Il Tempo degli Uomini

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.  
    .
    Avatar

    Neuromancer

    Group
    Administrator
    Posts
    5,287
    Location
    Berlin Sprawl

    Status
    Offline
    LegendaNarrato
    Pensato
    Parlato

    Parlato Altri

    Il Tempo degli Uomini - Mercenari non si nasce
    Louyhong, il presidio imperiale ad Ephiora non era poi tanto diverso dagli altri avamposti che aveva avuto il piacere di visitare fin'ora. Meno caotico di Benthus, meno affollato di Florentia; stranamente tranquillo considerato il suo passato.
    Sapeva che i monaci del tempio locale erano ancora ostili alle forze imperiali, ma che cercavano per il bene comune di non agire in modo aggressivo o avventato. Si sarebbe aspettata di vedere parecchie pattuglie lungo le strade e invece le forze militari erano schierate con accortezza nel porto e in quelli che sarebbero potuti essere centri nevralgici della città, come la caserma, gli ingressi alla città e le piazze del mercato.
    Tutto sommato l'aria di quel posto le piaceva, la gente non la guardava in modo strano come avevano fatto i vaygr fino a quel momento, né le facevano troppe domande sulla sua provenienza o le sue intenzioni. Era merito dell'Impero? Era questo ciò che faceva? Annullare i confini rendendo tutti partecipi di una unica grande nazione? Era quello il futuro di Kalendor?
    L'idea non le dispiaceva, ma si rendeva conto di quanto fosse difficile dimenticare le tradizioni, dimenticarle e piegarsi alle regole di un padrone che non aveva la minima idea di come un popolo avesse vissuto fino a quel momento o quale potesse essere la sua storia. Come arcadiana era fiera della propria origine, degli ideali e della cultura della sua gente, e per questo continuava a sostenere che per quanto ci fossero numerosi vantaggi nell'essere alleati dell'Impero, non ci si doveva gettare ai suoi piedi o obbedirgli ciecamente.
    Yves scosse la testa e si incamminò lungo la strada principale, cercando di riportare l'attenzione sul da farsi. Grayon le aveva dato alcune indicazioni su come muoversi in città e a chi rivolgersi nel caso avesse avuto bisogno di sistemare le armi o l'armatura. Era in debito con quella donna, un debito che non avrebbe esitato a pagare dopo ciò che si erano dette sulla nave. Non si sarebbe aspettata una reazione del genere dal generale, che sul campo era sempre stata così fredda e stoica; doveva esserle costato parecchio mostrarsi a lei in quel modo, fragile, preda dei sentimenti; così umana. Eppure Yves aveva apprezzato profondamente quel gesto, poiché le aveva fatto capire che le persone erano qualcosa di diverso dallo stendardo che decidevano di abbracciare e dagli ideali della loro nazione. Grayon l'aveva aiutata ad arrivare fino lì, ora doveva andare avanti con le sue sole forze. Doveva trovare Nia, riabbracciarla e non perderla mai più. Lo aveva promesso all'imperiale; lo aveva promesso a sé stessa.
    La donna le aveva consigliato di rivolgersi ai gruppi di mercenari presenti nell'avamposto per ottenere qualche informazione in più riguardo sua sorella. Le varie gilde avevano sedi sparse per tutta Kalendor e i membri viaggiavano da nord a sud prestando i loro servizi al miglior offerente, dunque potevano aver visto o sentito qualcosa di interessante. L'idea non le piaceva molto, ma era sempre un buon punto di partenza.
    La Gilda dei Mercenari di Louyhong era uno stabile tozzo dal quale provenivano più insulti che parole sensate. Sopra la porta l'insegna recava il nome "Legione d'Acciaio" e incise nel legno c'erano una armatura in piastre con incrociate davanti due spade.
    Incerta, Yves varcò la soglia.
    All'interno una ressa di persone cercavano di farsi strada verso una bacheca sulla quale erano appesi dei fogli. Alcuni dei presenti cercavano di farsi largo anche venendo alle mani pur di arraffare qualcuno dei foglietti appesi, mentre altri attendevano pazientemente che la calca diminuisse. Yves rimase in disparte a osservare fino a quando la bacheca non rimase quasi spoglia. Ormai nella sala erano rimasti solamente lei e un uomo dietro il bancone, che la fissava con aria interrogativa.
    - Non sei di queste parti. - disse lui dopo qualche istante.
    - No. Sto cercando informazioni. - rispose Yves avanzando verso il bancone.
    - Le informazioni costano. -
    - Il denaro non è un problema. -
    Con quelle parole la donna posò un sacchetto di monete d'oro sul bancone davanti agli occhi dell'uomo. Non erano molti, ma ne aveva degli altri. Se quelle cento monete non fossero state sufficienti ne avrebbe aggiunte delle altre, e altre ancora.
    Tuttavia l'uomo sghignazzò trovandosi di fronte ai soldi. Yves aggrottò la fronte, non riuscendo a capire che cosa potesse esserci di divertente in quella situazione.
    - Imperiale? Oppure da qualche altro posto dell'entroterra, vero? -
    - Arcadia, ma cosa c'entra... -
    - Non vendiamo informazioni per denaro, signorina. Vuoi avere delle informazioni? Allora dovrai fare affari con noi. -
    attese qualche istante, per assicurarsi che la donna lo stesse ascoltando - Prendi un incarico, portalo a termine, e avrai le informazioni che desideri. -
    Yves assunse nuovamente una espressione contrita. Non era nelle sue intenzioni far parte di una gilda di mercenari, men che meno prestarsi a fare il lavoro sporco per qualcun altro senza obiettare. No, non faceva per lei.
    Probabilmente intuendo il ragionamento della donna, l'uomo portò le mani avanti come se volesse giustificarsi, e si decise a spiegare come stavano effettivamente le cose.
    - Non è difficile. Inserisci il tuo nome nel Registro della Gilda, e poi scegli da sola gli incarichi. Se non vuoi fare qualcosa nessuno ti obbligherà a farla, ma ricorda, una volta accettato l'incarico questo va onorato fino alla fine. -
    Decise di rifletterci su qualche istante. Scegliere da sola le missioni poteva essere un buon vantaggio, inoltre se avesse preso parte a delle spedizioni in giro per Kalendor avrebbe avuto sicuramente più possibilità di incontrare Nia che non viaggiando da sola. Ad ogni incarico compiuto avrebbe potuto ottenere maggiori dettagli su sua sorella.
    - Che vincoli ci sono? - chiese infine, dopotutto dubitava che la faccenda fosse davvero così semplice?
    - Niente di particolare, le solite cose: versare una parte del ricavo alla Gilda, non potrai accettare incarichi da parte di altre gilde mercenarie, ed è assolutamente vietato uccidere un membro della Gilda... - sogghignò nuovamente. - ...senza un valido motivo. -
    Niente di così complesso dopotutto. Non aveva intenzione di uccidere nessuno, se poteva evitarlo, e i soldi non erano un problema per il momento. Doveva giurare fedeltà alla Gilda. L'ultima volta che aveva prestato un giuramento non era finita molto bene, e forse era quella la parte che la impensieriva di più. Era stata cacciata dalle Guerriere di Ysabeth, quanto sarebbe durata tra le fila della Legione d'Acciaio?
    Questa volta era diverso, non lo faceva per sé, lo faceva per Nia. E per lei, ora, avrebbe fatto qualunque cosa.
    Annuì, e l'uomo prese un grosso libro rilegato. Le porse una penna e un calamaio e le indicò dove apporre la propria firma. La grafia elegante e panciuta dell'arcadiana stonava accanto a quelle rozze e squadrate già presenti sul tomo, ma ormai non poteva farci nulla.
    Con un tonfo secco l'uomo richiuse il libro e lo rimise al suo posto.
    - E ora... - disse indicando la bacheca. - ...il tuo primo incarico. -
    Sulla lastra di legno erano rimasti appesi solamente due foglietti. Uno era una richiesta per una scorta verso Arcadia, Sumadea era un passaggio obbligato e indubbiamente ci sarebbe stato da combattere per attraversare le zone più impervie; l'altro invece era una ricerca d'informazioni. Quest'ultimo attirò la sua attenzione.
    Un ricercato, o qualcosa di simile, era stato dato per morto o disperso, ma si richiedeva ulteriori verifiche e informazioni. Sconsigliato l'ingaggio con il bersaglio. Limitarsi alla raccolta di voci o avvistamenti passivi.
    A giudicare dalla carta sgualcita del foglietto doveva essere lì da parecchio tempo. Strano che nessuno avesse deciso di accaparrarsi qualcosa di così semplice, o forse c'era qualcosa sotto.
    L'idea di attraversare Sumadea e ritornare verso Arcadia l'allettava, ma non sarebbe mai riuscita a migliorarsi se non avesse osato di più. Così strappò il foglio dalla bacheca e lo pose all'uomo al bancone.
    - Ne siete sicura? -
    - No, ma dimmi quello che devo sapere, e poi ti dirò che cosa voglio sapere io. -


    Link SchedaYves Canterra
     
    Top
    .
  2.  
    .
    Avatar

    Esperto

    Group
    Moderatore Globale
    Posts
    2,411

    Status
    Anonymous
    Tempo degli Uomini
    Mi piace il tuo modo di fare.
    L'uomo si mise a sedere dietro il bancone e guardò Yves dalla testa ai piedi. Poi, fissando la ragazza negli occhi, riprese a parlare.
    Devi trovare informazioni su un certo Rain che pare viva qui ad Ephiora. Non qui, ovviamente, ma molto più a nord. Sembra abbia trovato rifugio in un monastero a ovest di Chomandu, nella parte più remota e montuosa della regione. Forse è addirittura morto, ma ad Aethernia ci credono poco.
    L'uomo prese quindi il foglio dalla bacheca e lo appoggiò sul bancone. Yves avrebbe potuto quindi finalmente leggerlo nella sua interezza.

