[FREE ROLE] Tre Barbari ed una Fornace

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    Premessa
    Questa role è stata sviluppata in chat in maniera improvvisata su discord tra me e Mike. Il risultato però è andato ogni più rosea aspettativa. Qui vi è la trascizione.

    Tre Barbari ed una Fornace





    Grande porto di Niethlung sulla costa nord-occidentale. Nella notte è stato consumato un terribile assalto ad un grande brigantino mercantile che l'indomani sarebbe dovuto partire per il continente. La nave è stata abbattuta e data alle fiamme, facendone sprofondare il prezioso carico nelle profondità degli abissi.
    Non è ancora stato diramato l'identikit degli assalitori, ma stando alle voci che circolano tra i marinai e gli abitanti della zona, sarebbero state tre persone a creare tutto questo trambusto.
    Al porto quella mattina si era radunato una grande folla di persone che contemplava i resti della nave che riemergevano lengalmente a galla. La scenda del crimine comunque era presidiata dai soldati imperiali che cercavano di tenere lontani i passanti incuriositi.
    Per l'Impero era di fondamentale importanza non far trapelare alla popolazione i dettagli riguardanti l'accaduto. Prima di tutto perché il carico della nave conteneva rifornimenti utili all'esercito. Secondariamente perché la nave era presidiata, oltre che da milizie private, anche dai soldati imperiali, che erano stati uccisi a decine. Infine perché secondo le voci tra gli assaliori c'erano due pericolosi gladiatori: Ukon Rejus ed il campione Garreth Isthvald. Non si voleva che la popolazione di Niethlung, per certi versi già ostile e difficile da gestire, andasse in subbuglio.
    Gli imperiali ed il titolare della Compagnia comunque offrivano ricompense a chiunque avesse un qualche genere di informazione.
    Difficile però raggiungerli visto la marea di persone che si affacciava sulla scena del crimine.
    -

    Era a Niethlung ormai da un paio di giorni. Quando non era in missione per raccimolare denaro, era alla ricerca della sua Diarmuid.
    Se c'é un posto in cui mi aspetterei di trovarla é qui... eppure ancora niente. So che é viva.
    Udí strane voci di una nave affondata... nel porto? Gli sembrava piú che impossibile.
    Questo accadeva raramente quando eravamo varie tribú in guerra, nelle antiche leggende alla fondazione di Niethlung, ma... adesso?
    Incredulo, avendo sentito voci per strada, andó a dare un'occhiata al porto. Non aveva alcun ingaggio al momento e non aveva niente da perdere. Ancora non sapeva della voce che incolpava Ukon a riguardo. Lo stesso Ukon che aveva affrontato in arena, che lo aveva ridotto in poltiglia.
    Arrivó al porto abbastanza rapidamente, conosceva ancora bene le strade, per quanto cambiate leggermente in estetica rispetto al passato, ora molto piú pullulanti di commercio, negozi e vari trasportatori.
    -

    Facendoti largo tra la gente accalcata, avresti visto un uomo anziano e paffuto, con pochi capelli sulla testa. Urlava inferocito contro i soldati imperiali che gli impedivano l'accesso alla zona.
    E' colpa vostra! Dannati! Lo sapevo che non avreste dovuto liberare quel cane di un Garreth!
    Ma nonostante la sua insistenza, i soldati continuavano a negargli l'accesso, cercando di farlo ragionare.
    Ha ragione signore. Ma non possiamo ancora permetterle di raggiungere la sua nave. Stiamo ancora cercando di ricostruire l'accaduto
    L'uomo, spazientito, se ne andò con il suo seguito. Lui era il signor Ebrew Rotshvild, proprietario della Compagnia. Metre si allontanava sgomitando tra la folla, lo avresti chiaramente sentito impartire ordini ai suoi uomini.
    Cominciate a racimolare dei mercenari validi e offrite danaro a chiunque vi dia informazioni utili. Non possiamo attendere i comodi degli imperiali. Non sono stati in grado di proteggere la mia nave questa notte. Non vedo perché dovrei ancora fidarmi di loro. Garreth è ancora là fuori a piede libero. E dio solo sa cosa quel cane sia capace di fare.
    -

    Einar, dopo aver dato un'occhiata all'acqua per vedere se riconosceva quali merci fossero nel brigantino, decide di seguirli, accorciando la distanza.
    Presentarsi cosí al volo forse darebbe l'idea di essere troppo disperati, col rischio di abbassare la paga, decide invece di stare in zona e magari "casualmente" intercettare uno degli uomini di Ebrew.
    -

