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Ruolata introduttiva Primrose

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    Ruolata introduttiva Primrose


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    Nascere femmine a Shal'aria non è facile, nascere femmine ad Alkarna è una condanna. Appena uscite dal ventre materno vengono consegnate alla Grande Casa scelta per loro; vendute per accrescere il patrimonio della famiglia o affidate in attesa di un matrimonio conveniente. Nel corso della loro infanzia portano diversi bracciali che ne segnalano la casa di appartenenza e l'eventuale disponibilità alla vendita. Nel momento in cui diventano donne il bracciale viene sostituito con un collare dorato con la medesima funzione; prenderà il suo posto quello che le legherà fino alla morte al marito o al proprietario. In quel momento per molte ha inizio il vero inferno: abituate agli agi delle grandi case, spesso finiscono in sposa a uomini crudeli, che intendono solo procurarsi degli eredi e soddisfare il proprio desiderio. Quando si limitano a questo.
    Chiunque abbia la somma necessaria può comprare una Dama, dal più buono degli uomini alla più spregevole delle canaglie.





    NOTE DEL MASTER

    Ho già potuto notare come ciascuna di voi ha già buone idee da mettere in gioco, quindi vi anticipo che cercherò di limitare il meno possibile la vostra creatività.

    Ognuna di voi posti un primo post che servirà da punto di partenza. Per Kinamy si tratta di spiegare le circostanze che la portano a questo evento organizzato dalla grande Casa dove si trova Primrose.

    Per Primrose si tratta invece di presentare il pg, una giornata tipo della sua vita all'interno della Casa.

    Accordatevi sui dettagli della Casa e dell'evento, come detto vi vedo ispirate quindi qualsiasi dettaglio va benissimo, avete piena libertà.

    Dopo il primo post entro in gioco io che descriverò lo svolgersi degli eventi.

     
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  2. Primrose.
     
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    Il caldo aroma del caffè la raggiunse in dormiveglia; era morbido, avvolgente, quotidiano.
    Molte persone credevano che i ciechi riconoscessero gli altri unicamente attraverso la voce; ed era senz’altro vero che ciascuno possedesse un proprio particolare timbro che lo distingueva dagli altri con la stessa precisione e varietà di dettagli restituita da una attenta e minuziosa occhiata indagatoria.
    Ma non si trattava solo di questo. Era anche il loro profumo, il loro incedere, il modo in cui poggiavano prima un piede e poi un altro, talvolta claudicando; era il loro respiro rumoroso, profondo, affaticato o talvolta persino sofferente, a determinarli in quanto individui.
    Gli altri erano la loro voce, sì, ma anche tante altre cose.
    Dahlya era anche l’aroma di caffè che le si impregnava nei vestiti il mattino e che Primrose assaporava ogni giorno, prima di svegliarsi, e il suo arrivo era preannunciato dalla camminata svelta ma incerta, dal modo tutto particolare con cui posava il piede destro prima di quello sinistro, e da come si appoggiava al muro prima di salire le scale per raggiungerla, cosicché quando apriva la porta della loro stanza, che condividevano praticamente da sempre, Primrose già l'attendeva, paziente, seduta di fronte alla finestra.
    Le tende ondeggiavano leggere e anche se lei non poteva vederle avvertiva la brezza mattutina che le accarezzava il viso.

    - Ho fatto il caffè. - le fece Dahlya, come ogni mattina. Da dove veniva lei i popoli del deserto non bevevano caffé, ma té. Bollente, cucinato sui fuochi che si accendevano la sera negli accampamenti, il rituale che preannunciava la notte. - Tieni.

    Le porse la tazza fumante davanti al viso, perché lei potesse prenderla facilmente.
    I raggi del sole già la raggiungevano sulle guance, segno che quella sarebbe stata una giornata particolarmente calda.

    - Stasera c'è lo spettacolo. - riprese l'amica. - Sei pronta?

    Il suo tono inquisitorio lasciava intendere che non l'avrebbe lasciata in pace fino a quando non avrebbe sentito la risposta che voleva.
    Primrose sospirò mentre portava la tazza alla bocca, lasciando che il profumo del caffé la cullasse un poco.

    - Non credo di sentirmi bene.

    - Non dire sciocchezze. Ci saranno molte persone importanti. Forse è la tua occasione di andartene da qui. -Andarsene.
    Primrose soppesò per un istante quell'idea, come se la trovasse al contempo rassicurante e sconvolgente. Era arrivata alla Casa poco dopo l'arrivo della sua famiglia in città. Erano beduini, gente che andava civilizzata. Loro non rinchiudevano le figlie per proteggerle dal crudo e brutale mondo degli uomini. Le loro donne imparavano persino a cavalcare e a tirare con l'arco. Barbari. Aveva cinque anni, all'epoca. - Se sarai abbastanza brava, forse qualcuno ti vorrà prendere.

    - Non voglio che qualcuno mi prenda. - ribatté, piccata. Non alzava mai la voce, ma il suo tono poteva essere davvero velenoso, crudele, a volte. Colpa del fatto che non poteva esprimere altrimenti le sue emozioni, sempre imprigionata in quell'insieme di regole e precetti che stabilivano ogni cosa della sua vita. - Non voglio essere scelta come una bestia da vendere al mercato.

    - Ah, ancora con questa storia. - Sentì che Dahlya le si avvicinava, aveva il respiro pesante. Ciò preannunciava una bella lavata di capo. - Lo sai che da dove vengo io ci sono intere carovane che commerciano schiavi? E non solo le donne, anche gli uomini vengono venduti. Persino i bambini. - Fece una pausa. - Puoi immaginartelo? Noi siamo state fortunate.

    Primrose sapeva che Dahlya non poteva capire; la sua vita era stata sempre quella della Casa, la sua famiglia erano le sue sorelle che vivevano con lei, il suo mondo era soltanto quello, l'unico che conosceva.
    Lei no. Lei era diversa. Lei aveva conosciuto la libertà, anche se per poco, là fuori, nel deserto.
    Quella che conducevano lì non era vita. C'era qualcosa di essenzialmente sbagliato in tutto ciò, qualcosa a cui sentiva il bisogno di ribellarsi.
    Ma Primrose era cieca e i ciechi sapevano essere pazienti. Non si avventavano sulle cose prima degli altri. Aspettavano.
    Studiavano con le mani, con l'udito, attraverso gli odori e i profumi.
    Ma se quella sera avesse conosciuto la persona giusta, quella che la voleva, forse non ci sarebbe stata altra occasione.
    Sarebbe stato troppo tardi.

    [...]

