[FREE ROLE] Questione di Danaro

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    La sua prima spedizione a capo della Compagnia di famiglia era stata un totale fallimento, sotto tutti i punti di vista. Aveva perso la nave, gran parte dell’equipaggio ed il carico che trasportava. Insomma, aveva perso una fortuna, dissipando una cospicua parte del patrimonio familiare. Il baule di pietre preziose, che era riuscita a salvare dalla nave prima che affondasse, non era bastato per farla rientrare dei costi causati dalle perdite e dai ritardi. Se a questo aggiungiamo la rabbia dei suoi clienti che non avevano ricevuto la merce dopo lunghi giorni di attesa, possiamo comprendere quanto grande fosse la frustrazione ed il rammarico di Anastasya.

    Inoltre aveva scoperto di essere completamente inadatta alla dura vita di mare. Suo padre le aveva parlato dei sacrifici che aveva compiuto da giovane, ma mai avrebbe pensato che le onde dell’oceano potessero essere tanto infernali. Si era salvata da una morte tra le gelide acque di Niethlung solo per pura fortuna, grazie al provvidenziale intervento dei pirati capitanati da Ironside. E per una borghesotta benestante, abituata al lusso ed al comfort, questo era del tutto inaccettabile: non avrebbe rischiato di fare una fine tanto orrenda una seconda volta.

    Quei giorni passati a Niethlung, in solitudine lontano da casa, le servirono per riflettere e per arrivare ad una conclusione: non avrebbe preso il posto di suo padre. Non sarebbe stata lei a guidare la Compagnia poiché quello stile di vita non faceva per lei. Avrebbe preferito vendere ciò che ne restava al miglior acquirente per poi amministrare la somma che le sarebbe stata elargita.

    Il problema era trovare il modo di dirlo a suo padre. Era certa che sarebbe rimasto estremamente deluso ed amareggiato da una tale decisione. Probabilmente si sarebbe arrabbiato notevolmente e ci sarebbe voluto parecchio tempo prima che accettasse il fatto che sua figlia aveva venduto ciò che lui aveva costruito nel corso di una vita. Se anche avesse voluto fermarla, non ci sarebbe riuscito, poiché ora era tutto intestato a lei. Era altresì certa che prima o poi lui l’avrebbe compresa: per quanto cocciuto e burbero, era un uomo estremamente accondiscendente nei suoi confronti.

    Prima ancora di comunicargli questa triste notizia, doveva però raccontargli ciò che era successo nel corso della spedizione. Il capitan Frick era un suo grande amico, uno dei suoi uomini più fidati. Il suo lutto lo avrebbe certamente toccato.



     
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    E’ andata così padre. Mi dispiace. E a fronte di questa terribile esperienza ho deciso di vendere la Compagnia: non posso rischiare di sperperare altro denaro in una vita che non fa per me.

    Si era fatta coraggio e, ritornata a Venizje, aveva sputato il rospo. Dopo avergli raccontato quello che era successo e dopo avergli comunicato la sua decisione di vendere la Compagnia, si sarebbe aspettata una reazione scomposta e rabbiosa da parte sua. Invece rimase silenzioso sulla sua poltrona a fissare l’orizzonte fuori dalla finestra, mentre la brezza che entrava dalla stessa irrorava la stanza. Aveva il gomito appoggiato al bracciolo della poltrona e la mano che gli reggeva la fronte. Quella stessa mano per più volte era stata strofinata lungo il viso, dalla capa pelata sino al meno. E ogni volta che se la strofinava, cambiava espressione, in un misto di emozioni. Anastasya non sapeva come interpretare il suo sguardo: rimase sull’attenti al di qua della scrivania, deglutendo per l’impazienza in attesa del suo giudizio.

    Tua madre me lo aveva detto che probabilmente sarebbe andata a finire così. Non posso pretendere che mia figlia segua le mie stesse orme. Soprattutto se vi è il rischio che finisca sul fondo del mare.

    Era un uomo duro suo padre, un ex guerriero varyag che aveva passato più della metà della sua vita in mare. Poche volte si lasciava andare ai sentimentalismi, ma questa volta sembrava essere estremamente toccato dal fatto che molti di quelli che sino a qualche settimana prima erano i suoi uomini più fidati, avessero fatto una fine tanto indegna. Soprattutto era pentito di aver indirizzato la sua unica figlia su una strada tanto pericolosa. Anastasya, vedendolo così affettuoso nei suoi confronti, non riuscì a contenersi. Mentre un paio di lacrime della felicità le sgorgavano dagli occhi, fece il giro della scrivania e si gettò in braccio al suo papuz. Lui la baciò sulla testa, stringendola forte a se, mentre tirava un sospiro di sollievo.

    Non ti preoccupare dei soldi. I soldi vanno e vengono. Ciò che conta è che tu sia viva.

    Lei lo stringe ancor di più.

    Temevo saresti andato su tutte le furie.

    Lui le carezzò i biondi capelli, cercando di stemperare la tensione che entrambi avevano accumulato.

    Tsk, come è beffardo il mondo. A quel bastardo di Ironside mi ero promesso che gli avrei tagliato la gola se lo avessi rivisto, ora invece dovrò ringraziarlo per averti salvata. Ma dimmi, hai già trovato qualcuno che possieda e sia disposto a sborsare una somma abbastanza ingente da acquistare la nostra Compagnia?

    La bionda si tirò su e fece un cenno positivo del capo.

    Certamente. Poco tempo fa, il signor Wilbur, quando seppe che ti saresti ritirato dal mondo degli affari, mi fece un’offerta alquanto interessante per rilevare la Compagnia. A quanto pare vuole espandere i propri possedimenti per lasciare la stessa quantità di eredità ad ogni figlio che possiede. Io rifiutai, ma per quel che ne so l’offerta è ancora valida.. Forse dovrei andare a fargli visita..





     
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    Siete meravigliosa come sempre Madmoiselle Anastasya. Spero vostro padre stia bene, è da un po’ che non lo vedo purtroppo. Ma ditemi, a cosa devo il piacere di questa visita?

