[FREE ROLE] Il Prezzo della Dignità

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    [...]

    Si voltò di scatto sentendola alle sue spalle che cercava di abbracciarlo, mentre grida di disperazione, rumori di lame spezzate ed un tanfo nauseabondo di morte facevano da sottofondo a quella notte di pioggia battente. Quando la vide che cercava di aggrapparsi a lui con le ultime forze che le restavano, restò sconvolto e shoccato, e non poté far altro che sorreggerla tra le sue braccia, stringendola forte. Lacrime di angoscia gli solcavano il volto, mentre un rigo di sangue fuoriusciva dalla candida bocca di lei. Quella stessa bocca che ora baciava nella speranza che tornasse a sussurrargli qualcosa.

    “Ti prego non mi abbandonare, ti prego non mi abbandonare!”

    Continuava a ripeterle in preda al panico più totale. Ma gli occhi di lei si svuotavano pian piano di vita, mentre gli riservava un ultimo dolcissimo sorriso dei suoi ed una carezza al viso.

    “Ti amo, abbi cura di te.”

    Quelle furono le sue ultime parole, prima che la sua mano cadesse inanimata lungo il fianco, prima che l’Eterno Falciatore se la portasse via con se. Quella freccia che le aveva trapassato la schiena e la cui punta le fuoriusciva dal petto, all’altezza del cuore, aveva segnato la sua eterna condanna. Quella freccia se la sarebbe dovuta beccare lui. Lei si era sacrificata senza esitazione, per proteggere colui che amava. Quale uomo permetteva che la propria dama si sacrificasse al suo posto? Fottuta guerra.

    Fiumi interminabili di lacrime scorrevano tra le grinze del suo volto corrugato in un’espressione di lancinante sofferenza. Le sue urla di dolore squarciavano il cielo ed erano talmente intense da riuscire a sovrastare qualsiasi rumore circostante. Si accasciarono al suolo insieme, non aveva alcuna intenzione di mollarla. Si faceva quasi schifo pensando che le stava insozzando i capelli con le sue mani sporche di fango e sangue. Ma la passione con cui le stringeva la testa al petto era talmente tanta da essere straziante per chiunque li guardasse, compatrioti o nemici che fossero. Qualcuno dei suoi sottoposti provò a tirarlo via di lì, prima che facesse la stessa fine, ma non vi riuscì. E alla fine, preoccupati per la loro stessa incolumità, lo lasciarono lì da solo. Lui continuava a stringerla, passandole una mano per i profumatissimi capelli e baciandole con avidità viso e labbra. Per colpa sua un fiore innocente, il suo fiore innocente, aveva perso la vita in una guerra scellerata.

    E presto la disperazione si trasformò in rammarico ed il rammarico in rabbia. La rabbia in odio. E l’odio lo accecò completamente in pochissimi istanti. Si alzò e si gettò nella mischia. Stupido da parte sua darsi in pasto a così tanti avversari tutti in una volta, ma la voglia di vendetta era più forte della paura della morte. E poi morire non gli interessava più ormai, non ora che aveva perso quanto di più prezioso avesse su questa terra. Morire sarebbe stata solo una liberazione.

    Riuscì a sgozzare un paio di gole e a ferirne tanti altri, ma alla fine una lama lo colpì con violenza sul petto, scaraventandolo al suolo. La stessa lama poi si conficcò nel suo quadricipite, impalandolo letteralmente sul terreno. Guardò per un’ultima volta la sua amata distesa a pochi metri di distanza ed allungò un braccio verso di lei, quasi volesse toccarla. Sorrise. Quel bastardo del suo aguzzino invece, senza la minima pietà, al posto di commuoversi di fronte a cotanta umanità, ne approfittò per tranciargli l’arto poco al di sopra del gomito. Shikaku urlò dal dolore, digrignò i denti, si voltò verso di lui: aveva ancora in mano un coltello nella mano buona..


    [...]

    AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAHHHHHHHHHHHHHHHHH!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

    In un millisecondo aveva sfoderato il suo coltello e lo aveva puntato alla gola del povero nomade entrato nella carovana semplicemente per svegliarlo. L’uomo aveva cercato di essere più delicato possibile ma in compenso si era ritrovato con una lama puntata al collo e faccia a faccia con gli occhi penetranti di uno Shikaku completamente fuori di se per via del tremendo incubo.

    S-s-scu-si.

    Era talmente spaventato che non riusciva nemmeno a parlare. Di contro Shikaku abbassò la lama ma teneva ancora quello sguardo assente e completamente squilibrato. Anche se aveva dormito per chissà quante ore nella parte ombrosa della carrozza, era completamente sudato e disidratato. Ansimava profondamente. Quegli incubi lo tormentavano tutti i giorni, ma con il sole caldo e picchiante del deserto si erano fatti peggiori. Non era per nulla abituato a quelle temperature ed il suo vestiario non lo aiutava affatto. Avrebbe dovuto comprarsi qualcosa di nuovo non appena arrivato a Delereuth, anche perché i suoi vestiti erano ridotti a stracci e la sua vecchia armatura di metallo diventava bollente non appena veniva esposta al sole per più di qualche minuto.

    Sia-a-mo giunti a-a-a dest-in-nazione.

    Ecco perché era venuto a disturbarlo. Data la notizia, l’uomo, ancora tremante e scombussolato, se ne andò velocemente lasciandolo solo. Dopo esser andato a Neagora per farsi un’idea riguardo al modello che l’Impero voleva espandere nel resto del mondo e soprattutto per cercare un modo per resuscitare la sua amata, aveva deciso di non tornare immediatamente indietro a Nimthor, ma di fare il giro lungo passando per il deserto. Pessima scelta: il viaggio era stato lunghissimo e l’insofferenza per l’afa altissima. Aveva deciso di passare da qui perché come risaputo a Neagora aveva incontrato anche Subuza il quale gli aveva rivelato particolari estremamente interessanti riguardo il mondo passato, come il fatto che un peso determinante per gli equilibri e i retroscena della guerra lo ebbe Zero. Aveva pertanto deciso di passare da Shal’Aria per cercare qualche informazione riguardo a lui, anche se nemmeno Subuza ne sapeva niente e sosteneva che fosse completamente sparito nel nulla. Certo era che un individuo del genere era pericoloso, sin troppo. Se per assurdo fosse sopravvissuto e fosse ancora a piede libero, avrebbe anche potuto ribaltare di nuovo le sorti del mondo a suo capriccio.

    Così, dopo essersi nascosto un paio di settimane dalle guardie della città di Neagora che gli davano la caccia, si era diretto a sud e si era spacciato per un mercenario. Farsi assumere da una carovana che da Neagora traversava tutto il deserto per arrivare a Delereuth non era stato difficile, soprattutto per chi non cercava un compenso ma che si accontentava di vitto e del passaggio.






