[EXPLORATION] Il Tempio degli Antichi

2° Parte

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    L’accordo era stato siglato e sigillato da un “patto di sangue”, ossia una tradizione varyag che imponeva ai due contraenti di stringersi le mani imbevute del loro stesso sangue per giurarsi solennemente, davanti agli dei, che non sarebbero venuti meno alla parola data. Ukon avrebbe dovuto condurre i tre forestieri al famigerato Tempio degli Antichi, mentre quest’ultimi, oltre ad un’abbondante ricompensa in oro, si sarebbero attivati per contattare i soldati imperiali e convincerli a scarcerare Mastro Rosvald Lursh Gibberlow, ossia il mercante che tramite la sua flotta riforniva il villaggio di Ukon e le terre di Vaygrjord limitrofe con merce e cibo. Da quando quell’uomo era stato catturato infatti gli abitanti del suo villaggio vivevano di stenti e soffrivano tremendamente la fame in quanto quasi completamente isolati dal mondo esterno.

    Nei giorni successivi, in attesa di un documento proveniente direttamente da Aldaresia che attestasse l’avvenuta liberazione del mercante, Ukon si fece spiegare dal vecchio Artlas, che vista la veneranda età non avrebbe potuto seguirli, come raggiungere quel luogo. Ukon infatti non vi era mai stato in quel Tempio, ma poteva arrogarsi il diritto di fare da guida in quanto conosceva come i palmi delle proprie mani tutti i territori circostanti. E infatti, con l’aiuto del suo vecchio, non ebbe difficoltà a tracciare una via piuttosto sicura tra le aspre ed innevate vette di montagna.

    Il Tempio infatti si trovava sulla sommità di una montagna a sua volta situata al centro di una catena montuosa estremamente scoscesa e pericolosa. Per questo motivo Ukon passò la metà del suo tempo ad istruire quei tre buoni a nulla sul comportamento che avrebbero dovuto tenere una volta intrapreso il percorso tra le montagne. Anche la strada più sicura era piena di innumerevoli pericoli e lui, come al solito, non garantiva per nessuno. Se qualcuno non avesse seguito esattamente le sue direttive o se peggio fosse finito in un crepaccio, di certo non sarebbe tornato indietro a prenderlo e l’avrebbe abbandonato al suo destino. A tal riguardo, si scontrò più e più volte con quei tre per la brutalità delle sue affermazioni, ma alla fine, dopo averli minacciati con l’ascia, finivano sempre per piegare la testa e non dar adito ad ulteriori discussioni. Ukon non amava essere contraddetto, ne amava rischiare la propria vita per colpa dell’incapacità altrui.

    Il viaggio sarebbe durato all’incirca un paio di settimane, andata e ritorno compresi. Il suo equipaggiamento constava di viveri per i primi tre giorni e di una rudimentale tenda dove avrebbe potuto ripararsi la notte. Senza dimenticare ovviamente ascia e scudo: a Vaygrjord le armi erano indispensabili in qualsiasi situazione. Ma oltre a questo, era indispensabile tenersi leggeri per proseguire quanto più velocemente possibile quando sarebbero dovuti salire lungo i pendii. Fu questo l’ennesimo motivo di scontro con quei tre che, invece di ascoltarlo, si erano riempiti gli zaini con i loro bizzarri marchingegni per sondare il terreno e i loro fottuti libri da scienziati. Non dimentichiamoci infatti che Ukon stava accompagnando al Tempio tre ricercatori provenienti direttamente dall’Accademia di Neagora e finanziati dall’Impero per cercare informazioni utili sugli Antichi. Inutile dire che anche questa volta Ukon, con i suoi modi aggraziati, impose la propria dittatura a suon di sberle e calci. Ne abbiamo una testimonianza nel diario personale della giovane Linsday, l’unico libro che Ukon aveva concesso alla ricercatrice di portarsi con se.

    CITAZIONE
    Giorno 1
    Il viaggio non è iniziato nel migliore dei modi. Il bruto, prima di partire, ci ha controllato gli zaini riversandone tutto il contenuto sulla fredda neve. Tutto ciò che reputava inutile lo ha fatto a pezzi. I nostri preziosi libri su cui avevamo lavorato in tutti questi mesi sono divenuti carta straccia sotto i colpi della sua ascia. Tano e Braian hanno provato a dissuaderlo, ma come al solito sono stati presi a calci e pugni. Non so come sarà vivere lontano dal villaggio con un animale del genere. Sembra che l’unico modo di ragionare sia tramite la forza e temiamo che dopo qualche chilometro possa ucciderci e seppellirci da qualche parte tra queste terre sconosciute. O peggio darci in pasto a qualche belva selvatica. Più di una volta in questi giorni ci ha prospettato una fine tanto brutale qualora non avessimo seguito le sue direttive. Siamo tremendamente impauriti dalla sua figura, ma se seguirlo è l’unico modo per riuscire a raggiungere il Tempio e magari trovare qualche informazione utile sugli Antichi, siamo anche disposti a rischiare la nostra vita. Per il bene della scienza, per il bene dell’Impero. Per diventare eroi.

    Non so nemmeno il motivo per il quale sto scrivendo questo diario, forse perché ho semplicemente la speranza che se dovesse succedermi qualcosa di brutto, qualcuno possa trovarlo e farla pagare al nostro aguzzino.



     
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    Giorno 1 - Il Deserto del Dovrefjell

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    Dal villaggio sarebbero partiti alle prime luci dell’alba, proseguendo verso l’entroterra a nord-est che li avrebbe costretti a passare per una grandissima distesa bianca di neve e ghiaccio, un vero e proprio deserto formato da piccole dune e intervallato da grosse rocce, il cui nome antico era Deserto del Dovrefjell.

    Si dice che queste terre sconfinate un tempo siano state il terreno di battaglia per gli scontri tra il clan degli Skjoldr e i vichinghi della costa.

