[HUNT] Il Tempio degli Antichi

3° Parte

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    Grandi occhi gialli dalle iridi assottigliate squadravano il suo umano corpo. Persino il furente e spietato vichingo si sentiva insignificante ed impaurito di fronte ad un essere tanto maestoso, sebbene lo contemplasse con ammirazione e meraviglia.

    Oh tremenda creatura, terrore dei tempi antichi, manifestazione di assoluta potenza, ira indomabile della natura. Per lunghi secoli le tue ali hanno dominato i cieli di Kalendor. Le tue squame, più dure della roccia ed inscalfibili come il metallo, riflettono la pallida luce di questo tempio, colorandosi di rosso ceruleo. Il tuo fiato, caldo come l’inferno, divampa tra queste mura rendendo acre e pesante l’aria. Le tue narici hanno percepito l’odore di carne umana e i tuoi denti, aguzzi ed affilati come lame, si preparano a banchettare.

    La creatura alza con fierezza la testa e distende la robusta coda, sfiorando il soffitto. Non sembra contenta del fatto che un essere insignificante come un umano abbia disturbato il suo centenario letargo, profanando la sua dimora.

    Con rabbia e violenza carica il vichingo a testa bassa. L’uomo ha l’accortezza di ripararsi dietro una delle grandi colonne del tempio, ma il Drago continua la sua corsa furibonda, sfondando il portone di ingresso. Per troppo tempo il suo battito d’ali è stato assopito. Ha bisogno di aria, ha bisogno di luce. Il barbaro non può far altro che osservare la creatura mentre questa assapora di nuovo la libertà, respirando a pieni polmoni e spiegando le ali verso le valli ghiacciate di Vaygrjord. Le sue squame, ora colpite dai raggi del sole, brillano ancora di più.

    Ad un certo punto, come un uragano, sbatte le ali e si lancia in volo, perdendosi presto tra i cieli infiniti. L’emozione del guerriero è molta, non è da tutti riuscire ad assistere ad uno spettacolo simile e restarne vivi: era stato folle a pensare di poter affrontare un essere del genere da solo, sebbene questa idea continuasse ad accarezzare i suoi pensieri. Ad attenderlo infatti vi sarebbe stata una morte gloriosa oppure il titolo di ammazza draghi.

    Un ruggito avrebbe squarciato il cielo, riecheggiando tra le montagne. E proprio da dietro la vetta innevata di un ghiacciaio, ricomparve di nuovo il millenario Drago. Gli Antichi non dimenticano coloro che hanno osato disturbarli. La bestia infatti punta verso l’uomo, spalanca le fauci e con una veemenza inaudita irrora l’uomo di fiamme.


    […]

    Aprì improvvisamente gli occhi. Le iridi erano spalancate e confuse. Era sudato ed agitato. Aveva fatto un sogno molto strano quanto movimentato: aveva sognato di combattere contro un Drago. Si tirò su con la schiena e scosse la testa un paio di volte, asciugandosi con un braccio la pelata. Evidentemente la lunga traversata dei giorni prima non ha lasciato insofferente nemmeno uno come lui, abituato a quelle temperature rigide e a quel terreno impervio. Nonostante avesse dormito di sasso per tutta la notte, si sentiva stanco ed affaticato. E se lo era lui, figuriamoci quegli altri due pivelli neagoresi che a questo tipo di viaggi non erano abituati.

    Ricordiamoci infatti che avevano attraversato per chilometri le bufere di neve nel Deserto del Dovrefjell, per poi proseguire lungo il letto ghiacciato del Fiume Vadgelmir dove erano stati attaccati da un branco di lupi affamati. Infine erano giunti al Fiume Kerlaugar, ma a quale prezzo. Uno dei clienti a cui Ukon stava facendo da guida, ossia il ricercatore più anziano di nome Tano, già ferito dall’agguato teso dai lupi era stato ucciso da un orso mentre stavano provando ad attraversare il fiume. Ukon, che durante il momento dell’attacco stava tagliando la legna nella vicina Foresta del Myrkviðr, riuscì solo a salvare gli altri due che oltre alla fatica avevano accumulato stress psicologico per via di questo nefasto evento.



