Ebbe modo di incontrare Orion in un sobborgo di Niethlung. A quel tempo vi era una grande diatriba tra le genti che l’abitavano circa la possibilità di entrare in guerra. C’era chi sosteneva che la guerra fosse una faccenda che non gli riguardava, essendo questa combattuta nel continente. Altri invece erano dell’opinione che prima o poi li avrebbe raggiunti e che per proteggere la libertà della propria isola, incontaminata e selvaggia, i varyag avrebbero dovuto accantonare i dissapori tra i vari clan ed unirsi sotto un’unica bandiera, eleggendo un Re Barbaro.
In questo contesto di tensione ed incertezza, Shikaku si presentò a chi incontrava come un ramingo in fuga dal continente per sfuggire dalla guerra che gli aveva portato via casa e famiglia. Un esule che aveva deciso di tornare nella terra natia della madre, sperando qui di rifarsi una nuova vita. Ovviamente questa era una storia completamente inventata, ma i piani alti gli avevano assicurato che se voleva avere una minima possibilità di essere accettato dai varyag, doveva quanto meno fingere di avere un legame di sangue con loro. I suoi occhi chiari e la sua pelle bianca giocarono a favore, non senza difficoltà. I varyag sono un popolo ostile e tremendamente diffidente, freddo e chiuso come la terra in cui vivono. Potevano accettare uno straniero solo a patto che si facesse gli affari propri, senza recare fastidio alcuno e senza intromettersi in questioni che non gli appartenevano.
Così fece. E d'altronde se anche avesse voluto esprimere una sua idea o cercare informazioni più importanti, quelli parlavano per lo più in un incomprensibile dialetto norreno. Lingua a lui completamente sconosciuta. Una sera, durante una partita a carte nella locanda in cui soggiornava, tra una birra ed una puntata, venne avvicinato da un uomo. Orion per l’appunto.
Era un uomo dalla carnagione pallida e dai lunghi capelli bianchi che facevano da contrasto al nero mantello che gli copriva il corpo ed il capo. Aveva due occhi grigi e penetranti, uno sguardo che trasudava la stanchezza e la fatica di chi ha visto un po’ troppi tramonti senza mai dormire. Ciò che lo colpì di più fu la sua pelle. Una parte del viso era completamente corrugata e raggrinzita, disgustosa a vedersi. La sua mano destra presentava le medesime deformità cutanee, ergo se ne poteva dedurre che una metà del suo corpo intero fosse completamente coperta da quelle piaghe simili a lebbra.
E' contagioso il tuo morbo?
Una domanda più che lecita di uno Shikaku distaccato ed imperturbabile, ma che conteneva magistralmente un grande disgusto.
Puoi stare tranquillo. Non è una malattia. E' una maledizione.
Rispose quello con grande serenità.
Una maledizione!?
Sebbene apparentemente sembrasse un uomo piuttosto asociale ed introverso, in realtà Orion si rivelò essere un grande chiaccherone. Forse era per via dell'alcool o forse per via del fatto che, stando alle sue parole, era stato a lungo isolato dalla società, sta di fatto che fornì a Shikaku molti spunti su cui riflettere e molte informazioni utili circa la struttura di Niethlung. E dato che durante quelle settimane la sua missione di spionaggio si era rivelata un buco nell'acqua, restò ad ascoltarlo anche più del dovuto.
[...]
Per farla breve, Orion era un medico. I suoi interessi per le scienze lo avevano portato ad indagare riguardo alla Necropoli e al rituale che poteva allungare la vita. E lo aveva fatto non per smania di potere, avidità o per varcare i limiti della scienza. Bensì per amore nei confronti di una donna, la SUA donna. Una donna gravemente malata e che lui non sapeva come curare. Per lei aveva studiato e superato prove fisicamente e mentalmente degradanti pur di arrivare a comprendere i segreti che si celavano dietro la Necropoli. Tuttavia, nonostante i suoi sforzi, quando riuscì finalmente a capire il funzionamento del rituale che poteva allungare la vita, fu troppo tardi. La sua amata era morta e lui era rimasto solo.
Dunque prima di effettuare il rituale sulla tua amata, hai utilizzato il rituale su te stesso per assicurarti che non avesse effetti indesiderati. Per amore hai usato te stesso come cavia. E' paradossale quanto beffardo ed allo stesso tempo spietato possa essere il destino. Eppure scommetto che molti non guarderebbero alla tua condizione come ad una maledizione, bensì come ad una benedizione.
Inizialmente Shikaku era scettico circa le parole di quell’uomo e lo aveva bollato come un ubriacone malato a cui piaceva raccontare storie fantasiose. Eppure più aggiungeva dettagli al proprio racconto e più la sua storia aveva senso. Tanto più che sembrava perfettamente lucido e consapevole. Non solo. Orion gli aveva dato una prova concreta dei propri poteri: aveva preso un coltello e se lo era conficcato nel palmo della mano, scavandovi un grosso squarcio, sotto gli occhi impietriti e scombussolati di Shikaku. Una ferita del genere probabilmente ci avrebbe messo ore a rimarginarsi e giorni per guarire del tutto. Invece in pochi istanti, dal tessuto sottocutaneo della mano di Orion erano fuoriusciti degli strani filamenti neri che l’avevano ricucita fermando l’emorragia e ridonando piena motilità alla mano.
Tsk. Fa sempre un dolore cane.
Aveva farfugliato tra se e se, mentre Shikaku provava a ricomporsi di fronte alla scena disgustosa a cui era stato costretto ad assistere. Senza alcun dubbio, Orion possedeva delle capacità rigenerative straordinarie. Capacità che potevano far invidia a chiunque, persino ad uno come Shikaku che con un potere del genere avrebbe potuto sacrificarsi per gli altri più di quanto già non facesse.
Ma non è tutto oro ciò che luccica. Soprattutto quando vorresti essere nel mondo degli spiriti assieme all’anima della persona che ami e invece sei costretto a vivere, confinato in questa dimensione materiale.
Eccolo spiegato il grande tormento di Orion. Avrebbe dovuto incontrarsi nell’al di là con la sua amata già da decenni e invece il rituale gli aveva allungato la vita oltre quello che era il tempo limite per un umano. E non aveva assolutamente idea di quanti anni avrebbe ancora dovuto patire nella sofferenza della solitudine.