori sembrava una grossa "L", ora che ci facevo caso. Solo che sul lato basso le vetrate erano più colorate, come quelle che puoi trovare in una qualsiasi osteria. Inutile dire che le persiane a quasi tutte le finestre fossero chiuse, non potevo mai sapere quando una delle mie ragazze fosse impegnata in qualche lavoro particolare. Feci estrema attenzione nell'appoggiarmi a terra, lasciando poi spazio a Shikaku perché potesse fare altrettanto. Mi avvicinai intanto al cocchiere rivolgendogli un bel sorriso: avrò i vestiti completamente rovinati ed impolverati, ma sorridere mi riusciva sempre.
« Grazie mille per il viaggio tesoro, quando vuoi so che Serena ti aspetta. » Serena, la sua bionda preferita. Un po' classica forse con gli occhi azzurri ma ehi, spesso il classico fa sempre centro. Una volta sceso Shikaku, il piccolo Alphonse sarebbe andato a parcheggiare sul retro della struttura per poi sparire dalla mia vista, al momento, ed io mi voltai verso il mio compagno di viaggio. « Benvenuto a casa mia,
Shikaku. Spero non sia stata una traversata troppo lunga: so di non esser stata di compagnia ma spero di poter rimediare. »
Sentivo giusto un paio di voci da una delle finestre alle mie spalle, al piano terra, come se qualcuno mi avesse chiamato: probabilmente stavano avvertendo Polly che fossi tornata.
Chissà che faccia avrebbe fatto nel vedere com'ero conciata. « Ti spiace se faccio strada? Sento di aver davvero bisogno di togliermi questa cosa di dosso. » Non penso che avrebbe obiettato, dunque mi sarei incamminata verso l'interno del locale dove nessuno si sarebbe azzardato a disturbarmi.Si ringrazia Coralia per il layout.
Vietata la copia, anche quella parziale.
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Edited by mrxxx - 4/3/2018, 00:53. -
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Doveva sentirsi davvero a disagio per non dire niente, nemmeno una parola. Posso solo immaginare che si sia isolato in tutto questo tempo da come l'ho trovato e che soprattutto non si sia mai allontanato dall'aria di casa per continuare a fare visita a quel posto dove l'aveva incontrata, solo il cielo sa quante volte ci sarà stato. Quanti sono i fiori comprati. Quante le rose cambiate.
Gli annuii e presi passo verso la reception, aprendo la porta senza nemmeno bussare: si doveva passare per una piccola anticamera che doveva servire ad abituarsi dalla temperatura esterna a quella interna, un piccolo anfratto delimitato da tende rosse subito dopo la porta ed un metro più in là. Inoltre era tale perché non si vedesse cosa ci fosse dalla strada abbastanza trafficata di Altilantia: avevo scelto un luogo non molto lontano dal mare, non a caso dalla mia stanza la visuale era davvero magnifica al mattino quando il sole sorgeva. So che c'era il rischio che arrivassero i pirati ma ero stata furba: di imperiali qui ce ne sono abbastanza per avere la giusta protezione e per non destare sospetti. Insomma chi cercherebbe un ladro in casa sua?
Come ingresso avevo optato per qualcosa di davvero semplice ma comunque abbastanza curato: oltre la seconda tenda rossa stava una reception avvolta ovunque da pareti in legno di mogano tirato a lucido come meglio poteva essere ed avevo optato per un ingresso non troppo grande perché chi viene qui non vuole spazio, vuole riservatezza.
Ma comunque non doveva essere nemmeno un postaccio come tanti altri, con il fatto che ci stessi io doveva avere quel tocco di classe che mancava a quelle come noi. Un grande candelabro d'oro al centro del soffitto era il principale mezzo d'illuminazione - contando tutte le candele che poteva tenere... - accompagnato da diverse lampade attaccate alle pareti. Delle librerie in legno chiuse da vetrine ai lati della stanza, accompagnate da comode poltroncine imbottite di un bordeaux scuro radunate a gruppi di tre attorno a dei tavolini con composizioni floreali. Doveva esser passata Amanda da poco a cambiarli, ne sentivo l'odore da prima di entrare. A coprire le pareti dei quadri della città e di qualche altro posto che non conoscevo, ma che avevo comprato solo perché mi piacevano ed un enorme tappeto a coprire quasi tutto il pavimento. Sulla sinistra dell'ingresso, quasi ridosso al bancone, una porta chiusa mentre sulla destra un arco anch'esso coperto da un pesante tendaggio separava dal resto della struttura, dove avevo messo un piccolo bar dove le persone potessero conversare e scegliere. Sul fondo della stanza un bancone, una sorta di reception con al fianco una scalinata che conduceva ai piani superiori. E dietro il bancone...