    Edited by mrxxx - 31/3/2018, 03:46
     
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    Avevo già detto che nel deserto fa un caldo torrido e che Shikaku con la sua carnagione da mozzarella ne soffriva tantissimo? Bene, ve lo ripeto, così potrete capire perché prima ancora di varcare i cancelli della città si era liberato della sua armatura e della maggior parte delle sue vesti, restando solamente con una lunga tunica bianca molto simile a quella che utilizzavano gli autoctoni per proteggersi dai raggi solari. Se avesse fatto la stessa cosa durante il viaggio, probabilmente non sarebbe arrivato a destinazione disidratato ed in preda agli incubi.

    Le temperature all’interno dei vicoli cittadini comunque erano di gran lunga più sopportabili, merito degli alti edifici in pietra e dei lunghi tendaggi che facevano ombra sulle vie. Non era mai stato in una città come quella, aveva un’architettura ed una struttura completamente differente dalle città arcadiane. Ne restò affascinato. A volte si fermava con la bocca spalancata e la testa all’insù a guardarsi intorno, tanto che più volte finì per essere strattonato o spinto dalla folla che si accalcava nelle vie. Del resto era una città commerciale ed estremamente trafficata. Nessuno aveva troppo tempo per cincischiare.

    Trovare acqua, un posto dove ripararsi la notte e soprattutto qualche informazione riguardo Zero erano le sue priorità. Anche se dubitava fortemente che avrebbe trovato qualcosa riguardo l’allievo di Koike. Troppo mistero attorno alla sua figura e troppi anni erano passati. Senza contare che parlare di ninja è un tabù nei territori imperiali: fare il nome di qualcuno di così tanto particolare e di così tanto legato al mondo passato avrebbe inevitabilmente attirato l’attenzione dei suoi interlocutori. Destare sospetti era l’ultima cosa che voleva: era già fuggito da Neagora, non voleva essere obbligato a fuggire anche da Deleruth. Ne voleva essere riconosciuto e classificato come ninja dalle milizie imperiali.

    Tuttavia, se c’era un posto dove qualcuno poteva sapere qualcosa e dove farsi un’idea delle dicerie della città, quello era certamente il grande mercato cittadino che si trovava proprio accanto al porto. Essendo pieno zeppo di forestieri provenienti da porti lontani che attraccavano con le loro navi dopo lunghe traversate in mare, era un luogo dove la sua faccia bianca e pulita avrebbe potuto passare maggiormente inosservata tra la folla composta sia da stranieri che dai locali.

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    C’era una quantità di negozi e bancarelle impressionante, nonché di merci provenienti da ogni dove, la maggior parte delle quali erano state appena scaricate dalle navi di provenienza. Vi erano inoltre forti sapori di incenso, saponi ed unguenti lungo quelle strade. Odori sicuramente tipici di quei luoghi ma che ad uno come Shikaku potevano dare prurito e fastidio. La sua attenzione però fu attratta da una grossa vasca piena d’acqua usata come abbeveratoio per cammelli e dromedari. Quattro bestie infatti erano piegate con il muso al suo interno per dissetarsi ed altrettante erano dietro di loro in attesa che venisse il loro turno per bere.

    Shikaku, quasi come se non avesse mai visto dell’acqua in vita sua, si gettò verso l’abbeveratoio, tuffandoci dentro la testa quasi come se volesse annegarsi. Inutile dire che il gesto avventato fece spaventare ed agitare le bestie le quali iniziarono a dimenarsi all’impazzata, costringendo il loro mandriano ad intervenire per calmarle a suon di strattoni per le redini e frustate.

    الحفاظ على الهدوء الوحش القذرة
    “State calme stupide bestie!”


    Gridava nel suo dialetto. Inutile dire che Shikaku non si era nemmeno accorto del fracasso che aveva appena provocato tanto era intento a tracannarsi con avidità l’acqua sporca della vasca. In molti, notandolo, fecero una smorfia di disappunto. Rischiava di prendersi una qualche infezione intestinale e la dissenteria che in questi luoghi poteva persino risultare mortale. A lui però quell’acqua contaminata dalla bava delle bestie pareva la più rinfrescante che avesse mai assaporato. La sentiva scendere lungo tutto l’esofago e finalmente le sue labbra secche e screpolate potevano trovare conforto. Un conforto che durò giusto qualche minuto.

    Già perché il mandriano, dopo aver quietato gli animali, lo prese letteralmente per il coppino per tirarlo fuori dall’acqua e dopo di che gli rifilò una sonora frustata alle spalle. Shikaku emise un verso di dolore soffocato, ma non osò reagire. Anzi, mettendo le mani di fronte al viso come a volersi scusare, si alzò e si allontanò il più velocemente possibile mentre il mandriano, ancora irritato, gli sbraitava contro strani insulti nella sua lingua natia.

    أذهب بعيدا شارب القذرة بصق الجمل
    “Gira alla larga sporco bevitore di bava di cammello!”




     
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    Malmenato ed insultato ma per lo meno dissetato. Si era scusato un paio di volte ma alla fine aveva girato i tacchi e si era di nuovo perso tra la folla. La frustata appena ricevuta bruciava assai. Se solo avesse avuto ancora con se la sua armatura, probabilmente non avrebbe ricavato quell’ennesimo segno sulla schiena. Fu proprio per questo motivo che non appena vide la bottega di un armaiolo vi entrò subito: si diceva che le armature di Shal’Aria fossero famose per essere estremamente resistenti ma allo stesso tempo estremamente leggere e traspiranti. Proprio ciò che serviva a lui.

    Salam Aleik.

    Venne accolto da un mercante che fumava tabacco nel retro della sua bottega. Era un uomo anziano, sulla sessantina, basso e dai lineamenti aguzzi. Il suo viso era scavato da numerose rughe e contornato da una folta e lunga barba bianca. Aveva uno sguardo serio ma un atteggiamento accondiscendente. Shikaku gli rispose con un cenno affermativo del capo.

    Da dove vieni straniero?

    Chiese con quel suo accento fortemente spiccato. Si diceva anche che fossero tipi piuttosto ospitali ma anche riservati, per lo meno sino a quando si rispettavano le loro tradizioni ed i loro usi e costumi ovviamente.

    Da Neagora. Cerco un’armatura di buona fattura, economica ed adatta a questi luoghi.

    Tagliò corto il biondo, affidandosi all’esperienza del venditore. Aveva pochi soldi nella sua saccoccia, soldi ricavati rivendendo i pochi oggetti preziosi in suo possesso. Si era tenuto con se solo i pugnali, in caso di evenienza.