    Appello ufficiale dal Ministero della Giustizia e dal Gran Comandante di Aldaresia per tutti:
    Cercasi qualsiasi tipo di informazione su pericoloso ricercato, ribelle, criminale e sovversivo accusato di alto tradimento.
    Ultimo avvistamento: circa due anni fa, confine tra Aldaresia e Sumadea
    Probabile covo in cui ha trovato rifugio secondo le ultime fonti: Ephiora, nell'arco di cinquanta kilometri nella zona fuori dalla città di Chomandu.
    Identikit: maschio bianco di altezza 1,75 circa, capelli scuri e occhi bronzei. Risponde al nome fittizio di Rain.
    Sconsigliato l'ingaggio in combattimento con il bersaglio, limitarsi a constatarne l'esistenza in vita e l'ubicazione corrente e/o futura.
    Informare immediatamente il comando centrale Imperiale più vicino una volta compiuta con successo la suddetta missione.

    Ministero della Giustizia


    Alla fine Yves avrebbe potuto notare il famigerato e celeberrimo timbro imperiale ad ufficializzare completamente l'annuncio.
    Nessun imperiale è benvenuto ad Ephiora: non appena ti addentrerai verso nord lo noterai tu stessa.
    L'uomo avrebbe quindi cercato di dare la mano ad Yves, per poi congedarla.
    Non aspettarti aiuto da parte dei monaci, essi sono ancor più ostili e omertosi nei confronti dell'Impero.
    Beh, ti saluto. Quando avrai completato il tuo compito, ti aiuterò pure nella tua...ricerca o quello che è.


    CITAZIONE
    Anche chiedendo, l'uomo non avrebbe saputo darti altre informazioni. Libertà assoluta per preparativi e inizio del viaggio, descrivi quello che vuoi come vuoi magari attingendo dal topic ambientazione. Cerca informazioni ovunque ti capiti man mano che ti avvicini alla possibile zona di interesse ricordandoti comunque che non sarà facile vista la situazione geopolitica di Ephiora.



    Edited by Gh0st - 12/10/2017, 16:49
     
    Top
    .
  3.  
    .
    Avatar

    Neuromancer

    Group
    Administrator
    Posts
    5,287
    Location
    Berlin Sprawl

    Status
    Offline
    LegendaNarrato
    Pensato
    Parlato

    Parlato Altri

    Il Tempo degli Uomini - Preparativi
    Yves ascoltò con attenzione la spiegazione dell'uomo e rilesse a sua volta il foglio con l'incarico. Scovare un pericoloso ribelle, criminale e sovversivo, forse morto da tempo, che si nascondeva nella parte più ostile e impervia di Ephiora. Facile, come bere un bicchiere d'acqua.
    Per un attimo l'arcadiana rimpianse di non aver preso l'altro incarico, improvvisamente l'idea di attraversare Sumadea e combattere contro i nativi e le bestie feroci che la popolavano le sembrava quasi rassicurante.
    Inoltre non le sarebbe stato facile viaggiare verso nord senza dare nell'occhio. Arcadia era alleata dell'Impero, con tutti i pro e i contro che questo comportava. Sarebbe stato tutto decisamente più facile se questo Rain, o qualunque fosse il suo vero nome, avesse deciso di rifugiarsi a Louyhong invece che nel bel mezzo delle montagne ephiorensi.
    Si lasciò sfuggire un sospiro rassegnato e strinse la mano all'uomo, consolidando di fatto il suo ingresso nella Legione d'Acciaio. Ora aveva un incarico da svolgere, e lo avrebbe portato a termine. Non intendeva rischiare la vita, e se era sconsigliato ingaggiare un combattimento con il suo bersaglio di certo non avrebbe messo mano alle armi.
    Prima di andarsene chiese ulteriori informazioni all'uomo della gilda, ma non del genere che ci si sarebbe aspettati. Yves voleva sapere di più sulla situazione attuale di Ephiora e come muoversi senza rischiare di essere passati a fil di spada nei territori più a nord.
    Le risposte non erano molto confortanti, ma la donna riuscì ad apprendere che c'erano delle carovane di mercanti che di tanto in tanto si muovevano verso Chomandu e tendevano a cercare guerrieri disposti a scortarli, tuttavia un gruppo numeroso attirava più l'attenzione rispetto a dei singoli individui in marcia, ma questi ultimi avrebbero destato più sospetti, soprattutto se non originari di Ephiora.
    Chiarì infine il suo prezzo. Voleva ricevere ogni informazione disponibile riguardo a una ragazza arcadiana chiamata Nia Canterra. Ne fece una descrizione fisica e caratteriale in modo, ma non specificò per quale motivo la stesse cercando o quale fosse il loro rapporto.
    L'uomo appuntò tutto e congedò Yves con lo sguardo di chi sapeva che non si sarebbero rivisti tanto presto. Forse era vero, ma lei sarebbe tornata a riscuotere il suo pagamento, e sarebbe stato meglio per lui che avesse delle buone informazioni per lei.

    Per il resto della giornata Yves passò in rassegna i mercati di Louyhong cercando di capire se ci fosse qualche carovana o qualche mercante intenzionato a spingersi verso nord. Inoltre ne approfittò per osservare con più attenzione la gente del luogo.
    Era indubbio che lei spiccasse come una straniera anche ad un occhio meno allenato, ma cosa poteva fare per risultare il più anonima possibile? Poteva spacciarsi per una guardia assoldata da un mercante, ma il suo essere gridava "Arcadia" da ogni poro: il suo passo, il portamento, il modo di parlare e muoversi. Non aveva mai pensato di dover cercare di sembrare meno sé stessa, eppure ora risultava qualcosa di inevitabile.
    In un negozio di abiti da viaggio acquistò un tabarro color cenere privo di fronzoli e fatto con una stoffa calda e pesante. La copriva fin oltre i fianchi, celando lievemente l'armatura leggera che vi portava sotto e parte della spada, lo scudo rimaneva visibile anche se legato al fianco. L'avrebbe protetta dal vento e dalle intemperie, aiutandola a superare quello che l'aspettava nella parte più selvaggia di quella regione.
    Scrutò per qualche istante l'immagine che lo specchio dell'atelier le restituiva. Era cambiata da quando aveva lasciato Estheltia. Alcuni erano stati dei cambiamenti voluti da lei come il taglio dei capelli, altri invece dovuti a quello che aveva passato: il viso era più affilato e meno in carne rispetto a tempo addietro e nuove cicatrici si nascondevano sotto l'armatura. Tuttavia la cosa che la colpì di più nella sua immagine fu il proprio sguardo. C'era determinazione in quegli occhi verdi, ma nascosta dietro una sorta di rassegnazione. Non bruciava più l'ardore e la caparbietà che l'avevano per tanti anni caratterizzata.
    Inconsciamente le riaffiorarono i ricordi dell'ultima spedizione a Vaygjord, a Brann, a tutto quello che era successo nella Necropoli. Aveva cercato di non pensare al cacciatore, ma non poteva farci nulla. Si era sentita tradita, usata e abbandonata. Aveva perso la fiducia negli altri e questo l'aveva segnata più di quanto non avesse inizialmente pensato. Non era da lei fare affidamento solo sulle proprie forze, e il non poter contare sugli altri le pesava molto, minando la propria determinazione.
    Distolse lo sguardo da sé stessa. Non aveva tempo per pensare a quelle cose ora, ne avrebbe avuto a sufficienza durante il viaggio verso nord, sempre che fosse riuscita a trovare qualcuno con cui mettersi in marcia.

