Stalkers (?)

Darina aveva proseguito fra le bancarelle e poi fra i vicoli, in cerca del ragazzino. Più proseguiva nella sua ricerca, più aveva la sensazione di essere osservata. Cercò di voltarsi all'improvviso senza sembrare in allarme, cogliendo l'occasione ad esempio quando qualcuno la spintonava o c'era qualche rumore che potesse attirare l'attenzione. Eppure non riuscì a identificare qualcuno che potesse osservarla. Convinta che si potesse trattare del ragazzino stesso, decise di imboccare un vicoletto appartato, sperando che si facesse vivo e lei potesse finalmente dargli le monete e tornare alle sue faccende, dopo avergli intimato di stare alla larga dalle sue tasche.
Ed era appena entrata nella viuzza che vide una figura scura appoggiata alla parete, a capo chino, come in attesa. Si sarebbe detto un uomo, dalla corporatura, con il cappuccio sul capo e una maschera che gli copriva il volto.

Gesto nobile, salvare un ragazzino dalle grinfie di quei maiali senza scrupoli. O volevi semplicemente riprenderti le tue preziose monete?

C'era solo lei a portata d'orecchio, per quel che vedeva, e dubitava che in quella mezz'ora molte persone avessero fatto svignare un ragazzino da "dei maiali senza scrupoli". Doveva per forza essersi rivolto a lei, nonostante non mostrasse alcun segno, oltre alle parole, di quell'intenzione.
Il primo istinto della temoriana fu quello di girare i tacchi e darsela a gambe, ma poiché l'uomo le aveva parlato non sarebbe stato educato. E, dato l'aspetto, Darina pensò che non fosse il caso di indispettirlo, nonostante ormai fosse davvero stufa della gente mascherata.

Deglutì, sperando non si sentisse, e prese fiato. Entrambe. Ma le mani non ricrescono, il denaro invece si può riguadagnare.
Così dicendo fece un cenno, un po' di saluto, un po' come per concludere la propria risposta, e attese un segno da quell'uomo che nemmeno le si era messo di fronte. Le serviva qualcosa che la rassicurasse prima di votargli le spalle e sparire. Le premesse non sembravano portare niente di buono e non intendeva abbassare la guardia.

Seguire gli ordini ciecamente? Quasi scoppiò a ridere. Ci teneva troppo alla pellaccia per seguire ciecamente chiunque non fosse, probabilmente, il suo amico nordico.

Quanto sono nobile, fredda o mercenaria dipende dalla situazione. Direi di più, se sapessi chi me lo sta chiedendo.

Ribatté, osservando finalmente la figura intera dell'uomo che le si era messo di fronte. Alla ragazza bastò un'occhiata per notare che l'abbigliamento del tizio era strano: dello stesso grigio smorto della città, quel colore praticamente invisibile, che non noti, a cui nessuno farebbe caso. Era consumato sul petto e sui pantaloni e le ginocchia erano sporche di qualcosa simile a una melma verdognola. Non sembravano esattamente una tenuta da ladro, ma un sicario non si sarebbe messo a chiacchierare.
Non sapeva se la sua schiettezza le facesse piacere o le desse fastidio. Si fosse preso meno confidenza, probabilmente le sarebbe piaciuta. E se non fosse stato a volto coperto in un vicolo appartato. Forse.

Chi diamine poteva essere? Darina cercò perfino di frugare nella memoria, ma la voce non le suonava familiare, nemmeno la maschera le ricordava qualcosa. Di maschere ne aveva viste ormai, fra il tizio a Sumadea e Jack, ed era piuttosto sicura che non fossero di buon auspicio per lei. Forse avrebbe dovuto iniziare a indossarne una a sua volta. Chissà, se ne avesse trovata una adatta, avrebbe anche potuto pensarci: in battaglia doveva dare almeno un piccolo vantaggio il fatto che il nemico non potesse leggere le tue espressioni, vedere la stanchezza o il dolore.
L'idea sembrava interessante. Dopo quello strano incontro, che sperava finisse SUBITO, avrebbe avuto tutto il tempo per pensarci.