    Neagora eh? E’ la prima volta che ti trovi da queste parti? Forse ho qualcosa che fa al caso tuo.

    E gli mostrò uno dei pezzi della sua collezione fatta in cuoio e bronzo, riverniciata di una particolare sostanza smaltata di color nero che fungeva da isolante al calore. A questo si aggiungevano i preziosi dettagli in argento e i motivi a sbalzo che ricoprivano tutta la superficie ddll'armatura. Lo aiutò a vestirsi.

    Direi di si. A tal proposito potrebbe consigliarmi un luogo economico dove poter mettere qualcosa sotto i denti e riposarmi la notte?

    Il commerciante guardava Shikaku con occhi soddisfatti e compiaciuti per essere riuscito a trovare l’armatura che gli calzava a pennello al primo tentativo.

    Se vuoi trovare qualcosa di economico dovrai spostarti dalla zona del porto verso la parte più interna della città, a nord, ossia quella meno frequentata da stranieri. Ma sta attento a non perderti. Deleruth è una città intricata e piena di insidie, soprattutto per chi non la conosce. Comunque sia per questa armatura completa sono 2000 gold.

    Merda, pensò Shikaku, sebbene in volto rimase impassibile. Quella cifra era praticamente tutto ciò che aveva. Doveva tirare a ribasso, anche se non era nel suo stile.

    Facciamo 1500.

    No. E’ già un affare a 2000. Non troverai armature di questa qualità a questo prezzo. Ne a Neagora ne in altre parti di Kalendor.

    Dubitava fortemente circa l’ultima affermazione, ma concordava sul fatto che quell’armatura offerta a quel prezzo fosse un affare.

    Veniamoci incontro a 1800.

    Il mercante ci pensò qualche istante per poi allungare la mano.

    Affare fatto habibi.






    Edited by mrxxx - 12/6/2018, 15:16
     
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    Pose la sacca con le monete d’oro sul bancone mentre il mercante lo aiutava a sistemare le ultime parti dell’armatura. E proprio durante la vestizione gli occhi del vecchio si fissarono sui due pugnali che Shikaku portava con se e che aveva appena riposto nel fodero.

    Questi dove li hai presi!?

    Chiese stupefatto mentre li contemplava da vicino sgranando gli occhi, quasi fosse in preda ad un miraggio. Erano i pugnali che gli erano stati donati dal popolo di Arcadia tempo addietro, quando era stato incoronato a capo della sua Nazione. Da allora non se n’era mai separato. Erano diventate le lame con cui aveva protetto i suoi concittadini e con cui aveva combattuto la guerra. Una volta erano pugnali di ottima fattura, sicuramente rari, costosissimi e preziosi, ma con il tempo erano solamente diventate lame smussate e mezze arrugginite a cui teneva solo per valore affettivo. Mai avrebbe pensato che qualcuno al di fuori di Arcadia potesse essere in grado di riconoscerli in quelle condizioni. Forse aveva commesso un’ingenuità a portarseli appresso, ma in ogni caso alla curiosità del vecchio cercò di tagliare corto facendo finta di nulla.

    Non ricordo esattamente dove li abbia presi. Li ho da qualche anno ma ormai sono vecchi e rovinati, la lama non taglia quasi più niente. Se avessi abbastanza soldi per comprarmene dei nuovi non esiterei a buttarli.

    Il vecchio mercante, sentendo le parole del biondo, si ricompose pensando di poter far leva sulla sua presunta ignoranza. Dunque si schiarì la voce.

    Capisco. A quanto ho capito sei a corto di soldi. Ma oggi è il tuo giorno fortunato ragazzo, mi stai particolarmente simpatico. Dunque permettimi di rilanciare l’offerta che poco prima ho accettato e di riaprire la nostra contrattazione: ti offro l’armatura in cambio dei pugnali.

    Shikaku lo guardò stizzito: se davvero pensava di raggirarlo in maniera così subdola si sbagliava di grosso.

    Questo finto buonismo mi fa solo incazzare, quindi veda di tagliare corto. Piuttosto qual è il motivo che la spinge ad una proposta tanto generosa quanto svantaggiosa per lei? Queste sono solo due lame vecchie. Che cosa ne ricaverebbe?

    Una risposta decisa e forse sgarbata ma che servì a rimettere il mercante al suo posto. A questo punto l’anziano, capendo immediatamente che non avrebbe potuto giocare sulla presunta ignoranza del giovane, decise di vuotare il sacco.

    Tu non hai proprio idea del valore di questi pugnali vero? Permettimi di dargli un’occhiata più da vicino.

    Forse era un collezionista o forse semplicemente un appassionato. Sicuramente era un vero intenditore d’armi e, visto il lavoro che probabilmente faceva da una vita, doveva aver riconosciuto a primo sguardo i pugnali. Alla sua domanda di visionarli più da vicino non poté sottrarsi, anche perché negargli una cosa del genere avrebbe semplicemente alimentato i sospetti. Dunque porse i due pugnali nelle mani del vecchio, uno alla volta. Quest'ultimo li prese con un fazzoletto di stoffa e li maneggiò con estrema delicatezza, quasi fossero l’oggetto più prezioso che avesse mai toccato. E dire che Shikaku ci faceva di tutto con quelle lame. I suoi occhi esperti di armaiolo scorrevano con avidità ed ammirazione lungo le curvature della lama, osservando al millimetro i vari dettagli sotto la luce. Alla fine arrivò il suo verdetto.

    Oh, sì, sì. Non ci sono dubbi. Questi pugnali dovrebbero stare in un museo, non tra le merci di un negozio. Se me li vendessi i tuoi problemi finanziari sarebbero risolti per un bel pezzo e non dovresti correre sino all’altro lato della città per permetterti una stanza.

    Davvero!?

    In realtà era perfettamente a conoscenza della storia di quelle lame ma continuava a far la parte dell’ingenuo per non destare sospetti. E in ogni caso mai si sarebbe aspettato che avessero ancora un valore elevato in quelle pessime condizioni. Il mercante confermò con sicurezza.

    Certamente! Nomina una cifra e io te la convertirò in monete d'oro.

    Addirittura!? Mi spiace, ma non sono interessato ai soldi. Per il momento non sono intenzionato a separarmene, a prescindere dalla cifra che mi verrà offerta. Non è l'oro ciò che vado cercando.

    Sei sicuro che nessuna cifra potrebbe allettarti? Nemmeno se ti offrissi di scambiarle per dei pugnali nuovi e pregiatissimi? Poco fa hai detto che per te sono solo delle lame arrugginite di cui ti saresti sbarazzato volentieri se ne avessi avuto la possibilità. Io sono onesto e ti voglio offrire un giusto prezzo o un equo scambio. Altri al mio posto avrebbero provato a raggirarti a tua insaputa.

