[AUTOGESTITA] Rigenerazione

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  1. Mad4Opps
     
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    Rigenerazione



    Quanto devo essere stupido? pensò il giovane mentre procedeva nella boscaglia, tranciando senza sosta a pugnalate i rami che pendevano sul suo viso. Era stato così tanto tempo ad Arcadia da incominciare a stomacarla, per quanto si sforzasse non riusciva però ad uscirne: così credeva almeno, non sapeva di aver già superato il confine da un pezzo.

    Si era separato con l'ultimo compagno di avventura in una sterpaglia solitaria, dopo aver sterminato un interminabile numero di schifose bestie per non pochi quattrini. Proprio mentre si domandava per quanto ancora dovesse vagare senza meta, la strada sembrava terminare dinanzi a lui: da una cinquantina di metri riusciva a vedere ciò che sembrava una caverna.
    Un passaggio scavato dagli umani, forse? Accorciando la distanza riuscì a coglier maggiori dettagli: comuni attrezzi da minatore e carriole all'entrata, ciò che inquietava della scura entrata era la presenza di una vistosa ragnatela, a dir poco enorme.
    Rabbrividì al solo pensiero di cosa potesse celarsi lì dentro: non avendo una torcia a disposizione fece la cosa più saggia, con l'aiuto della sua agilità scalò un albero e deviò il percorso. Non per molto, tuttavia.

    Proprio quando stava per compiere l'ennesimo salto, si fermò giusto in tempo per non compierlo nel vuoto: scese con cura e continuò la via. Gli alberi da questo punto in poi erano più distanti gli uni dagli altri, divenendo via via sempre più massicci ed imponenti: nonostante fosse ancora pomeriggio la luminosità calò drasticamente, facendo piombare una semi-oscurità nell'aria.
    Grandioso. parlò nonostante fosse solo, sfogandosi sbuffando con forza: esisteva forse un posto dove starsene tranquilli in tutta Kalendor, senza la necessità di guardarsi le spalle e proteggersi la vita?
    Perlomeno non si trovava più a Nasradeva, poco era inquietante e pericoloso come le insidie di quella dannata giungla.
    - - -
    Quanto passò, un paio d'ore forse? Non poteva saperlo, l'unica cosa che sapeva era che o le nuvole o la sera incombente avevano oscurato il cielo: il Malygos correva con tutte le sue forze cercandosi un riparo e alla svelta. Era incredibilmente stanco, ma era questione di secondi prima..
    Cazzo! digrignò i denti mentre il buio avvolse completamente l'aria, lasciandolo inerme sotto un enorme albero..
     
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  2. Mad4Opps
     
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    Rigenerazione



    Il buio calò, i rumori della foresta si facevano molto più inquietanti ora che non si scorgeva più ciò che li produceva.
    Numerosi battiti di ali sopra la sua testa e poi il silenzio totale, interrotto solo a tratti dal gorgogliare di una palude non molto lontana.
    Agitava le lame muovendosi a destra e manca, i suoi occhi ancora non si abituavano all'oscurità piombata all'improvviso nella zona: un rumore alle sue spalle lo fece trasalire.
    Non sembrava esserci niente, ma proprio quando stava per voltarsi nuovamente saltò fuori dal nulla un'inquietante figura: tutto ciò che sentì fu quello stridulo acutissimo.
    Eseguì un balzo laterale, schivando il colpo della sagoma indefinita: in pieno panico saltò poi sull'albero, ancorandosi con una lama alla sua superficie.

    Incanalò una media quantità di chakra nel corpo, producendo degli scintillii d'acqua vorticante: l'energia accumulata fece un breve lampo celestino, sufficiente ad esaminare la creatura: un altro dannatissimo dinosauro.
    La squamosa pelle verde-scuro lo aveva reso nuovamente invisibile in mezzo a tutto quel nero. Aveva già avuto a che fare con quei dannati, sapeva che era meglio non averci a che fare con quelle bestie.

    Sudore freddo calava lungo la fronte del Malygos spaventato: dimenava le gambe su e giù, spingendo lontane con lo stivale la fauci del mostro, ma quanto sarebbe potuto andare avanti ancora?
    Proprio mentre pensava di scendere preparandosi ad un conflitto mortale con la bestia, fortunatamente, i suoi versi orripilanti attirarono attenzioni umane.
    Un veloce istante in cui un pesante oggetto fendette l'aria rapido come un fulmine.
    Una lancia infilzò il collo della creatura, l'energia cinetica del colpo trasportò tutto il corpo del fu raptor con sé a terra.
    Alzò lo sguardo cercando di vedere il suo salvatore; nonostante l'occhio si fosse adeguato alla vista egli sembrava ben nascosto tra la vegetazione.

    Ma lo sai dove stai, demente??
    Gridò la voce sopra di lui, riecheggiando nel verde: una robusta corda apparve dinanzi a lui, calata probabilmente dal lanciatore.
    Sali e sbrigati!
    Davmorn non si fece tante domande ed obbedì: scese dal tronco ed infilò le armi nelle fondine, incominciando a tirarsi su con l'aiuto dei dorsali e delle gambe inferiori. Dopo appena quattro metri di salita incominciò ad udire il rimbombo dei richiami animali: stavano arrivando, se non si sbrigava a tirarsi su sarebbe stato masticato assieme alla corda.

    Ancora più sudore grondava dal corpo al limite degli sforzi: non appena l'alchimista vide la piattaforma di legno capì di essere arrivato e si lasciò cadere su di essa. Scricchiolò leggermente con l'impatto ma era l'ultima delle sue preoccupazioni, visto che non appena tolse le mani dalla corda essa volò giù tirata dalle fauci del branco: un individuo coperto da un mantello nero gli apparve dinanzi, non riusciva a vederlo bene in viso stando sdraiato nella posizione opposta.
    Sappi che ti ho tirato su solamente per non restare sveglio a sentirti strillare mentre ti maciullavano! se ne andò poi lungo la piattaforma, ritornando in quella che sembrava una casetta in legno lungo la superficie. Nemmeno gli aveva detto se poteva rimanere lì per la notte, ma ormai la risposta gli sembrava ovvia. Che doveva fare, scendere forse?
     
