[FREE ROLE] Ombre dal Passato

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    Dovere e Piacere


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    Era passato un bel po' di tempo dalle ultime notizie sugli Yoruba e ancor più tempo dall'ultima volta che aveva visto Akira, Koshiro cominciava a stufarsi di quella tranquillità fasulla.

    La sua ultima impresa non si è risolta in maniera pulita e prima o poi si sarebbero fatti vivi altri membri di quel gruppo di criminali per reclamare la testa dell'ex-shinobi, inoltre chiunque fosse dietro Akira non sarebbe stato certo contento del loro fallimento e di questo passo avrebbe perso la pazienza.
    Conosceva bene cosa rischiava invischiandosi in una guerra tra due organizzazioni criminali e se la situazione si fosse risolta a favore della fazione da cui era stato assoldato non ci sarebbero stati problemi, purtroppo nulla era andato secondo i piani e c'era la reale possibilità di essere considerati dei disertori dall'altra banda di criminali.

    Come se non bastasse i fondi a sua disposizione non sarebbero durati per sempre e non voleva sfamarsi rubando agli altri, aveva deciso di cambiare vita; il suo buon senso gli diceva di abbandonare quella città per non metterci mai più piede: era un esperto di sopravvivenza e un cacciatore decente, avrebbe sicuramente trovato qualcosa da mangiare nelle foreste selvagge, lontano dal coltello degli assassini ingaggiati dai suoi nuovi nemici... tuttavia era stufo di lasciarsi alle spalle questioni irrisolte e doversi guardare sempre le spalle, non era più uno shinobi da molto tempo e voleva godersi quella libertà il più a lungo possibile: se avesse abbandonato Florentia in quel momento sarebbe tornato a fuggire fino alla fine dei suoi giorni.

    In fondo quella città gli piaceva: un sacco di gente, belle donne, un bel po' di opportunità lavorative e l'ottimismo nell'aria lo rendevano un posto piacevole per uno come lui.
    Poteva far soldi lavorando come guardia del corpo al servizio di mercanti con problemi coi bassifondi, sfogarsi con i pugni sui suddetti abitanti dei bassifondi e spendere la sua ricompensa concedendosi qualche lusso e nel mentre ottenere qualche informazione sui malavitosi del luogo. Poteva abituarsi a quella vita movimentata e trasferirsi lì definitivamente, magari fare il salto di qualità e arruolarsi in qualche gilda, ottenendo incarichi un tantino più entusiasmanti e remunerativi: i marinai provenienti da ogni parte di Kalendor narravano di draghi e creature sovrannaturali dalle abilità più disparate in attesa di essere sfidate... mentre lui era costretto a fare da balia a qualche grassone.

    Sigh...

    Tante opportunità mancate per colpa di quel pazzo di Akira.

    Fortunatamente per Koshiro il suo ultimo cliente aveva una vita movimentata e non aveva nemmeno il tempo di annoiarsi: si trattava di un politicante sulla sessantina che si faceva chiamare il "Baronetto"; nel corso della sua vita era riuscito ad avere il controllo di mezza città, per poi cadere in disgrazia a causa del tradimento dei suoi alleati e inimicandosi l'altra metà della metropoli. Lo stesso Koshiro rimase stupito dalla quantità di sgherri, assassini e perfino comuni cittadini intenzionati a fare la pelle al suo protetto, chiedendosi come fosse riuscito a sopravvivere in quel posto prima del suo ingaggio.
    Fortunatamente per lui aveva ancora un sacco di grana e, oltre al miglior spadaccino del circondario, poteva permettersi tutti i lussi disponibili a Florentia: stanze di lusso, banchetti deliziosi e la compagnia delle prostitute migliori della città... e dovendo seguirlo ovunque andasse, anche Koshiro poteva godere di quei lussi.

    Quella sera non faceva eccezione.
    Non erano ancora apparse le stelle in cielo e il sole era appena tramontato, ma il Baronetto tratteneva a stento il desiderio nell'entrare nel bordello migliore di Florentia.

    Come fa ad essere così interessato alle donne a quest'età con tutti questi nemici?

    Ho sistemato un tagliagole appena un'ora fa e non si è preoccupato nemmeno per un'istante della sua vita.


    Era la prima volta che entrava in quel posto e da subito gli aveva fatto una buona impressione, per chiunque non sapesse che si trattasse di un bordello poteva pensare si trattasse di un palazzo di una principessa, l'attenzione per i dettagli era maniacale e le ragazze erano fin troppo ben educate per un luogo di piacere.

    Anche stasera dovrò guardare questo vecchio mentre si diverte... Sigh.

    Il contratto stipulato da Koshiro gli imponeva di non allontanarsi troppo e doveva rimanere allerta anche mentre il suo cliente scopava... per sua fortuna non doveva assistere alla scena, ma da dietro la porta poteva sentire i gemiti durante l'atto e a stento riusciva a trattenere le risate nonostante il suo addestramento ninja. Purtroppo non lo potevano preparare a tutto.
    Scacciò quei pensieri disgustosi dalla mente, non era ancora arrivato il tempo di quel patetico spettacolo, per adesso lo spadaccino poteva rifarsi gli occhi con le curve sinuose e i bei faccini delle ragazze. Per l'abbigliamento sfoggiato (camicia e pantaloni eleganti) poteva passare per un cliente... ma il machete fissato al lato della coscia era un biglietto da visita decisamente chiaro per quale motivo fosse lì, sempre se non gliel'avesse confiscato qualcuno prima di entrare: se fosse accaduto, non avrebbe fatto storie e consegnato l'arma a chi di dovere, dopotutto era abituato a combattere anche disarmato.




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    Eas era uscita per svolgere delle faccende personali, così l’attività era stata momentaneamente affidata a Polly e alle altre ragazze. Erano perfettamente in grado di badare a loro stesse e di gestire il locale. Eas aveva grande fiducia in loro, soprattutto in Polly, ragazza con la quale anche Shikaku aveva un feeling particolare. Con lei aveva stretto più rapporti (non solo a parole) che con tutte le altre messe assieme. Tuttavia, nonostante fosse stato rassicurato da Eas in persona, Shikaku si sentiva responsabile per quelle ragazze. Dopotutto loro si erano prese cura della sua persona quando circa due anni fa arrivò spaesato e con addosso solo degli stracci rattoppati. Tutt’ora continuavano a riempirlo di attenzioni. Eas infatti gli aveva dato un alloggio stabile e lo aveva aiutato dal punto di vista psicologico: ora non aveva più paura di camminare per strada con il timore di venire riconosciuto ne aveva quegli orrendi incubi che per anni lo avevano tormentato. Non aveva più nemmeno istinti suicidi. Aveva riacquistato sicurezza e spensieratezza. Doveva tutto ad Eas e a quelle ragazze.

    Che bizzarro paradosso che è la vita. Chi mai avrebbe pensato di ritrovare l’equilibrio personale in un posto come questo. Un posto che anni fa avrei ripudiato.

    Un posto che lui ora considerava la sua casa. Rimuginava davanti al camino spento, stando seduto da solo in un angolo del locale. Da lì poteva osservare tutta la sala ed il bancone del bar senza dare nell’occhio: la privacy per i clienti era un requisito fondamentale. Ma a dire il vero c’era ben poco da osservare. Chiunque venisse in quel luogo lo faceva solo per intrattenersi con belle fanciulle, non certo per creare problemi, anche perché gli uomini che potevano permettersi quel tipo di compagnia solitamente erano signori con lavori stabili e ben remunerati. Alcuni di loro erano persino sposati. Doveva ancora abituarsi a vedere ragazze così giovani concedersi a innumerevoli uomini con il doppio della loro età, ma aveva imparato ad accantonare i giudizi e ad accettare solo la funzionalità della prestazione. Per questo guardava il meno possibile e solo con la coda degli occhi, stando per lo più con la testa china a fissare il camino, avvolto nei propri pensieri. Le ragazze erano troppo impegnate a spennare i clienti e i clienti troppo impegnati a gongolare per accorgersi di lui. Qualche volta si alzava per farsi riempire d’acqua il bicchiere al bancone e qualche volta passava da Polly per assicurarsi che non avesse bisogno di nulla. Polly per la serata sarebbe rimasta ad accogliere i clienti all’ingresso.

    Le chiedo gentilmente di lasciare qui in custodia la sua arma signore. Le assicuro che non ne avrà bisogno. Questo è un luogo di piacere, troverà solo fanciulle indifese dentro la sala.