« Lady Eas, è tornata! »
Polly, la mia ragazza più fidata: una bambola dai capelli neri ed occhi azzurri originaria del posto con tutto al punto giusto. Il suo punto forte, però, erano davvero gli occhi di una tonalità mare cristallina e davvero tanto accesa. Era con quello che...comunque se ne uscì da dietro il bancone mostrando il suo vestito che sembrava non proprio adatto ad una receptionist causa fin troppo evidente scollatura, era uno di quei vestiti diviso in due lembi frontali che incrociavi sul petto e legavi dietro il collo, di quelli che lasciavano la schiena completamente scoperta. « Allora Rose ha visto bene e---cosa le è successo? E' ridotta malissimo! Devo chiamarle un dottore? »
« Tolto il vestito da buttar via non sto così male, ho avuto solo un contrattempo. » « Santo cielo, sono stati gli... » « Solo delle bestie, nessuno verrà a cercarmi qui. Me la sono vista brutta ma sono stata fortunata: ho ritrovato il mio vecchio cavaliere. »
Mi voltai verso Shikaku, sorridendogli. « Puoi chiamarla Polly, è la mia ragazza migliore. Non preoccupare di trattenerti, lei sa. » « Il signore è suo ospite? Devo farle preparare qualcosa? Ha un volto terribile, forse dovrebbe riposare... » « Shikaku è mio ospite personale, mi raccomando fagli avere tutto ciò di cui ha bisogno. Annulla tutti i miei appuntamenti per favore,
ho necessità di riposare per qualche giorno: è stato un viaggio pesante, ti racconterò più avanti. » Polly annuì e si esibì in un (pericoloso) inchino, rivolgendosi poi a Shikaku. « Se così chiede Lady Eas, così sarà: per qualsiasi bisogno si rivolga a me, la mia stanza si trova alla sua sinistra. Riferirò che non vi disturbino. Ben tornata e ben arrivato. »
Mentre mi incamminavo verso le scale per salire ai piani superiori salutai tre ragazze spuntate da dietro il tendone di destra per venirmi ad accogliere: la piccola Serena, la bionda per il quale il cocchiere stravedeva ed oltretutto davvero giovane, mi sorprese il giorno in cui mi chiese lavoro considerando l'età che ha, e le due gemelle Nia e Sia. Almeno così si fanno chiamare. Nel vedermi conciata in quel modo avevano fatto la stessa espressione di Polly, ovvero allarmate, ma nel vedermi in compagnia si erano trattenute e gentilmente fatte da parte per lasciarmi passare. Anzi, lasciarci passare.
Se Shikaku non avesse dovuto far niente di particolare l'avrei condotto verso la mia abitazione al piano di sopra, facendo un po' fatica comunque. Le scale sono il peggior nemico di qualsiasi persona cui hanno quasi staccato una gamba a morsi. La destinazione era l'ultimo piano alla fine delle cui scale stava giusto un corridoio con tre porte: io ero diretta a quella centrale, la mia. Un piano solo per tre camere, questo doveva dirla lunga su quanto effettivamente fossero grandi.
Nell'aprire la porta mi trovai davvero inebriata dal profumo di casa che in fondo mi era mancata. Percorsi i primi passi ed oltrepassato un divisorio lungo all'incirca un paio di metri si sarebbe entrati nella grande stanza.
Un letto a baldacchino color panna sul lato destro completamente rifatto, affiancato da dei comò ed un armadio appoggiato al muro perpendicolare al letto dove tenevo qualsiasi tipo di vestito esistente in mio possesso. Era pure accanto alla porta che dava al bagno, ma quello per ora non interessava. Alla parete opposta del letto stava un'ampia scrivania con almeno tre specchi a ventaglio ed una quantità spropositata di trucchi, affiancata comunque da una libreria abbastanza fornita. Al centro della stanza si trovava anche un tavolino con due poltrone uguali a quelle della reception, giusto per stare comodi.
Mi concessi un paio di secondi per respirare per poi avventurarmi verso il centro della stessa.
« Accomodati dove meglio credi, fai come se fossi a casa tua. Ti sei già fatto qualche idea? »
Su cosa?Si ringrazia Coralia per il layout.
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Sì, era davvero a disagio e la cosa mi piaceva non poco perché dal mio punto di vista lo rendeva estremamente vulnerabile alle mie eventuali parole. Forse dovevo lasciargli comunque un po' di tregua dato che per me aveva fatto abbastanza, solo che stare zitta non sarebbe stata da me e quando lui si mise sulla poltrona io mi sedetti sul mio meraviglioso e grandissimo letto, controllando ciò che mi era stato ricucito alla gamba. Dovetti scoprirla un po' ma niente di particolare, al momento mi era pure passato di mente che mi fossi trovata in camera con una persona che probabilmente non era abituata a tutto questo.
