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Mentre la nebbia creta dalle erbe di Sheravash iniziava a dissiparsi, Vanberk potè distinguere le figure degli altri bracconieri: un uomo dall'aria arrogante, nerboruto e possente anche più del solido fabbro, che imbracciava una grossa ascia bipenne ed una donna, un incantatrice dall'aria malevola che ricalcava nell'aspetto le streghe che da piccolo lo terrorizzavano. Ai suoi piedi, il giovane guerriero del deserto smise di respirare, mentre dalla sua bocca scorreva un rigagnolo di sangue. Mentre Ocelot scattava in avanti per affrontare la strega, il prezzolato guerriero gli parlò -Sembri un uomo di valore e d'onore, sarà un vero piacere staccare la tua testa dal corpo per bere il tuo sangue, giovane stolto. Non hai idea di chi stai affrontando, ma ora basta parlare e combattiamo devo pulire l'onta per la morte di Dagon. Anche se mi hai fatto un favore ad eliminarlo, avrei voluto togliermi quella soddisfazione con le mie stesse mani.-.
Vanberk lo guardò senza timore mentre si ammantava di fiamme, rischiarando con luce vermiglia gli alberi circostanti. Si avvicinava deciso, rigirando l'arma lentamente fra le mani, un sorriso perverso e malvagio sul volto mentre Vanberk abbassò il proprio baricentro, allargando le gambe per assumere una posizione stabile, l'arma saldamente stretta fra le mani. Il colpo iniziale dell' avversario era piuttosto prevedibile e il fabbro lo parò accorciando le distanze, bloccando l'arma prima che complettasse la sua letale parabola. Ora, faccia a faccia con l'avversario, potè notare un particolare dei suoi indumenti: seppur scolorito, sul petto si poteva intravedere lo stemma dell'Impero. -Bizzarro trovare una cane dell'Impero in queste parte del mondo: ti sei perso oppure ti hanno cacciato a piedate, come si fa coi randagi?- Spinse con forza l'avversario riguadagnando distanza e lentamente iniziò a muoversi di lato, in semicerchio, imitato dall'imperiale. Mentre attorno a loro lo scontro fra Ocelot e la strega si evolveva, con la comparsa di una creatura magica e l'intervento a distanza di Sheravash, i due colossi erano impegnati a individuare una falla nella posizione e difesa altrui. Vanberk aveva compreso la forza del nemico e aspettava il momento propizio per agire; al suo avversario non interessava, invece. Con uno scatto repentino si lanciò contro il Nord, con un fendente ascendente diretto alle gamba destra. Il fabbro, colto di sorpresa, dovette saltare all'indietro per evitare l'ampia lama a mezzaluna dell'ascia e nel atterrare incespicò su dell'erba alta e fitta. Balthazar sorrise, cogliendo al volo l'occasione: recuperò l'arma sopra la testa, avvicinandosi per calarla nel corpo del Nord. Vanberk sorrise a sua volta, in modo plateale, e fece ricorso ai suoi poteri elettrici: spinse, col braccio sinistro, in avanti in direzione dell'ascia: la forza magnetica che investì l'arma, stretta tra l'enorme forza di Balthazar e dei poteri di Vanberk, spezzò il manico con un sonoro CRACK! mentre la testa, ruotando all'impazzata all'indietro, si conficcò in un albero a diversi metri di distanza.
