Un momento di Silenzio

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.  
    .
    Avatar

    Maestro

    Group
    Administrator
    Posts
    5,449

    Status
    Offline


    Se Shikaku da un lato era anche un poco compiaciuto da quelle frecciatine che accomunava ad attenzioni, dall’altro si rendeva chiaramente conto di non poterle schivare tutte quante. Qualcuna prima o poi sarebbe dovuta inevitabilmente andare a segno, anche perché Eas sembra non voler indugiare pur vedendolo evidentemente in difficoltà ogni qual volta facesse allusioni più o meno esplicite. Forse era meglio così, era anche ora che qualcuno lo mettesse alle strette.

    Inizialmente non le aveva risposto con un no secco per non ferirla, perché sapeva che un tempo la ragazza si era presa una cotta per lui. A tal proposito continuava a chiedersi se questa cotta le fosse passata e quindi il suo invito ad entrare nella vasca con lei fosse semplicemente conseguenza del suo atteggiamento libertino oppure se tale cotta fosse più viva che mai. In ogni caso fu obbligato a tramutare la sua risposta iniziale in un no, addossandosi il motivo di tale rifiuto.

    Apprezzo l’invito ma preferisco avere i miei spazi quando si tratta di farsi un bagno. E poi togliermi i vestiti mi riporterebbe alla mente troppi ricordi dolorosi..

    Dolorosi come le ferite che aveva sul petto. O sulla coscia. Sospirò. Forse avrebbe dovuto tenersi l’ultima confidenza per se o forse aveva davvero bisogno che qualcuno di cui si fidava lo spronasse a parlare. Eas era una donna che non demordeva e a cui piaceva mettere il dito nella piaga, nel senso positivo del termine, probabilmente non avrebbe lasciato quella frase senza spiegazioni.

    Ciò che lo mise veramente a disagio, mandandolo completamente in confusione, furono le parole che seguirono. Quel “non credo si farebbe troppi problemi” non sapeva davvero come interpretarlo. A dire il vero tutto il discorso riguardo a Polly era ambiguo.

    ..Che intendi dire!?

    Già, che intendeva dire? Le chiese piuttosto sorpreso. Nel frattempo, mentre proseguiva con la storia, incrociò le bracca ed i suoi occhi si fecero più seri, accigliati. Eas avrebbe potuto intuirlo, anche se il biondo le dava le spalle.

    Diavolo non ci posso credere. L’Impero che un tempo prometteva la liberazione dall’oligarchia e l’annientamento di istituzioni marce eticamente e moralmente, permette che nei suoi territori si pratichi ancora la tratta di esseri umani.

    Il suo tono era tremendamente severo. Certe cose continuavano ancora a disgustarlo e a farlo incazzare nero. Evidentemente tali pratiche erano talmente radicate nella società che persino un cambio dei vertici non poteva nulla per fermare un fenomeno del genere.

    Sei stata straordinaria, hai salvato una vita umana dall’annichilimento.

    Ma non si sarebbe aspettato nulla di meno da una Uchi- da Eas. Se solo avesse saputo la professione che Polly ed Eas svolgevano..

    Poco tempo fa sono stato ad Alkarna e con mio sommo dispiacere ho potuto constatare di persona quanto questa pratica sia ancora diffusa e spacciata come normale dalla società, ma a differenza tua non sono riuscito a salvare nessuna di quelle donne dalla schiavitù.

    Ennesimo senso di colpa? Forse era più amarezza, era sempre stato un protettore dei sani principi. Ci pensò Eas a fargli tornare il sorriso.

    Sai, nemmeno a me dispiacerebbe, in fono sappiamo così poco l'uno dell'altro. Sei l’unico ponte che mi sia rimasto con il passato. L'unico ponte non crollato e che non mi dispiacerebbe percorrere. Direi che ora tocca a te fare una domanda.

    Se Polly aveva ragione ed anche Eas aveva un peso da togliersi, sarebbe stata anche un'occasione per aiutarla oltre che per conoscersi meglio.



     
    Top
    .
  2.  
    .
    Avatar

    Guerriero

    Group
    Member
    Posts
    17,513
    Location
    Repubblica di Pisa

    Status
    Anonymous
    E A S
    SETSUNA
    U C H I H A


    dbnz89

    { You don't have to see the tears i cry. }


    End of the way
    ~ Home


    Se fossi stata una bambina, il mio gonfiare le guance sarebbe stata un'espressione a dir poco perfetta.
    « Continui ad essere scorretto, una volta me li hai tolti i vestiti sotto confessione tua. »
    Me lo disse proprio lui quando riaprii gli occhi in quel lettino d'ospedale e forse non avrei dovuto insistere ma dopo quella mi sarei fermata lì senza insistere più di tanto. Il dolore era una cosa che andava affrontata in modo più o meno personale, non mi sarei mai permessa di invadere determinati spazi senza vedere qualche piccolo spiraglio aperto dall'altra persona: anche quando mi trovavo con gli altri e mi perdevo in chiacchiere non erano mai fin troppo invadenti, era più uno scambio di informazioni univoco dove loro mi parlavano ed io rispondevo su ciò che mi avevano appena detto. E poi che faceva il timido? Alla sua età? Gli avrei tirato le orecchie se fossi stata in piedi e fra poco mi ci sarei anche messa, ero stata fin troppo tempo a mollo e stare completamente stesa a gambe alte non credo avrebbe fatto bene alla mia ferita.
    Magari sì meglio di stare in piedi ma troppa acqua rischiava una ritenzione idrica che non volevo, ci metto talmente tanto tempo il giorno per controllare che sia tutto apposto che qualche grinza ora mi farebbe urlare come Shikaku non ha mai sentito in vita sua. E sapevo di averlo incuriosito parlandogli di Polly confermando la teoria che non avesse ancora minimamente scoperto cosa si facesse in questo luogo.
    Se io potevo dire che si fosse irrigidito e corrucciato, lui dallo scrosciare dell'acqua avrebbe potuto intuire che mi fossi alzata dalla vasca scrollandomi le bolle di dosso e tutto il sapone rimasto. Scesi con estrema attenzione sedendomi sul bordo per raggiungere un lungo accappatoio di cotone color purpureo: dovevano avermelo messo in mattinata, sapeva ancora di lavatura ed anch'esso di lavanda. Non so se ce ne fossero tante in questa regione, non me n'ero mai interessata, ma lo sentivo talmente tanto da diventare quasi un aroma familiare come l'aria che respiravo.
    « Che intendo dire? »
    Dopo essermi stretta bene l'accapatoio mi avvicinai a Shikaku che mi dava le spalle ed alzandomi in punta dei piedi mi feci il più vicina possibile al suo orecchio appoggiandomi anche con le mani in modo un po' scorretto sulla sua schiena. « Fammi la domanda giusta e ti risponderò.
    Una a testa.
    »
    Dunque mi spinsi via e mi portai nei pressi del triplo specchio, sedendomi di fronte per prendere da uno degli sportelli sottostanti un asciugamano pulito con il quale iniziare a strofinarmi intanto i capelli. Non feci al momento nessun caso a lui, ormai ero abituata ad avere persone intorno in qualsiasi momento e modo della giornata ma considerando come si era messo di spalle, probabilmente avrebbe fatto altrettanto o magari si sarebbe portato alla finestra: sarebbe stata una mossa audace da parte sua ma non sapendo che posto fosse questo...
    « Me ne sono sorpresa pure io, non avrei mai detto di trovare una tratta di esseri umani con l'avvento di questo grande Impero
    , quelli che volevano migliorare le cose liberandoci dalle malvagie presenze dei ninja: forse per poter praticare queste cose, chissà, ma ti assicuro che se l'avessi vista allora sarebbe stata irriconoscibile se non per gli occhi. Non devono averla trattata bene ma non mi aspetto diversamente da chi tiene uno schiavo.
    »
    Portandomi l'asciugamano sul collo voltai il capo verso di lui. « Sii gentile, nell'armadio accanto a te apri il secondo cassetto e portami per favore la prima cosa che reputi accettabile. » Un'altra trappola perché era quello della mia biancheria.
    Ripresi ad asciugarmi almeno il volto ed i capelli per bene, prima di sistemarli dovevano essere il meno umidi possibili se non volevo che si gonfiassero e diventassi una mongolfiera bianca. Sarebbe stato davvero spiacevole. « E' per questo che le ho raccontato tante cose che altri non sanno su di me, perché so non mi tradirebbe mai dopo che io l'ho letteralmente tirata fuori da una fossa. » E poi un piccolo sfogo mi serviva con cui parlare.
    « Dunque è una pratica diffusa. Credimi, se non avessi avuto tanti soldi da parte non mi sarei potuta permettere nemmeno di salvarne una, per fortuna che sono una discreta imprenditrice che sa capire cos'è giusto per le persone. O meglio cosa vogliano. »
    Anche se mi aspettavo che con l'avvento dell'Impero la civilizzazione si abbassasse ed i veri maiali iniziassero ad uscire allo scoperto, prima con le persone che si sapevano difendere non c'erano problemi da questo punto di vista ma ora bastava avere qualche muscolo in più e se non c'era la legge era facile approfittarsi di chi non poteva alzare le mani. Soprattutto da quel punto di vista, l'abuso era diventato davvero frequente ed il mio era stato giusto un piccolo lampo che mi aveva permesso di andare avanti: inizialmente degradante ma azzeccato.
    Poi era tempo per me di fare una domanda.
    Mi spiaceva un po' farne una così dolorosa per lui subito ma c'è un vecchio detto che recita che la curiosità è donna.
    Ed io sono una donna estremamente curiosa.
    « Occhio a come usi le parole, "un ponte che vorrei percorrere" è estremamente fraintendibile soprattutto qui. Cos'è successo a Konoha? »
    Senza nemmeno tempo di prepararsi.