« Oh andiamo, non sto così male. A meno che tu non ci abbia preso gusto, in quel caso non avrei obiezioni. »
Oh no, era un'occasione che non potevo lasciarmi sfuggire.
Mi alzai di nuovo in piedi, avvicinandomi all'armadio che aprii scegliendo cosa mettermi eventualmente dopo: avevo un po' di tutto nell'armadio, dai vestiti lunghi da mettere in occasioni speciali, alle vestaglie, alle cose un po' più semplici ed avrei avuto un bel po' da guardare dato che dovevo trovare qualcosa di adatto e che andasse bene con l'occasione corrente. Insomma avevo davvero un ospite particolare nella stanza, dovevo trovare qualcosa che calzasse a pennello con questi momenti.
E poi avrebbe risposto anche alla domanda di Shikaku, gli sarebbe bastato allungare lo sguardo per vedere che di adatto a lui non c'era niente. Mi voltai pochi attimi verso di lui sorridendogli, mentre provvedevo intanto ad abbassare la zip sulla schiena. « Vuoi saltare subito i convenevoli?
Ti ricordavo molto più riservato di così ma la cosa potrebbe piacermi. » Forse non ero nella condizione fisica più adatta per permettermi certe confidenze ma non era niente che un po' di riposo mi avrebbe concesso. « Prova a sentire Polly, forse può succedere che qualcosa abbiamo: abbiamo dei costumi che facciamo indossare a chi viene a suonare qui giù ogni tanto ma non so se ti stanno, prova a controllare. Non credo si sia mossa di lì e no, da questo punto di vista puoi stare tranquillo: ho di tutto qui ma nessun nemico. »
Presi una normalissima accoppiata di pantaloni in pelle beige e maglia di seta bianca per portarli senza troppi problemi sulla poltrona che Shikaku non stava utilizzando. Era davvero preoccupato per me? Tempo fa mi ricordo che avesse solo qualche pensiero ma non più di tanti, ora non so se era sempre il senso di colpa per avermi vista a terra in bocca a quella cosa od altro ma mi pareva molto più premuroso ed apprensivo: niente che non apprezzassi, mettiamo le cose in chiaro.
In questa città erano davvero pochissime le persone che non vedevano bene questo posto e sorpresa sorpresa, la grandissima parte (anzi la totalità) di questo comunque piccolo partito erano le signore ignare dei mariti che venivano qua a passare il tempo. Che fosse a parlare o che fosse a godersi un po' di musica o a godersi la compagnia di una delle mie ragazze: può sembrare un posto un po' fuoriluogo con la città, tuttavia quando trovi un edificio che vende benessere e piacere allora ne accetti presto l'esistenza.
Cosa che era successa qui.
Gettai via i guanti sporchi in un angolo della stanza, da qualche parte a togliermi i rimasugli di quel vestito dovevo iniziare.
« Lei sa che cosa sono, anzi che cos'ero ed ogni volta che mi allontano ha paura che gli imperiali mi abbiano presa. E' l'unica persona qui dentro che ne è a conoscenza, se le parlerai assicurati di non avere nessuno intorno: nessuno si sorprenderà qui se ti vedrà allontanarti con una ragazza,
non preoccuparti. »
Però un paio di momenti comodi me li dovevo prendere e non appena mi sedetti sulla poltrona lasciai cadere indietro la testa respirando profondamente. Non ero proprio in una posizione compostissima ma davvero, mi serviva aria e mi serviva riposo.
Ed un bel bagno, per quello potevo rimediare in tempi anche relativamente brevi.
« Posso metterti a disposizione una stanza, quelle accanto alla mia le tengo sempre libere in caso di necessità ma non avrei problemi a cedertene una se avessi bisogno di riposare. Oppure puoi rimanere in questa qui con me, vedi tu, ma per i vestiti devi andare giù: mi sembri troppo timido per rimanere senza.
Soprattutto davanti a me, sei sempre stato fin troppo riservato nei miei confronti. »
Speravo mi smentisse?
Non particolarmente anche perché avevo l'impressione di avere un vantaggio abbastanza importante adesso: giocavo in casa. Ma suppongo che parlare un po' non avrebbe potuto che far bene sia a me ma soprattutto a lui, magari riuscivo pure a rimetterlo a nuovo e farlo ambientare al mondo: sembrava rimasto nascosto in un labirinto ad aspettare che qualcuno gli lanciasse il filo d'arianna, doveva solo capire se voleva scappare dal minotauro oppure farsi rincorrere ancora per molto.Si ringrazia Coralia per il layout.
