Il Cappellaio

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    • Akira •


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    Narrato Pensato Parlato


    Quella sera la luna era particolarmente luminosa e si ergeva gagliarda nel cielo, donando un fascino pittoresco alla città di Tortuga.
    Le strade erano stranamente sgombere e una leggera brezza donava un pò di sollievo al clima afoso dell'ultimo periodo.
    Mr. Opoldh come faceva da anni, se ne stava tranquillo nel retro della sua bottega a controllare gli incassi giornalieri.
    Era molto soddisfatto, aveva guadagnato un bel pò dalla vendita di un certo tipo di gioielli antichi e nulla poteva rovinargli la serata.
    O perlomeno era quello che pensava...
    Infatti, mentre sghignazzava tra se e sè e beveva un buon whisky invecchiato, sentì uno scalpiccio di passi che si avvicinavano alle sue spalle.

    "Chi ca...."

    Non riuscì nemmeno a terminare la frase che all'improvviso sentì un gran dolore alla testa.
    Un fiotto caldo gli scese dalla testa e gli percorse un bel tratto di schiena. Poi il buio...

    Mr. Opoldh aprì lentamente gli occhi. Aveva un forte mal di testa. Anche il minimo suono gli si accentuava nella testa, trasformandolo in un rumore insopportabile. La vista era annebbiata e non riusciva a mettere a fuoco nulla dell'ambiente circostante.
    Sembrava una normalissima stanza, ma non conosceva quel posto. Distese le mani e si accorse di esser legato.

    "Ma che cazz...?!?"

    Udì un rumore metallico provenire da un'altra stanza e poco dopo vide comparire una figura dai contorni indefiniti.
    Strizzò gli occhi e cercò di ricordare cosa fosse successo.
    Una botta in testa. Era stato fregato come un pivello e quel pensiero gli fece ribollire il sangue.
    Una risata malsana lo riportò alla realtà.

    "Cucù, dolcezza...ce ne hai messo un bel pò per tornare tra noi, pensavi veramente che Shigeharu-sama non ti avrebbe scoperto sulla vendita di quei gioielli? gyahahaha!"


    Mr. Opoldh rabbrividì, avendo riconosciuto quel tono di voce.
    Era Akira o meglio conosciuto nei bassifondi di Tortuga come "il Cappellaio", un giovane delinquente che si stava facendo velocemente una nomina nella malavita locale, nonchè membro di uno dei Clan mafiosi più importanti della città.

    "Non è come pensate... avrei avvertito domani mattina Shigeharu-sama della mia vendita... veramen...io... non è come pensate! Vi supplico!!!"

    Akira ascoltò in un atipico silenzio, senza accennare ad alcuna reazione, rimanendo fisso e immobile come una grottesca bambola dal ghigno inquietante mentre i suoi occhi spiritati rimanevano fissi sul bottegaio.
    Poi improvvisamente scoppiò nella sua solita risata sguaiata.

    "Stai tranquillo bambolina cara... per tua fortuna Shigeharu-sama ha a cuore i suoi dipendenti, soprattutto ha a cuore un riciclatore esperto come te.... quindi faremo un gioco, dove se vincerò io mi darai delle informazioni mentre se...."

    "Non serve fare stupidi giochi. Ti dirò qualsiasi cosa, ma ti prego risparmiami la vita!!!" lo interruppe il bottegaio.

    Akira sbuffò, prendendosi la testa con entrambe le mani.
    Perchè non voleva giocare ? Ma soprattutto perchè lo aveva interrotto ?
    Questa cosa non gli piaceva, neanche un po'.

    "Come preferisci, sarò allora ben lieto di deliziarti con uno dei miei numeri straordinari...anche se in questo momento non saprei cosa improvvisare. Oh, magari che ne dici di un classico? Ti piacciono i coltelli ???" disse tirando fuori tre coltelli dal cappotto e appoggiando il cappello su uno sgabelli nelle vicinanze.

    "Ci sarà da ridere..."

    In quel momento la sua espressione si fece seria e il sorriso sfumò in una smorfia malsana.

    "Da morir dal ridere!!!"