    Si ringrazia Coralia per il layout.
    Vietata la copia, anche quella parziale.
    © 2012

     
    Top
    .
  3.  
    .
    Avatar

    Maestro

    Group
    Administrator
    Posts
    5,449

    Status
    Offline


    Ehy te li tolsi per un altro motivo!

    Disse allargando sconsolato le braccia, interdetto dal suo riferimento ai vestiti. Che poi quella volta posso garantirvi che non aveva approfittato della situazione per allungare gli occhi più del necessario. Aveva troppo rispetto per le donne, ancor di più per una ferita. Se non le avesse tolto i vestiti, non avrebbe potuto soccorrerla adeguatamente. In ogni caso il simpatico siparietto era destinato a continuare, soprattutto quando Shikaku comprese dallo scroscio dell’acqua alle sue spalle che Eas si stava muovendo. Tornò con le braccia conserte, di nuovo irrigidito come un pezzo di marmo: quella ragazza era tremenda quanto imprevedibile, per quel che ne sapeva avrebbe anche potuto sfilargli davanti completamente nuda.

    Quando le mani delicate di lei si poggiarono sulla sua schiena, oltre ad essere irrigidito, si fece improvvisamente rosso in viso. La voce soave proveniente dalle labbra di Eas poste vicino al suo orecchio però lo fece completamente sciogliere. Un piacevolissimo ed inebriante brivido corse lungo la sua colonna vertebrale, tant’è che chiuse gli occhi e piegò la testa leggermente all’indietro, lasciandosi completamente trasportare da quell’insolita sensazione. Mia cara Eas, se stavi cercando l'ennesimo punto debole, lo avevi trovato.

    Per un infinitesimo attimo gli venne alla mente quando la sua donna soleva parlargli all’orecchio nei momenti di intimità, stuzzicando i suoi sensi.

    Fece un lungo respiro liberatorio che lo riportò alla realtà, mentre Eas gli scorreva davanti con solo l’accappatoio addosso. La seguì con gli occhi, osservandola mentre si asciugava i capelli. Le sue movenze, la sua cura: tutta quella femminilità le ricordava davvero la sua amata perduta. Erano molto simili per certi aspetti.

    Quando lei le chiese di prenderle qualcosa, lui annuì positivamente per poi staccarsi dalla porta e dirigersi verso il guardaroba. Ingenuo. Mai avrebbe pensato ad una trappola del genere. Aperto il cassetto dell’intimo, per un attimo rimase disorientato. Sia per via della quantità spropositata di roba sparsa confusionariamente qua e la, sia per il tipo di completini: molto sexy e dannatamente provocanti. Si fece di nuovo rosso in volto, mentre con gli occhi scorreva inquieto alla ricerca di qualcosa. Alla fine i suoi occhi, memori dei consigli di Polly, si fermarono su un perizoma viola, corredato di reggiseno in pizzo dello stesso colore.

    Le passò accanto, porgendole i due pezzi, per poi fermarsi in prossimità della finestra ad ammirare il porto e l’orizzonte. Ci sarebbe stato molto da dire riguardo l’Impero, forse ne avrebbero avuto occasione, ma come si aspettava, la prima domanda era per la loro ex Konoha. Accigliò lo sguardo e strizzò gli occhi.

    Annientata. Distrutta. Rasa completamente al suolo.

    Deglutì un paio di volte prima di proferir di nuovo parola. Il tono era triste e profondo, gli occhi severi. Il ricordo di quella battaglia era ancora vivo. Sentiva ancora la pioggia di quella notte battere sulla propria pelle.

    Quel che n’è rimasto ora è solo un cumulo di rovine, sapientemente ribattezzato con un altro nome, per lasciare che tutto cadesse nella dimenticanza.

    Ti aspettavi un racconto più lungo Eas? Mi spiace disilludere le tue aspettative, ma avresti dovuto cavargli le parole lentamente. Aveva anche lui voglia di liberarsi del peso che si portava dentro, ma ad ogni ricordo corrispondeva un dolore, ergo andava fatto cautamente, un passo alla volta. Con il tuo sostegno.

    Quella sconfitta segnò un punto di svolta nella storia di Kalendor, in quanto consegnò la vittoria della guerra nella mani dell'Impero e riscrisse completamente gli equilibri geopolitici a favore di quest'ultimo. Con la conseguente condanna di tutta l'Era Ninja.

    Era ancora intento a gustarsi il panorama, guardando l'orizzonte laddove il mare pareva fondersi con il cielo. Era l'unica cosa, oltre alla presenza di Eas ovviamente, che per il momento potesse allietare i suoi tristi e dolorosi ricordi, sebbene tale visione venisse rovinata dalle urla e dai rumori sordi udibili in lontananza dei mozzi che scaricavano botti e trafficavano merci giù al porto, i quali gli riportavano alla mente scene di battaglia non troppo piacevoli. Chiuse gli occhi per un attimo quasi volesse isolare quei pensieri. Ma non vi riuscì. Per questo fu costretto a distogliere lo sguardo dall'orizzonte, giusto in tempo per notare una donna che passeggiava nella strada su cui si affacciava la finestra, la quale senza spiegazione apparente gli riservò un'occhiataccia contraddetta. Strano pensò. Ma a proposito di donne..

    Di un pò.. Come mai lavorano così tante ragazze per il tuo locale? Spero non abbiano tutte quante un passato burrascoso come quello di Polly..

    L'accordo era una domanda a testa giusto? Pur essendo arrivato da poco ne aveva già viste sin troppe di giovani e belle ragazze vestite in modo alquanto appariscente. Per non parlare poi dei vari discorsi ambigui di Eas. Si chiedeva davvero quali mansioni svolgessero o se fossero tutte necessarie per l'attività di.. di ristorazione? Conoscendo Eas, ipotizzava che la maggior parte di loro fossero ragazze immagine pagate per intrattenere i clienti, magari cantando o semplicemente organizzando giochi. Era appunto una domanda fatta anche per capire che tipo di locale fosse esattamente: non era ancora riuscito ad inquadrarlo, ma stando alle parole della sua connazionale doveva proprio trattarsi di un locale di successo.






