[AUTOGESTITA] Probabilità

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  1. Mad4Opps
     
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    tekken+5+jin-kazama

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    Sarà la rivoluzione, amico mio; fidati di me!
    Nortius L'orbo, questo nome echeggerà lungo tutta Kalendor.
    Tutti quanti sapranno!! Uomini, donne e bambini apprezzeranno questi arazzi!
    Conti e contadini calpesteranno...
    [...]


    Che palle, cazzo! sfuriò nella mente cercando di estrarsi dalla scomoda situazione.
    Da quanto andava avanti questa cantilena nemmeno lo sapeva più. Se ne stava in piedi in un angolo della prua e il suo committente non faceva altro che bombardarlo da ore con queste sue credenze.
    Il tipo, Nortius, era un eccentrico signorotto di Aldaresia: avendo fallito la sua carriera da alchimista, stava emigrando verso quelli che riteneva guadagni facili per garantirsi un futuro stabile. Il commercio di tappeti, provenienti da.. boh, aveva perso il filo del discorso.

    Il Zakama era molto altruista, ma non riusciva per forza di cose a farsi andare bene quel borbottio continuo: viceversa, era troppo introverso e allo stesso tempo sgarbato per scacciare il suo datore di lavoro in malo modo.
    Jin era stato solamente due volte su un'imbarcazione: la prima volta verso Niethlung aveva rischiato di rimetterci la pelle, mentre adesso il viaggio era quasi al termine e nessun problema si era presentato. Quando si suol dire da un estremo all'altro..

    Merito di ciò era l'altra guardia del corpo assoldata dall'esportatore, d'altronde: se ne stava in disparte lanciando occhiatacce ai marinai e, talvolta, persino al mercenario stesso!
    Indossava un'armatura imperiale e sicuramente aveva agganci non da poco: non era dato a Jin sapere come, ma egli riuscì a rimediare come scorta un intero vascello imperiale. Probabilmente qualche pirata li aveva anche visti dalla distanza, ma si era sbrigato ad allontanarsi dalla visione della nave da guerra corazzata.
    Un generale dunque, o una qualsiasi altra carica di non lieve importanza, di cui al combattente fregava ben poco: adesso che la nave stava gettando l'ancora, non c'era null'altro che attendesse se non il compenso a lui promesso.

    Oh, già siamo qui?
    Bene dunque, lasciate che vi ricompensi!
    E passatemi a trovare al mercato rosso!!!


    Dopo aver atteso il suo turno per la paga, scese rapidamente con il sacco da cinquecento monete scintillanti: agitò il braccio destro e salutò
    Sicuramente! Arrivederci babbeo!


    Edited by Mad4Opps - 18/9/2018, 03:17
     
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  2. Mad4Opps
     
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    Superata la banchina si fermò ad osservare: per la prima volta nella sua vita, dinanzi ai suoi occhi si mostrava in tutta la sua bellezza la regione di Florentia.
    A quanto aveva capito non era proprio una regione a sé stante, ma nonostante facesse parte di Arcadia era completamente diversa; il culto delle donne era rimpiazzato da quello dell'oro.

    La terra delle possibilità e della libertà: così ne aveva sentito parlare in alcune delle taverne dove aveva soggiornato, accettò il lavoro non tanto per la paga quanto per la curiosità di scrutare con i suoi nudi occhi.
    La prima impressione in effetti, sembrava quello che si aspettava: nonostante il sole fosse quasi completamente calato, altre navi in arrivo si scorgevano dalla distanza. Nella zona portuale c'erano persone di differenti classi sociali ed etnie in sintonia fra di loro: uomini d'affari passeggiare di fianco a vecchi mercanti, giovani laboriosi e mercenari datati.

    La madrepatria continuava a mantenere il suo fascino, così come un posto nel cuore del Zakama; eppure tutti i posti che visitava dalla sua partenza gli sembravano così pieni di vita al confronto.
    C'era anche da dire che il fatto di vivere a quelle altezze contribuiva, rendendo Ephiora una regione tutto sommato poco abitata.

    Si inoltrò nella città mentre il buio oscurava definitivamente il sole. Le torce illuminavano la piazza e le varie possibilità di intrattenimento: mentre molta gente si dirigeva verso un maestoso edificio sulla sinistra, l’inconfondibile arena locale, molti si facevano una passeggiata o una chiacchierata nelle varie locande.
    Uno di questi locali in particolare catturò l’attenzione del giovane, probabilmente per il fatto che fosse visivamente più spazioso e di qualità rispetto agli altri.