    Edited by Mike Portnoyz - 17/4/2018, 17:06
     
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    I cancelli in ferro battuto si aprirono con un cigolio arruginito, e l'appariscente Akira varcò senza alcun tentennamento la macabra soglia del crimine.
    Di certo il boss si sarebbe arrabbiato con lui, aveva disobbedito a uno dei suoi ordini.
    Gli era stato commissionato di intimorire solamente il bottegaio e di storcergli delle informazioni, ma la situazione era degenerata.
    Il fatto è che la sua testa gli fa sempre dei brutti scherzi, non riesce sempre a controllarsi.
    Ma ormai quel che è successo è successo, e l'importante era che avesse ottenuto le informazioni che desiderava.

    La luna splendeva ancora e il mare era liscio come l'olio.
    Akira si diresse verso il molo, ma non vi trovò nessuno. Si avvicinò all'acqua e osservò come la falce sottile della luna proiettava la sua luce sullo specchio d'acqua.
    Ne era come incantato...

    "Cosa ti serve oggi, Cappellaio ?" chiese una voce alle sue spalle.

    Akira si voltò e vide una figura affusolata, avvolta in un lungo mantello.

    "Cosa dobbiamo fare ?"

    Akira si avvicinò di un paio di passi al tizio, aggredendo l'aria con una risata e spalancando le braccia.

    "Irai caro, questa notte ti dovrai superare... ci divertiremo un sacco!!!

    "Seguimi allora, parliamo in un posto più sicuro."

    I due percorsero tutta la spiaggia finchè non raggiunsero una piccola insenatura nascosta tra gli scogli.
    Si introfularono a fatica in una fessura nella roccia, che presto si allargò in una gigantesca cava.
    Al centro della grotta c'era un enorme tavolaccio ingombro di bicchieri, bottiglie e mappe.

    "Spiegami tutto..." chiese Irai, prendendo nel frattempo una bottiglia e riempiendo due bicchieri.
    Uno lo porse ad Akira, l'altro lo tracannò come fosse acqua.

    Il Cappellaio iniziò quindi a spiegare la missione, gesticolando vistosamente e mimando delle azioni di combattimento.
    Poi di scattò balzò con un agile avvitamento alle spalle di Irai e iniziò a massaggiargli le spalle.

    "Che ne pensi amico mio ?"

    "Quindi ci metteremo contro il Clan Cistigliano. Scoppierà una guerra tra famiglie. Accetto.
    Farò di tutto per conto del grande Shigeharu-sama...


    Akira scoppiò allora in una fragorosa risata, che echeggiò per tutta la grotta.
    La missione stava per cominciare.









     
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    Il giorno seguente presero il largo.
    Le informazioni che aveva estorto al bottegaio erano migliori di quello che immaginava, e sapeva che quello era il momento di agire.
    Ormai il passo era fatto.
    Tortuga scomparve all'orizzonte e il mare inghiottì il panorama.

    Più la nave si avvicinava all'isola di Salin, nell arcipelago Haven, più Akira sentiva l'ansia stringerlo alla gola.
    Infatti lì era ubicato il Joker Pub, il luogo dove nella serata si sarebbe tenuto un meeting tra il boss della famiglia Cistigliano e quello della famiglia Sevyc.

    "Non smetterò mai di ringraziarti, gyahahaah." mormorò tra sè e sè il Cappellaio, ripensando all'informazione ricevuta dal bottegaio.

    Arrivati a destinazione, i due si avviarono a piedi. Il cielo era livido di nuvole e dopo non molto iniziò a piovere.
    I due si incamminarono velocemente sul pontile e raggiunsero la locanda.
    Entrarono, sgocciolando sul pavimento in legno dell'ampia stanza centrale.
    Akira si guardò intorno.
    La taverna era gremita di gente, ma dei due boss non c'era traccia, nè dei loro scagnozzi.

    "Probabilmente l'incontro sarà privato, come facciamo a sapere che i due non stanno già parlando in un'altra stanza ?"

    "Perchè l'incontro è fra mezz'ora, stai tranquillo bambolina... gli rispose divertito il Cappellaio.