    Edited by mrxxx - 12/3/2018, 01:06
     
    Top
    .
  4.  
    .
    Avatar

    Guerriero

    Group
    Member
    Posts
    17,513
    Location
    Repubblica di Pisa

    Status
    Anonymous
    E A S
    SETSUNA
    U C H I H A


    dbnz89

    { You don't have to see the tears i cry. }


    End of the way
    ~ Home

    Mentre terminavo di asciugarmi i capelli non potevo non pensare che tutto stesse andando come avevo previsto da quando ero uscita dalla mia bellissima e rigenerante vasca: era diventato una statua di marmo, l'avevo messo in evidente difficoltà ed il silenzio con cui accettò di portarmi qualcosa da quel magico cassetto (nonché quello con cui lo appoggiò sul tavolo e si portò alla finestra) erano dei segni di una mia vittoria: per quanto potesse essere forte più di me, qui giocavo in casa ed era il mio territorio.
    « Grazie mille tesoro. »
    Lo chiamai così più per abitudine, era una delle parole che usavo più spesso sia con gli uomini che con le donne: si sentivano tutti apprezzati quando utilizzavo quel termine ed erano tutti più propensi a fare quel che volevo senza troppe eccezioni. Sono anche deduzioni che fai con l'esperienza sulle spalle e---uh.
    « Ottima scelta. » Per l'appunto adoravo quel colore, chissà quanto gli era costato guardare oppure se aveva solo allungato la mano e preso qualcuno a caso: certo, aveva preso qualcosa di abbastanza rivelante ma in fondo non potevo aspettarmi niente di diverso. Non avevo molte cose considerabili normali e poi non mi sarei scelta nient'altro di diverso se avessi fatto modo di fare da sola. Lo lasciai parlare senza interromperlo prendendo i trucchi per concentrarmi soprattutto sulle labbra e sugli occhi, senza curare al momento nient'altro: un piccolo segreto di cui mi piaceva abusare era il voler essere sempre un minimo coperta perché le donne, al naturale, sono molto meno belle di quanto volessero far passare.
    E poi gli uomini spesso due cose guardavano, le labbra e gli occhi: se avevi curati questi, avresti solo fatto bella figura. Un lucidalabbra un po' rosato e del fondotinta color carne sarebbero stati sufficienti, ora quale potevo scegliere?
    « Addirittura cambiato nome? Dev'esser una bella storia da raccontare, "ehi ricordate di quando abbiamo distrutto una nazione e per mascherare il suo ricordo l'abbiamo pure rinominata come ci pareva?". » Non era una frase detta sul serio ma non avevo la minima intenzione di mettermi a piangere per il destino della città come magari si era messo a fare Shikaku che - sempre come previsto - ora si era portato alla finestra. Lo guardai voltando il capo e vederlo guardare fuori era quasi una sorta di deja vu.
    Piacevole, però.
    « Sapevo che Konoha fosse un posto importante ma di qui a causare la fine dell'era dei ninja non l'avrei mai detto, da che ricordi avevate lavorato tanto per raggiungere un equilibrio tra i Paesi. Sarò franca, Shikaku caro, ma un esito del genere era pronosticabile. » Non a caso me n'ero andata. « Ed immagino che chi non sia morto subito, lo abbia rimpianto ovunque siano stati portati: se trattano gli schiavi normali in quel modo posso solo provare ad ipotizzare cosa possano fare a quelli come me e te. Per questo non posso permettermi di parlare a nessuno. »
    Se non alle persone che mi devono la vita.
    « Mi viene in mente una domanda, ma non è il mio turno adesso. »
    Mi alzai in piedi giusto per mettermi addosso quell'intimo che mi aveva portato Shikaku decidendo di fargli un altro regalo dopo essermelo infilato: mettergli sulle spalle il mio accappatoio. Nel farlo mi sarei avvicinata senza nemmeno mascherare il mio passo, non ne avevo bisogno, giusto per sollevare il capo di vestiario, metterlo sulle sue spalle e poi dargli una pacca in mezzo alla schiena. « Questa è una buona domanda. »
    Forse non era l'atteggiamento migliore da tenere dopo aver ricevuto una notizia del genere ma...non riuscivo a sorprendermi che fosse andata in questo modo, credo avessi solo bisogno di sentire ciò che era successo da qualcuno che quegli eventi li aveva vissuti. Non riuscivo a dispiacermi troppo per il mio clan, per la mia città, per la mia vecchia casa: erano stati posti opprimenti dove avevo potuto fare ciò che volevo senza problemi, va bene, ma d'altro canto era sempre più difficile trovare il mio spazio là che andarmene era stata quasi una liberazione. Chi non se n'era mai andato, invece, era chi avevo di fronte e lo potevo sentire e purtroppo per lui non conoscevo molti metodi per aiutare le persone a distendersi, sapevo però che parlare ed essere...me poteva essere un'opzione da genere in considerazione. Dalla schiena gli feci scivolare la mano tra i capelli, sulla nuca, come se cercassi di accarezzare. « Quando sono andata via non avevo molto, sai? Se non un sacco di soldi che fidati, ti aiutano soprattutto quando non hai agganci e sei completamente solo senza poter mostrare chi sei davvero: scappi per poi rivelare al mondo che sei andato da un'altra parte? Piuttosto ingoi tanti rospi e ti difendi solo quando strettamente necessario. Ma la cosa in comune tra me e le mie piccole farfalle è che prima di questo posto fossimo completamente sole. »
    Lasciai solo l'indice a contatto con la sua pelle e dopo averlo fatto scendere leggero leggero sul collo, mi allontanai verso l'armadio: avevo bisogno di una di quelle maglie leggermente più lunghe che mi coprissero solo fino a poco sotto il fondoschiena, al momento avevo bisogno di libertà di movimento e di lasciar respirare tutto il mio corpo. Qualcosa di leggero e che non mi stesse mal-questo potevo evitare di pensarlo, non c'era niente nel mio armadio che mi stesse male. « I soldi non possono aiutarti in tutto, per vivere hai bisogno di conoscenze, di farti amico qualcuno e di entrare nei giusti giri ed allora mi sono chiesta..."Eas, di cosa ti puoi fidare? Cos'hai che ti dia un'estrema confidenza di poter fare qualsiasi cosa?" e la risposta la trovai guardando uno specchio ed è ciò che vedrai se ti volterai adesso. » Mi sedetti sul letto piano piano per poi sdraiarmici. Oh, com'era morbido il mio materasso. Era davvero, davvero, davvero morbido ed ogni volta ci sarei sprofondata: le lenzuola odoravano di vaniglia. Accavallai appena le gambe scoperte, guardando Shikaku. « Me. »
    Sorrisi. « Sapevo che giocando bene le mie carte potevo ottenere qualsiasi cosa, soprattutto su al nord: una del sud così quando mai l'avevano vista? Un sorriso qua, una promessa là ed ecco che ne ho visti cadere tanti: più di quanti ne abbia presi il mio coltello. Solo che poi in qualche modo le promesse vanno mantenute e come detto prima, non avevo altro se non me stessa a cui affidarmi. » Forse detta così non avrebbe capito. « Me ed il mio bellissimo corpo. »
    Forse così sì, abusando della mia per niente esistente modestia. « Non è stato molto gratificante all'inizio, sai? Ho provato vergogna ma sono una per cui il fine giustifica i mezzi, dunque eccomi...anzi, eccoci qua. Pensa che per risponderti, ti ho detto più di quanto mi avessi chiesto e penso tu possa arrivarci da solo su cosa ci facciano così tante ragazze qui.
    Ed è per quello che farti vedere alla finestra in pieno giorno possa essere preso come un vero e proprio atto di coraggio.
    »
    Se mi stava guardando, avrei battuto la mano sull'altra metà libera del letto per invitarlo ad accomodarsi ma niente di più. Aveva detto che un materasso gli avrebbe fatto comodo, no? Dunque perché non ricordargli come fosse fatto? « Ora tocca a me. » Ma mi ero già preparata la domanda, una un po' strana e che credo non gli abbia fatto nessuno nel corso di questi anni. « Quanto hai pianto? »
    Era una domanda seria fatta in un posto poco serio e con un abbigliamento altrettanto poco serio.
    Non potevo farla in modo migliore.




