[FREE ROLE] Nel Limbo dei Piaceri

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    Alla fine si era addormentato nel letto di Eas, accanto a lei, tra le sue braccia, tra il suo profumo e tra le sue carezze. Si era sentito quasi come un bambino cullato e coccolato. Grazie a lei per una notte non aveva avuto incubi e aveva dormito di sasso: abituato com’era a sonnecchiare tra scomode sterpaglie e dure rocce, si era quasi dimenticato della comodità di avere un materasso sotto la schiena. Furono solo i raggi di un caldo sole battente sul suo viso a strapparlo dalle persuasive grinfie di Morfeo. Raggi che penetravano dalla finestra della stanza spalancata sul mare: era davvero un incanto, dal letto poteva persino vedere l’orizzonte. I suoni attutiti ed indefiniti dei lavoratori al porto, trasportati dalla piacevole brezza, solleticavano le sue orecchie quasi fossero una piacevole sinfonia.

    Eas!?

    Chiamò dopo essersi schiarito la voce. Ma non vi fu alcuna risposta, era solo in stanza. Si lasciò di nuovo ricadere con la schiena sul letto per poi stiracchiarsi e girarsi sul materasso un paio di volte mentre respirava a pieni polmoni l’aria ricca di salsedine. Era davvero rilassato, gli rincresceva quasi alzarsi. Ma proprio durante questi rituali del risveglio, si accorse che aveva la camicia sbottonata. Si stropicciò gli occhi: forse si era aperta nel sonno o forse, più probabilmente..

    “Grazie per ieri”

    C’era scritto su un bigliettino appoggiato accanto al letto, con tanto di cuore rosso fatto con un rossetto. Che stava a significare quel messaggio? Forse si riferiva solo alla loro conversazione del giorno prima, dove entrambi avevano avuto modo di confidarsi segreti e preoccupazione che attanagliavano i loro cuori da un pezzo. O forse.. Che avesse abusato di lui durante la notte!? Scosse la testa, che idea malsana! Eppure Eas ne sarebbe stata capace! Scosse di nuovo la testa, era meglio vestirsi e non pensarci.

    […]

    Si prese un'ora abbondante per lavarsi e sistemarsi il viso davanti allo specchio, azioni quotidiane che non faceva da un bel pezzo. Non poteva di certo permettersi di andare in giro come un pezzente visto che si trovava circondato da belle donne. E a proposito di donne, oltre ad Eas in quella stanza doveva esserci stata anche Polly dato che sulla sedia ai piedi del letto si trovavano i vestiti nuovi che gli aveva promesso. Pantaloni che finalmente calzavano a puntino ed una camicia del colore preferito di Eas, il viola. Vestiti da civile. Vestiti con cui si sarebbe potuto tranquillamente fare un giro in città senza dare nell’occhio. Farsi una passeggiata lungo il mare era proprio quello che ci voleva per incornare una mattinata spensierata.

    Scese le scale ma non trovò nessuno alla reception. Notò che anche la porta di ingresso del locale era chiusa sebbene la chiave fosse stata lasciata all’interno della serratura. Giustamente nessuno sarebbe entrato in un bordello di mattina, quando poteva essere visto da chiunque. Supponeva che solo verso il calar del sole il locale avrebbe di nuovo riacquistato vitalità. In ogni caso, essendo quello l’unico ingresso, decise di uscire da lì portandosi con se la chiave. Immaginava che Polly ed Eas ne avessero una di scorta.



     
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    Quando uscì dal bordello, un paio di betoniche guardarono in sua direzione, scuotendo il capo con disappunto. Fortuna che nessuno lo conosceva, sebbene un velato senso di pudore lo obbligò a portarsi le mani verso il cappuccio della tun- aspettate un attimo! Non aveva ne tunica ne armi con se, ma solo dei normalissimi vestiti! Fu proprio in quel momento che per la prima volta si rese conto di essere in mezzo alla gente con il viso scoperto. Ebbe un attimo di esitazione, quasi volesse tornare a nascondersi nel locale. Sembrava impaurito dall’essere esposto agli sguardi delle persone. Ma dopo qualche passo tentennante lungo la via, si fece forza e si convinse che avrebbe dovuto superare i propri infondati timori. Lo aveva promesso ad Eas. E poi nessuno lo avrebbe mai e poi mai riconosciuto.

    Era bello cambiare finalmente aria ed uscire allo scoperto dagli antri della foresta di Arcadia. Non vi nego che ancora non si era abituato al sole picchiante direttamente sui suoi chiari occhi, tuttavia sentire la brezza del mare che gli scompigliava i capelli e gli levigava il viso era una sensazione inappagabile.

    Camminava spensierato lungo la banchina, osservando le case e le persone attorno a lui. Alle volte qualche giovane donna che lavorava nelle botteghe che davano sulla strada incrociava il suo sguardo, riservandogli un sorriso. Lui ricambiava, ma chinava il capo arrossendo. Altre volte invece era lui che si soffermava sui lavoratori del porto che instancabili caricavano e scaricavano merci. Altre volte ancora invece camminava seguendo i rumori e i suoni attorno a lui, fissando l'infinito orizzonte.

    Levati di mezzo idiota! Non vedi che sto lavorando!?

    Ecco qual’era il rischio di non fare troppa attenzione a dove si mettevano i piedi: un omaccione che trasportava una grossa cassa di legno sulle spalle per poco non lo investì. Rise mentre l’altro lo malediva. Era abituato a gente che gli portava rispetto e ad essere riconosciuto ovunque andasse. Era così strano tornare ad essere una persona comune, uno sconosciuto qualunque, ma gli piaceva assai. Non era nemmeno passato un giorno da quando aveva incontrato Eas e già si sentiva un uomo nuovo. Ne migliore ne peggiore rispetto a quello di un tempo, semplicemente diverso, lontano dai pensieri negativi che sino ad ora lo avevano affossato impedendogli di continuare a vivere.




     
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    C’erano brigantini e velieri di ogni genere attraccati lungo la banchina del porto. In un certo senso si sentiva come una di quelle barche: pronto a partire ma senza sapere la destinazione precisa. Gli sarebbe solamente piaciuto navigare sempre di più verso l’orizzonte per sapere dove le correnti lo avrebbero spinto, dove il destino lo avrebbe condotto. Ma prima di navigare, decise di esplorare anche le vie più interne della città. E fu proprio girando l’angolo che ebbe un secondo sussulto nel cuore: incrociò per caso un gruppo di tre guardie cittadine che sulle uniformi portavano l’alta effige imperiale. Si irrigidì davanti a loro, fermandosi ed ostruendogli involontariamente la strada.

    Che hai da guardare!?

    Chiesero piuttosto scorbutiche mentre gli sfilavano di lato come se niente fosse. Tirò un sospiro di sollievo: tutti i suoi timori erano davvero infondati se nemmeno le guardie imperiali si erano poste la minima domanda riguardo chi fosse. Forse il mondo si era veramente dimenticato della storia passata, dei ninja, di lui. Perché allora per lui era così difficile fare altrettanto? Perché era così difficile dimenticare? Infondo non era mai stato troppo attaccato ne ai soldi ne al suo status quo, non erano queste le cose che gli mancavano del suo passato. Dunque la spiegazione probabilmente era soltanto una: perché lui in quel passato ci aveva messo gli ideali ed il cuore. Già, il cuore. Forse se al suo cuore avesse dato una seconda opportunità per lui sarebbe stato ancora più facile gettarsi il passato alle spalle. Anche perché c’era una ragazza che al suo cuore pareva tenerci particolarmente..

    Ma prima del cuore, la sua attenzione venne improvvisamente attratta dall’olfatto. Dalle locande proveniva un piacevole ed inebriante odore di pesce fresco e frittura. Dopo tutti i chilometri che aveva percorso a piedi quella mattina, avrebbe voluto dissetarsi e rifocillarsi. Peccato però che la sua acquolina dovette fare i conti con le tasche vuote.

    Non va bene. Per niente.

    Non poteva chiedere ad Eas anche la paghetta. Doveva assolutamente mettersi da parte qualche soldo. Fortunatamente non era più nella solitaria e silenziosa foresta arcadiana, ma nella caotica e vitale città commerciale di Altilanthia. Si diceva che qui chiunque fosse stato disposto a sporcarsi le mani e a spaccarsi la schiena sarebbe stato in grado di trovarsi uno straccio di lavoro. Forse era il caso di iniziare a cercarsi qualcosa.

    Così, abbandonò le strade cittadine, spesso percorse da carrozze con cavalli, per ritornare sul molo alla ricerca di qualcuno che necessitasse di due braccia e tanti muscoli. Durante la camminata aveva infatti notato che sparse qua e là vi erano bacheche con affissi annunci e richieste.