    "Bisogna festeggiare. Con questo tempo ci vuole qualcosa di veramente forte."

    Akira si sedette a uno dei tavoli in legno massiccio, mentre Irai sparì dietro al bancone per poi tornare al tavolo con una bottiglia piena di liquido violaceo e due bicchieri.

    "Bentornato bambolina..."

    Irai alzò il bicchiere e lo svuotò in un colpo solo.
    Akira lo guardò incuriosito, quell'uomo era veramente una spugna nel bere, poi cercò di imitarlo.
    Fu sufficiente un sorso a farlo tossire, la gola gli bruciava.

    "Ma come, un tipo come te non regge il Joker Spirits ?"

    Sentendo quella frase, nello sguardo di Akira balenò per un istante un cupo cipiglio, come una nuvola nera che copre per un istante la luce del sole.
    Ma senza indugiare il cappellaio riassunse la sua maschera affabile e cordiale e con un tono entusiasta.

    "Che ne pensi di un trucco di magia ? Lo vuoi vedere ???"











     
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    "Che ne pensi di un trucco di magia ? Lo vuoi vedere ???"


    Accompagnando le sue parole Akira portò la mano sulla manica del braccio destro e con disinvoltura iniziò a tirarne fuori una catena di foulard colorati, ma improvvisamente tra il fascio di colori spuntò una lama di un taglierino, che il Cappellaio prese al volo per poi portarla rapidamente a contatto con la gola del suo compagno.
    Procurandogli un minuscolo taglietto.

    "Ops...mi spiace, che sbadato ho sbagliato manica..." disse mentre retrasse l'arma e mentre una piccola goccia di sangue scivolava lungo il collo del povero Irai.

    "Ad ogni modo... ti è piaciuto il trucco ?"

    Improvvisamente la porta del locale si spalancò ed entrarono cinque brutti tizi alti almeno ognuno di loro un metro e novanta.

    "Il locale adesso è chiuso, uscite tutti fuori!!!" Intimarono gli omoni.


    In quel momento nella taverna echeggiava un gran silenzio: come se ogni suono fosse stato cancellato e sostituito da un silenzio tombale.
    Niente più canzoni, niente più risate, perfino l'indistinto brusio dei clienti era stato inghiottito nel silenzioso.
    Il problema era che nessuno si degnava di alzarsi, i presenti erano come intimoriti, bloccati, fino a quando non entrarono altre due figure: una bassa e in carne e l'altra alta e robusta.
    Erano Don Cistiliano e Don Sevyc!!!

    "Che c'è siete sordi, per caso ?!? Fuori!!" urlò un'altro "gorilla".

    E così, rapidamente, tutti i presenti si alzarono in sincronia e si diressero senza dire una parola verso l'uscita.
    Akira fece lo stesso, chinando la testa verso il basso e coprendosi il più possibile il volto con il proprio cappello.











     
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    Tutti i clienti della locanda uscirono in silenzio, per poi sparpagliarsi e sparire nei meandri della piccola cittadina.
    Era quello il momento di agire.
    Il Cappellaio l'ha capito subito!
    E così osserva in silenzio la taverna, le spalle poggiate contro una vecchia casa, il profilo intrecciato all'ombra dell'edificio.
    E' curioso, vorrebbe conoscere le strategie e i discorsi di quei due colossi della malavita, ignari della loro sorte...

    Sarebbe troppo imprudente saltar fuori ora dall'ombra, avvicinarsi alla locanda, solo per origliare un pochino?
    Non importa, non importa!
    Il Cappellaio non ha più voglia di star fermo.
    Si è annoiato abbastanza, è troppo tempo che aspetta!

    Così Akira spinse le spalle in avanti, staccandosi dal muro ridacchiando.
    Si muove lentamente, dondolandosi, canticchiando sotto voce.

    "Fai-Un-Pas-so, Fan-ne-Un-Al-tro!"

    Lo sguardo infantile è nascosto a tratti dai capelli neri; graffia il terreno, senza mai alzarli, fino ad arrivare a pochi centimetri dalla porta d'ingresso.
    Bussò.
    Nessuna risposta.
    Bussò ancora.
    La porta si aprì di scatto.