    Con estrema gentilezza ed un caldo sorriso Polly aveva invitato l’uomo a lasciare il suo machete alla reception. I suoi occhioni azzurri che brillavano sulla candida pelle contornata dai lunghi capelli corvini avrebbero fatto il resto. Per non parlare dei suoi vestiti succinti.

    Ah Shikaku, arrivi giusto in tempo! Ci pensi tu a questo?

    Le disse indicando la mannaia che l’uomo aveva posato sul bancone all’entrata. Dopo aver squadrato da testa a piede i due nuovi arrivati per assicurarsi che non avessero altri di quegli arnesi, si limitò ad un cenno affermativo verso Polly. Depositò la mannaia con cura nello sgabuzzino alle loro spalle e poi tornò seduto nella sala.

    Questa era stata la scena maggiormente degna di nota sino a quel momento. Per il resto la serata stava procedendo in maniera tranquilla. Shikaku aveva riservato un paio di sguardi proprio all’uomo che aveva lasciato l’arma all’ingresso, l’unico che oltre a lui, a differenza di tutti gli altri uomini del locale, non sembrava essere interessato alle ragazze. Accompagnava un grassone che se la faceva con la Madaline, ragazza famosa per vestirsi e atteggiarsi da bambina. Valle a capire le perversioni di certa gente. Meglio pensare ad altro.

    Chissà se portare con me Eas ad Arcana per incontrare quello svitato di Subuza è la cosa giusta da fare. Forse dovrei lasciar perdere. In fondo mi trovo così bene qui.

    Quale uomo non si sarebbe trovato bene in un harem circondato da ragazze. Tuttavia negli ultimi mesi era cresciuta in lui l’esigenza di partire e di trovare un nuovo posto nel nuovo mondo. Non poteva dipendere da Eas e approfittare della sua benevolenza per tutta la vita. Lei sarebbe stata felicissima di continuare a tenerlo con se e lui altrettanto felice di restare con lei, anzi con loro. Ma sentiva che il tempo di ritirarsi a vita privata era ancora lontano per lui o forse non era proprio nella sua indole.

    ***

    Improvvisamente le sue riflessioni furono interrotte dalle risate un po' troppo fragorose di un uomo di mezz’età. I suoi schiamazzi sovrastavano il sensuale vociare di sottofondo che riecheggiava nel locale. Quel tipo stava allungando le mani in maniera irrispettosa e per di più era ubriaco fradicio. Shikaku avrebbe voluto riempirlo di botte ma Eas gli aveva spiegato che in quei casi bastava accompagnare gli interessati alla porta senza bisogno di dare spettacolo. I clienti, anche quelli più viscidi, erano pur sempre clienti e la reputazione in quel lavoro era tutto. Le aveva promesso di attenersi al protocollo, limitandosi a scortare l’omaccione fuori dal locale. Solo un paio di volte, davanti ai suoi rifiuti, fu costretto a strattonarlo per spingerlo fuori. Probabilmente dopo quell'intervento tutti i presenti, per lo meno quelli non distratti dalle ragazze, lo avrebbero notato ed avrebbero compreso che nonostante fosse vestito da cliente qualunque, era in realtà un buttafuori del locale. Koshiro avrebbe potuto ritrovare una certa somiglianza nelle loro professioni.

    Parlando proprio di Koshiro, egli fu costretto a seguire il suo protetto al piano superiore e ad attendere davanti alla porta che sbrigasse i suoi porci comodi. Stando nel corridoio avrebbe assistito al passaggio di altri clienti con altre prostitute del locale mentre si dirigevano alle rispettive camere. Da una di queste porte sarebbe fuoriuscita una giovane donna fresca di trucco. Il suo soprannome era la "Focosa" per via dei suoi rossi capelli, delle sue curve prorompenti e delle sue labbra carnose.

    Che ci fai qui solo soletto tesoro?

    Le disse avvicinandosi disinibita mentre gli passava l'indice sul petto e si avvicinava alle sue labbra.

    Non si può stare qui al piano superiore senza essere accompagnati da una ragazza. Ma se vuoi puoi venire nella mia stanza, ti assicuro che non te ne pentirai. Ti farò passare l'ora di piacere più intenso della tua vita per soli 100 pezzi.

    Ed avrebbe cominciato a strusciarsi contro Koshiro, mettendolo quasi con le spalle al muro.
    Prendere o lasciare.




     
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    Dovere...


    Consegnò immediatamente l'arma, neanche gli avessero punto un moschetto alla testa, consegnandola alla ragazza dagli occhi blu e rimanendo a fissarla a lungo... talmente a lungo da sembrare un maniaco, ma tra tutte le ragazze viste fin'ora, lei era una spanna sopra le altre.

    Avrei voluto consegnargli un'altra arma...

    Poco male, Koshiro aveva ancora le sue protezioni nascoste sotto le maniche, ma sperava di non essere costretto ad usarle in quel luogo, già quel magnifico luogo di piaceri: tutto era al posto giusto, le ragazze erano deliziose (non solo nell'aspetto) e l'atmosfera era rilassante.
    Si fermò più volte attirato dagli sguardi ammiccanti delle bellezze in giro per il locale, al punto dal essere spinto a forza dal Baronetto che doveva "tenere d'occhio".

    Ehi ehi! Non ti pago per tenere gli occhi sulle prostitute, ma su di me.

    Sussurrò in tono aspro allo spadaccino, mentre lo colpiva al fianco con il gomito per farlo riprendere dall'estasi. Si riprese in tempo per ascoltare le parole della mora alla reception mentre parlava con il buttafuori del locale e subito quel nome fece scattare una campanella di allarme nei ricordi dell'ex-shinobi.

    Non può essere...

    Si voltò di scatto con sguardo serio, come se dovesse combattere, squadrando qualunque uomo avesse in mano la sua arma e... rimase deluso: aveva di fronte un uomo ben piazzato, ma davanti ai suoi occhi non c'era Shikaku che conosceva.

    Gli somiglia vagamente, ma non è di certo quell'uomo... Shikaku è morto durante l'assedio da parte dell'Impero, non può essere resuscitato e assunto da un bordello per fare il buttafuori!

    Si mise ridere per aver formulato un pensiero così stupido, precedendo il suo datore di lavoro all'interno del salotto.

    Smettila di sbavare addosso alle ragazze e rimani concentrato, se mi fanno del male non avrai più un soldo.

    Stia tranquillo 'onorevole', sto solo facendo finta di abbassare la guardia per indurre possibili assalitori a svelarsi subito ed evitare interruzioni sul più bello.

    Il Baronetto sembrò cascare nella frottola e tranquillizzarsi, era sempre stato bravo a convincere le persone con quella sua faccia seria da serial killer; in realtà stentava a mantenere il contegno in quell'ambiente e doveva continuare a guardarsi attorno per evitare di imbambolarsi.

    Diamine! Ovunque mi giri c'è una ragazza mezza nuda, di questo passo mi verrà il torcicollo.

    Nel frattempo il vecchio era stato raggiunto e abbracciato da una ragazzina, a giudicare dai suoi lineamenti e vestiario: gli aveva parlato di lei, durante il tempo libero, si chiamava Madaline e dal suo tono di voce sembrava completamente cotto di lei. Fortunatamente quel tipo di fascino adolescenziale non faceva effetto su Koshiro e poteva tenere d'occhio il suo cliente senza perdere la concentrazione.

    Vi risparmio le lusinghe e le dolci parole scambiate tra la ragazzina e il Baronetto, durante quei discorsi persino un veterano di guerra come Koshiro riuscì a sentirsi a disagio, ebbe un momento di tregua quando il buttafuori del locale "invitò gentilmente" un ubriacone troppo molesto ad andarsene.

    Che professionalità. Chissà com'è lavorare qui dentro? ... impazzirei dopo mezza giornata.

    Non ci voleva un genio a capire che l'indole dello spadaccino gli impediva di lavorare in un luogo del genere, non solo per via delle innumerevoli distrazioni ad ogni angolo (prima o poi ci avrebbe fatto l'abitudine anche lui)... a lui piaceva menare le mani e con le regole imposte ai buttafuori da un luogo di prima classe come quello non sarebbe durato un giorno.

    Ha bei muscoli e sa mantenere il sangue freddo, forse anche questo 'Shikaku' è un lottatore di prima classe, magari nel tempo libero riuscirò a confrontarmi anche con lui.