    […]

    Ci mise circa un’ora per rintracciare il capitano del brigantino che necessitava di uno scaricatore.

    Non hai la faccia di uno che si ammazza di lavoro. Sei sicuro che tu riesca a tirar su uno di quei barili?

    Shikaku si limitò a fare un cenno affermativo. Era stato squadrato con diffidenza da quell’uomo panciuto e barbuto. Era stato lui ad appendere l’annuncio ed era lui il proprietario di quella nave commerciale che l’indomani mattina avrebbe lasciato il porto di Altilanthia per dirigersi verso la punta meridionale di Nasradeva.

    La paga è di 100 gold, ma se non riuscirai a sistemare sulla nave un minimo di 15 barili entro fine giornata puoi dire addio ai tuoi soldi. Per ogni barile dopo il quindicesimo riceverai un compenso extra di 10 gold a barile.

    Un salario da fame se comparato alla fatica che avrebbe dovuto fare. Ma non osò battere ciglio ed accettò la proposta, prendendola come una sfida fisica. Per lo meno quei soldi gli sarebbero bastati per invitare Eas a cena. Sperando si accontentasse di un'osteria.

    Ho solo una richiesta: potrei avere dell’acqua fresca ed una canottiera nuova? Caricherò due barili in più per il disturbo.

    Non voleva di certo sporcare la camicia nuova che tanto piaceva ad Eas. Con severità l’omaccione acconsentì, invitandolo a seguirlo.



     
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    State attenti con quelli, contengono vino di prima qualità!

    Si erano fermati immediatamente accanto all’asse di legno che faceva da ponte per salire sulla nave. C’erano altri tre uomini che assieme a lui avrebbero dovuto caricare i barili sul molo. L’omaccione dunque gli passò una canottiera lurida e puzzolente, probabilmente già usata da altri, che si trovava proprio su uno dei tanti barili.

    Ho solo questa! Muoviti a cambiarti!

    Gli disse con fare piuttosto scocciato per poi tornare a contare le botti. Non era propositivo il suo atteggiamento, ma di certo Shikaku non si sarebbe rovinato la giornata mettendosi a litigare. Avrebbe voluto cambiarsi in un luogo più appartato, lontano da sguardi indiscreti, invece fu costretto a sbottonarsi la camicia davanti a tutti.

    Che mi venga un accidente, come diavolo ti sei procurato quelle!? Il braccio poi!?

    Fu il commento dell’omaccione improvvisamente interessatosi a lui. Si riferiva a tutte le cicatrici che Shikaku aveva sul corpo e a quel braccio sinistro formato non da carne ed ossa ma da fibre muscolari nere come il carbone collegate al resto del corpo.

    Fatti gli affari tuoi. Non mi paghi per parlare.

    Tagliò corto Shikaku, rispondendogli a tono. Ma il marinaio scoppiò in una fragorosa risata.

    Sai, ne ho visti alcuni come te a Shal’Aria tempo fa. Scommetto che anche tu eri uno di loro, uno schiavo. Sia ben chiaro, non ho pregiudizi, per me conta solo che tu svolga il tuo lavoro bene ed in fretta.

    Ma Shikaku lo ignorò completamente, preferendo caricarsi il primo barile sulle spalle ed iniziare a lavorare. Prima iniziava e prima finiva, anche perché odiava stare troppo a lungo sotto il sole.

    […]

    Alla fine ci mise due ore circa per completare il lavoro. Fu una sudata pazzesca, ma alla fine era soddisfatto.

    Complimenti. Sei stato veloce: hai finito in poche ore ciò che altri avrebbero fatto in una giornata. Sicuro che tu non voglia continuare? Sembri in gamba, potrei affidarti altre mansioni.

    Scosse la testa, per oggi andava bene così. Aveva le braccia e le spalle a pezzi, era stato un allenamento più che soddisfacente. Di tutt’altro avviso invece erano gli altri tre uomini, uno dei quali era lì dalle prime luci dell’alba a caricare barili. E proprio uno di questi tizi, un uomo pelato sulla cinquantina, ad un certo punto perse l’equilibrio per la spossatezza e cadde in acqua assieme ad una delle casse.

    Idiota! Vi avevo detto di fare attenzione con quelle!

    Non riemergeva. Evidentemente il peso della cassa sopra la sua testa lo stava trascinando a fondo. Lesto, Shikaku si tuffò in acqua per poi riapparire poco dopo sulla superficie con l’uomo al suo fianco. La botte era andata perduta purtroppo.

    Perchè hai salvato lui!? Avresti dovuto salvare il carico! Lui non vale niente!

    Ma a quell'ennesima dimostrazione di mancanza di pietà Shikaku reagì con violenza, prendendo il committente per il collo e sbattendolo al suolo.

    Non è così che si parla ad un proprio sottoposto! Stupido obeso perdigiorno!

    Che ne sai tu di come si parla ad un sottoposto!? Schiavo!

    Osò ribattere il panciuto, che comunque iniziava a tremare vedendo il biondo così arrabbiato con lui. Se solo avesse saputo che lui aveva retto un'intera Nazione, probabilmente non sarebbe stato così sciocco da porgli una domanda simile.

    Adesso tu vedi di dare a quest'uomo i soldi che gli spettano e di offrirgli il meritato riposo che si è guadagnato! Altrimenti sarò costretto a riempire il tuo corpo di cicatrici ben peggiori di quelle che coprono il mio corpo! Perchè non sono mai stato uno schiavo, ma un guerriero!

    Un paladino della giustizia oserei dire. Nemmeno a Deleruth era resistito alla tentazione di fare del bene, anche a costo di cacciarsi nei guai. Sembrava che aiutare gli altri e combattere i soprusi gli venisse spontaneo ed automatico. Non a caso il suo spirito quieto si era infiammato non appena aveva visto quel povero scaricatore venire ingiustamente insultato ed umiliato. Forse era proprio questa la strada che avrebbe dovuto intraprendere per ricominciare la sua vita. In ogni caso il committente per liberarsi della seccatura li pagò entrambi e li mandò a quel diavolo, mentre Shikaku si guadagnò anche il ringraziamento dell'uomo che aveva salvato.

    [...]

    Ormai il sole stava iniziando a calare dietro l'orizzonte, il locale sicuramente avrebbe aperto di li a poco. Poteva tornare in quella che considerava la sua nuova casa con il sorriso: si era guadagnato la stima di qualcuno e per di più aveva anche qualche soldo in tasta. Dopo una lunga giornata era finalmente tempo di lasciarsi andare ai piaceri: voleva offrire ad Eas un invito a cena!



     
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    Rientrare a casa, che sensazione strana.
    I primi tempi era davvero insolito, era qualcosa che non sentivi come tuo. Almeno per Eas quello era stato, tornare nel proprio continente ma lontana da quel posto che era stata l'origine delle sue radici era stata davvero un'esperienza insolita e prima di adattarsi a quel piccolo locale ci aveva messo davvero tanto, tanto tempo.
    Oltretutto anche gli sguardi delle persone quando la vedevano entrare lì dentro erano davvero terribili, delle lame affilate ma imparando a riconoscerla come la proprietaria di quella piccola casupola che in fondo poteva esser utilizzata anche come locanda per dormire - difficile ma possibile - le persone si erano quasi abituate.
    Anche lei.
    La cosa più difficile a cui abituarsi? Le guardie che ti passavano accanto e ti credevano una cittadina di tutti i giorni. Ma il tempo reclamava, il tempo voleva quello che voleva. Ed a volte, dava anche.