    Era un galantuomo d’altri tempi il signor Wilbur. Un uomo che aveva passato da poco la sessantina ma ancora tremendamente sveglio e con la forza sufficiente per gestire i suoi numerosi affari. Aveva collaborato con suo padre per molti anni ed erano rimasti in ottimi rapporti di amicizia. Aveva visto Anastasya crescere sin dalla tenera età e l’aveva vista divenire la donna che era ora. Si vociferava che avrebbe voluto che suo figlio più giovane sposasse la bionda, ma ahimè il rampollo non soddisfava i canoni estetici della ragazza. E poi di sposarsi non ne aveva alcuna intenzione per il momento.

    La prego signor Wilbur, le ho già detto più volte di darmi del tu. Mio padre sta bene, le porta i suoi saluti.

    Rispose con altrettanta eleganza e galanteria, per poi sorseggiare il calice di champagne che l’uomo le aveva posto innanzi. Dopo aver ricevuto l’approvazione di suo padre, senza attendere troppo era andata direttamente a casa del signor Wilbur. Per l’occasione, si era messa un lungo abito bianco a tubino, estremamente attillato sui fianchi, che lasciava intravedere molte curve. Apparenza e bellezza avrebbero certamente giovato a suo favore nel corso delle eventuali trattative.

    Ho saputo dello spiacevole incidente accaduto poche settimane fa.

    Disse protraendosi in avanti sulla sua scrivania. Evidentemente certe notizie facevano velocemente il giro. Anastasya per un attimo staccò il contatto visivo, quasi imbarazzata, ma poi, con un sorriso rinnovato, riprese a parlare tagliando corto sulla questione.

    E’ acqua passata ormai. Sono cose che possono succedere nel mondo dei traffici intercontinentali. A tal riguardo, sono qui per sapere se la vostra offerta per acquistare la mia Compagnia sia ancora valida.

    L’uomo si tirò indietro, respirando a pieni polmoni, come a voler soppesare la richiesta della bionda. Lei invece rimase composta con la schiena dritta, un atteggiamento altezzoso che doveva riflettere la serietà della proposta e l’affidabilità della Compagnia macchiata dal suo ultimo fallimento.

    Mi chiedo cosa vi abbia spinto a cambiare idea così presto circa le sorti della vostra Compagnia. Spero tale decisione non sia stata dettata solo da una spedizione andata male. Come hai detto tu stessa, sono cose che possono succedere a chiunque.

    La bionda si mise una mano nei capelli, dandosi una scrollata.

    In parte è così. Ho preso consapevolezza di quella che vorrei fosse la mia vita e la mia carriera.

    L’uomo le sorrise bonariamente, per poi chiederle sottovoce, quasi fosse una confidenza, ma con aria scherzosa.

    Se non sono troppo invadente, posso chiedere di cosa si tratta?

    Pronta e sicura fu la risposta dell’altra.

    Ho deciso di arruolarmi nelle fila imperiali. Inizialmente sarà molto difficile e dovrò fare numerosi sacrifici per scalare i ranghi. Ma dopo qualche anno potrò godere di prestigio ed onore, oltre che di numerosi privilegi e benefici. Mi sarà più facile controllare e gestire le mie finanze ed avrò certamente una vita più agiata rispetto a quella che farei in mare.

    Udendo tale notizia, l’uomo si tirò su dalla sedia, dandole per un attimo le spalle mentre ragionava guardando fuori dalla finestra.

    Interessante. E' senza dubbio così: se potessi tornare indietro negli anni, anche io sceglierei di arruolarmi nelle file imperiali per garantirmi un futuro sereno e tranquillo. Quando avete deciso di partire?

    Il prima possibile, non appena avrò trovato un acquirente.

    Beh, la mia offerta è ancora valida. Ma sono cambiate le condizioni. Ora siete voi quella venuta da me per chiedere di acquistarla, ergo il prezzo che vi avevo offerto l’altra volta dovrà essere ritoccato al ribasso.

    Le disse girandosi per poi tornarla a guardare negli occhi. Il suo sguardo era cambiato: quando di mezzo ci sono i soldi, le persone abbandonano la propria facciata di perbenismo e tirano fuori il loro lato più avido.





    Edited by mrxxx - 6/9/2018, 16:59
     
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    Anastasya accennò un sorriso a metà tra lo stizzito ed il divertito. Non era certo intimidita nel parlare di affari con un uomo che aveva il triplo della sua esperienza in tale settore. Sapeva che rivendicare i propri interessi con garbo era il modo migliore di procedere in una contrattazione.

    E’ fuori discussione. Parliamoci chiaramente Oliver: la mia Compagnia ha una reputazione ventennale alle spalle. Con un patrimonio all’attivo di due navi, trenta uomini ed una clientela avviata, vale almeno il doppio di quello che mi avete offerto l’altra volta.

    La bionda, soddisfatta del suo intervento, si distese sullo schienale con indifferenza. L’uomo invece, sorpreso della sua caparbietà, prima corrugò la fronte e poi si lasciò andare in una fragorosa risata. Anastasya rimase interdetta.

    E’ un peccato. E’ davvero un peccato che tu voglia vendere la tua attività. Hai uno spiccato senso per gli affari. Sono sicuro che ti tornerà utile anche tra i ranghi imperiali. Detto questo, accetto la proposta: ti darò il doppio dei soldi.

    Disse tra una risata e l’altra allargando le braccia. La bionda poteva ritenersi soddisfatta: una cifra simile le sarebbe bastata per vivere nel confort e nel lusso per almeno tre decadi. Alzatasi in piedi, si avvicinò all’uomo per una stretta di mano.

    Posso avere sua parola d’onore?

    L’uomo tornò serio e strinse con vigore la mano.

    Di più: potrai avere i miei soldi nel giro di una settimana. Ed ora che ne dici di un bel brindisi per suggellare il nostro accordo?

    Incrociarono i calici e bevvero guardandosi negli occhi. Erano entrambi molto contenti. Sinceramente Anastasya non si aspettava che sarebbe stato così facile chiudere un accordo che prevedeva l’esborso di una tale cifra in così poco tempo. Ma non se ne preoccupò. Evidentemente Wilbur aveva il forte interesse di soddisfare l’ego imprenditoriale dei suoi figli. Il giorno stesso infatti decisero di andare a firmare le carte per il passaggio di proprietà davanti ad un notaio e nel giro di qualche giorno tutti i soldi le vennero accreditati sul suo conto: il signor Oliver era stato davvero un uomo di parola.