    Dovettero passare altri due giorni prima che Yves riuscisse a trovare qualcuno con cui viaggiare. Si trattava di un giovane monaco del tempio di Louyhong diretto proprio a Chomandu e della sua guida, un ephioreano armato di arco e con un grosso cane selvatico al seguito. Li aveva sentiti discutere animatamente nella locanda in cui anche lei alloggiava. Il giovane voleva partire immediatamente, mentre l'uomo preferiva trovare un'altra persona per la scorta dato che da solo non sarebbe riuscito a garantire l'incolumità del ragazzo.
    Yves non si era fatta scappare l'occasione e aveva approcciato Shen-Yi, la guida, palesandosi come una mercenaria in cerca di un lavoro. Non erano servite altre parole poiché all'uomo era bastata una rapida occhiata per capire che Yves era in grado di fare il suo lavoro, ma Joon-En non sembrava convinto. Era giustamente diffidente visto che si trattava di coinvolgere una straniera.
    - Non vi causerò guai, perché non ne voglio a mia volta, ma devo andare a Chomandu. - disse cercando di convincere il monaco.
    - Voglio sapere qual'è il motivo per cui dovreste recarvi in quel luogo. Non ho intenzione di portare con me una spia imperiale. - ribatté Joon.
    - Non sono una spia, ma una mercenaria. Come tale non riconosco alcuna bandiera. -
    - Questo vi facilita il tradimento dunque. -
    - Joon-En, ragiona un attimo. Se non approfittiamo della disponibilità di questa donna, rischiamo di non partire più. Questo significa che rimarrai bloccato a Louyhong fino al disgelo dei passi. - disse Shen-Yi, cercando di
    - Non porterò con me una spia! - sibilò nuovamente il monaco.
    Se avessero continuato in quel modo non sarebbero partiti mai per davvero. Yves da parte sua cercava in ogni modo di evitare di rivelare il vero motivo del suo viaggio. Se quei due avessero scoperto che aveva accettato un incarico imperiale non le avrebbero di certo permesso di partire con loro, e anche l'atteggiamento di Shen-Yi, che al momento non le era ostile, sarebbe sicuramente cambiato.
    Tuttavia non poteva nemmeno rimanere bloccata a Louyhong in eterno. Doveva trovare un modo per convincerli a fidarsi di lei, almeno un po'. Poteva dire la verità, o almeno una parte di essa.
    - Sto cercando una persona. - ammise infine.
    Joon-En aveva già aperto la bocca, pronto a ribattere per l'ennesima volta, ma Yves lo anticipò, concludendo la sua frase.
    - Mia sorella. -
    Pietrificato il monaco si scusò e si ricompose, mentre Shen-Yi chiedeva alla donna chiarimenti riguardo la sua ricerca. Yves da parte sua non aveva propriamente mentito, dopotutto aveva accettato l'incarico proprio allo scopo di avere informazioni sull'ubicazione di Nia.
    Omise volontariamente alcuni particolari della vicenda di sua sorella, limitandosi a dire che si erano perse di vista mesi prima ad Arcadia e che da allora anche la vita di Yves si era complicata, prima essendo allontanata dal corpo militare di Estheltia e poi finendo a scontrarsi con gli imperiali a Vaygrjord.
    Il tutto rimanendo su toni molto vaghi, ma che sembrarono sufficienti a convincere Joon-En.
    - Siete certa che vostra sorella sia a Chomandu? - chiese Shen-Yi.
    - No. - rispose Yves. - Ma ho una pista. Non lascerò nulla di intentato. -
    La diffidenza iniziale sembrava essersi dissipata, ma Joon-En rimaneva perplesso. Alla fine decisero che avrebbero portato Yves con loro, dopotutto avrebbero sempre potuto lasciarla in mezzo alle montagne di Ephiora nel caso avesse tentato di tradirli, e senza una guida esperta le sarebbe stato praticamente impossibile ritornare a Louyhong o proseguire verso Chomandu.
    Aveva trovato un modo per andare verso nord, ora cominciava la parte più difficile: il viaggio.