    Anima dell'Antico
    In seguito agli incredibili avvenimenti vissuti durante la visita al Museo delle Scienze e delle Storie di Neagora, il personaggio si sente cambiato nel profondo avvertendo qualcosa di diverso nel proprio animo. Guardandosi allo specchio potrà scorgere di tanto in tanto e in maniera incontrollata un bagliore dorato in fondo all'iride accendersi flebilmente e poi spegnersi dopo qualche istante. Questa condizione potrebbe ripresentarsi in pubblico senza possibilità di nasconderlo. Inoltre il personaggio proverà l'insistente sensazione di essere seguito da qualcuno, specie in luoghi aperti e affollati.
    Ottiene infine il seguente talento:

    CITAZIONE
    Passive: Foresight
    I sogni del personaggio sono compromessi, vivendo scene di luohi e volti sconosciuti come appartenenti ad un altra epoca. Potrebbero essere ricorrenti le figure di grossi draghi. Quando si è svegli diventano sporadici episodi di dejavu e vera e proprie premonizioni, solitamente di fatti di lieve importanza predetti di qualche minuto.
    In ruolate masterate (anche ufficiali) è possibile far uso di questa specie di chiaroveggenza acquisita per avere una visione a breve termine di ciò che accadrà nell'immediato futuro. Sta al master stabilire la natura della visione e all'utilizzatore richiederla al momento giusto. E' qualcosa di completamente incontrollabile per cui potrebbe rivelare un evento futuro privo di alcuna rilevanza.


     
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    Ci riposeremo per un giorno, anche perché devo ancora finire di preparare la zattera che ci servirà per attraversare il fiume senza bagnarci. Partiremo domani.

    Gli altri due ragazzi furono sorpresi nel sentire quelle parole e si limitarono a fare un cenno positivo del capo. Non capivano se il rozzo e spietato Ukon stesse facendo loro un gesto di compassione o se anche lui, sino ad ora imperturbabile e statuario, iniziasse ad accusare i primi sintomi di stanchezza. Infondo era pur sempre un uomo fatto di carne ed ossa. Comunque sia presero la palla al balzo: erano fisicamente distrutti e psicologicamente sconvolti dalla morte del proprio compagno. Dovevano riposare e recuperare le energie per la parte più impegnativa del viaggio, tant’è vero che tornarono subito sotto le coperte a dormire.

    Ukon invece, prima di mettersi ad intrecciare le corde e tagliare altra legna, decise di andare al vicino fiume per darsi una rinfrescata e riempire le borracce d’acqua. Come detto, aveva avuto un sonno agitato quella notte. Forse aveva persino un accenno di febbre.

    […]

    Il grande fiume Kerlaugar si affacciava proprio accanto all'oscura foresta del Myrkviðr dove avevano passato la notte, mentre dall’altro lato della sponda si ergeva l’imponente ed aspra catena montuosa del Nordryggen, ossia quella che l’indomani avrebbero dovuto scalare. Proprio mentre si chinava sull’acqua per sciacquarsi faccia, notò nel riflesso del proprio viso due bagliori dorati in prossimità degli occhi. Scosse la testa e tirò uno schiaffo all’acqua. Poi tornò a specchiarsi nel proprio riflesso ma i bagliori dorati sembravano non essere ancora scomparsi.

    3690005c9f8cf40497cfe6a03b39e40dImprovvisamente, davanti a lui, vide la testa di un drago fuoriuscire dalle acque del fiume e provare ad azzannarlo. Cadde all’indietro e si mise le braccia a protezione del volto, spaventato dalla visione inaspettata e dal ruggito della bestia. Eppure nulla accadde.

    Fanculo! Era solo un’allucinazione!

    Disse ansimante mentre continuava a guardarsi intorno in maniera agitata. Sembrava tutto tremendamente reale. Forse era solo disidratato e stanco. Gattonando, avvicinò di nuovo il viso al pelo dell’acqua e notò il bagliore dorato negli occhi affievolirsi lentamente sino a scomparire del tutto. Respirò profondamente.

    Da quando aveva incontrato l’Antico sulla via della Necropoli, non era la prima volta che faceva sogni correlati ai Draghi. Ma sino ad ora aveva creduto che si trattasse di una pura casualità per via dell’emozione nell’averne incontrato uno. I sogni però si stavano facendo sempre più ricorrenti e violenti. Addirittura adesso aveva appena sognato ad occhi aperti. Quel bagliore poi non se lo era inventato: iniziava a sospettare che l’incontro con il Drago gli avesse lasciato molto più che epici ricordi..




     
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    Ancora stordito per le visioni avute, si rimise a tagliare legna e ad intrecciare corde per costruire la zattera. Il lavoro è sempre la miglior medicina ad ogni pensiero: era certo che quelle allucinazioni fossero dovute semplicemente allo stress accumulato in quei giorni. Non aveva mai fatto da guida a persone tanto impreparate quanto sciocche. Il loro cervello da brillanti scienziati serviva poco in un luogo inospitale e crudele come Vaygrjord.

    Non ti ho ancora ringraziato come si deve per averci salvato la vita e per aver dedicato una preghiera in favore del nostro defunto compagno.

    Le disse la ragazza dopo essersi cautamente avvicinata a lui. Sino ad ora lei si era mostrata quella più avvezza a tener testa al suo comportamento sgarbato e scorbutico. Ukon tuttavia non la degnò nemmeno di una sguardo e continuò ad arrotolare le corde con serietà e freddezza. Sembrava addirittura scocciato. Lei però non si tirò indietro e, facendosi coraggio, provò di nuovo ad instaurare un dialogo.