    Con l’intenzione di non badare a spese varcò la soglia, per poi guardarsi attorno mentre si aggiungeva alla coda della fila: in un angolo se ne stava un uomo solitario che, con il suo liuto, rallegrava la serata.
    La gente sembrava essere molto tranquilla, rispettando l’ordine riuscì in poco tempo ad ordinarsi non uno, ma due boccali di birra da portarsi ad un tavolo isolato.
    Si adagiò il più possibile su quella sedia di legno e tracannò il primo bicchiere: la puzza di fumo gli avrebbe impregnato i vestiti il giorno successivo, ma tutto sommato c’era un’atmosfera niente male. Fu all’improvviso che dalle sue spalle udì

    Ehi,ragazzone!
    Si girò di scatto vedendo immediatamente l’interlocutore: un tipo sulla quarantina vestito di nero, seduto affianco ad alcuni individui più giovani. Davano l’idea di essere dei mercenari o, quanto meno, sicuramente non il primo stupido che imbraccia un’arma.
    Ci serve un quinto, sai giocare a laccio?
    Certo che sapeva farlo, d’altronde a Kalendor chiunque avesse un genitore appassionato nel gioco delle carte conosceva quella variazione. Nel caso di Jin, cresciuto in una famiglia patriarcale, c’erano vere e proprie competizioni fra di loro per quei pochi quattrini lì in mezzo.
    Si! mosse la testa su e giù mentre si alzava, portandosi il boccale e prendendo posto sulla nuova sedia: come lui, tutti al tavolo tenevano qualcosa da bere e/o bicchieri vuoti.
    […]

    Il giovane era completamente concentrato e stava facendo fruttare la sua esperienza, riuscendo a guadagnare una buona somma.
    Due al tavolo si scambiarono qualche parola riguardo ai loro incarici, per incominciare poi una discussione fuori dal buonsenso più simile ad una gara di leggende metropolitane. Sentì svariate stranezze provenienti da qualsiasi antro di Kalendor: pirati con sembianze da squali, lupi grossi come orsi, tribù primitive carnivore.. per carità, magari dicevano il vero, eppure il Zakama non riusciva a credere a quella buffa accozzaglia di nomi e cose.
    Gli altri due sembravano ancor più concentrati del combattente, dato che restarono in assoluto silenzio limitandosi a dichiarare le loro azioni nel gioco: la fortuna non sembrava essere in loro favore.
     
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  3. Mad4Opps
     
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    Essendo passata circa un’ora e mezzo di gioco, decise di chiamare il giro per una pausa.
    Lasciare il sacco di monete vinte al tavolo era un invito a derubarlo, motivo per il quale si diresse al bancone con lo stesso in mano: ordinò uno spuntino serale dato che aveva una certa fame, per poi pagare in anticipo una stanza per la notte. Era conscio che il sonno dalla dura giornata non avrebbe tardato a presentarsi.
    A dirla tutta gli sarebbe piaciuta anche chiuderla lì, dato che aveva guadagnato quasi il doppio dei quattrini con cui era venuto, ma non era cordiale abbandonare il tavolo nel bel mezzo di una partita.

    Ritornò al suo posto e nemmeno fece in tempo ad iniziare il nuovo giro: una cameriera gli portò una sorta di focaccia ripiena di verdure e carne, tanto morbida quanto calda e fumante. Gli ci voleva; proprio mentre si godeva il suo pasto tuttavia notò uno dei tipi silenziosi osservarlo.. quasi con disprezzo.
    Egli storse il labbro verso destra mentre mischiava le carte, rimproverando scocciato il giovane:

    Tieni quella robaccia lontana dalla mia parte di tavolo.. “amico”..
    Lo guardò a momenti perplesso, non capendo perché quell’uomo stesse prendendo così di acido all’improvviso: forse la tensione si stava accumulando, mano a mano che perdeva le sue monete contro il Zakama.
    […]

    Circa una ventina di minuti dopo che si era sbranato come un selvaggio quel pasto, il ragazzo si ritrovò nell’attimo più teso ed importante della serata.
    Nel gioco del laccio, ad intervallo orario ognuno dei giocatori si scambia il ruolo di, così definito, “sostegno”: il sostegno, in questo caso Jin, è colui che è costretto ad aderire alla prima delle tre puntate e dunque restare in gioco almeno fino alla seconda fase.
    Nella sua mano quattro carte di un ottimo valore che gli avrebbero permesso di unire con le altre a tavola: una scommessa molto grande, valeva la pena prendersi il rischio..?

    Avanzò i quattrocento danari al centro del tavolo, voltandosi poi alla sinistra osservando reazioni: uno dei mercenari poco socievoli aveva perso rimanendo senza fondi, il suo compagno (che poco fa aveva “sgridato” il ragazzone) guardava il ricco piatto in mezzo con un fare strano: si toccava i capelli in modo ossessivo, grattandosi il capo e ticchettando nervosamente con le dita.
    Non ha nulla in mano.. pensò, ma poi..