    Era tutto pronto, giù al salone d'ingresso.
    Le guardie andavano e venivano seguendo gli eunuchi che stavano arredando le due sale principali e spargendo aromi floreali e incenso dappertutto.
    Di solito veniva offerto agli ospiti un grande buffet di cibo proveniente da ogni angolo di Kalendor - la selvaggina di Arcadia, il pesce di Florentia, le spezie di Temora - prima di accompagnarli nella sala adiacente, dove una dopo l'altra, o a volte insieme nel caso di esibizioni di gruppo, le ragazze si esibivano nelle arti che padroneggiavano meglio, fossero la poesia, il canto o la danza.
    In seguito a qualche cliente di particolare importanza era concesso persino di parlare direttamente con loro, sempre che fosse interessato ad acquistarne una.
    Ma Primrose non era certa di questo perché non l'aveva mai scelta nessuno. Per quanto ne sapeva poteva trattarsi anche solo di dicerie, del resto lei odiava esibirsi in pubblico, nonostante l'avesse fatto ormai centinaia di volte.
    Aspettavano nelle loro stanze, in silenzio. Dahlya non vedeva l'ora di esibirsi, aveva lavorato tanto sui suoi passi di danza e sperava che quella fosse la volta buona per iniziare una nuova vita da qualche altra parte.
    Quando Embor entrò, Primrose l'aveva già sentito salire le scale nonostante il suo passo leggero e delicato. L'eunuco le serviva da sempre ed era l'unico in tutta la casa ad aver raccolto, più di una volta, le loro confidenze più intime.

    - E' ora. - fece, entrando. La sua voce era così morbida e piacevole che non pareva stesse annunciando una cosa che Primrose detestava. - Venite.

    Le due, obbedienti, lo seguirono.


     
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    Erano seduti tutti intorno alla tavola senza dire nulla, il rumore di posate e bicchieri erano l'unica cosa che disturbava il pesante silenzio che aleggiava nella stanza.
    Nessuno ti obbliga a venire. Puoi benissimo restare a casa. stava dicendo il fratello più grande, Oromis, giocherellando con un dattero.
    E lasciarvi lì da soli?!
    Sbottò la sorella in risposta. I corti capelli neri mettevano in risalto la pelle chiara e gli occhi dorati della ragazza che, grazie al taglio e agli abiti che indossava, aveva tutto l'aspetto di un bel giovane.
    Non ti fidi di noi, fratello? chiese con tono sarcastico il secondogenito. Era il più...strano di loro. Alle volte non si riusciva a capire cosa pensasse e spesso con lui si aveva la strana sensazione che non fosse sincero e qualunque cosa dicesse fosse una manipolazione. Un tipo bizzarro. Troppo bizzarro per essere lasciato con delle donne senza una stretta sorveglianza.
    Darius avrà senza dubbio più contegno di voi con le ragazze, insisto perché vi accompagni. intervenne l'uomo più vecchio seduto con loro, con capelli neri lunghi fino alle spalle e occhi scuri e penetranti. Ed è pur sempre uno spettacolo, sarà senza dubbio piacevole per tutti voi.
    La ragazza alzò il mento, come a sfidare suoi tre fratelli a mettere in dubbio la decisione dello zio.
    I due cugini, ben decisi a tenersi fuori dalla questione, bevevano silenziosi il proprio tè senza neanche rischiare di alzare gli occhi e incrociare i loro sguardi.
    Stai solo attento, riprese Noah, il secondo fratello, in mezzo a tutte quelle femmine potresti perderti.
    La ragazza si limitò a ribattere con uno sguardo in cagnesco. Nemmeno Milo aprì bocca, d'altronde non ce n'era bisogno: era sempre dalla parte della sorella, così come lei era sempre dalla sua. Erano molto legati e sapevano sempre cosa passava nella mente dell'altro.
    Quando finalmente fu ora di andare, Darina si presentò nell'ingresso vestita di tutto punto con degli abiti molto eleganti blu con gli orli ricamati con filo dorato. I suoi cugini e fratelli non erano da meno: sembravano ben decisi a mostrare il meglio di sé. Oromis era il più sobrio, come era nel suo stile, essenziale, mai sopra le righe e mai fuori posto. Era probabilmente il più intelligente di loro e molto legato al ruolo di fratello maggiore, che svolgeva con giusta severità.
    Noah invece, vestito con abiti viola, era il più fascinoso e subdolo.
    Milo, infine, era il fratello più giovane e il suo modo di vestire richiamava molto quello dei monaci.
    Erano tutti e quattro molto diversi, ma chi più chi meno aveva accettato che Darina vivesse come un uomo e viaggiasse e vivesse con loro anziché stare a casa a Temora a ricamare il corredo nuziale con la madre.

    Edited by Kinamy - 14/6/2018, 08:48
     
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    La grande sala adibita per lo spettacolo era stata uno sciamare di servitori che ultimavano gli ultimi preparativi. A terra erano stati sistemati tappeti pregiati e una grande varietà di cuscini e bassi lettini, come consuetudine per Shal'aira. Bassi tavolini erano già imbanditi di ogni genere di primizie, datteri del deserto, uva e una grande varietà di frutta secca. Era stata importata anche una grande quantità di vini direttamente da Aldaresia e frutti di mare crudi direttamente dai porti ad est. Ogni genere di leccornie era preparata, l'aria era un ricco misto di incensi e aromi e i musicisti cominciava a diffondere una soave melodia con liuti, flauti e percussioni.

    Quando l'ora designata fu ormai passata e la sala fu sufficientemente piena di avventori, un'uomo dall'aspetto grasso e gioviale raggiunse il centro della sala, un ampio spazio attorno al quale erano disposte le zone dove gli spettatori avrebbero potuto prendere posto a terra per assistere allo spettacolo.

    Illustri signori, vi estendo un caloroso benvenuto nella nostra rispettabile dimora. Che i vostri palati possano deliziarsi con le migliori prelibatezze delle nostre terre. Che i vostri occhi possano godere dell'incantevole vista dei nostri preziosi "fiori del deserto". E che i vostri cuori possano trovare la passione e le delizie secondo il vostro gusto.

    Solo per voi, le "gemme di Alkarna".



    Ovviamente in entrambe le metafore s'era riferito alle ragazze, il fiore all'occhiello della Casa e di quello spettacolo. La musica avrebbe cambiato immediatamente tono, aumentando di volume e lasciando che una linea melodica seducente e accattivamente di strumenti a fiato introducesse l'entrata in scena delle dame.

    In quel momento dei servitori agirono sulle tende degli ampi finestroni, socchiudendole in modo che la luce diventasse soffusa.

    Chi non aveva preso posto cercò degli spazi liberi per assistere al bordo della sala allo spettacolo. Qualcun altro rimaneva in piedi, più in disparte. Tutti gli occhi erano fissi verso il centro della sala dove gradualmente le ragazze della casa si sarebbe esibite per l'ennesima volta.





    NOTE DEL MASTER

    Ok ragazze, seguite il flusso. Prim ovviamente è in primo piano, può descrivere sia la propria pg che le altre donne.

    "Darius" invece è spettatore assieme ai fratelli. Per ora lo spettacolo è al centro dell'attenzione.

    Per una questione di ordine e di reazione del pg di Kin, forse è il caso posti prima Primrose.

     
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  5. Primrose.
     