    Anche se il tuo comportamento scontroso ci obbliga a tenerci a distanza da te, volevamo dirti che senza di te non ce l’avremmo mai fatta ad arrivare sin qui.

    Ma le lusinghe non sembravano scioglierlo. Al contrario, lo stavano innervosendo, tanto che con aria irritata le rispose secco e lapidario.

    Vattene, sto lavorando.

    Lei fece per andarsene, ma dopo un paio di passi si voltò di nuovo in sua direzione, allargando le braccia sconsolata.

    Perché odi l’Impero!? Perché odi noi!?

    Era una domanda che si stava ponendo da quando erano partiti dal villaggio. Gli abitanti del villaggio infatti, dopo una normale diffidenza iniziale, avevano finito per accettarli di buon grado, mentre Ukon invece li trattava con disprezzo. Il pelato la fulminò con lo sguardo, guardandola con fare sadico e truce. Gettò per terra le assi di legno e le corde che teneva in mano, per poi alzarsi in piedi e fare un paio di passi in direzione della ragazza. Lei sbiadì in volto, temendo che lui potesse prenderla a schiaffi come già aveva fatto. Persino Braian, l’altro ragazzo che faceva parte della spedizione, resosi conto delle parole impertinenti della ragazza, la prese per un braccio per trascinarla via e si scusò con Ukon.

    Vi arrogate il diritto di sapere qualsiasi cosa riguardo tutto e tutti, di essere quelli perfetti che vogliono esportare la propria cultura e la propria civiltà nel mondo, ma poi non rispettate le tradizioni e le persone di queste terra.

    Le disse con rabbia, puntandole l’indice contro. Immediata ed audace (se consideriamo con chi stava cercando di ragionare) fu la risposta della ragazza.

    Noi cerchiamo solamente di creare un mondo più equo, più giusto e più illuminato. Vogliamo un mondo formato da popoli che possano convivere pacificamente e condividere i loro aspetti migliori e le proprie conoscenze nell’ambito della scienza e dell’innovazione. Un tempo i popoli si scontravano tra di loro e la maggior parte delle società erano chiuse e ristrette, oggi invece questi confini sono stati aboliti. Oggi chi nasce povero può aspirare ad una vita migliore se se lo merita, mentre un tempo la tua famiglia di nascita determinava il tuo rango sociale per tutta la vita!

    Il rumore di un forte schiaffo rimbombò tra le fronde degli alberi. Aveva ascoltato fin troppo quelle scemenze. Ukon era un cocciuto: poteva sforzarsi di comprendere le idee altrui, ma avrebbe reputato le sue idee sempre e comunque migliori. La ragazza si zittì subito, mentre con una mano si massaggiava la rossa guancia.

    Bla bla bla. Vorresti fare la morale a me!? Quando tu giocavi con le bambole io mi spaccavo la schiena accanto ai miei compagni per proteggere la MIA terra dall’invasione della vostra gente! Non mi importa quali siano le ragioni che hanno spinto l’Impero a nascere e consolidarsi. Forse possono essere nobili ragioni nel continente, ma non avevano alcun diritto di venire qui a reclamare una terra che non gli appartiene senza che nessuno abbia chiesto il loro intervento!

    Fece un verso di stizza e sputò per terra. Scosse anche la testa un paio di volte.

    Noi varyag ce ne stavamo bene per conto nostro. Avevamo la nostra di società e ci piaceva così.

    Avrebbe voluto controbattere la ragazza. Avrebbe voluto fargli presente che il loro modello di società si basava sulla forza e sull’abilità nella lotta, alla stregua delle società primitive nel mondo animale. Ma saggiamente tenne la bocca chiusa, capendo che non sarebbe mai riuscita a convincere del contrario un uomo dalle visioni così ristrette. Dal suo punto di vista, Ukon avrebbe dovuto ringraziarla per l’opera di civilizzazione che l’Impero stava cercando di compiere nelle loro terre. Ma in ogni caso, ascoltare l’opinione di un guerriero varyag purosangue, era anche un modo per avere materiale antropologico su cui fare ricerca.

    So solo che prima della guerra al mio villaggio la gente mangiava e stava bene, mentre adesso dipendono da dei forestieri che provano a farseli amici portandogli del cibo, nella speranza che gli rivelino chissà quali segreti riguardanti queste terre. Riguardante gli Antichi.