    Quanto a lei, si sentiva estremamente libera dopo aver venduto la Compagnia. Il peso e la pressione derivante dall’essere la titolare di un’impresa tanto grande avevano lasciato spazio al godimento sfrenato delle ricchezze che ne erano derivate.





    Edited by mrxxx - 7/9/2018, 20:21
     
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    Passò un breve periodo di vacanza prima di prepararsi fisicamente e mentalmente per partire alla volta di Aethernia, la capitale imperiale dove avrebbe fatto domanda per l’affiliazione alle truppe. Durante questo periodo si preoccupò anche di mettere a posto tutte le sue finanze e di salutare con affetto i suoi genitori: non li avrebbe visti per diversi mesi.

    Ci avrebbe messo quattro giorni circa per raggiungere Aethernia, compresa una tappa obbligatoria di un giorno ad Estheltia per chiedere il favore e la protezione delle dee. Per l’occasione, aveva noleggiato una carrozza tutta per se: nonostante si fosse portata dietro il minimo indispensabile, voleva comunque viaggiare comoda e rilassata. Il cocchiere, un giovane ragazzo che avrà avuto pochi più anni di lei, sembrava essere abbastanza pratico di quelle zone e in ogni caso sarebbe bastato restare sulla via principale che collegava direttamente Estheltia con Aethernia passando per Soyara.

    Più si avvicinava alla capitale e più si domandava se la scelta che avesse compiuto fosse la migliore per lei. Con tutti i soldi che aveva appena guadagnato dalla vendita dell’attività di suo padre, non aveva necessità economica di arruolarsi all’interno dell’Impero. A spingerla erano più che altro il prestigio e la gloria che ne derivavano, nonché la volontà di mettersi in gioco. Non aveva intenzione di fare la fine di quelle vecchie matrone che passavano tutto il tempo a spettegolare alle spalle le una delle altre non sapendo come riempire diversamente la giornata. Lei puntava a qualcosa di meglio, qualcosa che valorizzasse le sue qualità, appagasse il suo ego e le permettesse di esprimere suo senso di giustizia. Si aspettava di trovare un ambiente colto e di classe, piene di persone altolocate ma che non avessero la puzza sotto il naso, sebbene fosse consapevole del fatto che all’inizio avrebbe dovuto mangiare parecchia polvere, sia in senso figurato che in senso materiale.


    Eppure era convinta che questa scelta l’avrebbe ripagata, soprattutto in futuro. Si sentiva tranquilla e sicura di se, sfiorando l’arroganza. D’altronde, se non avessero preso lei tra le fila imperiali, chi altri avrebbero potuto prendere? Per distrarsi da questi ed altri pensieri, soleva guardare il paesaggio verde fuori dal finestrino. Amava la natura anche se mai avrebbe abbandonato la vita confortevole di città. E proprio mentre osservava fuori dal finestrino, notò che la vegetazione si era fatta notevolmente più intricata e complessa, diventando una vera e propria giungla. Strano. Ricordava che accanto alla via principale la vegetazione, anche quella di Sumadea, fosse molto più curata. Forse avevano involontariamente deviato ed i suoi sospetti vennero confermati quando la carrozza prese due buche piuttosto grandi che la fecero sobbalzare sul sedile: stavano percorrendo una strada sterrata.

    Per quale motivo abbiamo deviato!?

    Chiese preoccupata al cocchiere dopo aver tirato velocemente fuori la testa dal finestrino.

    Madmoiselle può stare tranquilla, è solo una scorciatoia di qualche chilometro. Ci farà risparmiare parecchio tempo.

    Rispose con estrema tranquillità il ragazzo, ma la bionda sembrò non prenderla bene e con fare piuttosto scocciato lo bacchettò malamente.

    Ti avevo ordinato di seguire la via principale! Non mi interessa arrivare qualche ora più tardi rispetto la tabella di marcia, non ho nessuna fretta! Torniamo indietro! Di questo passo c’è il rischio di rompere le ruote della carrozza e di trovarci nel mezzo della giungla durante la notte!

    Se non fosse che non aveva idea di dove si trovassero in questo momento, lo avrebbe licenziato in tronco e mandato a quel paese. Il ragazzo comunque non sembrò essere turbato dalla vigorosa strigliata della bionda, il che la fece irritare ancora di più.

    Mi dispiace signorina, credevo di farle un favore. Tornare indietro in questo momento è impossibile ma tra un paio di chilometri dovrebbe esserci la traversa che ci riporterà sulla strada principale. Le chiedo solo un po’ di pazienza.

    Odiava quando le persone non rispettavano i suoi comandi. Era piuttosto intransigente da questo punto di vista. Ma ad impensierirla non era il fatto che quell'idiota non avesse seguito le sue direttive, quanto che non fosse nemmeno sicuro della strada in cui l'aveva condotta. Quel "dovrebbe esserci la traversa" non gli piaceva affatto. Per non dare adito a inutili discussioni, si rintanò nella carrozza con aria palesemente seccata, borbottando tra se e se.

    Sarà bene per te che quella traversa esista!




     
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    Il viaggio da quel momento in poi fu parecchio tortuoso. Ogni due minuti prendevano una buca che faceva ballonzolare qua e là bionda. Era davvero irritata, ma evitò di uscire fuori per non ricoprire d’insulti il cocchiere. Tuttavia non poté evitare di farsi sentire quando la carrozza si fermò bruscamente, facendole sbattere la testa contro la parete lignea.

    Al diavolo!

    Imprecò massaggiandosi la testa, ma proprio mentre stava per aprire la porta e scendere per cercare di capire come mai fosse stata eseguita una frenata tanto improvvisa, sentì una terza voce provenire dall’esterno. La voce di una donna che parlava con il cocchiere.

    Sei in ritardo! Ti abbiamo aspettato per ore! Ancora un po’ e non ci avresti trovati!