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    Era tutto calcolato, come ogni cosa nelle loro vite.
    La preparazione, il tempo impiegato per danzare, quello necessario a fare in modo che vi fosse uno scambio di sguardi tra le ragazze e i compratori, i minuti che separavano un gruppo dall'altro, abbastanza ma non troppi, quanto bastava per accendere il desiderio di possesso di ciò che appariva puro, distante, eppure così reale come poteva esserlo una donna nel pieno della sua gioventù.
    Primrose l'aveva fatto milioni di volte e lo odiava.
    Odiava quella vita, quel vivere di abitudini. La maggior parte del tempo, qualsiasi cosa accadesse rientrava sempre nelle abitudini. Anche quello, ora, era un vivere di abitudini. E loro vivevano, come al solito, ignorando.
    Ignorare non era come sapere. Per sforzarsi di ignorare bisognava mettersi d'impegno, far finta di non sapere a quale vita erano state destinate.
    Era una prigione dorata, la loro, ma pur sempre una prigione dalla quale non si poteva uscire. Per certe donne, e per certi uomini, era terribile essere esclusi, emarginati, considerati impuri, indegni, inadatti alla società che per questo li cacciava e denigrava; chi non rientrava in quegli schemi era sbagliato, e quindi allontanato. Ma quanto era più terribile essere chiusi dentro?
    Primrose avrebbe forse preferito rimanere tra le escluse, tra le donne indegne, quelle che avevano macchiato la loro purezza - ne aveva solo sentito parlare, e di loro se ne parlava sempre in tono minaccioso, come modelli da non imitare.

    Quando toccò a lei, nella sala non volava una mosca.
    Eppure per lei in una stanza, anche la più silenziosa, c'era sempre il rumore del silenzio, differente per ogni luogo e occasione.
    Quello era un silenzio che non amava. Era un silenzio sporco, sudato, impregnato di aspettative, che nutriva i più bassi e miserabili istinti di un sesso che non conoscevano, che non potevano misurare o considerare, perché non avevano mai avuto contatti davvero umani con altri uomini che non volessero o servirle o proteggerle.

    Dietro di lei una c'era fila di donne in abiti quasi trasparenti, bianchi ed eterei come la loro purezza; non erano nude, eppure la loro era una forma di nudità che Primrose conosceva molto bene. Una nudità così non si vedeva da nessun'altra parte.
    Quando, sedendosi su un cuscino posato a terra per lei, portò il flauto alla bocca, le altre cominciarono a danzare. Lei non poteva vederle, ma sapeva che cosa stavano facendo. Sentiva i loro gesti eterei sul legno levigato, conosceva ogni loro passo di danza, in sintonia con i loro respiri e movimenti.
    Una nudità così si faceva, arrendendosi, lieve, trasparente e muta.
    E ognuna di loro si avviava, senza ribellarsi, verso la sua estrema condanna, pur sapendo di essere innocente; c'era un marchio che le inchiodava al loro destino di donne: erano solo colpevoli di vivere, di essere se stesse.

    Ma era difficile ribellarsi in quegli abiti bianchi di seta leggera.
    Così ognuna fece ciò che aveva imparato a fare con la massima precisione e diligenza; e Primrose eseguì il brano senza mai sbagliare, guardando di tanto in tanto tra il pubblico, senza vedere.
    Era un'esibizione unica, quella. In pochi avevano il privilegio di assistervi. E loro sfuggivano al suo sguardo, al suo giudizio, lei che non poteva vederli; stavano nell'ombra, protetti dal buio. Erano loro, invece, ad osservarla, a giudicarla.
    Primrose detestava quella sensazione.

    Solo quando terminò il brano si sentì sollevata. Avrebbe potuto tornare nelle sue stanze, al sicuro, ponendo fine a quella prostituzione delle arti che avevano appreso con tanta fatica nei loro anni di rigida educazione.
    Levandosi dai cuscini seguì le altre che tornavano nella sala adiacente; ora era tempo che gli ospiti tornassero a mangiare e a bere, le ragazze si erano esibite tutte e non c'era più niente da mostrare.

    Era l momento di fare delle offerte.

     
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    Già dall'esterno l'edificio sembrava promettere grandi ricchezze e la sala in cui vennero fatti accomodare rispecchiava appieno le aspettative: dall'arredamento al cibo, tutto sfoggiava sfarzo per la delizia degli occhi e del palato. Darina lanciò uno guardo perplesso a Milo che si limitò a farle un cenno verso il banchetto. Sapeva quanto la sorella fosse contraria al sistema delle Grandi Case e sperava che potesse semplicemente godersi lo spettacolo senza infiammarsi troppo. Darina, però, era già maldisposta e lo fu ancora di più quando sentì i commenti di certi ospiti riguardo le doti che secondo loro una donna doveva avere e quanto avrebbe dovuto costare.
    Vorrei seppellirvi tutti vivi, siete davvero dei mostri...
    Darina odiava con tutta se stessa le Grandi Case, se raderle al suolo avesse liberato tutte quelle ragazze come lei, lo avrebbe fatto volentieri. Invece nulla sarebbe cambiato, una Casa avrebbe sostituito l'altra, era un sistema che era ormai impresso nella società e non avrebbe potuto essere cambiato da una sola diciannovenne.
    Quando finalmente lo spettacolo iniziò le ragazze in vendita entrarono nella sala per esibirsi in una seducente danza mentre dei musicisti e una ragazza al centro suonavano una suadente musica.
    Darina incrociò le braccia, la fronte aggrottata e gli occhi fissi in un punto a caso del pavimento. Si rifiutava di guardare quel mercato di schiave, quel macabro spettacolo di marionette vive. Perché era esattamente quello che erano, marionette che nel giro di una sera avrebbero cambiato burattinaio, e difficilmente in meglio. Quasi sicuramente molto, molto in peggio.
    Ad un tratto un uomo alto con una corta ma fitta barba nera sussurrò al vicino: Mi sa che quella al centro è cieca, guarda gli occhi, non si fissano su nulla, non sembra mettere a fuoco. Pensa che notti con una così, potrei darla agli amici e nemmeno lo saprebbe. Potrei farci dei bei soldi.
    La ragazza non riusciva a credere alle proprie orecchie.
    Se ti beccano ti aprono le budella. Lascia stare, cercatene una che sappia cucinare e truccarsi da sola, sennò ti tocca pure prenderle un servo che lo faccia per lei.
    Rossa in viso per la rabbia e il disgusto la temoriana fu tentata di evocare dal pavimento e sparare in faccia ai due una colonna di pietra, quando sentì qualcuno tirarle appena la manica.
    Si voltò e sentì appena il sussurro di Noah che all'apparenza sembrava tutto preso dall'esibizione delle ragazze velate.
    Cosa ti aspettavi? Commenti sulle loro menti brillanti? È così che va il mondo.
    La ragazza guardò il fratello. Le sue parole la ferirono in un modo che non si aspettò. Che un proprio fratello potesse dire una cosa del genere la offese a tal punto che dovette allontanarsi per non mostrare quanto fosse turbata. Con la scusa di avvicinarsi ad un servo e chiedere dell'acqua fresca si staccò dal gruppo di uomini, ciecamente delusa mentre si rendeva conto che il problema di fondo non erano le Case e che se anche le avesse distrutte tutte, una ad una, e non ne fossero state costruite più, comunque le donne non sarebbero mai state libere.
    Guardò oltre le teste la ragazza che suonava il flauto circondata dalle compagne e si chiese cosa pensassero, se venissero preparate a ciò che aspettava loro o se venivano cresciute solo come delle attraenti ballerine e musiciste poi abbandonate a chi le comprava o sposava senza alcuna idea di come fosse la vita fuori da quelle mura. Che shock doveva essere per loro passare da una vita agiata e protetta al letto di un viscido marito che spera di prostituirla...
    Quando finalmente le ragazze se ne andarono fu quasi un sollievo. Non sopportava più quella musica, quegli abiti, quella danza e quegli sguardi. Sentiva il proprio viso bruciare e il petto bruciare per l'ira e l'indignazione.
    Darius, la chiamò con solennità Oromis come spuntato dal nulla. Andiamo. È ora delle offerte.
    Milo subito le si affiancò mentre raggiungevano gli altri clienti per assistere al momento degli acquisti.
     