L'ex soldato imperiale rimase folgorato: la sua fidata arma di distruzione era ormai ridotta ad un manico di scopa! Infuriato, decise di ricorrere alla sua piromanzia, creando una sfera di fuoco tra le mani. La lanciò con forza verso Vanberk, che con un ruzzolone schivò l'incandescente proiettile. Nel colpire il terreno, il calore seccò istantaneamente la vegetazione, creando una chiazza giallastra e fumante. - Ti trasformerò in carbone, bastardo! Tu, quel dannato mostro e tutta questa schifosa foresta! Al diavolo la ricompensa! - E iniziò a focalizzare tutta la sua rabbia, incrementando sempre di più le fiamme che lo avvolgevano: le fiamme rivaleggiavano in altezza gli alberi più alti, illuminando lo spiazzo come una pira funeraria. Tutti i combattenti rimasero sconvolti, tranne Vanberk. La sua mente era di nuovo invasa dal suono di campanelle e non solo! Dal nulla, accanto a quel pericolos avversario, era apparsa un altra persona: un uomo estremamente anziano, vestito con abiti Nord tinti in verde e giallo, che batteva a ritmo dei suoi passi un nodoso bastone, adornato da elmenti naturali e decine di campanelle in argento. Si avvicinò a Balthazar senza problemi, come se il calore delle fiamme fosse inesistente. Guardò con disappunto quell'uomo così carico di odio e rabbia e, rivolgendosi al fabbro, disse semplicemente - Colpiscilo con forza.-
E Vanberk, prima ancora di pensare ad una risposta, si vide scattare in avanti, più veloce di quanto potesse immaginare, colpendo con forza il plesso solare del nemico. L'impatto piegò in due Balthazar e la terribile forza che lo avvolgeva si spense istantenamente, come una candela sotto una cascata. Boccheggiante, crollò al suolo, lo sguardo pieno di stupore e paura - Chi sei?! -. - Un uomo di valore, a differenza tua. - E affondò la lancia in cima alla sua azza nel petto dell'uomo, bucando l'armatura con lo stesso sforzo con cui tagliava la legna nella sua fucina. E così anche il fuoco della vita abbandonò il violento imperiale. Alzò lo sguardo per guardare il misterioso uomo della foresta ma era scomparso: al suo posto, infisso nel terreno, il bastone coi campanelli.
Edited by BretonSaga - 12/10/2017, 14:52. -
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Eliminato il possente guerriero imperiale, restava solo l'incantatrice da sconfiggere. Ma questa aveva sfruttato la finestra di tempo creata dalla morte dei suoi compagni per annichilire Vanberk ed Ocelot: scagliò la serpe magica che aveva evocato contro il fabbro, sorridendo nel sentire le zanne velenose bucare l'armatura con uno scoppio sonoro. Non soddisfatta rinforzò l'offensiva sfoggiando le sue capacità da geomante ed investendo sia il Nord che l'animale ferito con pilastri di terra rinforzati dalla magia. L'impatto mozzò il fiato a Vanberk ma fortunatamente la sua armatura, piegandosi senza spezzarsi, assorbì gran parte dell'impatto. Anche Ocelot, seppur colpito duramente, non sembrava voler fuggire dallo scontro.
Fu in quel preciso momento che la strega trovò la morte: rapida come un lampo a ciel sereno, una freccia di Sheravash affondò con forza nella gamba della strega, strappandole un urlo di dolore. Ferita, ma non sconfitta, iniziò ad inveire contro tutti loro, sfogando la sua rabbia e frustazione -Figlio di un cane! Ti strappero il cuore dal petto con le mie mani!-. La rabbia le trasformò i lineamenti, così sensuali, in una maschera spaventosa: pure il serpente che l'avvolgeva come un armatura assunse delle tinte rosso sangue, un riflesso della psiche dell'incantatrice. Ma prima che potesse dare vita e forza ai suoi sentimenti di vendetta, un altra freccia la raggiunse al centro della schiena, in una fessura delle spire serpentine. Il secondo colpo la svuotò di ogni residuo di forza e cadde a terra, come una marionetta a cui erano stati recisi i fili: Ocelot balzò in avanti, una freccia viva e vendicativa, infierendo sul corpo della donna, che morì tra atroci sofferenze mentre gli artigli e le zanne della belva le strappavano carni e vesti. Lo spettacolo, così macabro, non impressionò Vanberk: era naturale che il debole venisse sopraffatto dal forte. Neanche un anno fa lui si era trovato nella stessa situazione, stretto in uno scontro mortale contro un Griforso nelle fredde colline della sua isola natale. Se era sopravvisuto era solo grazie alla sua tenacia.
Una volta consumata la sua vendetta, l'enorme felino si accasciò al suolo: la paura e la rabbia che gli aveva permesso di combattere erano svanite assieme alla vita dell'ultima bracconiera e ora, ansimante al suolo, sembrava l'ombra di sè stesso. Fortunatamente Sheravash arrivò velocemente in suo aiuto: masticando febbrilmente alcune erbe, creò un cataplasma con il quale cospargere le ferite più gravi dell'animale. Dopo essersi assicurato che l'animale fosse quantomeno stabile, si rivolse a Vanberk, chiedendogli come stava: solo in quel momento il fabbro si accorse delle numerose ferite che costellavano ils uo corpo. Oltre al morso del serpente, che iniziava a bruciare e pulsare, tutto il corpo non protetto dall'armatura era rimasto offeso dal calore generato da Balthazar, facendolo tremare. Ma la profonda conoscenza delle erbe mediche del cacciatore lo rimise in sesto prima che il sole iniziasse a tramontare. Accettò con gioia la proposta di fermarsi nell'accampamento dei bracconieri per riposare e aiutò il cacciatore a rimettere in ordine, reinstallando le tende cadute durante gli scontri e accendendo il fuoco, spento dalla prima freccia esplosiva di Sheravash, mentre quest'ultimo riunì in un unico punto i cadaveri degli avversari. Assegnato al secondo turno di guardia, si gettò di peso su un giaciglio di foglie accanto al fuoco e si addormentò immediatamente...