    La porta del locale era aperta, era uno di quei posti che difficilmente avrebbe chiuso. Di sicuro l'atmosfera di giorno rispetto a quella di notte era differente, entrare adesso dava proprio un'atmosfera opposta a quella notturna: se da un lato anche il giorno prima c'era molta più segretezza, ora si poteva quasi avvertire la sensazione di un posto come tanti.
    Come l'aria che si poteva respirare fuori nonostante si sapesse cosa davvero fosse questo posto.
    « Ah, buonasera! » Era tardo pomeriggio, più o meno, ma c'era ancora il sole.
    Dentro, più o meno distratta al bancone di ricevimento, una ragazza non incontrata il giorno prima ma che sembrava esser lì solo in vena sostitutiva a giudicare dagli abiti sbarazzini che indossava, seduta lì dove il giorno prima era stata vista un'altra. Una ragazza dagli sgargianti capelli rosa e scuri occhi blu nascosti dietro un paio di grandi occhiali da vista: indosso aveva una sorta di canotta nera ma nonostante non fosse pronta emanava una sorta di leggero aroma di pulito. Probabilmente era solo un'impressione, forse era solo l'ambiente che era pulito...oppure era solo condizionato dall'unica persona che c'era dentro.
    Lei.
    « Posso essere utile in qualche modo? Sto momentaneamente sostituendo la mia collega ma sarà qui a breve: ha bisogno di una camera? Di un posto al locale? »
    Indica alla sua sinistra che, al momento, è la destra di Shikaku verso la tenda rossa ancora chiusa. Si porta la mano alla bocca pensando a qualcosa, poi se ne ricorda e si accende una lampadina nella sua testa immediata, schiocca pure le dita. « Giusto, ecco cosa! Per il servizio notturno non siamo ancora aperte, per quello dovrà tornare fra qualche ora e--- » « Laurine, tutto apposto? »
    Dalla stanza retrostante, dove Shikaku si era cambiato solo la sera prima, una voce che forse avrebbe riconosciuto. La ragazza dai capelli rosa, scusandosi con te con un cenno della mano, zampettò e si affacciò sul retro. « Sì sì, tutto in regola. E' arrivato un signore e stavo facendo il tuo lavoro...sfaticata. » « Vuoi riordinare te? » « Di certo non ho la tua manualità. » « Dovrebbe essere una battuta? »
    Un sospiro che arriva da dietro, poi anche l'altra ragazza che si palesa affacciandosi dalla stanza, ravvivando i capelli: quella riconosciuta come Polly, dal crine nero come la pece e dagli occhi molto più azzurri di quelli dell'altra ragazza, quasi cristallini come il cielo sereno d'estate. Nel riconoscere la persona che sta dietro il bancone, ovvero Shikaku, si ferma un attimo togliendo le mani dai propri capelli...o meglio riordinandoli come meglio riesce: anche lei non è vestita come la sera precedente, si limita a dei vestiti in stoffa dai chiari colori bianchi e non sono proprio dissimili da quelli che Laurine indossa.
    Il tutto sta a cercare di non ricordarsi com'è vestita di solito...o di come Shikaku l'abbia vista solo meno di ventiquattr'ore prima.
    « Signor Shikaku non credevo fosse uscito. » « Lo conosci? » « Più o meno: ricordi cosa vi ho detto ieri riguardo Lady Eas? » « Che era arrivata ed aveva un...? » Polly fece uno sguardo eloquente. « ...ah. Ah, dunque è lui! » « Fai piano, ti sembra il modo di fare? » « Scusa. »
    Che forse è rivolto sia a Shikaku, sia a Polly. Ma appena viene ripresa si fa un attimo da parte lasciando la scena alla collega, mettendosi a squadrare la figura del biondo in silenzio.
    E quando intendo squadrare, lo intendo davvero.
    « Posso far qualcosa? I vestiti scelti ti stanno bene? Se stai cercando Lady Eas è... »
    Si ferma, guarda verso le scale ed il suo sguardo si illumina come ricordandosi di una cosa improvvisa.
    Sorride tornando con lo sguardo su Shikaku e non si sa se sia un sorriso normale o di quelli che promettono poco di buono. Di quelli estremamente furbi.
    « ...impegnata, appena la vedo posso dirle che la stai cercando? »




    Si ringrazia Coralia per il layout.
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    Qualcuno aveva sempre gli occhi puntati verso quel locale. Forse perché alcune donne temevano di vedervi uscire i loro mariti, mentre gli uomini più probabilmente speravano di vedervi uscire qualche piacevole donzella o forse stavano cercando di memorizzarne la posizione per tornarci più tardi. Sta di fatto che fece il più velocemente possibile per entrare, tirando dritto senza mai alzare gli occhi da terra. Ancora non si era abituato del tutto agli sguardi della gente, men che meno se erano di disappunto.

    Ad accoglierlo questa volta era stata una tipa di cui notò subito gli accesi capelli rosa, molto simpatica con il suo carattere accomodante ed apparentemente ingenuo. Se non sapesse di trovarsi dove si trovava, probabilmente mai avrebbe pensato che una ragazza del genere potesse fare il mestiere più antico del mondo. A dire il vero mai lo avrebbe pensato di nessuna delle ragazze che, seppur si sfuggita, aveva avuto modo di veder gironzolare lì al bordello. Forse erano più spigliate e sveglie di quanto volessero far trapelare a primo impatto: l’ingenuità poteva essere una maschera che riusciva ad attirare maggiormente il cliente medio. Si chiedeva come mai preferissero fare un lavoro del genere piuttosto che un altro. Sicuramente avrebbe avuto modo di scoprirlo.

    Sorrise, come suo solito, con quella sua classica espressione a metà tra il timido e l’impacciato, tradendo così il suo aspetto di uomo forte e sicuro di se. Fortunatamente la ragazza era vestita con abiti più casual e meno provocanti rispetto alle ragazze che aveva visto la sera prima e questo gli permise di non scomporsi più di troppo ne di imbarazzarsi mentre la fissava. Persino Polly aveva finalmente addosso degli abiti normali: se non fosse stato per quegli inconfondibili occhioni azzurri, non sarebbe riuscito a riconoscerla subito, dato che non indossava più quel vestitino tutto aperto ed attillato.

    A dire il vero vestita così, con quell’aspetto acqua e sapone, Polly sembrava ancora più carina. Ma non era venuto lì per lei, nonostante le dovesse uno speciale ringraziamento.

    I vestiti mi calzano alla perfezione, hai avuto ottimo gusto. Grazie.

    La sua espressione cambiò quando venne a sapere che Eas era impegnata con un cliente. Storse la bocca dispiaciuto: era appositamente rientrato per invitarla a cena. E dire che durante il giorno aveva persino pensato all’eventualità di aprirle seriamente il suo cuore. Ora iniziava a chiedersi se fosse saggio provare del sentimento che andasse oltre ad una profonda amicizia per qualcuno che aveva rapporti con uomini diversi tutti i giorni. C'era il rischio che si stufasse facilmente o che incontrasse qualcun altro e tante altre incognite.

    Non c’è bisogno che la disturbi. Non dovevo chiederle nulla di importante.

    Ma non aveva ancora voglia di chiudersi da solo in una stanza. Per tutta la giornata aveva lasciato oltre l'orizzonte i pensieri negativi. Voleva chiudere in bellezza, senza farsi mille domande su Eas o su quello che avrebbe potuto fare il giorno dopo.

    Piuttosto, se fosse possibile, vorrei ordinare qualcosa da bere e mangiare al bar.

    Più che plausibile visto che aveva lavorato tutto il giorno senza toccare cibo. Dunque si fece coraggio e guardò direttamente Polly negli occhi.

    E poi, quando avrai finito con le tue mansioni, se me lo permetti vorrei potermi sdebitare con te per le commissioni che questa mattina hai svolto per conto mio. O se i tuoi impegni non te lo concedono, almeno permettimi di offrirti un drink.