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    L'esibizione delle ragazze aveva sicuramente riscaldato gli animi all'interno della Grande Casa. Molti avventori ritenevano le visite al luogo un semplice passatempo, un luogo di ristoro e diversione dove degustare buon cibo, fare due chiacchere e, chiaramente, ammirare le particolari bellezze che si esibivano ogni volta. Non tutti erano interessati ad acquistare effettivamente una fanciulla, anche perché la Casa in questione accoglieva solo le ragazze più "redditizie" sia in termini di aspetto fisico che di talento nell'esibirsi.

    Il prezzo minimo da sborsare era abbastanza alto da risultare fuori dalla portata di molti dei presenti. Non era comunque difficile individuare tra gli avventori qualche personalità più facoltosa in grado senz'altro di permettersi di partecipare al tavolo degli offerenti. Tra questi c'erano coloro che più attentamente avevano seguito lo spettacolo e risposero prontamente alla chiamata di unirsi alla compravendita.

    Un personaggio losco in particolare era circondato da alcuni suoi collaboratori e sembrava confabulare con particolare insistenza in merito a qualche questione di sorta. Era un uomo di mezza età vestito come un fachiro ma dall'aspetto consumato che lasciava intuire non si trattava certo di un nobile. Aveva la pelle bruciata dal sole, scura e rugosa, doveva trattarsi di qualche carovaniere molto ricco interessato ad acquistare una nuova moglie o qualcosa del genere.

    Solo altre quattro cinque personalità si erano avvicinate all'annunciatore e responsabile della Casa per partecipare all'asta, il resto probabilmente si sarebbe avvicinato per osservare, rimanendo a qualche passo di distanza.

    Così l'asta cominciò, furono fatte alcune offerte per un paio di ragazze, non particolarmente contestate tra loro. Semplicemente il riccone di turno annunciava la propria offerta e il responsabile della Casa prendeva nota, rimanendo in ascolto per eventuali controfferte. Man mano che venivano identificate tramite una vaga descrizione fisica fatta dall'offerente, le ragazze venivano chiamate nuovamente al centro della sala al fianco del responsabile della Casa.

    Come detto, le ragazze richieste non furono dibattute, ma l'asta procedeva a rilento mentre gli offerenti si confrontavano con amici o servi prima di avanzare qualsiasi tipo di proposta.



    La ragazza che suonava il flauto è in vendita? Esordì improvvisamente il carovaniere, con voce roca e tono ambiguo. Il suo viso non riusciva a nascondere qualcosa di inquietante, una sorta di sorriso malizioso.

    Certamente mio signore. Primrose è uno dei nostri fiori all'occhiello, la sua abilità col flauto eguaglia quella dei musicisti più abili. Rispose il responsabile, battendo immediatamente un paio di volte le mani e rivolgendosi alla stanza adiacente.

    Primrose? Chiamò il responsabile, invitando la ragazza a guadagnare il centro della sala.

    Ci sarebbe stato un leggero brusìo tra i presenti mentre Primrose si portava al fianco del responsabile, dovuto forse al sospetto che diversi avevano avuto riguardo a lei. Una ragazza cieca in una grande Casa non era qualcosa che si vedeva tutti i giorni.

    Il carovaniere posò i suoi occhiacci su Prim, allargando quello strano sorriso sul suo volto.

    Suppongo che la base d'asta sia perlomeno dimezzata nel suo caso. Disse con sfacciataggine il carovaniere, incrociando le braccia. Vicino a lui almeno tre persone lo spalleggiavano, mandriani beduini dall'aspetto poco raccomandabile.

    Il responsabile cominiciò a sentirsi inquieto, ma velò le sue sensazioni con la forzata gentilezza di un abile mercante. Mio signore, cosa vi ha fatto arrivare ad una simile conclusione?

    Il sorriso del carovaniere si spense di colpo e i suoi occhi scintillarono nella penombra dell'enorme salone. La ragazza è cieca. Vuoi forse farmi credere che vuoi venderla alla stessa stregua di una ragazza sana?

    Sprezzante dell'effetto che una simile indelicatezza potesse avere sulla ragazza, il carovaniere aveva tutta l'intenzione di trattare sul prezzo, convinto che alla fine il responsabile della casa avrebbe ceduto. Chi avrebbe mai voluto comprare una ragazza "guasta", dopotutto?

    Si alzò un mormorìo tra i presenti, confuso a tal punto da rendere difficile capire se fosse a favore o contro le affermazioni del carovaniere.

    Credetemi signore che TUTTE le nostre ragazze sono il meglio di quanto possiate trovare ad Alkarna. Potrebbero possedere doti diverse tra loro, ma il loro valore è equivalente e fissato all'offerta minima annunciata. Se ritenete che una ragazza abbia un valore inferiore, vi suggerisco di fare un'offerta verso qualcuno dei nostri fiori che incontri maggiormente i vostri gusti.

    Il responsabile parlava in maniera conciliante ed inattaccabile, il carovaniere non trovò obiezioni valide a quel ragionamento, ma non diede cenno di voler cedere.

    No, è proprio lei che voglio invece. Ma non mi piace essere raggirato. Offro la metà dell'offerta base, prendere o lasciare. Guardati intorno, nessuno dei presenti e dei futuri compratori si sognerà mai di pagare il prezzo pieno per una ragazza "difettosa". Fattene una ragione.

    Il mormorìo tra i presenti si acquì, ancora più confusionario.

    Il responsabile della casa ora era visibilmente agitato. Invitò con le mani sollevate alla calma e al silenzio, ma sembrava effettivamente combattuto. Forse cominciava a credere alle parole del carovaniere.





    NOTE DEL MASTER

    Non c'è ordine di post stavolta. Postate le reazioni alla scena in corso.

    Limitatevi alla reazione dei vostri pg e dei png che avete introdotto finora, gli offerenti e gli altri presenti verranno ruolati dal sottoscritto.