    Che cos.. si domandò, vedendo il tipo avanzare tutto il suo resto a tavolo annunciando:
    Mille e duecento monete per vedere.
    Stupido pallone gonfiato.. sta mentendo! pensò dall’alto dei suoi pensieri il combattente, frettoloso ed ignaro di ciò che stava per accadere..

    Uno degli altri due lasciò il turno, l’altro dopo una lunga riflessione decise di puntare l’ingente somma: appena arrivo il momento del prode di Ephiora, egli nemmeno ci riflesse su e puntò immediatamente tutti i soldi nel sacco in mezzo.
    Tremila e seicento monete d’oro sonanti, un bottino più grosso di tutti i suoi incarichi fino a quel momento ed era sicuro che fosse suo… peccato che fra poco avrebbe fatto i conti con l’amara e patetica realtà.

    L’alcool e la stanchezza avevano offuscato la sua mente, facendogli pensare a priori che quel maledetto stesse bluffando mentre non era così: mostrò il suo punto collegando una scala battendo il giocatore alla sua destra, ma cacciò gli occhi fuori dalle orbite quando il taciturno rivelò tre scale collegate.
    Incrociò lo sguardo con quel bastardo: emise una grassa e lugubre risata mentre trascinava a sé il mucchio di soldi, per poi contarli con l’avidità di un avvoltoio su una salma fresca.
    Mancano duecentocinquanta qui..!
    Puntò lo sguardo sul giovane, battendo il pugno nervosamente sul tavolo.
    No.. non dirmi che.. si toccò in preda al panico tutte le sue tasche ma non trovò ciò che sperava: come un fesso si era fatto ingannare dal fatto che fosse il vincente, perdendo guadagno e posta iniziale in un attimo.
     
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  4. Mad4Opps
     
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    Incrociò nuovamente lo sguardo con il vincitore; sapeva cosa doveva dirgli, ma non ne aveva il coraggio.
    Egli dal suo canto, vedendolo frugare fra le tasche per poi sfoggiare quell’espressione amareggiata, aveva già capito che il Zakama non aveva nulla per pagarlo:
    Ci vediamo domani sera qui alla stessa ora.. e vedi di esserci, voglio i miei soldi! pronunciò seriamente mentre gesticolava con l’indice destro, dopo ciò si alzò assieme al suo compare lasciando la locanda.
    Anche gli altri due mercenari si erano avviati verso l’uscita, dopo aver salutato un povero Jin che rimaneva solo al tavolo scrutando il vuoto.

    Era partito dalle montagne alla volta di un nuovo mondo, stufo di quella vita sedentaria: solamente ora realizzava quanto necessitasse un minimo di stabilità. Si era giocato tutti i suoi risparmi, gli erano rimasti solo i suoi pugni ed una stanza per quella notte.. ma l’indomani, cosa avrebbe fatto?
    Deluso da sé stesso, si fece dare la chiave dal locandiere e raggiunse la stanza al piano superiore, passando la notte a rigirarsi fra le coperte alla ricerca di un magro sonno..
    […]
    Un raggio di sole ardente illuminò il suo viso risvegliandolo, si alzò con una sensazione di spossatezza generale: si sentiva più confuso e disordinato di quelle lenzuola, peggiorando mano a mano che ripensava al fattaccio avvenuto la sera precedente.. come poteva dimenticarselo, d’altronde?
    Stupido.. sei uno stupido demente, Jin Zakama
    se lo ripeteva mentre varcava la soglia della locanda: aveva fatto male ad affidare il suo destino nelle carte, ora ne avrebbe scoperto le conseguenze a sue spese.

    Incominciò a vagare per la cittadina in lungo e in largo, passando ben tre ore e mezzo della mattinata. Si propose in più di un luogo cercando un lavoro alla sua altezza, tuttavia c’era una presenza ingente di guerrieri molto più famosi e, apparentemente, minacciosi di lui.
    Ce l’aveva quasi fatta un paio di ore prima; era sul punto di unirsi ad una spedizione a cui mancava uno dei partecipanti.. sfortunatamente, all’ultimo momento quel bastardo si presentò soffiandogli l’incarico da sotto il naso.
    Rimase persino una decina di minuti nella zona portuale, cercando una falla nella sicurezza: nulla da fare, sulla passerella di ogni imbarcazione c’era un uomo a chiedere i soldi per il biglietto, mentre navi e barche libere erano sorvegliate a vista dalle pattuglie imperiali.