    Tutta questa attenzione rivolta nei confronti del biondo era un modo per evitare di guardare le ragazze e farsi travolgere da pensieri perversi. Di sicuro ci sarebbe tornato in quel locale, quando se lo sarebbe potuto permettere...

    ...



    In qualche modo Koshiro riuscì a mantenere la sanità mentale finché quei piccioncini decisero di arrivare al sodo; l'ometto salì le scale al piano superiore con sotto braccio Madeline, aveva un sorriso che attraversava l'intero viso da un orecchio all'altro, mentre la ragazza sfoggiava il classico finto sorriso di circostanza.

    Deve essere dura fingere interesse ogni sera.

    I due si appartarono nella camera, mentre come di consueto lo spadaccino aspettava di fuori, almeno in quel momento poteva rilassarsi e godersi l'atmosfera anche lui, l'unica via d'accesso alla camera la porta a cui faceva la guardia, non c'era nessuna possibilità che potesse entrare un estraneo a meno che non aprisse un buco nel muro o gli passasse letteralmente attraverso... l'altra alternativa era metterlo fuori combattimento.

    Ma questo è impossibil...

    Per un attimo gli occhi rischiarono di uscir fuori dalle orbite alla vista di una maggiorata dai capelli rossi; la ragazza come un felino si avvicinò a Koshiro fino ad arrivare a contatto col suo corpo e provocandolo sia con i gesti che con le parole.
    Nonostante la sorpresa iniziale, non era così facile conquistare Koshiro: il suo viso tornò serio ed accennò un sorriso compiaciuto nei confronti della "focosa".

    Apprezzo l'entusiasmo signorina, ma anch'io sto lavorando stanotte. Sono una guardia del corpo e devo seguire il mio cliente in ogni suo spostamento...

    Rispose in maniera cordiale, spiegando la sua situazione, ma con un tono leggermente frustrato.

    ... normalmente non farei attendere un'affascinante donzella come te, purtroppo la nostra notte di passione dovrà essere rimandata.

    Invece di lasciarsi spingere contro il muro, avvicinò il suo viso a quello della donna, premendo allo stesso tempo i suoi pettorali contro il seno della rossa e sussurrandogli all'orecchio.

    La prossima volta facciamo gratis e farò divertire anche te.

    Di solito non era così tirchio con le prostitute, ma voleva testare la risolutezza di quella donna... sia mai Koshiro riuscisse ad ottenere un rapporto con quella donna senza dover pagare.

    ...



    Nel frattempo una nebbia innaturale proveniente dal mare avrebbe avvolto il locale e le altre abitazioni vicine, riducendo la visibilità quasi a zero e arrivando perfino alle finestre dei piani superiori.




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    « Dunque sei un uomo tutto d'un pezzo. »
    Rispose con fare divertita sentendo l'obiezione: non si poteva biasimare per averci provato, soprattutto considerando che quello per lei era il posto di lavoro e che per quanto magari ad occhi altrui non fosse dei migliori, sempre un impiego con il quale procurarsi da vivere si trattava. Era una bella serata nonostante tutto al Silenzio (questo era il nome del locale dove Koshiro si trovava adesso) e le persone erano davvero vivaci nel piccolo salone di ristoro situato di fianco all'ingresso, quello dal quale quell'ubriacone poco prima era stato buttato fuori con una certa semplicità ed avvezzità. Da quando Shikaku si era portato a vivere in quel posto sotto le più profonde grazie della padrona, l'atmosfera si era davvero rilassata perché non era mai stato facile essere quasi sprovviste di una figura maschile che potesse dar loro sicurezza: ogni ragazza in qualche modo sapeva badare a sé stessa ma se non ci fosse stata la seria evenienza di un po' di aiuto, le difficoltà sarebbero state molteplici e soprattutto quasi insormontabili.
    Polly sapeva il fatto suo, la proprietaria non ne parliamo ma non davano lo stesso senso di protezione e sicurezza che potevano dare dei muscoli un po' più voluminosi...almeno agli occhi di quelle che effettivamente non avevano la possibilità di potersi difendere da sole. Forse il loro modo di proteggersi era cercare di far uscire quel fascino che nonostante il luogo sapevano di avere, in fondo era la prima cosa che la loro datrice di lavoro aveva insegnato prima di qualsiasi primo servizio in assoluto: cercate di apparire.
    L'aspetto, in questo locale, era davvero tutto.
    « E' un peccato che tu non l'abbia potuto dimostrare, caro. »
    Un piccolo ma voluto colpo d'anca all'uomo che aveva rifiutato di approfittare dei servizi che si offrivano nel posto, una piccola pacca con il palmo della mano sulla bocca dello stomaco ed il contatto era svanito praticamente in un attimo. Con la stessa rapidità con il quale si era creato, di quella donna ormai rimaneva solo il lontano calore e quell'alone di profumo che aveva fatto sentire il più possibile. Passi lenti e misurati, la ragazza incrociò le braccia sotto il seno picchettandosi l'indice sul labbro. « Rimane però un piccolo, piccolo problema. »
    E no, non erano i nemmeno troppo pacati gemiti che provenivano dalla porta dietro Koshiro che davano dimostrazione del fatto che qualsiasi tipo di attività fosse ormai iniziata. Un'occhiata esaminatrice, l'indice che sul labbro si ferma: non è un tono di scherno, è un tono normale di chi sta seriamente esponendo un problema. « Non stavo scherzando nel dire che da soli, qui, non si può sostare. La stanza qui dietro sarebbe vuota, ma a quanto pare ti mancano anche i "mezzi" per metterti alla prova. Il punto è che- » « Lascia stare, Janice. »

    WZD2bOz

    Puro ed assoluto bianco.
    Un raggio di luna, la coda di una cometa. Era quanto di meno comune si potesse trovare in questo posto: aveva tutto di diverso, soprattutto l'aria. Attorno a sé non aleggiava l'atmosfera di chi cercava, di chi girava ed avvicinava ma al contrario era quasi fatta per attrarre senza quasi nemmeno farlo apposta: il Silenzio era un covo di farfalle che si svegliavano la notte e cercavano una luce da seguire e che le potesse intrattenere per qualche ora, la ragazza che stava scendendo dalle scale non era altri che il fiore da cui queste si nutrivano ed attorno al quale avevano letteralmente fatto il loro nido. La prima cosa che veniva quasi spontanea da dire sulla persona che stava scendendo le scale era che non appartenesse a questo posto, era qualcosa di diverso.
    Leggera, nemmeno si era sentita arrivare o scendere le scale.
    Il lungo vestito bianco che cadeva poco oltre il ginocchio adornato sul termine da qualche ornamento dorato - ripetuto anche in quella lieve ma per niente volgare scollatura -, i guanti di seta bianchi così come gli stivali, i capelli ancora bianchi che non si muovevano nemmeno a camminare. Era...abbagliante. Ed in quel bagliore solo il rosso infernale dei suoi occhi faceva da debole contrasto consapevole di non poter far niente e di aver già perso in partenza.
    « Lady Eas. » La rossa, Janice era stata chiamata, fece un piccolo inchino nei confronti della bianca che aveva appena finito di scendere le scale proveniendo dal piano superiore mostrando tutto il rispetto possibile. « Il signore è con il Baronetto, non rendiamogli la vita difficile e lasciamogli fare il suo lavoro. » Si voltò verso Koshiro, mostrandogli un piccolo sorriso. « Vi ho visti arrivare. » Come se dovesse spiegare perché sapeva che fosse con lui. Tornò con lo sguardo subito dopo alla rossa, riprendendo a parlarle. « Ci penso io a parlare con le altre, tranquilla. » « Come desidera. » « Bene. In ogni caso sto cercando Shikaku, avrei bisogno di parlargli un attimo: sai dove posso trovarlo? » « Shikaku? »
    La ragazza ci pensò qualche istante, facendo mente locale. « Ho sentito Nia parlare di un ubriacone buttato fuori, penso sia stato lui. » « Davvero? E' riuscito a farlo senza fare confusione? » La bianca, Eas, ne sembrava davvero sorpresa. « Così pare. » « Sono a dir poco sorpresa, sta imparando in fretta. » « Lo siamo state un po' tutte, ecco perché la notizia è girata così in fretta. » « Lo credo bene. Vado a controllare in taverna, grazie tesoro e... » Prima di andarsene, o almeno provarci, tornò ad osservare con il rosso dei suoi occhi la figura di Koshiro qualche istante che, nolente, aveva dovuto assistere a questo scambio di battute avvenutogli di fronte. « Senti se ha bisogno di qualcosa cui possiamo provvedere in qualche modo, fosse anche solo una sedia. »
    Con un cenno del capo l'avrebbe salutato, intenzionata a dirigersi al piano di sotto se non avesse subito una qualsiasi interruzione.