    "Chi cazzo è ?" chiese uno dei due gorilla.

    Per una frazione di secondo restarono a guardarsi, immobili.

    "Ho scordato dentro il mio cappello..."

    Akira vide l'ira montare poco a poco negli occhi dell'omone.

    "Ubriacone di m***a, ce l'hai in testa! Vai via prima che perdo la pazienza." gli intimò, per poi sbattergli la porta in faccia.

    "Maleducato, il tipo..."

    Akira iniziò poi a tempestare di pugni l'uscio, mentre i suoi vestiti grondavano acqua.
    La porta si spalancò all'improvviso.

    "Adesso sono caz..."

    Il "gorilla" non fece in tempo a finire la frase, che lo investì un calcio in pieno petto, scaraventandolo all'interno della sala.

    CITAZIONE
    Skill: Ki Strike
    [Azione]
    Focus: Offensivo
    Il combattente porta un attacco fisico con un arto disarmato, potenziato dalla propria energia interiore.
    Il colpo sarà accompagnato da un aura visibile.
    [Danno: +20 + ( 10 x Rank ) ]
    [Chakra: 20]

    In contemporanea con il colpo, arrivò Irai che lanciò due granate nella taverna, generando una grande esplosione.
    Una nube di polvere si alzò in aria e investi completamente i due sicari, i quali non avevano tempo da perdere, dovevano finire il prima possibile il lavoro.













     
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    Don cistigliano non riusciva a muoversi.
    Non capiva dov'era nè cosa stesse accadendo.
    Sentiva indistintamente una specie di litania e un senso di calore su una gamba.
    Era ferito.
    La memoria tornò lentamente, era stato coinvolto in un'esplosione.
    Cercò di alzarsi e vide qualcuno seduto al suo fianco.
    Si sforzò di guardarlo meglio per identificarne il volto, perchè aveva la vista annebbiata.
    Infine lo riconobbe.

    "Cap..cappellaio... cosa è successo?" domandò il boss, ancora stordito.

    "Shhh. Non c'è nulla da temere, bambolina..." gli rispose Akira, alzandosi lentamente e mettendosigli difronte.

    Allora Don Cistigliano si guardò intorno, e vide a terra i corpi maciullati dei suoi scagnozzi e dell'altro Capo della Malavita.
    Capì.

    "Cosa minchia gli è venuto in mente a Shigeharu? Si vuole mettere contro tutta la Grande Famiglia ? Siete dei folli se pensate di passarla liscia, vi ammazzeranno come vermi..."

    "Ohhh, ma non c'entra nulla Shigeharu-sama. Sono stato io a fare tutto questo!!!." disse Akira con un mezzo sorriso, eseguendo poi una piccola riverenza scenica.

    "Lui sarà il prossimo. E' il tempo che i vecchi facciano spazio ai giovani..."

    Proferisce le ultime parole con un sorriso particolarmente inquietante e soddisfatto.
    Era orgoglioso del suo progetto.
    Ma in quel momento si sentì afferrare da un braccio, era Irai visibilmente alterato.

    "Cosa cazzo hai detto ??? Mi avevi detto che era un ordine del boss questa operazione. Cazzo..."

    "Non la prendere a male bambolina... vedila come se fosse stato un 'ordine del Boss. Ma di uno nuovo gyhahahah."

    Irai era visibilmente sconvolto.
    Non sapeva che fare.

    "Andiamocene, sbrighiamoci!! Se nessuno ci vede, nessuno saprà che siamo stati noi. Andiamo!!!"

    "Ohhhh, questo proprio non può accadere... un colpevole deve esserci..." mormorò Akira mostrando un enorme sorriso.

    "Solo che non devo essere io!!!."

    Fu un colpo rapido e deciso.
    Un coltello infilzò Irai in pieno petto, facendolo cadere come un sacco vuoto.
    Akira vide il sangue spandersi sul pavimento e poi osservò il pugnale che impugnava.

    "La colpa deve cadere sul mio caro paparino, gyahahaha."