    Ma più che la storia ad interessare i tre avventurieri era il vento incassante che spesso e volentieri si trasformava in vere e proprie bufere, con banchi di nebbia che non permettevano di vedere ad un palmo dal naso. E dire che il tempo da sereno e soleggiato era divenuto improvvisamente irrequieto. Fortuna che erano legati con una corda l’uno con l’altro e che il cicerone lì davanti, inspiegabilmente, sapeva perfettamente come orientarsi e dove andare. Proseguiva a passo spedito, strattonando spesso e volentieri i tre ricercatori che invece avevano molta difficoltà a farsi largo tra la neve. Ogni passo era tremendamente pesante e se a ciò aggiungiamo il vento gelido che gli batteva sulla faccia, non si capacitavano proprio di come il pelato potesse sembrare quasi insofferente a quel freddo che penetrava sin nelle ossa.

    Dobbiamo raggiungere il fiume Kerlaugar prima del calar delle tenebre, altrimenti moriremo qui di ipotermia! Forza! Muovete il culo!

    Gli urlava cercando di sovrastare il frusciare incessante del vento. Tornare di nuovo in quei luoghi gli faceva una certa nostalgia: era solito avventurarsi da quelle parti quando da bambino seguiva i cacciatori più esperti nelle varie battute per portare carne fresca al villaggio. Queste battute terminavano proprio lungo il fiume Kerlaugar, laddove la maggior parte delle bestie che abitavano l’altopiano solevano sostare per dissetarsi. Ma il vero motivo per cui parlava con quei tre e li incitava a muoversi era sia per esaltare la tradizione del suo popolo e dunque le sue origini guerriere, sia per prenderli per il culo, in quanto sapeva perfettamente che non erano in grado di tenere il suo passo.

    Ormai stiamo camminando da cinque ore ininterrottamente. Ti prego fermiamoci per una pausa. Abbiamo bisogno di bere e di riposare.

    Chiese con il fiato spezzato il giovane Braian. C’era un grosso sasso dietro cui avrebbero potuto ripararsi e rifiatare in attesa che la tempesta si placasse. Ma Ukon restò impassibile di fronte alla richiesta e strattonò la corda verso di se, facendo inevitabilmente crollare a terra il ragazzo che stava dietro di lui.

    Ci riposeremo una volta arrivati a destinazione!

    Gli inveì contro il nordico, per poi tornare a spalare con l’ascia la neve che gli ostruiva il passaggio, la quale oramai gli arrivava sin quasi alla vita. Arrivare al fiume entro sera significava anche arrivare ai piedi delle montagne e lì sarebbero stati meno esposti alle intemperie del vento. Se per puro caso avessero dovuto fallire, si sarebbero trovati esposti di notte al vento gelido dell’altopiano e sarebbero sicuramente morti per ipotermia. Ukon ne sapeva qualcosa: da piccolo si era perso in questo deserto e se gli anziani del villaggio non fossero andati a ripescarlo, probabilmente ora non sarebbe stato qui a fargli da guida. E poi ad occhio mancava ancora almeno la metà dei 30 chilometri di percorso prima di arrivare al fiume: non potevano di certo permettersi una pausa!

    O si faceva come diceva lui, o si faceva come diceva lui.
    Punto.





    Edited by mrxxx - 30/3/2018, 23:41
     
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    La parte finale del percorso fu davvero ostica in quanto il terreno si era fatto in salita e dovettero affrontare una serie di crepacci estremamente pericolosi. La neve infatti cadeva e si ghiacciava in superficie, coprendo fessure nella roccia profonde anche un centinaio di metri. Cadere in una di quelle crepe era una condanna a morte certa. Ukon cambiò strada più e più volte, tanto che i tre inseguitori si scambiarono parecchi sguardi insospettiti e si chiesero se la loro guida sapesse realmente dove li stesse conducendo o se si fosse anch’egli perduto. In ogni caso, come al solito, non osarono dirgli nulla: erano troppo spaventati dalla possibilità che il nordico potesse reagire male ad una loro critica e comunque avevano la gola talmente secca che anche sussurrare una sola parola avrebbe causato loro bruciore ed affanno.

    Dopo una serie interminabili di giri attorno allo stesso appezzamento di deserto, alla fine riuscirono a trovare un varco sicuro. Verso sera inoltre la tempesta smise di infuriare e Ukon si rese conto che avevano involontariamente deviato di un paio di chilometri ad est rispetto al percorso originario. Poco male, il fiume era comunque vicino e lo avrebbero risalito per tornare al punto che si era designato di raggiungere.

    […]

    Fanculo cazzo! Ancora cinque minuti!

    Disse il giovane Braian annaspando quanta più aria possibile, mentre sorseggiava avidamente l’acqua dalla borraccia.

    Ho detto che è ora di ripartire!

    Minacciò con il suo classico tono roco e grottesco l’impassibile Ukon. Gli aveva concesso una sosta di venti minuti ma sembrava non essere abbastanza, tanto’è vero che tutti e tre avevano ancora il fiatone e si lamentavano dei dolori alle gambe.

    Non sento più i miei cazzo di piedi!

    Braian era certamente il più lamentoso, nonostante avesse dovuto essere il più forte e resistente dei tre data la sua giovane età. La giovane ragazza, Linsday, aveva approfittato della pausa per cambiarsi i calzini, conscia del fatto che con i piedi al caldo avrebbe sofferto meno il freddo. Lei sino ad ora aveva tenuto un atteggiamento schivo ed era avvantaggiata dal fatto che il suo zaino fosse il meno pesante. Il terzo ed ultimo ricercatore, il più anziano, invece aveva completamente perso le parole e, senza nemmeno togliersi lo zaino dalle spalle, si era lasciato cadere nella neve fresca con le braccia allargate. Probabilmente era quello che più di tutti stava patendo la sfida, sebbene non avesse mai osato mettere in discussione l’autorità del pelato.



    Di contro, Ukon non sembrava affatto affaticato, non si era nemmeno seduto ne sgranchito le gambe. Aveva invece passato il suo tempo a squadrare con occhi di sdegno e di scherno i tre fighetti che pensavano di andare a fare una gitarella in campagna. Era quasi divertito nel vederli così sofferenti e distrutti dopo nemmeno 24 ore dall’inizio del loro viaggio, ma non aveva assolutamente intenzione di dargli tregua o di adeguarsi alla loro pigrizia. Avrebbe dunque staccato la corda che li teneva legati ed avrebbe proseguito il tragitto da solo, consapevole del fatto che loro, volenti o nolenti, lo avrebbero seguito.