    A quel punto decise di non uscire allo scoperto, ma di scostare leggermente la tendina della finestra per vedere chi vi fosse fuori. C’erano quattro persone: il suo cocchiere ed una donna accompagnata da due uomini. La donna aveva il viso scoperto mentre i due uomini erano incappucciati. Non riuscì a distinguere nitidamente i dettagli del volto ma era chiaro che si trattasse di una selvaggia o quanto meno di una cacciatrice di quelle zone, vista la carnagione olivastra, i capelli raccolti in sottili treccine e le daghe che teneva nei foderi lungo i fianchi.

    Colpa della viziata là dentro che si è messa a perdere tempo ad Estheltia.

    Le rispose con stizza il cocchiere. Anastasya non aveva idea di cosa stesse succedendo ma era chiaro che il cocchiere fosse in combutta con quei tre e che la strada che aveva preso non fosse solo una scorciatoia, ma il frutto di un piano prestabilito. La situazione non gli piaceva per niente: non aveva idea di dove si trovasse ed era alla mercé di quei quattro lì fuori. Cosa diavolo potevano volere da lei!? Soldi forse? Che fossero rapitori? Glielo avrebbe chiesto di persona, ma prima di scendere si curò di prendere l’arco e di mettersi la faretra attorno alle spalle.

    Cosa diamine significa tutto questo!?

    Con voce tonante e sicura scese sbattendo la porta della carrozza, con una freccia già incoccata nell’arco. Mirava a quei quattro che aveva di fronte: era pronta a sparare qualora qualcuno avesse fatto un gesto avventato. I due uomini incappucciati, vedendola armata, fecero per sfoderare le loro armi ma la donna assieme a loro li invitò a stare calmi con un gesto della mano. Dopo di che fece un passo avanti, allargando le braccia in segno di resa e sorridendo.

    Eccola qua la nostra Anastasya. Tranquilla cara. Non ti verrà torto un capello se farai come ti diciamo. A differenza di quello che solitamente pensate voi di città, noi non siamo dei selvaggi.

    La bionda tese ancora di più l’arco, tenendola sotto tiro, ma quella non sembrò preoccuparsene più di tanto e manteneva un ghigno beffardo sulla bocca. Ora poteva vederla meglio: era una donna con un fisico scolpito dalla lotta, indossava abiti attillati e sulla pelle era ricoperta da numerosi tatuaggi tribali dal significato sconosciuto. I suoi occhi, al contrario di quelli di Anastasya, trasudavano fermezza ed indifferenza. Sembravano gli occhi di una serpe.

    Ti ho fatto una domanda bastardo! Rispondi!

    Gridò con veemenza verso il cocchiere, quasi speranzosa che qualcuno potesse udirla. La verità era che attorno a lei c’era solo verde: era nel bel mezzo della giungla. Da sola. Realizzando questo, il suo braccio iniziò a tremare e lei a sudare freddo, sebbene cercò di mantenere un’espressione quanto più agguerrita possibile. Non aveva idea di come potersi cavare d’impiccio da una situazione del genere.

    Credi di essere nella posizione di poter dare degli ordini?

    Fu la risposta del cocchiere seguita da una fragorosa risata.

    Sei nel mezzo del nulla mia cara. Fossi in te abbasserei l’arco e farei tutto ciò che ti diciamo. Se per assurdo riuscissi ad ammazzarci tutti, non ne usciresti comunque viva da questo labirinto. Siamo nel bel mezzo della giungla di Sumadea.






    Edited by mrxxx - 9/9/2018, 20:33
     
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    La giungla non era posto per una borghese altolocata, soprattutto di notte, tanto più se in compagnia di quei quattro loschi figuri. Combatterli era pericoloso, tentare una fuga lo era ancor di più: non aveva idea di dove sarebbe dovuta scappare e probabilmente avrebbe finito per perdersi tra le fronde di quegli alberi. Eppure qualche rischio andava corso se voleva sottrarsi dalle loro grinfie. Prima di prendere una decisione sul da farsi, doveva provare a capire chi fossero e cosa volessero da lei. Non avendo ottenuto alcuna risposta alle sue domande e cominciando a percepire la fatica nel braccio che tendeva l’arco, decise di provare a sorprenderli scoccando la freccia. L’azzardo fece impallidire i suoi interlocutori che mai si sarebbero aspettati una reazione tanto avventata. A dire il vero non si sarebbero nemmeno aspettati che sapesse impugnare un’arma.

    La freccia sibilò nell’aria, dirigendosi verso la donna capogruppo. La selvaggia dilatò gli occhi, ma riuscì ad evitare che la punta penetrasse il suo collo con un innaturale piegamento laterale dello stesso. La freccia tuttavia raggiunse il collega incappucciato alle sue spalle, conficcandosi nel mediastino all’altezza del cuore. L’uomo, sorpreso quanto gli altri, non emise nemmeno un gemito e con una smorfia carica di dolore e sgomento, si accasciò al suolo privo di vita.

    Non avevi detto che non sapeva combattere ed era del tutto innocua!?

    Inveì preoccupata la selvaggia mentre si metteva sull’attenti. Il cocchiere sfoderò un coltello rispondendole con altrettanta preoccupazione.

    Così mi hanno riferito!

    Anastasya, ancora spiazzata per il modo innaturale in cui la selvaggia aveva piegato il collo, sfoderò subito un’altra freccia. Dallo scambio di battute dei due poteva intuire che era tenuta sott’occhio da molto tempo, probabilmente anche dai giorni antecedenti la partenza. Era stata ordita una vera e propria congettura nei suoi confronti. Ma la domanda che le sorgeva spontanea era come facessero quei selvaggi a sapere del suo viaggio. Doveva provare a buttarla sulla diplomazia ora che si era fatta valere.

    Chiunque sia stato a riferirti una cosa del genere, si sbagliava di grosso. Sono partita da Venizje alla volta di Aetheria per arruolarmi tra le fila dell’esercito imperiale. Le alte cariche dell’Impero attendono il mio arrivo tra un giorno. E credo proprio che se non mi vedranno arrivare, verranno a cercarmi.

    C’era una piccola bugia nel suo discorso, ossia che probabilmente nessuno sarebbe venuta a cercarla, non nell’immediato per lo meno, dato che l’arruolamento prevedeva solo la comunicazione preventiva del proprio nominativo e più o meno la data in cui ci si doveva presentare. Era tuttavia certa che tirare in mezzo l’Impero li avrebbe certamente spaventati. Infatti..