     
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    Definire "difettosa" una fanciulla tale non è degno di voi, signore. In verità credo che tutti qui si sarebbero aspettati da voi una generosa offerta visto il dono che gli dei hanno fatto a questa deliziosa creatura.
    Darina guardò sconvolta Noah. Non era da lui impicciarsi in certe questioni, nonostante il suo tono fosse rimasto comunque leggero era innegabile la decisione che aveva espresso nelle proprie parole.
    Darina si guardò intorno, sperando che quelle parole incontrassero l'assenso che, in effetti, meritavano. Ma quanti sarebbero stati abbastanza coraggiosi da farsi avanti di fronte a un uomo del genere?
    Milo, un po' più in là, sorrise e disse in tono conciliante: Non è forse un vantaggio che la propria moglie non possa vedere la vecchiaia e la fatica lasciare il segno sul proprio marito?
    La ragazza fece appello a tutto il proprio autocontrollo per trattenere uno sbuffo di risata. Il velato riferimento all'aspetto dell'uomo era sottile ma ben coglibile.
     
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  9. Primrose.
     
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    Non appena si sentì chiamare, Primrose si voltò verso il palcoscenico, esitando per un momento.
    Mai avrebbe creduto di poter suscitare l'interesse di qualcuno, sopratutto nelle sue condizioni. Per quanto, le avevano detto, la sua bellezza non avesse nulla da invidiare alle altre fanciulle, avere un difetto fisico non faceva parte dei valori aggiunti di una promessa sposa. Tutt'al più che, da sola, le sarebbe riuscito assai difficile anche solo svolgere le più semplici faccende domestiche. Comunque non era certo la prima, in condizioni di partenza svantaggiose, ad aver trovato marito in quella Casa. Ne aveva contate almeno due o tre che erano state scelte prima di lei.

    Mentre avanzava verso la sala Primrose rifletté sul fatto che forse, per la prima volta, avrebbe potuto uscire da lì e per un istante quel pensiero le diede la forza di raggiungere il battitore d'asta. Ma quando udì che uno degli offerenti si stava lamentando del prezzo, il suo prezzo, comprese che il piatto che si stava preparando per lei non era per niente appetitoso.
    Lì per lì non disse nulla, di norma la faccenda si sarebbe chiusa in pochi minuti spostando l'attenzione su un'altra ragazza, ma questa volta il cliente sembrava davvero cocciuto. Aveva una voce roca e profonda, cosa che fece supporre a Primrose che si trattasse di una persona di mezz'età.
    L'altro invece doveva essere più giovane, probabilmente nel fiore degli anni, e la giovane si voltò nella sua direzione, senza però poterlo vedere, quasi potesse carpire dal silenzio che era calato su di loro, pesante come un macigno, le sue reali intenzioni.

    Lei non poteva sapere che alcuni ospiti venivano invitati solamente per gentilezza, e non perché potessero - o volessero - acquistare una fanciulla; nessuno aveva mai spiegato loro come si svolgeva quel loro mondo di scambi, di reclusione, di separazione e di muta violenza che si creava tra le mura delle Case e poi della futura alcova famigliare.
    Non poteva immaginare che qualcuno esprimesse disappunto per quanto avveniva laggiù. O dispiacere, cosa ancora più incredibile.
    Una tradizione millenaria si conservava tra le cortine di seta delle Case e nessuno, nessuno, aveva mai osato ribellarsi.
    Per quanto ne sapeva.

    - Purtroppo la bruttezza... - fece allora verso il giovane. - ... si esprime in svariati modi. Non di rado contagia anche l'anima degli uomini, rendendoli tanto brutti quanto meschini. In quel caso la vista è un fattore del tutto secondario.- Poi, sorprendendosi di aver potuto dire una tale banalità di fronte a due conosciuti, aggiunse, deglutendo: - Visto che siete qui, vi invito a fare un'offerta. - Il suo sguardo si spostò verso destra, dove c'era il secondo ragazzo che lei non poteva vedere, ma di cui sembrava avvertire la presenza. - Del resto, data la vostra giovane età, dubito che abbiate già preso moglie.

    Lei stessa si stava in qualche modo sconvolgendo di aver trovato il coraggio di dire una cosa del genere.
    D'altra parte se aveva una possibilità di andarsene, quella risiedeva nel venire acquistata. Però, dal momento che di solito le ragazze non parlavano con i clienti se non rispondere a qualche domanda diretta, quasi le sembrò che la propria voce fosse quella di un'estranea, tanto le suonò superbo e fuori luogo l'aver invitato il ragazzo a inserirsi in quella potenzialmente delicata transazione.
    Meglio lui dell'altro, probabilmente; ma alla fine non avrebbe fatto alcuna differenza, visto quello che aveva in mente.

     
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    Ruolata introduttiva Primrose


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    Come detto le parole indelicate del carovaniere avevano suscitato un brusìo diffuso tra i presenti, motivo per cui le parole di Noah si confusero ai vari commenti dei presenti. Certo il tono della voce del ragazzo sarebbe stato abbastanza alto da essere udito dal carovaniere e, infatti, da Primrose stessa.

    Solo uno degli scagnozzi del carovaniere si sarebbe voltato per metà verso Noah e i suoi fratelli, soffermandosi con uno sguardo pericoloso quasi come se volesse essere ben sicuro di chi fosse stato a parlare.

    L'attenzione di tutti sarebbe infine stata catturata dall'inaspettata risposta di Primrose.

    Anche questa provocò una reazione lievemente più rumorosa. Evidentemente se un uomo riservava parole sprezzanti verso una "schiava" nessuno si scandalizzava, mentre se una donna osava uscire dai canoni della grande casa, questo veniva accolto come oltraggio.

    Questa volta sia il carovaniere che tutti gli scagnozzi si voltarono verso Noah e i fratelli, essendo stato chiamato in causa direttamente dalla ragazza. Il loro aspetto era poco rassicurante, chiunque avrebbe potuto percepire la pericolosità dei loro sguardi.

    Signori vi prego.. Intromise il responsabile della casa, avvicinandosi a Prim e poggiandole una mano sulla spalla. Non avrebbe osato strattonarla o portarla via di fronte ai clienti: sebbene molti uomini di Shal'aira riservassero maltrattamenti alle loro donne, come per qualsiasi merce di valore i potenziali acquirenti si aspettavano condizioni perfette e impeccabili. Tuttavia la ragazza avrebbe avvertito una stretta severa da parte del proprio responsabile sulla propria spalla.

    La base d'asta è sempre la stessa e non cambia, per nessuna delle nostre ragazze. Se siete interessati, fate un'offerta altrimenti possiamo proseguire con l'asta. Il tono del responsabile era pacato e supplichevole, ma la decisione con cui aveva ripreso in mano la situazione lasciò ben pochi dubbi ai presenti. L'asta sarebbe ripresa nei suoi canoni standard mentre tutti i presenti riducevano i propri mormorii.

    Il carovaniere si sfregò la barba meditabondo, tenendo gli occhi puntati su Primrose. D'accordo d'accordo, sebbene trovi inaudito un prezzo del genere. Offro la base d'asta per la ragazza cieca. Ma dubito fortemente che qualcuno voglia offrire di più, non è vero?

    E si voltò verso Noah e i suoi fratelli. Il carovaniere doveva essersi reso conto che quel gruppetto non faceva parte degli acquirenti visto che erano rimasti in disparte ma si trattava di soli spettatori. Aveva fallito nel tentativo di ottenere uno sconto, ma sembrava davvero deciso ad avere Primrose.