    Non era il caso affondare ancor più in quella melma di guai nella quale si trovava. Non c’era modo di abbandonare l’isola, nessun umano avrebbe potuto nuotare tanto: deglutì e si diresse nuovamente verso la piazza, facendo gradualmente i conti con la realtà.
    In un luogo sovraffollato di guardie del corpo e cacciatori di taglie, si sarebbe dovuto reinventare trovandosi un impiego da civile. Nel mentre, lanciava un occhio qua assicurandosi che nessuno lo stesse pedinando.
    Che dannatissimo guaio.. pensò camminando a testa bassa, dopo che era stato rifiutato il suo aiuto dalla prima bottega.
    Che tu sia un nobile, un guerriero o un criminale, conta poco nella realtà finanziaria di Florentia: ognuno cerca uno spazio per far valere la sua individualità, ma se egli fallisce difficilmente gli altri si scomoderanno a rimetterlo in piedi. Il denaro acquisiva sempre più valore, giorno dopo giorno, divenendo sinonimo universale di qualsiasi cosa: per nulla al mondo sarebbe piovuto dal cielo, Jin avrebbe dovuto sudare sangue per estirpare il suo debito e andarsene da lì.
    […]
    Ora di pranzo.
    Dopo numerose bussate, qualcuno finalmente aveva aperto; il sole gli picchiava addosso mentre alzava quella scure e con forza la abbassava nuovamente, più e più volte.
    Erano un paio d’ore che lavorava per quel boscaiolo per una paga a cottimo, motivo per il quale si stava spaccando la schiena trinciando tronchi da ore: era pallido e lo stomaco gli brontolava senza dargli tregua, ma continuò imperterrito a falciare per quanto il suo corpo gli permettesse..
    Riuscì ad accumulare una bella somma, ma non riuscì a contenere la fame: più di trenta denari partirono per il pranzo. Gli sarebbe piaciuto mangiarsi qualche verdura, infinitamente più economiche, ma non avere una casa implicava non avere nemmeno una cucina.

    L’abbondante porzione di riso, condito da solo pomodoro, aveva calmato i suoi crampi di stomaco: l’assenza di proteine si sentiva però, tant’è vero che appena venti minuti dopo la pausa decise di abbandonare l’incarico, accontentandosi di quanto aveva.
    Trenta monete..dannazione, non è nulla. pensò non appena finì di contarsele fra le mani, in un angolo tranquillo della piazza principale. Come altro poteva guadagnare soldi? Dubitava che nelle zone del mercato ci fosse qualcosa per lui, motivo per il quale decise di approcciare solo i gestori di botteghe e locande: fu proprio in una di esse che ebbe la fortuna di trovare un secondo impiego per la giornata.
    In fondo di opportunità a Florentia ce n’erano di tutti i tipi, ma pochissime offrivano in poco tempo i soldi che servivano al Zakama.

    Le ore scorsero nella noia più assoluta nel pomeriggio, la sera c’era molta gente ma non provava alcuna fatica nel portare le birre ai tavoli: era solamente scocciato dal fare avanti ed indietro.
    Fece decine e decine di sorrisi a sconosciuti, mostrandosi cordiale riuscì astutamente a guadagnarsi qualche mancia: arrivato alla fine del turno fece detrarre dall’ora di paga una camera per la notte, avendo in tasca ora ben
    Cento monete.. era amareggiato, in confronto ai suoi regolari incarichi era una paga da schiavo. Salì le scale mentre un cameriere prendeva il suo posto, per poi chiudersi a chiave la porta della stanza dietro: tempo di spogliarsi e si gettò a pancia in giù sulle coperte
    Era in piedi da dio solo sapeva quante ore, aveva bisogno di meritato riposo…
     
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    Un suono improvviso lo allertò: aprì gli occhi come un rettile in posizione di guardia, voltandosi attorno intontito ma guardingo.
    Non si era addormentato troppo tempo fa, c’era ancora la fioca luce di una candela a illuminare l’area. Ancora una volta lo stesso rumore e stavolta, purtroppo, capì cosa lo stesse generando: qualcosa di metallico (probabilmente parti di serratura) vennero gettate a terra da una figura, nella zona oscura della stanza.
    CAAZZO!!
    Gridò in pieno panico, facendo non poco sforzo a rimettersi in piedi ed osservare in quella direzione, notando la presenza totale di tre uomini. Con una mano tentava di coprirsi le parti intime e l’altra la teneva lungo il fianco, pronta a scattare con la rotazione del suo corpo: il corpo iniziò a battergli all’impazzata mentre, facendosi coraggio, disse..
    Chi cazzo siete?? Fuori da qui!!
    Poteva gridare aiuto, ma chi sarebbe venuto in suo soccorso? Quel vecchietto del proprietario? Quel pappamolle dell’altro cameriere?
    D’altro canto, i tre non si curavano di tappargli la bocca rapidamente.
    Anzi, sembrava che non gliene potesse fregar di meno: la prima figura ad avvicinarsi alla luce della candela mostrandosi fu il tipo verso cui era debitore.