    Allontanatisi dalla folla, uno dei tre uomini che stava al seguito di Ebrew si sarebbe diretto verso una delle bacheche del porto per appendervi il bando. La paga offerta era variabile, ma non meno di 400 ryo.
    Chiunque avesse voluto parlare con Ebrew poteva trovarlo alla locanda della Luna nel Pozzo.
    -

    Diede un'occhiata appena l'uomo lasció l'annuncio sulla bacheca. Aspettó qualche istante che se ne andasse, per poi avvicinarsi e rimuovere l'annuncio, fingendo di averlo apposto lui stesso, per poi dirigersi verso la Luna nel Pozzo. Conosceva la locanda e se si ricordava correttamente, non era troppo distante.
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    Locanda come molte a Niethlung. Avresti chiaramente visto il signor Ebrew seduto ad un tavolo con i suoi uomini. Era ancora parecchio arrabbiato e su di giri, nonostante il boccale di birra che teneva tra me mani.
    La locanda comuque sembrava abbastanza tranquilla ed essendo pomeriggio era quasi vuota.
    -

    Si avvicinó all'uomo paffuto, nella locanda semi-deserta.
    Einar Grimr, al vostro servizio. Ho sentito del vostro brigantino... qualcuno si merita una visita da Einar.
    Disse, per poi schiantare il pugno destro nel palmo dell'altra mano, creando un forte schiocco.
    -

    Il vecchio ti squadrò da capo a piede, per poi scambiarsi qualche cenno di intesa con i suoi scagnozzi.
    Sei il primo a rispondere alla mia chiamata. Come c'è scritto, la mia nave è stata affondata questa notte e i colpevoli sono ancora a piede libero. Nessuno li ha visti allontanarsi.
    Fece una pausa, guarandoti intensamente negli occhi. Gli altri uomini continuavano a far finta di niente, mangiando e bevendo.
    Sembri un varyag tutto d'un pezzo. Quanto sei spietato guerriero?
    Chiese con un sorriso sadico in viso.
    -

    Quanto basta.
    Non era mai stato un fanatico affamato di sangue, e non avrebbe finto di essere tale.
    Uomo a uomo, non lascio respiro. Donne e bambini... non fanno per me.
    Disse, senza realizzare quanto fosse fraintendibile.
    -

    Allora saresti disponibile ad inscenare un assassinio? Nessana donna o bambino coinvolto.
    -

    Un brigantino del genere, é un peccato capitale affondarlo. Se la sono andati a cercare.Skriv upp mig.
    "arruolatemi pure" disse in Varyag, con una smorfia.
    -

    Gli uomini di Ebrew, sentendo la tua risposta, scoppiarono in una fragorosa risata.
    E' proprio il classico varyag tutto muscoli e niente cervello. Non ha capito nulla capo.
    Ma Ebrew non perse la sua serietà, sebbene non avesse più il ghigno sadico stampato in volto.
    Purtroppo ancora non sappiamo dove si nascondano i colpevoli. Sappiamo i loro nomi e conosciamo il loro volto, ma non abbiamo idea di dove si siano diretti. Nessuno lo sa.
    Sospirò.
    Per questo motivo abbiamo bisogno di inscenare un assassinio. Uccideremo delle persone e faremo ricadere di nuovo la colpa su Garreth ed Ukon in modo tale che gli imperiali utilizzeranno più risorse per trovarli. E la popolazione che sa qualcosa sarà spinta dalla paura a parlare. Dobbiamo far apparire agli occhi della popolazione quei due come dei pazzi fuori controllo.
    -

    Confuso, Einar per un attimo credette di aver frainteso la situazione completamente. Non era un investigatore, in ogni caso, e non ne aveva la stoffa.
    Poi capì, era chiaro. Dai nomi, si trattava di Varyag come lui. Cercò di tenere la faccia inespressiva e non mostrare i suoi sentimenti a riguardo.
    Un lavoro facile. Non dico di no a soldi semplici. Posso scegliete i miei bersagli, basta che lasci indizi per incolpare questi Ukon e Garreth?
    -

    Forse mi sbagliavo. E' più sveglio di quel che sembra.
    Disse lo scagnozzo che prima ti aveva schernito. Ebrew invece si limitò ad un cenno positivo del capo.
    Esattamente. Puoi scegliere di uccidere chi vuoi. Possibilmente persone innocenti, in modo che la popolazione sia spaventata. Hai già qualcuno in mente?
    -

    Ho qualche idea. Non nutro molta simpatia per l'Impero, colpire uno dei loro potrebbe smuoverli.
    Si credono protetti, al sicuro, ma anche loro bevono, vanno a donne, e spesso restano soli... Mi servono più dettagli però, se deve essere credibile. Chi sono questi due?

