Ascia alla mano e corsa frenetica, macinava velocemente i metri tranciando i rami che gli ostruivano il passaggio. Aveva immediatamente compreso che i tre erano stati attaccati da qualche bestia e ne ebbe la conferma una volta arrivato ai confini della foresta, laddove le piante non costituivano più un impedimento alla visione del paesaggio sottostante. Si fermò. Non era il fiatone ad averlo bloccato, bensì il desiderio di vendicarsi. Prima di gettarsi alla carica e di intervenire, voleva dare una lezione di vita a quei tre che si ostinavano a non seguire alla lettera i suoi ordini. Come detto, a lui interessava solamente che uno dei tre restasse in vita per onorare il patto stipulato. Poteva fare a meno degli altri due ed era proprio curioso di vedere come si sarebbero difesi da soli contro un orso.
La ragazza, Linsday, ascoltò il suo consiglio e prima di gettarsi nel fiume si tolse tutti i vestiti di dosso. Braian invece, senza prima spogliarsi, prese la barella con sopra Tano e la trascinò con se nell’acqua gelida. Stupido da parte sua pensare di poter salvare un qualcuno già destinato a morire invece che portare a casa la propria pellaccia. Anche se effettivamente contro un orso nessuno dei tre aveva alcuna speranza, ne fuori ne dentro l’acqua. Tanto più che al posto di preoccuparsi di combattere le forti correnti per raggiungere la sponda opposta, cercavano di trascinare la barella in legno con sopra Tano. Inutile dire che non avevano la forza per fare entrambe le cose, tant’è che tutti e tre, sospinti dalle rapide, finirono per sbattere contro uno scoglio nel mezzo del fiume.
Idioti.
Ukon scosse la testa contraddetto. Se non fosse intervenuto l’orso bianco se li sarebbe sbranati vivi tutti e tre. Ancora sudato ed affaticato per l’estenuante lavoro di taglialegna che lo aveva tenuto impegnato tutto il giorno, si lanciò giù dal promontorio in una corsa inarrestabile.
Lasciatelo andare!
Gridava. Ma quelli non gli davano retta e, al posto mettersi in salvo, continuavano a tenersi aggrappati a Tano e cercavano inutilmente di trascinarlo con loro verso l’argine opposto del fiume. Fu solo nel momento in cui l’orso con le sue fauci fu tremendamente vicino al gruppetto che Tano, con le ultime forze rimastegli in corpo, si fece volontariamente cadere in acqua per attirare l’attenzione della bestia. Quest’ultima, attratta dal suo odore di carne viva, si gettò su di lui e lo azzannò con voracità, sbranandolo vivo nell’acqua sotto gli occhi degli altri due, in un inferno di grida, ruggiti e lamenti di dolore.
Linsday, in lacrime, continuava a strillare il nome di Tano. Braian, testa calda e piena di segatura, si lasciò trasportare dalla corrente per gettarsi contro l’orso. Cosa sperava di fare era un mistero. Fortuna per lui che Ukon, denudatosi in fretta e furia, si era gettato in acqua e lo aveva preso sottobraccio. Aveva poi preso anche Linsday, rimasta appigliata allo scoglio senza il coraggio di muoversi. Ukon era un ottimo nuotatore ed era solito da piccolo avventurarsi tra i canyon delle montagne.
Riportati a riva, Braian ebbe il coraggio di arrabbiarsi con lui, arrivando persino ad accusarlo della morte di Tano. Ma il gigante pelato con due schiaffoni in faccia gli chiuse la bocca e lo lasciò per un attimo senza sensi.
Per il vostro amico non c’era alcuna speranza!
Ora muoviamoci e rifugiamoci nella foresta prima che l'orso sposti le sue attenzioni su di noi!
Queste bestie non amano essere disturbate mentre si sfamano.
Duro e crudo, ma necessario, anche perché i due sembravano paralizzati in uno stato di shock causato sia dalla terribile esperienza e sia dal contatto con l’acqua gelida. Eppure nessuno dei due sembrava dargli retta. Tremanti e sconvolti, continuavano a piangere piegati dal dolore e dal panico mentre osservavano il loro compagno essere fatto a pezzi.
Il vostro compagno ha scelto una morte gloriosa invece che una morte da vigliacco. Con il suo eroico sacrificio ha permesso a voi altri di essere risparmiati e di sopravvivere. Onorate il suo ultimo gesto e vivete con dignità per non offendere la sua memoria.
Questo era il suo modo guerriero per confortare. L’acqua del Kerlaugar si era tinta di rosso e sulla superficie galleggiavano interiora, brandelli di corpo e budella di Tano. Era un’immagine orripilante, ma non si poteva cincischiare. Doveva portarli via di lì, anche a costo di trascinarli con la forza.