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  3. Mad4Opps
     
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    Si adagiò sul cornicione, fortunatamente abbastanza largo da contenere il suo corpo. Passò una ora di tremenda insonnia, la schiena gli urtava sullo scomodo materasso legnoso e il branco di raptor si era aggruppato lì sotto: continuavano ad emettere terribili striduli, accecati dalla rabbia di aver perso la loro vittima.
    Si lasciò attanagliare dai pensieri, riflettendo sui periodi più cupi della sua vita che non riusciva a scrollarsi di dosso: dalla sua partenza da Haven il suo sentiero sembrava schiarirsi, per poi piombare nel buio dopo il suo breve, ma intenso, periodo di schiavitù in mare.
    Il naufragio in quell'isola gli aveva permesso di apprendere una nuova arte e trovare un modo per andarsene via dalla fascia orientale di Kalendor, ma sentiva che i guai erano tutt'altro che lontani.

    Aveva studiato i principi dei monaci Garuda ma non li aveva appresi evidentemente: certo, sapeva controllare il nuovo chakra, ma non riusciva ad inglobarsi nella parte più importante della fonte: l'anima stessa.

    Nonostante avesse appreso i principi di un'arte segreta centenaria, non si sentiva diverso: togliendo quegli attimi di calma e profonda respirazione, poco precedenti all'utilizzo delle tecniche, il resto della sua vita era identica.
    La costante ansia che un sicario, o peggio una creatura, voltasse l'angolo alle sue spalle pronto a farlo fuori.
    La costante percezione che qualcosa gli stesse sfuggendo.

    La chiave per l'anima e l'unione con l'universo stesso in tutte le sue particelle era qualcosa che non conosceva ancora: questo era il motivo per cui avrebbe continuato a spingersi sempre più verso nord.

    [...]

    Prese sonno improvvisamente cedendo alla stanchezza, dopo circa nove aprì gli occhi.
    Un bastoncino di legno imbracciato da un bambino lo scosse sul petto un paio di volte, levandogli il riposo: alla visione del suo risveglio, il piccolo scappò agilmente su quelle assi ritornando verso l'abitazione.
    Era completamente intontito, non aveva la minima idea di che ora si fosse fatta: si ricordò ben presto il trattamento scontroso riservatogli, immaginò che ormai poteva essere di peso nel piccolo accampamento.
    Si avvicinò trovando sull'uscio della porta un uomo con le braccia conserte, evidentemente era il suo salvatore dato che lo stava osservando:

    Graz..Tsk. Voi forestieri dovreste fare un paio di domande sulla zona prima di inoltrarvi, qua a Soyara siamo stufi di aiutarvi.
    Allora stronzo lo sei sempre pensò riguardo l'atteggiamento dell'uomo, ma era innegabile il suo essergli debitore: unì le mani e fece un accenno ad un inchino, ignorando i suoi modi e ringraziandolo per il salvataggio

    Ti ringrazio per ieri. Mi sono Perso, si, pensi che non lo sappia??
    Se mi interrompe un'altra volta.. pensò, stavolta gli fu difficile mascherare la furia ed espirò con forza: l'interlocutore alzò il braccio sinistro ed indicò la direzione verso cui proseguiva la passerella

    Continua dritto per dritto e scendi superando cinque case. A quel punto scendi dalla scala e fai il percorso sulle palafitte: entro due ore ti ritrovi sulla strada principale.

    Fece un cenno con la mano ringraziando per le informazioni che aveva ottenuto e si avviò di corsa.
    Imboccò il sentiero nella piccola cittadina e scorse la vita all'interno di essa: perlopiù la maggior parte degli abitanti stava nelle sue baracche verticali, qualche occhio lo osservava in distanza e tutti si tenevano ben alla larga. Più proseguiva su quelle robuste palafitte che collegavano un albero all'altro e più si rendeva conto, da zona in zona, quanto la natura incidesse sul comportamento umano a Kalendor.
    Questa piccola comunità era tanto chiusa e scontrosa quanto collaborativa ed efficiente, soprattutto considerando l'ostile ambiente in cui prolificava.

    Non si smetteva mai di imparare, specie per un giovane Davmorn ancora non molto colto.
    Ogni minuto nel continente era speciale: gioia e dolore, un dono così come una condanna.. la luce e la tenebra.
     
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  4. Mad4Opps
     
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    Rigenerazione

    Gli alberi si facevano sempre più fitti, il Malygos proseguiva di corsa dove le palafitte ormai non vi erano più.
    Ancora una volta solo lui e la giungla: erano circa cinque minuti che correva al massimo delle sue forze, le fitte alla milza cominciavano a diventare insostenibili.

    Il ragazzo, pochi minuti fuori da Soyara, si accorse di un sospetto frusciò alle sue spalle: non avendo capacità uditive fuori dalla norma non poteva sapere se fosse il vento o altro, ma l'intensità lo portò a scattare subito. Buon dio se aveva fatto bene!
    Tre massicci lupi neri balzarono fuori da una siepe ululando ferocemente, partendo affamati alla carica dell'umano.
    Il balzo iniziale fu provvidenziale per distanziarsi dalle bestie; constatò tristemente che, nonostante i suoi portentosi salti in lungo potenziati dal chakra, non sarebbe riuscito a seminarli.

    Dopo questi cinque minuti, in preda all'ennesima fitta, capì di non poter reggere ancora a lungo. Fu così che si affidò al gioco d'astuzia: generò un geyser acquatico alle sue spalle e balzò su un albero, celandosi fra il suo fogliame.
    Il capo del branco schivò il getto ma proseguì dritto, mentre le altre due creature si lagnarono spaventate indietreggiando
    C'è mancato poco.. pensò il ragazzo asciugandosi il sudore di dosso, aspettando un buon minutino per calmarsi. Una volta che sentì il battito cardiaco più stabile, si calò giù lungo il tronco: un rumore alla sua sinistra e
    Merda.. sibilò a denti stretti osservando i due lupi; l'acqua che li spaventava non c'era più ormai, sostituita da quello che pensavano un buon pasto. Non sapevano che sarebbe stato il loro mietitore.
    Estrasse le lame e partì alla carica con un grido di guerra, cercando di intimidire le creature: la sua abilità era cresciuta esponenzialmente con il tempo, riuscì a terminare il conflitto brevemente ricevendo solo un graffietto sul braccio.

    Non ebbe nemmeno tempo di curarselo che un grugnire alle spalle lo allertò: voltandosi trovò il capo del branco osservarlo con le orecchie tese. Pensava che quei due lupi fossero grandi, adesso si rendeva conto del suo errore di valutazione: se loro erano grandi, questo era abnorme.
    Il canide era lungo almeno due metri e mezzo e possedeva una muscolatura sviluppata, il conflitto lo avrebbe messo ancor più alla prova.