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E niente, aveva ignorato quasi tutti i miei commenti. Da un lato storsi la bocca ma almeno significava che non era cambiato più di tanto, al contrario c'era sempre qualcosa di quello Shikaku che avevo conosciuto anni fa e che in fondo non avevo mai dimenticato, non a caso di rivederlo là al cimitero fui davvero davvero contenta.
« Per quello l'idea di toglierle non mi era parsa così brutta. »
Mi alzai in piedi non appena lui diede segno di voler uscire dalla stanza, non me ne sarei stato di certo ferma a trattenerlo. Il mio lavoro non era obbligare le persone, era di farle stare bene ed imponendo qualcosa non avrei cavato un ragno dal buco, anche se adesso avevo solo bisogno di stare bene io. Scossi appena il capo ravviandomi un po' i capelli, riposare nel carro non era stato poi tanto benevolo con la mia acconciatura: sarei dovuta stare un po' davanti allo specchio ma niente di grave.
« No niente grazie, ti aspetto qui quando vuoi. »
Da un lato non sapere cosa gli passasse per la testa mi dava fastidio, forse perché sono abituata ad avere a che fare con persone talmente semplici che a volte era davvero troppo facile. Magari ero solo diventata brava io a leggere i desideri degli altri o cosa volessero in determinati momenti, non potrò mai dirlo perché in fondo l'eccessiva e totale arroganza nonché sopravvalutazione delle mie capacità non faceva per me.
Dall'altro però mi intrigava e mi faceva desiderare di cavarglielo fuori ciò che gli si annidava e gli si attorcigliava per la testa. E cascasse il cielo, prima o poi ci sarei riuscita. Gli sorrisi e lo salutai soffiandogli un bacio con la mano, lasciandolo andare. « Non preoccuparti di chiedere, Polly non si sorprende di niente. Occhio a non perderti. »
Sì, prima a camminare era stato a disagio e metti caso ne incontrava una di quelle più brave allora l'avrei rivisto fra qualche ora, anche se non mi sembrava esattamente il tipo. Oh beh, chi vivrà vedrà. Al momento io ho solo bisogno di tantissime bolle di sapone e di qualche candela profumata, dovrei averne un paio messe da parte e credo che un po' d'acqua farà solo bene alla gamba. Del suo alloggio ne avremmo parlato dopo, avrei avuto tutto il tempo del mondo per cercare di farlo sentire un attimo in un posto confortevole: sembrava davvero averne bisogno e non mi sarei sorpreso però, se fossi riuscita a fare qualcosa di concreto, di vederlo piangere come avevo fatto io. Ci sono stati dei momenti, soprattutto i primi, dove il suo punto di rottura non mi è mai sembrato così vicino.
Forse dovrò lavorare su quelli.
A meno che non si fermi da qualche parte - ma pensiamo di no - non saranno passati che cinque minuti dall'ingresso nella struttura ed il ritorno alla reception. Giusto un piccolo incontro sulle scale del piano immediatamente inferiore, un incontro di sfuggita: Alphonse, il cocchiere, che con fare estremamente impacciato seguiva la piccola e giovane Serena imboccando il corridoio che conduceva ad altri alloggi e preso com'era non aveva fatto nemmeno caso al passaggio del biondo che fino a poco prima aveva scortato sul carro.
Sceso alla reception Polly non era sola, era in compagnia di un'altra ragazza dai lunghi capelli neri come la notte il cui dettaglio più risaltante erano sicuramente gli occhi di un acceso, accesissimo color ambra. Parlavano a bassa voce e sentire cosa dicevano era molto difficile, ma dai volti distesi non sembravano assolutamente parlare di niente di ché: sembrava quel tipo di conversazione che potresti avere con un vicino particolarmente amichevole.
« Signor Shikaku, posso esserle utile? » Forse aveva sentito i passi ma erano gli occhi azzurri di Polly a voltarsi per primi verso il biondo, con l'altra ragazza che fece la stessa cosa subito dopo tenendo un'aria composta. « Lo conosci? » « Sì Madelaine, è ospite di Lady Eas. » « Oh, capisco. In ogni caso piacere e buona fortuna con la Lady, so che non è per niente facile avere a che fare con lei. » « Madelaine? » « Va bene, va bene torno in sala. A dopo Polly. »
E con aria disinvolta - fin troppo - si distaccò dal bancone passando lesta come un'anguilla di fianco a Shikaku per sparire dietro la tenda rossa dal quale veniva un leggerissimo sottofondo musicale.
Polly non si scompose più di tanto, al contrario.
Probabilmente c'era solo abituata.