     
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    In quei momenti di silenzio in cui le due avevano parlato, probabilmente la tizia rosa si era fatta un'idea più o meno precisa della persona che avesse di fronte. Per quello che potesse visualizzare in circa tre o quattro minuti in cui avevano parlato, ecco.
    « Ah, glieli hai presi te? » « Eas mi ha chiesto di trovargli qualcosa e dato che a lei piace il viola... » « Viola perché piace a lei? Volevi aiutarlo a far colpo? » « Ci sono cose che non sai, Laurine. » « E le saprò? »
    Polly guardò Shikaku pochi attimi, sorridendo.
    « Forse. »
    Probabilmente le erano state raccontate delle cose a riguardo ed anche nel periodo mattiniero in cui Eas si era svegliata ed aveva lasciato Shikaku solo sul letto, forse qualche vecchio racconto era sfuggito sentito solo da lei ma era solamente un dubbio, un'ipotesi. Era sicuro, tuttavia, che Polly qualcosa doveva sapere.
    La ragazza dai capelli rosa si ravvivò un po' i capelli lasciando spazio a Polly perché parlasse con Shikaku e quando questo finì, l'espressione sul volto della ragazza dai capelli corvini si fece davvero ancora più furba se possibile: prese lo sgabello e lo avvicinò al bancone, sedendovisi sopra con una gamba in orizzontale ed affacciandosi in avanti sul bancone e testa piegata da un lato.
    « Oh oh... » Mormorò appena Laurine, captando un atteggiamento pericoloso.
    « Appena arrivato e già mi inviti a prendere qualcosa? » Shikaku doveva aver raccolto un sacco di coraggio per parlare così considerando come si era considerato anche solo per un cambio di vestiti, Polly si permise di iniziare a tirare subito la corda con un atteggiamento fin troppo disposto. « Perché no, in fondo posso dire di aver già visto qualcosa di te fin da ieri. » Laurine ridacchiava appena e Polly lo indicò con l'indice della mano libera: l'altra stava reggendo la testa con il gomito appoggiato sul bancone.
    « Perché non vai a darti una rinfrescata? Così mi preparo pure io: devo farti da guida un po' per il locale e credo di non doverti mollare. Laurine? »
    Invitandola con il dito, l'altra ragazza si avvicinò ed affiancò Polly che spostò il proprio baricentro e si appoggiò a lei, alla sua spalla. « Che dici? » « Che Lady Eas ti ucciderà se glielo rubi così. » « Che posso farci? Ha un'aria troppo...capisci? » « Mmmh... » Anche la rosa si mise a squadrarlo, soprattutto il volto e l'espressione, poi si trovò ad annuire.
    « Sì, capisco cosa dici: è a dir poco adorabile. » « Vero? »
    Pochi attimi, poi Polly scoppiò a ridere non sapendo se continuare o meno. Probabilmente stava scherzando per tutto il tempo, probabilmente no ma la sua risata contagiò anche Laurine che l'affiancò.
    Che si stessero un po' burlando di Shikaku? L'espressione di Polly tornò gentile ed accondiscendente, annuendo con il capo.
    « Va bene in ogni caso, anche se sulla rinfrescata ero seria: fra una mezz'ora apre il salone, lì posso farti avere qualcosa da mangiare e non credo che mandarti da solo sia una buona idea. » « Credo pure io, meglio andarci con un po' di compagnia: vuoi che stia io qui? » « Mi faresti un favore: sei libera di farti i turni e la serata come meglio credi e di usare la mia stanza. » « Davvero? La tua stanza? » « La mia stanza. »
    Polly sospirò per poi tornare a guardare Shikaku.
    Chissà come aveva vissuto tutta questa scenetta ma non sembrava al momento una persona che poteva resistere qui: gli sarebbe servita una bella terapia d'urto. Terapia che probabilmente gli sarebbe piaciuta, forse. Sperava. « Vai in camera e torna quando hai voglia, ok? La tua è questa. » Dopo aver frugato in un cassetto, allungò una chiave al biondo che aveva di fronte. « A sinistra della porta di Lady Eas, poco più in là nel corridoio. Puoi addobbarla come meglio credi, da questo momento è tutta per te. »




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    Polly aveva assolutamente ragione. Andare da solo al locale non era una buona idea, soprattutto se anche tutte le altre ragazze erano maliziose ed indiscrete come loro due: sarebbe stato letteralmente sbranato vivo. Già adesso non sapeva come comportarsi ne come rispondere alle loro avances nemmeno troppo velate, figuriamoci se si fosse trovato circondato da ragazze vestite con abiti succinti ed intente in atteggiamenti deliberatamente disinibiti e provocatori. Si sentiva a disagio ad essere messo in quel modo al centro dell’attenzione, ad essere squadrato e studiato nell’aspetto, e lo si poteva chiaramente vedere dal viso diventato paonazzo e da quel suo sorrisino che cercava di nascondere il leggero nervosismo. Eppure loro non davano accenno di smetterla. Parevano proprio averci preso gusto a stuzzicarlo o forse quello era il loro atteggiamento consuetudinario: Eas doveva averle addestrate bene, sembravano un suo fax simile.

    Si grattò la testa. Evidentemente, da come avevano reagito le due, il suo genuino invito per ringraziarla era stato scambiato per un qualcosa di più. Non era quello il suo intento, ma ormai era fatta e l’appuntamento era stato fissato. Sarebbe stata una serata molto, molto lunga a giudicare da come stava cominciando. Chissà se sarebbe riuscito a superarla indenne. Se lo chiedeva veramente. In ogni caso prese l'invito di Polly alla stregua di un ordine: sentiva anch’egli il bisogno di andarsi a dare una rinfrescata. Così, dopo aver preso le chiavi, si congedò dalle due.

    Laurine, è stato un piacere incontrarti. Allora conto di vederci qui tra mezz’ora.

    Disse infine rivolgendosi a Polly per poi fare un leggero inchino con il capo e dirigersi verso i piani superiori. Trovare la stanza non fu difficile: era molto bella ed accogliente, simile a quella di Eas, solo leggermente più piccola. A lui sembrava una reggia se comparata alle grotte di Arcadia dove soleva rifugiarsi. Senza perdere troppo tempo si liberò dei vestiti e si mise sotto la doccia.

    L’acqua levigava il suo corpo, regalandogli un piacevole momento di rinascita muscolare. Un momento in cui ebbe modo di pensare a mente lucida a quello che sarebbe potuto accadere di li a poco. Aveva passato tutto il giorno a prendersi cura di se stesso senza pensare al resto, facendo ciò che più lo aggradava. Per la prima volta dopo anni aveva veramente rincominciato a vivere. E per vivere appieno si rese conto che non avrebbe dovuto pensare ai paletti che si era imposto nella sua stessa mente. Invece avrebbe dovuto lasciarsi trasportare dalla corrente dei piaceri, lasciando che il destino gli facesse incontrare le persone che avrebbero potuto dargli una ragione in più per restare legato a questo mondo. Dunque si promise che quella notte avrebbe provato a non lasciarsi sconvolgere oltremisura dalle lusinghe o delle provocazioni delle ragazze, cercando di comportandosi per lo meno in maniera un po’ più cavalleresca. Non voleva di nuovo essere definito “adorabile”, quasi fosse un cucciolo di animale.

    Che dite, secondo voi ce l’avrebbe fatta a mantenere questa olimpionica promessa?

    Un tempo, quando per la prima volta Eas era venuta nel suo ufficio con quel suo atteggiamento sbarazzino e birichino, lui aveva mantenuto una compostezza a dir poco ferrea. Era stato incredibilmente freddo e disinteressato nei suoi confronti. Paradossale invece come adesso quegli stessi atteggiamenti lo mettessero in difficoltà. Forse qualcosa del mondo passato doveva tenerlo buono, ma intanto doveva sbrigarsi a scendere.

    Purtroppo non aveva altri vestiti che quelli che aveva usato durante il giorno ma per lo meno, prima di entrare in doccia, aveva avuto la buona idea di metterli a prendere aria fuori dalla finestra. E dopo essersi reso presentabile, scese giù con passo sicuro ed espressione decisa (chissà quanto sarebbe durata). Gli ultimi due bottoni della camicia li aveva lasciati aperti, per prendere più aria, nonostante lasciassero intravedere la punta di quella che doveva essere una grossa cicatrice che dal petto si estendeva sul torso coperto.