    Più starai fermo e peggio sarà. I tuoi piedi andranno in necrosi in quanto il sangue smetterà si fluirvi per riscaldare le parti più importanti del tuo corpo. Se vuoi fare questa fine, stai pure lì a lamentarti.

    Gli rispose con un ghigno malefico stampato in volto.
    Da soli quei tre sarebbero morti in un paio d’ore.




     
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    Il nordico ha ragione. Muoviamoci.

    A parlare era stato Tano, il ricercatore più anziano. Era quello che si rendeva più conto che battibeccare con Ukon non sarebbe servito a nulla. Loro avevano bisogno di lui in quanto era la loro unica ancora di salvezza in un territorio selvaggio e spietato. E per quanto Ukon potesse essere scorbutico, rude ed incivile, sino ad ora aveva dimostrato di sapere il fatto suo e li aveva condotti senza problemi per vie impervie e pericolose.

    […]

    Sarebbero infine giunti sul letto ghiacciato di quello che un tempo doveva essere un fiume. Il letto era chiaramente riconoscibile dagli argini rialzati, tanto più che in lontananza vi erano i resti di quello che doveva essere un piccolo brigantino, leggero e veloce, divenuto oramai un cadavere di legno inghiottito dalle nevi.

    Un tempo questo fiume era molto più rigoglioso, soprattutto in estate, quando il sole scioglieva la neve e diveniva percorribile da piccole imbarcazioni. Ora non è più navigabile e la sua portata si è estremamente ridotta, ma pregate di non passare da qui durante il periodo dello scioglimento delle nevi o rischierete di venire travolti da onde anomale quanto improvvise provenienti direttamente dalle cime delle montagne.

    Se la cantava da solo, ma era tremendamente vero: il paesaggio di Vaygrjord cambiava completamente nel passaggio tra la stagione invernale e quella estiva. Tuttavia non era quello il fiume che andavano cercando. Il Kerlaugar era un fiume che non ghiacciava mai, nemmeno durante i periodi di gelo più intenso, in quanto la sua portata si manteneva estremamente scrosciante e vigorosa durante tutto l’anno. Il letto fluviale su cui stavano camminando apparteneva ad un antico emissario del Kerlaugar. Ma nonostante non fossero arrivati al punto che Ukon si era prefissato per via dell’involontaria deviazione causato dalla bufera, decise che si sarebbero fermati lì per la notte.

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    Erano infatti arrivati in un luogo piuttosto tranquillo e riparato. Preferiva riposarsi tra le rovine della nave invece che nelle tende che aveva nello zaino, anche perchè sospettava che quei tre fossero completamente incapaci di piazzarne una che resistesse alle correnti ventose. Lo scheletro di quella nave era una benedizione inattesa: gli avrebbe permesso di dormire in tutta serenità e di svegliarsi un’ora prima l’indomani per recuperare la strada mancante.

    Poche parole e tanto sgranocchiare. Un pasto abbondante dopo quella giornata di inferno era d'obbligo. Solo Linsday rimase sveglia un quarto d'ora in più degli altri per terminare di scrivere le proprie impressioni sul suo diario.

    CITAZIONE
    Giorno 1
    Quell’uomo sembra forgiato nel ferro e temprato da mille battaglie. Ha una resistenza fisica maggiore di una montagna di Vaygrjord esposta al vento incessante. Se la costituzione di tutti i vichinghi è al pari di quella di quest’uomo, comincio a comprendere perché a Neagora li temano tanto. Non l’ho mai visto boccheggiare, ne lamentarsi, ne fermarsi per sgranchirsi le ossa. Ha camminato imperterrito lungo tutto il tragitto, trascinandosi appresso spesso e volentieri il peso dei nostri corpi stanchi e spossati.

    Sembra provare un sadico piacere nel vederci soffrire e nel vederci annaspare dietro di lui. Anche se faccio finta di nulla, ho notato con la coda degli occhi che spesso ci riserva sguardi irti di rabbia e crudeltà. E’ come se ce l’avesse con noi o con quello che rappresentiamo, sebbene non abbia ancora capito il motivo di questo odio innato.

    Oggi, quando ci siamo persi lungo i pendii dell’altopiano, ho creduto che stesse semplicemente cercando il luogo adatto dove farci fuori. Credo succederà presto, anche se forse questa è solo una sciocca preoccupazione della mia mente esausta ed infreddolita. Sino ad ora quest’uomo è stato di parola e ci ha condotti per vie sicure. Mi chiedo quali siano le sue reali intenzioni.



     
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    Giorno 2 - Il Letto del Vadgelmir

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    Vadgelmir. Quello era il nome del fiume prosciugato nel quale avevano trovato riparo. E, come per tutte le manifestazione della natura di Vaygrjord, vi era una leggenda che riguardava anche questo fiume. Si diceva che si riempisse d’acqua travolgente e scrosciante ogni qual volta un bugiardo osasse camminare sul suo letto prosciugato. Nei tempi più antichi i clan solevano giudicare colpevole o innocente un loro esponente sottoponendolo alla prova del fiume: se per un giorno intero non veniva travolto da nessuna onda anomala, allora la sorte era dalla sua parte e la sua innocenza provata. Se invece finiva per essere travolto dall’acqua proveniente direttamente dalle cime delle montagne, allora quella era una prova inconfutabile che gli Dei immortali avevano voluto punirlo. Come già detto infatti il fiume soleva essere traversato da onde anomale provenienti dalle montagne durante il periodo di scioglimento delle nevi.

    Lo scheletro della nave nel quale avevano trovato riparo era abbastanza paragonabile ad un bivacco di alta montagna. Inoltre vi erano parecchie travi di legna marcia sparse qua e là e, sebbene inizialmente fosse stato estremamente difficile appiccare il fuoco al legno umido e bagnato, alla fine riuscì anche a tirar su un piccolo focherello che li ristorasse durante la notte.