    Link SchedaYves Canterra
     
    Top
    .
  4.  
    .
    Avatar

    Neuromancer

    Group
    Administrator
    Posts
    5,287
    Location
    Berlin Sprawl

    Status
    Offline
    LegendaNarrato
    Pensato
    Parlato

    Parlato Altri

    Il Tempo degli Uomini - Sul baratro
    Shen-Yi guidava il gruppo facendo strada con Keela, il suo cane selvatico. Joon-En lo seguiva pochi massi più indietro e Yves chiudeva la fila facendo da retroguardia. Avevano lasciato Louyhong tre giorni prima e stando a quanto diceva la guida ne sarebbero passati almeno altrettanti prima di raggiungere Chomandu. Viste sulla cartina le due città non sembravano tanto distanti, ma evidentemente i percorsi montani che avrebbero dovuto attraversare allungavano il percorso.
    Tutto sommato a Yves non dispiaceva camminare nella natura di quella regione, era così diversa rispetto a quella a cui era abituata ad Arcadia. Lasciata la zona bassa del presidio imperiale i sentieri avevano immediatamente cominciato ad alzarsi di quota, regalando ad ogni tornate scorci meravigliosi. Sfortunatamente il tempo non era dei migliori, nubi e foschia annebbiavano l'orizzonte, non permettendo a Yves di vedere oltre le vicine isole di Florentia. In ogni caso quella vista sarebbe stato qualcosa che la donna avrebbe portato sempre con sé.
    Shen-Yi guidava con sicurezza il gruppo lungo i sentieri e di tanto in tanto attraverso crinali esposti alle raffiche di vento. Indicava loro dove mettere i piedi e a cosa fare attenzione. Decideva quando camminare e quando fermarsi, dov'era meglio accamparsi e passare la notte. Yves aveva cominciato a nutrire una innata fiducia in quell'uomo, ma questa non era ricambiata totalmente dai suoi compagni di viaggio che di tanto in tanto le lanciavano qualche occhiata dubbiosa, o la osservavano mentre beveva dalla borraccia quasi aspettandosi che li potesse tradire. Non era nelle sue intenzioni quella di farsi abbandonare in mezzo alle montagne, dunque non ci pensava nemmeno a fare qualcosa che potesse inimicarsi i due ephiorensi.
    Keela invece si era da subito mostrata affettuosa nei confronti di Yves, tanto da spingere Shen-Yi a domandarle se non avesse qualche traccia di empatia animale. Confortato l'uomo sul fatto che non aveva tale potere, ma semplicemente una spiccata affinità con gli animali come quasi tutti gli arcadiani, questo si era rilassato e sembrava apprezzare il fatto che le due andassero così d'accordo. Quando si fermavano a riposare il cane selvatico si avvicinava a Yves e cercava la sua mano strofinandovisi contro con fare affettuoso. Apprezzava le carezze della donna, ma poi si accoccolava ai piedi del suo padrone, con le orecchie tese per captare ogni suono che potesse rappresentare un pericolo per il gruppo. Shen-Yi l'aveva addestrata bene, stava sempre al passo e quando il gruppo tendeva a disperdersi nei punti più ampi correva in fondo al gruppo per controllare che seguissero il sentiero corretto.
    Quella sera si accamparono in uno spiazzo lungo il sentiero, dopo aver superato un crinale esposto. Erano parecchio in alto, l'aria era fredda, ma non gelida come quella che aveva sentito a Vaygrjord. Yves si sarebbe aspettata di vedere della neve, invece l'unico biancore che scorgeva a destra e a manca era quello delle pietre e dei muri di roccia che li circondavano. A quell'altitudine la vegetazione cominciava già a ridursi, i sempreverdi avevano foglie aghiformi e la maggiorparte degli arbusti bassi era composta da rovi, mentre nell'aria si sentiva il profumo della resina.
    - Freddo? - chiese Shen-Yi vedendo Yves stringersi nel tabarro e avvicinarsi al fuoco.
    - Un po'. - ammise; poi voltando lo sguardo verso Joon-En che in disparte meditava con addosso solamente la sua tunica aggiunse - Mi chiedo come faccia lui piuttosto a non averne. -
    - I monaci sono addestrati sin da giovani ad ignorare determinate percezioni sensoriali come il freddo pungente o il calore estremo.
    Dicono che sia solo una questione mentale e che se ti convinci di non avere freddo non ne avrai.
    - spiegò Shen-Yi. -
    - Non ti avrei mai preso per un monaco. -
    - Infatti non lo sono, ma conosco i loro usi. Ne ho accompagnati parecchi da Louyhong a Chomandu e vice versa. -
    Yves si perse un istante a osservare il viso dell'uomo illuminato dalle fiamme del falò. La barba nera incolta e in alcuni punti già spruzzata di grigio, i capelli lunghi raccolti sulla nuca. Il viso dai lineamenti duri e quasi squadrati non lo rendeva particolarmente bello, tuttavia c'era qualcosa nel suo sguardo calmo e nei suoi modi gentili che lo rendeva affascinante. Accanto a lui Keela era distesa e aveva il muso appoggiato sulle zampe anteriori. Aveva gli occhi chiusi, ma le orecchie diritte si muovevano al suono delle loro voci. Chissà quanto capiva di quello che si stavano dicendo.
    - Ne vale davvero la pena? - chiese Shen-Yi riscuotendola dai suoi pensieri.
    - Cosa? - rispose con una punta di panico.
    - Andare fino a Chomandu, attraversare mezza Ephiora senza avere neanche la certezza di trovare quello che stai cercando. -
    Yves esitò. Aveva ragione, si stava muovendo alla cieca e non era da lei. Aveva accettato quell'incarico senza riuscire a trovare altre informazioni riguardo a quel fantomatico Rain prima di partire, inoltre di Ephiora conosceva poco o nulla a parte quello che aveva appreso durante gli studi ad Estheltia. Tuttavia se non avesse tentato non sarebbe riuscita ad ottenere alcuna informazione riguardo all'ubicazione di Nia.
    - Da qualche parte dovevo pur cominciare. -
    - Ed è per caso che hai scelto di partire proprio da Louyhong? -
    Yves lo guardò senza dire nulla per qualche istante. Poi spostò lo sguardo su Joon-En; il monaco era poco distante, ma abbastanza lontano da non sentirli se avessero parlato con un tono di voce più basso, inoltre sembrava in profonda meditazione.
    - Cosa stai insinuando? - disse riportando lo sguardo su Shen-Yi e parlando a voce più bassa rispetto a prima.
    - Nulla, ma è una strana coincidenza che una donna arcadiana che scende da una nave imperiale in compagnia del Generale Grayon debba dirigersi a Chomandu proprio pochi giorni dopo il suo arrivo. -
    - Non è come pensi. - si difese lei.
    - No? Allora dimmi com'è, perché invece sembra essere esattamente come penso per ora. -
    - Se pensavi che fossi una spia perché mi hai permesso di unirmi a voi? - sibilò Yves. Cominciava ad alterarsi, e la cosa non le piaceva affatto. - Vendetta? Sarebbe divertente abbandonare la traditrice in mezzo alle montagne. Se non ricordo male hai proposto qualcosa del genere prima di partire. -
    - Sei una spia imperiale? - la incalzò lui.
    Yves imprecò mentalmente. Aveva provato a sviare il discorso, ma non era servito a nulla. Shen-Yi rimaneva della propria idea e cercare di convincerlo senza dargli una risposta chiara non l'avrebbe portata da nessuna parte. Il problema era che non sapeva nemmeno lei come rispondere a quella domanda. Tecnicamente non era una spia, e nemmeno imperiale, ma in pratica stava svolgendo un incarico per conto dell'Impero in un territorio a loro ostile. Dunque la definizione di "spia" le calzava quasi a pennello.
    - No. -
    La guida sembrò soppesare la risposta per qualche istante. Persino Keela, come se avesse intuito che l'atmosfera era cambiata, aveva alzato il muso e fissava la donna con sguardo imperscrutabile. Tuttavia era evidente che solo quella parola non era sufficiente a calmare le acque che erano state smosse.
    - Sto davvero andando a Chomandu seguendo una pista che mi potrebbe portare a mia sorella. - aggiunse dopo qualche istante. - Non voglio che dubitiate della mia buona fede, e posso spiegare... -
    - Perché sei scesa da una nave imperiale? - chiese immediatamente Shen-Yi.
    Era quello il problema? L'aveva vista al porto quando si era congedata da Grayon, e se n'era ricordato solo ora? No, impossibile, probabilmente lo aveva sempre saputo e aveva finto solo per poterla mettere in quella situazione ora. Cogliere la traditrice, la spia, con le mani nel sacco. Ma quello era un gioco che poteva fare anche lei, e lei era davvero brava a giocare con le parole.
    - Come ti ho già raccontato, prima di arrivare a Louyhong ero a Vaygrjord e mi sono scontrata con gli imperiali assieme ad un gruppo di vaygr... -
    - Sei scesa da quella nave come donna libera, non da prigioniera. - la interruppe lui.
    - ...solamente che erano i vaygr con cui combattevo il vero problema. - continuò lanciandogli un'occhiata rabbiosa.
    Non era andata lontano dalla verità dopotutto, ci girava attorno, ballando come avrebbe fatto con un uomo alla Festa del Plenilunio. Odiava mentire così, ma non poteva permettersi di rimanere bloccata tra le vallate di Ephiora; non ora, non prima di aver riabbracciato Nia.
    - Ho salvato Grayon da una brutta situazione durante quello scontro, e lei mi doveva un favore. Mi ha portata fino a Louyhong e poi le nostre strade si sono divise. -
    - Sulla banchina sembravate ben più di semplici conoscenti. -
    - Non ho intenzione di discutere con te di quello che abbiamo passato tra le nevi di Vaygrjord perché è qualcosa che non ti riguarda minimamente! -
    - Invece mi riguarda eccome se questo fa di te una dannatissima spia dell'Impero! -
    Yves si rese conto solamente ora di aver alzato troppo la voce. Joon-En la fissava torvo in viso, probabilmente già da alcuni minuti. Chissà da quanto in realtà aveva ripreso a parlare ad alta voce. Chissà da quanto entrambi sospettavano che lei non fosse ciò che diceva di essere.
    - Pensate che io sia una spia? - chiese poi guardando prima il monaco e poi Shen-Yi.
    Non risposero, ma annuirono con il capo. Non poteva essere altrimenti, chiunque avrebbe sospettato di lei in una situazione come quella, e dopo quello che la guida aveva visto. Inoltre lei era un'arcadiana, alleata dell'Impero. Era una strada senza uscita.
    - Posso dire o fare qualcosa per convincervi del contrario? -
    - Potresti essere sincera, tanto per cominciare. - rispose Joon-En.
    - La sincerità è pericolosa. -
    - Un coltello nella schiena lo è di più, credimi. -
    Non aveva parlato in tono minaccioso, ma Yves non dubitava che potesse mettere in atto quelle parole se lo avesse ritenuto necessario. Improvvisamente vide quel giovane sotto un'altra luce. Non era solo un giovane monaco, ma un monaco di Louyhong, un tempio che per parecchio tempo si era dimostrato ostile all'Impero nonostante condividessero lo stesso spazio vitale: Louyhong. Era giovane, forse inesperto, ma non inerme.
    Sospirò. Era stata messa all'angolo, doveva accettare la sconfitta.
    - Non vi ho mentito, sono effettivamente una mercenaria della Legione d'Acciaio, e sto davvero cercando mia sorella. - si sarebbe aspettata di sentir ribadire qualcosa dai due, ma stavolta rimasero in silenzio, quindi proseguì. - Sto andando a Chomandu per completare un incarico consegnatomi dalla gilda, e se avrò successo il mio pagamento saranno informazioni riguardo l'ubicazione di Nia. -
    - E Grayon? -
    - Non ha nulla a che vedere con il mio viaggio a Chomandu. Aveva un debito nei miei confronti e lo ha ripagato facendomi scendere al porto di Louyhong. -
    - Un po'troppo conveniente. -
    - E' la verità. -
    Scrutò per qualche istante i due davanti a lei. Non erano ancora convinti della sua innocenza, e poteva fare ben poco per provarla se non le lasciavano spiegare i fatti continuando ad incalzarla in quel modo.
    - Cosa dovresti fare una volta arrivata a Chomandu? - chiese poi Shen-Yi.
    - Cercare una persona. -
    - Chi? -
    - Qualcuno che non ha nulla a che vedere con Ephiora. Probabilmente questo tizio nemmeno esiste, è un fantasma che spaventa gli imperiali nel sonno. -
    - CHI? -
    - Non lo so, dannazione. Non ho un nome, sto brancolando nel buio, ma è l'unica cazzo di strada che ho trovato per avere uno straccio di informazione su Nia! Non posso arrendermi ora, non dopo tutto quello che ho passato! -
    Yves fece un respiro profondo cercando di calmarsi. Le stavano mettendo pressione per farle fare dei passi falsi, e ci stavano riuscendo. Lei che di solito era calma, controllata, in grado di analizzare attentamente ogni situazione, ora sudava freddo e non riusciva a controllare il tremore delle proprie mani causate dalla tensione e frustrazione.
    Era stata una stupida a pensare che accettare quell'incarico potesse essere una buona idea; ed era stata ancora più sciocca a pensare di potercela fare e mettere nel sacco due persone che evidentemente erano abituate ad avere a che fare con le spie dell'Impero. Il fatto era che lei non lavorava per l'Impero, nei era lì solo per sé stessa e nessun altro. Non glie ne fregava nulla di Rain, dei monaci, di Ephiora. L'unica cosa che desiderava era poter riabbracciare Nia e non lasciarla più andare via.
    Shen-Yi e Joon-En la guardavano inespressivi, ma poteva percepire il disprezzo che provavano per lei in quel momento. Persino lo sguardo di Keela sembrava giudicarla come un vile insetto. Si sentiva sporca, lurida di colpa, eppure non glie ne importava, perché per Nia si sarebbe trascinata nel fango, avrebbe tradito, ucciso e rinnegato la sua stessa anima.
    Non l'avrebbe persa di nuovo.
    La tensione nel suo corpo raggiunse un punto di rottura. La rabbia divenne tristezza, e le lacrime cominciarono a bagnarle il viso. Non capiva perché stesse piangendo, non era da lei mostrarsi debole davanti agli altri, men che meno davanti a due sconosciuti come Shen-Yi o Joon-En; eppure stava accadendo.
    Lasciò che le lacrime scendessero, si abbandonò a quel sentimento una volta un più, poiché non si sarebbe più permessa di fare lo stesso errore. Che la guardassero pure, che la considerassero una debole, perché non sarebbe più stata debole. Lei sarebbe arrivata fino in fondo.
    - Le sue armi, signorina Yves. - disse il monaco con tono neutro.
    Lei sganciò la spada dalla cintura e lo scudo dalla tracolla e li porse al giovane. Che la disarmassero, non aveva importanza. Avrebbe trovato un modo, ce l'avrebbe fatta. Lei ce la faceva sempre, in un modo o nell'altro. Era forte, era la sorella più grande, era...
    Si addormentò ancora scossa dai tremiti di rabbia e tensione accanto al fuoco. Keela accanto a lei, lanciò una ultima occhiata ai due uomini prima di appoggiare il suo muso contro il fianco di Yves.
    - Forse abbiamo esagerato. - disse Joon-En sottovoce.
    - Sei stato tu a chiedermi di indagare sul suo conto prima di partire. -
    - Nemmeno tu ti fidavi di lei. Almeno ora sappiamo la verità. -
    - Io non mi fido mai di nessuno, solo del mio istinto. -
    - E cosa ti dice il tuo istinto ora? -
    - Che non la lascerò qui. -

    I rimanenti giorni di viaggio si susseguirono senza che i tre parlassero più di tanto. Yves non aveva voglia di discutere e i suoi compagni di viaggio non sembravano avere altre domande per lei. L'ultimo giorno le dissero che non l'avrebbero accompagnata fino a Chomandu. Shen-Yi le indicò la strada per raggiungerla da sola e le restituì le sue armi. Nel suo sguardo non c'era traccia di alcuna emozione.
    Yves vide le sagome della guida e del monaco allontanarsi in una direzione diversa rispetto a quella che le era stata indicata. Che le avessero dato delle indicazioni sbagliate? Forse semplicemente i due non erano mai stati diretti a Chomandu.
    Camminò lungo il sentiero quasi fino a sera, e infine raggiunse le porte della città. Erano aperte, la stavano accogliendo. Le guardie ai cancelli non le fecero domande poiché in quel luogo gli stranieri erano ben accetti, anche sé ricevette comunque qualche occhiata perplessa.
    Decise di alloggiare alla Scimmia Ubriaca, una locanda vicino alle porte della città. Aveva bisogno di riposare, il corpo e la mente. Si fece un bagno, mangiò e per quasi un giorno intero non lasciò la sua stanza.
    Passò i due giorni successivi a camminare per le vie di Chomandu, osservando i mercanti, la gente del luogo, ascoltando le voci e chiacchierando con alcuni mercenari che incontrò alla locanda. Chiedere direttamente informazioni riguardo Rain sarebbe stato pericoloso e controproducente, doveva prima capire come funzionassero le cose in quel luogo, di chi poteva fidarsi e di chi no. Aveva già fatto un grosso errore con Shen-Yi e Joon-En, non lo avrebbe ripetuto.