    Edited by mrxxx - 15/6/2018, 12:06
     
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    Venendo salutato dalle due ragazze, per Shikaku la via della camera è relativamente breve: l'ultima rampa di scale si arresta proprio di fronte alla porta dell'abitazione di Eas, ma da essa c'è solo un silenzio tombale come se non ci fosse nessuno dentro e non sembra che le pareti siano così spesse da esser insonorizzate. O dorme, o sei stato preso in giro (come per tutto il dialogo prima), oppure...
    Serve il tempo che serve per darsi una rinfrescata ed il fatto di aver solo quei vestiti fa riflettere: forse avrebbe dovuto prenderne altri, non poteva farli scegliere sempre dalle altre anche se forse i suoi gusti potevano esser drasticamente diversi ma---non era un problema, non subito. Da quello che si poteva intuire, queste ragazze non erano di quelle che si facevano eccessivamente dei problemi su qualsiasi cosa o su cose futili come l'abbigliamento. Probabilmente è per quello che quando Shikaku scese, almeno Polly non aveva espresso un solo commento ma poteva dire di essere completamente diversa rispetto alla ragazza che era stata incrociata solo poco tempo prima in abiti davvero sbarazzini.
    Piano piano il tempo era passato ed era arrivata anche la sera, dando il via a quello che doveva essere per tanti lo spettacolo del Silenzio e degli effetti che aveva sulla città: forse se qualcuno era entrato, lo aveva fatto in precedenza perché la situazione era davvero tranquilla a partire dalla reception. Le ragazze erano le stesse di prima, Polly e Laurine, ma come detto erano conciate in maniera differente. Completamente. Probabilmente avevano chiuso l'ingresso per prepararsi per il servizio e non lasciare tutto incustodito ma tagliamo corto: entrambe avevano un vestito sufficientemente corto, di quello che potrebbe esser definito pezzo unico con minigonna, ma mentre la rosa aveva il terminare con merletti ed una lieve giacchetta verde sulle spalle (oltre i lunghi capelli accuratamente lisciati e lasciati cadere sulle spalle), Polly aveva qualcosa di più attillato e che stava in piedi da sé avendo un lembo di stoffa che le passava dietro il collo e che si incrociava sul petto lasciando giusto una piccola parte centrale scoperta.
    Probabilmente di proposito.
    I capelli erano tutti mossi e raggruppati sul lato destro.
    « Dovevo immaginare che un vestito solo non bastasse. »
    Sospirò nell'osservare Shikaku, per poi avvicinarlo e prenderlo sottobraccio. « Mi raccomando Laurine, non sprecare quest'opportunità. » « Senti chi parla. Non spaventarlo troppo. » Con una risata divertita, Polly trascinò verso la tenda rossa Shikaku mormorandogli appena.
    « Davvero, non spaventarti: qui non morde nessuno a meno che non venga chiesto. »
    Oltre la tenda c'era quello che sarebbe potuto esser chiamato un pianobar dotato di tanti tavolini ed altrettante sedie tutti ordinati come meglio potevano: le tovaglie rosse coprivano tutte e venti le postazioni per sedersi e delle sedie abbastanza imbottite da esser relativamente comode per potervi star bene a sedere. Sul fondo del salone c'era un piccolo palco e non te ne sorprendi, solo la sera prima Polly aveva parlato di suonatori.
    Sulla sinistra dell'ingresso c'era un ampio bancone con dietro un simpatico ometto sulla cinquantina dai capelli grigi, barbetta grigia con baffi ben curati e vestito di tutto punto che stava pulendo i bicchieri.
    Fece giusto un cenno del capo a Polly e quando la vide indirizzarsi verso di lui, si fece un attimo da parte. « Siediti pure qui al bancone. »
    Giusto guardando a giro per la sala si potevano vedere altre persone che purtroppo per Shikaku, non abituato più allo sguardo delle persone, si erano voltate tutte verso di lui: almeno sette od otto ragazze sedute a gruppetti di tre e quattro che come un sistema unico, appena entrato avevano tutte quante messo gli occhi sul biondo.
    Qualcuna la riconosci, quelle che hai incontrato ieri ci sono tutte: le altre sconosciute al momento rimangono in disparte ma osservando Polly confabulano fra loro. Approposito di Polly, questa si appoggia al bancone con entrambi i gomiti e si sporge appena in avanti. L'odore di vaniglia, da così vicino, è un piccolo balsamo per l'atmosfera insolita.
    « Allora bel biondo, cosa ti porto? Non trattenerti, abbiamo ricevuto precise istruzioni di trattarti come fossi una di noi. »
    Fa un cenno al signore del bancone che sparisce in una porta retrostante, forse quella delle cucine, lasciando Polly sola al bancone con Shikaku ad intrecciare una ciocca con l'indice. « Sconto dipendenti, anche se non lavori qua. C'è qualcosa che vorresti in particolar modo? Lady Eas mi ha detto che non hai avuto un bello stile di vita ultimamente, magari ci sono delle cose che ti mancano: possiamo vedere di accontentarti. »
    E' una strana sensazione di pericolo quella che avverti ma non pericolo...pericolo.
    E' più un pericolo che sa di disagio.
    Forte, forte disagio.




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    Era sceso con l’intenzione di comportarsi da cavaliere composto e fermo, senza lasciarsi scomporre od intimidire dagli atteggiamenti provocatori e disinibiti delle ragazze. La verità però era che quando vide Polly vestita in quel modo, si rese immediatamente conto di come la promessa che si era appena fatto fosse destinata irrimediabilmente a soccombere di fronte a cotanta bellezza. Era solo una questione di tempo, ma avrebbe cercato di resistere il più possibile. Avrebbe cercato di ricordarsi come lo Shikaku freddo e distaccato di un tempo restasse impassibile di fronte a chiunque non fosse la sua donna. Forse era proprio il non aver più una donna che lo aveva cambiato così tanto. Anzi era certamente questa la ragione, ma non era comunque un buon motivo per sorridere come un demente ogni qual volta una ragazza gli facesse un complimento o flirtasse con lui.

    Avrebbe voluto dire a Polly che era stupenda, ma si morse la lingua, gli occhi parlavano già per lui. E poi probabilmente era sin troppo abituata a quel tipo di lusinghe. Non voleva di certo passare per uno qualunque. Invece, senza dir nulla, si lasciò prendere sottobraccio e guidare da lei. Fece solo un cenno del capo per salutare Laurine seduta dietro la scrivania e poi tornò a concentrare i propri occhi sulla sua dama. Per lo meno non era ancora diventato rosso ne si era messo a fissare il pavimento per l’imbarazzo: poteva reputarla una prima vittoria. Chissà quanto sarebbe durata questa sua maschera di sicurezza e savoir faire.

    Il locale tutto sommato era un posto caldo ed accogliente, adatto al ruolo che era tenuto a ricoprire. Le luci soffuse ed i colori creavano la giusta atmosfera, ma non fu in grado di scorgere dettagli particolari perché si rese immediatamente conto di avere gli occhi di tutti puntati contro. Agli occhi di Polly, per ora, ci stava facendo l’abitudine, ma sapeva che se avesse incrociato gli sguardi delle altre ragazze probabilmente la sua copertura di maschio alfa sarebbe subito saltata, sostituita da quella di homo timidus o qualcosa del genere. Dunque fece la scelta più saggia per lui, ossia chinare il capo e mettersi a fissare il pavimento, ripetendosi nella testa che avrebbe dovuto continuare a pensare solo a se stesso e al proprio piacere personale se voleva godersi la serata. Si sarebbe scusato più tardi con le ragazze che aveva incrociato il giorno prima e che adesso invece aveva ignorato. Sperava lo avrebbero perdonato.

    In fondo, solitamente qualcuno che mette piedi per la prima volta in quel genere di locali si sente come minimo spaesato e bombardato dalla quantità di estrogeno presente. Figuriamoci uno come Shikaku che, come aveva ben detto Polly, ultimamente aveva vissuto nella solitudine, nella commiserazione e nella paura che qualcuno potesse braccarlo. Non sapeva cosa la ragazza sapesse esattamente circa il suo conto, forse Eas gli aveva detto qualcosa di vago, ma quell’ultimamente per lui equivalevano agli ultimi dieci anni della sua vita. Non era esattamente un soffio di tempo.

    Non saprei, qualsiasi cosa mi va bene, sarà sicuramente meglio di ciò che ho mangiato ultimamente...

    Rispose cercando di reggere il suo sguardo, senza scomporsi, continuando a fissarla in quegli occhi più cristallini del mare. Provava una strana sensazione a trovarsi di fronte ad una ragazza che era per lo più una sconosciuta ma con cui si stava intrattenendo quasi fosse una vecchia conoscenza. Non capiva se vi fosse malizia nei suoi occhi oppure semplice curiosità nei suoi confronti. O magari un misto di entrambe. Non lo capiva davvero. E non sapeva nemmeno cosa si sarebbe dovuto aspettare da lei. Ma per cercare di reggere il confronto, terminò la sua frase con..

    ..bella mora.

    Lei aveva iniziato con "bel biondo", lui chiudeva con "bella mora". Azzardato? Che avesse preso gusto ad atteggiarsi da maschio alfa? Anche qui provò a restare serio, sebbene accennò per un mometo un leggerissimo sorriso. Forse stava tirando un po’ troppo la corda e stava giocando con il fuoco. Non era assolutamente in grado di reggere un confronto a suon di provocazioni con lei. A riguardo, aveva già subito una sonora sconfitta da Eas il giorno prima.

    Perché hai deciso di lavorare in questo posto?

    Decise dunque di deviare completamente il discorso, parlando di qualcosa che gli era frullato in mente per tutto il giorno. Una curiosità sana, sebbene esternata in maniera piuttosto inaspettata forse. Ma davvero si chiedeva cosa spingesse quelle ragazze spigliate, sveglie e dotate di buona parlantina a fare quello che facevano. Poteva comprendere Eas, costretta a fuggire dalla guerra, a nascondersi dalla caccia ai ninja ed impossibilitata a crearsi una nuova vita per via del famigerato cognome che portava. Eas era stata messa alle strette e non aveva avuto scelta. Ma loro, dal suo punto di vista, potenzialmente avrebbero potuto fare altre mille cose diverse per campare.

    E chissà che magari questa domanda inattesa riuscisse a scomporre un minimo anche Polly, facendo breccia nei suoi sentimenti.