    Non possiamo rischiare di trovarci con l’Impero alle calcagna! Non voglio diventare un ricercato! Non era questo il piano!

    La selvaggia dai capelli rossi digrignò i denti.

    Datti una calmata ora! Se anche venissero a cercarci, non riuscirebbero mai a trovarci dentro questa giungla!




     
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    A quel punto vi fu un lungo ed intenso scambio di sguardi tra Anastasya e la selvaggia. A differenza del cocchiere e dell’incappucciato, l’aver tirato in ballo l’Impero sembrava non averla scombussolata più di tanto: era certa che la sua terra l’avrebbe nascosta e protetta. Nella testa di Anastasya invece continuava ad imperare il sospetto che a volerla farla fuori fosse un suo potenziale concorrente commerciale. Il silenzio tra le due era interrotto solamente dal frusciare del vento tra le fronde e dal ronzio degli insetti appostati sulle foglie. Riuscivano a percepire l’una il respiro dell’altra e presto questa tensione sarebbe stata tagliata dall’urlo di carica della selvaggia.

    PRENDIAMOLA!

    Comandò ai suoi due scagnozzi. Anastasya incoccò velocemente la seconda freccia, puntandola sempre verso la rossa, ma ancora una volta questa, con un riflesso straordinario, evitò il dardo gettandosi di lato. Alla bionda non restava altro da fare che fuggire. Sbattendo il piede a terra, avrebbe concentrato tutta l’umidità del suolo per generare un getto d’acqua ascendente che da sotto l’avrebbe sospinta verso l’alto, facendola atterrare dal lato opposto della carrozza.
    CITAZIONE
    Skill: Pressurize
    [Rapido]
    Focus: Utilità
    Genera un getto d'acqua respingente, con gittata di 15 metri. Respinge un bersaglio lungo tutta la sua gittata.
    Infligge BAGNATO.
    [Chakra: 20]
    [Cooldown 2 turni]

    Qui, velocemente, avrebbe incanalato altro chakra nel palmo della mano per lasciarvi dipartire un’onda anomala. L’immensa quantità d’acqua avrebbe travolto la carrozza di fronte a se ed a sua volta la carrozza avrebbe travolto il suo ex cocchiere, schiacciandolo sotto il suo abnorme peso.
    CITAZIONE
    Skill: Big Tide
    [Azione]+[Rapido]
    Focus: Offensivo
    Materializza un onda anomala, travolgendo tutto ciò che incontra. L'onda è larga 12,5 metri e prosegue in avanti per 15 metri respingendo ogni cosa lungo la sua gittata.
    Infligge BAGNATO a chiunque colpisca.
    [Danno: 40]
    [Chakra: 20]
    [Cooldown 2 turni]

    Il nitrito dei cavalli che trainavano il mezzo, travolti anch’essi dall’acqua, riecheggiò nell’aria, facendo da macabra colonna sonora alla fuga della ragazza. Fortuna che, a differenza del solito, era vestita con abiti piuttosto comodi. Si gettò subito tra un groviglio di rami e spine per cercare di far perdere le proprie tracce. Il suo respiro era affannato ed il cuore le batteva a mille in un misto di adrenalina e paura. Emise qualche gemito quando i suoi vestiti, impigliati tra i rami, si squarciarono su più punti e quando lei stessa si trovò graffiata in viso e sui fianchi. Con le mani cercava di farsi largo, spostando quanta più vegetazione possibile. Spesso si girava indietro, cercando di capire dove fossero i suoi inseguitori, ma purtroppo non riusciva a vederli in quella macchia verde. Percepiva solamente di averli alle calcagna e li percepiva districarsi agilmente tra le chiome degli alberi.

    Corse talmente tanto e con così tanta foga che il fiato le venne a mancare e le sembrò di averli seminati. Si girò attorno: c’erano solo alberi e radici da ogni lato, grovigli talmente densi che ormai la luce non filtrava più. Il terreno era estremamente fangoso, l’aria umida ed asfissiane. Si schiacciò una zanzara gigante che stava provando a succhiarle il sangue dall’avambraccio. Dopo di che riprese subito in mano arco e freccia. Restò all’erta, mezza piegata, cercando di percepire quanti più suoni possibili. La giungla era un misto di rumori e richiami di insetti. Non si era mai trovata in una situazione del genere, sporca e a combattere per la propria sussistenza. Era un istinto sconosciuto di paura ed affanno quello che ora la stava guidando. I suoi occhi trasudavano incertezza ed erano contorti in un’espressione piena di lacrimoni.




     
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    Sentì un rumore più intenso degli altri provenire da un cespuglio alle sue spalle. Rapida vi scagliò la sua terza freccia, temendo che lì vi fosse nascosto uno dei suoi inseguitori. Si sbagliava: era solo uno scoiattolo. Sospirò sollevata, ma forse era troppo presto per abbassare la soglia della tensione. Un impercettibile sibilo alla sua sinistra preannunciò l’arrivo di una freccia che si conficcò nella sua gamba sinistra, all’altezza del quadricipite. Anastasya cadde a terra, rantolando per un paio di metri, mentre strozzava a denti stretti i lamenti di dolore. Provò a rialzarsi e trascinarsi qualche metro più in là, per continuare a scappare, ma prima ancora che potesse arrivare al tronco di una pianta su cui appoggiarsi, venne raggiunta da un gancio in pieno volto. La selvaggia, apparsa dal nulla dalla vegetazione, si era scagliata contro di lei con tutta la sua violenza.

    La bionda, dopo un pesante stordimento iniziale, provò a reagire, ma venne raggiunta da una serie di calci e pugni che la lasciarono disarmata e ricoperta di sangue. Non era mai stata ridotta in quel modo: tutto il corpo era coperto di lividi e sangue. Il volto era irriconoscibile e deturpato dalle botte. A stento riusciva ancora a restare con gli occhi aperti. Aveva chiesto pietà e l’aveva scongiurata di fermarsi, ma quella selvaggia non sentiva regioni e non sembrava provare nemmeno un minimo di compassione. Dopotutto Anastasya le aveva ammazzato due suoi compagni. Si fermò solo quando la bionda, oramai distrutta, era distesa a terra immobile.