Quando, alcune ore dopo, Sheravash lo svegliò per chiedergli il cambio, il fabbro si accorse di aver dormito senza aver tolto l'armatura, cosa che l'aveva lasciato completamente irrigidito. Mentre il cacciatore cadeva nell'abbraccio del sonno più velocemente di lui, iniziò a rimuovere i vari pezzi, allungando e torcendo i muscoli contratti con un espressione di fastidio. "Che errore da recluta. Mi sento duro come un pezzo di acciaio...". Dopo diversi minuti, riuscì ad alzarsi senza avvertire strappi o fitte di dolore e potè guardarsi attorno. Notò immediatamente l'assenza di Ocelot: il grosso felino si era allontanato senza far rumore, come un fantasma, e la cosa innervosiva Vanberk. Anche se erano "alleati" di quel formidabile figlio della foresta, non vuol dire che fosse l'unico animale di quelle dimensioni a vagare per quelle terre. Mentre alimenteva il fuoco per fare più luce notò che il suo compagno aveva radunato le armi dei nemici e non solo: raccolse da terra il bastone coi campanelli, apparso dal nulla e certamente legato ai misterosi avvenimenti che lo seguivano sin dall'ingresso in quella parte di Sumadea. Lo agitò con delicatezza ma comunque tutti i campanelli color argento risuonarono, riempiendo l'accampamento con il loro suono. Si voltò a guardare Sheravash, temendo di averlo disturbato, ma, a giudicare dal russare del comapgno, neppure un esplosione magica lo avrebbe richiamato dal mondo dei sogni.
Notò una cosa però: l'intera foresta, così piena di vita e rumori, si era improvvisamente zittita al suono dei campanelli e solamente quando l'ultima nota svanì nell'aria, ricominciò a vivere. Ripete il gesto, varie volte, e percepì che la foresta ASCOLTAVA, piena di trepidazione, quel suono, come se aspettasse qualcosa. Il Nord si sedette vicino al fuoco, lo sguardo perso nelle venature del legno del bastone: cosa stava tenendo in mano? Chi era quell'uomo apparso durante lo scontro? Cosa stava succedendo?!
Non aveva risposte a queste domande ma su qualcosa era certo: una volta arrivato a destinazione, qualcosa avrebbe trovato. Non sapeva cosa, di preciso, però. E questo lo preoccupava.
Il resto del turno di guardia fluì velocemente e il mattino seguente, dopo aver dato fuoco ai corpi dei cacciatori per rispetto al Morte, ripresero il cammino. Secondo Sheravash, in due giorni al massimo, sarebbero giunto a destinazione. Il fabbrò annuì e si incamminò, accompagnandosi col misterioso bastone tintinnante.. -
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E finalmente arrivarono a destinazione. Nel tardo pomeriggio, dal bordo di un altissimo precipizio, i due esploratori osservavano in silenzio un enorme città in pietra, incassata nella montagna che delimitava la parte opposta della profonda vallata. -L'abbiamo trovata... una città Vaygr nel mezzo del continente, incastonata in un mare di smeraldo.- Lentamente, una grossa onda di felicità lo sommerse, portandogli le lacrime agli occhi: settimane di viaggio, enormi fatiche e un combattimento mortale sembravano ora troppo poco per quella scoperta straordinaria. Non potè fare a meno di ridere a gran voce e il suono roboante della sua goia si propagò per chilometri, aiutato dalla conformazione del luogo, spaventando numerosi volatili che fuggirono in cielo per proteggersi da quello strano e nuovo predatore.