    -

    Garreth Istvan e Ukon Rejus sono due gladiatori della peggior specie. Due animali da combattimento. Assieme a loro questa notte è stata vista anche una donna, ma nessuno è riuscita a vederla in volto. Garreth è in combutta con la mia faglia da decenni, in quanto sostiene di essere stato derubato delle sue ricchezze da noi. Per i suoi crimini, era stato condannato a combattere nell'Arena sino a quando si sarebbe conquistato la libertà dopo un certo numero di vittorie. Purtroppo questo momento è arrivato prima del previsto e ieri sera ha dato sfogo alla sua sete di vendetta.
    Non ho idea del motivo per il quale Ukon e quell'altra abbiano collaborato con lui, ma da ieri hanno fatto perdere le loro tracce dopo aver affondato la mia nave. La nave era presidiata dalle mie milizie private e da una decina di imperiali. Sono morti quasi tutti, affondando con la nave. Hanno fatto strage di imperiali quei due. Per questo motivo non so se il tuo piano di uccidere altri imperiali sia una buona idea oppure no.

    -

    "Quell'altra?"
    Chiese inquisitivo
    -

    E' stata soprannominata Sael, il demone del fuoco nella mitologia varyag. Ma nessuno l'ha vista in volto. Le sue fiamme hanno continuato a bruciare la nave anche dopo che questa si trovava sott'acqua.
    Si grattò la testa pelata, tremendamente preoccupato e pensieroso.
    Se vorrai uccidere altri imperiali ancora, mi sta bene. Ma sarà tutto a tuo rischio e pericolo ovviamente.
    -

    Chiaramente. Ma se devo mettere in scena qualcosa di convincente devo sapere il loro aspetto. O un segno distintivo, un'arma particolare, qualcosa per indirizzare la colpa.
    -

    Quei megalomani non si preoccupano delle conseguenze delle proprie azioni. Ti basterà decapitare le teste degli imperiali ed impalarle ad un bastone. Ieri hanno fatto così con la testa del capitano.
    -

    Meglio di niente. Provvederó allora. La paga?
    -

    Dipenderà da quanti ne ucciderai. Diciamo 200 ryo ad imperiale.
    -

    200 Ryo ad imperiale? Neanche un meteorite li ucciderebbe per cosí poco.
    -

    Mmm.. Facciamo 400?
    -

    400 puó andare. 200 in anticipo, per uno come voi sono briciole.
    -

    E sia.
    Disse piazzando una sacca di monete sul tavolo. Ora toccava a te trovare un modo per uccidere qualche soldato imperiale.
    -