    Lo aveva colto in fallo. Effettivamente era vero: se il mercante non si fosse tradito da solo stupendosi di primo acchito così tanto alla vista dei pugnali, probabilmente mai avrebbe scoperto il reale valore storico-monetario delle sue armi. Chissà se anche l’armatura di cui si era sbarazzato fuori dalle mura aveva anch’alla un valore storico-monetario inestimabile, non lo avrebbe mai scoperto purtroppo. E ad essere onesti un po' di soldi gli facevano comodo. Tuttavia, ora che aveva capito quanto valessero non voleva nemmeno svenderle. Sarebbe stato da sciocchi. Ma avrebbe offerto all'onesto mercante una seconda possibilità.

    Come fa ad essere così tanto sicuro del valore di queste lame?

    Chiese incuriosito. Effettivamente altri avrebbero potuto riconoscerle. Il mercante lo deliziò con una precisa descrizione.

    Lama di rarissimo oricalco con incisioni in dialetto antico. Guardia in oro nero con i rimasugli dello stendardo arcadiano e impugnatura ninja di tipo Krinter di fine era, con sottili ricami impreziositi da fili d’oro che richiamano le incisioni sulla lama. E’ un’arma che ne ha viste di tutte e di più, ma che nonostante tutto resta ancora tagliente. Senza ombra di dubbio risale a prima della guerra e ad essa è sopravvissuta. Con tutta probabilità questi due pugnali sono stati prodotti in esclusiva e in copia unica come dono ornamentale: dovevano certamente appartenere ad una delle più alte cariche di Arcadia. Se non addirittura all’Hokage in persona.

    Shikaku sbiancò ed i suoi occhi si dilatarono. Possibile che qualcuno potesse potenzialmente riconoscerlo dai suoi pugnali?








    Edited by mrxxx - 12/6/2018, 20:21
     
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    Vi fu un lungo ed intenso scambio di sguardi. Shikaku sudava freddo, temeva che quell’anziano lo avesse riconosciuto. Infondo, sebbene fossero a Shal’Aria, Deleruth era piuttosto vicina ad Arcadia, ergo era più che plausibile che gli abitanti più anziani della città conoscessero almeno di nome e di vista l’ex capo militare della regione a loro confinante.

    Puoi stare tranquillo, non farò parola con nessuno del tuo segreto.

    Possibile che lo avesse davvero riconosciuto? Shikaku deglutì: cercava di mantenere la calma ma era visibilmente teso. Sudava freddo.

    Se altre persone vedessero questi cimeli di guerra, potrebbero persino attaccarti per provare a sottrarteli. E’ come se girassi con appresso un carico d’oro ragazzo. Devi stare attento, molto attento, e maneggiarli con cura se non vuoi rovinarli.

    No, non lo aveva riconosciuto per fortuna. Era semplicemente interessato ai suoi coltelli: tirò un sospiro di sollievo e si rasserenò nel sapere di avere tra le mani un carico d’oro sotto forma di coltelli.

    Ma immagino tu sia troppo giovane per capire il significato e la valenza storica dietro questi pugnali. Ai tempi della guerra eri ancora un ragazzino.

    Si sbagliava, ma era ancora più felice nel sentirgli pronunciare quelle parole: significava che non aveva la minima idea di chi avesse davanti. Effettivamente il suo viso era cambiato nel tempo e probabilmente era stato dato per morto.

    Tuttavia, per un vecchio collezionista come me questi pugnali sono un tesoro di inestimabile valore, dunque concedimi almeno la possibilità di proporti uno scambio equo visto che mi pare di capire che non siano i soldi ne gli oggetti materiali ciò che ti interessano. Permettimi di mostrarti qualcosa a cui un giovane guerriero non riuscirebbe a resistere. Qualcosa che potrà inebriare i tuoi sensi e regalarti forti piaceri. Vale molto più di qualsiasi armatura, arma o sacca d’oro io ti possa proporre, sebbene io stesso l’abbia acquistata tempo addietro per numerose sacche d’oro.

    Il discorso si faceva criptico e persuasivo. Il mercante aveva indubbiamente attirato la curiosità di Shikaku il quale accettò di vedere la sua proposta. Se fosse stata abbastanza interessante, avrebbe accettato lo scambio. Infondo, come lui stesso gli aveva confidato, considerava quei due pugnali come cimeli arrugginiti di poca utilità. Mentre di forti emozioni il suo cuore era in astinenza.





    Edited by mrxxx - 13/6/2018, 00:15
     
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    Il vecchio fece strada e lo condusse nel retro della bottega. Dal retro della bottega proseguirono per un corridoio arrivando in una stanza interrata. Un grande tappeto copriva tutto il pavimento sopra cui vi erano numerosi cuscini di varie dimensioni attorno ad un tavolino. Immaginava fosse una stanza utilizzata per intrattenere colloqui d’affari.

    Attendi qui.

    Lo invitò il mercante che poi sparì al piano di sopra salendo per una scalinata. Evidentemente ai piani superiori dell’edificio si trovava la sua casa. Sentì qualche grido incomprensibile nella lingua locale. Il vecchio stava disquisendo con una donna. E tra una frase e l'altra rimbombavano i suoni di sonori schiaffi.

    وضعت على اللباس الخاص بك أفضل
    “Metti il tuo vestito migliore donna”
    هناك عميل لك
    “C’è un cliente che desidera vederti”
    من فضلك ، أريد البقاء مع أطفالي
    “Per favore, voglio stare con i miei bambini!”
    من فضلك لا تفعل هذا بي
    “Ti scongiuro, non farmi questo!”
    اسكت وسارع
    “Zitta e muoviti”


    Attese svariate decine di minuti e fu sul punto di andarsene quando dalle scale l’anziano mercante ricomparve con accanto una giovane donna. Lui pareva emozionato ed impaziente di fare la sua proposta mentre lei aveva il capo chino e gli occhi fissi sul pavimento.

    Mi scuso per averti fatto attendere così tanto.

    Lei avrà avuto poco più di 30 anni, una pelle morbida e curata di uno splendido e luminoso color caffelatte, con folti capelli castani che risaltavano da sotto il prezioso velo di seta. Era coperta da una lunga tunica rossa e oro che ne nascondeva le forme come da tradizione della loro cultura, ma sicuramente aveva un corpo snello ed affusolato. Le labbra carnose accennavano e forzavano un sorriso apparentemente disinvolto, ma erano quei bellissimi occhi marroni a tradirla. Occhi carichi di sofferenza e che a stento trattenevano lacrime di dolore. Occhi persi nel vuoto. Occhi che Shikaku ritrovava ogni volta che si guardava allo specchio.