    Infilò il sacco di monete del Zakama fra le sue tasche, per poi avanzare in sua direzione senza interrompere il contatto visivo. Da entrambi i lati alle sue spalle sbucarono due figure: uno con una benda sull’occhio alto all’incirca come lui, l’altro un bestione che pesava almeno un quintale di muscoli.
    Arrivato dinanzi a Jin lo fissò un paio di secondi, con fare adirato: il giovane dal canto suo iniziava a sudare freddo, trovandosi alle strette in un conflitto molto svantaggioso. Doveva fare massimo affidamento sulle sue abilità diplomatiche
    E io che cazzo me ne faccio di questo. Eh?
    <b>Senti mi dispiace bello, te li farò avere domani lo prometto..

    Le labbra dell’anonimo mercenario si curvarono verso l’alto: si fece scappare una risatina ironica, per poi indurire i connotati come pietra
    Ah-ah.. Tu mi porti entro quattro ore altri quattrocentocinquanta, per gli interessi.

    Interessi? essendo ancora intontito pensava di aver capito male, purtroppo era ben poco ferrato in conti e abilità finanziarie: non aveva ancora realizzato di avere davanti un criminale, ma fiutò la puzza di truffa.
    Andiamo, mi stai prendendo per il— venne interrotto bruscamente da un pugno sotto all’occhio; incassò il colpo rimettendo il viso dritto e puntato sul suo aggressore. Tremava di rabbia, pronto ad esplodere da un momento all’altro: si trattenne il più possibile, aspettando un momento propenso.
    Ti faccio vedere io..
    Sibilò lo strozzino a denti stretti, calando la mano libera verso la cintura. Era quella la sua occasione, non poteva permettergli di raggiungere qualsiasi arma stesse celando in occulte fondine: il conflitto era inevitabile, doveva riuscire ad attaccare per primo a tutti i costi.

    Allungò la mano sinistra bloccando il polso del mercenario: proiettò tutto il suo peso corporeo scattando in avanti, sferrando con immensa forza una craniata sul viso del nemico.
    Ough..! la potenza spinse all’indietro la sua testa, rompendogli il naso e facendogli perdere presa sulle protezioni..
    Il giovane si chinò afferrando saldamente le protezioni, ma la situazione era troppo rischiosa per essere così avido: riuscì si ad afferrarle, ma abbassandosi si rese un bersaglio facile.
    Riuscì a vedere la tibia dell’energumeno poco prima dell’impatto
    Merda..

    Traballò pericolosamente, l’occhio gli lacrimava irrimediabilmente: il colosso pensava di aver già vinto lo scontro, caricandolo come un cinghiale senza alcuna tattica. Jin riprese fiato velocemente, concentrando le forze rimaste in pochi ma letali colpi: con un passo a lato scartò l’avversario, rifilandogli poi un diretto al viso susseguito da un gancio alla bocca dello stomaco. Abbastanza forte da farlo indietreggiare a sua volta ma, ahimé, il Zakama non era ancora munito di occhi dietro alla schiena.
    AHHHH!
    gridò mentre una sciabola affondava nelle sue carni, lacerandogli parte della pelle in fase di uscita: la visione a tunnel gli aveva fatto completamente perdere di vista gli altri due dopo quel calcio. Era stato solo fortunato a non avere una lama di quaranta centimetri nel cuore, ma se c’era un momento da cogliere.. era questo.
    Scattò verso l’unica via di fuga possibile, la finestra al lato del letto: il bestione cercò di aggrapparlo per la schiena e lo lisciò di appena qualche centimetro, poi.. CRASHHHH!
    La vetrata del primo piano si distrusse in mille pezzi, mentre il malcapitato giovine tentava di “attutire” la caduta con la spalla pur di non spezzarsi le gambe.
     
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    Non era una caduta mortale certo.. ma era pur sempre quel che era; il corpo generò un sonoro tonfo e il braccio scrocchiò spaventosamente nel momento d'impatto.
    Strinse i denti soffocando un disperato lamento di dolore nella gola, provando ad alzarsi il più velocemente possibile e graffiandosi gli arti contro i numerosi pezzi di vetro a terra.
    Non si era rotto ossi.. o almeno, non nella parte inferiore del corpo: era tuttavia innegabile che quell'impatto era stato terribile, senza una costituzione salda come la sua sarebbe stato difficile camminare.