    Il risveglio però non fu altrettanto sereno. Un urlo agghiacciante squarciò il tombale silenzio e destò Ukon durante le prime luci dell’alba. Ascia alla mano, si precipitò immediatamente fuori, seguito da Braian e Linsday i quali compresero immediatamente fosse successo qualcosa al più anziano Tano. Quest’ultimo, uscito fuori per fare i propri bisogni, era stato assalito da un branco di mannari.

    State indietro!

    Gridò Ukon in direzione dei due ragazzi, mentre come una furia si gettava in mezzo al branco affamato di canidi, colpendone uno con l’ascia tra capo e collo. Un colpo secco e deciso che fece cadere il capo branco a terra, facendo così desistere il resto dei lupi dall’attaccarlo. Dopo avergli ringhiato in faccia infatti si diedero alla fuga, anche perché il pelato colpì con una violenza inaudita il terreno di fronte a se, causando una scossa di terremoto con tanto di crepe sul terreno che li spinse alla ritirata.

    Erano affamati. Torneranno. Soprattutto adesso che hanno una vittima sicura con cui sfamarsi.

    Disse con estrema freddezza guardando il povero Tano.

    Sei spregevole!

    Lo rimproverò Braian per la totale mancanza di compassione nei confronti del loro compagno ferito e giacente a terra in una pozza di sangue. Ne aveva perso molto, moltissimo. La neve sotto di lui era completamente imbevuta di liquido rosso ed il ricercatore ancora sotto schock, incapace di pronunciare qualsiasi parola che non fosse un lamento straziante e confuso. Ukon lo guardava con indifferenza e disprezzo, senza muovere un singolo muscolo per aiutarlo. Invece se la prese con il ragazzo ingrato che lo stava indirettamente accusando per la terribile sorte che il fato aveva riservato al suo compagno.

    Piccolo lurido verme! Gli accordi erano che vi avrei portato al Tempio, ma nulla è stato specificato sul fatto che vi sareste arrivati sani e salvi!

    Gli inveì contro prendendolo per il collo.

    Se non fosse stato per me, il tuo amichetto qui presente sarebbe stato sbranato vivo da quelle bestie affamate!

    Il giovane Braian, travolto dall’imponente voce dell’energumeno che recitava la pura e sacrosanta verità, sembrò calmarsi e infatti Ukon lasciò la presa facendolo cadere rovinosamente a terra. Linsday di contro stava provando a fare qualcosa per fermare le emorragie, ma sembrava un’impresa impossibile. Tano era stato morso su tutto il corpo, le sue vesti completamente stracciate. Sui polpacci e sulle braccia addirittura mancavano interi lembi di pelle e i fori dei canini avevano raggiunto l'ossatura. Era grave, troppo grave per proseguire un’impresa simile.

    Chi l’avrebbe mai detto che l’Inferno è un luogo così freddo e solitario?

    Disse Braian con occhi sbarrati rendendosi conto delle disperate condizioni del suo compagno. Sì e no sarebbe durato solo qualche ora con senza cure mediche adeguate.

    Per lui non c’è alcuna speranza. Morirà lentamente per dissanguamento, ipotermia o rabbia. Tanto vale risparmiargli una sofferenza inutile e dargli il colpo di grazia...

    Cinico e spietato. Freddo più del ghiaccio che li circondava.



     
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    Era un favore quello che gli stava offrendo Ukon, ossia il favore di donargli una morte veloce ed indolore. Invece le sue parole vennero rigurgitate con estrema brutalità, soprattutto dalla giovane Linsday che per la prima volta osò ergersi in piedi di fronte al gigantesco pelato.

    Non osare nemmeno pronunciare una cosa simile!

    Urlò con tutto il fiato che aveva in corpo mentre gli puntava l’indice in faccia. Ukon di contro scoppiò in una fragorosa risata, mentre continuava ad osservarla con sufficienza.

    Fossi in te starei attenta a come ti atteggi con me ragazzina. Il tuo capo è con un piede nella fossa e l’altro tuo amichetto sembra essersi arreso al suo destino. Non ce nessuno che possa frapporsi fra me e te.

    Le disse sibilando e la ragazza abbassò il dito. Ukon non le avrebbe torto un capello, non ce n’era bisogno, ma le avrebbe fatto credere il contrario. Amava vedere la paura dipingersi sul volto dei suoi interlocutori. Braian era inginocchiato nella neve con gli occhi persi nel vuoto. Tremava e lacrimava, probabilmente in preda ad un attacco di panico. Linsday non lo aveva mai visto così. Lei sembrava essere l’unica a non aver ancora perso la capacità di intendere e di volere, ergo toccava a lei prendere una decisione per il bene del gruppo.

    E’ ovvio che non siamo preparati per un’impresa simile, ne ci saremmo aspettati che si sarebbe rivelata tanto ardua. Basta così, finiamola qui. Rinunciamo a raggiungere il Tempio. Verrai ricompensato come pattuito e i tuoi servigi saranno riconosciuti, ma per il nostro bene è meglio che torniamo indietro. Anche perché Tano ha bisogno di cure immediate e di un luogo caldo dove riposare.

    Disse con calma e guardando profondamente Ukon negli occhi. La ragazza aveva compreso che mettersi contro la sua guida avrebbe solamente peggiorato la situazione. Doveva collaborare, per quanto la disgustasse avere a che fare con un uomo dagli atteggiamenti bestiali e prepotenti.

    Questa è l’unica cosa sensata che le mie orecchie hanno udito sin ora. Saggia decisione ragazzina.

    Disse con fermezza, stupito dal giudizio della giovane, per poi aggiungere.

    Ma non esiste alcuna possibilità di salvezza per lui. Credimi.
    Il Vadgelmir ha espresso la sua sentenza. Ed è una sentenza di morte.
    Inoltre, se dovessimo portarcelo appresso, attirerà su di noi l’attenzione dei lupi.