     
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    Indicò Shikaku, ridacchiando appena in modo abbastanza cristallino e trasparente, seriamente divertita.
    « Questo è un buon inizio, dovrai lavorarci su: ti è uscito un po' forzato. »
    Probabilmente si riferiva a quel simpatico epiteto con cui l'avevi chiamata in maniera più o meno convinta mentre intanto prendeva un foglio di carta da sotto il bancone e con una penna iniziava a scrivere qualcosa, probabilmente si stava annotando cosa poterti portare sia da mangiare che da bere. « Devo vedere cos'abbiamo di pronto ma qualcosa ho già in mente. »
    La domanda che le viene posta la fa arrestare un attimo, forse più colta alla sprovvista che altro: in genere gli sconosciuti non fanno già questo tipo di domande personali e probabilmente se non fosse che ti ha visto entrare con Eas solo il giorno prima, ti avrebbe già liquidato in qualche elegante modo che ti avrebbe fatto domandare quale fosse stata la tua domanda precedente senza ricordartela, ma si limita a scagliare gli occhi cristallini verso il volto di Shikaku in una stilettata davvero tanto diretta ma per niente feroce.
    Chiuse gli occhi e si appoggiò al bancone, mettendo il volto sul palmo di una mano.
    « Ti svelo un segreto, nessuna di noi fuori di qui saprebbe dove andare: tante si sono trovate senza casa dopo la guerra ti tanti anni fa ed hanno viaggiato per non si sa quanto tempo: credo che Eas ti abbia detto come mi ha trovata, non sono l'unica a cui è capitato questo tipo di destino. »
    Una piccola pausa.
    « Le condizioni sono queste da parte di Eas: lei ci da una camera e noi dobbiamo solo pagare una quota, come impiegarla sta a noi ma tante, me compresa, non si sono potute permettere un'istruzione adeguata con i tempi che erano e cosa rimane da fare ad una ragazza senza competenze ma con un bel volto? »
    La risposta è abbastanza semplice: almeno sanno leggere e scrivere, almeno questo lo supponi, ma ormai sono passati più di dieci anni da quando il mondo ha iniziato a cambiare e le ragazze che vedi qui, Polly compresa, non avranno più di venticinque anni ad esser larghi. Quanti ne avevano ai tempi? Cos'hanno potuto approfondire a livello di conoscenze a nemmeno quindici anni se non le cose basilari?
    Per non parlare del fatto che di sicuro le competenze tue o di Eas non le hanno, se le avessero avute non ne avresti nemmeno una davanti.
    Il mondo è diventato molto più crudele, Shikaku, e forse non te ne sei nemmeno reso conto. « Le persone come te e lei sono state fortunate, in qualche modo, anche se il presente ve lo dovete guadagnare proprio come noi ma in fondo sono contenta: non la vedevo così contenta da un bel pezzo e posso capirla, quando dormi fai davvero tenerezza. Ah! »
    Si sporse un po' in avanti sul balcone, giusto per avvicinarsi ed abbassare il volume. Mormorare appena e portare l'indice di fronte alla propria bocca. « Non dirle che ti ho detto così. » E facendo il più classico degli "shh", spostò l'indice dalla propria alla tua bocca per farti cenno di star zitto ma poi con un piccolo saltello indietro tornò sulla propria schiena, recuperando il foglio, giusto per metterti un bicchiere di fronte con su qualcosa. « Il primo lo offro io come regalo di benvenuto, io arrivo subito che vado a vedere cosa posso portarti, fai il bravo. »
    Gli occhi le sfuggono per pochi attimi dietro la schiena del biondo.
    « E coraggio. »
    Dunque sparì giusto dietro quella porticina dove hai visto sparire l'uomo ma...coraggio? In che senso coraggio? Cosa intendeva? Non c'erano delle grandi prove da affrontare ora come ora, almeno niente di estremamente impegnativo.
    Forse.
    Hai presente quei profumi fatti apposta per far girare la testa ed attirare le persone? Polly non ne portava uno simile ma lo senti. E' vicino, molto vicino. Troppo vicino.
    « Peccato, volevamo ordinare qualcosa anche noi. » « Polly da sempre un occhio di riguardo ai clienti. » « Guarda che non è un cliente. » « Hai ragione, me l'hai detto prima. »
    Una e due, una nello sgabello di destra ed una di sinistra come a fare una forbice per non farti scappare perché appunto la sensazione che danno è proprio quella: voler tenere Shikaku lì e non farlo andar via. Hai presente il gioco un, due, tre, stella? Tutte le ragazze che hai visto quando sei entrato lo hanno fatto e se ti voltassi, le vedresti più vicine almeno di un paio di tavoli se non per quelle due che hai potuto guardare ai tuoi lati. Una la riconosci, quella di destra, l'hai vista giusto ieri: Madelaine. L'altra invece no, l'altra è nuova ma ti basta girare il capo per vederla più o meno tutta intera anche perché ci ha messo un attimo a passare da star seduta sullo sgabello a star seduta sul bancone.
    « Credo che sia la prima volta da quando sono qui che vedo una persona sopravvivere a Lady Eas, forse proprio perché sei un suo ospite personale. Hai idea di quanti siano gli ospiti personali che ha portato qui? » « Non sforzarti di rispondere, lo faccio io per te: nessuno, sei il primo. Le voci girano in fretta. » « O meglio, sono stata io. Meno male non c'è Polly. » « Dunque permetti la sfacciataggine ma c'è una domanda che ci facciamo tutte quante da stamani, da quando sei uscio con i tuoi bei vestiti: chi sei tu? La Lady non si interessa mai a nessuno né mai li invita nella sua stanza per la notte. » « Cosa le hai fatto? Come hai fatto? »
    E' una sana, pura, genuina e pericolosa curiosità quella che aleggia nell'aria sia da parte delle ragazze che hai affianco - di cui una non conosci il nome - sia di quelle che si sono avvicinate ora ancora di un tavolo lasciando solo una fila a separarti da loro più l'eventuale corridoio per la camminata.
    Forse ora riesci a capire il perché delle parole di Polly poco prima che sparisse sul retro: coraggio.
    A giudicare dal fatto che prima di andare abbia guardato dietro di te, potresti anche pensare che l'abbia fatto apposta di lasciarti da solo e non ti sorprenderesti se stesse osservando da qualche angolo recondito della stanza od origliando da dietro la porta stessa. In effetti ti ha lasciato un bicchiere di quella che ti sembra acquavite...
    ...sì, l'ha decisamente fatto apposta.




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    Era stato subito beccato: lo aveva notato anche lei che quell’epiteto gli era uscito in maniera un po’ troppo forzata. Ma in ogni caso Polly non si scompose più di tanto, nemmeno alla domanda che le venne rivolta. Domanda che tra l’altro aveva rivolto ad Eas il giorno prima: farsi ripetere certe cose anche dalle dirette interessate lo sollevava. Non sapeva perché, ma sperava che quelle ragazze si sentissero davvero libere ed appagate. Forse perché da loro, soprattutto da Polly, si era subito sentito accolto e coccolato. Dal punto di vista di Shikaku infatti, usare il corpo in quel modo equivaleva a continuare a subire un’inutile tortura, ma evidentemente era solo una sua infondata convinzione. Probabilmente quelle ragazze avevano subito di peggio durante i loro anni di prigionia o forse la paura di restare sole in un mondo spietato gli faceva sembrare il loro “lavoro” come un’unica nota negativa contrapposta ad una serie di vantaggi quali l’avere un tetto sopra la testa, soldi e anche delle amiche fedeli con cui trascorrere piacevolmente il tempo.

    Per quel che aveva potuto notare infatti erano tutte molto affiatate le une con le altre. Se all’esterno del locale si sentivano come agnellini circondati da un mondo di iene, all’interno del locale diventavano loro il branco di iene. E quell’agnellino di Shikaku lo avrebbe presto compreso a proprie spese.

    Polly infatti, con quel suo modo ammiccante, gli fece un complimento che lo face arrossire, facendo così saltare del tutto la sua copertura. Lo sapevamo tutti che sarebbe finita così, lo sapeva persino Shikaku, ma sperava di durare un po’ di più. Per lo meno non si era messo a sorridere, non ancora: a quello ci avrebbero pensato le due iene appostate dietro di lui. Mentre la bella mora si allontanava, percepì le altre due avvicinarsi alle sue spalle. Fu per questo motivo che seguì Polly con lo sguardo, quasi volesse pregarla di fare in fretta e di tornare indietro il prima possibile. Ed aveva più di una ragione per sperare che non lo lasciasse esposto agli sguardi, alla curiosità e soprattutto alle avances delle altre.