    Schivò più di un attacco, ma la pelle dell'esemplare era molto più resistente rispetto a quella dei suoi cugini: ci volle un pò, ma finalmente l'uomo riuscì ad avere la meglio. Richiamò un pò d'acqua dal sottosuolo idratandosi, si rinvigorì con essa mentre osservava gli animali senza vita.
    Mmm.. forse potevano essergli utili proprio ora che erano morte, specialmente per il suo obiettivo: il suo maestro era stato molto chiaro, i Monaci di Sumadea erano di un'altra pasta rispetto a lui, facevano dell'arte la propria vita e custodivano gelosamente i loro segreti.
    Portare dei rifornimenti poteva essere d'aiuto per farsi accettare in una delle ristrette comunità, questi lupi gli avrebbero permesso di farlo senza spendere un quattrino di tasca sua: il suo lavoro non era certo quello del cacciatore, ma ricordava i metodi di spellatura appresi in giovane età grazie a suo padre. Rimediò non solo dunque le pelli degli animali, riuscì anche a riempire un paio di fiale con del loro sangue: era certo che sarebbero potute tornare utili con mortaio e pestello.

    [...]

    Dopo una ventina di minuti notò gli alberi divenire sempre meno maestosi, fino a sparire: riconobbe il "grande sentiero".
    Una rotta commerciale presidiata dell'impero che si inoltrava da nord fino ad Arcadia, così importante economicamente da avere fama mondiale: non provava simpatia per l'uniforme, non si sentiva nemmeno tranquillo a stare nel loro territorio.
    Non per paura, giammai, era per il semplice fatto che la via, per quanto maestosa e relativamente curata fosse, era completamente vuota. Si aspettava di vedere qualche commerciante, venditore ambulante.. e invece nulla.
    Per questo motivo mantenne i pugnali chiusi fra le dita, forse proprio per ciò attirò l'attenzione più del dovuto: due sagome apparvero improvvisamente alla sua destra, lo colsero di sorpresa ma ci volle ben poco a distinguere chi fossero. Più che altro, a cosa appartenessero.

    oh, fermo!!! gridò uno con tono di voce tutt'altro che moderato, facendo venire un colpo a Davmorn. Li osservò correre verso di lui: si accorse che i loro occhi puntavano verso le sue armi. Preparò il suo sangue freddo; mollò la presa e le lasciò a terra mentre uno degli uomini appoggiò la mano alla sua spalla sinistra. Non oppose resistenza; non aveva assolutamente nulla da temere.
    L'uomo che lo bloccava era alto una decina di centimetri più di lui, vestiva in un'armatura pesante raffigurante stemmi dell'impero ed il suo volto era interamente ricoperto da un elmo di maglia. La voce, camuffata da un suono metallico, risuonò:
    Controlla.. disse al collega, che nel frattempo arrivò a meno di mezzo metro dal Malygos: squadrò per bene il suo viso da fronte a mento, soffermandosi sul tatuaggio sotto l'occhio.
    No, non è lui.
    Non guardò nemmeno la foto per confrontarlo, tuttavia girò il foglio che teneva fra le mani mostrandogliela:
    Sai chi è quest'uomo?

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  5. Mad4Opps
     
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    Si gelò in quel breve istante, quasi come cercasse di incrociare lo sguardo con il ritratto.
    Per quanto rozzo e barbarico fosse il suo viso non si poteva negare che avesse qualcosa di unico: probabilmente quel caratteristico grugno sul viso, tanto minaccioso da far sembrare l'illustrazione una foto segnaletica.

    Essendo un uomo d'azione dotato di una formidabile freddezza, riuscì a rimanere impassibile agli occhi degli imperiali mentre scrutava: cosa diavolo aveva fatto il nordico, che fino a poche ore prima combatteva al suo fianco, di così grosso?

    No.
    Spostò lo sguardo verso l'interlocutore e mosse la testa orizzontalmente. Senza scomporsi e mantenendo il tono calmo, spostò lo sguardo verso il braccio poi verso colui che glielo stringeva.
    ..E nemmeno mi assomiglia, sbaglio?
    Il colosso spostò l'elmo verso il suo collega, non appena colse il suo segno lasciò andare la presa; Davmorn ritirò con forza il braccio a se, distanziandosi lievemente con un passo a destra.

    Ci fu un breve attimo di silenzio e decise di interromperlo da sé, essendo già conscio di dover rispondere ad altre domande.
    Potevate chiedermi di levare il cappuccio senza arrivare a tanto! E comunque, chi è questo? Che ha fatto?
    Si sfogò del trattamento subito senza tanta cura. Non gli era mai piaciuto avere mani addosso, specialmente dopo la sua breve esperienza di schiavitù nel mare del sud: sentiva il cuore battergli forte dalla rabbia e lottava per mantenere lucidità. Chieseanche fingendo di non sapere e gli uomini se la bevvero:

    Cosa non ha fatto vorrai dire. Questo ladro ed omicida si chiama Ukon Rejus, feccia della peggior specie.
    Ignorò la lamentela, anzi inferì su Davmorn cogliendo il suo nervosismo come una palla al balzo. Gli si avvicinò e gli tolse il cappuccio noncurante.
    Cosa ti porta a Sumadea straniero? Quel tatuaggio non è visto di buon occhio qui!

    Sono un alchimista, sto cercando nuovi ingredienti estrasse lentamente il proprio kit da lavoro, compreso da mortaio pestello ed alcune fiale. Vide i loro occhi spostarsi sulle pelli del lupo, alle quali rispose:
    Sono figlio di un cacciatore. lo disse con estrema naturalezza, d’altro canto era l’unica cosa vera fin dall’inizio del discorso.

    Tsk.. Ad ogni modo, quel maledetto è stato avvistato da alcuni civili troppo deboli per occuparsene di mano loro. Se lo incrocerai mai facci un pensierino, cinque testoni non sono pochi.

    Si avviarono per la loro strada, nel mentre il giovane Malygos rifletteva.
    Cinquemila monete? era sbalordito dall’ingente cifra: ormai era ovvio che il nordico avesse ucciso o/e rapinato qualcuno di molto importante. Era solo questione di tempo prima che qualche elitario potesse accettare l’incarico, anzi forse più di uno in quel momento vagava per Kalendor alla sua ricerca.
    Ripercorse i momenti trascorsi con il barbaro, indimenticabile le loro gesta nella città di Beralta: si chiedeva cosa potessero pensare gli altri membri della squadra.
    Dopo gli avvenimenti della grotta nera era certo che Nia fosse un’imperiale, il suo lavoro la obbligava a catturare latitanti come Ukon: cosa fare in una situazione del genere?
    Complicato. Davvero complicato.
    Molto probabilmente la prossima volta avrebbe chiesto al guerriero delucidazioni sulla sua fedina penale, in quanto di notorietà continentale.