    Link SchedaYves Canterra
     
    Top
    .
  5.  
    .
    Avatar

    Esperto

    Group
    Moderatore Globale
    Posts
    2,411

    Status
    Anonymous
    Tempo degli Uomini

    Chomandu, città neanche troppo grande a dirla tutta, si sarebbe aperta a Yves in tutti i suoi quartieri e abitanti. La vita sembrava piuttosto frenetica lì e tutti erano più o meno indaffarati con le proprie faccende.
    Yves avrebbe potuto notare molte figure non autoctone: sia dal modo in cui si vestivano, sia dall'aspetto estetico. Nessuno, però, sembrava essere un imperiale.
    Ephiora quindi poteva sembrare un ottimo punto di partenza per chi ne avesse avuto abbastanza con i modi di fare di Aldaresia e voleva ricominciare in un posto lontano e diverso. L'architettura era antica e semplice, le strade luminose e battute da un forte vento.
    Cercare Rain sarebbe stato come cercare un ago in un pagliaio, ma con un po' di astuzia, Yves avrebbe potuto trovare qualche buona informazione. L'obbiettivo, comunque, non viveva a Chomandu, quanto in qualche monastero nascosto lì nei paraggi.
    Questo era già un punto di partenza che avrebbe potuto aiutare l'avventuriera. Gli stranieri, infatti, per quanto a Chomandu fossero più o meno numerosi (meno di un decimo, secondo alcune statistiche), nei monasteri erano assolutamente impensabili.
    Dopo già un paio di giorni nella 'capitale', Yves avrebbe potuto iniziare a ricordare facce note e viste nel quartiere. Il via vai non era fitto e le persone tendevano a rimanere nella città e a non allontanarsi più di tanto dalle loro mansioni.
    Alcuni carri erano adibiti al rifornimento dei viveri: essi trasportavano frutta, verdura e carne dalle campagne fino alla città, per poi andare via una volta venduta la maggior parte.
    Molti di quei mercanti all'ingrosso o contadini spesso avevano piccoli accordi anche con i monasteri, che rifornivano settimanalmente in cambio di denaro o altri beni.
    I monaci, invece, erano una presenza silenziosa ma costante ovunque.
    La maggior parte di loro viveva nella stessa Chomandu in alcuni monasteri dentro le mura e svolgeva elementari compiti di sicurezza e di amministrazione.
    Altri, invece, venivano dai monasteri della regione circostante e arrivavano in città per fare piccoli scambi commerciali o mansioni burocratiche. Avresti potuto notare infatti come, nei mercati principali, alcuni banchetti fossero gestiti da monaci diversi da quelli cittadini. Essi vendevano erbe di ogni genere, medicinali e a volte libri copiati manualmente.
    In un certo senso, i monaci 'esterni' apparivano più silenziosi e riservati. Andavano a Chomandu per commerciare e fornire introiti al monastero, ma contemporaneamente guardavano sospettosi gli stranieri, soprattutto quelli armati.
    La presenza di Yves, dopo appena uno o due giorni, sarebbe stata già notata da alcuni occhi più attenti.



    In una delle passeggiate, la ragazza sarebbe stata infatti fermata da un monaco. Era giovane e sulla sua faccia si stagliavano chiaramente cicatrici da battaglia. Con un po' di intuito Yves avrebbe potuto supporre che si trattava di un giovane monaco combattente ancora sulla strada dell'apprendimento. Forse poco disciplinato perché innatamente curioso, forse semplicemente impossibile da gestire, avrebbe parlato con l'avventuriera ignorando ogni norma di comportamento monasteriale.
    E' la seconda volta che ti incrocio qui in città, ma non ricordo di averti mai visto prima.
    La voce veniva da un ordinatissimo banchetto di erbe aromatiche e medicinali. Molte erano state comprate, molte ancora giacevano sul bancone in legno, perfettamente disposte in dei piccoli barattoli di vetro con tanto di etichetta e prezzo.
    Si direbbe una nuova arrivata a Chomandu. Forse una rifugiata? Ma quale rifugiata entrerebbe mai in città con scudo e spada?
    Avrebbe esaminato Yves con circospezione e genuino sospetto, tanto da farlo muovere dal bancone e avvicinarsi alla guerriera.
    Mercenaria o forse...Imperiale?
    Avrebbe inquisito, avvicinandosi fin troppo al volto della ragazza. I suoi lineamenti freddi e impassibili, la voce ferma ma accusatoria.
    Da un banchetto vicino si sarebbe mosso invece un mercante qualsiasi, sulla sessantina, che avrebbe scostato leggermente il monaco dall'Arcadiana.
    Forse una semplice turista poco sicura che vuole godersi le bellezze della nostra città, no?
    Avrebbe detto amichevolmente, cercando di fare da pacere.
    Ti ho notata anche io, ragazza, e mi chiedevo appunto cosa ti portasse qui: ti sei forse smarrita?
    L'uomo sembrava rassicurante e trattava Yves come un padre farebbe con la propria figlia. Il monaco invece, non avrebbe tolto il suo sguardo dall'Arcadiana neanche dopo l'intervento dell'uomo.
    Non cambi mai, Dao Shin: qui non esistono imperiali.
    Un piccolo sorriso si sarebbe dipinto sul volto del sospettoso Dao.
    Lasciamo che sia lei a confermarlo. Cosa ti porta qui, mia armata amica? Ti incuriosiscono forse le erbe del mio monastero?

    CITAZIONE
    Chiarisci come puoi la tua posizione e le tue motivazioni con i due PNG. Non sarà difficile convincere il mercante, per il monaco invece sarà un po' più ostico. A quel punto hai a disposizione tutte le domande che vuoi da porre a chi vuoi dei due. Cerca di fare domande specifiche che possano aiutare a direzionarti nella regione per trovare Rain o quantomeno il monastero in cui pare vivere.

     
    Top
    .
  6.  
    .
    Avatar

    Neuromancer

    Group
    Administrator
    Posts
    5,287
    Location
    Berlin Sprawl

    Status
    Offline
    LegendaNarrato
    Pensato
    Parlato

    Parlato Altri

    Il Tempo degli Uomini - Chomandu
    Le vie di Chomandu cominciavano ormai a esserle familiari mentre ci camminava. Aveva adottato una specie di routine, in modo da dare il meno possibile nell'occhio: al mattino faceva colazione alla locanda, poi passeggiava lungo le vie del mercato osservando quello che le bancarelle avevano da offrire e di tanto in tanto contrattando qualche prezzo senza mai acquistare. Pranzava nel quartiere dei mercati e passava il resto della giornata con i mercenari cercando di capire come funzionassero le cose in quel luogo.
    L'immagine mentale che si era fatta di Chomandu cozzava decisamente con quella reale che le stava ora davanti agli occhi. Si era aspettata un luogo austero, chiuso e pieno di ephiorensi indaffarati a farsi gli affari loro, invece la "capitale" brulicava di vita e oltre agli autoctoni c'era anche un gran numero di stranieri, fatto che la rincuorava non poco.
    Chiacchierando con alcuni mercanti aveva capito che Chomandu era una specie di "porto franco" in quella zona, dove chiunque avesse voluto dare un giro di vite alla propria esistenza poteva farlo. Qualcuno, aprendosi di più, aveva ammesso di aver abbandonato la propria terra natia per ritirarsi nelle lande ephioreane e vivere del sudore della propria fronte.
    Yves non aveva mai coltivato un campo, ma la mansione già nelle fertili terre arcadiane le era sembrata complessa, non immaginava quanto difficile dovesse essere crescere qualche ortaggio ad alta quota. Sapeva che in alcune zone di Vaygrjord coltivavano i meloni glaciali, ma l'isola vaygr era coperta di neve per quasi tutto l'anno, mentre quella parte di Ephiora era solo ventosa e brulla. Niente neve, niente meloni glaciali.
    I monaci invece sembravano essere una presenza costante ovunque guardasse. Inizialmente le sembravano tutti uguali con il capo rasato e il saio o gli abiti essenziali che portavano, poi cominciò a distinguere quelli che sembravano abitare nella stessa Chomandu e quelli che invece provenivano dall'esterno della città.
    Tutto quello che era riuscita ad apprendere riguardo a Rain nel tempo che aveva passato a Chomandu era che l'uomo non era nella città, o che sapeva nascondervisi molto bene. Era stata attenta a non lasciar trapelare nomi o nazionalità. Si era costruita una bella storia su sé stessa, anche piuttosto credibile.
    Yves, disertrice dell'esercito di Estheltia, ricercata dall'Impero e ora in cerca di un posto in cui vivere fino a quando le acque non si fossero calmate. Non andava lontano dalla verità, e spacciandosi lei stessa per una ricercata poteva capire meglio dove una persona come Rain avesse potuto cercare rifugio. Inoltre a Ephiora l'Impero era visto con aperto sospetto, se non con odio vero e proprio, dunque avrebbe di certo ottenuto la simpatia dei locali adducendo al suo stato di ricercata. Aveva visto taglie appese alle pareti delle locande, ma sembravano tutte piuttosto vecchie e cadute, dunque aveva ritenuto piuttosto sicuro optare per quella piccola bugia. Dopotutto in quel luogo nessuno sapeva chi era e quali erano i suoi rapporti con Grayon.
    "Tranne Shen-Yi e Joon-En." pensò. "Devo fare molta attenzione a come mi muovo, e sopratutto a evitare di incontrarli nuovamente."