    Invece qualcosa spinse il Zakama a mettersi in piedi, prendersi appena il tempo di scrollarsi i cocci conficcati nei ginocchi e correre via come una gazzella. Le fitte si intensificavano sempre più..
    Cazzo se è rotto..!
    sentiva il contraccolpo di ogni rapido passo spedirgli dolore dritto al sistema nervoso.. ma una gazzella non può fermarsi a nessun costo quando ha un leone alle calcagna. Cercò di tenere il braccio destro stabile per quanto possibile, tenendoselo con l'altro mentre schizzava come una pallina nelle sconosciute strade.

    Non era nella zona principale della città, non stava incrociando nessuno per le vie e, apparentemente, nessuno aveva sentito il trambusto della finestra: persone assorte dal sonno.. o dal timore?
    Cosa cazzo farò adesso???
    I paranoici pensieri sovrastavano il suo forte ansimare. Gli occhi, ancora gonfi a causa del sonno mancato e del brusco risveglio, puntavano lo sguardo in allerta dietro ogni muro ed ogni angolo. Si era voltato così tante volte e, per fortuna, non era riuscito a vedere gli inseguitori alle sue tracce.
    Fu dopo più di cinque minuti di strenua fuga che trovò l'illuminazione.. o meglio dire l'oscurità: ad una ventina di metri dinanzi a lui si parava un vicolo oscuro, mancante di illuminazione al contrario di tutte le altre strade.
    Per quanto lugubre gli apparisse il sentiero in roccia, il guasto alle lampade si era rivelato una manna dal cielo per il povero fuggitivo. Senza ormai più alternative entrò nel buio percorrendo la via fino al termine, defilando così quei tre brutti ceffi.
    […]

    Il povero Jin se ne stava in un angolo di strada, seduto con le nude natiche a contatto con il freddo asfalto: le gambe incrociate erano rannicchiate cercando di nascondere le parti intime, mentre rimuoveva manualmente le schegge negli arti superiori alternandoli.
    Il cielo incominciava ad aprirsi e il sole a sorgere pian piano, la gente si svegliava e scendeva ad iniziare una nuova giornata, riempendo le strade sempre più. Passò quanto, almeno un’ora? Non riusciva a quantificarlo, aveva lo sguardo vuoto puntato verso il basso.
    Erano passati almeno in un centinaio a puntargli addosso i loro occhi: nessuno si era minimamente curato di chiedergli qualcosa riguardo alle ferite lungo al suo corpo, alcuni filavano dritti, altri rimanevano indignati ed altri ridevano delle sue disgrazie. Se il giorno precedente aveva avuto un assaggio del ritrovarsi con pochi soldi, ora che si ritrovava senza nulla comprendeva a pieno questo triste destino..
    Si teneva con le ginocchia pronte ad alzarsi e scattare in caso i suoi assalitori si ripresentassero, ma quando il sole sorse definitivamente si rilassò un minimo per quanto potesse: quei strozzini erano l’ultimo dei suoi problemi ora.
    Strinse attorno al gomito sinistro le protezioni, cercando di tamponare per quanto possibile le ferite più sanguinanti o quantomeno ridurre il rischio di infezioni: proprio mentre si guardava intorno cercando un modo di coprirsi la zona pubica con un telo o qualcosa del genere, sentì un rumore di passi accompagnato da ferraglia: due guardie imperiali girarono l’angolo e gli si piazzarono davanti, bloccandogli vie di fuga.
    Alzò lo sguardo dal basso della sua posizione rannicchiata, guardandoli in viso: uno dei due aveva elmetto ed armatura pesante, teneva una alabarda nella mano sinistra appoggiata a terra come un bastone da passeggio. L’altro aveva invece armatura leggera e la mano vicino allo stocco per un’estrazione rapida.
    Alzati e vieni con noi. Muoviti perché non te lo chiederò un’altra volta.
    Avevano l’aria seccata, motivo per cui Jin decise di non fare domande e si alzò subito da quei gradini: aiutandosi con le protezioni da avambraccio si coprì per quanto possibile, almeno il lato a. L’ufficiale che aveva parlato si mise dinanzi a lui incominciando a fargli strada, l’altro senza dir nulla lo spinse intimandolo a seguirlo.