    NOTE DEL MASTER

    Per una questione di ordine dovrebbe postare prima Kinamy.

    A voi.



    Edited by Ryuk* - 3/7/2018, 11:33
     
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    Visto che siete qui, vi invito a fare un'offerta. A queste parole della giovane una strana luce brillò negli occhi di Noah. Del resto, data la vostra giovane età, dubito che abbiate già preso moglie.
    Subito intervenne il direttore dell'asta a frenare quell'imprevisto scambio di battute. Signori vi prego... La base d'asta è sempre la stessa e non cambia, per nessuna delle nostre ragazze. Se siete interessati, fate un'offerta altrimenti possiamo proseguire con l'asta.
    Il tono dell'uomo, per quanto non intimidatorio, rese chiaro che non intendeva concedere altro spazio alle chiacchiere.
    D'accordo d'accordo, sebbene trovi inaudito un prezzo del genere. Offro la base d'asta per la ragazza cieca. Ma dubito fortemente che qualcuno voglia offrire di più, non è vero? disse il carovaniere barbuto osservando Noah, Milo, Oromis e Darina.
    Noah restituì lo sguardo del carovaniere con un'aria di sufficienza.
    Io non farò offerte, le mie donne me le conquisto da solo nel resto di Kalendor, non ho bisogno di venire qui a comprarle. Anche se, lo ammetto, questa fanciulla ha pure un bel caratterino. Spero che chi la prenderà con sé sarà in grado di gestirlo.
    Sorrise rivolgendo uno sguardo alla ragazza che Darina non riuscì a decifrare.
    Lo osservò, incapace di capire cosa frullasse nella mente del fratello. Che si stesse solo divertendo a stuzzicare una persona che evidentemente non gradiva? Eppure non era il tipo da mettere becco in una questione senza un possibile tornaconto. Prima aveva sottolineato i pregi della flautista, poi ne aveva sottolineato il temperamento insolitamente intraprendente. Aveva la sensazione che volesse farne saltare l'acquisto, ma non riusciva a capire il motivo, a parte l'antipatia verso il compratore. A meno che...
    Anche Milo sembrava studiare Noah come lei, solo Oromis manteneva lo sguardo sul carovaniere con la sua caratteristica serietà.
    Non siamo qui per fare offerte, oggi, annunciò secco il maggiore dei fratelli con la sua voce profonda e solenne, come a chiudere la questione e mettere un muro fra i due disputanti.
    Darina tornò con lo sguardo sulla giovane ed ebbe quasi la tentazione di scatenare qualche masso contro quegli avvoltoi. Era ferita e rattristata da quello spettacolo. Aveva comprato degli animali all'asta, delle merci, ma non riusciva ancora ad accettare di essere ad un'asta di esseri umani. E non era questione di donne o uomini, non tollerava neanche il mercato degli schiavi, motivo per cui se ne teneva ben alla larga e lei e suo padre, alcuni anni prima, avevano liberato il ragazzino che suo zio aveva comprato per lei e i suoi fratelli. Acquisto che peraltro aveva scatenato una piccola guerra fra i due rami della famiglia visti i diversi punti di vista sulla questione.
    Attese, impotente, aspettandosi di vedere la povera ragazza venire portata via da quell'uomo sgradevole.
     
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  12. Primrose.
     
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    Non vi furono conseguenze per l'eccesso di libertà che si era presa, cosicché buona parte dei clienti poté tornare alla compravendita, che era ripresa senza ulteriori indugi.
    Ma sì, pensò Primrose tra sé e sé. In fondo era meglio così.
    Solo che meglio non significava il "meglio per tutti". Sempre, per alcuni, significava il peggio.
    E così, in nome di una cultura che trascinava le sue millenarie psicosi - la separazione dei sessi, la tutela della tradizione, l'ordine naturale della famiglia e dei ruoli femminili - attraverso generazioni di donne umiliate, represse, incarcerate senza che nemmeno che se ne rendessero conto, loro, quelle acquistate in quella prigione dorata in cui avevano vissuto per anni ignare di tutto, persino della loro stessa condizione, si rallegrarono di quanto stava accadendo, e cioè che stavano venendo, a tutti gli effetti, vendute.
    Solo così avrebbero potuto trovare il loro posto nel mondo, avere uno scopo nella società.
    Una specie di balconata per gli spettatori correva tutt'attorno al salone e a Primrose pareva di sentire ancora l'odore acro dell'incenso misto al sudore e ai profumi delle ragazze che stavano a guardare con le loro gonne di seta e i cerchietti tra i capelli.
    La musica indugiava, la festa stava per finire. Le sembrò un lamento sconsolato, quello che veniva dalle chitarre e dai flauti.
    Probabilmente nessuno avrebbe fatto un'offerta. Il giovane negò di trovarsi lì per partecipare alla compravendita, cosa che avrebbe lasciato Primrose davvero interdetta se non fosse stato quasi indifferente il fatto di essere portata via da uno o da un altro uomo. In fondo erano tutti uguali.
    Nessuno di loro poteva capire, non fino in fondo.
    Certo era proprio meschino da parte loro, venderla a un tipo così. Non era certo alla sua altezza, lei che aveva studiato le lingue straniere, la musica e la poesia. Doveva essere uno di quelli uomini dall'aria desolata che sbavavano dietro a delle ragazzine più giovani di lui di vent'anni, ma che poi non avrebbero saputo reggere lo sguardo di una donna che li avesse guardati sul serio, come sapeva fare lei.
    Peggio per lui.
    Tra le sue cose aveva il suo coltello e una limetta, più che sufficienti per tagliargli la gola al momento giusto.
    Aveva un bel caratterino, aveva detto il giovane. Un caratterino che andava gestito, come si fa con i cani o con i maiali in un recinto.

    - Molto bene. - si sentì dire, prima di tornare al suo posto.

    Avrebbe atteso e accettato ciò che sarebbe seguito.
    Fino a quando non le si fosse presentata l'occasione giusta.
    Era l'attesa di qualcosa senza forma né nome.
    Qualcosa che avrebbe forse cambiato la sua vita per sempre.

     
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    Ruolata introduttiva Primrose


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    Offro il doppio per Primrose. Una voce nuova e più giovane si infilò in quella che sembrava essere una trattativa ormai chiusa, con la stessa repentinità di un fulmine a ciel sereno.

    Tutti si voltarono a guardare l'uomo che aveva pronunciato quella frase. Era un uomo di bell'aspetto, sulla trentina, vestito in maniera distinta ma aitante. Indossava dei pantaloni larghi e bianchi, un gilet semplice sul torso altrimenti nudo e una certa quantità di accessori d'oro e platino, come ad esempio un orecchino lungo e pregiato all'orecchio destro.

    Al suo seguito aveva tre o quattro servitori, di cui una imponente guardia del corpo che troneggiava dietro di lui a braccia conserte.