    Si ringrazia Coralia per il layout.
    Vietata la copia, anche quella parziale.
    © 2012

     
    Top
    .
  5.  
    .
    Avatar

    Maestro

    Group
    Administrator
    Posts
    5,449

    Status
    Offline


    E’ così. Ma c’è un motivo per cui i ninja tutt’ora sono visti come una maledizione ed una piaga da abbattere.

    Disse continuando a guardare fuori dalla finestra. Eas come al solito stava provando a fare di tutto per metterlo in imbarazzo, come ad esempio infilarsi l’intimo a pochi passi da lui. Ma questa volta Shikaku invece che arrossire o rimanere imbambolato senza parole, continuò con il suo discorso serioso.

    Devi capire che Konoha non era una città qualunque. Konoha era diversa dalle altre città arcadiane: era la capitale, il centro delle istituzioni marce e corrotte che l’Impero si prefiggeva di abbattere. Era il fulcro dell’avida oligarchia che dominava su tutta la Nazione, tenendo sotto scacco tutte le altre città minori. E questa assoggettazione era perpetrata servendosi appunto dei ninja, ossia milizie private spacciate come protettrici di valori universali ma che in realtà proteggevano solo gli loro interessi personali dei vari signorotti feudali, i cosiddetti Daymio. Konoha era un simbolo, un simbolo di potenza dell’Era Ninja, un simbolo di ingiustizia ed iniquità. E come tale andava abbattuto. Io avrei fatto lo stesso se fossi stato in loro.

    Evidentemente ciò che aveva da dire era abbastanza importante dal suo punto di vista per non distrarlo.

    Le altre città di Arcadia vedevano di buon occhio una partnership con l’Impero, per via dei vantaggi economico-commerciali che ne avrebbero ricavato. E quando i soldi si mettono di mezzo, non c’è tradizione che tenga. Konoha infatti da sempre controllava, gestiva e sfruttava ampiamente le loro risorse ed i loro commerci, mentre l’Impero prometteva loro maggior libertà ed indipendenza economica. In sostanza prometteva la liberazione dagli assiomi imposti dalla grande capitale, ossia dai Daymio.

    Chissà se Eas stava apprezzando la digressione.

    Per questo, piuttosto che scontrarsi in una guerra che non avrebbe giovato a nessuno e che avrebbe portato solamente devastazione e morte, finirono per accettarlo di buon grado, purché questo garantisse loro diritti e tutelasse alcuni dei principi a cui erano tanto legati, come ad esempio la cura dell’ambiente e della natura. Le piccole città, un tempo riflesso della grande capitale, in un solo istante avevano guadagnato prestigio, influenza ed ampio margine di autodeterminazione governativa. Alla fine l’Impero divenne il liberatore e noi gli oppressori. Infatti, anche se non posso dire di essere completamente a conoscenza della situazione attuale, mi pare che vi sia un rapporto più di collaborazione che di dipendenza tra le istituzioni imperiali e quelle arcadiane.

    Si fermò e sospirò sconsolato, grattandosi la fronte con il dito.

    I ninja, in tutto questo, sono stati additati come i responsabili principali dello strapotere dei Daymio. Per questo è iniziata una sorta di caccia alle streghe nei loro confronti. Ma in realtà anche loro non erano altro che vittime del sistema, burattini nelle mani di spietati oligarchi.

    Forse aveva parlato anche troppo. Era la dimostrazione che per tempo immemore non aveva spiccicato parola con nessuno. Ed ora che si era aperto, risultava quasi noioso, persino per se stesso. Eas glielo fece capire lanciandogli addosso l’accappatoio o per lo meno lui interpretò quel gesto come un segno di noia. E a dire il vero si sorprese di essere riuscito ad esporre tutte quelle argomentazioni riguardo il passato con così tanta naturalezza e disinvoltura, senza accomunarle a pensieri negativi ne arrabbiarsi. Le disse quasi come quando un tempo soleva ragionare sui suoi problemi con lucidità e consapevolezza, senza traccia di commiserazione. Forse stava veramente metabolizzando pian piano il suo passato. Ed il merito indubbiamente doveva essere di Eas che lo stava contagiando con il suo atteggiamento di leggerezza e spontaneità.

    Sorrise, era davvero piena di risorse quella ragazza. Sapeva metterlo a suo agio, soprattutto nel modo in cui gli passava le mani sul collo e sulla nuca. I suoi punti più sensibili, assieme all’orecchio. Quando smise di carezzarlo, lui si voltò senza nemmeno pensarci. E solo in quel momento si rese conto che forse avrebbe dovuto pensarci due volte: Eas era mezza nuda. Vestiva solo di mutandine e reggiseno. Un gran bel fisichino certo, ma lui chinò il capo e si mise a fissare il pavimento, mettendosi a piegare l’accappatoio ordinatamente per poi posarlo sulla sedia. Si era di nuovo irrigidito e non avrebbe osato guardarla negli occhi sino a quando non fosse stato più che certo che avesse effettivamente qualcosa addosso.

    Ma anche a quel punto, lei fu ancora in grado di lasciarlo attonito e turbato. Non la giudicava assolutamente per ciò che aveva fatto, ne osava giudicare le altre ragazze per il mestiere degradante che compivano. Ognuno è libero di autodeterminarsi e di fare ciò che vuole con il proprio corpo. Tuttavia a volte la via che porta allo smarrimento è più facile da percorrere di quanto si possa pensare, anzi, a volte nemmeno ci si accorge di averla presa. Shikaku ne era un esempio. Dunque non la biasimava. Semplicemente la guardava con grande compassione, in maniera profonda. Voleva comprenderla e capirla. Era certo che non fosse facile, per nessuna donna, fare ciò che loro facevano. Eas stessa lo stava ammettendo: solo l’abitudine poteva attenuare o cancellare quel disagio iniziale.

    E allora perché aveva scelto proprio di andare in quella direzione? Possibile che non avesse altra alternativa?

    ..Il fine giustifica i mezzi..

    Si rinchiudeva tutto in quella frase il succo del discorso. Ma qual’era il fine? I soldi? Il benessere? La dignità? Forse il fine era solo un punto di vista. Le andò incontro con passo deciso, sedendosi accanto a lei sul letto, senza mai staccarle gli occhi di dosso. Le prese anche la mano, senza vergogna e senza esitazione questa volta. Voleva capire, doveva capire. Eas era troppo importante ora come ora, se ciò che faceva la turbava in qualche modo doveva aiutarla a venirne fuori. Che Polly si riferisse proprio a questo quando diceva che Eas aveva qualcosa da confessare? E Polly poi, fuggita alla schiavitù, possibile che si fosse messa anch’ella ad esercitare questo mestiere!?

    E’ una cosa difficilissima quello che tu e queste ragazze fate. Ci vuole coraggio, capacità di finzione, accondiscendenza e tanta persuasione. E questa è solo la punta dell’iceberg. Sono sicuro tu sia piena di altre straordinarie qualità, altrimenti non mi sarei aperto così tanto nei tuoi confronti ne mi sentirei così a mio agio standoti accanto. E allora perché accetti di fare tutt’ora qualcosa che non ti reca piacere?

    Prese fiato

    Qual è il tuo fine Eas?

    Aveva parlato con grande apprensione e tenerezza, mantenendo un tono profondo. Sapeva che a volte la vita ci pone innanzi ad un vicolo cieco, senza possibilità di scelta. Per una giovane donna poi, sola ad affrontare il famelico mondo, doveva essere ancor più difficile. Ma perché ora continuava con quella vita? Aveva un bellissimo locale, davanti al mare, in una città molto trafficata. Ed aveva anche il supporto di amiche in gamba. Era certo che avrebbe potuto trovare un altro modo per tirare a campare.

    Forse però aveva fatto la sua domanda prima del tempo. Avrebbe dovuto prima rispondere a quella di Eas. Girò la testa di nuovo verso la finestra ed il suoi occhi si fecero più tristi e malinconici. Ecco, questa domanda aveva fatto davvero breccia nel suo cuore, facendogli riaffiorare alla mente ricordi tremendi.