    Raccolse con calma le monete dal banco, e si alzó, per poi uscire dalla locanda.
    Saga contro Varyag... che posso fare...
    Non aveva un piano definito in mente, e sarebbe stato difficile fare qualcosa di basso rischio. Aveva mentito riguardo all'uccidere imperiali, la sua intenzione era completamente diversa.
    Si voltó per controllare che non ci fossero altri uomini di Ebrew a osservarlo, e si diresse verso l'arena di Niethlung.
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    L'Arena di Niethlung era stata una delle invenzioni più azzeccate dell'Impero per tenere sotto controllo lo spirito belligerante e barbaro che scorreva nel sangue di ogni varyag. Forse era seconda solo alla grande arena di Louyhong. I gladiatori, non erano solamente guerrieri che decidevano di esibirsi in cambio di soldi, ma erano anche criminali catturati dall'Impero che venivano fatti esibire al posto di essere lasciati a marcire in gattabuia. Spesso a loro veniva promessa la libertà dopo aver ottenuto un certo numero di vittorie.
    Coloro che nel corso degli anni sono riusciti a conquistarsi la libertà in questo modo si contano su una mano. Garreth era uno di questi ed era riuscito a conquistarsi la libertà dopo aver lottato contro Ukon. Il giorno della sua liberazione, la folla lo aveva acclamato come un vero e proprio eroe. Era questo il risvolto negativo della medaglia: se da un lato, tramite gli spettacoli gladiatori, l'Impero riusciva a tenere maggiormente sotto controllo la popolazione, dall'altro i gladiatori divenivano degli idoli da idolatrare, a prescindere da quello che fosse il loro oscuro passato.
    E forse era anche questo il motivo per il quale nessun abitante di Niethlung sino ad ora aveva osato dare qualche informazione alle milizie imperiali circa l'avvistamento di Garreth o di Ukon. Insomma, difficilmente due energumeni del genere potevano passare inosservati tra le vie cittadine, soprattutto visto che chiunque conosceva il loro volto.
    L'Impero temeva che le folli gesta di quei due avessero risvegliato in parte della popolazione l'antico risentimento che questa provava per loro, per gli invasori imperiali.
    Per questo le guardie al porto avevano cercato di insabbiare l'accaduto e di sdrammatizzare liquidandolo come il risultato di una faida familiare tra Garreth e la propria famiglia.
    La verità però era che i gladiatori ancora imprigionati all'interno dell'arena si erano galvanizzati dopo aver udito una notizia simile.
    E la parte più radicale della popolazione, quella più attaccata alle proprie antiche origini, era felice che ci fosse di nuovo in giro qualche varyag capace di affrontare a viso aperto i soldati imperiali.
    Presso l'Arena vi era un famoso fabbro. Uno dei migliori di Niethlung, se non il migliore. Aveva combattuto l'Impero anni indietro e piuttosto che finire in gattabuia, suo rammarico, aveva preferito forgiare armi anche per loro, per i soldati imperiali. Avresti udito delle urla provenire dalla sua fucina.
    Ignorante di un cane di un varyag! Per la barba di Odino! Cosa cazzo ci fai qui!? Hai idea del guaio in cui mi caccerai se ti dovessero vedere qui!? Sparisci dalla mia vista zoticone!
    Le urla si accompagnavano ad una serie di tonfi e rumori metallici. Era evidente che qualcuno lì dentro se le stesse dando di santa ragione.
    -

    Si piazzó poco fuori dalla porta della forgia, cercando di ascoltare.
    Un Varyag eh? Non siamo in molti al giorno d'oggi...
    Magari avrebbe sentito e riconosciuto la voce di Ukon.
    -

    Se fossi entrato nel locale, oltre al caldo che contraddistingueva il luogo, a colpire la tua pelle sarebbe stato un oggetto metallico quadrangolare dalla forma irregolare. Era pesante, pesantissimo. Probabilmente era una vecchia incudine o qualcosa del genere. E poco più avanti, tra i banchi di legno e gli utensili di ferro, avresti visto due energumeni muscolosi prendersi a pugni sul pavimento, rantolandosi l'uno sull'altro e colpendosi con qualsiasi cosa gli capitasse a tiro. Non a caso i loro volti erano ricoperti di sangue.
    Uno di loro era un uomo pelato e con una lunga barba, il fabbro per l'appunto, conosciuto anche con il nome di Sturr Vindur. L'altro era niente di meno che il famigerato pelatone di nome Ukon Rejus. Non sembravano essersi accorti di te, così come non sembravano essersi accorti che le loro urla erano udibili sino in strada.
    -

    Restó fuori in attesa per qualche tempo, ma udíi solo grugniti e suoni di lotta.
    Eh....
    Sospiró.
    Passó lo stipite, e venne travolto immediatamente da una vecchia incudine che lo schiantó a terra. Piccola per fortuna, ma si chiese chi diamine avesse la forza di non solo sollevare, ma LANCIARE una incudine. Per quanto ne sapevano erano fatte di ferro massiccio.
    Einar si rialzo a fatica, per poi riempirsi i polmoni.
    C'era solo un modo per divedere due compatrioti in una situazione simile.
    Du maste fanta mig vara kokt i skit!
    "Che il diavolo mi scopi se voi due non dovete bollire nella merda!"
    Restó in attesa, fiducioso di ottenere un buon risultato.
    -

    Udendo la voce imponente di Einar e soprattutto riconoscendo il loro antico dialetto norreno, quei due si fermarono di colpo, voltandosi verso di lui che aveva osato interrompere il loro regolamento di conti.
    Ma io ti conosco...
    Disse Ukon dopo essersi asciugato il sangue che gli colava sugli occhi.
    Bene! Ci mancava un altro somaro delle montagne!
    Ribatté il fabbro mentre si rialzava da terra per correre verso le finestre. Ebbe cura di chiuderle il più velocemente possibile e di serrarle. Fece lo stesso con il portone di ingresso. Non voleva che nessuno vedesse o peggio udisse quello che sarebbe successo lì dentro. Dopotutto Ukon era a tutti gli effetti un ricercato. Se qualcuno lo avesse visto nella sua fucina, gli imperiali avrebbero potuto accusarlo di esserci in combutta.
    Prese quindi tra le mani un grosso martello il cui ferro era ancora caldo e pronto per essere utilizzato per forgiare armi. O spaccare teste. La sua bruta e burbera espressione non prometteva nulla di buono ai due invasori della sua quiete.
    Ora voi due mi spiegate cosa diavolo volete da me!
    Ukon, che ancora si massaggiava la pelata, fu il primo a proferir parola.
    Te l'ho detto. Cerco solo un riparo in attesa che le acque si quietino.
    -