    Il suo intervento suscitò tanta agitazione soprattutto perché la somma proposta era decisamente alta, anche per quei ricconi in grado di partecipare all'asta. Il suo intervento era più una sorta di sbruffoneria ai danni del precedente offerente, difatti stava guardando verso il vecchio con un sorrisetto compiaciuto sul volto. Il suo intento era dargli una lezione e, forse, salvare la povera Primrose da un destino altrimenti nefasto.

    Il carovaniere si zittì non potendo replicare ad una offerta così alta. Si guardò brevemente intorno con un espressione guardinga, poi restituì lo sguardo al giovane ricco, terribilmente scuro in volto. Anche i suoi scagnozzi guardavano verso l'uomo, avevano un'aria ancor più pericolosa ma non si mossero di un dito.


    In nome degli déi, questa offerta è ci rende onore, mio signore. Cominciò a dire quasi balbettando il responsabile della casa, cominciando inspiegabilmente a sudare.

    Non mi giudichiate irrispettoso vi prego mio signore, ma volevo ricordarle che le aste devono essere saldate entro la fine della serata se avete intenzione di portare la ragazza con voi. Siete sicuro di-

    Osate mettere in dubbio le parole del mio signore? Tuonò l'imponente guardia del corpo rilasciando le braccia e portando la destra al pomello della scimitarra legata al suo fianco.

    Sadiq Ra'asheth ha una sola parola. Interruppe l'uomo stesso, rivolgendo un gesto della mano alla propria guardia per indurla a calmarsi. Il responsabile della sala era visibilmente intimorito e aveva rivolto un inchino di rispetto con le mani giunte.

    Vogliate perdonare la mia meschinità signore. Primrose è vostra, aggiudicata per la cifra che avete indicato.

    Primrose non avrebbe potuto vederlo, ma il giovane ricco la stava guardando, anche quando l'asta continuò con le altre ragazze. Il suo sguardo però era ben diverso da quello del meschino carovaniere. Era uno sguardo interessato e gentile, ma al tempo stesso deciso e audace. Se Prim avesse potuto vedere quello sguardo, avrebbe capito.




    La serata sarebbe volta al termine, in tutto solo tre ragazze compresa Prim erano state comprate.

    Tra le ragazze e i servi della casa c'era fermento. Erano anni che una cifra del genere non veniva offerta per una ragazza e il fatto che fosse stata offerta proprio per la loro Prim era qualcosa di elettrizzante. Probabilmente diverse di loro avrebbero raccontato a Prim dell'aspetto aitante e ardito del suo compratore. Qualcuna avrebbe sottolineato il fatto che sembrava possedere tanto denaro e che Primrose non avrebbe più dovuto preoccuparsi di nulla nella sua vita, destinata agli agi e agli sfarzi della dimora del misterioso Sadiq.

    Qualche servo più esperto, di quelli che lavoravano alla casa solo in occasione di questi grossi eventi ma che poi conduceva una vita normale al di fuori delle mura, avrebbe detto di aver sentito quel nome e che doveva appartenere a uno dei potenti sceicchi del deserto. Ma chi ne parlava offriva versioni contrastanti, quindi non era semplice stabilire una verità.

    Prim avrebbe avuto modo di preparare se stessa e le sue cose e di salutare per sempre le sue conoscenze nella casa. Il momento doveva sembrarle surreale, eppure era arrivato. Ogni ragazza, immersa in quel meccanismo di tradizioni e restrizioni, aveva immaginato il giorno in cui avrebbe lasciato per sempre la Casa per cominciare la vita vera nel mondo reale.

    Quel momento per Primrose era finalmente giunto.





    NOTE DEL MASTER

    Per il momento può postare anche solo Primrose, ma se Kinamy riesce e vuole fare un post è benvenuta.

    Prim posta tutta la sequenza della pg che reagisce agli eventi, saluta tutti e raggiunge l'atrio della casa dove incontra il suo compratore.

    L'uomo non parla inizialmente, quindi puoi lasciare alla pg il primo approccio se vuoi.

     
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  14. Primrose.
     
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    Per il resto del tempo la serata venne allietata da un gruppo di ragazze che, pur non essendo in vendita per via della giovane età, si esibirono nuovamente in canti e balli tradizionali in cui si erano esercitate praticamente da quando erano nate. Primrose un po' le invidiò, perché per loro era solo la prima volta.
    Nella sala aleggiava ancora l'odore del montone che era stato servito sui vassoi d'argento della Casa, dopodiché, come recitava il protocollo, avrebbero portato il narghilé perché gli uomini lo fumassero, prima di andarsene; la serata volgeva quindi alla sua conclusione.

    Più di una volta Primrose cercò di capire, tra le altre ragazze, dove si trovasse Nadine: non le si era ancora avvicinata, eppure doveva aver assistito alla compravendita, doveva aver visto che era stata scelta.
    Le sue compagne, poco lontano, mormoravano alle sue spalle. Si sarebbe parlato a lungo della cifra clamorosa che un giovane sceicco aveva pagato per un'invalida.

    A ben pensarci la sua voce aveva rivelato molto di più della sue parole; una sorta di imperturbabilità ricamata da un disprezzo nemmeno troppo velato per il carovaniere che, suo malgrado, aveva scelto di non dilapidare la sua fortuna solo per per uscirne con le ossa rotte. E Primrose si chiese che cosa lo avesse spinto a pagare una simile somma per una donna; una donna, insomma, che si sarebbe potuta acquistare in qualsiasi altra Casa, in qualsiasi altro luogo della regione, per meno della metà del denaro che aveva sborsato quella sera.
    Pensò alla soluzione più economica, e cioè che doveva essersi trattato di una sfida tra i due compratori. Sfida della quale aveva perso qualche passaggio per via della sua condizione.
    O forse - ed era in egual modo uno scenario assai probabile - l'uomo, in cui le parve di riconoscere uno strano accento, lo stesso dei popoli dell'entroterra, aveva pensato di aver fatto un'affare comprando una ragazza cieca. Molti dicevano, in effetti, ch'esse fossero dotate di straordinarie abilità, oltre che di uno spiccato senso della musica, e che potessero soddisfare particolari desideri molto meglio delle altre fanciulle.
    Poco male, pensò tra sé e sé. Perlomeno se ne sarebbe andata da lì, una volta per tutte.

    [...]

    Quando Embor le si avvicinò per salutarla si fece da parte, lasciando che fosse lui a prenderle la mano per darle un ultimo, delicato bacio che riservava ad ogni ragazza in partenza. Primrose non aveva parole per lui, eppure in tutti quegli anni era sempre stato al suo fianco, un fedele servitore che l'aveva accompagnata dalla fanciullezza all'età adulta, e che così tante l'aveva ascoltata, nel buio della sua stanza, rimpiangere gli anni spensierati della sua infanzia.
    Sotto gli occhi vigili delle guardie gli riservò soltanto un cenno del capo, e lui capì. Non apparteneva più a quella Casa, non era più sotto la sua protezione; tutto, nella sua vita, sarebbe cambiato, era una donna, adesso, una donna in età da marito. Non era più, come le altre, un oggetto sacro, da serbare con cura, da proteggere dal mondo e dalla malizia degli uomini; il fiore raro del deserto era finalmente sbocciato e con questo terminavano i servigi di eunuchi e ancelle.
    Anche se non sapeva a quale sorte stesse andando incontro, se a un matrimonio o a una vita in un altro gineceo, questa volta come concubina, Primrose sapeva che da quel momento ogni rimasuglio della sua infanzia, della sua adolescenza, sarebbe stato spazzato via con un colpo secco; e le parve già di sentire l'amarezza di quella constatazione mentre l'anziano servitore dalla pelle profumata come la grande notte di Shal'arya le strinse la mano nella sua per congedarsi, finalmente sollevato dall'incombenza di essere per lei servo, amico e confidente.
    Non si sarebbero più rivisti, lui apparteneva alla Casa tanto quanto loro, ma a differenza delle giovani non l'avrebbe mai lasciata.