    Il giovane monaco le rivolse la parola mentre lei stava osservando con autentica curiosità le erbe medicinali esposte sul tavolato di legno appoggiato sopra il carretto. Domande legittime le sue, forse con un fare troppo inquisitorio per i gusti della donna, che tuttavia non avrebbe risposto immediatamente,
    lasciando che il giovane la raggiungesse dall'altra parte della bancarella.
    Stava per rispondere all'ultima affermazione, quando un'altra voce s'intromise. Un mercante ben più anziano era intervenuto in sua difesa, anche se a sua volta curioso di capire che cosa stesse facendo Yves da quelle parti. Dallo scambio verbale tra i due riuscì a carpire il nome del monaco, Dao Shin, mentre dell'anziano mercante non era riuscita a coglierlo.
    - Mercenaria... - disse rivolgendosi al giovane monaco. - ...e arcadiana. -
    Era tempo di tirare fuori la sua solita storiella, ormai la raccontava come fosse vera e se non fosse stata attenta sarebbe finita per credere alle sue stesse bugie.
    - O meglio quello è il mio paese d'origine, ma ho disobbedito dagli ordini dei miei superiori, disertato e mi sono ben presto trovata con segugi arcadiani e imperiali alle calcagna. - disse alzando le spalle - Non ho problemi a combattere con la spada, né ho paura di affrontare i miei nemici, ma non posso combattere per sempre. -
    Attese qualche istante prima di proseguire, lasciando che le parole che aveva pronunciato sortissero il loro effetto. Non cercava di suscitare empatia in loro, ma solo di far capire che non era una spia, ma una come tanti, che cercava di sopravvivere in una Kalendor sempre più divisa.
    - Ephiora dà un possibilità a quelli come me di ricominciare. - disse poi abbassando lo sguardo sul carretto di Dao Shin - Non mi pento di quello che ho fatto, ma avevo bisogno di fermarmi e riflettere, trovare un posto in cui non dovessi temere per la mia incolumità ogni istante. -
    Quell'ultima parte era straordinariamente vera, poiché da quando Nia se n'era andata non aveva mai avuto un solo istante per fermarsi a riflettere su quello che aveva fatto; e si accorse che aveva davvero bisogno di analizzare quegli eventi a mente fredda.
    - Sempre che un posto del genere esista per una ricercata. Chomandu è tranquilla, ma temo sia una pace apparente. Ho visto troppi mercenari guardarmi con sospetto persino alla locanda. -
    Non aveva fatto domande precise, sarebbe stato troppo rischioso, ma le implicazioni delle sue affermazioni erano forti e spesso si riusciva a capire più cose dal non detto o dal sottinteso che non da una risposta specifica. Avrebbe fatto delle domande, ma prima doveva capire con chi aveva a che fare, e quanto sospettassero di lei.
    Infine rispose alla domanda di Dao Shin.
    - Le trovo curiose. - ammise rivolgendo l'attenzione alle erbe sul pianale. - Alcune mi ricordano il Kireseth. - disse indicando dei fiori secchi dalla corolla azzurra. - Ad Arcadia le usiamo per farne una tintura che calma i nervi e rilassa i muscoli, ma non credevo potesse crescere a quest'altitudine. Oppure non è la stessa pianta. -


    Link SchedaYves Canterra


    Edited by Silver Element - 17/10/2017, 20:49
     
    Top
    .
  7.  
    .
    Avatar

    Esperto

    Group
    Moderatore Globale
    Posts
    2,411

    Status
    Anonymous
    Tempo degli Uomini
    Dao Shin sbuffò alla parola 'Arcadiana', ma non interruppe Yves.
    Il mercante invece ascoltò con attenzione e fece dei gesti della mano indicando la ragazza come per dire "vedi che avevo ragione?".
    Ad Ephiora i monaci sono in grado di far crescere qualsiasi tipo di erbe. Le nostre tradizioni secolari ci permettono di fare questo e altro.
    La chiamiamo con un altro nome qui, ma credo si tratti della stessa cosa.

    Per la prima volta il monaco rispose in maniera calma e un minimo amichevole. Forse l'argomento piante gli era così caro da sovrastare i momentanei sospetti verso l'Arcadiana.
    Poi, come riprendendosi, continuò a parlare col suo solito tono.
    Sei venuta fino a qui per pensare e riflettere? Un gran bel viaggio per fare una cosa tanto semplice, non trovi?
    Il mercante, invece, ti parlò in maniera più confidenziale.
    Hai detto bene: Ephiora è il posto giusto per chiunque voglia iniziare una nuova vita. Tutti si conoscono e quindi una nuova persona è vista con sospetto, ma è questione di tempo e ti troverai benissimo.
    Poi guardò il monaco.
    Dao Shin lo conosco da un paio di anni e ne è la prova vivente. Ha un passato burrascoso ma dopo addestramenti e giuramenti è addirittura diventato un monaco.
    Il diretto interessato sbuffò e provò a balbettare qualcosa per azzittire il mercante.
    Si ma...
    Un monaco a modo suo, comunque.
    Poi rise. Anche Dao Shin emise una sorta di risatina a metà tra l'imbarazzato e il lusingato.
    Si sentono storie di tutti i tipi qui: da ex Imperiali pentiti a popolani scontenti, da uomini di fede fuggiti a stranieri ricercati non si sa neanche più il perché. Vedrai che anche tu riuscirai a trovare la tua strada, bambina.
    L'ultima parola la disse con un tono incredibile dolce e sincero, quasi avesse preso Yves immediatamente in simpatia.
    L'unica cosa che conta, qui
    Iniziò Dao Shin con sguardo glaciale.
    E' non essere Imperiale.
    Passarono alcuni secondi in cui Dao pensò a qualcosa, poi fece una strana proposta.
    Essere brava con le piante è un buon inizio, qui. Potrei indirizzarti verso alcune serre gestite da monaci che necessitano di manodopera.
    Oppure potresti iniziare a coltivarle e a venderle per conto tuo. Beh, comunque fai come vuoi, ecco.


    CITAZIONE
    Chiedi e fai ciò che ritieni più giusto per andare avanti nelle tue ricerche, entrambi hanno iniziato a fidarsi di te abbastanza sinceramente.

     
    Top
    .
  8.  
    .
    Avatar

    Neuromancer

    Group
    Administrator
    Posts
    5,287
    Location
    Berlin Sprawl

    Status
    Offline
    LegendaNarrato
    Pensato
    Parlato

    Parlato Altri

    Il Tempo degli Uomini - Questione di Fiducia
    Dao Shin le era sembrato più ostile in un primo momento, ma ora doveva ricredersi. L'altro mercante che invece si era da subito mostrato ben disposto nei confronti della donna continuava a dire la sua, lasciandosi persino sfuggire qualche dettaglio sul passato del monaco. La curiosità c'era, ma non era una priorità scoprire chi era stato Dao Shin un tempo, per quanto alle parole del mercante Yves ruotò la testa osservando il monaco e cercando di immaginarlo in un'altra situazione, senza riuscirci.
    Una delle ultime frasi dell'anziano mercante tuttavia le toccarono il cuore. Per un istante si sentì quasi sporca per aver approfittato della gentilezza di quell'uomo, credeva davvero che lei fosse arrivato ad Ephiora per cercare redenzione e trovare un nuovo posto nel mondo. Ingoiare quella sensazione fu più difficile del previsto, ma riuscì a relegarla in un angolo della mente. Avrebbe fatto i conti con sé stessa più tardi, e non sarebbe stato affatto piacevole.
    Dao Shin infine ribadì quello che riteneva evidentemente essere il concetto cardine per poter vivere sereni ad Ephiora: non essere imperiali. O spie, o alleati dell'Impero, o lavorare in qualche modo per lui. Sembrava quasi che l'Impero fosse la personificazione del male in quelle terre. Chissà se ai bambini raccontavano storie secondo cui se non avessero fatto i bravi sarebbero arrivati i soldati imperiali a portarli via.
    Il giovane monaco la sorprese proponendole una specie di lavoro. Coltivare piante, ad Ephiora. Yves non riuscì a trattenere una risata sentendo quelle parole e immaginandosi in una di quelle fantomatiche serre, anche se non aveva proprio idea di come potessero essere, a coltivare Kiereseth per il resto dei suoi giorni.
    - Conosco le piante, ma non ho il pollice verde. - disse per giustificarsi dell'improvviso scoppio di ilarità. - Ti ringrazio dell'offerta Dao Shin, ma non credo sia il genere di lavoro che fa per me. -
    Si rese conto solamente ora che non si era ancora presentata ai suoi interlocutori. Doveva farlo? Dopotutto non le avevano chiesto il nome, né sembravano interessati a saperlo. Lì lei era una perfetta sconosciuta e poteva rimanerlo a suo piacimento; tuttavia c'erano pro e contro nel non avere un nome, ad esempio non avrebbero potuto contattarla se avessero avuto informazioni, ma sarebbe stato più facile identificarla.
    - Sono stata cresciuta come una guerriera, penso cercherò un impiego che rientri più nelle mie corde. Come scorta o mercenaria di certo valgo più che non come giardiniera, anche se potrei considerare l'offerta nel caso non dovessi trovare un lavoro... -
    Era riuscita ad allontanare la diffidenza dei due, ora doveva trovare un modo per ottenere le informazioni che le servivano. Aveva capito che Rain non era a Chomandu, ma i territori al di fuori della città si estendevano per leghe e c'erano migliaia di monasteri, se fosse andata alla cieca non sarebbe mai riuscita ad individuare quello in cui si era rifugiato; sempre che Rain esistesse davvero o non fosse morto da tempo.
    Non doveva agire in modo avventato o sarebbe finita dalla padella alla brace in un batter d'occhio. Era venuto il momento di fare le domande, il problema era che non sapeva che cosa dire senza sembrare arrogante o alla ricerca di qualcosa in particolare. Non poteva nemmeno esitare troppo o il palco che si era abilmente costruita sarebbe crollato sotto il peso del silenzio.
    - Hai parlato di altri stranieri ricercati. - cominciò infine con fare pensieroso voltandosi verso l'anziano mercante - Magari potrei incontrarli e vedere se qualcuno già lavora come scorta o può offrirmi un lavoro più nelle mie corde. -
    Avrebbe potuto tranquillamente lasciare la frase in sospeso aspettando una risposta da parte dell'uomo, ma sarebbe potuto sembrare in contrasto con quanto aveva detto in precedenza: era venuta ad Ephiora per pensare a quello che aveva fatto.
    - O cercare qualcuno che possa aiutarmi a riflettere e comprendere quanto ho fatto fin'ora. - si rivolse a Dao Shin questa volta. - Riflettere sui propri errori non è mai facile, e avere qualcuno che ti aiuti a guardare al passato con occhio critico, ma neutrale non è semplice da trovare.
    -
    Era un tentativo come un altro per trovare una strada che potesse portarla a Rain, sempre che quella specie di fantasma esistesse davvero, prima di rimanere bloccata a Ephiora e lasciare troppe tracce del suo passaggio. Le menzogne non duravano mai in eterno e prima o poi qualcuno si sarebbe reso conto d'essere stato raggirato, e per quella volta lei doveva essere il più lontano possibile da Chomandu.