    Correremo il rischio.
    Esiste una via più breve e più sicura che ci consenta di portare con noi anche Tano?

    Tornare indietro con un ferito da dove erano arrivati era praticamente impossibile, sarebbero morti congelati nel giro di qualche ora.

    Potremmo proseguire un paio di chilometri a nord sino al punto del Kerlaugar che mi ero prefissato di raggiungere. Da lì potremmo poi discendere le rapide del fiume con una zattera, per arrivare quanto più vicino possibile al villaggio.

    Un piccolo torrente, esponente del Kerlaugar, arrivava sino al suo villaggio natale, ossia quello da cui erano partiti. Ma non sapeva sino a che punto quel torrente sarebbe stato percorribile, tanto più che..

    Non è un piano esente da rischi: va costruita una zattera sperando che sia abbastanza resistente da resistere alle forti correnti del fiume, bisogna sperare che il fiume non sia in un periodo di piena e soprattutto dobbiamo pregare che altre bestie fameliche non si mettano sulle nostre tracce. E comunque ci vorranno almeno tre o quattro giorni per costruire la zattera, raggiungere il fiume e discenderlo. Le possibilità che il vostro amico sopravviva per tutti questi giorni in quelle condizioni oppure che tutta la discesa vada liscia senza intoppi, sono infinitesime.

    Bene, allora è deciso. Correremo il rischio.

    Ripeté con più convinzione, senza rompere il contatto visivo tra i due, se non nel momento in cui si rivolse al suo compagno per spronarlo a tornare in se stesso.

    Braian! Vieni qua! Svelto! Aiutami a riportare Tano sotto coperta!

    Passeremo qui questa giornata per permettere alle ferite di Tano di cicatrizzarsi e recuperare quanto più legname possibile per costruire un'imbarcazione. Domani ci dirigeremo al fiume.

    Così sia.

    Chi lo avrebbe mai detto che la ragazza si sarebbe rivelata essere la vera leader del gruppo.





    Edited by mrxxx - 4/4/2018, 01:10
     
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    Linsday e Braian presero Tano sottobraccio e lo trascinarono a peso morto dentro il fatiscente bivacco. Ukon invece, prima di raggiungerli, si avvicinò al lupo che aveva tramortito con la sua ascia. Era immobile sulla neve, ma ancora vivo ed emetteva dei lamenti di dolore. Il nordico caricò la propria ascia sopra la testa e con un colpo secco gli tranciò di netto il collo, recidendogli la testa quasi completamente. Linsday, che aveva assistito alla scena, ne rimase disgustata ed ebbe un conato di vomito.

    E’ meglio che risparmiamo provviste, questo sarà il nostro pasto di oggi.

    Disse caricandosi la carcassa dell’animale sulle spalle. La testa dell’animale l’avrebbe impalata più tardi su un’asta di legno al fuori dal loro rifugio, come augurio di morte ai suoi compagni canidi qualora fossero tornati per vendicarlo. Il corpo invece lo avrebbe scuoiato con l’aiuto dell’ascia e di un rudimentale coltello. Uno sporco e faticoso lavoro, estremamente crudo e turpe agli occhi di Linsday, ma inevitabilmente utile ai fini della sopravvivenza.

    La ragazza comunque non degnò il barbaro di molte attenzioni, era più indaffarata a prestare primo soccorso a Tano e supporto morale a Braian. Quest’ultimo inspiegabilmente sembrava essere nel pieno di una crisi angosciante dalle cause sconosciute. Forse era solo spaventato e temeva di poter fare la stessa orribile fine del suo amico. Non voleva morire in quel posto desolato, lontano dai suoi affetti. Era ancora troppo giovane. E mentre Linsday faceva una passeggiata con lui per aiutarlo a tirarsi su di morale, quatto quatto Ukon si avvicinò al moribondo Tano.

    Caro mio, lo sai anche tu non ti resta molto prima di schiattare. Se anche dovessi riuscire ad arrivare vivo al villaggio, la vecchia Ada non sarà comunque in grado di lenire le tue ferite. E a giudicare da quello che vedo, l’infezione ha già cominciato a mangiare il tuo corpo. Se ci tieni a quei due ragazzi, sai quello che devi fare.

    Vi fu un lungo scambio di sguardi. Tano era talmente debole e consumato dalla febbre che non riusciva nemmeno a proferir parola. Il suo volto pallido e le sue labbra bluastre a malapena riuscivano a respirare l’aria. Crudele dire ad un moribondo di muoversi a morire. E di certo Ukon non lo aveva fatto perché ci teneva ai due ragazzi, bensì perché non voleva perdere ulteriore tempo in quel luogo.

    Allontanati immediatamente da lui!

    Le inveì contro da lontano la giovane Linsday ed il nordico, alzando le braccia in segno di innocenza, tornò a sezionare la carne dell’animale per cucinarla. Il resto della giornata sarebbe trascorsa tranquilla per lui, eccezion fatta per un ruggito animalesco che riecheggiò tra le piane del deserto, in lontananza.

    I lupi!

    Commentò preoccupata Linsday. Ukon invece, rimasto impassibile la corresse.

    No questo non è il richiamo di un lupo, bensì è il ruggito di un orso. Riescono a fiutare il sangue sino a due chilometri e mezzo di distanza. Anche il doppio qualora le sue prede siano sottovento.

    CITAZIONE
    Giorno 2
    Provo ad essere forte ma non riesco a trattenere le lacrime mentre scrivo queste righe. E’ dura da ammettere ma Tano è in condizioni estreme e dubito riuscirà a superare la notte. Ma se esiste anche solo una remota possibilità che possa sopravvivere, allora intendo perseguirla, anche a costo di rischiare la mia stessa vita. Lui avrebbe fatto lo stesso, ne sono certa.

    Spero che Braian si riprenda. E’ sotto shock per tutto quello che è successo. Restare da sola contro quell’animale mi spaventa, sebbene sino ad ora si sia rivelato di vitale importanza per la nostra sussistenza. Dobbiamo tutto a lui, ma mi fa lo stesso paura. Ho sempre quella sensazione che da un mento all'altro possa staccarci la testa come ha fatto a quel povero lupo.