    - Addio. - le fece Dhalya, prendendole entrambe le mani nelle sue. Lei no, non aveva avuto fortuna quella sera. La sentì gemere, forse stava piangendo. Era difficile salutarsi, dopo tanti anni passati insieme. - Se puoi, scrivimi. Ti risponderò.

    Primrose le si avvicinò di poco e la abbracciò brevemente, prima di lasciar andare anche lei.
    Si avviò allora assieme a una delle guardie verso l'ingresso.
    Con sé avrebbe potuto portare i suoi vestiti e qualche accessorio. Nient'altro.
    I suoi libri e i suoi spartiti erano rimasti nella sua stanza. Non le sarebbero serviti, nella vita che l'aspettava. Tra i pettini e gli smalti aveva però nascosto il suo stiletto, il cui pensiero bastò a darle la forza di superare il grosso portone di legno che conduceva al giardino.

    Sentì il profumo di Nadine quando doveva essere ancora sulle scale, ad osservarla.
    Lo faceva sempre, perché lei non poteva vederla. Istintivamente si voltò nella sua direzione, quasi volesse cercarla nell'oscurità.
    Quello no, non era un addio. Se l'erano promesso così tante volte che Primrose lo ripeteva quasi come una preghiera.

    Quando arrivò in prossimità del suo compratore la guardia si fermò, scambiò due parole con un altro uomo che prese le sue cose e si allontanò, forse lasciandoli soli.
    Lo sceicco la salutò e le parve di sentire una vena di soddisfazione nella sua voce.

    - Una splendida notte, non trovate? - fece lei, sorniona.

    I compratori si aspettavano che le giovani delle Case fossero servili, ben educate, caste e illibate.
    Quante volte lei e Nadine ne avevano riso.
    Ah, povero sceicco.
    Ad aspettarlo c'era solo una grossa delusione.
     
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    Fu con grande stupore e un certo sollievo che un terzo uomo intervenne offrendo il doppio per Primrose.
    Dai loro sguardi sia Oromis che Noah sembravano conoscerlo, mentre Darina e Milo scrutarono incuriositi il nuovo offerente.
    La trattativa si chiuse così con lo smacco al disprezzato carovaniere che non poté nulla davanti ad una cifra del genere.
    Darina in cuor proprio fu grata all'uomo che aveva deciso di non lasciare la ragazza cieca nelle mani un tale rozzo personaggio, ma dall'altra non poté non provare tristezza nel constatare che la fanciulla era comunque stata comprata. Chissà quante volte era capitato il contrario, ossia che una donna fosse stata comprata da una brutta persona anziché una migliore a causa di un'offerta più alta. E per la prima volta si chiese con timore cosa accadesse alle ragazze che le Case non riuscivano a vendere.


    Quando finalmente l'asta finì fu con un certo sollievo che i quattro fratelli uscirono dalla Grande Casa per recarsi in una sala da tè che frequentavano spesso.
    Noah era ancora strano, beveva dalla propria tazza senza alzare lo sguardo e rimase taciturno anche quando Milo iniziò a fare domande sul ricco sconosciuto.
    Come, non ti ricordi di Sadiq? Oromis guardò sorpreso prima Milo, poi Darina. Poi, come colto da un pensiero ovvio, riprese: <In effetti eravate piccoli e anche per lui il tempo è passato. Nostro padre ha fatto spesso affari con il suo, sia per le spezie che per le pietre dal resto di Kalendor. Non dovreste essere stupiti per quello che ha offerto per la ragazza, per la sua famiglia non dev'essere una gran spesa. Poi si sa, una buona Dama ha un certo costo, se era alla Casa era per comprarne una comunque.
    Noah era ancora taciturno e non si unì alla conversazione. Darina lo osservò un po' preoccupata.
    Tutto bene?
    Finalmente il giovane alzò gli occhi e con uno sguardo cattivo le disse sottovoce: Che sfortuna, sorellina, avresti potuto esserci tu nel letto di quello sceicco stanotte.
    Si alzò e uscì.
    Oromis si alzò a sua volta e lo seguì, Milo e Darina si unirono a lui preoccupati dall'espressione sul suo viso.
    Sentendo i passi dietro di sé Noah si voltò indietro e la sberla del fratello maggiore lo colpì in pieno viso.
    La prossima volta che dici una cosa del genere ti spezzo le gambe.
    Noah rimase un attimo immobile, stupito dalla reazione così violenta di Oromis.
    Se non le sta bene come le parlo che si faccia avanti lei. O non si sa difendere da sola?
    Per un attimo rimasero tutti e quattro in silenzio cercando di assicurarsi che non ci fosse nessuno nei dintorni che potesse aver sentito.
    Il fatto che tua sorella sia a Temora le rende difficile rimetterti al tuo posto qui ad Alkarna, ma non preoccuparti, se le manchi di nuovo di rispetto ci penseremo noi. Intervenne Milo minaccioso.
    Da quando augurare una vita ricca e agiata è mancare di rispetto? E a cosa diamine serve una ragazza se non si sposa e fa figli?
    Il maggiore sembrò diventare ancora più alto e intimidatorio. TU a cosa servi? TU che scopo hai? Non fai nulla a parte gettare addosso agli altri il tuo disprezzo e la tua cattiveria. Se sei infelice di te stesso non sfogarti sugli altri, fatti un esame di coscienza. A nostra madre si spezzerebbe il cuore sentendoti dire certe cose.
    Noah strinse i pugni e ribatté con rabbia. Anche nostra madre vuole che si sposi e la faccia finita con queste sciocchezze!
    Il tono di Oromis si alzò ancora di più: Nostra madre vuole che sia felice e se fossi un bravo fratello lo vorresti anche tu. Ora sparisci, non ti voglio più vedere almeno fino a domani.
    Con l'impronta della mano stampata sul viso Noah si allontanò senza un'altra parola, ma non sembrava chiaro se perché glielo aveva imposto Oromis o perché non aveva altro da dire.
    Mi dispiace, disse Darina in un sussurro.
    No, non ti dispiacere, le rispose Oromis con tono rassicurante posandole una mano sulla spalla. Era da tempo che mi prudevano le mani. Speriamo solo che sia servito a qualcosa.
    In silenzio tornarono a casa e lungo il tragitto Darina non riuscì a non ripensare alla Casa, alle Dame e alle parole di Noah.

    Edited by Kinamy - 22/7/2018, 11:22
     
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