    Ukon, la tua ascia mi conosce molto bene...
    Disse, con tono serio.
    Pose una mano sull'impugnatura dello spadone
    La mia nötningbemannar vorrebbe conoscerti meglio, senz'altro... da quel giorno ho pensato a una rivincita...
    (traduce in "sfrangiapopoli", nome dello spadone)
    Ma non sono qui per questo. Abbiamo affari urgenti di cui parlare.
    Prese la sacca che aveva sulle spalle, la portó davanti a sé e ci rovistó dentro, trovando i suoi abiti da monaco.
    Tieni, questi ti dovrebbero calzare. C'é anche un turbante. Con questi dovresti essere meno riconoscibile. Dobbiamo parlare in privato.
    Disse, dando un'occhiata anonima al fabbro.
    -

    Non c'è bisogno di andare da nessuna parte Einar. Sturr ed io siamo amici di vecchia data. Abbiamo combattuto fianco a fianco durante la guerra. Solo che lui si è rammollito e rassegnato, come molti altri varyag. Ma non c'è segreto che mi riguarda che le sue orecchie non possano udire, per quanto voglia mostrarsi menefreghista, non tradirebbe mai uno della sua stessa stirpe.
    -

     
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    ....
    Osservó il fabbro per un po'.
    Tornó a rivolgersi a Ukon.
    Mai sentito parlare di Ebrew Richsvald o qualcosa del genere?
    Garreth? Lo conosci?

    -

    A questo punto prese parola il fabbro.
    Lo conosce eccome. Ieri notte hanno combinato un casino. Hanno attaccato insieme una nave che forniva rifornimenti agli imperiali. E' questione di ore prima che sulla loro testa venga esposta una taglia di miglia di ryo.
    Ukon fece un cenno positivo del capo, confermando le parole di Sturr.
    Tuttavia non ho mai sentito parlare di questo Ebrew. Ma non escluderei che sia un nome falso dietro al quale possa nascondere il suo vero nome. Garreth mi ha spiegato qualcosa a riguardo, ma non gli ho dato importanza. Della famiglia di Garreth e della sua faida familiare con i Saga non mi interessa. Il mio unico scopo era mozzare qualche testa imperiale e risvegliare gli animi assopiti e rassegnati delle genti di Niethlung.
    Disse il pelato con un sadico ed orgoglioso sorriso stampato in volto.
    -

    Non poteva credere alle sue orecchie, era tutto vero!
    Tsk... non ci posso credere...
    Che diavolo hai nel cervello??? Avete tirato su un polverone!
    Mi hanno assoldato per inscenare un omicidio e farvi sembrare colpevoli, tu e Garreth. Un lavoro ignobile, non gli interessa neanche chi sia la vittima. La paga é buona ma non ho nessuna passione per conflitti tra Saga e Varyag.

    Disse, lasciando qualche istante a Ukon per comprendere quanto stava succedendo.
    -

    Ukon scoppiò in una fragorosa risata. Non temeva il fato avverso e non aveva paura dell'Impero. Non nella sua terra di origine. Guardò Einar molto seriamente.
    Perchè sei venuto a dirmi questo? Perchè stai rischiando di essere additato come mio complice? Non eri tu che credeva che noi varyag fossimo solo un lontano ricordo?
    -

    Knulla det! Noi Varyag SIAMO un lontano ricordo...
    Ci dev'essere una via migliore. Una volta avrei fatto lo stesso, ma...
    Non sapeva come spiegare ció che aveva appreso nel monastero a Sumadea. C'era sempre un'altra via, una via che un Varyag non avrebbe trovato. Ma non era ancora cosí saggio da potersi spiegare.
    Non c'é nulla da guadagnare. Saga contro Varyag... siamo sempre noi.
    -