    Mandò giù il boccone amaro non avendo opzioni disponibili, ma sperava con tutto sé stesso di aver modo di spiegarsi il prima possibile: era probabile che qualche vecchia scandalizzata avesse chiesto l’aiuto alle guardie cittadine, com’era d’altronde giusto che fosse.. spiegando la sua traballante situazione tuttavia, avrebbe sperato come minimo in un aiuto. Gli sembrava strano anzi che non avessero detto nulla alla visione del suo corpo pieno di piccoli tagli.
    Tenne la testa bassa mentre veniva scortato sotto gli occhi dei passanti, annegando in un mare di vergogna; fortunatamente si trovava nella zona portuale e la caserma era a meno di cinque minuti di cammino. Anche qui trovò molte occhiatacce dagli altri soldati che lo incrociarono all’entrata dell’edificio.
    […]
    Qual’è la tua scusa per quello che stavi facendo, viandante?
    L’uomo che gli aveva rivolto precedentemente parola lo osservava con fare annoiato, mentre l’altro soldato in piedi si assicurava che il mercenario non facesse brutti scherzi. Non gli avevano bloccato le mani fortunatamente, l’unica cosa che gli avevano dato era qualcosa di cui coprirsi: pantaloni lunghi e maglia a maniche corte in tela di pessima qualità, molto probabilmente gli stessi abiti forniti ad i prigionieri.. non che potesse lamentarsi, certamente.
    Dei mercenari hanno provato ad ucciderm.. fece appello alle sue conoscenze cercando di utilizzare termini più forbiti possibili. Era colmo di ansia per il suo incerto futuro, in più momenti balbettò con le mani tremanti ma fu talmente sincero da dire anche più del dovuto.
    Ho giocato a carte con uno di loro ieri e stanotte ha fatto irruzione nella mia camera con dei compagni armati, reclamando un debito di cifra irrisoria..
    L’interrogatore rivolse una curiosa occhiata al suo compagno all’angolo, poi si voltò nuovamente con aria seria al lottatore:
    Hai delle prove?
    Uno sguardo interrogativo gli venne rivolto dal ragazzo
    Prove..??
     
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    credo di aver scritto male sopra o non averlo specificato, ma Jin ha un braccio rotto

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    Già, nel suo semplice animo da estraneo al mondo “civilizzato” non riusciva a comprendere il significato di tali parole. Nella sua tribù relativamente piccola le faide private venivano risolte in una sfida, i pochi furti puniti con l’allontanamento, la giustizia era affidata al buon senso del più anziano.
    Nelle comunità più grandi e, soprattutto, improntate su denaro e commerci, le parole erano vane senza una dimostrazione concreta.
    Le tue ferite non lo sono, o almeno non sono una prova che tu non hai iniziato per primo.
    Lanciò una fugace occhiata al suo collega, immobile come una statua con l’arma estratta, poi puntò di nuovo gli occhi su Jin con un ghigno sul viso.
    Sembri un lottatore, ma non ti ho visto in arena. Ricorderei il tuo viso. Sai cosa?.. Io penso proprio che tu abbia alzato le penne con chi non dovevi, ragazzino.
    Si alzò poi dalla sedia rimanendo con gli occhi fissi sul guerriero, assumendo un’espressione ancor più severa: storse il labbro inferiore in una smorfia e arrivò direttamente al punto.
    Sei libero di andare.. ma se dovrò occuparmi nuovamente di te, ti assicuro che marcirai in cella a pane e vermi.

    Alzò l’indice destro senza alcun rispetto per Jin, indicandogli la via fuori dal castigo nemmeno fosse un cane. Gli sarebbe piaciuto sfondare di pugni quella faccetta arrogante, ma soffocò la rabbia nel positivismo: essere libero dalla legge era un problema in meno nel mare in cui affogava.
    Si fece quel corridoio con passo svelto, fuoriuscendo con altrettanta fretta dall’edifico sotto sguardi sprezzanti degli uomini in divisa. Ricoperto da abiti di pessima qualità e dalla sua stessa vergogna, si inoltrò nuovamente nella maledetta città che tutto gli aveva tolto.
    Il sole si alzava sempre più in cielo riscaldando le sue nude braccia, lo stomaco emetteva veri e propri lamenti per tutte quelle ore senza cibo. Non aveva la minima intenzione di tornare nella zona dove era stato prelevato dalle guardie, tantomeno nel quartiere dove l’avevano rapinato.
    Le opzioni si restringevano, ma c’era un posto in cui dubitava che sarebbe stato aggredito in pieno giorno
    [IMGhttp://cp14.nevsepic.com.ua/192/19199/1385118194-83_max.jpg[/IMG]
    […]
    Florentia è un’isola commerciale ed ama gli stranieri.. a patto che spendano.
    Il giovane sgomitava a passo di lumaca in quell’esorbitante massa, il passaggio per i civili fra le due bancarelle a lato era decisamente troppo stretto. Jin passava il tempo zigzagando a destra e sinistra, clamorosamente ogni qualvolta che sembrava affrettare il passo un gruppetto gli si fermava davanti per osservare le bancarelle.
    Il suo fisico ed i tratti erano tipici di Ephiora, questo lo portava sempre ad attirare l’attenzione senza far nulla: eppure non appena qualcuno si soffermava sui suoi abiti passava oltre disgustato o intimorito.
    Magari è vero che l’abito non fa il monaco, ma in queste società può renderti un diavolo agli occhi altrui..