    Link SchedaYves Canterra
     
    Top
    .
  9.  
    .
    Avatar

    Esperto

    Group
    Moderatore Globale
    Posts
    2,411

    Status
    Anonymous
    Tempo degli Uomini
    Dao Shin non scherzava quando parlava di far trovare un lavoro in qualche serra a Yves, quindi ci rimase un po' male ascoltando la sua risatina e tornò quindi dietro al suo bancone.
    Hai trovato la persona giusta a cui chiedere, questo vecchiaccio sa i fatti di tutti.
    Il mercante si fece una risata e mise una mano sulla spalla a Yves.
    Sono un mercante itinerante, so i fatti di tutta Ephiora! Sono più di quarant'anni che vivo qui!
    Ma quale mercante, civetta che non sei altro...
    L'uomo si avvicinò ancor di più ad Yves, quasi per bisbigliargli.
    Conosco un paio di ex ricercati che sono riusciti a trovare lavoro come guardie del corpo proprio qui a Chomandu! A volte noi mercanti chiediamo un po' di scorta e loro ci vengono in aiuto. Se vuoi posso metterti in contatto con loro: il mio nome basterà. A proposito, bambina, io mi chiamo O'aka.
    Dao Shin prese la parola ancora una volta, questa volta, però, parlava piuttosto piano.
    Se ne dicono tante qui. Si dice che sulle montagne qui ad ovest un po' di anni fa si siano trasferite due persone: un ragazzo e una ragazza. Nessuno pare sapere più di tanto su di loro, ma il maschio sembra essere così forte da essere riuscito a diventare maestro d'armi del monastero.
    Il monaco parlava piano e seriamente. Non si stava confidando: sembrava più ragionare a bocca aperta.
    A me sembra soltanto una cazzata. Per di più nessuno ha mai visto né lui né lei.
    Il mercante, con una faccia furbetta, si avvicinò a Dao Shin e gli sorrise in faccia.
    Che vuoi tu?
    O'aka tacque mantenendo quell'espressione giocosa.
    E' inutile che ci provi, lo so che non lo hai visto neanche tu quel tizio. Forse nemmeno esiste.
    No, infatti, caro.
    Iniziò.
    Non ho visto lui, ma ho visto...lei.
    Dao Shin trasalì, poi assunse di nuovo la sua consueta espressione.
    Cazzate! Sarà stata una ragazza qualsiasi!
    Lo era, in effetti: anche molto bella. Ha comprato alcune stoffe da me l'anno scorso quando ero a Sankyu, un piccolo villaggio a un'ottantina di kilometri da qui, verso nord ovest.
    Vicino al lago? E che ti ha detto? Giuro che se è un'altra delle tue cazzate...
    Esatto, proprio lì. Non l'avevo mai vista prima e chiedendo ai miei colleghi del mercato ho ricevuto solo vaghe informazioni: si è trasferita lì non si sa bene quando insieme ad un tizio con cui vive nel piccolo monastero di Xian Du.
    Sapessi che ragazza deliziosa che era! Ci siamo messi a parlare e mi ha detto che lavora come bibliotecaria nel monastero.

    E che altro ti ha detto? Questo maestro d'armi esiste o non esiste?
    O'aka ci pensò un attimo.
    Mi ha detto di essersi trasferita ad Ephiora da sola, ti dico la verità.
    Nel volto di entrambi gli uomini, fino ad un secondo prima colmi di curiosità paesana e civettuola, si spense l'entusiasmo.
    Appunto, non esiste...
    Dao Shin abbassò lo sguardo. Quello strano monaco si era ormai talmente abituato alla vita chiacchierona del mercato che tutti i suoi addestramenti di disciplina erano stati dimenticati o riposti chissà dove nella sua mente.
    Yves avrebbe visto che questi due personaggi erano un misto tra celebrità e leggende lì nella parte nord di Ephiora, addirittura non si sapeva se esistesseri oppure no. Cosa invece importante era che ora la guerriera aveva a disposizione svariate informazioni per continuare la sua ricerca.


    CITAZIONE
    O'aka non avrebbe saputo darti ulteriori informazioni sulla ragazza, avendola vista infatti una sola volta nel luogo indicato. Sei libero di congedarti come vuoi dai due individui e proseguire la ricerca. Descrivi pure il viaggio e il piano di Yves e concludi il post dove ritieni più opportuno: a Xian Du, a Sankyu, oppure a metà tra i due nella zona circostante.

     
    Top
    .
  10.  
    .
    Avatar

    Neuromancer

    Group
    Administrator
    Posts
    5,287
    Location
    Berlin Sprawl

    Status
    Offline
    LegendaNarrato
    Pensato
    Parlato

    Parlato Altri

    Il Tempo degli Uomini - Punto di Svolta
    Yves ascoltò con attenzione il dialogo tra i due mercanti, in particolare la parte in cui Dao Shin parlava di questa fantomatica persona che si era trasferita in un monastero a ovest di Chomandu. Talmente forte da essere riuscito a diventare un maestro d'armi nel monastero, possibile? Stando a quanto sapeva di Rain era una persona estremamente forte e da approcciare con cautela e l'immagine mentale che si era fatta fino a quel momento cozzava molto con quella di un maestro d'armi in un monastero ephioreano. Nessuno lo aveva visto, nessuno ne sapeva di più delle voci che circolavano in merito, tuttavia O'aka sosteneva di aver incontrato una ragazza che secondo le dicerie sembrava essere legata a questo strano personaggio.
    Avrebbe voluto chiedere di più, ma sarebbe sembrata troppo interessata alla faccenda e i due avrebbero potuto smascherare il suo inganno. Si mostrò sorpresa e comunque incuriosita, ma alla fine del dialogo annuì all'affermazione di Dao Shin.
    - Non intendo correre dietro ai fantasmi. - disse poi per rafforzare la sua posizione. Non era nemmeno sicura che quelle voci facessero davvero riferimento a Rain, ma era più di quanto avesse trovato fin'ora, dunque valeva la pena ragionarci su.
    Ringraziò O'aka per l'offerta, e gli disse che si sarebbe informata riguardo alla possibilità di lavorare come guardia del corpo a Chomandu, magari si sarebbero rivisti prima del previsto o sarebbe finita a fare da scorta per il mercante prima o poi. Infine ringraziò anche Dao Shin, di cuore. Il giovane monaco le era sembrato ostile all'inizio, ma alla fine si era dimostrato una persona di buone intenzioni e il fatto che stesse in quel mercato a vendere fiori secchi era una prova che aveva davvero voluto cambiare vita, qualunque fosse stato il suo passato.
    Si congedò dai due mercanti e proseguì la sua passeggiata lungo le strade di Chomandu esattamente come aveva fatto fino ad ora. Osservava le bancarelle, ogni tanto chiedeva qualche prezzo e cercava di contrattare, salvo poi lasciar perdere l'acquisto. Ritornò infine alla locanda.