    Ecco cosa ti offro in cambio dei tuoi cimeli di guerra. Ti offro lei.

    Shikaku restò allibito dall’affermazione del mercante. Un’affermazione pronunciata con una naturalezza ed una leggerezza a dir poco sconcertante.

    Cosa intendi dire!? Chi è lei!? E’ tua figlia!?

    Chiese con evidente preoccupazione e turbamento. Ma alle sue domande il mercante rispose con una grassa e divertita risata.

    Ah già, dimenticavo che tu non sei mai stato da queste parti. No, nonostante l'evidente differenza di età questa non è mia figlia, è mia moglie. E non ti sto prendendo in giro: intendo proprio dire che lei diventerà completamente tua e potrai portartela via e farne ciò che desideri. Se vuoi possiamo anche stipulare un passaggio di proprietà. Funziona così da queste parti. Non hai mai sentito parlare delle Grandi Case?

    Non sapeva veramente che dire. Era rimasto spiazzato ed in preda ad uno sgomento interiore. Continuava ad osservare quella povera creatura che non aveva ancora alzato lo sguardo dal pavimento e che nonostante tutto si sforzava a sorridere, cercando di coprirsi il volto con la mano impreziosita da un vistoso diadema. Probabilmente se non si fosse attenuta alle angherie di quel bastardo, sarebbe stata picchiata e violentata.

    No.

    Fu l'unica sommessa e felebile sillaba che riuscì a pronunciare e che il mercante scambiò come emozione nel trovarsi di fronte ad una bellissima donna. Aveva passato la sua vita a combattere per la legalità e contro quei maiali. Non poteva credere che all'interno dei territori imperiali si svolgessero soprusi, crimini e violazioni dei diritti tanto atroci. Era vero ciò che diceva Subuza: l'Impero era ancora un sistema imperfetto con molte contraddizioni al suo interno.

    Beh, dovresti farci un giro. Da quando è arrivato l'Impero sempre più stranieri vi fanno visita. Lei l'ho acquistata una decina di anni fa proprio da una delle Grandi Case di Alkarna. Sai, durante la Grande Guerra feci una fortuna con il traffico di armi e mi potei permettere di acquistare una donna giovane e bellissima. Ora però non mi serve più. Mi ha già dato una discendenza e non intendo sprecare ulteriore denaro per sfamare la sua bocca.

    Un profondo sentimento di rabbia iniziò a farsi largo nel cuore di Shikaku. Lui che aveva perso la sua amata in guerra non poteva sopportare di vedere un maiale trattare una bellissima fanciulla come un oggetto qualsiasi. Un oggetto avente lo stesso valore di due stupidi pugnali. Strinse i pugni, aggrottò le sopracciglia. Il suo sguardo si fece più serio ma cercò di deglutire l'orgoglio per vederci più chiaro. Prima di fargliela pagare, voleva sapere altro.

    E funziona così da sempre?

    Il mercante, sicuro com'era della sua "merce", non notò nemmeno il cambiamento di umore del giovane.

    Certo. Nonostante l'Impero abbia provato a limitare la tratta degli esseri umani, la schiavitù è ancora un'istituzione ben radicata qui a Shal'Aria, soprattutto nelle zone desertiche meno controllate, come ad Alkarna ad esempio. L'Impero si assicura solamente che la schiavitù non vada oltre certi limiti. Anche se nel caso di queste Dame non si può parlare di vera e propria schiavitù: sono cortigiane istruite che attendono di essere prese in sposa da qualche generoso acquirente. Forse prima dell'Impero solo un uomo aveva inutilmente provato ad abolire tale istituzione, Koike Matsuura. Ma alla fine anche lui dovette fare i conti con la testardaggine e la chiusura mentale delle popolazioni desertiche.

    A dir poco disgustoso e vomitevole, ma il viso di Shikaku sembrò rilassarsi per un istante udendo quel nome. Un nome pronunciato per caso. Il nome che cercava.



     
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    Koike Matsuura. Non è la prima volta che sento quel nome.

    Non mi stupisco. Durante la grande "Era dei Daymio e dei Ninja" era uno dei capi politico-militari più influenti al mondo. Cercò di rivoluzionare parecchie cose qui a Shal’Aria, ma non ebbe vita facile. Nessuno ha vita facile in questa regione. Certe usanze e certi atteggiamenti, giusti o sbagliati che siano, sono radicati nella nostra cultura. Certe cose devono restare come sono perchè hanno sempre funzionato in quella maniera. Non ero un sostenitore di Koike.

    Chiuso e bigotto oltre che disgustoso. Avrebbe voluto fargli altre domande riguardo Koike e possibilmente anche riguardo a Zero, ma non ne ebbe il tempo in quanto il mercante era solamente interessato a concludere il suo affare il più in fretta possibile.

    Allora che ne dici? E’ di tuo gradimento?

    Disse dirigendosi verso la donna per toglierle il velo di seta che le copriva parzialmente la testa e prenderla con forza per gli zigomi per poi avvicinarla verso il biondo.

    اسمح له أن ينظر إليك! ابتسامة!
    Avanti, togliti quel velo! Fatti vedere! Sorridi!


    Le inveiva contro e lei inutilmente cercava di dimenarsi infastidita, senza comunque riuscire a sottrarsi alla presa.

    من فضلك ، أريد البقاء مع أطفالي
    Ti prego, voglio stare con i miei figli.


    Sbiascicava in maniera confusa. Ma le sue lamentele finirono quando i suoi occhi marroni finalmente incrociarono quelli azzurri di Shikaku: mai si sarebbe aspettata un acquirente tanto bello e giovane. Credeva sarebbe finita nelle mani di un altro vecchio lurido pervertito. Per un attimo si azzittì ed arrossì persino in volto: non aveva mai incontrato un uomo con occhi e carnagione tanto chiari. Erano tratti che non erano tipici degli uomini della sua terra, tratti che indubbiamente l'affascinavano. Sia ben chiaro: ancora molta paura e diffidenza albergava in lei. Era abituata alle percosse e ad avere rapporti con un uomo che non amava, ma per lo meno da quell'animale di marito aveva avuto dei figli. Ed ora come ora i figli erano la sua più grande ragione di vita. Separarsene per finire nelle mani di qualcuno che avrebbe anche potuto trattarla peggio era qualcosa che avrebbe voluto evitare. Ma purtroppo non era lei l'artefice del suo destino.

    Che ha detto?

    Chiese Shikaku al mercante per cercare di capire quali fossero più nel dettaglio le intuibili preoccupazioni della donna.

    Che verrebbe volentieri con te.