    Subito si mise a sorseggiare con disinteresse quel cocktail che gli era stato piazzato davanti e a guardarsi attorno con la coda dell’occhio, quasi volesse cercare una possibile via di fuga, notando però come tutte si fossero fatte più vicine a lui, circondandolo in una gabbia. I casi erano due. O la stanza si era rimpicciolita o le ragazze avevano cambiato di posto. Ed era più che certo della seconda. Due “iene” in particolare lo misero alle strette, una seduta alla sua destra ed una che con una mossa repentina si era messa sul bancone alla sua sinistra. I suoi sensi erano tutti in allerta, quasi fosse su un campo di battaglia, bombardati dai forti profumi, dalle loro movenze sinuose e dai loro discorsi retorici che lo costringevano a voltare la testa prima verso una e poi verso l’altra per non darle le spalle nel momento in cui parlavano. Erano ragazze indubbiamente bellissime, tanto belle quanto pungenti. Andarono dritte al sodo, senza fare troppi giri di parole, e Shikaku, che non sapeva di certo sviare le domande come l’abile Polly, per prendere tempo si mise a sorridere impacciatamente, grattandosi la nuca con una mano. Peccato. Speravo che almeno il sorrisetto di nervosismo lo avesse sfoggiato più avanti. Si sentiva davvero nei guai.

    Non sapeva come rispondere, primo perché non aveva idea di cosa Eas avesse detto loro riguardo il suo conto e secondo perché non sapeva cosa Eas gli avesse detto riguardo se stessa. Stando alle parole di Eas infatti, Polly era l’unica a conoscenza del suo reale passato e delle sue origini. Le altre invece cosa sapevano di lei? Doveva dargli una risposta credibile e che soddisfacesse la loro curiosità, senza tuttavia avere le basi per formularla. E sapeva che se fosse caduto in contraddizione, loro avrebbero continuato ad indagare. Dove diavolo eri finita Polly!? Quanto ci stavi mettendo!? Non dirmi che anche tu eri d’accordo con loro!

    In ogni caso dire la verità a quelle due era fuori discussione. Non poteva dirle che un tempo era il capo politico-militare di un'intera Nazione e che lui ed Eas erano fortemente legati l'uno con l'altro per essersi salvati la vita a vicenda. Shikaku l'aveva salvata quella terribile notte, Eas lo aveva salvato portandolo via da quella foresta maledettamente piena di ricordi. Non poteva dirle che Eas era l'unico aspetto positivo sopravvissuto ad un nefasto passato. Era assolutamente fuori discussione. Provò a ricomporsi.

    Il mio nome è Shikaku. Shikaku Newgate. Lieto di incontrarvi.

    Disse chinando il capo prima verso una e poi verso l'altra. Presentarsi con galanteria è sempre cosa buona e giusta.

    Non le ho fatto nulla. Io ed Eas siamo amici di vecchia data, abitavamo nello stesso posto. Purtroppo il destino ha fatto incrociare le nostre strade solamente dopo lunghissimi anni in cui si erano separate.

    Tagliò corto, restando sul generico. E tornò a sorseggiare quel drink, pur sapendo che se continuava di quel passo presto ne avrebbe avuto bisogno di un altro. Sapeva di non aver risposto alle loro domande o comunque di non avergli dato le risposte che loro si sarebbero aspettate. Provò di nuovo a sviare sperando fossero meno argute di Eas o Polly.

    Che intendi dicendo che sono il primo a sopravviverle?

    Chiese rivolgendosi alla mora, quella che il giorno prima gli era sfilata affianco. Le sue parole l'avevano colpito. Forse doveva delle scuse ad Eas per aver dubitato di lei, per aver creduto che si sarebbe potuta stancare o scordare di lui quando un altro dei suoi clienti sarebbe tornato a farle visita. Perchè se lui era il primo ed unico ospite personale che avesse mai avuto, allora significava che aveva davvero un posto speciale nel suo cuore.

    Mia cara Eas..



     
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    Ti domandi se Polly fosse stata in combutta, probabilmente no ma a giudicare dalla rapidità con cui è sparita e dal fatto che ti abbia lasciato da bere puoi supporre che l'idea le sia subito venuta in mente. Probabilmente ha fatto le sue valutazioni, ha visto quale fosse la situazione, ha visto quali fossero le tue reazioni e poi ha deciso.
    Che l'abbia fatto per divertimento oppure per farti dare una svegliata?
    « Cosa vuol dire, domanda cosa vuol dire. » Domanda Madelaine con fare retorico causando una risata abbastanza generica: quel classico ridolino che fanno le ragazze quando hanno qualche segreto o giudicano. Non è terribile quando un "branco" giudica? « Siamo oneste in fondo, Shikaku. Prendi tutte quante noi, possiamo dire di essere tutte quante abbastanza confidenti riguardo il nostro aspetto, sai? Anzi, probabilmente è il nostro punto forte. » « Eppure... » Continua l'altra abbandonando la posizione dove si trova ma non tanto per scendere, al contrario si stende su un fianco.
    Sul bancone.
    Di fronte a te.
    Se cercassi di mettere quel bicchiere sullo stesso, probabilmente non avresti posto per farlo. « Mettici tutte in fila, una di fianco all'altra, oppure tutte sedute allo stesso tavolo. Fai entrare una qualsiasi persona, un qualsiasi uomo e stai pur tranquillo che su cento, novanta guarderanno sempre per prima Lady Eas. » « Davvero, nessuna di noi ha ancora capito perché. » « E' una sfida continua. »
    No, se cercassi di scappare non ne avresti l'opportunità.
    « Eppure tu non solo dopo una notte ti trovi in mezzo a noi, sei addirittura andato a lavorare: Serena ti ha visto al porto oggi mentre lavoravi con i barili, è stato praticamente un caso. » Serena è la ragazza che il giorno prima è sparita con il cocchiere, quella più giovane di tutte le altre che ti saluta con la manina appena viene nominata. Si trova accanto alle due gemelle che ascoltano interessate, ma a quanto pare a qualcuno non è sfuggito un particolare. « Che poi ora che ci penso non sei il primo, ricordate cosa ci raccontava Lady Eas tempo fa? » « Ah, vero! C'era una persona tanto tempo fa che non è mai caduta nella sua rete nonostante ci avesse provato in diversi modi: crediamo lo racconti per farci sentire meglio, non ci crede nessuna. » Potresti conoscerlo questo qualcuno.
    « Aspettate, aspettate: che vuol dire che avete vissuto nello stesso posto? La conoscevi da prima? » Evidentemente la cosa doveva esser sembrata meno interessante del previsto perché quando viene fatto notare da questa ragazza, tutte le altre si mettono sull'attenti: non l'avevi vista subito ma è sbucata dall'ombra come una zanzara ed ha punto dove voleva. Dopo quella domanda l'aria un po' cambia perché non solo cala un po' il silenzio ma le vedi negli occhi, tutte quante.
    Hanno una pura e completa fame di informazioni. Anche la ragazza che si era sdraiata sul bancone si tira parzialmente su avendo realizzato la cosa e se prima avevi parlato di iene, ora ne sei quasi convinto perché si sono tutte chiuse a cerchio attorno a te: quanto poco deve aver parlato Eas di sé? Puoi biasimarla? « Quando avevi intenzione di dircelo? Hai idea di quanto sia difficile sapere qualcosa su di lei? » Come delle bambine che aspettano di sentire una storia: senza sapere come ti trovi senza il bicchiere in mano, sottrattoti da Madelaine che ne prende giusto un sorso ma il suo scopo non è tanto quello di bere, è di lasciare una chiara macchia di rossetto sull'oggetto: cosa che le riesce bene prima di rimettertelo di fronte.
    « Vogliamo sapere tutto! Com'era Lady Eas prima? E' sempre stata così? » « Vivevate nella stessa casa? E te ne sei andato tu o è andata via lei? »
    « Oppure gli date tregua? » Un "oooh" sconsolato si erge in coro dalle ragazze nel sentire la voce di Polly arrivare dalla porta di cucina: probabilmente ha visto abbastanza ed ha valutato che non fosse il caso di continuare adesso con questa storiella. Sei stato messo fin troppo alla prova, meglio fermarle prima che di te non rimanga nemmeno le ossa da sgranocchiare. « Guastafeste! Non sei curiosa? » « Se Lady Eas avesse voluto farci sapere queste cose ce le avrebbe dette: le persone hanno dei segreti da mantenere, se ve li rivelasse, non sarebbe più lei. Inoltre Shikaku non tocca cibo da ieri, probabilmente, dunque fatelo mangiare in pace, va bene? Avrete molto tempo per dargli fastidio, ma non adesso. Su su, via: non avete altro da fare? » Con un mormorio d'insoddisfazione le ragazze si allontanano, soprattutto quella che se ne stava sul bancone, ma dal mondo in cui ti guardano hai la sensazione che potrebbe non essere finita qui.
    Magari per oggi sì, ma più avanti... Polly si avvicina quando ha spazio e ti prende di mano il bicchiere con la macchia di rossetto sopra, mettendoti di fronte un piatto di stufato. « Meglio il bicchiere se te lo cambio, in cucina al momento avevamo questo: se non ti basta fammelo sapere. » Giusto il tempo di darti un bicchiere nuovo, poi si appoggia al bancone sui gomiti e piega il capo squadrandoti per qualche secondo. Poi sorride.
    In fondo è un bel sorriso, no?
    « Da un lato mi verrebbe da chiederti scusa, dall'altro però vorrei solo domandarti come sia andata. E' stato tanto traumatico? »