    Generò un pò di acqua dalla sua mano e bevve più volte, per poi ricominciare il suo cammino alla ricerca di selvaggina.. lo stomaco si faceva sentire.
     
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  6. Mad4Opps
     
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    Certo, mi schiererei al suo fianco se provassero a catturarlo in mia presenza.. ma diamine, ci mancava solo questa..
    Si trovava in una radura quasi al termine della foresta.
    La ridotta presenza di vegetazione, così come la relativa vicinanza ai centri abitati, rendeva quella zona l'unica sicura in cui accamparsi: lontano dalle bestie feroci, di cui udiva solamente i ruggiti dalla distanza, rifletteva mentre arrostiva la carne su un improvvisato fuocherello.

    Nulla era meglio di un pò di pace nella natura per dedicarsi alle riflessioni. Un monaco viveva di questi momenti; il povero Malygos tuttavia non era ancora un maestro.
    Utilizzava le arti della fonte, ma non le comprendeva: non appena aveva abbandonato lo sperduto tempio era sprofondato in un mare di timori, non riuscendo più a meditare da allora.

    Persino nei momenti di calma mille pensieri continuavano ad affliggerlo.. forse era meglio l'adrenalina di quei momenti, in cui o sei vivo o sei morto, non è vero Davmorn?
    Sfuggito da una crescita nella sofferenza e approdato in un mondo ostile, conoscendone ogni angolo combattendo bestie e passando sventure. I suoi pensieri andarono a Vart, Karl e Rayamoto; soci della sua organizzazione che erano stati uccisi. A Leon, il suo amico più stretto rimasto, la cui sorte era incerta dopo l'attentato subito nel deserto da Davmorn.
    Fu quando penso a Skjor però, il suo migliore amico brutalmente assassinato dinanzi ai suoi occhi, che ebbe un crollo: dopo aver mangiato si stese su quel prato.

    Strinse le lame fra i suoi pugni e si addormentò, sentendosi solo come mai in tutta la sua vita.

    [...]

    Non ricordava assolutamente nulla di esso, solo l'ultima parte: una caduta infinita nel buio totale, le vertigini ed il senso di vuoto alla bocca dello stomaco... mentre una mano invisibile ti strattona verso il basso..

    Sobbalzò con il cuore in gola, svegliandosi dopo nemmeno quattro ore e mezzo.
    Ancor prima di asciugarsi la fronte, madida di sudore, si guardò intorno a 360° assicurandosi di stare al sicuro: aveva dormito non più di cinque ore, le luci dell'alba incominciavano a sorgere.
    Tanto valeva ripartire e spingersi oltre, la sensazione dell'erbaccia sulla schiena gli dava non poco fastidio: prese le numerosi pelli di bestiacce accumulate in quei giorni.
    Quanti residui ferali saranno stati, una ventina forse? Poco gli importava, non li avrebbe tenuti per sé. E nemmeno ci avrebbe guadagnato.

    Dopo una ventina di minuti circa riuscì ad arrivare in un villaggio locale: mano a mano, percorrendo la strada principale, si era ricordato le informazioni dategli dal suo maestro. Si trovava ad Alastea, ma non era qui per incontrare i rinomati monaci: era stato indirizzato più a nord, non troppo distante da lì.
    Una comunità viveva in isolamento nella natura, campando di caccia e meditazione: gli erano stati raccomandati fortemente, in quanto devoti al massimo alla vita spirituale secondo i principi della fonte. Ciò che a lui mancava in fondo.

    Ciò che lo interessava di Alastea dunque non erano gli insegnamenti, ma il meno noto mercato cittadino.
     
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  7. Mad4Opps
     
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    Aver studiato usi e costumi dei popoli delle regioni, fino a poco tempo fa a lui ignote, gli aveva permesso di farsi una idea grossolana riguardo le economie locali. Le basi dell'astronomia includevano la conoscenza sui fenomeni atmosferici, anche se la vera causa che li scatenava rimaneva un dubbio arcano; probabilmente lo sarebbe rimasto per chissà quanti secoli.

    Più a nord ci si spingeva a Sumadea, più si intensificava il vento gelido. Cielo, da quanto si sentiva dire in giro gli inverni di Ephiora e Vayrg erano terribili: precipitazioni nevose continue e tifoni così forti da logorare la pelle degli zigomi.
    In questo caso, per sua fortuna, il vento da nord era imponente in questa curiosa cittadina. Buffamente, le pelli che trasportava ed aveva venduto possedevano un valore più alta della carne stessa, che comprò in grandi quantità.
    Di conseguenza, prese anche una bella quantità di acqua e riso, fondamentali per la sopravvivenza nei mesi freddi.

    In poche parole, aveva venduto tutte le spellate carcasse delle bestie che avevano osato tranciarlo. Oltre ad un massiccio numero di rifornimenti, aveva anche qualche spiccio di riserva: dato che ciò che aveva comprato non era per lui, tanto valeva spendere i quattrini rimanenti.
    Il guadagno non era il motivo della sua visita, anche se i cacciatori facevano tappa fissa da quelle parti regolarmente: c'era un motivo per cui lui non lo era. Sfruttava le sue doti per pura sopravvivenza o reddito, ma non era un lavoro che gradiva.

    Spese gli ultimi soldi avanzati affittando una carovana ed una guida, facendosi portare fino alla zona marcata sulla mappa datagli: in realtà mezzo chilometro prima, sapeva che i monaci non gradivano esser disturbati durante la meditazione.
    Scese lasciando i suoi ultimi guadagni alla guida e proseguì a rilento portandosi in spalla il carico di approvigionamenti: un muro in legna di cinta alto non più di tre metri circondava l’accampamento, da fuori si vedeva la punta di qualche capanna e il fumo salire dai falò.
    Un monaco arrivò a passo tranquillo spalancando il portone di ingresso; non sembravano esserci vedette piazzate, sicuramente avevano utilizzato qualche abilità speciale per avvertire la sua presenza.

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    Il nano reggeva le tozze ed anziane gambe su un appariscente bastone grigio, la folta barba ricopriva parte del suo viso: la tunica blu che indossava non poteva che sancire il proverbio, in questo caso l’abito faceva il monaco.