« Non fa molta fatica a prendere confidenza con le persone ma è una brava ragazza. » Un po' come una mamma che raccomanda una figlia, per dirsi, ed anche lo sguardo lasciava presagire solo quello. Polly stessa si appoggiò con ambo le braccia sul bancone, piegando appena il capo verso destra per lasciar cadere parte della sua chioma nel vuoto. « Ha bisogno di qualcosa? Cos'è successo ad Eas? »
Non l'ha chiamata "Lady".Si ringrazia Coralia per il layout.
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Edited by mrxxx - 6/3/2018, 02:13. -
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Polly
~ The first ButterflyAppoggiata al bancone, Polly ascolta momentaneamente senza battere ciglio trovandosi a sorridere con fare decisamente gentile alla richiesta di darsi del tu. « Va bene, è più facile per entrambi. »
Aveva imparato una cosa in tutto questo tempo, le persone che seguivano Eas o che lei portava erano quasi sempre delle persone per bene e quando non lo erano, ci pensava lei stessa a cacciarli fuori in malo modo. Però dato che Shikaku non aveva ancora fatto niente di male ed anzi, aveva risposto senza troppi giri di parole alle condizioni della sua datrice di lavoro aveva un attimo cercato di leggere ciò che poteva stare tra le righe di quelle frasi, di quelle sillabe scandite con apprensione.
Ma doveva andare per gradi, sfortunatamente era venuta a sapere della gamba e l'istinto fu di guardare verso le scale come se si aspettasse che se ne scendesse da un momento all'altro e con quella notizia allora l'avrebbe ricondotta in camera senza nemmeno pensarci. Poi respirò fin troppo profondamente, quasi affranta.
« Grazie per esserti preso cura di lei: è una ragazza un po' viziata ma non mi aspettavo niente di diverso da una persona con quel sangue nelle vene. » Forse ti vengono in mente le prime parole dette da Eas verso Polly, lei sa. Probabilmente ecco a cosa si riferiva.
Nel tornare con gli occhi azzurri su Shikaku lo squadrò da cima a fondo cercando di capire qualcosa di preciso, qualcosa che andasse come detto un po' più oltre le parole che erano state dette da quell'uomo che si stava dimostrando davvero tanto premuroso nei confronti di Eas, di quella che tutte chiamavano "lady". Chissà cosa doveva aver fatto per queste ragazze, magari anche solo il dar loro lavoro per quanto fosse poco nobile era stata una piccola ancora di salvezza: in fondo se una ragazza che si prodiga per fare quello non trova niente, cos'altro le può rimanere?
Per esserti preso cura di lei.
Scusa...
« Si vede che tieni a lei. » Almeno dal suo punto di vista era lampante e soprattutto ovvio: le raccomandazioni su come aiutarla, sul non dire niente per non ferire il suo orgoglio, la volontà di lasciare delle istruzioni su come aiutarla a recuperare. Non sono cose che una persona disinteressata dice, è un atteggiamento che ha visto altre volte solo in maniera minore, più sulle basi di un "non sembrava star bene" dettate dagli interessi di poter tornare presto per usufruire di quel particolare servizio. Queste erano parole che non avevano fondamenta in un desiderio differente se non da quello del benessere della persona e gli occhi, i gesti ed i suoni emessi da una persona a volte erano indicatori più chiari di quanto le parole non potessero essere.
« Almeno hai in programma di tenerla d'occhio, è molto più di quanto noi non riusciremmo a fare dati gli impegni. Sembra che la conosca bene, sbaglio? Oppure il tuo è un interesse improvviso? »
Prima ancora di attendere la risposta la domanda di Shikaku la fa riflettere: incrocia un attimo le braccia sul bancone, si porta l'indice al mento e riflette. « Vestiti, vestiti da uomo. Forse sei fortunato, dovremmo avere qualcosa lasciato qui dagli ultimi suonatori, seguimi. »
C'era un'altra porta che non avevo indicato, prima, ed era quella dietro al bancone della reception dove probabilmente stava il guardaroba: ricordandosi del pacioccone Alphonse, sul carro aveva una giacca che invece quando saliva non indossava. Polly apre lo sportello che conduce dietro alla reception per far passare il biondo, poi entra proprio in quella porticina e per l'appunto bingo, un guardaroba comunque non proprio piccolo, ci sarà tutto lo spazio necessario per starci in cinque o sei persone senza intralciarsi. Un piccolo ripostiglio insomma ed in fondo, lontano dalla porta, un armadio dove la ragazza va a guardare. Lo apre e le aspettative non sono delle più rosee, i vestiti all'interno sono quasi tutti da donna e soprattutto quasi tutti corti o dotati di spacco o scollature. « Vediamo, dove l'aveva lasciato? Forse dietro questi...oh, eccolo qua. »
Dunque prende un completo: un pantalone classico in stoffa grigio scuro con tanto di camicia e gilet nero. Tenendolo in mano si volta verso Shikaku per provarlo "ad occhio", a sovrapposizione immaginaria. « Forse una taglia troppo piccola, ma se non la chiudi la camicia potrebbe pure starti. »
Gli si avvicina per allungarglielo con la mano sinistra, mentre la destra diventa tesa e gli fa un cenno con le dita. « Un mese non sarà necessario, lasciameli per un paio di giorni. Forza, da' qua: alla padrona non piace aspettare, soprattutto quando ha bisogno di compagnia. »
Sì, intende qui.