    L'unica cosa che mi rasserena è il paesaggio. Questo inferno di ghiaccio ha panorami mozzafiato. Posso contare migliaia di stelle nel cielo notturno e l'aurora splende sempre luminosa sopra le nostre teste, cullandoci nel sonno. Credo che mi addormenterò guardandole stanotte. E basta, sono troppo stanca per scrivere altro.



     
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    Giorno 3 - Il Fiume Kerlaugar

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    Linsday aveva passato la notte insonne sebbene avesse fatto a cambio di guardia un paio di volte con Braian sia per monitorare le condizioni di Tano e sia per dare l’allarme qualora l’orso sulle loro tracce fosse venuto a fargli visita. Ukon di contro aveva ronfato come un ghiro per tutto il tempo, tant’è che si era svegliato alle prime luci dell’alba ed aveva destato gli altri due con leggere pedate nei fianchi.

    Durante la notte Linsday lo aveva osservato a lungo, chiedendosi come facesse a dormire con la consapevolezza che da un momento all’altro un orso sarebbe potuto piombargli addosso. Alla fine concluse che doveva essere l’abitudine. Lei non ce l’avrebbe mai fatta ad adattarsi ad un luogo tanto ostile ed inospitale. La stanchezza, lo stress ed il freddo l’avevano completamente logorata e distrutta dopo appena un giorno dall’inizio del viaggio. Non riusciva proprio a capacitarsi di come quella montagna di muscoli potesse avere un metabolismo fisiologico che gli permettesse di recuperare dalla fatica tanto velocemente.

    Di nuovo un ruggito squarciò il cielo. Se ai modi rozzi ed incivili di Ukon avevano reagito con disappunto, udendo questo gemito rimbombare sulla fredda roccia, si sbrigarono ad ultimare i preparativi per riprendere il viaggio.

    E’ molto più vicino rispetto a ieri. Deve aver recuperato parecchia strada durante la notte e ci sarà alle calcagna se non ci sbrighiamo.

    Avrebbero impiegato mezza giornata per giungere al Kerlaugar. Tano era stato messo su una grossa trave di legno a mo di barella che Braian trascinava a fatica sulla neve con l’ausilio di una corda. Linsday invece si era presa l’onere di trasportare gli zaini dei suoi due compagni, privandoli ovviamente di qualsiasi superfluità. Ora capiva il motivo per il quale prima della partenza il nordico fosse stato tanto scrupoloso quanto violento nel setaccio dei loro oggetti personali. Ukon invece aveva cercato di salvare quante più travi di legno possibili dallo scheletro della nave e le aveva avvolte in un fagotto che portava sulle spalle. Eppure era indubbiamente il meno provato dalla fatica, come al solito. Inoltre provava godimento nell’inveire contro al ragazzo di sbrigarsi e di far lavorare i muscoli.

    Tuttavia questa volta Ukon non doveva minacciare i ragazzi ne loro si lamentavano per la fatica, poiché ogni qual volta rallentassero, c’era un ruggito sempre più forte e sempre più vicino che li spronava a proseguire veloci. Tanto più che al richiamo dell’orso si aggiunsero pure gli ululati dei lupi.

    A quanto pare il sangue del vostro amico è un bottino auspicato da molti.

    Battute sadiche a parte, le ferite di Tano non si erano ancora rimarginate e le sue condizioni parevano peggiorate. A volte lasciava dietro di se delle gocce di sangue sulla bianca neve. Presto avrebbero avuto molte visite.



     
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    Si diceva che un tempo Thor, dopo aver ascoltato le preghiere delle genti assetate, avesse colpito la terra con il suo martello Mjöllnir talmente forte che la spezzò in due parti, creando un cratere che a sua volta si divise in due rami. Questi crateri, che nascevano e scorrevano tra le montagne, si sarebbero poi riempiti di acqua sgorgante direttamente dai ghiacciai, formando fiumi impetuosi e rigogliosi che con i loro emissari erano in grado di irrorare mezza Vaygrjord. D’inverno molti di questi piccoli emissari ghiacciavano, ma d’estate rifornivano d’acqua numerosi villaggi. Uno di quei due rami era appunto il Kerlaugar, un fiume imponente che durante il periodo di gelo era calmo e solcabile con piccole imbarcazioni in certi punti, ma che durante il periodo di scioglimento delle nevi diventava particolarmente pericoloso per via delle tremende rapide e dei portentosi mulinelli.

    Il gruppo giunse a mezzogiorno in un punto del Kerlaugar situato ai piedi delle montagne dove nasceva, laddove l’acqua non era particolarmente alta ne scrosciante. Un punto attraversabile, sebbene ormai non fosse più necessario dato che avevano deciso di tornare indietro al villaggio.

    Purtroppo la maggior parte del legname di quella carcassa era marcio e umido. Sono riuscito a salvare solo queste travi, ma non bastano per fare una zattera. Voi sistematevi ed aspettatemi qui, io andrò nel bosco per recuperare altra legna.

    Aveva preso molto seriamente il suo ruolo di guida nonostante l’atteggiamento irrispettoso e burbero nei confronti dei tre ricercatori.

    Ah, un'ultima cosa. Se mentre sono lontano dovesse farvi visita qualche bestia, toglietevi i vestiti e gettatevi in acqua. E’ essenziale che entriate in acqua nudi se non volete poi morire di ipotermia. E sperate che non sia un orso, altrimenti sarete fottuti in ogni caso.

    Ma Braian, ripresosi dallo shock del giorno prima, tornò a protestare.

    Non puoi lasciarci qui da soli! Verremo con te!

    Disse preoccupato, rendendosi conto che in caso di attacco il bruto nordico era la loro unica fonte di salvezza.

    Non ce la farete mai a venire con me se volete trascinarvi dietro il vostro amico moribondo. Nella foresta la neve è più alta ed il terreno irregolare. Avreste difficoltà a spostarvi al suo interno, senza contare che vi è il rischio che banchi di neve vi possano cadere in testa o peggio che alberi interi possano crollare sotto il peso della neve. Per questo motivo serve attenzione e prontezza di riflessi.