    Cosa ti porta così lontano dalla città, viandante?
    Ha il bastone a portata di mano e sicuramente il cristallo in cima ad esso è un arma, eppure non sembra farci presa salda: è come se riuscisse a percepire le intenzioni pacifiche del nostro buon Malygos.
    Porto umilmente questi rifornimenti, con la speranza di aiutarvi a superare l’inverno!

    Un sorriso si dipinge sul volto dell’uomo che osserva il generoso Davmorn, scrutando attentamente il suo viso un paio di secondi:
    E cosa vorresti in cambio, giovanotto??
    Curioso come i primi ad essere generosi non si aspettino, in un mondo come Kalendor, altrettanta generosità da parte degli altri.
    Nulla. Vorrei solamente rimanere un pò qui a meditare, se me lo concedete.
    Mmh..
    si passa una mano sui folti baffi, lisciandoli un paio di volte. Io credo che tu ne abbia proprio bisogno. disse, mentre con l’altra mano invitò il giovane ad entrare nell’accampamento.
     
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  8. Mad4Opps
     
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    ma.. come..
    si domandò istintivamente: era bastato così poco per guadagnarsi la loro fiducia? No, ovviamente no. Le occhiate dell'uomo erano strane; non in senso minaccioso ma comunque curiose.
    Era come se stesse guardando dentro i suoi occhi, percependo direttamente la sua anima.

    Il Malygos entrò con passo lento portandosi dietro tutto quel cumulo di rifornimenti; il vecchio gli disse di poggiarli in un angolo mentre lui richiudeva il portone.
    Il giovane si voltò notando sorpreso l'ambiente che, da fuori, sembrava molto più grande: oltre all'area delle rudimentali abitazioni vi era una modesta piazzola in cui quattro monaci meditavano silenziosi. A differenza del monastero dove si era allenato, qui non vi era una presenza di bambini piccoli: avvicinandosi notò qualcuno poco più grande di lui, ma nessun bambino.

    Da quanto aveva capito non addestravano guerrieri fin dalla nascita, erano infatti una vera e propria comunità civile anziché un luogo di allenamento. Veri seguaci dello stile di vita legato all'anima: solo chi incrociava il loro sentiero ed era abbastanza degno riusciva a farsi accettare fra le loro grazie.
    Fortunatamente Davmorn riuscì a farsi accettare, probabilmente nell'istante in cui avevano percepito il suo chakra si erano resi conto del suo potenziale.. ma anche di qualcos'altro.
    Non era il caso di presentarsi, nulla era più sacro della meditazione nel luogo dove si trovava: senza interrompere gli altri raggiunse la piazzola con passo felpato, trovandosi un giaciglio nell'erba fresca di rugiada.

    Raccolse le ginocchia vicino al petto e lanciò uno sguardo all'orizzonte, prendendosi un profondo respiro: libero.
    Libero come non gli sembrava di essere da secoli. Finalmente una meritata pausa in una delle poche zone tranquille nel continente: da quanto tempo non si fermava, solamente?
    La sua vita, sin dai tempi in cui era uno come tanti teppistelli di Haven, era sempre stata in costante salita: eppure lui non si era mai dato vinto, continuando costantemente a correre. Corse su corse, una scalata infinita tra agguati e terrificanti bestie e adesso.. la pace.

    Nemmeno gli sembrava vero poter osservare la natura con tranquillità, in un luogo dove anziché lugubri ruggiti al massimo si udivano canti di fringuelli.
    Fu solo quando prese un bel respiro profondo però che si sentì perfettamente. La chiave della meditazione d’altronde prevedeva questo: chiuse gli occhi ed incrociò le gambe, stando ritto sulla schiena per un paio d’ore.
    Capisci di essere bravo a farlo quando perdi la cognizione di tempo e, talvolta, dello spazio; in questo caso venne semplicemente interrotto da un amichevole tocco sulla spalla.
    Leggero come una piuma ma abbastanza da farlo letteralmente vibrare per la paura: non riusciva a scrollarsi di dosso quell’istinto da combattimento.
    Sono cotto… ho bisogno di dormire.. dio santo se ne aveva bisogno: quelle capanne sarebbero sicuramente state meglio del misero giaciglio della sera precedente, sperava di essere accettato anche per la notte.

    Così, dopo esser trasalito, si voltò notando il nano divertito dalla sua grottesca reazione.
    Ahahah! Devi averne viste tante, ragazzo!
    Si fa più serio mentre termina la frase e porge una mano al Malygos: non appena egli la stringe viene spiazzato dall’enorme forza dell’ometto che, facilmente, lo solleva rimettendolo in piedi.
    Qual’è il tuo nome, giovane? chiese guardandolo negli occhi: si tolse il cappuccio e rispose
    Davmorn Malygos
    oh bene ragazzo! Volevo avvisarti che stiamo andando a dormire.

    Il battito del cuore incomincia a rallentare e mano a mano che si tranquillizza, Davmorn si accorge che è calata la penombra nella foresta. Non è ancora notte ne è certo, eppure la fitta vegetazione ha oscurato notevolmente la zona.
    Da noi si fa così; a letto presto, sveglia presto. Puoi adagiarti in quella capanna, è libera! indicò l’ultima del gruppo.

    Il giovane gli sorrise, capendo definitivamente di andare a genio al gruppo: sicuramente a questo maestro almeno.
    La ringrazio. Buonanotte!
    Sorrise a sua volta e fece un cenno con la mano destra, andando nella sua casetta: erano tutte identiche l’una all’altra, costruite perlopiù in legno ma rinforzate con roccia sui cardini. Si poteva intuire che, almeno attualmente, quella comunità si stesse stabilendo in quella zona.
    perchè altrimenti rinforzarla con la roccia? pensò varcando la soglia del suo spazio privato. Un materasso a terra con un mucchio di coperte sopra: squallido per i più snob forse, ma un paradiso per l’alchimista che velocemente si sfilò i vestiti e si ricoprì di stoffa riparandosi dalla bassa temperatura.

    Le ore di sonno arretrato si fecero prevalere e, nonostante fosse a malapena ora di cena, crollò nel sonno in pochi minuti.
     