Si perchè erano almeno tre secoli che nessun essere umano attraversava quella parte di foresta, almeno secondo i calcoli del fabbro. E allora chi diavolo era quella misteriosa figura, apparsa durante lo scontro contro i tre bracconieri, e che nelle sere passate si era divertita ad affolare i suoi sogni? Vanberk ne era frustato: nel sonno lui continuava a fargli domande ma questi si limitava a sorridere e puntare col suo bastone in direzione della città che ora aveva avanti. "Evidentemente è qualcuno dotato di poteri magici che per qualche motivo mi vuole qui. E se tutto questo viaggio fosse stato organizzato da lui? La pergamena, il viaggio, Shaeravash, lo scontro di due notti fa?"
Mentre lui e la sua guida scendevano lentamente il crinale sfruttando una vecchia strada ricavata nella parete rocciosa continuava a rimuginare. Lui stesso era in possesso di capacità non umane ma queste erano quasi ereditarie nel mondo. Ma spiriti e visioni erano mondi che non lo avevano mai interessato: nella sua isola esisteva una comunità, isolata ed elitariea, di sciamani che si focalizzava sullo studio e la protezione del ciclo naturale ma non sapeva altro. Lui era un fabbro da oltre 20 anni e a quello si era dedicato, con anima e corpo. Il metallo non l'aveva mai tradito ed ogni errore, nella lavorazione o nel prodotto finale, era sempre dipeso da lui e mai da forze invisibili.
Con la testa completamente persa tra questi due forze, il razionalismo e lo spiritualismo, non si accorse che avevano completato la discesa. Nè della richiesta di Sheravash di fermarsi e accamparsi, prima di esplorare le rovine. Continuò a muoversi verso la città, schivando radici e ostacoli vari con la naturalezza di un animale. Il suo corpo si muoveva libero mentre la testa, sgravata dall'incarico di controllarlo, lavorava febbrilmente per trovare una spiegazione soddisfacente. Nel frattempo il portatore della Luna aveva preso il posto dell'ancella solare e una pallida luce, intensa come un faro, illuminava la giungla e la città Nord: bagnata dai raggi argentei, gli edifici abbandonati iniziarono a risplendere dello stesso colore, in un tripudio di luci e riflessi. Chiunque sarebbe rimasto incantato da una tale visione ma Vanberk continuava dritto, con una precisa destinazione all'interno di quella meraviglia architettonica. I pensieri nella sua mente si erano assopiti, cullati dal tintinnio di numerose campanelle, che lo attiravano al centro dell'abitato.
Quando riprese coscienza, si trovava nel mezzo della piazza cittadina: gli edifici più imponenti erano stati eretti attorno a... una pila di scheletri?! L'improvvisa visione sconvolse il fabbro che arretrò di qualche passo. CRUNK! Uno schiocco secco attirò il suo sguardo verso il basso e vide altre decine, no, centinaia di scheletri, sbiancati dal sole e dal tempo, sparsi per l'intera piazza. In questo luogo si era consumato un terribile massacro! - Ma chi?! E perchè?! - urlò rivolto a tutti e a nessuno. Riportò lo sguardo sulla piramide di corpi, posizionata al centro della piazza. A prima vista sembravano ammassati ma...
Si avvicinò velocemente, cercando di non profanare inutilmente altri corpi, e, tra le ossa, lo intravide: iniziò a spostare i corpi lentamente, con rispetto, finchè non ebbe liberato l'oggetto che in decine avevano protetto. Un albero, dello stesso colore dell'argento, con foglie colore d'ossidiana. Il fabbrò lo sfiorò e, toccandolo, rimase enormemente sorpreso: era metallo! Lo suonò, prima con le dita poi con la testa dell'azza, e il suono metallico vibrò nell'aria, con una frequenza che conosceva. I campanelli che adornavano il bastone iniziarono a risuonare in unisono assieme all'albero, creando un suono più armonioso e completo di quello che generavano di solito. Ma quella pianta non era un semplice oggetto ornamentale. Era certo che fosse VIVO! Rimase seduto a terra, a osservare quella meraviglia. Si voltò per parlare con Sheravash e solo allora, si accorse che era solo - Poco male - disse fra sè e sè - lo aspetteremo qui. -. -
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Edited by -ShadowHunter- - 8/11/2017, 22:45. -
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Improvvisamente, una voce spezzò il silenzio delle piazza e della mente di Vanberk, perso a contemplare la bizzarra pianta metallica -M-m-m-ma che D-d-d-d-d-iavolo ...-. Era Sheravash, che avanzava cautamente tra le centinaia di ossa sparse ovunque sulle pietre della piazza. Vanberk aprì la bocca per rispondergli, ma qualcosa scattò dentro di lui: soltanto ora prese atto di dove era seduto e l'emozione gli fece chiudere la mascella con un CLAC! sonoro. Come ci era arrivato lì, al centro di una città trasformata in tomba comune a cielo aperto? Cosa aveva causato tanta morte? E, pensiero molto più inquietante ,perchè non ricordava nulla delle ultime ora?!