    Tanto. Ogni giorno. Per dieci lunghi anni, senza mai darmi tregua, maledicendomi ogni giorno di non essermi accorto prima di ciò che stava accadendo. Maledicendomi per aver supportato un sistema ingiusto ed iniquo che invece io stesso avrei dovuto cercare di cambiare e di combattere da dentro, prima che la guerra si portasse via tutto.

    Si era reso conto dello strapotere dei Daymio troppo tardi, quando ormai odio e vendetta avevano sostituito le ragioni iniziali della guerra. Lui era stato scelto da giovane non perché fosse particolarmente dotato, ma perché una pedina più giovane era più facile da controllare e da eliminare qualora non si fosse attenuta al protocollo ed ai capricci degli oligarchi. L'Impero era stato un male necessario. Quale cultura avanzata ha infatti come primo fine quello di addestrare le sue giovani generazioni a sacrificare la propria vita per proteggere gli interessi della Nazione? Konoha era questo e molto altro.

    Come ti sentiresti se venissi a sapere che tutta la tua autorità dipende interamente da qualcun altro!? Come ti sentiresti se vedessi morire davanti ai tuoi occhi tutti coloro che avevi giurato di proteggere!? Come ti sentiresti svegliandoti in una fossa accanto ai loro volti deturpati e privi di vita!?

    Il suo tono era un crescendo di frustrazione, sebbene l’ultima domanda fosse piuttosto ambigua. Ecco di cosa si era tanto maledetto: di essere sopravvissuto! Di non essere morto assieme a chi amava, assieme a lei. Strizzò gli occhi e strinse la mano di Eas… Soffriva. Aveva pianto talmente tanto in quegli anni che le lacrime avevano scavato il suo volto, soprattutto attorno agli occhi. Forse le aveva persino terminate.




     
    Top
    .
  6.  
    .
    Avatar

    Guerriero

    Group
    Member
    Posts
    17,513
    Location
    Repubblica di Pisa

    Status
    Anonymous
    E A S
    SETSUNA
    U C H I H A


    dbnz89

    { You don't have to see the tears i cry. }


    End of the way
    ~ Home...?

    Capii che per quanto a volte mi potessi mettere a rimpiangere qualcosa, c'era qualcuno che stava peggio di me e non era difficile evincerlo dalle parole che mi stava dicendo com'era altrettanto ovvio che avesse una considerazione maggiore per Konoha di quanta ne avessi io, non a caso io me n'ero andata e lui era rimasto a fare il capo e farselo mettere in quel posto da una guerra che non gli aveva lasciato scampo.
    Il suo riporre con estrema cura il mio accappatoio poteva essere un modo come un altro per stemperare la tensione oppure il nervosismo, strano che riuscissi a farlo sentire tale anche senza volerlo: non sapevo se fosse un bene o un male, decisi di affibbiarlo alla prima categoria. Significava che facevo bene a puntare su di me ma il punto era un altro, il suo discorso che comprendevo anche se non mi ci rispecchiavo un granché e ritenevo di avere la stessa opinione di Shikaku in proposito.
    « E quando tutti lo hanno capito è stato tardi, anche se forse non è stato capito a fondo. Devi ammettere che in tutto questo si sono fatti gran pubblicità e l'hanno fatta nel modo giusto, se ti poni come salvatore verso qualcuno che sta in cima poi è chiaro che passi bene nonostante poi sarai tu quello che va in cima. »
    E prenderai il suo posto.
    Qual'era però il punto? Che a me tutto questo non interessasse. Non lo faceva più dall'esatto momento in cui avevo preso le mie cose e me n'ero andata nel cuore della notte verso il nord e verso una vita più tranquilla senza nemmeno sapere cosa sarei andata a fare, tanti anni fa pensavo che con i soldi si potesse ottenere tutto ed in fondo era così tutt'ora: se hai le monete a cantare per te, ti ascolteranno tutti e ti guarderanno in modo differente. Che poi con me lo facessero perché avessi quelli, per il mio aspetto o perché in fondo sapevo fare tante cose nel modo giusto - nel comportamento dico - era un'altra faccenda, basti pensare il fatto che non mi ero mai permessa di dire una parola su nessuno dei miei clienti.
    Il segreto per aver un buon seguito è rispettare tutti anche se non se lo meriterebbero.
    E la stessa cosa valeva per Shikaku, per lui e per il suo dolore.
    « Anche se a porla così bastava far fuori le persone giuste e non tutta una città che difendeva la propria vita: non credo che i bambini che erano appena entrati alla scuola potessero costituire una gran minaccia, no? Così come i fiorai eccetera...ma suppongo che certe domande non se le sia poste nessuno finché il risultato è andato bene a tutti. »
    Il fine giustifica i mezzi, come avevo detto, e tutto era finalizzato a quello.
    Accavallai le gambe appena distendendole più che potevo, avevo bisogno di godermi un po' di tranquillità anche se avevo idea che se avessi avuto una giusta risposta, me la sarei goduta per un bel po' nonostante avessi una fortissima sensazione: ne aveva più bisogno lui di me. « Purtroppo non sono molto pratica di questo genere di discorsi, sono più una persona che ti porteresti come compagnia in grado di annuire e basta. »
    Tanti pensano che quelle come me siano delle oche che non sanno parlare, in parte hanno ragione: noi pensiamo solo a quello che ce ne viene e quello che possiamo fare, stessa cosa ho imparato a fare pure io rendendomi conto di esser diventata estremamente cinica ed opportunista, pronta ad incassare ed approfittare di quasi tutte le occasioni che mi mettevano di fronte agli occhi.
    E questa me l'ero ricavata da sola, potevo io lasciarmela scappare?
    Però se c'era una cosa che in vita mia mi dava fastidio era l'essere guardata in quel modo, con gli occhi pieni di compassione. « Oh no. » Lo ammonii con il dito. « Oh no no no, metti subito via quello sguardo con me signorino perché voglio credere che tu sappia perfettamente cosa voglia dire trovarsi improvvisamente da soli in mezzo al mondo senza avere niente a cui aggrapparsi. Non voglio compassione,
    se l'avessi cercata avrei reso la mia storia molto più tragica e credimi quando ti dico che sono molto brava in questo. Perché lo sto continuando a fare?
    »
    Sospirai però, senza riuscire ad arrabbiarmi perché farlo con Shikaku adesso sarebbe stato come prendere a calci un gatto che ha bisogno di essere accudito. Gli mancava stare con le persone, gli mancava stare con qualcuno che si dicesse disponibile a prendersi cura di lui e quando mi prese la mano lo capii, non c'era bisogno che me lo dicesse, non c'era bisogno nemmeno che continuasse a parlare.
    Aveva bisogno solo di trovare una strada e di capire come avessero fatto gli altri a trovarla dopo un periodo così tanto buio e se dovessi dire che per me è stato sempre rose e fiori probabilmente mentirei. Anzi sicuramente mentirei, i primi anni sono stati davvero brutti ed avvilenti.
    « Il mio fine è sempre lo stesso di cui me ne sono andata: vivere. Fare così per quanto sia brutto è...sicuro perché nessuno se la prende con noi: cosa facciamo di male? Niente, anzi noi facciamo solo del bene a chi ce lo chiede. Non andiamo a dar fastidio a nessuno, non chiediamo nulla a nessuno. Aspettiamo, ascoltiamo ma non parliamo. »
    Silenzio.
    Nomen omen.
    « Ho solo trovato la cosa più sicura che mi permetta di vivere senza pensare al resto, senza pensare che grazie al mio cognome non fossi nata per altro che la grandezza e che tempo fa fossi una delle tue impiegate migliori. Senza pensare a ciò che ho perso perché indovina? Non serve a niente. »
    Ed era anche chiaro di cosa soffrisse Shikaku, della sindrome del sopravvissuto. Quella brutta malattia che ti fa sperare di non riuscire a vivere per vedere gli altri rimanere indietro, non alzarsi più. Mi tirai su con il busto giusto per allungare la mano sinistra verso il collo di Shikaku, cingerne il retro e tirarlo a me piano piano.
    Tirarmi poi di nuovo giù, appoggiare il suo capo al mio petto ed intrecciare le dita della mano che mi stava tenendo. « Esattamente così. »
    Avrei risposto piano piano, in fondo non avevo bisogno di urlare. Sono sicura che qualcuna potrebbe aver sentito ma non mi interessava, gli sarebbe bastato affacciarsi per capire che fosse tutto in regola. « Come credi che mi sia sentita quando mi sono guardata allo specchio ed ho visto una persona che non sapeva fare niente? L'unica cosa di cui ero capace non potevo praticarla, non avevo niente in mano se non lo spreco di quasi vent'anni di vita: non potevo far niente, potevo solo andare avanti come meglio riuscissi e devi farlo anche tu o presto farai qualcosa di cui ti pentirai. »
    Non parlavo mai con le persone che avevano bisogno di essere ascoltate ma Shikaku era speciale, lo era sempre stato ed anche in questi giorni si era dimostrato quell'angelo custode di cui forse avevo bisogno e che molto egoisticamente mi volevo tenere stretto. Decisi di giocarmi un piccolo asso, piccolo piccolo. « E' giusto che ti senta arrabbiato ma nessuno è onnipotente così come nessuno nasce per stare o fare qualsiasi cosa da solo. Mi hai fatto quattro domande, a me ne bastano due. »
    « Pensi che non ci sia nessuno che ha bisogno di te? »
    Premetti appena la sua testa a me riprendendo a fare quello che avevo iniziato prima con i suoi capelli.
    Ora dovevo fare la mia magia o almeno provarci. « Vuoi tornare ad essere importante per qualcuno davvero? »
    Glielo dissi all'orecchio solo perché l'eventuale posizione me lo avrebbe permesso, se si fosse fatto trascinare, e probabilmente mi sarebbe uscita come frase un po' più melensa del previsto ma in fondo il mio obiettivo sentivo fosse anche quello. Nel mio piccolo bagaglio potevo mettere una discreta dose di esperienza nell'ascolto e comprensione, e quell'esperienza ora mi aveva fatto pensare che sentirsi importante fosse ciò di cui Shikaku avesse bisogno.
    O meglio, mi correggo.
    Di capire come e perché vivere.
    Sembrava non avesse idea né sull'uno, né sull'altro e qualcuno doveva aiutarlo a tornare su una strada che potesse essere percorsa e per far sì che accadesse, qualcuno doveva farlo sentire voluto: un onere che mi sarei presa volentieri.