    Edited by Ð. × Ace - 23/5/2020, 00:00
     
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    Eas


    Era facile catturare l'attenzione di Koshiro, ma non così facile sedurlo come sembrava; c'era una netta differenza tra lui ed i clienti abituali del locale e non stava solo nell'aspetto fisico.
    L'ex-shinobi si rese conto di essere stato un tantino rude con quella proposta, dopotutto per lei quello era un lavoro e chiedendogli una prestazione gratuita l'aveva offesa. La donna per risposta lo punzecchiò, per poi allontanarlo con la mano, interrompendo in un attimo il contatto tra loro e rifilandogli il classico due di picche.

    Beh è stato bello finché è durato.

    Tuttavia la ragazza invece di andarsene, assunse un'altra posa provocante e spiegò che i clienti non potevano rimanere al piano superiore senza la compagnia di una ragazza del locale, lasciando intendere che i clienti al verde non gli servivano a nulla. Lo spadaccino (senza spada attualmente) stava per spiegare le sue motivazioni alla ragazza, quando ne intervenne una seconda.

    Quest'ultima aveva un'aria diversa dalle altre, come se non appartenesse a quel luogo; persino il suo abbigliamento, nonostante mettesse il risalto le sue curve non era quello di una prostituta, ma di una nobildonna. Koshiro rimase abbagliato da quella ragazza, assistendo alla conversazione senza proferir parola.

    Quei capelli bianchi, quei lineamenti, mi sono familiari... dove li ho già visti?

    Stentava a ricordare, sembrava passata un'era, eppure era convinto di conoscerla.

    L'ha chiamata Lady Eas... non può essere!

    Riuscì a mantenere un'espressione neutra in viso, nonostante lo stupore, per lui era come aver visto un fantasma. Aspettò che la ragazza dai capelli rossi si allontanasse e li lasciasse soli, rimaneva sempre un'informazione da non sventolar ai quattro venti.

    Non si preoccupi, sto bene così... mi spiace per aver creato disturbo alle ragazze con la mia presenza, purtroppo il mio cliente è molto esigente e sono costretto a seguirlo ovunque.

    Cercò di apparire il più rispettoso possibile nelle sue parole, stava pur sempre parlando con la padrona di casa e gli aveva appena fatto un favore.
    L'ex-shinobi era indeciso sul da farsi: da una parte era felice di vedere che qualcun'altro ce l'aveva fatta, dall'altra pensava ci fosse qualcosa che non quadrava...

    Potrebbe essere una trappola imperiale? ... Impossibile, Eas non ha partecipato alla guerra e non potevano in nessun modo risalire alle sue origini.

    Stentava ancora a credere ai suoi occhi e per la prima volta dopo molto tempo provava timidezza nel parlare apertamente ad una ragazza: avrebbe voluto rivelarsi immediatamente, ma non voleva sembrare un maniaco o, peggio, una spia. Non sapeva cosa aveva passato la ragazza in questi anni e quel luogo non lasciava presagire una vita facile.
    Aveva senso disturbarla solamente per rivangare il passato? Dopotutto nemmeno c'era un legame tra loro due, si erano scambiati al massimo qualche occhiata tra le strade del villaggio e le sue poche informazioni su quella donna provenivano da pettegolezzi, molti di questi non erano incoraggianti.

    Eas odiava il suo clan perchè non gli permettevano di vivere come preferiva e alla sua famiglia non andava a genio il suo spirito ribelle, al punto che suo fratello aveva tentato di assassinarla solo per orgoglio, ma a morire invece fu lui... insomma presentarmi come un membro del suo stesso clan non è il miglior biglietto da visita.

    Non l'avrebbe certo attaccato a vista, ma non sarebbe più stato il benvenuto in quel locale... almeno era ciò che credeva Koshiro.




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    Sul suo viso indifferente ed avvolto tra mille pensieri si dipinse immediatamente un’espressione felice quanto sorpresa. La riconobbe subito: il prezioso vestito bianco, l’eleganza nel portamento e soprattutto la luminosa bellezza. Eas era semplicemente raggiante. Si alzò ed andò subito verso di lei come un cagnolino che scodinzola quando vede il proprio padrone. Non avrebbe permesso a nessun altro di precederlo. Giunto ai piedi della scalinata, facendo un leggero inchino, le porse la mano per aiutarla a scendere gli ultimi gradini.

    Madame.

    Dopo averle offerto un baciamano che era sicuro non avrebbe rifiutato, cercò subito il suo sguardo. La sua bocca era contorta per cercare di trattenere una leggera risata. La verità era che, nonostante la reverenza che le mostrava davanti a tutti, c’era molta più confidenza tra loro due di quanto Shikaku volesse far trapelare. A volte lui si divertiva ad esagerare per prenderla un po' in giro. Ma lo faceva in maniera buona e l’importante era gli altri non se ne accorgessero. Mai avrebbe osato sminuire la sua autorità di fronte alle sue ragazze e soprattutto ai clienti. Lei era la padrona pertanto comportarsi da galantuomo nei suoi confronti era un dovere. E poi in generale lui era un cavaliere con le donne o almeno cercava di esserlo.

    Credevo fossi ancora fuori. Da quando sei tornata? Non ti ho vista arrivare.

    Le stava anche per chiedere da dove fosse passata, ma subito si ricordò della porta sul retro. Probabilmente quella era la risposta. Solitamente, quando Eas scendeva nella sala, lui se ne tornava nella sua camera ai piani superiori oppure si spostava all’ingresso o andava ad imboscarsi da qualche parte. Certe volte usciva e andava a farsi una passeggiata. Le ragazze erano al sicuro con Eas nei paraggi ma la verità era che lui odiava vederla intrattenere conversazioni con altri uomini. Per lui Eas era la sua perla, l’ancora che lo aveva salvato da un pozzo di commiserazione. Non le aveva mai chiesto esplicitamente di smettere di fare quello che faceva, ma aveva cercato di farglielo capire in maniera indiretta ed era sicuro che lei avesse recepito il messaggio. Da quello che aveva compreso ora si limitava a gestire le ragazze ma non sapeva se ancora si concedesse con i clienti più affezionati e preferiva non saperlo. Per questo si nascondeva. Non poteva nemmeno essere arrabbiato. Aveva costruito la sua fortuna con questo mestiere e sarebbe stato irrealistico pensare che da un momento all’altro tagliasse qualsiasi rapporto. Ma davvero sperava che si limitasse a conversare.

    Posso rubarti per qualche minuto? Devo dirti qualcosa di importante.

    Questa volta però aveva qualcosa da chiederle, qualcosa che pesava sulla sua coscienza. Facendole strada verso un divanetto appartato, l’avrebbe invitata a sedersi accanto a lui. Incrociò entrambe le mani con le sue e la guardò dritta negli occhi.

    Eas..

    Il tono era soave e pacato, il viso era fermo ed inespressivo, ma gli occhi preannunciavano una rivelazione difficile. Deglutì. Abbassò il capo. Non era facile dirle che sarebbe presto partito. Non era facile dirle che non sapeva quando sarebbe potuto tornare. Non era facile trovare le parole adatte per allontanarsi dalla sua Eas.