Prese fiato e si rivolse alla sua guida -Non ne ho idea ma qualsiasi calamità abbia causato questo eccidio, dev'essere accaduta anni fa. Guarda: le ossa sono completamente secche, vicine alla polverizzazione. Ma ancora recano numerosi segni - e prese in mano un teschio vicino al suo piede destro - di lotta.- Il cranio era stato frantumato da un colpo forte e preciso, che aveva lasciato un buco quasi perfettamente circolare sopra gli occhi. - Una fionda, molto probabilmente. Quest'altro invece ha sofferto di più!- Una lama attraversava il costato dello sventurato, bloccata dalla gabbia toracica, e la punta era ancora profondamente conficcata in una delle vertebre. Il fabbro riconobbe immediatamente lo stile del suo popolo, nonostante le consizioni dell'arma. Si alzò, ripulendosi le mani sulla tunica, lasciando macchie polverose color sangue - Qui si è svolto uno scontro tra due forze opposte, secondo me. Ma le uniche armi che vedo sono quelle dei cittadini mentre quelle degli avversari mancano all'appello.-. Chiese a Sheravash di aiutarlo e subito si mise a spostare le ossa dei defunti, col maggior tatto possibile: dopo alcuni minuti, dove l'unico suono era prodotto dalle ossa che cozzavano tra loro, il suo compagno trovò delle punte di freccia, in pietra affilata.
- Come sospettavo, le tribù della foresta hanno assalito la città, per scacciare gli invasori o per saccheggiarne le ricchezze. Ma allora... - Tornò al centro della piazza, dove lo strano albero ora riluceva come argento sotto i raggi della Luna. Si inginocchiò accanto ad esso, mormorando fra sè e sè - Perchè così tanti si sono sacrificati per proteggerti? Oppure gli assalitori volevano seppelirti sotto i corpi dei tuoi creatori? Qual'è il tuo mistero?-
Ma il metallo è scorbutico e difficilmente tende a rispondere alle domande postegli: dopo alcuni minuti passati a rimuginare, il fabbro si rialzò in piedi, rivolgendosi al cacciatore -Siamo arrivati a destinazione, grazie alle tue innegabili doti come guida e cacciatore. Ora si presenta un mistero di fronte a noi: mi aspettavo rovine e arteffatti danneggiati dallo scorrere dal tempo, non di certo - e indicò col le braccia aperte il macabro pavimento- questo. Ciònonostante, la curiosità mi divora: ancora non abbiamo risposte, ma intendo scoprirle! Come? Ottima domanda, mio compagno di viaggio! Penso che... - La sua affermazione fu interrotta, da uno squillante tintinnio di campanelli. Alle sue spalle, accanto al misterioso manufatto arboreo in metallo, l'anziano che l'aveva spronato a raggiungere la città: era appoggiato al bastone coi campanelli, sorridente.Benvenuti, viaggitori. Se sono delle rispsote che state cercando, sono qui per rendere più facile la vostra ricerca
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-ShadowHunter-.