E sì, intende subito.Si ringrazia Coralia per il layout.
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Edited by mrxxx - 6/3/2018, 13:50. -
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Polly
~ The first ButterflySospirò passando oltre Shikaku, in genere chi veniva in questo posto non era così tanto riservato da chiedere di voltarsi mentre si toglieva i vestiti.
« Lascia i tuoi su quella sedia, li sistemerò appena mi daranno il cambio. Chiamami quando hai fatto, devo controllare il bancone. »
Dunque senza voltarsi si portò a far capolino con la testa verso l'atrio della reception notando come non ci fosse nessuno: era raro vedere qualcuno arrivare di giorno diretto ai piani superiori, nella maggior parte dei casi andavano tutti verso il locale per bere qualcosa e prendere appuntamenti per la sera: Eas aveva avuto una discreta idea nel voler creare anche un piccolo posto dove poter bere.
Rendeva quasi meglio che il resto del palazzo, il che era tutto un dire considerando che da quel che sapevano tutte quante questo era l'unico posto del genere nel raggio di chilometri se non di più.
« E' curioso, Shikaku. »
Non si affacciò nel parlare perché in fondo sembrava che non si volesse far vedere, non sarebbe andata contro la volontà di un ospite personale di Eas. Però davvero sembrava che le fosse venuta in mente l'ironia della sorte e la cosa la fece sorridere da affacciata alla reception qual'era, anche se il biondo non l'avrebbe vista: per com'era messa era possibile vederne solamente il fianco ed il lato posteriore, niente di più. Solo il cielo sa quante volte si era domandata tante cose riguardo Eas senza però ricevere risposta di nessun tipo.
« Non sappiamo niente del suo passato e non credo tu sappia molto del suo presente. » Evidentemente nonostante avesse dimostrato di sapere qualcosa, non era a conoscenza di particolari dettagli inerenti ciò che aveva passato, con chi aveva vissuto e sicuramente come. « Però... » Stanca di aspettare si rigettò con la testa dentro e nel notare che Shikaku avesse finito, si avvicinò per recuperare i vestiti che aveva lasciato da qualche parte, l'importante in fondo era l'armatura, no? Era abbastanza pesante per i suoi canoni ma niente di non sollevabile. « ...a volte da l'impressione di aver qualcosa in testa che non vuol dire. Di sicuro l'aiuterai meglio di quanto possiamo fare noi. »
Giusto il tempo di rialzarsi per venir "colpita" dal bottone.
Si guardò pochi attimi dove era stata presa poi scrollò le spalle controllando che lo stesso non fosse caduto nella scollatura. Tanto meglio, sarebbe stato fastidioso e basta. Poi alzò di nuovo lo sguardo. « Come minimo una taglia in più. Te li faremo avere domani, qualche preferenza? Se posso darti un consiglio, lei adora il viola ma basta che me lo fai sapere per domattina, stessa cosa se hai bisogno di una camera: quelle all'ultimo piano non le usiamo quasi mai. »
Lo oltrepassa per iniziare a dargli delle pacche sulla schiena, pacche che indicano il muoversi. Come quando vuoi mandare via qualcuno, solo che non era il tono di chi voleva liberarsi di una persona ma di spronarla.
« Ed odia aspettare, » Prevedibile. « dunque muoviti e torna su. » Inutile dire che non c'era forza in quelle spinte, almeno non sufficiente da spostare Shikaku. Per quanto fosse fatta in un certo modo non era una combattente: più di quello non poteva fare ma almeno sembrava gentile e disponibile. Non si era messa nemmeno a commentare ciò che poteva esser visto attraverso la sbottonatura della camicia, forse perché non l'aveva notato o molto più semplicemente non le interessava: a dirla tutta probabilmente a nessuna interessava l'aspetto di chi entrava nel locale fino ad un certo punto, ciò che contava era altro.
« E considerati una grossa eccezione, nessuno è mai stato suo ospite personale: spera che non lo si sappia qui in giro. »
Ma il motivo sarebbe rimasto ignoto del perché non doveva essere un'informazione nota.Si ringrazia Coralia per il layout.