    Mi stai dicendo che non avrei dovuto aiutare Garreth?
    -

    Fece una espressione come di sforzo. Affondare un intero brigantino di rinforzi per imperiali. Poteva solo immaginare la soddisfazione.
    Nnnnnn....nnno. Sto dicendo che forse c'é un'altra strada. In cui Saga e Varyag lavorano insieme. Ci dev'essere un modo.
    Magari stava sognando, ma non vedeva che beneficio questo affare portasse a chiunque. Imperiali a caso morti, Varyag morti e anche dei Saga avrebbero perso la vita in questo inutile conflitto, se fosse continuato.
    -

    Ukon spalancò le braccia.
    E quale sarebbe questo modo!? I Saga sembrano essersi dimenticati delle loro origini, mentre i Varyag restano rinchiusi nella loro fortezza in attesa di non si sa cosa! Ci voleva qualcuno che risvegliasse le loro coscienze, che gli facesse capire che questa terra appartiene a noi e non agli imperiali! E quel qualcuno sono IO!
    Disse puntandosi l'indice sul petto in un crescendo di esasperazione.
    Non esiste altro modo per riacquistare potere se non sfidando direttamente gli imperiali. Se riuscirò a sopravvivere alla loro caccia, se riuscirò a nascondermi e a continuare a farli fuori, diventerò un leader agli occhi di Varyag e Saga!
    Il suo ego smisurato gli diceva che l'unico modo per far tornare a combattere il suo popolo era quello di dargli un capo del quale si fidassero, un Re Barbaro come quelli che venivano eletti dalle varie tribù nei tempi passati.
    -

    haaa....
    Sospiró, con un ché di delusione.
    Non siamo nelle leggende dei tempi andati, questo é il mondo reale, Ukon. Sfida l'impero e dovrai affrontare piú legioni di quante ne abbia mai immaginate. Non dimenticare che abbiamo perso perché li abbiamo sottovalutati, ed eravamo in vantaggio!
    La guerra é sempre stata una questione di inganni. Non é solo forza bruta, non é solo muscolo
    disse, battendosi forte il petto.
    E' anche testa. I re del passato erano titani, ma erano anche scaltri.
    Disse, puntando un dito alla tempia.
    Per un attimo, le idee gli diventarono lucide, la situazione aveva un senso.
    E' troppo presto, Ukon. Ti stai facendo leggere troppo bene dall'impero.
    Poi tacque. Un'idea gli stava lentamente sorgendo.
    -

    Ukon strinse i pugni e digrignò i denti. Già per natura era cocciuto e non amava le critiche. Sentirsi dire quelle cose da chi sino ad ora era stato uno spettatore passivo della realtà senza muovere muscolo poi lo stava mandando in bestia. Fu quasi sul punto di saltargli addosso, se non che Sturr, capendo la situazione, lasciò cadere il suo martello sul pavimento. Il tonfo sordo fece voltare e distrarre il pelato dai suoi rabbiosi pensieri.
    Sturr prese una sedia e si sedette lentamente, con le braccia conserte.
    Il tuo amico ha ragione Ukon. Non puoi sperare di combattere l'Impero da solo. Non avresti alcuna possibilità. Metteranno il tuo faccione appeso su tutti gli angoli della città e ti obbligheranno ad andare lontano, a rifugiarti tra le montagne, laddove tu non rappresenterai più un problema per loro. Sarai auto esiliato e non avrai modo di incidere concretamente sulla vita di questa città.
    Era stato molto pacato con quel suo vocione. Ukon sembrò calmarsi ma era evidentemente frustrato dal sapere che due varyag non avevano ammirato le sue eroiche gesta ed il suo indubbio coraggio. Si sarebbe aspettato di essere considerato da loro alla stregua di un eroe.
    Dunque cosa dovremmo fare!?
    -

    Ti servirá qualcuno con piú testa di me per prendere questa decisione.
    Disse, mentre l'idea che aveva era finalmente emersa.
    Nelle vecchie battaglie, avevamo una strategia. Comune, banale, ma fatale.
    Si ricordó alcune esperienze sul campo che erano state preziose, gli avevano cambiato completamente il modo in cui vedeva la guerra.
    Era comune vestire i panni di un avversario, per attirarlo in un'imboscata.
    Io stesso ho dovuto spendere gli ultimi mesi sotto un'altra identitá. Piú o meno.