    Don cistigliano guardò la scena, con gli occhi sbarrati e le membra paralizzate.
    Quell'Akira era un mostro, persino agli occhi di un Boss della malavita.
    Chi poteva tradire i suoi amici, i suoi compagni ed arrivare persino ad ucciderli, ed esserne così tanto felice ?
    Solo un mostro, un animale, o un folle...

    "Tranquillo, non mi sono scordato di te... bambolina..." mormorò il Cappellaio, voltandosi verso l'ultimo superstite, per poi scagliarcisi contro.







     
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    Non c'era nè la luna, nè le stelle quella sera.
    Era una notte magnifica per sparire dalla circolazione.
    Akira procedeva quatto quatto affondando nella sabbia della spiaggia buia, il bracconiere lo aspettava davanti la caletta dove era ormeggiata la barca.
    Akira al buio non riuscì a vedere molto dell'imbarcazione: doveva essere veloce, perchè la prua era lunga e appuntita, e tagliava l'acqua di netto.
    Il tizio lo illuminò in pieno volto con la lanterna, accecandolo.
    "Possiamo partire..."

    I due salirono sull'imbarcazione, dove li aspettavano il resto della ciurma.

    "E così tu sei dirett0 ad Altilantia? Sei un'imprenditore ?" gli domandò un vecchio imponente, dall'aria fiera.

    Nel silenzio della notte risuonò la risata gracchiante del Cappellaio.
    "Gyhahaha... si una specie..."

    "Ethan, non fare domande!!!" lo richiamò il capo dei bracconieri.

    "Adesso dacci i soldi, signore."

    Akira estrasse dalle tasche del cappotto un voluminoso sacchetto.

    "Ci sono tutti, controllate pure bamboline."

    "Ci puoi giurare." sghignazzò il capitano, poi si diresse verso la cabina.

    "Ragazzi stiamo salpando, tenetelo d'occhio."

    Il vecchio e un'altro omone lo accompagnarono nella stiva, e lo fecero appoggiare su un cassone con un giaciglio.

    "I tuoi soldi pagano il nostro rischio, non il posto a bordo. Bambolina..." lo stuzzico il vecchio, generando una risata di scherno dal suo compagno.

    Akira lo guardò con un'occhiata furente.

    "Vuoi vedere un trucco, Caro ?!?"

    Ma in quel momento la nave si mosse.
    Il Cappellaio sentì le onde che sbattevano con un'estrema ritmicità sulla fiancata dell'imbarcazione.
    I due marinai si allontanarono velocemente, non dando peso alla frase, e il Cappellaio non riuscì a bloccarli, sopraffatto dalla nausea.
    Non amava molto stare in mare, e il chiudere gli occhi non fece che peggiorare la situazione.
    Il viaggio passò da momenti in cui aveva l'impressione di cadere all'indietro, altri in cui era certo di essere a testa in giù.
    E la situazione non migliorò con il passare dei giorni.
    Finì per rimaner chiuso nella stiva per la maggior parte del viaggio, rincuorato solamente dal pensiero del suo "progetto".
    Di certo sparire un po' dalla circolazione sarebbe stata la scelta migliore, soprattutto dopo il caos che si sarebbe generato a Tortuga in quei giorni.







     
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    Navigarono per diversi giorni, un periodo lunghissimo per il Cappellaio, che non si abitò mai al dondolare della nave.
    L'imbarcazione procedeva lenta sull'acqua, circondata da un silenzio innaturale.
    L'unico suono che si udiva era lo sciabordio sui fianchi della chiglia, sembrava di essere ancora in porto.

    "Terra, Terra". gridò a squarciagola un membro dell'equipaggio.

    Akira si precipitò sul ponte.
    Un secondo dopo arrivò anche il capitano, con un grande cannocchiale in mano.
    All'orizzonte si intravedeva una linea illuminata e indefinita.

    "Siamo arrivati ?" domandò il Cappellaio.

    Il capitano guardò a lungo prima di rispondergli.

    "Benvenuto ad Altilantia."

    Akira fissò ansioso quella sottilissima striscia, finalmente era arrivato.