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    Rigenerazione

    […]

    Psst..Davmorn
    Aprì gli occhi intontito, pensando che ciò che aveva udito fosse solo parte di un sogno. Poi si stirò il busto e vide all’entrata il ragazzo più giovane nell’accampamento, poco più grande di lui.
    Mentre questo individuo se ne va da lì, in pochi minuti il Malygos si equipaggia nuovamente ed esce sentendo un buon odore: carne in cottura.
    Nulla era meglio di un buon pasto proteico al mattino, essenziale per garantire le energie necessarie durante la caccia diurna.
    Per lui la caccia non era un affare, era solo necessaria per lalla sopravvivenza nelle zone più ostili del continente.
    Si avvicinò alla zona in cui si stava cuocendo non poco manzo, trovando lì l’uomo che l’aveva svegliato ed il monaco di cui ancora non conosceva il nome.

    Sono finite le spezie. Visto che si esce due alla volta, che ne diresti di accompagnarmi a cercarle?

    Ancora non sveglio completamente, mosse verticalmente il capo e si diresse con il barbuto ometto verso l’uscita.
    Nemmeno dieci passi dopo il cancello, subito gli rivolse parola.
    Sono Yr-Thong, scusami se non te l’ho detto ieri ma ero sovrappensiero. Se mi concedi la domanda..
    La nostra zona è un segreto per tutti quanti e vogliamo che resti tale. Siamo sospettosi che qualcuno, in una zona così remota, ci trovi. E io lo so che tu non ci hai trovato per caso.. ma non perché sei arrivato con i rifornimenti.

    Diamine. avevano finto di gradire la sua figura? Le parole di Yr-Thong erano estremamente serie, sembrava che la cosa non stesse per finire bene… ed invece…
    Perché so che la luce ti ha illuminato, so che conosci il segreto della vita.. la Fonte dell’Anima
    Pronunciò diretto mentre cercava nuovamente contatto visivo con l’anziano signorotto: non sapeva in che modo, ma ormai sospettava già dalla sera prima che egli avesse capito le abilità, affini con quelle dei monaci.
    Gli strappò un sorriso, poi proseguì ricomponendosi velocemente:
    Percepisco il chakra e nulla al mondo è unico quanto il nostro. Molto più potente e completamente differente, a tratti un tutt’uno con la natura stessa…
    Ma tu sei qualcosa di differente in realtà. E’ la prima volta in tutta la mia vita che percepisco.. una frattura.. strano a dirsi, una cicatrice nell’anima.


    cosa?? la sua innata freddezza andò in frantumi e non riuscì a contenere la reazione, spalancando gli occhi imbizzarrito: una ferita nell’anima, possibile? Era sempre difficile affrontare discorsi astratti come questo, eppure il signore era chiaramente di gran lunga più esperto in materia rispetto a Davmorn.
    Come è possibile?
    Beh,io credo che….
    sotto sotto, tu lo sappia il perché.
    Non è qualcosa che accade da un giorno all’altro. L’anima è tutto; quello che siamo, quello che abbiamo vissuto e quello che vivremo.
    Questa è una parte della mia anima..
    appoggiò il palmo sinistro al centro del busto, per poi porgere la mano aperta al giovane: una minuta sfera oscillò fra le sue mani, bianca e candida come la neve. Fece un paio di passi avanti e poggiò l’altro palmo sul petto della Lama:

    Questa è la tua non sentì nemmeno dolore, appena appena un pizzico e dopo pochi secondi ecco lì nella mano destra un’altra sfera. Questa era completamente differente però: bianco chiaro agli angoli ma nera come la pece all’interno. L’altra differenza rispetto alla proiezione dell’anima del maestro era la velocità con cui roteava tra le dita: le molecole tremavano così rapidamente da far sembrare l’agglomerato una fiamma nera viva.

    Inorridì e rimase in silenzio per un pò, concentrandosi il più possibile.
    Era certo che il potere assorbito nell’Isola del Monastero avesse qualcosa a che fare con questa faccenda: riflettendo sulle parole pronunciate da Yr-Thong, realizzò drasticamente l’arcano svelandolo rapidamente.
    La parte esterna bianca, notevolmente minore rispetto al resto dell’oscura massa, era certamente l’energia che aveva assorbito quella notte. L’energia che, ricordiamolo, gli aveva fatto iniziare a manipolare l’anima stessa.

    La parte nera era semplicemente.. Davmorn Malygos.
    La sua vita fino a quel momento, troppe sofferenze in un cammino ancora troppo poco lungo intimorivano il suo animo giorno per giorno.
    Un monaco è dotato di buon cuore ed altruismo, ma ancor prima di una mente ferrea. L’alchimista aveva appreso l’arte segreta, ma non era ancora pronto per il drastico passaggio al loro stile di vita: in fondo, chi lo sarebbe, dopo una vita passata fra violenza e crimine.
    Un buon cuore nato in un infimo angolo di mondo, costretto al peggio per la sopravvivenza: un eterno conflitto morale aveva caratterizzato gran parte della sua vita, costringendolo a domandarsi continuamente riguardo ai “se” e ai “forse”.

    I fantasmi degli amici persi in passato, la paura di una bestia che fiuta pronta all’agguato e la paranoia di un sicario dietro ogni porta: come artigli oscuri, i terribili pensieri divenuti abitudine nella sua calcolatrice mente cercavano di aggrapparsi lungo la sua schiena.
    Non poteva continuare ancora a lungo, focalizzandosi unicamente su sopravvivenza e combattimento per evitare di affrontare il problema principale.

    Nessun momento sarebbe stato veramente fecile, nessun posto sarebbe stato veramente sicuro finché non schiariva la sua mente.
    Come hai ottenuto queste capacità? inarcò una delle sopracciglia chiedendogli:
    Ho rischiato di morire… Ho rischiato veramente di lasciare questo mondo, affondando negli abissi. lo sguardo direzionato verso l’interlocutore era spento, impegnato a focalizzare le terribili immagini di quella tremenda settimana che non riusciva a dimenticare.
    Ho visto una luce nell’ombra.. e l’ho colta al volo.

    Non aveva parlato delle cure ricevute e del chakra che, apparentemente, si era unito al suo: ma in fondo non aveva detto nessuna bugia. La malattia sembrava aver uno strano effetto sulla sua anima: in quelle lunghe ore sulla misera scialuppa si era sentito solo come mai in tutta la sua vita, depresso oltre ogni limite.
    Una manciata di ore possono cambiare un uomo.. permanentemente.
    Il chakra era stato solamente una leva che aveva azionato il complesso meccanismo, sbloccandogli l’uso dell’arte oltre i comuni limiti: ma in fondo, la sua era un’anima oltre i comuni limiti…

    Strano. E’ davvero la prima volta che vedo con i miei nudi occhi qualcosa del genere..
    Da monaco sarebbe più che scontato, ma nulla può aiutarti più di questo..