La ragazza ascoltò le parole dell'uomo e aspettò che avesse finito. La sua unica reazione visibile fu quando aggrottò la fronte alle parole "il tuo amico nordico".
Neanche quando accennò al catturarla e torturarla batté ciglio. L'adrenalina iniziò a scorrerle nelle vene, la sua concentrazione si affilò su ogni sillaba dell'uomo e su ogni suo centimetro.

Bene, disse alla fine, in poche parole, potrei andarmene. Ero preoccupata. Inclinò la testa e si appoggiò alla parete. Sarei lieta di chiederti un po' di quell'oro di cui parli per darti qualche informazione su quel pazzo. Visto, per di più, che mi ha quasi mandata all'altro mondo sulla nave da lui stesso messa a fuoco. Sospirò come di disappunto, in realtà per aiutarsi a restare calma. Purtroppo per me, non so niente di Jack.

Le bugie migliori erano quelle più vicine alla verità, e dire quelle parole fu facile, perché erano sincere: per quanto in passato fosse stato Roman, Darina non sapeva niente della sua nuova identità e ancora non riusciva a immaginare che fosse lo stesso uomo con la reputazione di uno spietato assassino. Lo stesso ragazzo che si era sacrificato per i suoi compagni. Le si strinse il cuore. Qualcuno aveva detto che aveva perfino dato fuoco ad una casa con un'intera famiglia ancora dentro.

Darina scosse la testa. Abbiamo fatto solo questo viaggio assieme e non l'ho nemmeno mai visto in faccia. A parte che usa il fuoco, e piuttosto male, non avrei altro da dire. Penso che sia per questo che non ha fatto fuori né me né il mio collega. Sorrise appena. Senza contare che lui è un armadio, e io una spina nel fianco. Non mi sarei fatta abbattere con facilità, né da lui, né da te. Il suo sorriso si allargò mentre il cuore le martellava nelle orecchie. Era riuscita abbastanza a dissociare Roman e Jack nella sua mente per suonare sincera? Lei era piuttosto convinta di sì, ma non era troppo fiduciosa sulla sua fortuna.

Dunque, appurato che non ci sia granché di cui convincerti, disse facendo spallucce, se non c'è altro, dovrei andare.
Sinceramente sollevata che l'uomo volesse solo informazioni su Jack e che di fatto lei su "Jack" non ne avesse, sperò di potersene andare in santa pace.

L'uomo non rispose e rimase semplicemente immobile. La ragazza si sentì osservata e percepì come mai prima quanto fosse strano avere addosso lo sguardo che non potevi vedere né seguire.

Non doveva mostrare paura, ma l'immobilità rischiava di renderla troppo rigida. Cambiò la posizione delle braccia, lasciando che uno le cadesse morbidamente sul fianco mentre l'altro, appoggiato al muro, era piegato e con la mano teneva l'altro gomito. Il suo cuore iniziò a battere all'impazzata quando lo sconosciuto lasciò cadere le braccia lungo i fianchi e si mosse. Lo osservò mentre le si avvicinava. Il suo sorriso si affievolì mentre un pensiero le affiorava all'improvviso nella mente, come per un qualche misterioso istinto di sopravvivenza.

La sua fronte si corrugò appena: Scusa se lo dico, ma non sarebbe stato più semplice mandare direttamente qualcuno dei vostri per l'ultima spedizione? Il bando era ovunque. Così invece avete dovuto sperare che il Jack non ci facesse fuori e poi venire a cercarci. Meno pratico e con più incognite.
Avrebbero anche potuto cercare di assoldarci subito prima della partenza, in qualche modo. Non sarebbe stato troppo difficile.

L'avere qualcosa da dire l'aiutò a non tradire la sicurezza che aveva mostrato, ma dovette sforzarsi per non deglutire. Continuò a fissare la maschera finché l'uomo non la raggiunse, ma non richiamò la terra per proteggersi né portò le mani alle armi. Se davvero l'avesse attaccata avrebbe saputo cosa fare, ma non sarebbe stata lei a provocarlo.

Era molto probabile, quasi certo, che avesse sempre avuto intenzione di farla fuori. Stava per scoprirlo.