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    Altilantia era la più importante e fiorente città commerciale di tutta Florentia.
    Era una città grandissima a forma tentacolare, che si poteva apprezzare soprattutto di notte, quando il suo profilo era tracciato solo dalle luci dei palazzi.
    Nel centro, tra i grandi palazzi signorili e imponenti, ergeva il grande Mercato Rosso, uno dei principali centri di commercio dell'intera Kalendor.
    Così importante da aver creato un detto utilizzato in tutto il mondo: "Se non è possibile acquistarlo al Mercato Rosso di Altilantia allora non esiste".
    Nella periferia, invece, le case dimesse, le baracche e le piccole locande, facevano da cornice a quel "mondo" pieno di lussuria e ingordigia.
    Lì, nella parte più povera della città, Akira si muoveva confondendosi con le mura delle case.
    Il cappello chino sul volto, percorse rapido e silenzioso le vie deserte.
    Camminò dal porto fino a una locanda fuori mano, dove ci avrebbe dormito per quelle poche ore che mancavano all'alba.
    L'indomani sarebbe andato a trovare una sua vecchia conoscenza, o per meglio dire il suo mentore.
    Suo padre.




     
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    Il giorno successivo, Akira lasciò la locanda.
    Pagò con gli ultimi gold che aveva rubato al corpo dei malavitosi e si addentrò nei vicoli di Altilantia.
    Era di nuovo a secco, doveva inventarsi qualcosa se voleva salvare la pelle, soprattutto dopo i casini che aveva combinato.
    Ma quì doveva essere al sicuro, del resto era uno dei luoghi più caotici di Kalendor, piena di gente e fitta di palazzoni nobiliari che si contendevano le piazze e le strade con le baracche dei poveri.

    Già dalle prime ore del mattino, la città iniziava a rianimarsi.
    I negozi aprivano, le file di donne che andavano ad "assaltarli", i bambini che giocavano per strada.
    Akira trovò il posto che stava cercando.
    Era un negozio seminascosto che si trovava al margine della zona delle baracche.
    Vendeva oggetti da spettacolo, almeno così recitava l'insegna, ma il Cappellaio ci andava per altri motivi.
    Bussò.

    "C'è qualcuno ?" urlò il ragazzo.

    La porta si aprì.
    Gli aprì un piccolo uomo, bruno di carnagione, i capelli neri corvino, lunghi e piene di treccine.
    Era Morias, suo padre adottivo, senza dubbio.
    Akira ricordava un uomo piccolo ma dal corpo atletico e robusto, ma ora sulla soglia si stagliava un vecchio uomo, incurvato dagli anni.
    Il Cappellaio vide la paura salirgli poco a poco negli occhi chiarissimi del padre.
    Poi la porta gli sbattè in faccia.
    Akira assunse un espressione sorpresa e un po ingenua, come quella di qualcuno che si è appena ricordato di qualcosa.

    "Padre sono io..."

    Con un mezzo sorriso, eseguì una piccola riverenza scenica.

    "...Sono Akira Doku, un umile ma talentuoso artista di strada. Aprimi, non voglio farti nulla..."

    Iniziò a tempestare di pugni la porta, ridendo nel frattempo a squarciagola.

    "Se volevo farti del male lo avrei fatto tanto tempo fa. Potrebbe essere l'ultima volta che ci vediamo, gyhahahah..."

    "Volesse il cielo che non ti vedessi mai più!." Gli urlò l'uomo dall'interno.

    Poi la porta si spalancò all'improvviso.
    Akira lo fissò intensamente negli occhi e gli mostrò un enorme sorriso.

    "Sbrigati ad entrare, prima che cambi idea e chiami le guardie."

    Il Cappellaio varcò la soglia e si guardò intorno.
    Un camino acceso scaldava la stanza e il negozio era colmo di scaffali pieni di oggetti circensi e di magia.

    "Quindi, hai terminato la vita da girovago ?" sghignazzò.

    "Che te ne importa ? E soprattutto come mi hai trovato ? Sadico di m***a."

    "Ho molte conoscenze."

    "Certo, immagino in che giri tu ti possa esser cacciato.
    Purtroppo qui ci lavoro solamente io, quindi non avrai nessuna cavia su cui sperimentare la tua "Arte", o come ami definirla. Quindi cosa vuoi da me?"