    Tagliò corto con una bugia il mercante. Ora che il viso della fanciulla era a pochi centimetri dal suo, poteva chiaramente notare come il pesante trucco sulle guance nascondesse dei lividi causati dalle percosse. E forse anche sotto alla veste ne era piena. Non poteva lasciare quella povera anima abbandonata a se stessa. Doveva salvarla, a tutti i costi. Ma prima doveva guadagnarsi un minimo della sua fiducia, mostrandole umanità e compassione.

    Sa parlare la nostra lingua?

    Non molto. Ha vissuto tutta la vita qui a Shal'Aria. Ma se deve fare qualche lavoretto particolare ti assicuro che capisce. Prova a chiederle qualcosa.

    Sorvolò di nuovo sulla riprovevole battuta. Si rivolse a lei nella maniera più delicata e dolce possibile.

    Come ti chiami?

    Le chiese chinandosi verso il suo viso, sino a quasi sfiorarle la punta del naso. Di contro invece il mercante, che la teneva da dietro, le sussurrava con veemenza sconosciute parole nell'orecchio.

    هيا الجواب! لا تجعلني أقفز على الصفقة أو سأخفق مثل لم يحدث من قبل وسوف أتركك صائماً لأسابيع!
    Forza rispondi! Non farmi saltare l'affare o ti frusterò come mai ho fatto e ti lascerò a digiuno per settimane!


    Mi chiamo Jhasmine.

    Esordì lei con un impercettibile filo di voce.

    Il piacere è tutto mio.

    Le rispose con un sorriso il buon Shikaku, mentre si chinava a baciarle la mano in segno di rispetto. Si rivolse dunque al mercante con fare ben più serio e cazzuto. Aveva trattenuto la rabbia al suo interno, si era sforzato a non reagire subito ma adesso la rabbia covata era diventata collera. E la collera era chiaramente percepibile dal suo tono di voce incupito e dai lineamenti aggrottati del volto.

    Ora levale le tue mani di dosso o la rovinerai. Quanto valgono i miei pugnali in monete d'oro?

    Rise lo sciocco mercante, inconsapevole di ciò che sarebbe accaduto.

    Io ti avrei offerto 10 mila gold, ma lei ne vale almeno il quadruplo, nonostante presenti qualche ammaccatura e non sia più nel fiore dell'età!

    Continuava a guardarla.

    Dunque è questo il prezzo per comprare la dignità di una persona?

    Sospirò spazientito.

    Va bene, accetto l'offerta. Jhasmine in cambio dei due pugnali.

    Pose delicatamente un dito sotto il mento di lei per poi alzarle il capo.

    E come mio primo atto nei tuoi confronti, cara Jhasmine, ti libero dalla tua schiavitù. Sarai una donna libera ed indipendente da questo momento in poi.

    Deciso e giusto. Il mercante restò sorpreso e spiazzato da una tale decisione.


     
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    Vi fu un intenso scambio di sguardi tra Shikaku e la donna. Lei sembrava essere incredula, ma vedendo la fermezza del biondo, si convinse della veridicità delle sue parole. Il destino imprevedibile l’aveva messa di fronte a questo cavaliere sconosciuto che senza motivo apparente la stava liberando dalla sua prigionia. Altri al suo posto avrebbero approfittato di lei e della sua bellezza. E lo stupore si trasformò presto in incontrollabile emozione, l’emozione in felicità e la felicità incontenibile in lacrime che solcavano il viso della giovane donna. Anche Shikaku ne fu commosso: era bastato così poco per fare del bene. Era bastato così poco per salvare una vita umana. Inconsapevolmente, era tornato a fare ciò che aveva sempre fatto, nonostante si fosse promesso che mai più si sarebbe interessato alle sorti del mondo.

    Avevi ragione. Non c’è emozione più grande che ridare ad una persona la sua dignità.

    Disse al mercante, mentre la donna si era gettata ai suoi piedi, ringraziandolo nel suo dialetto tra urla e singhiozzi di pura ed incondizionata gioia. Il solitamente freddo, depresso e distaccato Shikaku questa volta provò grande empatia: la sua vita sembrava riaver acquistato di importanza con un semplice gesto. Si passò un dito sotto l’occhio. Di solito piangeva per ciò che aveva perduto durante la guerra, ora invece piangeva per la grande empatia che provava nei confronti di un’altra persona.

    Ma di tutt’altro avviso era il mercante. Sul suo volto alla spensieratezza e alla spavalderia con cui aveva trattato la donna si sostituirono rabbia e disapprovazione. Si sentì preso in giro da quello straniero che non osava rispettare un’istituzione come la schiavitù e che non si comportava come un uomo shalariano.

    Come osi!? Tu sei pazzo! Chi diavolo credi di essere!? Lei resta mia sino a quando non mi consegnerai nelle mani i tuoi pugnali!

    Inveì arrabbiato mentre la prendeva per i capelli e la trascinava a sé, gettandola malamente sul tappeto, per poi sputarle addosso e tirarle l’ennesima sberla. Non aveva mai assistito ad una violenza tanto blasfema nei confronti di una donna. Non osava immaginare cosa osasse farle quando erano soli.

    FERMO!

    Imperò con cattiveria esplosiva uno Shikaku che ormai non era più in grado di contenere la sua collera.

    Avevamo un accordo: questi sono i tuoi pugnali, ora lasciala andare.

    Disse porgendogli le lame.

    L’accordo è saltato, mi stavo per far ingannare. Lei vale molto di più di quei pugnali: te la posso concedere per qualche ora e potrai sfogare su di lei tutte le tue perversioni sessuali. Non posso concederti altro.

    Forse si rendeva conto che se l'avesse venduta, non avrebbe avuto più nessuno contro cui sfogare le proprie frustrazioni. Lei continuava a piangere a capofitto, non più per la felicità ma perchè terrorizzata dal suo aguzzino e per come si stava mettendo la situazione.

    E va bene. La voglio per cinque ore, non di meno. E voglio che ovviamente nessuno mi disturbi in questa stanza.

    Vi fu grande silenzio a quel punto, da parte di tutti. Shikaku e l'anziano si guardarono con serietà a lungo, sino a quando il viso del mercante si sciolse lasciandosi andare in una risata compiaciuta.

    Vedo che iniziamo a ragionare. Ci sto. Ora dammi i tuoi pugnali.

    Il commerciante si avvicinò per prenderli in consegna, guardandoli come una iena affamata che non vede l'ora di assaporare la propria preda.

    Eccoli.

    Con un gesto tanto rapido quanto violento, Shikaku gli conficcò una delle lame in pieno collo.



