[SCONTRO] Il cerchio delle scommesse

Mi trovo a nord, Arcipelago di Vaygr: una nazione montuosa, molto differente da casa. La temperatura è bassa, sono abituata a starmene con abiti leggeri, fortuna che per pochi spiccioli ho preso qualcosa di simile ad un saio di pelliccia, nulla di che, ma è caldo. Girovago perchè so della presenza dell'impero anche qua, dalle mie informazioni ha cambiato le abitudini dei Vaygr così come le nostre. Maledetti. Posso essere la lama di Ysabeth anche a nord, ai piedi delle imponenti montagne.
La cultura Vagyr è fortemente fallocentrica, gli uomini sono fanno e disfano, le donne il nulla. Me ne sono accorta in un'osteria, quando un paio di rozzi han provato a finir nel mio letto. Ancora li raccolgono col cucchiaino.

Che spettacolo, voglio salire piuù in alto possibile!

Non avevo mai visto un monte così alto, il sentiero che seguo sembra aiutarmi nella mia piccola scalata. Voglio respirare aria nuova, pulita e salubre.
Durante il mio viaggio mi trovo in mezzo ad una piccola bisca, scommesse sulle botte che si danno energumeri sudaticci e puzzolenti. Non hanno nessuna grazia. Mi faccio strada tra le loro occhiate e i loro ormoni impazziti, ma ringraziando la Dea sono più fissati sulla lotta che su di me. Mi intrattengo, non scommetto. Sono mezze seghe, grandi grossi e rumorosi mentre cadono.

Feccia, mollano fendenti come martellate, senza grazia e senza neanche colpire punti scoperti. Ok lottare, ma se lo faccio per scommessa voglio vincere.

E si palesa lui, enorme uomo sulla quarantina, mettendo in palio un bellissimo esemplare di cervo maschio. Merda. Lurido. Come hai potuto cacciare un essere così regale solo per saziarti. Ci sono bestie atte allo scopo di riempirti le budella, i cervi selvatici non sono tra quelli. Sembra essere stato ucciso in fretta, con un colpo secco. Il capo s'abbassa, pregando Ysabeth per lui.

Sembrano tutti aver paura di te. Così come quel cervo. Sarò io la lama che lo vendicherà.

Dico, buttando a terra il saio ed entrando nel cerchio umano. Scalpore e stupore,quei porci che mi circondano vorrebbero fare tutto meno che la guerra contro di me, lo si sente lontano un miglio.

Avanti, scommettete. Se vince lui, cenerete con il cervo, non lo voglio. Se vinco io, voglio la vincita.


Prendo i pugnali, li roteo di 720 gradi. Braccia lungo il corpo, gomiti leggermente piegati.

A te la mossa, ragazzone. Io sono MoHawk, lama di Ysabeth.

Sono pronta a riceverlo, sinuosa come una tigre.

Uomini e donne sono talmente diversi, pur essendo della stessa razza. Il mio solo presentarmi lo rende furioso come una bestia assetata di sangue, ho il timore che sarà uno scontro tutt'altro che amichevole.
Trattiene a stento un ghigno, ma è un uomo nerboruto e sicuramente si sentirà superiore. Vedo le sue vene tendersi, arrossarsi: la presa sull'arma che porta con se si fa stretta, come una morsa. Meglio tenerne conto, probabilmente potrebbe stritolarmi come se nulla fossa. Si muove, alzando la lama in maniera talmente naturale da nullificare il suo peso. Genera una corrente d'aria tagliente, ho visto fare questa cosa al monastero.
Un bell'inizio, se io fossi una novellina: scatto a sinistra di cinque metri, in diagonale, per poi esserli addosso.



Sulle lame s'estende la mia forza interiore, uno strato verde le ricopre: la forza di Ysabeth è con me.


Affondo sul braccio destro con due rapide coltellate, voglio colpire il suo poderoso muscolo.


Non mi fermo, però: m'abbasso velocemente, compiendo una rotazione di 360 gradi con la gamba destra tesa, voglio farlo cadere. Mi rialzo velocemente, pronta a difendermi.

Ho sbagliato. Tantissimo. Ed ora mi ritrovo colpita da una forza bruta mai provata. Nessuno aveva mai toccato così duramente, sono elusiva, una lama nascosta nel buio. Eppure ho peccato di superbia. Ed Ysabeth punisce i peccatori. Una coltellata neanche sentita, così come la mia spazzata. Ho fatto giusto in tempo a mettere le mie lame tra l'ascia e la mia spalla, mi avrebbe tranciato in due. Poi la folata di vento mi ha colpito. Ora sono in piedi, con la spalla sinistra colpita pesantemente, un bello squarcio. Il vento mi ha creato dei tagli sul seno, ma nulla di che. Siamo a circa quattro metri di distanza, lui è fermo, io soffro. Ma non lo do a vedere. Solo un urlo violento mentre l'ascia penetrava la carne, ma sono abituata a soffrire dentro, non fuori.


Sei un grande uomo, nordico. Il tuo colpo è stato possente, la tua difesa impenetrabile. Ma non finirà così il combattimento, non in così poco.

Darò il tutto per tutto, muovo male il braccio sinistro, ma lo muovo. Rimango pur sempre destra, la sinistra era già la mano debole.
Mi avvento su di lui, stringendo i denti. Il primo colpo è portato proprio con la sinistra stavolta, preferisco pari questo. Un affondo diretto al fianco destro. Con la destra sussegue una pugnalata al cuore, se devo morire, lo farà con me

Sei il primo uomo che mi sconfigge. Io, combattente di Ysabeth, non sono mai stata sfiorata da un maschio, nemmeno in battaglia. Ma la tua forza bruta, animalesca, ha prevalso la mia grazia. Te ne do atto, sei un grande combattente. Perdonami,o Dea, per non aver vendicato il regale cervo che la montagna davanti a me sorregge con sbeffeggio. Ora, dimmi il tuo nome, un giorno saremo di nuovo uno di fronte all'altro, voglio sconfiggerti e onorare questo animale.

Dico, mentre tutta la sua potenza mi frana addosso come una valanga di morte. Non ho più forze,ma solo fortuna. Fortuna che uno dei ragazzi che ci circondavano è rimasto, in un misto tra entusiasmo e terrore, a guardarci. Lui, con gentilezza, mi aiuta. Mi sveglio, dopo essere svenuta, in un letto di paglia. Mi racconta la mia fine, ma non sa dirmi il nome dell'omaccione. Peccato, chi mi ha quasi ucciso rimane sconosciuto. Sono bendata, il sangue non sgorga più, ma sono debole. Il Pastore mi offre il sua paglia per qualche giorno, qualche erba curativa, mi riprenderò presto.