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Edited by mrxxx - 7/3/2018, 21:41. -
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Pop
~ BubblesPolly annuisce e saluta, non ha motivo di fermare Shikaku dato che ha annotato tutto quello che le serviva compreso il fatto di non voler esser troppo appariscente. Comprensibile ed estremamente usuale, nessuna delle persone che entra in questo posto vuol farsi vedere: non dice altro quando il biondo sale le scale, si limita a sistemare un paio di cose e tornare al suo posto.
Ed io? Quando Shikaku è uscito dalla porta mi sono concessa un paio di minuti sul letto a riprendermi portando la mano alla coscia destra, quella che era stata addentata e quasi strappata via, sistemata subito dopo qualche minuto. Mi faceva male? Certo che mi faceva male, ci mancherebbe che non fosse così solo che non vlevo perdere tempo ed ulteriori secondi a lamentarmi dato che in fondo non faceva per me: che giornata particolare però, dal ritrovare un vecchio collega ed il mio ex capo ad invitarlo a casa mia.
Non ho la minima idea di cosa si possa aspettare né di cosa mi aspetti io, fa piacere vedere però che non tutti quelli che facevano parte del mio passato sono sepolti due metri sotto terra e sono adesso solo un mucchietto di polvere. Inoltre aveva mostrato una grandissima premura nei miei confronti e la cosa mi aveva spinto a mettergli questo posto a disposizione, non avevo dimenticato ciò che aveva appena detto: dormire su un materasso non gli sarebbe dispiaciuto, chissà da quant'era che non se lo concedeva. Non potevo essergli d'aiuto più di tanto ma...
« Ci risiamo? »
Certe cose sono difficili da dimenticare e credevo di esserci riuscita. Forse ci sono riuscita e quello che ho è solo quel sentimento che provi quando vedi di fronte a te un cucciolo ferito che chiede aiuto, anche se non lo chiedeva perché forse come me se ne vergognava. Mi alzai facendo un po' di forza ed appoggiandomi perlopiù sulla gamba buona, procedendo a togliermi il vestito che appoggiai sul letto mentre la biancheria la portai in bagno, avevo la cesta apposita: cavolo, c'era il segno. « Speriamo vada via. »
Per un combattente quelle erano medaglie al valore ma io non lo ero più, avevo smesso di esserlo dieci anni fa e da allora non sarò stata la ragazza più felice del mondo ma fra il gran gruzzolo che il mio clan mi aveva lasciato e ciò che ero riuscita a guadagnarmi potevo dire di non essermela cavata nemmeno troppo male. All'inizio non mi piacevo ma ora posso dire che alle mie regole poteva anche starmi bene.
Mi ero davvero messa a pensare cos'avevo fatto mentre facevo scorrere l'acqua per riempire la vasca? Forse era il dolore o forse era il fatto che prima o poi a Shikaku avrei dovuto dirlo: avevo paura del suo giudizio? Forse solo del fatto che avrebbe potuto reagire in un certo modo e mi sarebbe dispiaciuto. « Ho bisogno di bolle. Tante. » Un paio di saponi erano perfetti per l'occasioni ed anche quelle deliziose candele profumate all'odore di lavanda, me le dovevo accendere: avrebbero reso la stanza un po' più piacevole.
Immergermi nell'acqua non era mai stato così bello e probabilmente avevo perso la cognizione del tempo, ma avevo volutamente lasciato la porta del bagno aperta perché potesse sentire dove fossi al suo rientro. La porta era pure socchiusa dunque già nel bussare quello era una sorta di via libera perché entrasse ed avventurandosi mi trovasse immersa nell'acqua e nelle bolle che mi coprivano più di quello a cui ero abituata ma avere qualcosa addosso ogni tanto era bene, soprattutto quando avevo un bel po' di acqua calda addosso. Mi allungai gamba e braccia, rilassandomi.
« Entra! »
L'avevo sentito ma dovevo alzare un po' la voce, dalla porta socchiusa non si sentiva benissimo il bagno ma lì dentro mi avrebbe trovato: nella mia vasca bianca coperta dal sapone fino al collo con i piedi che penzolavano di fianco.
E le mie adorate candele profumate.
« Se vuoi unirti basta dirmelo, spazio si trova! »Si ringrazia Coralia per il layout.
Vietata la copia, anche quella parziale.
© 2012. -
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E A S
SETSUNAU C H I H A{ You don't have to see the tears i cry. }
End of the way
~ Home
Anche da dov'ero riuscivo a prendere il controllo del flow della conversazione, non era stato per niente difficile: era bastato assumere che Shikaku fosse davvero a disagio in queste situazioni, appurare che fosse la realtà e poi approfittarne. Che poi non era nemmeno voluta, era capitata per caso e con abbastanza fortuna da permettermi di comportarmi come meglio volevo: mi domando come reagirebbe se prendessi determinate decisioni ma penso che già tutto questo sia uno stimolo sufficiente per lui, non sono nemmeno sicura che abbia idea di che tipo di posto sia questo e quando glielo dirò voglio vederlo in faccia.