    Vista la lentezza della camminata, il ragazzo decise di soffermarsi a sua volta a qualche banco: provava zero interessi per i rivenditori di cimeli o gioielli, era il cibo che necessitava oltremodo. Cercò di mostrarsi il più cordiale possibile e chiedere, il più delle volte, un misero tozzo di pane: di sette commercianti solo uno lo aiutò, alcuni nemmeno lo degnarono di una risposta.
    Per fortuna qualcuno disposto a tendere una mano si trovava sempre, ma non sarebbe bastato. Per quanto l’uomo fosse stato gentile a mettere una fettina di carne fra due fette di pane, fra poche ore lo stomaco avrebbe ricominciato a brontolare.
    Se ne stava sulle sue seduto ad una gradinata, a pochi metri di distanza da lui vi era una bancarella decisamente poco fornita, non vi era nemmeno un venditore dietro. Proprio mentre stava pensando di attuare un opzione finale, ovvero imbarcarsi illecitamente sulla prima nave e ritornare al villaggio, un rumore attirò la sua attenzione.
    *THUD* un colpo sordo, sembrava provenire dal vicolo vicino alla bancarella. Fu probabilmente l’unico ad accorgersene, dato che essendo in quello spiazzo il brusio della folla era molto ridotto di intensità: si mise il panino improvvisato fra le tasche e si avvicinò velocemente alla via.
    Eccolo lì, nel suo spazio visivo: uno sgherro teneva con una mano gli abiti e con l’altra il collo di un signore sulla cinquantina, tenendolo costretto al muro. La vittima puntò lo sguardo contro il giovane vedendolo: con i riflessi di una volpe Jin si riparò dietro al muro che faceva da angolo, evitando che anche l’aggressore lo vedesse.
    Cazzo.. sospirò appena; ci mancava solo questa. Il tendine della gamba doveva essersi accavallato, ancora gli faceva male: ma era il braccio sinistro fratturato il vero problema, solo muoverlo gli avrebbe fatto un male cane. Non poteva affrontare uno scontro diretto.
    Dove guardi vecchio? Siamo solo io e te, non ti salverà nessuno! e via con un altro colpo chissà dove
    In quei pochi secondi in cui il Zakama cercava di elaborare un rapidissimo piano abbassò lo sguardo, vedendo un chiodo arrugginito affianco al logoro bancone di legno del “negozietto all’aperto”. Lo afferrò con cura e lo posizionò fra l’indice ed il medio, con la punta verso fuori chiaramente.
    Entrò nel vicolo con passò più furtivo ed atletico che poteva; percorse quei pochi metri ed iniziò a caricare il colpo dalle spalle dell’aggressore. Egli si voltò all’ultimo istante, ma era ormai troppo tardi: il combattente roteò tutto il corpo e concentrò molto chakra, sferrando un devastante gancio destro alla tempia dello sgherro e conficcandogli il chiodo nel viso.
    Nemmeno gridò il bastardo
    omfffv fece stordito, per poi fare qualche passo a lato e cadere senza equilibrio. Jin non era crudele, normalmente si sarebbe fermato nel vedere il suo avversario a terra: ma i difficili giorni in precedenza avevano accumulato molto stress in lui, e quello che vide non appena si avvicinò all’uomo a terra fece scaturire la macchina da guerra che teneva nascosta.
    Stava blaterando frasi sconnesse ed era su un sottile filo fra la coscienza ed il k.o, ma era lui! Non solo era uno dei scagnozzi del criminale che lo cercava, ma era proprio quel bastardo armato di spada che aveva fatto irruzione con lui nella locanda.
    Piegò le gambe avvicinandosi al corpo a terra, tanta era la furia che ignorava il tremendo dolore al bicipite femorale:
    Dì al tuo capo che vi romperò ogni *THUD* singolo *THUD* osso..
    L'anziano signore lo strattonò fermandolo grazie a dio. Un altro paio di concussioni e lo avrebbe lasciato senza vita a terra, ma era troppo alterato dalla rabbia in quel frangente per farci caso.
    Fermo t-ti prego! Buon dio, i-i-o ti ringrazio ma.. Presto, presto, dobbiamo andarcene!
     
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6 replies since 17/9/2018, 02:19   83 views
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