     
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    Almeno l'uomo nonostante fosse la guardia di quel baronetto così tanto insopportabile (un po' come tutti quelli con i soldi che entravano qui dentro che pensavano di poter far qualsiasi cosa o comportarsi in qualsiasi modo semplicemente pagando) sembrava avere un minimo di etichetta, anche se poco prima si era permesso di fare una proposta abbastanza irritante ai danni della povera Janice che dunque avrebbe dovuto cercare qualcun'altro per passare parte della serata.
    Non mi ero nemmeno soffermata a guardare l'aspetto fisico di quell'uomo, non ero per niente in vena di fare affari e da un paio d'anni a questa parte onestamente mi trovavo meglio così, a gestire la situazione senza dover scendere direttamente in pista lasciando fare tutto quanto al resto del mio stormo di farfalle: bastavano loro ed erano più che sufficienti. « Posso solo immaginare. » Gli risposi quando parlò del cliente: lo conoscevo, non era di sicuro la prima né sarebbe stata l'ultima volta che si sarebbe presentato qui ma vigeva una sorta di codice etico e professionale di riservatezza che mi impediva di dare ovviamente dei dettagli.
    Questo posto non si chiamava "Silenzio" per caso ed avevo scelto quel nome apposta: ciò che entrava non sarebbe mai dovuto uscire di qui, in qualsiasi circostanza e nemmeno sotto ordine imperiale. Oddio forse sotto quello sì, mica volevo cacciarmi in qualche grana dopo aver passato un sacco di tempo nell'anonimato e nella più totale calma.
    « In ogni caso siamo a disposizione, non farà fatica a trovare qualcuno a cui chiedere in caso di bisogno: se dovessero dire qualcosa, dica pure loro che ha il mio permesso. » Feci per proseguire, però mi fermai per poi voltarmi verso l'uomo e mostrargli un sorriso tutto sommato cordiale e senza alcuna malizia: doveva essere pesante per lui star in questo posto senza potersi muovere, dunque perché non fare un bel gesto ogni tanto? « Vi farò portare qualcosa da bere, mio omaggio: giusto un pizzico di pazienza, va bene? » In fondo i "clienti" bisognava in qualche modo trattarli e lui aveva il potenziale per diventare un futuro tale. Detto ciò avevo intenzione di ritrovare Shikaku per rivelargli quel piccolo sgradevole sentore che mi percorreva la schiena, non so perché ma sentivo la necessità di dirgli di fare attenzione.

    Il fato volle che probabilmente mi venendo incontro per...non so, qualsiasi cosa e me lo ritrovai alla fine delle scale appena imboccate che mi stava aspettando. Con il passare del tempo, in questi ultimi due anni, lo avevo visto cambiare mentalità e ritrovare un bel po' di quella sicurezza che gli era mancata nei momenti in cui l'avevo trovato abbandonato come un cane in mezzo ad una strada e vederlo così disposto a rimanere con me era stato un sollievo non da poco, un piccolo grande rimedio verso quella solitudine che non mi era mai passata sapendo che tutto ciò che mi ero lasciata alle spalle era stato perso per sempre.
    E poi devo essere sincera, aveva realizzato un mio piccolo desiderio di più di dieci anni e non potevo solo che essere contenta di ciò che questo tempo mi aveva regalato. Non mi vergognavo né preoccupavo di mostrare un altro tipo di atteggiamento di fronte alle altre persone, soprattutto qui dentro: chiunque passasse poteva pensare che stessi solo trattando con un cliente, il fatto era che di clienti avevo deciso di non riceverne più da quanto quel biondo aveva messo piede qui dentro e si era mosso in un determinato modo.
    « Apprezzo il gesto, tesoro, ma non sei un po' troppo raffinato per un posto come questo? » Qualche passo avanti, mi alzai sulle punte giusto per dargli un saluto veloce sulla guancia senza lasciargli, in quel momento, la mano che mi aveva preso. Nonostante tutto ero sempre una donna alle prese con quella che era più di una cotta dal mio punto di vista.
    « Un paio d'ore, più o meno: mi sono riposata e rinfrescata prima di scendere, non volevo provare questo vestito senza essere nelle condizioni migliori. » Guardai in basso verso la veste che avevo comprato solo settimana scorsa presso un bel negozio ottenendola tutto sommato ad un prezzo ragionevole: non l'avevo mai indossato fino ad ora ma dato che c'era un po' più di vita stasera giù in taverna, avevo deciso che fosse la serata giusta prima che iniziassi ad avere degli strani brividi guardando fuori.
    Per quello avevo cercato l'unica persona qui dentro che poteva aiutarmi a dare un po' di sicurezza...ed anche sì, per ricevere un complimento che non guastava mai.
    Aveva qualcosa di cui parlarmi? A quanto pare era anche abbastanza importante ed il fatto che avesse preso il primo posto disponibile per potermelo dire significava che era qualcosa di urgente. Sono sincera, un po' mi preoccupai cercando di immaginarmi di cosa si potesse trattare ma almeno era rassicurante che non fossi io l'uomo: se la mia compagna mi avesse avvicinato con una premessa del genere, avrei pensato di aver sbagliato qualche...tempistica e di dover preparare le valige per scappare al Nord di nuovo. Non mi accomodai sul divanetto, al contrario mi piegai sulle ginocchia per sedermi con i talloni afferrandogli entrambe le mani con le mie.
    « Non è questo il posto giusto. »
    Gli dissi dandogli un paio di pacche sui dorsi delle mani, girandomi verso le scale. « Se è importante davvero, meglio andare in camera mia. » Il luogo più sicuro e riservato di tutta la struttura. Cercai di mostrare un sorriso tutto sommato rassicurato, però ecco non mi piaceva un granché quel tono che mi aveva riservato, un tono così...colpevole. « E poi ti cercavo anch'io: ho una cosa da mostrarti ma non so se sia una sensazione mia oppure no. »
    L'intenzione era appunto quella di andarsene in camera mia, in cima al terzo ed ultimo piano dove stavano la mia, quella di Shikaku stesso e di un'altra persona che in questo tempo mi aveva dato una mano con una cosa esterna che comunque tutt'ora ogni tanto mi dava qualche grattacapo. In ogni caso saremmo dovuti passare di fronte alla guardia del Baronetto che avrebbe potuto pensare che fossi con un...ah, non mi interessava per niente cosa pensava quella persona: se mi fossi curata dei pensieri altrui non sarei nemmeno uscita il giorno, per diamine.




    Si ringrazia Coralia per il layout.
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    Sei stupenda, come sempre.

    Era talmente abituato a vederla truccata e con abiti eleganti che spesso dava per scontato quanto fosse fortunato ad avere al proprio fianco una donna del genere. Ma doveva ammettere che quel vestito le donava molto.

    Questo è nuovo?

    Chiese toccandole il fianco. A dire il vero Eas aveva tanti di quei vestiti che ogni giorno gli sembrava indossasse qualcosa di mai visto prima. In ogni caso aveva ragione: la taverna non era il posto migliore per parlare, anche perché non sapeva nemmeno come avrebbe potuto reagire.

    Hai ragione, meglio andare di sopra. Le ragazze se la caveranno anche senza di noi. Però c’è il rischio che ti salti addosso una volta che la porta sarà chiusa alle nostre spalle.

    Era pur sempre un uomo che per ore si era visto sfilare davanti numerose ragazze in atteggiamenti disinibiti. Era ovvio che volesse rilasciare il testosterone accumulato con la SUA donna. Si sarebbe dunque incamminato di nuovo verso la scalinata dalla quale era appena scesa.

    Comunque di cosa si tratta?

    Eas sembrava fosse preoccupata per qualcosa.

    Non sarà mica quel tipo che si è presentato qui con un machete. Gira insieme ad un grassone che è su in camera con Madaline se non mi sbaglio. Credo sia la sua guardia del corpo.

    Solitamente i clienti che si facevano scortare avevano l’accortezza di non portare con sé armi così appariscenti. E poi, mentre l’aveva osservato, aveva avuto la sensazione che avesse un viso familiare.