    E quei tre, distrutti fisicamente e moralmente non erano affatto lucidi ne avrebbero voluto morire di soffocamento sotto il peso della neve. Ukon poi non poteva permettersi di far morire le sue fonti d’oro: almeno uno di loro avrebbe dovuto sopravvivere. Per di più, posti davanti alla scelta tra abbandonare o restare con Tano, decisero di restare con lui. Ukon scosse la testa. Pessima scelta. Ma presto se ne sarebbero liberati, era solo una questione di tempo.

    […]



    A costeggiare il Kerlaugar e lungo i pendii delle montagne vi erano numerose foreste di pini ed abeti. La neve incastonata tra le fronte non permetteva ai raggi del sole di filtrare così che spesso le foreste erano luoghi oscuri e ancor più freddi. Da qui il nome norreno di Myrkviðr.

    Avrebbe passato il resto della sua giornata ad abbattere piante con l’ascia per ricavarne tronchi più fini e leggeri. Fare il boscaiolo era un attività che gli era sempre piaciuta poiché necessitava di forza, tecnica e costanza nel ritmo. E poi era bello restare finalmente solo nel silenzio della natura. Finalmente le sue orecchie potevano avere una tregua dalle lamentele e dagli sbuffi di quei tre indisciplinati. Se non che, nel tardo pomeriggio, urla di panico arrivarono dalla costa dove li aveva lasciati…



     
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    Ascia alla mano e corsa frenetica, macinava velocemente i metri tranciando i rami che gli ostruivano il passaggio. Aveva immediatamente compreso che i tre erano stati attaccati da qualche bestia e ne ebbe la conferma una volta arrivato ai confini della foresta, laddove le piante non costituivano più un impedimento alla visione del paesaggio sottostante. Si fermò. Non era il fiatone ad averlo bloccato, bensì il desiderio di vendicarsi. Prima di gettarsi alla carica e di intervenire, voleva dare una lezione di vita a quei tre che si ostinavano a non seguire alla lettera i suoi ordini. Come detto, a lui interessava solamente che uno dei tre restasse in vita per onorare il patto stipulato. Poteva fare a meno degli altri due ed era proprio curioso di vedere come si sarebbero difesi da soli contro un orso.

    La ragazza, Linsday, ascoltò il suo consiglio e prima di gettarsi nel fiume si tolse tutti i vestiti di dosso. Braian invece, senza prima spogliarsi, prese la barella con sopra Tano e la trascinò con se nell’acqua gelida. Stupido da parte sua pensare di poter salvare un qualcuno già destinato a morire invece che portare a casa la propria pellaccia. Anche se effettivamente contro un orso nessuno dei tre aveva alcuna speranza, ne fuori ne dentro l’acqua. Tanto più che al posto di preoccuparsi di combattere le forti correnti per raggiungere la sponda opposta, cercavano di trascinare la barella in legno con sopra Tano. Inutile dire che non avevano la forza per fare entrambe le cose, tant’è che tutti e tre, sospinti dalle rapide, finirono per sbattere contro uno scoglio nel mezzo del fiume.

    Idioti.

    Ukon scosse la testa contraddetto. Se non fosse intervenuto l’orso bianco se li sarebbe sbranati vivi tutti e tre. Ancora sudato ed affaticato per l’estenuante lavoro di taglialegna che lo aveva tenuto impegnato tutto il giorno, si lanciò giù dal promontorio in una corsa inarrestabile.

    Lasciatelo andare!

    Gridava. Ma quelli non gli davano retta e, al posto mettersi in salvo, continuavano a tenersi aggrappati a Tano e cercavano inutilmente di trascinarlo con loro verso l’argine opposto del fiume. Fu solo nel momento in cui l’orso con le sue fauci fu tremendamente vicino al gruppetto che Tano, con le ultime forze rimastegli in corpo, si fece volontariamente cadere in acqua per attirare l’attenzione della bestia. Quest’ultima, attratta dal suo odore di carne viva, si gettò su di lui e lo azzannò con voracità, sbranandolo vivo nell’acqua sotto gli occhi degli altri due, in un inferno di grida, ruggiti e lamenti di dolore.

    Linsday, in lacrime, continuava a strillare il nome di Tano. Braian, testa calda e piena di segatura, si lasciò trasportare dalla corrente per gettarsi contro l’orso. Cosa sperava di fare era un mistero. Fortuna per lui che Ukon, denudatosi in fretta e furia, si era gettato in acqua e lo aveva preso sottobraccio. Aveva poi preso anche Linsday, rimasta appigliata allo scoglio senza il coraggio di muoversi. Ukon era un ottimo nuotatore ed era solito da piccolo avventurarsi tra i canyon delle montagne.

    Riportati a riva, Braian ebbe il coraggio di arrabbiarsi con lui, arrivando persino ad accusarlo della morte di Tano. Ma il gigante pelato con due schiaffoni in faccia gli chiuse la bocca e lo lasciò per un attimo senza sensi.

    Per il vostro amico non c’era alcuna speranza!
    Ora muoviamoci e rifugiamoci nella foresta prima che l'orso sposti le sue attenzioni su di noi!
    Queste bestie non amano essere disturbate mentre si sfamano.


    Duro e crudo, ma necessario, anche perché i due sembravano paralizzati in uno stato di shock causato sia dalla terribile esperienza e sia dal contatto con l’acqua gelida. Eppure nessuno dei due sembrava dargli retta. Tremanti e sconvolti, continuavano a piangere piegati dal dolore e dal panico mentre osservavano il loro compagno essere fatto a pezzi.

    Il vostro compagno ha scelto una morte gloriosa invece che una morte da vigliacco. Con il suo eroico sacrificio ha permesso a voi altri di essere risparmiati e di sopravvivere. Onorate il suo ultimo gesto e vivete con dignità per non offendere la sua memoria.