    Disse, indicando gli abiti da monaco ancora a terra, che cominció a raccogliere. Era stata una seconda identitá, falsa, per un po', ma era anche parte del vero Einar.
    Ukon, da solo, non puó risvegliare l'intera isola. Lo stesso vale per Garreth.
    Aspettó, per vedere se Ukon aveva giá capito.
    -

    Grugnì il pelatone, come se stesse ponderando quelle parole.
    A Garreth interessava solo riappropriarsi di ciò che aveva perduto. Come tutti gli abitanti della Necropoli, non è interessato alle sorti della sua gente o del mondo in generale. Io li ho incontrati quei mezzi zombie, so come ragionano.
    Sturr, sentendo nominare la leggendaria Necropoli, quasi cadde dalla sedia, ma non osò interrompere il ragionamento. Sapeva che doveva essere già difficile per quel cervello da nocciolina fare due più due.
    Dunque mi stai dicendo che dovremmo infiltrare qualcuno tra i ranghi imperiali? E a quale scopo?
    Gli sembrava un'idea stupida ed insensata. Dal suo bifolco punto di vista, due mani in più servivano per ammazzare altri imperiali, non per giocare a fare il finto imperiale.
    -

    No, no...
    Disse, accarezzandosi la barba mentre rifletteva. Aveva senso la sua idea?
    Il tuo nemico é ovunque e in numero illimitato. Non puoi batterli finché sanno chi sei e dove sei. Devi girare il tavolo.
    Lo guardó molto seriamente, sperando che avrebbe capito.
    Uccidi Ukon Rejus. Diventa immortale.
    -

    Ukon si grattò la pelata. Sembrava un gorilla che cercava di capire come sbucciare una banana. Ma per quanto cercasse di sforzarsi, non riusciva a comprendere dove Einar volesse andare a parare.
    Eh!? Che intendi dire!? Vorresti forse farmi uccidere!?
    -

    Un po' frustrato, Einar capí che, sebbene non fosse un genio, forse aveva una marcia in piú rispetto a Ukon. E gli dei solo sapevano quanto servisse qualcuno piú sveglio di Einar stesso, per questa missione
    Mi hanno assoldato per *inscenare* un assassinio. *Insceniamo* il tuo. Poni la fine a Ukon, togliteli dalle spalle. Diventa leggenda. Cambia identitá.
    Continua a fare quello che facevi prima, spezzagli le ossa ogni volta che abbassano la guardia. Ma fallo con un nome e aspetto diverso ogni volta.

    Si avvicinó, toccando l'ascia.
    Questa, é troppo riconoscibile. Ti serviranno altre armi. Forse sto sognando, ma si puó fare.
    Disse, con un certo bagliore negli occhi.
    Immagina, il popolo crederá che ci siano molti piú guerrieri Varyag, un ritorno glorioso. Altri si uniranno alla tua identitá. In pochi anni, sará il caos.
    E quando nessuno se l'aspetta, l'Ukon delle leggende tornerá... immortale e imbattuto. Simbolo del *FUOCO* di questo paese!

    Disse, gasandosi da solo.
    Per quanto riguarda la tua carriera in arena, non so. Immagino che ti mancherá. La mia idea si ferma a questo punto. Forse qualcuno di piú saggio ti puó aiutare. Forse qualcuno a Vaygrjord potrebbe unirsi alla festa.
    -

    Ascoltò concentrato ma con diffidenza tutto quel discorso. Non era certamente gasato come il suo interlocutore, ma non gli sembrava nemmeno un'idea stupida quella proposta da Einar. Si voltò verso Sturr quasi per chiedergli cosa ne pensasse, ma quello si limitò a fare spallucce, commentando con un banale.
    Secondo me devi ascoltare il tuo amico. E' un tipo in gamba.
    Quel mulo del fabbro non era solito fare complimenti, dunque decise di dare un'opportunità a quell'idea che sembrava un misto di genio e follia. Tuttavia c'era una cosa che ad Ukon non andava proprio a genio, ossia il separarsi dalla propria ascia. Era come dire ad una madre di separarsi dal proprio figlio. Una scelta difficile, seppur passeggera.
    A proposito di asce Sturr. Non ero venuto qui solo per trovare riparo, ma anche per chiederti di portare al suo vecchio splendore questa.
    Prese un fagotto polveroso da terra e lo sbatté sul tavolo davanti al fabbro. Al suo interno vi erano i resti di una grande ascia. Erano ridotti in pessime condizioni ma il filo della lama, nonostante l'incuria ed il degrado a cui era stata esposta per secoli, era ancora tagliente. Il vecchio fabbro saltò in piedi vedendola.
    Che mi venga un accidente! Questa dove diavolo l'hai trovata!?
    Forse anche Einar avrebbe riconosciuto la Tranciadraghi. Un'arma leggendaria persa nei secoli.
    L'ho recuperata in un tempio perduto tra le vette di Vaygrjord. Pensi di riuscire a sistemarla?
    Il fabbro fulminò Ukon con lo sguardo. Sembrava essere offeso da quell'insinuazione. Senza perdere troppo tempo ricompose il fagotto e si diresse verso la fornace lasciando Einar ed Ukon da soli, non senza avergli prima dato un ultimo avvertimento.
    Sino a quando starete qui dentro, non osate toccare nulla se volete trovarvi tutte le dita al loro posto.
    Ukon si sarebbe dunque rigirato verso Einar.
    Per quanto riguarda il tuo piano... Non mi dispiacerebbe sparire per un pò. Ma mi chiedo... Quale sarà il tuo ruolo in tutto questo Einar?
    Aveva dato per scontato che Sturr avrebbe fatto la sua parte in un modo o nell'altro. Ma di Einar non sapeva ancora nulla. Quali erano le sue reali intenzioni?
    -