     
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    Un fiume di sangue sgorgò dal collo del mercante, tingendogli tutta la tunica per poi ricadere sul pavimento. Le sue iridi erano spalancate dall’imprevedibile gesto, il viso contorto in una straziante smorfia di panico. Cadde di sasso al suolo, rantolando come un pazzo in preda alle convulsioni. Ma non fu in grado di dare un grido al suo dolore: il pugnale, conficcatosi in profondità nella sua giugulare, aveva probabilmente reciso parte delle sue corde vocali. Riusciva ad emettere solo qualche verso strozzato.

    Ora morirai di una morte lenta ed angosciante.

    Fu il giudizio impassibile e spietato di Shikaku. Una fine misera per un uomo che aveva abusato della propria forza contro un’ingenua creatura per interminabili anni. E proprio a quella donna l’uomo tese un braccio, guardandola con occhi irrorati di paura, nella speranza che lei potesse aiutarlo. Ma lei, che in un primo momento si era portata la mano alla bocca e messa in un angolo, guardando sconvolta l’omicidio appena consumatosi di fronte ai suoi occhi, non fu colta dalla minima compassione nel vedere il suo aguzzino perire così lentamente. Lui non aveva mai avuto pietà per lei quando l’aveva obbligata a sottostare alle sue perversioni sessuali. Forse Shikaku aveva fatto ciò che lei non aveva mai avuto il coraggio di fare.

    Mentre l’anima di lui veniva trascinata verso le viscere infernali, lei, quasi con timore, si rialzava in piedi, per poi avvicinarsi a quell’uomo che non l’aveva mai apprezzata a pieno, considerandola sempre e comunque come un oggetto lussurioso. E fu proprio in quel momento che al posto di prendere la mano che lui, ancora speranzoso, continuava a tendergli, lo colpì con un calcio. E con un altro calcio ancora. E ancora. Ancora. Diede sfogo a tutte le umiliazioni e le angherie che aveva dovuto sopportare nel fiore dei suoi anni. Lo colpì con tutte le sue forze, sino a quando lui non vomitò una copiosa quantità di sangue.

    Fu solo a quel punto che Shikaku intervenne abbracciandola da dietro e portandola via dall’uomo moribondo. Morì sotto ai loro occhi, senza ricevere la minima commiserazione, maledetto dagli insulti della donna. E di nuovo Shikaku dovette tapparle la bocca, senza metterci troppa forza ovviamente. Non poteva permettere che le sue grida di rabbia venissero udite da qualcuno.

    Calmati, calmati ora. Va tutto bene. Sono qui con te.

    Le sussurrava delicatamente all’orecchio. Lei si lasciò andare tra le braccia di lui. Si lasciò abbracciare, stringere e consolare. Era da molto che Shikaku non toccava un’altra donna. Fu tutto così inaspettato quanto meraviglioso. Sentiva il profumo dei suoi capelli, la stringeva forte a se. Gli era mancato quel calore umano. Quella sensazione di familiarità che solo la sua amata aveva saputo donargli.



     
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    Restarono a terra, avvinghiati per diversi minuti. Shikaku le passava la mano tra quei folti capelli profumati, Jhasmine gli stringeva le braccia attorno al collo. Infine si guardarono negli occhi, naso contro naso, fronte contro fronte. Le labbra si sfioravano. Credete ai colpi di fulmine? Credete alla vita? Entrambi avevano bisogno di emozioni forti. Lui aveva passato gli ultimi dieci anni della sua vita isolato dal mondo a piangersi addosso, lei invece aveva passato quegli anni a subire soprusi e vessazioni. Un lungo periodo di depressione e sconforto li accomunava, ma era bastato incrociare le dita delle mani per tornare a sentire il battito della speranza. Della voglia di ricominciare. Di rinascere.

    Fuggirai con me ad Arcadia. Lì troverai il supporto di molte donne che sapranno certamente come aiutarti.

    Era tutto fiabesco e bellissimo. Aveva trovato un cavaliere di cui si era subito innamorata, ma fare i conti con la realtà la riportò con i piedi per terra. Nessuno le aveva mai mostrato di tenerci così tanto a lei, non vedeva perché avrebbe dovuto essere uno straniero. Una miriade di dubbi e perplessità cominciavano comprensibilmente ad attanagliare la sua mente, rovinando il magico momento. Era cresciuta in quella mentalità chiusa e bigotta, non aveva la minima idea di cosa si potesse trovare al di fuori di Shal’Aria.

    Non conosco nulla di te. Non so il tuo nome. Non so da dove provieni. Perché dovrei fidarmi di te?

    E se lui l’avesse uccisa all’improvviso come aveva ucciso suo marito? Si spinse via dalle braccia dal biondo, il quale non comprese i timori della donna. Avrebbe dovuto essere contenta di aver guadagnato la propria libertà.

    Avremo modo di parlare di questo. Ora va a preparare la tua roba: dobbiamo lasciare questo luogo il prima possibile, prima che qualcuno venga a cercarlo.

    Disse facendo riferimento al cadavere del mercante. Lei si portò le mani alle tempie. La paura per un futuro incerto le stava causando un attacco di panico.

    Tu non capisci! Io ho i miei figli qui! Non voglio abbandonarli, sono la mia unica ragione di vita! Ma se non scappo con te, mi daranno la colpa per averlo ucciso! Mi daranno la colpa!

    Shikaku le prese le mani tra le sue, cercando di riportare i loro sguardi a contatto.

    Torneremo a prenderli i tuoi figli! Torneremo a prenderli! Loro sono al sicuro, ma è essenziale per il tuo bene che tu venga con me! Io intanto andrò di là e mi assicurerò che nessuno entri nel negozio, ma tu fa in fretta e prendi solo ciò che ti è indispensabile.

    Comprendeva il suo strazio di genitore, ma non c'era altra soluzione possibile. Sembrò averla convinta, nonostante i suoi occhi trasudassero ancora preoccupazione ed incertezza. Dunque mentre lei tornò di sopra a prendere la sua roba e a salutare per l’ultima volta i suoi bambini, Shikaku andò di là e rubò qualche pugnale e qualche sacca d’oro, cercando di non dare nell’occhio.

    [...]

    Ci mise meno del previsto Jhasmine. Il piano era semplice: sarebbero usciti separatamente e si sarebbero confusi tra la folla del mercato, per poi ritrovarsi giù al porto. Qui avrebbero preso la prima nave verso la penisola di Nasradeva. Avrebbero risalito tutta la fitta foresta per arrivare ad Arcadia. Era la via più lunga, faticosa e complessa ma anche la più sicura, nonché quella che Shikaku conosceva meglio. A Nasradeva infatti gli sarebbe stato facile far perdere le sue tracce mimetizzandosi nella vegetazione. L'alternativa era passare ad est per il deserto, facendo magari tappa a Temora: non gli sembrava il caso, correvano il rischio di essere intercettati, rischio che invece veniva completamente annullato con un mare di mezzo.