    Si ringrazia Coralia per il layout.
    Vietata la copia, anche quella parziale.
    © 2012

     
    Top
    .
  7.  
    .
    Avatar

    Maestro

    Group
    Administrator
    Posts
    5,449

    Status
    Offline


    Comprensibile che a lei importasse poco o nulla delle sorti di Konoha, non a caso l’aveva abbandonata al suo destino. Forse glielo aveva chiesto più per gentilezza che per reale interessamento. Ma in ogni caso quella lunga storia era servita a Shikaku per farle capire meglio da dove derivassero i propri pensieri e le proprie sensazioni mentre a lei per farle comprendere che in un modo o nell’altro, nonostante fosse fuggita il più lontano possibile, la guerra alla fine l’aveva raggiunta, in quanto portava il cognome di un noto clan ninja. Era ingiusto e disumano che coloro che non c’entravano nulla con quegli intrighi e sotterfugi politici fossero quelli che alla fine avevano subito le conseguenze più gravi.

    Comunque sia aveva pienamente centrato il punto del discorso: l’Impero nel fare ciò che aveva fatto, nonostante i presunti nobili intenti di portare progresso e democrazia, non era di certo stato uno stinco di santo e rischiava di divenire peggiore di coloro che aveva sostituito.

    Hai ragione, nessuno avrebbe potuto evitare la guerra. Siamo tutti vittime della guerra in un modo o nell’altro.

    Tutti vittime, ma vittime diverse. C’erano vittime che ancora si tormentavano e vittime che invece erano passate oltre seppur con grande difficoltà. Eas apparteneva alla seconda categoria e per di più era una vittima che non voleva compassione e che anzi lo aveva appena ammonito per il modo in cui la guardava. Che ci poteva fare, aveva sempre creduto che chi esercitasse quella professione lo facesse per disperazione. Non aveva mai pensato che una donna potesse farlo semplicemente per.. per vivere.. vivere senza troppi pensieri o preoccupazioni.

    Eppure nel suo discorso c’era una cosa che non tornava, qualcosa che si identificava nella frase “fare così, per quanto sia brutto”. Non gli era sfuggito questo dettaglio ed apparentemente sembrava una contraddizione. Confermava che Eas facesse ciò che faceva semplicemente per avere una sicurezza materiale e non perché le piacesse veramente. Quanto era importante sentirsi sicuri in una società materialistica? Era più importante di perdere la propria dignità? E se si fosse pentita in futuro per il modo in cui aveva condotto la propria esistenza?

    Un momento, un momento. Stava cadendo in facili ed errati pregiudizi: c’era molta più dignità in lei che in coloro che portano un colletto al collo.

    Eas non rimpiangeva ciò che aveva perso lasciandosi alle spalle un glorioso clan che avrebbe potuto garantirle lusso e ricchezza ne si tormentava per il presente ne per ciò che avrebbe potuto pensare di se stessa in futuro. Eas non giudicava se stessa. Semplicemente aveva preso una strada, giusta o sbagliata che fosse. Eas poteva davvero capirlo. Anche lei aveva provato la solitudine, anche lei aveva perso la persona che amava in maniera terribile. Anche lei aveva dovuto combattere con tutta se stessa per andare oltre.

    Perché per lui era così difficile fare altrettanto? Quale era il segreto per riuscirci? Come poteva trovare un punto di equilibrio? Come poteva ritrovare la pace con se stesso?

    Aveva ancora gli occhi strizzati ed il fiato spezzato, come se stesse piangendo. Ma le lacrime non scendevano, il suo corpo se n’era completamente svuotato. E posso solo sperare che non vi sia mai capitato di piangere senza versare una lacrima perché quello è il momento in cui si raschia il fondo. In cui l’animo di un uomo è completamente distrutto. Esausto.

    [...]



    Si risvegliò senza nemmeno sapere perché, confuso, annientato, sporco. Era completamente coperto di fango e sangue, immerso in un tanfo nauseante di morte. Spinse via da se quanti più corpi possibili, facendosi largo tra gli stessi, come quando si cerca riemergere dall’acqua mentre si annega. A guidarlo era solo un primordiale e disperato bisogno di aria respirabile. E più risaliva quella pila di corpi ammassati sopra di lui e più prendeva consapevolezza di essere stato gettato in una fossa comune. Lo avevano dato per morto, era morto. Ne era certo anche lui che aveva sentito le ultime gocce di vita abbandonare il proprio corpo.

    Piangeva e urlava disperato, completamente nel panico, inconsapevole di come riuscisse ancora a respirare. Iniziò a cercare tra quei defunti privi di volto qualcuno che conoscesse, qualcuno che come lui fosse miracolosamente sopravvissuto. Ma tutti quei cadaveri erano irriconoscibili, deturpati. Alla fine trovò l’unica persona che forse non avrebbe mai dovuto trovare, ossia la sua amata, distesa assieme ad altri copri, fredda, irriconoscibile, con gli occhi spalancati. L’aveva riconosciuta solo dai vestiti. Quello fu il culmine della sua disperazione. Era morta per colpa sua, davanti ai suoi occhi, per essersi presa al suo posto una freccia che le aveva trafitto il cuore. Il cielo venne squarciato dalle sue urla mentre con atroce dolore se la stringeva al petto, accarezzandole e baciandole la testa con avidità.

    Nessuno vorrebbe mai sotterrare con le proprie mani la persona che ama.


    [...]

    Ora invece era lui che era stato tratto al petto di Eas, mentre questo straziante ricordo si impadroniva della sua mente, scombussolandolo senza pietà. Si lasciò cullare da lei, ne aveva bisogno. Solo il profumo di lei, unito ai dolcissimi modi con cui lo stava trattando, gli permisero di calmarsi. Respirò a pieni polmoni, ansimante, come se avesse appena finito di combattere con il suo incubo peggiore. Eas gli ricordava così tanto la sua amata. Erano tremendamente simili. Fece su e giù con la testa, per poi rispondere in maniera leggermente più convinta con un fragile..