    Akira fu divertito da quelle frecciatine.
    L'uomo poteva anche esser cambiato fisicamente, ma il carattere era rimasto lo stesso.
    Il Cappellaio alzò quindi di colpo le braccia al cielo e, con la gestualità e il tono di un presentatore che annuncia uno spettacolo, disse:

    "Voglio diventar più potente e governare tutta Kalendor. Partendo dalla parte marcia del Paese, quella della criminalità, della droga, del gioco d'azzardo, della prostituzione... per poi arrivare a ribaltare l'Impero. Solo così potrò tramandare la mia "Arte".
    E quì entri in gioco tu, mi dovrai presentarmi una persona, paparino...."






     
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    Maieron era una delle figure più importanti nel Mercato Nero.
    Non c'era un'arma o un gioiello che non passasse sotto la sua osservazione, prima di finire nel canale di traffico illegale.
    Inoltre gestiva anche tutto il canale di prostituzione nella città di Altilantia.
    Fortunatamente Maieron era un'amico di vecchia data di Shirai, il patrigno di Akira, e fu solo grazie a lui che il Cappellaio si salvò dalla giustizia dopo gli orrori successi nel circo.
    Il problema era che però in seguito ad un accaduto, il rapporto tra i due si era inclinato di netto e poi Akira non lo aveva mai conosciuto di persona.
    In seguito a tutto ciò, il Cappellaio scelse di indagare.

    La prudenza non era mai troppa, in certe situazioni.

    Gironzolò attorno alla casa di Maieron inizialmente di notte.
    L'esterno era sorvegliato in genere da due guardie, una situata davanti all'entrata, l'altra che percorreva il perimetro delle mura del palazzo.
    Iniziò a riconoscere ogni cadenza del passo delle guardie, le loro abitudini.
    Riuscì dall'esterno a capire molte cose dell'interno e fece uno schizzo mentale di quello che doveva essere la disposizione delle stanze e i vari punti di fuga.

    Poi Akira decise che era il momento di entrare in azione e, insieme al padre, si diressero verso l'abitazione.
    Era sera e la villa gli apparve lugubre e immensa alla luce pallida di una falce di luna.
    Si avvicinarono alla guardia posta all'entrata e dopo le domande di routine, riuscirono ad entrare, accompagnati da un'altro scagnozzo.

    "E siamo a tre..." pensò.

    Akira vide l'orgoglio crescere e gonfiarsi nel petto del padre, fiero di aver ancora delle influenze sul posto, e ne risultò molto divertito.
    Attraversarono una sequela di ambienti, tutti ampi e similmente arredati, finchè non giunsero all'inizio del lungo corridoio del piano superiore.
    A questo punto, ci fu un'altra guardia che li accompagnò davanti all'ingresso di un'altra stanza situata poco più avanti.

    "Prego, da questa parte." gli mormorò l'uomo, per poi bussare ed aprire la porta.

    "Il signore vi sta aspettando."

    Era curioso come Maieron avesse saputo l'identità dei suoi ospiti, senza che prima nessuna delle sue guardie lo avesse in qualche modo comunicato.
    Ma ormai il momento era giunto, e senza tentennare, padre e figlio varcarono la soglia ed entrarono nella stanza.

    "Eeeeee... permesso ?!?"





    Edited by .Ryu. - 29/4/2018, 12:19
     
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  11. Mike Portnoyz
     
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    CITAZIONE
    Base: 2 (garantita) (escluso PvP e Arena)
    Scrittura 1 - Ottima, lavorerei sul lessico che a volte é forse troppo moderno, e sui dialoghi, che alle volte trovo poco credibili. Tolgo da scrittura invece che da interpretazione, e lascio il bonus su interpretazione pieno. Non posso gonfiare troppo per una role breve autogestita, é giá mezzo livello, ma l'hai fatta benissimo. Abbiamo uno start molto promettente.
    Interpretazione 2

    Totale = 5XP

    +100 gold e 1 XP per me.
     
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10 replies since 16/4/2018, 23:57   155 views
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