    Basta così Cassandra! Ci hanno detto di non torcerle un capello! Se gliela riconsegneremo in questo stato non otterremo la nostra paga!

    Ad intercedere per lei era stato il compagno incappucciato della selvaggia. Si era gettato sulla rossa, abbracciandola da dietro, nella speranza che si calmasse e la smettesse di infierire sulla povera Anastasya. Cassandra, ancora rabbiosa, dopo aver sputato a terra ed essersi liberata con stizza dalle braccia del compagno, si fece qualche passo da sola.

    Hai ragione. Mi sono fatta prendere la mano. Scusa.

    Disse con il fiatone, mentre cercava di sbollire e ricomporsi.

    Ha ammazzato due dei nostri questa puttana. Al diavolo i soldi! La sgozzerei con le mie stesse mani!

    Ma l’incappucciato provò a stemperare i toni.

    E’ stata colpa loro. Si sono fatti prendere alla sprovvista ed hanno sottovalutato il pericolo. Se non ritiriamo il nostro danaro, saranno morti invano.

    La selvaggia fece un lungo sospiro.

    Bene. Allora parti subito alla volta di Venizje per chiedere il riscatto alla sua famiglia. Non posso credere che questa pollastrella viziata possa valere così tanti soldi e che ne possieda una cifra ancor di più elevata.

    Effettivamente a Sumadea la gente non ha molta necessità di utilizzare la moneta imperiale. Le popolazioni di queste zone infatti sono per lo più autosufficienti. Anastasya per loro era come un pozzo d'oro.

    Io resterò qui con lei. Ci atterremo al piano originale.

    Ma l’incappucciato aveva le sue riserve.

    Sicura? Voglio trovarla ancora tutta intera al mio ritorno e possibilmente senza quei lividi sulla faccia. Se devi picchiarla, fai si che i lividi restino sotto i vestiti.

    La rossa non sembrò apprezzare la ramanzina.

    Da quando in qua ti permetti di darmi ordini!? Forza, ora và!

    Dunque la supposizione originaria di Anastasya non era troppo sbagliata: quel gruppo criminale era a libro paga di qualcuno ed il loro scopo era quello di racimolare denaro chiedendo un riscatto per il suo rapimento. Non aveva idea su chi potesse essere il mandante, ma la rincuorava il fatto che non fosse stata rapita per essere fatta fuori. Forse il mandante non era un suo competitor commerciale, ma semplicemente qualcuno di invidioso delle sue ricchezze.

    In ogni caso l'idea di restare da sola con quella violenta selvaggia le fece venire la pelle d'oca. Mentre quei due confabulavano tra loro, con uno scatto d'orgoglio e facendo appello a tutte le energie che le erano rimaste in corpo, si rialzò ancora una volta per scappare, correndo in maniera disperata e scomposta. Era talmente malridotta che non vedeva nemmeno la strada sotto i suoi piedi: se prima era tutto verde ciò che le stava intorno, ora il sangue sugli occhi le faceva vedere tutto rosso. La selvaggia, vedendola in fuga, protese un braccio verso di lei per urlarle preoccupata.

    No! Ferma! Non da quel lato!



     
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    C’era un motivo per il quale la selvaggia le aveva detto di non andare da quella parte. Al di là della boscaglia, a poche decine di metri, c’era uno spaventoso dirupo verticale. Una parete rocciosa alta almeno quaranta metri alla cui base scorreva un grosso fiume. Anastasya, che stava correndo all’impazzata, non se ne accorse ed improvvisamente si ritrovò senza il terreno sotto ai piedi. Il volo ed il successivo impatto con l’acqua fredda le fecero perdere i sensi. Fortuna che non era andata a sbattere contro gli scogli, altrimenti per lei sarebbe stata la fine. Il suo corpo galleggiava inerme sul pelo dell’acqua, trascinato dalla corrente.

    Merda!

    Gridò Cassandra che non era riuscita a fermarla in tempo. Aveva assistito alla scena stando sul ciglio del canyon. Poco dopo venne raggiunta dal suo compagno che per poco non finì anche lui giù dal dirupo.

    Non possiamo rischiare di tuffarci da qui. Ci sono gli scogli. E forse lei è già morta.

    A giudicare dall’alto il corpo galleggiante della bionda che tingeva le acque di rosso, sembrava proprio essere un cadavere.

    Sbrighiamoci a seguire il fiume e a raggiungerla, presto calerà la notte.

    […]

    Anastasya si risvegliò un paio di ore dopo, annaspando l’aria con avidità, quasi non avesse mai respirato in vita sua. L’ultima corrente l’aveva girata sottosopra e per poco non era affogata. Con tutte le energie che aveva in corpo, fece un paio di bracciata per raggiungere la sponda di quello che era a tutti gli effetti un piccolo laghetto ristagnante ai piedi del canyon. La corrente l’aveva trascinata sin lì. Ma prima di uscire dall’acqua, tra spasmi e lamenti, si tolse la punta di freccia ancora conficcata nel suo fianco. Bagnò la ferita con acqua e ne sorseggiò in abbondanza per combattere la disidratazione. Dopo di che utilizzò su se stessa una tecnica curativa che lenisse almeno in parte i suoi tremendi ematomi.

    Spossata e distrutta si distese sulla riva di ciottoli di pietra. Decise di spostarsi da lì solo quando intravide una rientranza nella parete rocciosa, una sorta di grotta naturale dove avrebbe potuto passare la notte. Il cielo infatti si era scurito sebbene l’umidità fosse rimasta la stessa. Era consapevole del fatto che se non avesse preso precauzioni le zanzare se la sarebbero divorata e probabilmente le sue ferite si sarebbero infettate. Fu per questa ragione che, con disgusto e ribrezzo per se stessa, si spalmò del fango su tutta la pelle del corpo e persino sui capelli. Vi assicuro che non avrebbe mai fatto una cosa simile se non vi fosse stata costretta: quello strato di terriccio l’avrebbe isolata, almeno in parte, dalle punture di insetto.