    Si..

    Voleva tornare ad essere importante per qualcuno, ma voleva prima di tutto tornare importante per se stesso. Perché si vergognava profondamente dell’uomo che era divenuto. C’era grande sofferenza nel suo sguardo e molta stanchezza. Affondò la testa nel suo petto, stringendole la mano con ancor più vigore.

    Non voglio più essere guardato con quegli occhi compassionevoli, signorina.

    Ne dagli altri, ne da se stesso. Aveva ripetuto la frase che lei gli aveva riservato poco prima. Ma si rendeva conto che per non destare pietà avrebbe dovuto comportarsi in maniera diversa, avrebbe dovuto essere forte e lasciarsi il passato alle spalle, così come aveva fatto Eas. Lasciare il passato alle spalle però significava anche abbandonare la sua amata. E non aveva idea di come avrebbe potuto farlo. Il sol pensiero di farla cadere in un eterno dimenticatoio lo angosciava. Non era abbastanza forte per fare questo.

    Come sei riuscita a dimenticarlo il tuo Shin?

    Non glielo aveva mai chiesto, nemmeno su quel letto di ospedale. Cosa aveva provato e come era riuscita a non farsi sopraffare da quelle tragiche emozioni?




     
    Top
    .
  8.  
    .
    Avatar

    Guerriero

    Group
    Member
    Posts
    17,513
    Location
    Repubblica di Pisa

    Status
    Anonymous
    E A S
    SETSUNA
    U C H I H A


    dbnz89

    { You don't have to see the tears i cry. }


    End of the way
    ~ Home...?

    Questo mi spingeva ancora una volta a pensare che fossi davvero la migliore in quello che facevo e che la mia esperienza nell'ascoltare le persone e capire cosa volessero anche se beh, in questo caso non era per niente difficile immaginare cosa volesse una persona come Shikaku ed era anche la cosa più semplice del mondo: aveva bisogno di una spalla su cui piangere o meglio, di qualcuno che gli desse di nuovo motivo per fargli dire che fosse a casa.
    Magri questo non sarà stato il posto più bello del mondo, non sarò io la persona migliore però non potevo che provare a fare il mio. Non posso dire che non mi dispiacesse la sorte che aveva fatto Konoha ed anzi sapere che della mia vecchia casa non esistesse più nulla se non un cumulo di macerie non mi dava proprio il morale migliore per continuare a stare qui ma d'altro canto c'era la consapevolezza che ero viva e che in fondo non mi dispiacesse più di tanto se non per qualche persona e per colui che adesso avevo addosso e tenevo stretto, dandogli tutto il conforto di cui avesse bisogno.
    Era il dolore di chi aveva perso qualcosa in più che della semplice guida di un villaggio, aveva perso più della sua carica ed era il dolore di chi era sopravvissuto per vedere qualcosa che non avrebbe mai voluto, era un po' come se io me ne fossi andata con quella persona ed un giorno me l'avessero ucciso davanti agli occhi. Rimpiangevo la mia fuga? Mi aveva permesso di vivere, dunque assolutamente no e non me ne sarei mai pentita se non magari per il fatto di essermene andata da sola quando avrei potuto fare tante altre cose: oggi però - o meglio ieri - mi si era presentata un'opportunità grandissima che stavo cercando di cogliere.
    Sì, lo stavo facendo in gran parte anche per me.
    Devo ammettere però che accarezzare il capo di qualcuno senza essere costretta a comportarmi in un certo modo era piacevole di tanto in tanto, ti dava una piccola soddisfazione nel pensare che stessi facendo qualcosa di buono. Qualcosa che l'altro avrebbe apprezzato. Ma il tutto sempre per quella magica parola che avevo usato poco fa, per vivere meglio di quanto già non facessi perché in fondo non me la passavo per niente male nonostante tutto quello che dicessi.

    Vero che nessuno vorrebbe mai sotterrare con le proprie mani la persona che ama.
    Forse anche per quello me ne sono andata, per evitare di trovarmi un giorno con quest'eventualità. Fare così, comportarmi così non mi avrebbe permesso di affezionarmi a nessuno se non me stessa e non avrei pensato però che potesse tirarmi addosso una solitudine così profonda: ero diventata avida tutt'un tratto da non voler lasciare andare l'unica persona che si fosse un po' interessata a me?
    Devo essere una persona più brutta del previsto, almeno dentro la mia testa dato che stavo approfittando di un momento di debolezza per me ma avevo fatto la mia magia, avevo messo la polvere brillante su un meraviglioso incanto che gli avevo lanciato dal momento in cui mi aveva avvicinata con una rosa in mano che chissà dove fosse finita adesso, probabilmente gettata via dopo esser stata calpestata solo il cielo sa quante volte.
    Il suo primo regalo trattato così, tsk.

    Ma il tono con cui mi rispose di sì, il modo in cui si stava comportando stavano scatenando un certo senso di possessività e tenerezza che non credevo mi sarei trovata a provare. Era un bambino che aveva bisogno dell'orsacchiotto prima di andare a dormire.
    « Bene. »
    Mi abbassai trascinandomi di poco verso il basso giusto per aver modo di potermi appoggiare con le labbra sulla sua fronte, con un tono evidentemente soddisfatto. « Questo vuol dire che vuoi ancora vivere, pensavo di aver davanti una persona in attesa di diventare cadavere: puoi essere ancora recuperato. »
    E passare dai sui capelli alla sua guancia, strofinandola appena appena con il palmo ancora rinfrescato dal bagno che mi ero concessa poco prima ed appoggiarmi proprio fronte contro fronte, permettendomi di guardarlo da una distanza davvero ravvicinata senza avanzare ulteriormente. Avevo sentito quello che volevo. « Allora fai in modo che non ti guardi più così, dammi un motivo per non farlo e diventa importante per me. »
    E quando mi domandò di Shin mi sentii un attimo...strana perché era quella persona che non esce mai dalla testa come doveva essere quella---Lara, credo, per lui: magari non ci pensavo, anche adesso era l'ultimo uomo che mi stesse passando per la testa, ma quando tornava non potevi che ricordare solo le cose migliori. Mi zittii un attimo facendo mente locale, come avevo fatto a dimenticarlo?

    Gonfiai le guance come una bambina, mostrandogli un'espressione che spero potesse tirarlo su di morale.
    « Sei appena caduto letteralmente tra le mie braccia e mi domandi di altri uomini? Non ti credevo così geloso, ma facciamo così. »
    Gli cinsi il collo con le braccia, ritrovandomi a sciogliere la presa sulla sua mano per dargli giusto un ennesimo punto di appoggio con la guancia e gli sorrisi. Non furba, non con lo sguardo di chi aveva palesemente qualcosa in mente, non con un evidente doppio fine. Sorridevo, punto e basta.
    Una volta una persona mi disse che avevo un sorriso meraviglioso che mi faceva brillare gli occhi, forse era solo perché era interessato a questi ultimi o forse perché voleva un trattamento di favore ma dovevo dire che avesse ragione anche se in parte, ritengo che fossi sempre radiosa con una falsissima e per nulla esistente modestia.
    « Te lo dirò se mi risponderai di sì, considerala come una domanda anticipata: vuoi rimanere qui con me? » Non sarebbe stata la stessa domanda se non avessi aggiunto "con me" alla fine, non avrebbe avuto di sicuro lo stesso effetto: questo modo, in questa situazione, su questo materasso ed in una stanza dove non c'era nessun altro poteva solo aumentarne l'efficacia.
    E poi onestamente parlando non mi sarebbe dispiaciuto avere Shikaku intorno. « Che sia in una delle stanze affianco o in questa non mi interessa, mi basterebbe che fossi qui: credimi, ti riabiliteresti molto in fretta. »
    Forse stavo giocando sporco ma era una delle cose che mi riuscivano meglio, non si sarebbe lamentato nessuno.
    Si trattava di vedere se la mia magia sarebbe diventata incantesimo od un gioco di luci fine a sé stesso.