     
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    Con il cappuccio in testa Shikaku fu il primo ad uscire dal negozio, ma non fece nemmeno in tempo a fare una decina di metri che, venendo meno al piano stabilito, Jhasmine uscì anch’ella dal negozio e per di più con il viso scoperto, per poi puntargli il dito contro e gridare istericamente contro di lui.

    إلى السارق ، إلى اللص! سرق وقتل زوجي!
    Al ladro, al ladro! Ha derubato ed ucciso mio marito!


    Non capiva quello che stava dicendo ma era chiaro che lo stesse accusando, tant’è vero che molti nella folla si voltarono verso di lui ed iniziarono a loro volta a puntargli il dito e gridargli contro. Evidentemente, Jhasmine non voleva di nuovo dipendere dalle decisioni di un uomo, non ora che suo marito era stato ucciso e lei era finalmente libera. Non avrebbe avuto senso lasciare la sua terra ed i suoi figli, sebbene tutto ciò significasse sacrificare il suo cavaliere, colui che l’aveva salvata. Alcuni potrebbero darle dell’ingrata approfittatrice, ma mettetevi nei suoi panni: nemmeno Shikaku la biasimò e comprese immediatamente le sue ragioni, sebbene non si sarebbe mai e poi mai aspettato un tradimento simile. Accusandolo pubblicamente, nessuno avrebbe a sua volta provato ad incolparla della morte del marito. Aveva avuto un’ottima pensata. La guardò per un’ultima volta in quegli occhi piangenti: lacrime di coccodrillo, perché sapeva anche lei che stava facendo una cosa sbagliata ed egoistica. Per una volta voleva solo pensare a se stessa.

    La folla iniziò a distanziarsi dal giovane incappucciato ma lui, senza temporeggiare ulteriormente, iniziò a correre all’impazzata tra i vicoli, facendosi largo con la forza tra le persone. Non sapeva dove stava andando ma voleva far perdere le sue tracce, allontanandosi il più possibile da quelle urla accusatorie. E dire che era arrivato a Deleruth con le migliori intenzioni di mantenere un basso profilo. Adesso invece aveva persino le guardie cittadine alle calcagna. Di nuovo, proprio come era successo a Neagora. E come Neagora non si era tradito da solo, ma era stato tradito rispettivamente da coloro che aveva aiutato.

    Bel ringraziamento.

    Pensò stizzito, mentre con la coda dell’occhio cercava di capire quanto distanti da lui fossero le guardie. Queste, passeggiando per il mercato, avevano udito le urla dei commercianti ed erano subito intervenute. Ma proprio mentre controllava la situazione alle sue spalle, non si rese conto che una guardia aveva fatto il giro della via, intercettandolo frontalmente. Solo grazie ai suoi riflessi riuscì a schivare il placcaggio che gli venne riservato: la guardia finì come un sacco di patate su una cassa di frutta mentre Shikaku contro una bancarella di vettovaglie, la quale gli cadde rovinosamente addosso. E prima ancora che riuscisse a rialzarsi, era già stato circondato da altre tre guardie.

    Perché va sempre a finire così!?

    La folla intanto scalpitava e gridava all’impazzata, lasciando uno spiazzo libero per combattere ai quattro uomini armati. Shikaku decise di non prenderla alla leggera e senza pensarci troppo lasciò esplodere la sua aura infuocata. Tutte le bancarelle di legno e i tendaggi delle case vennero immediatamente avvolte dalle fiamme, alimentate dai cocenti raggi solari.
    CITAZIONE
    Skill: Spirit Explosion
    [Azione]
    Focus: Offensiva
    L'utilizzatore emette una fiammata attorno a sè, formando un anello i fuoco che si dirada rapidamente, colpendo chiunque sia entro 10 metri dall'utilizzatore.
    [Danno: 40]
    [Chakra: 40]
    [Cooldown 2 turni]

    Persino le guardie cittadine si ritrovarono spiazzate di fronte a tanto trambusto. Sembrava di stare all’inferno con il caldo asfissiante del fuoco e gli schiamazzi di panico della gente. Shikaku ne approfittò per gettarsi su di loro, ferirli e sbarazzarsene.
    CITAZIONE
    Skill: Slashes Tempest *
    [Azione]
    Focus: Offensivo
    Utilizzando il chakra per incrementare la propria destrezza e mobilità, l'utilizzatore si lancia in una combinazione di attacchi. Attacca fisicamente tre bersagli, in un raggio di 10 metri. Applica Dual Wield. Consuma movimento gratuito e extra. Si sceglie vicino quale avversario rimanere
    [Chakra: 25]

    Sfruttando la baraonda avrebbe poi cercato di far perdere le sue tracce lanciandosi tra i vicoli e saltando sui tetti.
    CITAZIONE
    Skill: Leap
    [Rapido]
    Focus: Utilità
    Un salto in avanti di 10 metri, o in alto di 5 metri.
    [Chakra: 10]
    [Cooldown 3 turni]

    Doveva assolutamente trovare un luogo dove riposare la notte.

    FINE PRIMA PARTE


     
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    Valutazione exp: +7 exp +100 GOLD
    Una bella storia, lineare ma ricca di patos. Ho gradito ogni singolo aspetto, sia la prima parte di transizione in cui hai riallacciato la storia di Shikaku, sia le descrizioni dell'ambientazione e dell'effetto di questa sul personaggio, sia il corpo della storia con le interazioni col vecchio.
    Come sempre hai tempi narrativi coinvolgenti, rendendo vividi sia il vecchio e la sua indole mercante, nonché il suo bagaglio culturale, sia "l'ingenuità" di Shikaku e la sua reazione ai soprusi subiti dalla donna.
    Magistrale il colpo di scena finale, realistico e azzecatissimo.
    Se proprio devo dire cosa mi ha fatto storcere un po' il naso è stata la facilità con cui Shikaku si è lasciato travolgere dalla donna. Ovviamente la fragilità emotiva ci sta tutta, dipenderà anche dal mio personale punto di vista, ma mi è sembrata troppo veloce. Però ha avuto il suo perché inserita nella storia, c'è da capire quanto dipenda dalla psiche del pg e quanto invece sia stata voluta per giungere alla conclusione della storia.
    Sempre come gusto personale, avrei limitato le effusioni/coinvolgimenti alla semplice proposta del biondo di lasciare insieme Dalereuth, senza promesse d'amore.
    Però ciò non toglie che la ruolata sia stata di ottima qualità, l'ho letta di un soffio!
    CITAZIONE
    Base 2
    Scrittura 2
    Interpretazione 2
    Ambientazione 1

    Al Valutatore
    +100 Gold +1 exp
     
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