    Questo era il suo modo guerriero per confortare. L’acqua del Kerlaugar si era tinta di rosso e sulla superficie galleggiavano interiora, brandelli di corpo e budella di Tano. Era un’immagine orripilante, ma non si poteva cincischiare. Doveva portarli via di lì, anche a costo di trascinarli con la forza.




     
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    Giorno 3 - La notte del Myrkviðr

    Li trascinò tra le fronde oscure della foresta Myrkviðr. Subito accese un focolare per permettere a quello stupido di Braian di riscaldarsi prima che l’ipotermia lo mandasse all’altro mondo. E in attesa che la notte calasse, costruì una piccola zattera con parte della legna che aveva tagliato per tutto il giorno mentre con la parte restante tirò in piedi due rudimentali capanne dove potessero ripararsi e dormire. I due ragazzi erano rimasti in un silenzio tombale per tutto il tempo, con gli sguardi persi nel vuoto. A volte si erano sussurrati qualcosa, a volte avevano singhiozzato e strozzato i loro pianti. Ma la verità era che solo l’ascia di Ukon rimbombava nell’oscurità di quella foresta. Fu solo poco prima di andare a coricarsi che Linsday prese coraggio ed avanzò la propria richiesta ad Ukon.

    Abbiamo deciso di proseguire il viaggio.

    Disse decisa ma leggermente tesa.

    Non esiste.

    Replicò secco e senza nemmeno degnarla di uno sguardo il burbero Ukon.

    Tano si è sacrificato per noi. Glielo dobbiamo. Non possiamo lasciare che il suo sacrificio sia stato vano.

    Ukon si avvicinò a lei, naso contro naso, con occhi iracondi. Le faceva sentire il suo alito marcio, ma lei, pur spaventata, non indietreggiò.

    Se vuoi rendere onore al sacrificio del tuo amico, allora continua a vivere in maniera dignitosa e gloriosa. Ma dimenticati di questo posto, non fa per voi.

    E si allontanò da lei dandole le spalle.

    Raddoppieremo la tua paga!

    Non è una questione di soldi. Non me ne faccio nulla di una paga raddoppiata se voi non siete in grado di sopravvivere al viaggio: se almeno uno di voi non torna a casa vivo e vegeto non verrò comunque pagato.

    Allora mi ammazzo adesso!

    Ukon si voltò di scatto e la vide con in mano una grossa scheggia di legno appuntita che si puntava al collo. Tremava la pivella.

    Non ne avresti il coraggio.

    Le rispose ridendole in faccia. Lei di contro si fece ancor più seria, caricò il braccio e fece per infilzarsi il collo.

    Ferma!

    Gli intimò il pelatone prima che la scheggia arrivasse a conficcarsi nella sua carne.

    Stupida idiota! E va bene! Vi porterò più avanti! Ma non appena uno di voi due morirà, torneremo indietro. Tanto sono sicuro che cambierete idea non appena intraprenderemo il cammino per salire lungo le montagne.

    Da una parte era leggermente contrariato da quell'atteggiamento, mentre dall'altra era rimasto un poco sorpreso dei metodi estremi della ragazza. Forse anche quella razza di forestieri provenienti dal cuore dell'Impero era capace di comportamenti eroici. Un esempio era stato Tano, capace di farsi morire per salvare gli altri suoi due compagni. E anche questi due, seppur stupidi, erano stati coraggiosi nel cercare di salvare il loro compagno. Chissà sin dove si sarebbero spinti.

    Volevate apprendere le tradizioni vaygr no?

    I due fecero un cenno positivo del capo.

    Beh allora questa notte prima di coricarci dedicheremo una preghiera al vostro compagno caduto.

    Mano sul cuore, occhi chiusi. Era una preghiera riservata ai guerrieri vaygr che si apprestavano ad andare in battaglia, ma per una volta poteva anche essere utilizzata per dei forestieri che avevano deliziato la sua terra con una morte eroica. Gli dei non si sarebbero di certi offesi per questo, al contrario, avrebbero apprezzato coloro che cercavano di conformarsi agli antichi principi dei suoi antenati.

    Guarda, laggiù vedo mio Padre.
    Guarda, laggiù vedo mia madre,
    e le mie sorelle, ed i miei fratelli.
    Guarda, laggiù vedo la mia linea di sangue,
    Guarda, mi chiamano.
    Mi chiedono di prendere il mio posto tra di loro,
    Tra le mura del Valhalla!
    Dove i coraggiosi possono vivere
    In Eterno!




     
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    Ho deciso di chiudere qui la role perchè sono praticamente a metà e ho già fatto 10 pagine (come al solito mi sono dilungato -.-).
    Non voglio fare 20 pagine di fila e soprattutto ho bisogno di una boccata d'aria da questa role, quindi chiudo qui e a breve aprirò il capitolo finale.
     
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    Bella Role. Sono proprio curioso di vedere come va avanti la storia, se Braian e la ragazza riusciranno finalmente ad arrivare al Tempio o moriranno prima (io dico che rimane solo la ragazza conoscendoti, lol).

    CITAZIONE
    Scrittura: 2
    Stile pulito e ricercato, scorrevole al punto giusto. Si lascia leggere senza tanto fronzoli: un piacere per gli occhi.

    Interpretazione: 2
    Argh. Ukon questa volta comincia a star sul cazzo. Questo perchè sei riuscito a dargli una serie di connotati secchi e crudi, facendolo passare per un insensibile stronzo a cui non gli frega un cazzo del prossimo. Empatia protami via.
    Detto questo, magnifico. L'aspetto burbero e saccente che gli hai dato rispecchia in pieno il Vagyar medio. Stai attento a non sfociare però in quello che io chiamo "powerplaying narrativo": non sembra avere alcun tipo di difetto e, nonostante sia cresciuto lì e conosca la zona a menadito, un pò di sofferenza sarebbe stata normale provarla. Dopotutto è pur sempre fatto di carne ed ossa, non di roccia e metallo. Questo è solo un consiglio spassionato comunque.
    Ottimo.

    Strategia: 0
    N.D.

    Totale: 2 (base) + 4 (valutazione) = 6 exp

    Valutatore: 1 exp + 100 Gold.
     
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