    Gli disse senza peli sulla lingua, guardandoli dritto negli occhi. Forse quei due ragazzi erano in buona fede, ma le cariche imperiali che li avevano mandati lì e che avevano finanziato il loro progetto di ricerca, avevano certamente elaborato questo malefico piano che faceva leva sui bisogni primordiali dell’uomo per permettere ai loro ricercatori di venire accettati da una comunità chiusa e ristretta quale quella di un piccolo villaggio sperduto a Vaygrjord. Sciocco da parte loro pensare che degli anziani potessero avere qualche informazione in più riguardo ai Draghi oltre a quelle decantate nelle leggende locali.

    Ieri ho visto quanto ti sei disperata vedendo il tuo amico morire davanti ai tuoi occhi. Ora moltiplica questa scena ed allargala a tutti i tuoi compagni di vita. Tu non sai cosa significa veder morire centinaia di uomini in un bagno di sangue! Tu non sai cosa significhi la guerra! Ed io avrò la mia vendetta, in questa vita o nell’altra!

    Parole dure e crude che diedero parecchio da pensare alla ragazza, la quale abbassò il capo. Non l’aveva mai pensata in questi termini. Forse non c’era solamente rabbia e risentimento in quell’uomo o comunque certi suoi atteggiamenti potevano essere compresi e giustificati.




     
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    Giorno 6 - Le Montagne del Nordryggen

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    Dopo quell'ennesimo fallimento nel cercare di instaurare un dialogo, i due ricercatori neagoresi decisero di lasciar perdere lo scontroso Ukon e di limitarsi a seguire le sue direttive. Dopotutto potevano fidarsi di lui dato che li aveva guidati e protetti sino ad ora. Dal canto suo, Ukon si era rinchiuso in un silenzio tombale: per qualche strana ragione continuava ad essere tormentato da strane visioni, l'ultima delle quali vedeva come protagonista una persona che cadeva in un dirupo. Forse l'imminente scalata che avrebbero dovuto affrontare e la stanchezza mentale gli stavano giocando un brutto scherzo.

    Sono montagne difficili da scalare anche per esperti. Per di più credo che molti sentieri non siano stati più battuti da decenni, se non da secoli. Assicuratevi di mettere i piedi dove li metto io e assicuratevi di essere ben legati alla corda.

    Queste furono le uniche raccomandazioni che il pelatone diede a quei due mentre la zattera sulla quale sedevano li stava portando dall'altra sponda del fiume. Si erano portati solamente lo stretto necessario ma la scalata si rivelò essere più impervia di quanto immaginato. Più salivano e più i sentieri divenivano aspri, tortuosi e pendenti. Per non parlare delle temperature siderali e dei venti gelidi capaci di ustionare la pelle. Più di una volta Ukon fu costretto a cambiare strada. Molti sentieri infatti erano inutilizzabili o coperti da strati molto spessi di neve che rendeva impossibile individuare eventuali crepacci.

    Ad un certo punto, mentre stavano camminando lungo una parete, a filo di un precipizio, il cielo venne squarciato dal rumore di un tremendo fulmine. Ukon alzò preoccupato la testa verso l'alto: non se n'era reso conto ma il cielo si era fatto grigio, oscurato da grosse nubi.

    Forza dobbiamo sbrigarci!

    In montagna il clima può cambiare da un momento all'altro, ma mai si sarebbe aspettato con una violenza simile. Il rombo del tuono fu accompagnato da un rumore scrosciante. Difficile capirne la provenienza: più passavano i secondi e più si faceva intenso, quasi fosse un terremoto. Alla fine fu di nuovo costretto ad alzare lo sguardo verso l'alto. Una valanga di neve e roccia stava cadendo sulle loro teste.

    Aggrappatevi alla roccia!

    Gridò il nordico per poi conficcare la propria ascia nella parete. La valanga lo investì parzialmente, ma riuscì comunque a non cadere nel dirupo. Lo stesso valeva per la ragazza, Linsday, che era riuscita a trovare riparo in una rientranza tra le rocce. L'altro ragazzo invece venne travolto in pieno, tanto che la corda a cui era legato con Ukon e Linsday si spezzò, trascinandolo giù nel baratro. Ci vollero diversi istanti per realizzare questa perdita, dato che la frana aveva alzato un enorme polverone.

    BRAIAN!

    Fu la ragazza la prima ad accorgersi della mancanza del suo compagno. Scoppiò in lacrime e si piegò su se stessa, continuando ad urlare quel nome e a pregare Ukon di tornare indietro. Il pelatone però, impassibile ed imperturbabile, non si lasciava trasportare dalle emozioni e a dire il vero non gli importava nulla di quei ricercatori sin tanto che almeno uno di essi fosse rimasto in vita per dargli la sua ricompensa. E poi da quella posizione non si poteva tornare indietro. Strattonando la corda, avrebbe costretto la ragazza a muoversi. Il Tempio era vicino ed era convinto fosse abitato da un Drago dato che l'ultima sua visione si era trasformata in realtà.



     
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3 replies since 29/6/2018, 19:57   83 views
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