    Non aveva idea di dove fosse ne sapeva come avrebbe potuto sopravvivere ulteriormente. Era solo stanca, affamata ed infreddolita. Temeva che la freccia fosse stata imbevuta di un veleno stordente. Il suo corpo aveva bisogno di ristoro, tanto che ranicchiandosi su se stessa cadde in un sonno profondo senza nemmeno accorgersene.






    Edited by mrxxx - 13/9/2018, 16:05
     
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    Il risveglio da quella strana notte passata nella giungla fu ancor più traumatico delle botte che aveva ricevuto il giorno prima. Sentì una mano tapparle la bocca ed aprì gli occhi senza però riuscire ad urlare per lo spavento. Le sue urla infatti erano strozzate da quella forte mano che le serrava la mandibola. Il bastardo del suo aggressore era lo stesso del giorno prima, ossia l’uomo incappucciato al seguito della selvaggia. Egli era a cavalcioni su di lei e con il suo peso la obbligava a terra. Con la mano che non le serrava la bocca si stava slacciando i pantaloni.

    Hai ucciso due dei nostri. Questo mi sembra il minimo che tu debba fare per compensare.

    Dopo aver tirato fuori il suo membro, cominciò ad abbassarle con forza i pantaloni. Provò a sottrarsi a quella morsa meschina, ma era troppo debole e lui troppo forte. Prima che il rapporto potesse essere consumato, l’uomo si fermò di colpo ed un rigo di sangue gli uscì dal lato della bocca, mentre la punta di una lama che lo aveva trapassato da parte a parte gli spuntava dal petto. Era stato colpito di spalle con una coltellata al centro della schiena. Colpito dalla sua stessa compagna, da Cassandra.

    Come ti permetti di trattare in questo modo la MIA prigioniera? Quelli come te non mi sono di alcuna utilità.

    Gli sussurrò all’orecchio mentre lui spirava gli ultimi respiri. Anastasya, confusa e spaventata, aveva le lacrime agli occhi. Ieri quel tizio l’aveva salvata dal pestaggio della selvaggia e oggi la selvaggia l’aveva salvata dalle grinfie di quello stupratore. Non sapeva davvero cosa pensare. Impaurita come un cucciolo che aveva perso la propria madre, si allontanò strisciando da quei due, ranicchiandosi in un lato della piccola caverna.

    Cosa vuoi da me!?

    Chiese con isterismo. Cassandra, mentre leccava il filo della sua lama per ripulirla dal sangue di cui si era imbrattata, la guardò dritta negli occhi. Aveva uno sguardo penetrante, lo sguardo di una serpe. Uno sguardo che incuteva timore reverenziale, uno sguardo che Anastasya non era in grado di sorreggere in queste condizioni disumane.

    Voglio usarti come merce di scambio. Soldi in cambio della tua incolumità. Mi sembra uno scambio equo, non trovi?

    E come darle torto. Anastasya annuì, leggermente tranquillizzata dal fatto che le servisse viva.

    Se tu non avessi reagito in quel modo, tutto questo non sarebbe successo. Non sarebbe stato necessario riempirti botte e non avresti dovuto nemmeno passare la notte in una caverna, tra fango ed insetti. A dire il vero mi sorprende che tu sia ancora viva, forse ti avevamo proprio sottovalutato. Ora però, sappi che se farai ancora qualcosa di così avventato, non esiterò a sgozzarti.

    La selvaggia era una donna che non si faceva troppi scrupoli, eppure Anastasya era certa che la sua minaccia fosse fine a se stessa dato che le serviva più viva che morta. Dunque decise di farsi coraggio e di parlare.

    So che non avete agito da soli. Qualcuno vi ha informati della mia partenza ed ha architettato questo rapimento. Voi siete solo delle pedine. Chi è il tuo mandante? E perché è così tanto interessato ai miei soldi?

    Secca e diretta. Cassandra corrugò le sopracciglia, puntandole al collo la lama del pugnale. Anastasya deglutì mentre combatteva contro se stessa per non scomporsi più del dovuto.

    Chiudi il becco e non fare domande di cui potresti pentirti.

    Nonostante il suo tono sibilante, la bionda continuò a sfidare la sua pazienza, incalzandola verbalmente.

    Tu fai il lavoro sporco ma scommetto che non riceverai tutta la somma richiesta dal riscatto! Se fai tutto questo solo per una questione di danaro, allora posso offrirti il triplo di quanto ti abbia offerto il tuo mandante.





    Edited by mrxxx - 17/9/2018, 12:22
     
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    La battaglia si era spostata dal piano fisico a quello psicologico. E, incredibile a dirsi, parlare di danaro sembrava aver fatto breccia anche nella mente di una selvaggia. Forse tanto selvaggia non era: credeva che le popolazioni di quelle zone fossero completamente disinteressate alla cultura del danaro tipica delle regioni più commerciali dell’Impero. Credeva vivessero in maniera autosufficiente sfruttando la caccia, l’allevamento e l’agricoltura. Evidentemente anche loro non erano completamente isolati dal mondo esterno. La rossa infatti per un attimo abbandonò la sua espressione accigliata ed abbassò il coltello, quasi fosse interessata alla proposta.

    Per essere una borghesotta viziata, sei più perspicace di quanto pensassi.

    Immediata fu la riposta della bionda che continuava ad acquistare coraggio nonostante la voce leggermente tremolante.

    E tu sei piuttosto attaccata ai soldi per essere una selvaggia.

    La rossa fece un verso stizzito, ma non sembrò offendersi più di tanto. Al contrario aveva riposto nel fodero la propria arma.

    Sapevo mi avresti fatto una proposta simile. Dopotutto stando a quello che ci ha detto il nostro mandante, puoi disporre di un ingente patrimonio. Tuttavia, il mio mandante ha un patrimonio ancor più esteso del tuo e soprattutto mi ha detto di diffidare da una tua eventuale controproposta, in quanto perderei uno dei miei clienti più benestanti.

    Anastasya, mentre si ripuliva il viso dalle lacrime passandosi una mano sopra, continuò a portare avanti la conversazione.

    Dunque sei una mercenaria e lavori per lui da molto tempo. A quanto ammonta il mio riscatto?

    Un milione.

    Un milione..