     
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    Almeno aveva imparato a fare i complimenti nei momenti giusti. Mi facevano sempre piacere, soprattutto quando mi mettevo di impegno per riceverne e poi per mia fortuna abiti di questo genere mi stavano bene: l'unica cosa che avevo imparato dal mio sangue era il portamento e come indossare un vestito che non fosse fatto di stracci, la "vecchia nobiltà" per questo serviva. « Grazie, complimenti sempre apprezzati. Ma dovresti smetterla di guardarmi come una bestia in astinenza da settimane ed ascoltarmi di più, te l'ho appena detto che è nuovo. »
    Gliela misi come battuta perché onestamente lo era, Shikaku era quel tipo di persona che personalmente avevo sempre adorato punzecchiare e punzecchiare dall'alba dei tempi, cosa che avevo ripreso a fare fin da subito quando l'avevo portato qui. Cavolo se non avevo perso tempo proprio per niente in quell'occasione, almeno avevo avuto l'effetto desiderato. Aveva recuperato un bel po' di confidenza però non mi potevo di certo lamentare. Appoggiai le mani sui fianchi quando proseguì con il discorso, va bene che ero ovviamente uno splendore ma così mi dimostrava un po' poca serietà: piegai la testa ed assunsi un po' l'aria da rimprovero, muovendogli una piccola obiezione.
    « Non avevi detto che avevi bisogno di parlarmi? Inoltre ho qualcosa da dirti anch'io, dunque tieni ben saldi i pantaloni al momento e fai la persona seria. A volte penso che questo posto ti dia alla testa. »
    Ma non era una cosa solo di Shikaku, a tanti uomini questo posto dava alla testa: avevo visto soldati spendere più di metà dei loro guadagni in una singola notte qui dentro così come individui presentarsi circa dieci volte al mese per la stessa ragazza e questo per loro era sicuramente una spesa non indifferente. Chissà cosa inventavano alle compagne per venire qui oppure chissà perché decidevano di buttare via tutto questo denaro: che poi parliamoci, a me stava bene dato che alla fine incassavo tanto pure io - e credetemi che far soldi senza dover nemmeno lavorare più di tanto è una cosa fenomenale.
    E comunque a dare alla testa non era tanto il posto, era chi ci stava dentro.
    Sotto questo punto di vista ero stata brava a scegliere le persone giuste.
    « No, quella persona è apposto: conosco il suo cliente di fama, tipo impegnativo. Non farà niente di male. »
    Parlavo ovviamente della persona che se ne stava di fronte alla porta proprio al piano di sopra e che avrei reincontrato di lì a pochi secondi, dopo aver salito le scale: precedevo Shikaku nella mia salita, mani di fronte al ventre ed andatura regolare. Non avevo fretta, o magari sì spinta dalla curiosità e da quella piccola brutta sensazione però dovevo comunque mostrare di essere la proprietaria del posto ed il portamento era tutto ciò di cui avevo bisogno.
    Salutai di nuovo la guardia del corpo del baronetto con un cenno del capo ed un sorriso quando per forza di cose mi trovai a passargli davanti, procedendo verso l'ultimo piano seguita dal mio biondo accompagnatore.
    Una volta arrivati su andai diretta alla mia camera, lasciando la porta aperta in modo che fosse proprio lui a chiuderla.
    La mia destinazione era la finestra che dava sul mare, finestra che aprii senza troppi indugi. « Ecco, la vedi? » Cosa, domanderete. Cosa stavo indicando con l'indice? La nebbia fuori, molto più fitta del solito ma soprattutto---c'era. Ho vissuto abbastanza tempo ad Altilantia per capire che in questo periodo dell'anno la nebbia non dovrebbe esserci soprattutto con queste condizioni atmosferiche e la cosa mi aveva fatto venire un piccolo sospetto.
    « Se la vedi, quello è il problema: non dovrebbe esserci. Non fa né troppo freddo, né c'è troppa umidità, insomma non ci sono le condizioni e questo non mi piace: puoi tenere la guardia leggermente più alta, per favore? »
    Magari ero solo paranoica, magari avevo un po' troppa paura in generale ora che sentivo di essermi stabilizzata per davvero dopo tutti questi anni ma le sensazioni sono brutte da mandar via, soprattutto quando arrivano da cose che pensi di conoscere bene. Non aggiunsi altro però perché pensavo di aver un po' paura anche di sentire quello che aveva da dirmi: se voleva davvero, il discorso l'avrebbe accennato lui.




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    La Nebbia


    Eas scese la scalinata e anche l'altra ragazza se ne tornò nella sua stanza, lasciando di nuovo Koshiro da solo a meditare sulla sua scelta.

    Ho fatto bene ad ignorarla? ... e se mi sbagliassi sul suo conto, forse non è così terribile come raccontavano.

    Non era il tipo da approcci diretti quando si trattava di rivangare il passato con una vecchia conoscenza; c'erano fin troppi dubbi, pericoli e... fraintendimenti. Nel caso di Eas era difficile sbagliarsi, ma veniva spesso tratto in inganno da un'apparenza simile e fin'ora rimanere sulle sue era stata la scelta migliore; il pericolo maggiore era incappare in qualche spione pronto a vendere informazioni in cambio di denaro e quel luogo, nonostante si chiamasse "Silenzio", poteva nascondere orecchie attente; come se non bastasse gli shinobi non erano tutti sulla stessa lunghezza d'onda e in molti non volevano avere nulla a che fare l'uno con l'altro, dopotutto se l'Impero aveva vinto quella guerra era gran parte merito delle dispute interne.

    Mentre stava ragionando sul da farsi con braccia incrociate e sguardo assorto, vide la padrona del posto e la guardia del corpo passargli davanti; rispose al sorriso di Eas con un cenno della mano, una specie di saluto militare verso i superiori, un riflesso incondizionato dai tempi in cui faceva parte della polizia del suo clan che gli sfuggì vedendo la donna camminare come una nobile... poteva essere confuso con un semplice segno di rispetto.

    I due salirono la successiva rampa di scale scomparendo poco dopo, lasciando di nuovo solo Koshiro.

    Adesso se la fa con la guardia del corpo?

    Scacciò via quei pensieri dalla mente, un'altra distrazione inutile.

    Forse vogliono solo riscrivere i termini del contratto...

    Però la curiosità si era impadronito di lui e decise di abbandonare un momento la sua postazione di guardia; in condizioni normali sarebbe rimasto lì, ma quel luogo era tranquillo e perfino un assassino si sentirebbe in imbarazzo a controllare ogni camera per trovare la sua vittima.
    Staccò la schiena dal muro e con andatura tranquilla ed aria rilassata seguì a debita distanza i due facendo attenzione a non far rumore, gli riusciva bene celare la sua presenza quando s'impegnava.
    Rimase in attesa finché non vide con la coda dell'occhio il biondo entrare e chiudere la porta, purtroppo si era perso la conversazione fino ad ora per mantenere una distanza di sicurezza, ma di certo non si sarebbe perso il resto... sempre se non l'avessero scoperto prima o qualcuno gli sbarrasse la strada.

    ...



    Nel frattempo il piano terra del locale venne invaso da quella fittissima foschia, a nulla sarebbero valsi i tentativi di impedirgli di entrare; insinuandosi innaturalmente attraverso ogni fessura dell'edificio si sarebbe fatta strada all'interno del locale partendo dal basso e salendo lentamente attraverso le scale ed entrando nelle camere dalla serratura.
    Tuttavia nessun suono avrebbe raggiunto i piani superiori: ogni persona raggiunta dalla nebbia sarebbe sprofondata in un sonno artificiale accasciandosi lentamente a terra completamente inerme.

    Eas fuori dalla finestra avrebbe notato che la nebbia era molto più fitta intorno al suo locale rispetto al resto del quartiere e volgendo lo sguardo ancora più lontano avrebbe potuto constatare l'assenza di qualsiasi lembo di bruma oltre il quartiere. Non era ancora arrivata all'ultimo piano del palazzo, ma presto avrebbe raggiunto anche quella finestra.
    Ovviamente eravate ignari del suo effetto e l'unico indizio poteva essere nel progressivo abbassamento del brusio proveniente dai piani inferiori.




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    Eas era capace di scatenargli il picco ormonale e di rimetterlo a cuccia pochi istanti dopo con estrema facilità. Era sempre stato attratto dalle donne con un carattere forte ed Eas non era seconda a nessuno in questo, era uno dei motivi per cui aveva così tanta ascendenza su di lui. Shikaku la seguì con calma ai piani superiori. Con un cenno del capo salutò anche lui la guardia. Aveva ancora la sensazione che avesse un viso familiare, ma dopotutto, dall’indomani della guerra, ovunque andasse aveva sempre avuto il timore che qualcuno potesse riconoscerlo. Era una paura che si era portato dietro per molto tempo e che Eas lo aveva aiutato a superare definitivamente solo qualche mese fa.

    Nebbia!?

    Fu sorpreso anche lui nel vederla e rimase a guardarla per qualche istante prima di allontanarsi dalla finestra.

    Non ti preoccupare, sono sicuro sia solo un fenomeno atmosferico. Giù al porto l’altro giorno ho sentito dire ai marinai che quest’anno a Vaygrjord ha fatto più freddo del solito e che le correnti d’aria fredda hanno persino raggiunto il continente.

    Non voleva sminuire le preoccupazioni di Eas ma in fondo si trattava solo di un po' di nebbia. Era sicuro che si sarebbe presto dileguata. E poi, diciamocelo chiaramente, chi mai avrebbe voluto attaccare un bordello pieno di belle fanciulle?

    Piuttosto, volevo dirti...