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L’arciere era sempre più perplesso su ciò che stava accadendo attorno a lui, e sembrava che anche il suo mandante non che compagno di avventura fosse scioccato quanto lui se non ancora di più, tanto che sembrava di non essersi nemmeno accorto di essere arrivato in mezzo a quella piazza piena di cadaveri. dov’era stata fino a quel momento quella città in rovina? Come mai nessuno ne parlava? Che mistero si celava in quella valle dimenticata da Dio, ma abitata evidentemente dai demoni?. La mente del giovane cacciatore oramai era in balia dei pensieri più strani e folli, però la voce del possente Vaygr lo riporto indietro rompendo lo strano silenzio che ricopriva la vallata. "Non ne ho idea ma qualsiasi calamità abbia causato questo eccidio, dev'essere accaduta anni fa. Guarda: le ossa sono completamente secche, vicine alla polverizzazione. Ma ancora recano numerosi segni di lotta." Poco dopo infatti indicava quale fosse la causa di morte di uno o dell'altro cadavere che aveva vicino. Però qualcosa che allarmò anche Shervarash, ma che divenne lampante solo dopo perché in un primo momento non vi aveva fatto caso e neppure dato peso, era la mancanza di armi avversarie in effetti. Se tutte quelle persone erano morte in quella piazza lì, contro chi o che cosa avevano combattuto? e perché?. Seguendo l'esempio e le parole del nord, anche lui iniziò a cercare tra la moltitudine di cadaveri, con massimo rispetto per i defunti ed anche con un pò di riluttanza, armi che appartenesserò alla fazione avversa. Mentre era immerso in quella ricerca che sembrava senza speranza e senza fine, mosso a pietà per tutti quei corpi o quel poco che ne rimaneva, voltandosi per un attimo verso Vanberk gli chiese "So che non è la mia gente, ma è anche pur vero che questo villaggio fa sempre parte di Sumadea. E per questa ragione ti chiedo il permesso per poter bruciare tutti i loro cadaveri, una volta che la tua ricerca sarà conclusa chiaramente, così da poter dare pace ai loro spiriti ed anche al mio." Non aspetto una risposta, eventualmente avrebbe dato fuoco loro non appena il fabbro se ne fosse andato, ma gli sembrava giusto chiederglielo in quanto quelli facevano parte del suo popolo, e poi un pò di aiuto poteva essere utile. Quando ormai la luna si era levata piena sopra le loro teste e faceva risplendere tutto d'argento con i suoi raggi, Shervarash si imbatte in una punta di freccia. "Come sospettavo, le tribù della foresta hanno assalito la città, per scacciare gli invasori o per saccheggiarne le ricchezze. Ma allora... A quelle parole Shervarash, si senti un attimo colpito nell'orgoglio, come poteva uno straniero accusare le tribù della foresta di aver ammazzato un'altro popolo che si era insediato nella loro foresta? Stava per farglielo notare, quando vide che il guerriero corse nuovamente verso il centro della piazza per osservare quello strano albero, che alla luce argentata della luna sembrava ancor più affascinante e sinistro. Perchè così tanti si sono sacrificati per proteggerti? Oppure gli assalitori volevano seppelirti sotto i corpi dei tuoi creatori? Qual'è il tuo mistero?" Mentre fissava Vanberk e l'albero, anche la frecciatina che lo aveva colpito poco prima, stava iniziando a sciamare via ma non lo riteneva un'accusa giusta allora fermando lo sguardo sul nord disse "So che non le hai pronunciate con malvagità le parole di poco fa, ma sono parole abbastanza dure. Posso capire da dove scaturiscano, vedendo questo eccidio mostruoso, ma forse dovremmo scavare più a fondo per scoprire cosa sia successo davvero qui." Il Vaygr sembrò non dare troppo peso allo sfogo del cacciatore, e subito dopo riprese a parlare "Siamo arrivati a destinazione, grazie alle tue innegabili doti come guida e cacciatore.[color=red]Ora si presenta un mistero di fronte a noi: mi aspettavo rovine e arteffatti danneggiati dallo scorrere dal tempo, non di certo - e indicò col le braccia aperte il macabro pavimento- questo. Ciònonostante, la curiosità mi divora: ancora non abbiamo risposte, ma intendo scoprirle! Come? Ottima domanda, mio compagno di viaggio! Penso che..." Era felice di essere nuovamente sulla stessa lunghezza d'onda del compagno per quanto riguardava la ricerca e il trovare le risposte tanto che non si accorse subito di ciò che accadde. Ovvero prima sentì uno strano tintinnio di campanelli, e pensò fossero dovuti ai movimenti del fabbro, ma poi guardando meglio il fabbro non aveva più il bastone con sè ed il suono delle campane proveniva effettivamente da un altro luogo. Seguendo il tintinnio delle campane Shervarash, riuscì a mettere a fuoco la figura di un anziano dalla folta barba lunga e bianca, dalle condizioni in cui versava sembrava quasi uno spettro tanto era esile e malandato. Non sembrava essere un tipo pericoloso, ma Shervarash per prudenza e abitudine mise mano all'arco e alle freccie mettendo l'ultimo arrivato sotto tiro. Per nulla intimorito dall'arco e dalle freccie di Shervarash, la strana figura iniziò a parlare "Benvenuti, viaggitori. Se sono delle risposte che state cercando, sono qui per rendere più facile la vostra ricerca", con molta diffidenza e l'arco ancora teso in direzione del vecchio, il cacciatore non osava nemmeno guardare Vanberk per paura che una distrazione potesse costare cara a entrambi. Quindi continuando a fissare il vecchio disse "Chi o Cosa saresti? Qual'è il tuo nome vecchio, e quali sono le tue intenzioni? ". Non sapendo bene come doveva comportarsi sperava nell'intervendo di Vanberk, cotinuando a mantenere alta la guardia. . -
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L'ennesima apparizione del misterioso anziano non stupì più di tanto Vanberk: oramai l'intera situazione si era trasformata in qualcosa che sfuggiva alla sua comprensione ma la sua curiosità e lo spirito d'avventura lo avevano spinto fin lì e ora pretendeva trovare delle risposte convincenti!