    Si ringrazia Coralia per il layout.
    Vietata la copia, anche quella parziale.
    © 2012

     
    Top
    .
  9.  
    .
    Avatar

    Maestro

    Group
    Administrator
    Posts
    5,449

    Status
    Offline


    Si lasciò ammansire dal tocco delicato della sua mano sul viso e delle sue labbra morbide che si poggiavano dolcemente sulla fronte. Quel calore umano gli era mancato per troppo tempo. Fu una medicina in grado di calmarlo, di farlo risvegliare da quegli incubi tremendi che ottenebravano la sua mente. E quando riaprì gli occhi, si ritrovò davanti a lei, fronte contro fronte, naso contro naso, respiro su respiro. Potevano specchiarsi l’uno negli occhi dell’altro. Respirava profondamente, mentre con altrettanta profondità dedicava a lei uno sguardo irto di passione.

    Si fidava completamente di lei. Era la sua unica ancora di salvezza. Non sapeva cosa gli avrebbe riservato il futuro, ne come lei avrebbe potuto aiutarlo, ma sapeva solamente che non l’avrebbe lasciata. Si sarebbe aggrappato a lei con tutte le sue forze, perché questa era l’unica cosa sensata che potesse fare: mettersi nelle sue mani, abbandonarsi al suo dolce richiamo.

    Sì, te lo prometto.

    Alta e solenne la sua promessa che veniva direttamente dal cuore. Avrebbe combattuto in qualsiasi maniera contro la tentazione di ritornare in quell’antro di foresta dove era stato pescato, dove aveva lasciato tutte le tombe dei suoi cari. Perché se voleva veramente smetterla di piangersi addosso, se voleva smetterla di sentirsi morto ogni giorno, non poteva far altro che stare assieme all'unica persona che lo facesse sentire vivo.

    Ed alla fine, trascinato dal suo discutibile senso dell’umorismo, finì anche per sorriderle. Era il sorriso della speranza, di chi era consumato, esausto e stremato, ma che nonostante tutto desiderava ancora farcela, desiderava ancora vivere. E sorridendo avrebbe di nuovo chiuso gli occhi, questa volta con un'espressione distesa e rilassata. Si sarebbe poggiato su Eas e con lei si sarebbe lasciato cadere lentamente sul letto, distendendosi sopra l'uno accanto all'altro. Abbracciati. Aveva tanto bisogno di dormire, lo avevano entrambi. Forse per questa sera sarebbe stato meglio dormire accanto a lei, perchè per almeno una sera sarebbe stato bello non avere degli incubi. E poi era proprio comodo quel materasso.





     
    Top
    .
  10.  
    .
    Avatar

    Guerriero

    Group
    Member
    Posts
    17,513
    Location
    Repubblica di Pisa

    Status
    Anonymous
    E A S
    SETSUNA
    U C H I H A


    dbnz89

    { You don't have to see the tears i cry. }


    End of the way
    ~ Home...?

    Ecco qual'era la risposta: incantesimo.
    Mi era bastato parlare, mi era bastato comportarmi in un certo modo per far sì che Shikaku cadesse e si mettesse nelle mie mani come un bambino che si era appena svegliato da un brutto sogno ed andava nel letto dei genitori a cercare conforto. Da piccola anch'io avevo fatto la stessa cosa diverse volte e trovarmi in questo stato mi faceva davvero, davvero strano ma suppongo che questa cosa venga tutta insieme al pacchetto, probabilmente succederà altre volte ma in fondo non posso assolutamente dire che mi dispiaccia. Avere una figura maschile qui dentro da spacciare come addetto alla sicurezza non potrà che farci bene e magari anche lui imparerà a stare di nuovo in contatto con il mondo.

    Tutt'un tratto ho una brutta sensazione nei suoi confronti, che possa prendere la scelta sbagliata ma nel caso mi toccherà prenderlo e tirarlo per le orecchie nella speranza di non vederlo andare troppo a fondo anche se potrebbe essere uno spettacolo divertente. Risi appena vedendo quanto si era placato, come fosse bastato poco per far addormentare il demone che gli si nutriva in petto e non sbaglio nel dire che stavolta era bastato il mio anche se non nel modo che ero solita usare, mi ero comportata come non avevo probabilmente mai fatto se non in una o due circostanze più di dieci anni fa e non con lui, come se avessi altri sentimenti in petto.
    Adesso però non era il tempo e mi sarei dovuta solo accontentare di trovarlo così, di tenerlo così e vedere fino a dove potevo spingermi per curare quella ferita: mi sorprese il fatto che mi interessasse così tanto ma mi risposi subito sul perché. Una volta lui mi aveva aiutato, ora toccava a me dargli un'ancora a cui aggrapparsi per tirarsi su.
    « Allora benvenuto a casa. »
    Mi permisi di sussurrargli con il tono più pacato e gentile che mi potesse uscire.
    Uno di quelli, sì, che usavi apposta per ottenere ciò che volevi ma lo presi come piccolo premio da dedicargli: in fondo quello che volevo lo avevo già trovato ed era più una ricompensa per uno sforzo che aveva deciso di compiere rispetto a ciò che fin'ora aveva sempre negato, il suo voler vivere. Quante volte mi avevano detto che fossi magica? Probabilmente nessuno con sincerità ma se me lo avesse detto Shikaku ci avrei anche creduto a questo giro. Mentre chiudeva gli occhi lo osservai dichiarandomi indecisa su come comportarmi, su cosa fare adesso: se approfittare di una situazione troppo facile per una cosa oppure no ma...probabilmente oggi avevo spinto troppo sull'acceleratore e si meritava riposo. Lui era stanco perché mentalmente doveva aver compiuto uno sforzo inumano mentre io stavo ancora fin troppo bene ed avevo bisogno di farmi un giro, di parlare con Polly di un paio di cose ma aspettare che si addormentasse non mi avrebbe fatto male.

    Forse sarebbe stato brutto per lui svegliarsi e non trovarmi lì ma avrei capito, nel farlo, un paio di cose.
    Solo che come detto potevo aspettare. Attesi che chiudesse gli occhi prima di osservarlo a fondo, avrei potuto davvero vedere come si fosse conciato nel corso degli anni ma attesi. « Aspetterò il tuo risveglio. »
    E dopo niente più.
    Solo un lunghissimo momento di silenzio.




    Si ringrazia Coralia per il layout.
    Vietata la copia, anche quella parziale.
    © 2012

     
    Top
    .
  11.  
    .
    Avatar

    Divinità

    Group
    Member
    Posts
    24,443
    Location
    Murim

    Status
    Anonymous
    Un pò troppo melensa per i miei gusti, ma mi è piaciuta lo stessa.

    Ace
    CITAZIONE
    Scrittura 3 - Il tipo di ruolate in cui dai il meglio.
    Interpretazione 2 - Anche troppo caratterizzata questa Eas, resa perfettamente in ogni sua piccola sfaccettatura, si vede che ti piace ruolarla.
    Strategia 0 - Niente combat.
    Bonus Lunghezza 1 - Meritato.
    Puntualità 1 - Post ottimi in tempi record.
    Caratterizzazione 1 - Siete andati entrambi molto a fondo.

    Tot: 8 Exp

    Mrx
    CITAZIONE
    Scrittura 3 - Ti sei impegnato molto anche tu, decisamente più del solito.
    Interpretazione 2 - Shikaku è reso con realismo ed ogni sua reazione, anche le più eccessive, sono giustificate dal suo carattere buono e dalle esperienze vissute; cerca soltanto di non farlo deprimere ogni volta che si nomina Konoha, altrimenti rischia di diventare un piagnone.
    Strategia 0 - Niente combat.
    Bonus Lunghezza 1 - Meritato.
    Puntualità 1 - Post ottimi in tempi record.
    Caratterizzazione 1 - Siete andati entrambi molto a fondo.

    Tot: 8 Exp

    Valutatore: 2 exp + 100 gold
     
    Top
    .
25 replies since 3/3/2018, 20:06   501 views
  Share  
.