    Allargò le braccia, mostrando tutto il verde che li circondava. Rimase zitto un paio di secondi, facendo notare al giovane la quiete che li circondava nel raggio di chilometri.
    Noi veniamo dalla natura. Proveniamo da tutto ciò che ci circonda, almeno in zone come queste.
    Non puoi trovare pace nei mercati di Florentia, nelle arene di Kalendor né tra le fila imperiali.
    Qui.. qui puoi trovare tutte le risposte che ti servono. Ti permetto di restare con noi per un periodo, a patto che tu rispetti le nostre regole.


    Certo, certo. lo disse per due volte cercando di rafforzare la frase. Era ovvio, perché mai avrebbe dovuto mancar loro di rispetto? Non solo lo avrebbero ospitato per un pò lontano da combattimenti, ma lo avrebbero persino aiutato nel suo complesso processo di rigenerazione
     
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    Rigenerazione

    Come giusto che sia, nella mia terra valgono le mie regole.
    Sei il benvenuto, ma le menzogne non sono viste di buon occhio fra di noi.
    Ti sto chiedendo: chi.. chi è stato a dirti di noi?


    Non aveva certo cercato di nasconderlo, ma non aveva nemmeno intenzione di dirglielo su due piedi: non poteva sapere la sua reazione. La Fenice, per quanto fosse un monaco maestro, era pur sempre stato cacciato dall'ordine: un rinnegato.
    Un maestro che mi ha curato, non molto tempo fa. Si fa chiamare "La Fenice".
    Mhh..
    strizzò gli occhi udendolo ..era molto tempo che non udivo quel nome.
    Si passò le mani sulla folta barba, poi un'occhiata fugace al Malygos e si fece scappare una risatina
    La fenice dannazione.. Lo conoscevo quando era ancora un pulcino, ahahah!
    Sono felice di sapere che è ancora vivo..


    Si fece cupo pensandoci, passando qualche silenzioso attimo; poi riprese tutt'un tratto a fare ciò per cui erano venuti fin lì.
    Davmorn ricordava la triste storia del suo maestro, esiliato per aver cercato di vendicare l'omicidio del suo mentore..ne era certo, qualcosa gli diceva che Yr-Thong compatisse l'uomo.
    In fondo anche lui, probabilmente, era visto come un reietto dai monaci di Alastea o Ephiora.

    Rimediare le piante aromatiche non fu difficile e in poche decine di minuti erano già sulla via di ritorno: all'improvviso, l'ometto poggiò una mano sul petto dell'alchimista fermandolo. Gli fece capire con un cenno di mantenersi silente, mentre dalla mano destra incanalò una massiccia percentuale di chakra.
    Un improvviso scrosciare d'acqua attirò l'attenzione del giovane: ad una ventina di metri circa, un raggio potenziato d'acqua aveva stordito due cinghiali belli grossi.
    Non era abbastanza per ucciderli, ma questo Yr-Thong già l'aveva calcolato: dal palmo della sua mano si formò una spaventosa sfera circolare formata da scintille. Non ci pensò su due volte e la scaraventò contro gli animali, dandogli un distruttivo colpo di grazia

    Diamine!
    Non vorreste avere problemi con questo vecchietto, fidatevi. Potrebbe pestarvi a sangue usando <u>solamente quel bastone da passeggio. Non era la prima volta che vedeva la combinazione di due elementi, ma rimaneva sempre stupito da questa letale combinazione in particolare.. anche perché l'aveva subita sulla sua pelle a Florentia.
    Si avvicinarono alle fresche carcasse; il vecchiotto lo guardò dopo una volta arrivati lì.
    Vedi.. io ho lasciato i maestri.. i miei compagni praticamente, dopo quello che è successo alla fenice. Trovavo così ingiusta la sua punizione da esiliarmi per mia stessa scelta. Noi predichiamo la pace e la natura, la loro importanza è sacra. Eppure.. entrambe possono collidere con gli umani.
    Saremmo stupidi a non difenderci da predatori delle foreste..

    Abbassò lo sguardo sui due cinghiali stecchiti, per poi alzarlo nuovamente
    ..Così come è stupido punire una tentata vendetta ad un omicidio a sangue freddo.
    I miei vecchi amici erano brave persone, menti a dir poco brillanti.. Ma sono cresciuti in un tempio, non hanno idea di cosa ci sia dietro le loro quattro mura.

    Come possiamo diventare un tutt’uno con la natura stando in un edificio?

    gli scappò una risatina sagace, poi diede una pacca al giovane e riprese a camminare. Nonostante si aiutasse con un bastone da passaggio la sua velocità nel viaggio di ritorno fu di gran lunga superiore al Malygos: egli infatti trascinò con sé il cinghiale.
    Anzi, la cinghiala: lo capì dal peso elevato ma tutto sommato trasportabiletrascinabile.




    La cena era proceduta senza problemi, così come la prima settimana passata lì.
    Iniziava ad imparare nuove cose, piccole e semplici ma fondamentali a fargli cambiare ottica.
    A Tortuga era stretto in un angolo, pronto a lottare con i suoi simili per sopravvivenza. Qui a Sumadea aveva fin troppo “spazio per sé” ed era costretto a collaborare con altri umani per la sopravvivenza.

    Davmorn non aveva mai parlato con un monaco ufficialmente facente parte dell’ordine, eppure era sicuro che Yr-Thong avesse ragione: il mondo è troppo grande per soffermarsi su concetti base, troppe variabili si intersecano in uno scenario selvaggio.
    D’altronde anche lui, per quanto custode di questo segreto potere, non era certamente quello che la gente definirebbe un monaco.




    Passò così tanto tempo in quell’accampamento da perdere il filo di esso.
    Mesi? Poco ma sicuro, non riusciva a quantificare: non che gli fosse mai interessato d’altronde.

    Il giovane aveva infatti passato tutto questo tempo svolgendo solo due attività: meditazione e mansioni a giorni alterni.
    Qualche volta puliva, a volte andava a caccia o tagliava la legna; mai se ne stava con le mani in mano.
    Ogni giornata aveva un paio d’ore, ma anziché allo svago venivano dedicate alla “conoscenza comune”. Così la chiamava, il nano col bastone.
    Tutti quanti i monaci si porgevano in un cerchio attorno ad una pietra, scegliendo un argomento e parlando su di essi: da risposte e dibattiti si sviluppavano, appunto, nuove conoscenze a beneficio di tutti.