    Einar spalancó gli occhi, di riflesso, e si avvicinó per osservare l'ascia da vicino.
    Io tengo ancora alla mia gente. Per questo non sono interessato ad aiutare Garreth. Non c'é nulla che odio di píú dell'apatia.
    Ma la tua passione, é qualcosa che posso capire, e forse condividere.
    Non so quale sia il mio ruolo in tutto questo...

    Disse, indeciso. Il destino probabilmente avrebbe portato qualcosa nelle sue mani, ma al momento non si sentiva in grado di sostenere una ribellione da solo. Era troppo presto, ed era un suicidio.
    Tutto ció che voleva era ritrovare Diarmuid. Ma non poteva stare a guardare un fiero Varyag, mentre si faceva ammazzare dagli imperiali rendendosi un bersaglio facile. Si era sentito in dovere di intervenire.
    Gli dei lo decideranno. Ma non andró mai contro la mia gente. Che si chiamino Saga o Varyag.
    Allungó il braccio destro verso l'ascia di Ukon, lasciandolo proteso.
    Credo sia l'unico modo di provare che ti ho seccato. C'é anche il tuo sangue, é perfetto. Come spiegare dov'é finito il corpo...

    Disse, grattandosi la barba, rimuginando
    -

    Ukon diede un'ultimo sguardo alla sua fidata ascia, compagna di mille avventure, testimone di altrettante uccisioni. Fu leggermente restio a consegnarla nelle mani di qualcun altro, ma alla fine, dopo diversi istanti di esitazione, la lasciò andare, sicuro che presto un'altra ascia ancor più potente sarebbe finita in suo possesso.
    Potresti dire di avermi fatto cadere giù da un dirupo e che il mio corpo è stato poi divorato dalle onde. Credo sia piuttosto credibile. Soprattutto se imbratterai qualche scoglio di sangue.
    Ma era certo che anche solo l'ascia sarebbe bastata come segno distintivo. Dopotutto l'aveva usata molte volte in arena e gli arcani simboli intagliati nel ferro erano un elemento distintivo.
    Se dovessero sapere che mi hai ucciso, gli imperiali potrebbero metterti sulle tue tracce per avere maggiori informazioni ed assicurarsi che tu mi abbia effettivamente ammazzato.
    -

    Buona idea. Non mi troveranno facilmente. Attraverso il mare ogni sette soli, per un motivo o un altro.
    Prese l'ascia, notandone il peso immenso. Come faceva a maneggiarla come fosse una spada? Era completamente sbilanciata, per come era abituato.
    Poi la ridiede a Ukon, inaspettatamente.
    Puntó al petto, alla parte piú robusta della sua armatura.
    Dai l'ultimo colpo con la tua ascia. Qui. Scatena la tua forza. Non mi crederanno solo con un'ascia.
    Disse, e aprí le braccia, tenendosi saldo e aspettando l'arrivo di uno dei colpi devastanti di Ukon. Un bel taglio nell'armatura sarebbe stato ancora piú convincente.
    -

    Guardò quell'impavido guerriero negli occhi. Non era da tutti un simile atto di coraggio. Ukon lo ringraziò con un cenno del capo, poi riprese con se la sua ascia e dopo averla caricata lo colpì con tutte le sue forze. Al centro del petto. Senza lasciare che il rimorso inebriasse la potenza dei propri muscoli.
    Sentendo quel tonfo metallico, Sturr accorse dalla stanza accanto.
    Að guðirnir séu með þér
    "Che gli dei siano con te guerriero."
    Gli disse Ukon con enorme rispetto.
    -

     
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