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    Lo avevano tenuto d’occhio per tutto il giorno ed il loro sistema di vedetta era particolarmente efficiente visto che non si era accorto di nulla. Più che una casa dei piaceri gli pareva di trovarsi in un circolo di investigatori. Tenere un’espressione fredda ed impassibile a questo punto era del tutto impossibile, ma cercò di contenersi e di mantenersi fermo sulle sue posizioni. Sapeva che se si fosse mostrato troppo vulnerabile loro non avrebbero esitato a sbranarlo. E forse fu proprio il fatto di sentirsi attanagliato e messo alle strette che gli consentì di non sorridere come aveva fatto sino ad ora: il suo istinto di sopravvivenza risvegliò una parte del vecchio Shikaku. Il biondo infatti, nonostante fosse tremendamente intimidito, cercò di tenere un’espressione più virtuosa. Non era il massimo visto che deglutì un paio di volte e che i suoi occhi lasciavano chiaramente trasparire grande impaccio, ma per lo meno guardava in faccia le ragazze e non arrossiva ogni qual volta i loro fiati si facevano più vicini. La tua terapia d’urto, dottoressa Polly, stava cominciando a dare i suoi frutti.

    Aveva un’idea sul perché i clienti del locale guardassero sempre Eas: quelli del suo clan erano sempre stati molto abili con le illusioni. Ma non volle rivelare il segreto. Ciò che lo stupì ancora una volta era sapere che Eas avesse parlato di lui, seppur indirettamente, anche a loro. Sapere che qualcuno teneva così tanto a lui in questo mondo dove pensava di esser rimasto completamente solo, instaurò una calda ed avvolgente sensazione di piacere nel suo cuore. Una sensazione che già aveva provato il giorno prima quando si trovava assieme ad Eas, ma che adesso si stava ancor più fortificando. Sotto sotto preferiva trovarsi a subire il quarto grado da queste giovani e spensierate fanciulle, ricercatrici di romantici racconti, invece che in una foresta a piangersi addosso.

    Siete più perspicaci ed attente di quanto mi sarei mai potuto immaginare.

    Disse divertito alla prosperosa biondona. La sua risata era ugualmente imbarazzata e goffa, ma per lo meno non era dettata dall’essere in soggezione, bensì dal sentirsi di nuovo importante per qualcuno. Tornò a grattarsi la testa e a guardarsi intorno, ma più spostava gli occhi e più vedeva ragazze letteralmente affamate di verità. Eas doveva avergli rivelato davvero poco circa il suo passato. Gli avevano persino marchiato il bicchiere per impedirgli di perdere ulteriore tempo sorseggiando. E quando l’imbarazzo fu al suo apice massimo, Polly, quasi fosse un angelo piovuto dal cielo, arrivò per salvarlo dalle loro grinfie.

    Shikaku tirò un lungo sospiro di sollievo. Aveva sudato freddo, ma si stupì di non essere svenuto nonostante avesse tutti quegli occhi puntati contro. Si sentiva orgoglioso di come era riuscito a tener testa a tutte quelle donne, sebbene il suo viso fosse provato dalla fatica. Il piatto di stufato gli fece sgranare gli occhi, ridandogli forza. Polly lo avrebbe visto strafogarsi di quel cibo, come se fosse la prelibatezza più buona che avesse mai assaporato. Aveva veramente fame.

    E’ squisito!

    Disse con la bocca mezza piena. Non era un figurino a guardarsi, ma la passione con cui mangiava era sicuramente coinvolgente. Solo la domanda di Polly fermò la sua ingordigia. Alzò lo sguardo dal piatto, soffermandosi sul sorriso della ragazza. Poi incrociò di nuovo lo sguardo con lei. Arrossì come un peperone.

    N-no. P-pensavo p-peggio.

    La voce era tremante. Era più ammaliante avere qualcuno che lo fissava in quel modo così intimo e confidenziale che avere gli occhi di un branco puntati addosso. Mandò giù il boccone di stufato che aveva in bocca. Era davvero una bella ragazza Polly, dall’animo innocente e cristallina come i suoi occhi. Non era facile trovare ragazze di quella calibratura, ma non poteva continuare a fissarla in maniera così incantata.

    Cosa sanno esattamente di Eas?

    Le chiese per poi tornare a concentrarsi sullo stufato, in attesa che il rossore sulle sue gancie svanisse. Doveva saperlo se non voleva di nuovo fare la figura dell’idiota o parlare a sproposito. Dubitava che Polly lo avrebbe sempre salvato. Anche se non gli sarebbe affatto dispiaciuto…



     
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    La voracità con cui Shikaku si avventa sul più semplice degli stufati la spiazza un attimo, da quanto tempo non poteva dire di aver mangiato qualcosa di normale? Non commenta perché probabilmente lo metterebbe più in difficoltà di quanto è adesso.
    « Lo riferirò alla cuoca. »
    Che probabilmente avrebbe risposto "davvero? Uno stufato?" con aria sorpresa ma avrebbe incassato, ringraziato e sarebbe andata avanti. Al momento però la cuoca non lo sa, aspetterà per prendersi i suoi complimenti: mentre mangi e fai domande, Polly si avvicina uno sgabello con la punta del piede e vi si siede sopra, riflettendo.
    « Allora non sono stata abbastanza chiara, dovrò dir loro di far ancora peggio la prossima volta. »
    Ecco ora è chiaro: quella trappola era stata merito suo e forse era destinata a durare un po' più a lungo, forse invece l'ha solo interrotta prima perché ti ha visto più in difficoltà di quanto pensasse.
    Le altre ragazze non sono più così vicine e forse hanno perso interesse e...no, quando gli hai detto che hai vissuto nello stesso posto di Eas probabilmente hai firmato la tua ipotetica condanna a morte perché hai la sensazione che non te la passeranno liscia proprio per niente. « Ma sei stato bravo, te ne va dato atto. Per un attimo sei quasi sembrato sicuro di te. »
    Allungò una mano per arruffargli i capelli, salvo poi rimettersi al suo posto perché la domanda che gli era stata rivolta era abbastanza interessante e legittima. « Sei una persona previdente, lo capisco. Ha senso, allora... »
    Appoggia il mento sul palmo della mano, poi alza gli occhi ed inizia a riflettere: cosa sanno le altre ragazze riguardo ad Eas? « Sanno che è un'imprenditrice che viene dal nord, che ha comprato questo posto perché ci ha visto una possibilità e che ha iniziato questa attività perché l'ha reputata più remunerativa di tutte quelle possibili: questo posto è l'unica cosa che mancava ad Altilantia e penso che ti basti guardare le persone che passano per capirlo. »
    Sta riflettendo, tutte le informazioni utili che ti può dare le devono venire in mente.
    « Come avrai intuito, di sé stessa non dice niente a nessuno nemmeno se le viene chiesto. Una volta anche degli imperiali le hanno chiesto qualcosa sul suo passato ma è riuscita a non rispondere ed a non farsi fare altre domande: che bisogno c'è di sapere il passato quando hai creato un posto che fa comodo a tante persone? Soldati compresi, quelli soli e lontani da casa sono davvero tanti. »
    Pochi attimi poi un sorriso le si dipinge in volto.
    « E soprattutto che tu l'hai sempre respinta. »
    Lo dice a tono di voce un po' più alto, forse di proposito per farsi sentire almeno dalle ragazze più vicine. Poi abbassa subito la voce, bisbigliando appena appena. « Questo me l'ha detto stamani, era davvero agitata. Ma contenta.
    Ora capisco perché eri vestito, anche se da come ti comporti ora faccio davvero fatica a credere che tu abbia tutto questo sangue freddo e fermezza d'animo.
    »
    Si appoggia di nuovo al bancone, riempiendoti di nuovo il bicchiere che vede vuoto. Anzi, ne prende giusto un altro dove mette della semplice acqua. « Ma tranquillo, qui ti passerà tutto prima o poi, in un modo o nell'altro. Non dovrei dirtelo, ma Eas è andata a prendersi dei vestiti nuovi prima che tu scendessi...fossi in te mi preoccuperei. »




    Si ringrazia Coralia per il layout.
    Vietata la copia, anche quella parziale.
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