Sarà fin troppo divertente.
E poi andiamo, avevo fin troppe bolle addosso: cosa mai avrebbe potuto vedere? Mi concessi di ridere appena ed appoggiarmi del tutto con la testolina alla vasca soffiando via un po' di sapone per farlo volare in aria sopra di me: era una delle poche cose che mi era rimasta di quando ero bambina.
« Non ho sentito un no. »
Nemmeno un sì ma perché evidenziare la cosa quando posso provare a rigirarmela come volevo? Era questa una delle attività che mi riuscivano meglio e dato che stavo recuperando le forze l'avrei valutato da quanto l'avrei messo in difficoltà nei prossimi momenti. Forse volevo solo vedere quanto fosse rimasto uguale o migliorato, ricordo che in una determinata situazione se l'era data a gambe levate perché ci ero andata giù fin troppo pesante con un'altra persona che mi reggeva il gioco.
Già, chissà dov'era finita quell'altra. Immagino non in un bel posto dato che lui adesso si trova qui accanto a me, ad una distanza tale che se mi alzassi e compiessi quattro passi potrei raggiungerlo e metterlo fin troppo in crisi. « Lo credi anche tu? »
Se pensava di scappare così significava che non aveva la minima idea di cosa fossi diventata: vendere le mie ragazze era parte del mio mestiere e se nel farlo avessi potuto anche trarne del piccolo piacere personale allora perché no? « E' una bravissima ragazza, sono contenta che contrariamente a me abbia fatto colpo: cosa ti ha fatto di particolare? Devo chiederglielo per referenza. » Mi misi a spostare un po' l'acqua della vasca facendo oscillare le gambe fermandomi poco dopo, sulla sinistra non avevo problemi ma la destra anche a muoverla in questo modo mi dava davvero tanto fastidio: la cosa mi fece innervosire perché non potevo permettermi di stare in questo stato, ne andavano di mezzo tante cose. In fondo un po' Uchiha lo ero pure io per quanto me ne fossi allontanata, nonostante non avessi fatto nessuna fatica ad accettare l'eredità che mi ero presa ed anche quella piccola letterina che mi era arrivata un paio d'anni fa prima che tornassi nella regione con il simbolo del clan, per fortuna nessuno lo conosceva.
Sospirai.
« Posso avvertirla che si tenga a disposizione, è davvero brava in quel che fa e non credo si farebbe troppi problemi. Come l'ho conosciuta? » Questa era una cosa che in pochi sapevano: alle ragazze che me lo chiedevano rispondevo che fosse semplicemente stata la prima che aveva chiesto di lavorare qui e dunque quella con più esperienza, la verità aveva una sfaccettatura un po' meno chiara di come stessero realmente le cose.
La consolazione era che con Shikaku non avevo problemi a parlare. Potevo permettermi un filo di onestà.
« Prima di arrivare ad Altilantia ho girato un po', ho cercato un posto più o meno sicuro. Quando sono passata da Temora ho avuto modo di vedere che la vita comunque sarebbe stata difficile ovunque sarei andata e ti sorprenderesti di vedere quanto sia grande il traffico di persone in determinati luoghi: a volte basta recarsi al porto nel giusto orario di qualsiasi città per vedere uomini che ne espongono altri come in vetrina. »
Non era difficile immaginarsi dove sarebbe andato a parare il discorso ma per correttezza dovevo concluderlo.
Immaginare non avrebbe reso sufficientemente l'idea. « In mezzo a quella polvere, Polly era un fiore calpestato che doveva solo essere curato. Sono andata da quell'uomo ed ho comprato la chiave delle sue manette, portandola via con me. Che tu ci creda o meno, un sorriso fatto nel modo giusto può far scendere il prezzo di qualsiasi cosa. »
Anche delle persone.
Appoggiai le braccia sul bordo della vasca sollevandomi appena con il busto, rimanendo sempre però coperta da quel manto bianco di sapone che brillava alla luce. Non mi sarebbe davvero dispiaciuto vederlo in volto, le espressioni di una persona ti dicono tanto sul suo carattere: a volte troppo.
« Siamo già passati alla fase del rapporto in cui ci facciamo domande per conoscerci meglio? Ti posso assicurare che non mi dispiacerebbe per niente se fosse così. »Si ringrazia Coralia per il layout.
Vietata la copia, anche quella parziale.
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