    Le andò vicino, le prese le mani e la guardò profondamente negli occhi.

    Ti sono grato per tutto ciò che hai fatto per me. Senza di te non ce l’avrei mai fatta da solo.

    Il cuore palpitava, era emozionato.

    Mi ricordo di quando ti conobbi la prima volta, molti anni fa. Eravamo solo dei ragazzini, così diversi da ciò che siamo ora.

    Sorrise rammaricato. Il mondo li aveva cambiati entrambi. Gli erano sempre arrivate voci sul fatto che Eas fosse solo una viziata ingrata al proprio clan e doveva ammettere che anni addietro era molto diversa, anche se non aveva mai avuto occasione di approfondire la conoscenza.

    Si sbagliavano tutti sul tuo conto: sei diventata una donna straordinaria. Una donna di cui credo di essermi innamorato.

    Era la prima volta che gli diceva una cosa del genere, in maniera così diretta. La gratitudine e la stima nei confronti di Eas si erano a poco a poco trasformati in amore ed in sentimento vero, disinteressato. Lui sapeva bene cos’era l’amore. Ne era stato distrutto e consumato. Mai avrebbe pensato di poterlo ritrovare e di poter di nuovo provare quelle sensazioni.

    Ma...

    Deglutì ed abbassò lo sguardo, corrugando il viso in un'espressione più seria. Strinse le mani di Eas.

    Ho preso una decisione. Io qui mi sento bene con te, questa è la mia casa. Ma credo di aver bisogno di trovare il mio posto nel mondo. Questo tipo di vita, per quanto appagante e tranquilla, non fa per me. Non dopo tutto quello che mi è successo. Sulle mie spalle ho ancora il peso di migliaia di persone morte. Se mi ritirassi a vita privata, ignorando tutto ciò che accade nel resto del mondo, farei un torto a tutti loro, disonorando e tradendo coloro che in passato hanno riposto la loro fiducia in me.

    Le terribili immagini della guerra gli passavano nella mente. Le urla di dolore, la disperazione di chi perdeva la propria casa ed i propri affetti.

    Se sono sopravvissuto deve esserci un motivo. E non è stando qui che troverò le mie risposte.

    Aveva tentato il suicidio molte volte, senza successo. La sua “maledizione” lo aveva sempre tenuto in vita. Eas era riuscita a fargli comprendere che la vita era un dono che doveva apprezzare, non una condanna. Nonostante si sentisse felice al fianco di Eas, voleva dare un significato più profondo alla sua esistenza, un significato che andasse oltre il mero appagamento personale.

    Ho deciso di partire.

    Tornò a guardarla negli occhi. Era deciso e non ci sarebbe stato modo per trattenerlo o per fargli cambiare idea. Era una decisione che aveva maturato nel tempo, sebbene a malincuore.

    Molto tempo fa, prima di incontrare te, incontrai Subuza Shintama. Non so se il nome ti è familiare.

    Era un nome estremamente noto all’epoca per essere un ninja tra i più temuti e spietati, nonché per essere considerato un arrivista, doppiogiochista e traditore. Sicuramente lo aveva sentito nominare.

    Ci siamo dati appuntamento a Neagora, alla prossima Fiera di Arcana. Ti prego di non provare a dissuadermi perché non è una decisione che ho maturato a cuor leggero. E ti prego anche di non provare a seguirmi.

    All'inizio avrebbe voluto chiederle di accompagnarlo, ma ragionando bene..

    Non so quando tornerò, ne cosa potrà accadermi. Sai, inizialmente volevo chiederti di venire con me, ma credo sarebbe troppo pericoloso. Il locale ha bisogno di te e io non me lo perdonerei mai se dovesse accaderti qualcosa. Sarebbe da egoista chiederti di allontanarti da ciò che hai creato con così tanta fatica.

    Che poi, non era nemmeno sicuro che lei ci tenesse a seguirlo. In ogni caso già una volta aveva perso la donna che amava, non lo avrebbe permesso una seconda volta.

    Tornerò. Questa è pur sempre la mia casa. E tu sei la mia donna.

    Era una promessa. Sul suo viso si dipinse un sorriso amaro, ma carico di emozione. Se lei non avesse opposto resistenza lui l'avrebbe abbracciata e baciata sulla fronte. Davvero non sapeva come avrebbe potuto reagire. La stanza si era fatta improvvisamente silenziosa dopo quel discorso. A dire il vero, tutto il locale era diventato un pò troppo silenzioso rispetto al solito. Ma ovviamente, emozionato com'era, non se n'era minimamente accorto.


     
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    Sospirai vedendo la sua reazione alla mia perplessità. « Ti secca così tanto dirmi che sì, farai un po' di attenzione? » Non gli avevo chiesto chissà cosa, solo di tenere la guardia un po' più alta perché continuo a pensare che un evento metereologico del genere in questa parte della stagione non dovrebbe esserci, magari anche sì ma non di quest'intensità e non mi piaceva proprio per niente.
    « I marinai una volta dicevano che qui dentro si nascondesse una sirena per giustificare le loro visite qui, non tenderei a darci troppo ascolto. » A volte dicevano di esser venuti qui ma di esser stati solo alla taverna, altre volte non lo dicevano per nascondere le loro visite ma non che la cosa fosse un mio problema, aveva smesso di esserlo giusto un paio di anni fa quando avevo trovato un cucciolo quasi zoppo e con problemi, l'avevo portato in casa mia e l'avevo rimesso a nuovo.
    Tenevo a questo posto per tante cose al punto di preoccuparmi anche solo di una nebbia, sì, perché mi aveva permesso di vivere bene e di fare qualcosa che avevo atteso per dieci anni. Sentir la mia preoccupazione sminuita in questo modo era tutto sommato...avvilente, non so se mi spiego. Forse mi preoccupavo davvero troppo? Forse stavo davvero esagerando?
    « Forse dovrò stare un po' in taverna per tenere d'occhio la situazione. »
    Magari dopo perché per l'appunto aveva qualcosa di importante da dirmi e questo in fondo era il posto migliore, tutti sapevano che il terzo piano fosse off limits e spesso chi veniva sorpreso senza permesso veniva gettato fuori dal locale senza troppi complimenti indipendentemente dal ruolo o dalla posizione sociale. Un conto era essere miei ospiti, un conto era invece intrufolarsi.