    La Fenice lo aveva fatto stare con la schiena china sui libri per ore, ma a Yr-Thong bastava solamente aprire bocca: un pozzo di conoscenza vivente, riusciva a trasformare le escursioni di caccia in un audio-enciclopedia guidata.
    La settimana precedente il gruppo aveva fatto un pellegrinaggio fino ad Ephiora, arrivando sulla cima della montagna al confine: quel giorno Davmorn percepì qualcosa.

    Con le gambe incrociate, il volto esposto al freddo gelido e l’aria rarefatta a più di duemila metri di altezza, l’aura del ragazzo si sprigionò ancora una volta. Fino a quel momento, quando attingeva alle abilità della Fonte emetteva un lieve bagliore bianco dal petto.
    Adesso invece gli era bastato chiudere gli occhi e respirare profondamente un paio di volte.
    Ogni lato del suo corpo si rivestì del bagliore bianco, così forte da riflettere il bagliore solare a momenti: l’alchimista sentì l’energia rivestirlo, non aprì nemmeno gli occhi essendo già conscio di ciò che era successo
    Rimase fermo per ore nella stessa posizione, dimenticandosi perfino di avere un corpo fisico: i pensieri erano sedati e guidati verso vibrazioni positive, come se il cervello si fosse staccato dalla testa e fosse un tutt’uno con l’ambiente..
    Ce l’aveva fatta, e lo sapeva.
    Solo in quel momento, sperimentando per la prima volta la “fusione esistenziale”, si era accorto di essersi finalmente liberato dai suoi problemi.

    Farsi crescere un barbone da selvaggio ha dei vantaggi, se nel tempo impari a schiarirti la mente per tutta la vita.
    Uno dei giorni come tanti dunque, poco tempo dopo il ritorno dal pellegrinaggio, il vecchio maestro si avvicinò al Malygos:
    Giovane.. sta iniziando la nuova stagione ela selvaggina inizia a scarseggiare. Incominceremo a spostare le cose stasera, domani partiamo verso est.
    Proprio quando l’incappucciato stava per rispondere, Yr-Thong alzò un dito proseguendo
    Ma qualcosa mi dice che non verrai. Ed e’ giusto così, sei giovane ed hai un lungo percorso da fare: scelte da fare, strade da prendere.
    Ti ho visto entrare qui come un cagnolino smarrito e.. ti vedo uscirne come un uomo nuovo: percepisco la quiete nella tua anima, così simile alla mia.. alla nostra. Conoscevi la fonte dell’anima..ed hai sbloccato la Fonte dell’esistenza, l’uno è tutto e tutto è l’uno.


    Tsk, a volte sospettava che quell’uomo conoscesse il futuro. O forse percepiva l’anima così tanto da leggere sentimenti ed intenzioni altrui. Gli sorrise e fece un ultima scorpacciata assieme al suo maestro, per poi incominciare a preparare i suoi averi.
    Si rimise su mantello e vesti e caricò una modesta quantità di rifornimenti in un borsone in spalla.

    Si avvicinò al cancello aperto, pronto per un ultimo saluto: Dav porse la mano destra, che gli venne stretta come un macigno da quelle tozze cinque dita.
    Ti ringrazio infinitamente, Davmorn. Senza di te avremmo passato un brutto inverno, e non avrei mai studiato il tuo peculiare caso.
    Ognuno ha qualcosa da imparare da chiunque, non dimenticarlo mai.


    E dopo un ultimo abbraccio varcò quelle soglie, sparendo a passo regolare nella fitta boscaglia.
    Il Malygos durante quel periodo aveva pensato non poche volte ai suoi vecchi amici, sperando ancora una volta che fossero ancora vivi. Se c’era qualcosa che davvero gli mancava erano le ragazze e una chiacchierata fra amici.
    Chiariamoci, non che non gli piacesse stare lì, ma aveva bisogno della tranquillità colloquiale tipica dei suoi migliori amici: un classico discorso su domande banali della vita, magari accompagnate da un sigaro o un goccetto.

    Qui aveva avuto tutta la calma del mondo, si era fatto anche fatto nuovi amici ma.. questa non era la sua casa.
    Per quanto potesse dolere ammetterlo, lui apparteneva a Tortuga: aveva passato gli ultimi mesi facendo la vita dell’avventuriero, pensando di passarla liscia.. pensando scioccamente che la pace nell’isola durasse per sempre.
    Era ora di prendersi le sue responsabilità e difendere i propri simili, specie quando gli altri umani si trasformano in avide bastie.
    Alla volta.. di Tortuga!
     
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    Maestro

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    Buona prova, di tutt'altro carattere rispetto alla precedente autogestita. Con questa role Davmorn sblocca finalmente la Fonte dell'Anima e ti concedo inoltre 1 PA bonus da spendere per il primo livello della segreta.

    CITAZIONE
    Mad,
    +2 Punti Base
    +1 Scrittura

    Ci sono ancora errori, soprattutto nei primi 3/4 post dove hai scritto frasi contorte (errori nella formulazione del periodo, errori di punteggiatura e periodi poco chiari) che ho dovuto rileggere più volte per capirne il senso. Decisamente meglio invece nella seconda parte.
    +1 Interpretazione
    Sarebbe un 1,5 in realtà. Hai avuto modo di esprimere le riflessioni ed i tormenti di Davmorn, eppure nonostante questo non sono ancora riuscito ad inquadrarlo alla perfezione. Credo che a questo pg manchino degli obiettivi di breve e di lungo periodo. Secondo me se chiarissi tali obiettivi, ti verrebbe anche più facile ruolarlo per farlo tendere alla realizzazione di tali obiettivi.
    0 Puntualità
    Ci sono state due grosse pause.

    Totale exp: +4 exp

    Avendoti tolto mezzo punto in interpretazione, ti do questo oggetto.
    Il monaco, per aiutarti con i tuoi studi alchemici, ti avrebbe donato delle erbe particolari.

    CITAZIONE
    Infuso di Radici Analgesiche
    Categoria: Drop Alchemico Speciale
    Trattasi di un composto organico ricavato da diverse erbe e radici delle zone di Anastea. Se utilizzato per creare una Pozione dell’Energia, dona alla stessa la seguente proprietà aggiuntiva: "Si ottiene immunità da SHOCK, STUN e PARALYZED sino al prossimo RECUPERO".

    Valutatore: +1 exp e +100 GOLD
     
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10 replies since 14/6/2018, 08:06   116 views
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