... Ma erano davvero suoi quei pensieri?! Guardando il nuovo arrivato e il suo vistoso bastone tintinnante, le sue certezze vennero meno. Da quando lo aveva raccolto, le lunghe ore di marcia nella foresta erano evaporate e la sua mente staccata dal suo corpo, sospesa in un limbo formato soltanto dal suono delle campanelle argentee. Soltanto la lotta contro i bracconieri era ancora ancorata alla sua memoria, a causa della sua violenza, ma per il resto...
-Perchè ci hai voluto qui?- si limitò a chiedere, a bassa voce. Era partito dalla Fortezza alla ricerca di un misterioso metallo e di un antica città e si ritrovava ora ad affrontare forze ed eventi quasi incomprensibili: il peso di tutto questo lo stava soffocando lentamente ma voleva a tutti i costi sapere cosa stava succedendo, a prescindere da cosa veramente l'aveva portato lì.
L'anziano, apparentemente indifferente alla posa minacciosa di Sheravash e incurante delle loro domande, si limitò a passeggiare tra i teschi, con la stessa flemma con la quale avrebbe attraversato un campo in fiore. Passò accanto agli avventurieri e con lentezza attraversò la piazza, dirigendosi verso uno degli edifici in pietra che contornavano lo spiazzo circolare: l'edificio non presentava evidente differenze architettoniche rispetto alle altre strutture ma le dimensioni delle sue porte erano decisamente inusuali! Sembrava che l'intera facciata frontale fosse la porta, realizzata in quello che apparentemente sembrava ottone, e priva di qualsiasi serratura o maniglia. L'uomo continuò ad avanzare e, dopo aver depositato il bastone dinnanzi all'usciò, scomparve all'interno dell'edificio. Senza aver aperto le porte.
Vanberk rabbrividì per la visione: aveva già affrontato creature magiche e incantatori ma era la prima volta che vedeva coi propri occhi un Draugr, "colui che cammina dopo la morte". Nelle favole che ascoltava da bimbo, erano creature maligne e aggressive, che odiavano al vita e chi ne era dotato e ora, da uomo cresciuto e abituato a combattere, percepiva gli stessi brividi che da bambino gli impedivano di dormire serenamente dopo aver udito quelle storie. Ma, per l'appunto, era cresciuto e per quella misteriosa figura provava più curiosità che paura, rispetto invece che disprezzo. Dopo aver cercato lo sguardo di Sheravash, sicuro di avere il suo appoggio, scattò attraverso la pizza raggiungendo l'edificio.
Le porte erano efffettivamente sigillate e non sembravano esserci porte secondarie ricavate al centro delle enormi piastre metalliche, com'era uso nei portoni di castelli e fortificazioni. Raccolse il bastone per esaminarlo alla ricerca di indizi ma nulla: era lo stesso pezzo nodoso di legno adornato da innumerevoli campanelli di prima. Fu in quel momento che un raggio di luna cadde, quasi involontariamente su di essi, rinfrangedosi in ogni direzione. Disturbato dall'improvviso scintilliò, Vanberk allontanò lo sguardo, cogliendo sulla porta un piccolo particolare prima invisibile. Sugli angoli inferiori della porta, in prossimità del muro, c'erano delle rientranze tonde, individuabili per una leggerissima ombra: ispirato, il fabbro infilò la punta in uno dei due fori. Il bastone scivolò per diversi centrimetri prima di trovare una certa resistenza ma, sotto la spinta e il peso dell fabbro, continuò la sua corsa finchè un sonoro CLANG risuonò nell'aria. Recuperato il bastone, Vanberk si affrettò verso la parte opposta del portone ma non fu necessario ripetere l'operazione: una delle due porte inizò ad abbassarsi, con difficoltà, verso il pavimento fino a scomparirivi all'interno.