    Ripeté pensierosa. La donna stava condividendo con lei informazioni che Anastasya sarebbe comunque venuta a sapere e che non compromettevano la segretezza dell’identità del suo mandante. Eppure questa cifra era esattamente uguale alla..

    Cifra che pochi giorni fa il signor Wilbur ha versato nel mio conto per acquistare la mia Compagnia Commerciale. E lo ha fatto senza battere ciglio, senza nemmeno contrattare. E' stato lui a commissionarti questo incarico vero?

    Cassandra sgranò gli occhi. Anastasya invece si rattristì comprendendo la fondatezza della sua intuizione. Si fidava di quell'uomo che considerava come una sorta di riferimento nel mondo spietato degli affari, un amico di famiglia. Ma dopotutto chi altri poteva sapere i dettagli della sua partenza? Troppe erano le coincidenze. E la delusione ben presto lasciò spazio alla rabbia: il tradimento era qualcosa che non poteva tollerare.

    Voglio rilanciare la mia proposta. Non solo ti offrirò il triplo di quanto ti abbia offerto lui, ma ti condurrò all'interno della sua casa, nel suo caveau.



     
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    Cassandra sorrise divertita.

    E per quale motivo dovrei fidarmi di te? Non ho garanzie e se anche accettassi la tua proposta mi saresti solo di intralcio durante un’eventuale infiltrazione.

    Il fatto che non avesse reagito con violenza indicava che fosse più che corruttibile. In fondo qualsiasi mercenario si vende al miglior offerente e l’idea di poter mettere mano ad un’ingente quantità di ricchezze la esaltava assai.

    Allora insegnami a combattere e ad essere invisibile come lo sei tu in questa giungla. In cambio io ti farò da guida all’interno della città e nella casa dei Wilbur. Vi sono stata più volte in occasione di diverse feste. Abbiamo entrambe da guadagnarci da questo accordo. Inoltre, se dovessi disattendere le tue aspettative, potresti comunque ritornare al piano originale ed usarmi come merce di scambio.

    Ci stava riflettendo Cassandra. Per lei si apriva la prospettiva di accaparrarsi numerose ricchezze, mentre Anastasya puntava ad acquisire nuove abilità e a farsi giustizia.

    Allora che mi dici?

    Cassandra rimase in silenzio per diversi secondi e dopo di che allungò la mano per una stretta che sancisse il loro accordo. La capacità di contrattazione di Anastasya le aveva salvato la vita.

    […]

    Passarono le successive tre settimane nel cuore della giungla di Sumadea tra caldo asfissiante ed insetti. Cassandra insegnò ad Anastasya le rudimentali tecniche di sopravvivenza in ambiente ostile, nonché varie tecniche di caccia e di adattamento. La bionda, da sempre grande amante della natura, mai avrebbe pensato che questa potesse essere tanto letale nei confronti dell’uomo. La giungla era un luogo tremendamente pericoloso e, a differenza della città, privo dei confort a cui era abituata.

    Hai una buona postura ed un’ottima mira, ma manchi di coordinazione. Tieni il gomito più alto ed il braccio più teso.

    Cassandra era estremamente intransigente e dura. Ogni volta che la bionda si lamentava, lei rincarava la dose. Più di una volta Anastasya fu sul punto di abbandonare e di tentare una nuova fuga, ma pensando a ciò che aveva fatto Wilbur, trovava sempre la forza di rialzarsi in piedi. Tanto più che questo addestramento militare la stava preparando al giorno dell'arruolamento.

    E tu volevi arruolarti nell’Impero!? Tsk! Muoviti ad apprendere o ti ucciderò! Non posso permettermi di portarmi dietro una zavorra come te!

    A proposito dell’arruolamento, Anastasya aveva deciso di rinviarlo: non voleva allontanarsi da casa senza aver sistemato tutti gli affari che la riguardavano. Temeva infatti che se non avesse consegnato alla giustizia il signor Wilbur, questo avrebbe potuto prendere di mira i suoi genitori.

    Alla fine delle settimane passate lontane da ogni forma di lusso, gli occhi di Anastasya erano diversi e lei quasi irriconoscibile. Non aveva perso la sua femminilità sia chiaro, ma era diventata molto meno schizzinosa e lamentosa. L'essere costretta molto spesso a nutrirsi di insetti e vermi piuttosto che patire la fame, aveva risvegliato in lei sensazioni che mai aveva provato. Sensazioni forti ed estreme. Inoltre, lo stare a lungo in posizione ranicchiata per sorprendere le proprie prede, aveva fortificato i suoi muscoli e le sue articolazioni, rendendola più veloce, precisa e letale. La sua massa muscolare era aumentata ed il suo corpo era divenuto più sodo. Aveva imparato a muoversi in maniera silenziosa, sfruttando la copertura della natura, mimetizzandosi con essa quasi fosse una serpe pronta a scattare al momento opportuno. Ed era certa che il passare inosservata sarebbe stata la carta vincente anche per colpire Wilbur nel cuore della notte.

    CITAZIONE
    Richiedo sblocco della segreta Cacciatore Naga



     
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    Pensavo la role sarebbe stata più lunga quindi sono riuscito a valutartela oggi fortunatamente.
    Per tutta la lettura ho avuto l'impressione che le azioni e gli eventi si svolgessero troppo frettolosamente in rapporto all'importanza che questi ultimi avevano per la vita di Anastasya. Sia la parte iniziale in cui ha deciso di arruolarsi, la vendita dell'attività del padre, il rapimento, il tentato stupro, la nuova vita nelle foreste: poco spazio è stato dato a questi eventi importanti e forse questo è l'unico grosso difetto della ruolata.
    CITAZIONE
    Base +2
    Scrittura 2
    Lo stile è semplice ma funziona. Qualche piccolo errore in giro.
    Strategia 0
    Impossibile da valutare ovviamente
    Interpretazione 1
    Ti metto 1 ma in realtà mi aspettavo molto di più a livello introspettivo. Poco spazio dato ai pensieri della pg, che si vede ma non si delinea perfettamente, soprattutto nell'incalzare dei vari eventi.

    Mrxxx 5+1 PA bonus per la segreta
    Gh0st +1 exp +100 gold
     
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