    Oh no.
    Quelle erano parole che dicevi in due occasioni: o quando volevi fare il preambolo per un grande passo, oppure quando volevi scaricare qualcuno senza farlo sentire troppo male. In quel momento volli però attendere perché non potevo capire quale fosse delle due anche se davvero avevo una brutta, bruttissima sensazione. Più continuava a parlare, più non potevo far altro che dirmi: "oh no".
    « In realtà l'unica persona diversa sei tu: ho sempre voluto fare quello che volevo e così ho fatto fino ad ora. Ho cambiato i metodi, però non me stessa. »
    Ma...
    Tirai indietro le mani mollando le sue, me lo sentivo che non poteva essere la prima opzione: figurarsi se un cucciolo ancora impaurito delle altre persone aveva la forza di fare quel passo in avanti che - però - non avrei voluto compiere nemmeno io. Chiusi gli occhi e risi amara appena, abbassando il capo. « Me lo dovevo aspettare. » Feci un passo indietro verso la finestra appoggiandomi al davanzale, sempre sguardo basso. « Non cercare di coprire di zucchero le parole e lasciami essere cinica, tra i due quella che ha provato sempre davvero qualcosa sinceramente sono io: credi di esserti innamorato di me solo perché ti ho tirato via da in mezzo ad una strada e ti ho dato qualcosa che non credevi che avresti mai più avuto. Non perché ero io in particolare, se fosse stata un'altra persona ad aver fatto quello che avevo fatto il risultato sarebbe stato sempre lo stesso. »
    Ero delusa.
    Ed arrabbiata. Arrabbiata parecchio.
    Non era abbastanza quel senso di sicurezza che gli avevo dato per tutto questo tempo? Puoi ammaestrare una tigre a stare in una gabbia, ma sempre una tigre rimarrà ed alla prima occasione cercherà di tornare a fare quello che faceva prima lasciandosi indietro persino la mano che gli aveva dato il cibo. « Non sei più a capo di un villaggio, Shikaku, ma credo di non potrò mai fartelo capire. » Quello che mi faceva più rabbia erano tutte le giustificazioni che si era fatto per cercare di andarsene da solo: sarebbe stato molto meglio se si fosse fermato al fatto che questa vita non faceva per lui e mi avrebbe dato fastidio lo stesso, significava che fino ad ora mi aveva usata solo per rimettersi in sesto e divertirsi un po' prima della prossima partenza. Mi sentivo pugnalata alla schiena di nuovo, doveva esser destino che gli uomini a cui mi affezionassi prima o poi lo facessero.
    Almeno l'altro aveva avuto il coraggio di farmelo in faccia.
    « Potrà essere la tua casa ed almeno grazie me l'hai detto, ma sai bene anche tu che la seconda cosa non è vera. Non è quello che hai pensato quando mi hai aiutata a mettermi gli occhi di mio fratello, hai pensato che avresti potuto riparlare con qualcuno ed ho ingoiato il rospo, mi andava bene allora. » Ma ora... « Appunto, allora. »
    Alzai lo sguardo finalmente ma non c'erano lacrime, quelle avevo deciso di smettere di versarle di fronte agli altri.
    C'era solo rabbia. Come dovevo sentirmi vedendo che mi stava mollando perché qui stava bene? « Ti ho trattenuto anche troppo tempo. Vattene. » Feci due passi non verso di lui, verso lo specchio per guardarmi in volto: non potevo scendere in questo stato, nonostante non mi si fosse mosso nemmeno un granello di polvere di quel trucco che mi ero messa per la serata, avevo uno sguardo orribile. Non uno di quelli che vorresti vedere in un posto come quello.
    « Vai a fare il salvatore, dato che riesce bene, incontra questo tuo amico e...non lo so! Non so cosa farete, ma vai! » Subuza, Subuza...l'avevo già sentito da qualche parte ma probabilmente era un nome dimenticato dal tempo. Chissà che legame aveva con Shikaku ma per conoscerlo doveva per forza essere...
    ...che stupida, come fai a dimenticarti di uno dei nomi che ha fatto la storia di una nazione? Mi voltai appena verso di lui, verso il biondo, senza mutare di una virgola il mio sguardo. « E digli che ho ancora l'intimo che mi ha regalato dieci anni fa ad Oto. » Sì, era un metodo abbastanza meschino il mio quello di giocarmela così. Una picca di una ragazzina viziata che un'altra volta si era sentita abbandonata.
    Avevo bisogno d'aria perché mi sentivo letteralmente andare a fuoco, per questo mi precipitai ancora verso la finestra per dargli le spalle ma forse era meglio non lo avessi fatto: non era solo una mia impressione.
    « ...abbiamo un problema. »
    Si stava concentrando, la nebbia dico: non era ancora arrivata qui in cima ma non era più bassa, stava salendo e fra non molto sarebbe arrivata anche qui. « Non era solo un'impressione, è concentrata qui. C'è qualcosa. » Chiusi la finestra il più saldo possibile, precipitandomi verso la porta senza degnare di uno sguardo Shikaku.
    Probabilmente avrei avuto bisogno di lui, davvero, ma non me la sentivo nemmeno di guardarlo.
    Tanto di lì a poco sarebbe sparito, tanto valeva iniziassi a fare ciò che dovevo per i fatti miei. Dovevo scendere e controllare cosa stesse succedendo.
    « »




    Si ringrazia Coralia per il layout.
    Vietata la copia, anche quella parziale.
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    Rabbia


    La coppietta non si accorse del pedinamento a distanza di Koshiro e nessun estraneo/a l'aveva intercettato, probabilmente tutti erano troppo occupati nelle camere da letto per badare a lui; una volta entrati appoggiò appena l'orecchio alla porta per origliare la conversazione. L'ex-shinobi contava di scoprire qualcosa in più sull'identità di quello "shikaku" e non per farsi quattro risate alle spalle di Eas: il biondo aveva attirato la sua attenzione, dopotutto se era l'unico buttafuori del locale doveva valere pur qualcosa; non che i problemi si presentassero a orde in posti del genere, ma qualche cliente problematico con abilità "fuori dal comune" poteva creare un bel po' di scompiglio e sarebbe stato difficile da gestire per un singolo buttafuori... a meno che quest'ultimo non possedesse abilità straordinarie.

    Si mettono a parlare del meteo? Che delusione...

    Il primo scambio di battute non era molto interessante, ma sembravano molto in confidenza, come sospettava Koshiro non c'era semplicemente un rapporto formale tra quei due. Qualunque dubbio a riguardo sarebbe stato spazzato via dalle seguenti rivelazioni del buttafuori...

    Un momento... come molti anni fa? Non ha senso, se si conoscono da quando erano ragazzini vuol dire che quel ragazzo è del villaggio.

    Le seguenti affermazioni gelarono letteralmente il sangue a Koshiro, paralizzandolo sul posto.

    N-non è possibile, devo aver capito male, non può essere il vero Shikaku... è morto nell'assedio, nessuno poteva sopravvivere ad una battaglia del genere. Deve essere qualcun altro...

    In quel momento non gli importava di Arcana o Subuza, ma si stava concentrando su "le migliaia di morti sulle mie spalle"; l'ex-shinobi perse la sua compostezza e solamente a causa della rigidità dei suoi muscoli rimase perfettamente dov'era. Continuava a rimuginare su quelle parole, come se tutto il resto non avesse importanza, il suo cervello era occupato a creare ipotesi e immediatamente confutarle per accorgersi del resto.

    Non ho mai preso in considerazione l'idea che potesse essere ancora vivo, insomma si sarebbe unito ai superstiti per guidarli in quel periodo difficile invece di sparire, avevan... avevamo bisogno di lui!

    Le successive parole di Eas confermarono l'identità del buttafuori. Koshiro smise di scervellarsi e tornò freddo come al solito, formulando un pensiero terribile, ma si trattava dell'unica spiegazione plausibile.

    ... a meno che non sia scappato, abbandonando il villaggio e tutti i suoi abitanti a morte certa.

    Quell'idea lo disgustava profondamente e non si sarebbe mai immaginato una reazione del genere dalla loro guida; era conscio che in guerra la tempra dei guerrieri veniva messa alla prova duramente e in molti ne uscivano distrutti, lo stesso Koshiro aveva quasi perso la ragione in quella spirale di violenza cercando disperatamente di sconfiggere un nemico invincibile.
    Strinse i pugni ripensando alle sofferenze patite in quegli anni, le innumerevoli vite spezzate davanti ai suoi occhi con la facilità con cui si rompeva un ramoscello secco, i momenti in cui voleva credere che tutto quello era solo un interminabile incubo dannatamente realistico... e solo ora veniva a scoprire che l'Hokage li aveva abbandonati per salvarsi la pelle come un soldato qualunque.

    Se fosse stato esterno alla faccenda non lo avrebbe biasimato, ma avendo vissuto la guerra in prima persona e combattuto fino alla fine per l'ideale di cui Shikaku si faceva garante, non riusciva ad accettare la sua codardia. Koshiro sentiva montare dentro di se una rabbia che non provava da molto tempo, erano passati anni dall'ultima volta che si era abbandonato a quella sensazione.

    Mi prendi per il culo...

    Il tono era basso, ma poteva essere udito tranquillamente anche dietro la porta. Mentre pronunciava quelle parole Koshiro caricò un pugno con tutta la potenza in grado di sprigionare dal suo corpo, scaricando tutta la sua forza contro la porta, scardinandola e scagliandola dall'altra parte della stanza.

    ... schifoso CODARDO!

    Le ultime parole urlate in preda all'ira sarebbe riecheggiate per l'intero locale, sovrastando qualsiasi altro rumore per un breve istante e trascinandosi dietro un lungo silenzio.

    Ti sei andato a nascondere in un bordello invece di proteggere la tua gente fino alla fine!

    Sapeva di aver appena dichiarato guerra ai due shinobi più forti della sua ex-patria e non aveva con se nemmeno la sua arma (non che potesse fare la differenza in quella situazione) : le possibilità di sopravvivere in uno scontro erano pari a zero, ma stavolta se ne infischiava delle conseguenze ed agiva puramente d'istinto. Si scagliò contro Shikaku senza troppi complimenti, sferrandogli un pugno al volto con la stessa forza del precedente, disinteressandosi completamente della padrona del luogo.
    Adesso toccava a Shikaku ed Eas il difficile compito di far ragionare Koshiro prima che la nebbia invadesse l'ultimo piano... e a giudicare dal silenzio tombale in seguito a quei colpi non mancava molto.




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