Soddisfatto il Nord chiese alla guida se aveva qualche torcia o fiaccola per iluminare il cammino, data l'oscurità che li attendeva ma prima ancora di ricevere una risposta, nuovi suoni si originarono dall'edificio: gross' blocchi di pietra si muovevano sul soffitto, spostandosi in modo ordinato e geometrico e permettendo alla luce lunare di inondare tutto col suo tono argenteo. In fondo al corridoio, realizzato con la stessa pietra che era stata usata in tutta la città e incisa con scene di varia natura, si trovava un enorme stanza circolare, con file di sedute concentriche che si elevavano fin quasi al soffitto. Al centro della stanza due sedute in pietra, antistanti e un ENORME albero tra loro, della stessa natura di quello più piccolo che avevano visto al centro della piazza. E tra i rami, il misterioso cicerone, seduto con lo sguardo fisso sui due uomini. - Sedete, prego. L'uomo delle foreste a destra e tu, mio consanguineo, a sinistra. -. Vanberk, prima di avanzare, si rivolse al compagno, - Accontentiamolo ma non abbassare la guardia. Non sappiamo nulla di chi sia o che ruolo abbia in tutto questo! Manteniamo la calma e ne usciremo... beh quanto meno interi, spero!-. -
-ShadowHunter-.
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La situazione si faceva man mano sempre più strana e assurda, nemmeno il possente guerriero Nord sembrava molto ben disposto nei confronti dello strano vecchietto che era apparso davanti a loro, Shervarash non lo avrebbe perso di vista, anzi continuava a tenerlo sotto tiro, non sapendo bene cosa potersi aspettare da lui. Neppure la domanda di Vanberk trovo risposta sembro anzi che si perdesse nel vento. Con molta calma e a suo agio il vecchio passeggio tra i teschi, e poi come se loro non ci fossero, inizio a lasciarsi la piazza alle spalle per avanzare verso una grande costruzione in pietra. Quando fu davanti al muro, questi appoggio il bastone a terra e poi, come per “magia” scomparve, Shervarash non era in grado di dire dove fosse finito il vecchio. Cercando il compagno e il suo sguardo, sgomento e con un filo di voce il cacciatore chiese al fabbro chi o cosa fosse quel vecchio. ”che diavolo sta succedendo? E chi dovrebbe essere quel vecchio?” ancora molto perplesso per ciò che aveva appena visto rimase immobile nella posizione e nel posto in cui si trovava. Il nord non avrebbe parlato, ma solamente cercato il suo sguardo di approvazione, al che dopo un attimo di esitazione anche il cacciatore su fece vincere dalla curiosità, ma senza abbassare le armi e con passi ben ponderati segui Vanberk che lo precedeva. Il cacciatore aveva tutti i sensi tesi in allerta, pronto a qualsiasi cosa potesse apparire. Vide c’è il fabbro armeggiava con la porta e non sembrava ci fosse modo per poterla aprire, ma poi la sua attenzione venne attirata dal bastone che il vecchio aveva lasciato lì a terra davanti ad essa. In effetti poco dopo il fabbro utilizzando quello strano strumento riuscì ad aprire la porta che con molto rumore prese lentamente a sollevarsi. <i>”Chissà da quanto tempo nessuno è passato da queste parti, e chissà che vi sarà all’interno di questa strana costruzione.” era ancora immerso nei suoi pensieri quando qualche strano meccanismo o fece tornare lì presente più lucido di prima, e rimproverandosi per essersi distratto. Quando poté vedere all’interno della struttura vide due enormi scranni in pietra al centro della sala, ed in mezzo immobile come se li stesse aspettando il vecchio che poco prima era scomparso all’interno. Questi finalmente parlo e disse loro semplicemente ”Sedete, prego. L'uomo delle foreste a destra e tu, mio consanguineo, a sinistra.”Accontentiamolo ma non abbassare la guardia. Non sappiamo nulla di chi sia o che ruolo abbia in tutto questo! Manteniamo la calma e ne usciremo... beh quanto meno interi, spero! ora mai erano andati troppo avanti per fermarsi lì o per tornare indietro con non poco timore Shervarash fece ciò che gli venne detto senza però abbassare la guardia. Quando si sedette si sarebbe solamente limitato ad attendere, era convinto che il vecchietto avrebbe solo raccontato la storia di quel infausto luogo oramai dimenticato ed abbandonato. .