    Distesa sul letto della sua stanza Al Pellegrino, la locanda della città, Yves rifletteva sul da farsi. Potenzialmente poteva considerare il suo incarico già concluso. Doveva verificare l'esistenza di Rain senza entrarvi in contatto, e il solo fatto che girassero ancora delle voci riguardo a un uomo talmente forte da diventare maestro d'armi di un monastero poteva considerarsi una prova sufficiente. Avrebbe potuto prendere le sue cose e lasciare Chomandu il giorno seguente, in sei giorni sarebbe arrivata a Louyhong e avrebbe potuto lasciarsi alle spalle tutto quello che aveva passato ad Ephiora.
    Tuttavia non era convinta che quella fosse la strada giusta da prendere. Il contratto andava onorato, e non aveva ancora la certezza assoluta che il misterioso uomo di cui le avevano parlato Dao Shin e O'aka fosse davvero Rain. Inoltre avevano parlato di una ragazza, e stando alle informazioni che Yves era riuscita a raccogliere fino a quel momento il ricercato avrebbe dovuto essere da solo. Forse era solo una coincidenza e l'uomo al monastero di Xian Du non aveva nulla a che vedere con Rain, sempre che quella persona esistesse davvero.
    Si portò le mani tra i capelli e sospirò. Rischiare e indagare ulteriormente, oppure considerare concluso quell'incarico. Dubitava che qualcuno si sarebbe preso la briga di andare fino a Ephiora nuovamente solo per verificare dell'esistenza di quella persona, eppure...
    Si mise seduta sul letto di scatto mentre una nuova ipotesi si faceva strada nella sua mente.
    "A meno che l'Impero non sappia già della sua esistenza, forse conosce anche già la sua esatta ubicazione, allora perché..." si disse mentre nervosamente si mordeva l'unghia del pollice. Perché mandare qualcuno a indagare su qualcuno di cui sai già tutto?
    "Per portarlo allo scoperto e fargli commettere qualche errore.", era quello che avrebbe fatto lei se avesse già avuto tutte le informazioni a sua disposizione.
    Quella ipotesi non era da scartare, ma rimaneva il fatto che la certezza dell'esistenza di Rain, allo stato attuale non c'era. In ogni caso avrebbe dovuto viaggiare almeno fino al villaggio menzionato da O'aka. Si, avrebbe seguito quella strada.
    Scese nella sala comune della locanda e consumò la propria cena in silenzio, ascoltando il chiacchiericcio degli altri avventori, cercando di carpire qualunque informazione potesse esserle utile per il nuovo viaggio.

    Il nome di O'aka le aveva aperto molte porte. Era vero, bastava fare il suo nome e i mercanti in cerca di una scorta cambiavano immediatamente atteggiamento. Non fu difficile trovarne uno che fosse diretto a Sankyu e farsi assumere come scorta. Si era presentata al suo datore di lavoro con il nome fittizzio di Lysse, sperando che nessuno conoscesse le filastrocche arcadiane. Lysse era un nome abbastanza comune ad Arcadia e la traduzione dal dialetto al comune del nome era pressappoco "foglia", ma esisteva una filastrocca riguardo alla "Foglia Curiosa", Lyse isse, mangiata dal "Bruco Famelico", Ise lysse.
    Dovendo dare un nome e non volendo dare il proprio aveva dovuto ripiegare sulla prima cosa che le era venuta in mente, e così per tutto il viaggio sarebbe stata Lysse Oridan, ricercata ad Arcadia e nell'Impero, disertrice e guardia del corpo per i mercanti ephioreani.
    Attraversare gli altipiani della regione non fu facile, anche se il viaggio verso Sankyu fu privo di sorprese. I banditi si tennero alla larga, forse vedendo una persona in più del solito a proteggere la carovana, e a parte qualche sinistro latrato durante una notte di luna nuova non ebbero incontri con bestie fameliche.
    Arrivati a destinazione il mercante avvertì la sua scorta che si sarebbero trattenuti per qualche settimana a Sankyu, se i beni che voleva vendere non fossero finiti prima del tempo, dunque di tenersi pronti per una eventuale partenza prima del tempo.
    Assieme Yves/Lysse nella scorta c'era solamente un'altra persona, probabilmente un ex ricercato che cercava di guadagnarsi il pane facendo quel lavoro.
    Non avevano parlato molto durante il viaggio, anche perché Yves/Lysse si era tenuta in disparte cercando di costruirsi un'aura di scontrosità e diffidenza che non le apparteneva, ma che era necessaria per evitare inutili domande.
    Era mezzogiorno, e lei si diresse alla locanda del villaggio. Il miglior posto per mettere qualcosa sotto i denti dopo giorni di pane duro e carne secca; e per ottenere qualche informazione in più riguardo agli inquilini del vicino monastero di Xian Du. Se fosse stata fortunata non avrebbe nemmeno dovuto avvicinarsi a quel posto, ma qualcosa le diceva che le "foglie troppo curiose, finivano sempre per essere mangiate dai bruchi famelici."


    Link SchedaYves Canterra


    Edited by Silver Element - 19/10/2017, 21:02
     
    Top
    .
  11.  
    .
    Avatar

    Esperto

    Group
    Moderatore Globale
    Posts
    2,411

    Status
    Anonymous
    Tempo degli Uomini


    Si dice, da qualche parte ad Ephiora, che ogni soffio di vento equivale a una frase non detta di qualcuno. Le parole, non trovando voce, si trasformano in aria e volano per tutto il mondo. Chiunque ascolti il vento ascolta il mondo: ne ascolta i sogni infranti e i segreti nascosti.
    Rain aveva imparato ormai a dialogare col vento come si dialogherebbe con una persona in carne e ossa.
    Mai gli rispondeva, eppure ne ascoltava ogni parola, ogni consiglio.
    Il vento, quel maledetto, negli ultimi anni si faceva sempre più insistente nel bussare alle sue orecchie e Rain sentiva storie che avrebbe voluto, almeno una volta, guardare con i suoi occhi. Si sentiva come un vecchio malato rinchiuso perché motivo di imbarazzo per amici e parenti.
    Era imbarazzante per l'Impero, una minaccia troppo pericolosa per essere lasciata in vita ma contemporaneamente troppo pericolosa per essere affrontata a viso aperto.
    Negli ultimi mesi Rain non si sentiva affatto bene. La sua mente iniziava a ingannarlo e a ciclo continuo passavano nella sua mente immagini di una vita lontana, lontanissima, persa non si sa dove. Ricordava quando era un bambino e viveva da solo, dignitosamente e con coraggio, passando le giornate a leggere pian piano libri su qualche posto che sperava di visitare.
    Ora, quei posti, li aveva visitati tutti. Non sapeva più dove andare, non sapeva più di cosa stupirsi.
    Devo partire, amore mio.
    Aveva detto qualche giorno prima ad Helen. La ragazza, ormai preoccupata per la crescente depressione del ragazzo, alimentò questo pensiero.
    Partiamo, Rain, partiamo quando vuoi. Portami per mari, per monti, per spiagge. Nessuno ci disturberà e sembreremo una coppietta di turisti da tutte le parti.
    Lui l'aveva guardata, sorridendo, poi le aveva messo una mano sulla guancia.
    Voglio scoprire come siamo arrivati a questo punto. Come il mondo sia riuscito a mangiarsi da solo dando vita a tutto questo.
    Helen non gli rispose, ma anzi rimase in silenzio a scrivere cose sull'archivio della biblioteca monasteriale. Rain aveva speso la sua vita a fare cose inutili e lei, non capiva ancora perché, l'aveva seguito da tutte le parti. Era stata regina quando lui era stato re e ora condivideva con lui l'umiliazione dell'anonimato.
    Mi dispiace che tu debba condividere questo destino insieme a me.
    Lei sbuffò avendo sentito questo discorso già milioni di volte.
    Smettila con questa storia. Io sono felice, forse sei tu a non esserlo. E non so come fare per aiutarti.
    Rain si guardò le mani che avevano tolto così tante vite. Ora erano più piene, più lisce e curate. Sembravano le mani di un musicante e non quelle di un assassino.
    Ti andrebbe di diventare Imperatrice? Forse potrei andare fino ad Aethernia e uccidere il Messia. Tutto sarà come vuoi tu e avrai a disposizione tutti i libri del mondo.
    Risero, piano.
    Partiamo e basta. Lasciamo il monastero per qualche mese e torniamoci quando avrai avuto le tue risposte, ti va? Nessuno ce lo impedirà.
    Quale pazzo oserebbe metterti le mani addosso? Solo io ho questo potere!

    Risero, questa volta più convinti.
    Il mastro d'armi che le prendeva da una ragazza gracile come una foglia d'autunno. Ironica, la vita.

    ***



    Sankyu era una minuscola cittadina nascosta tra le montagne più alte e inospitali di tutta la regione. Contava circa duemila abitanti e la frazione più moderna del paese, quella cioè in cui fiorivano le attività, era posizionata nella parte più bassa della montagna. Più in alto, invece, c'erano le case più vecchie e tradizionali del posto. Tra le due parti, però correva un'unica e deserta strada che a zig zag attraversava l'impervia zona. Nella prima parte correva attraverso una macchia boschiva, nella seconda attraverso spettacolari e inabitati terreni rocciosi. Il grosso dell'apparato commerciale era formato da scambi di merci tra nord e sud della regione e moltissimi acquisti di beni venivano effettuati dai monasteri circostanti, numerosi e antichissimi.
    Detto questo, l'arrivo di Yves alla locanda di un centro cittadino così minuto fu notata in tempi record dagli abitanti, decisamente meno abituati ai forestieri rispetto a quelli di Chomandu.
    Se nella 'capitale' l'Impero era visto come una minaccia da evitare, qui sembrava direttamente che l'Impero neanche esistesse. Nessuna traccia di soldati di nessun tipo, nessuna traccia di estranei: solo paesani e tanti, tanti monaci di ogni tipo.
    C'era chi faceva scorte per il proprio monastero acquistando una grossa quantità di cibo dai pastori e dai macellai, chi commerciava beni semplici come vasellame e tuniche, chi oggetti più ricercati come quadri e armi.
    Nella locanda avresti visto paesani, monaci che consumavano un pasto frugale nel silenzio generale e qualche rarissimo avventuriero equipaggiato con enormi zaini e bastoni da passeggio. Impossibile, comunque, farsi un'idea di tutti gli avventori.
    L'oste si sarebbe avvicinato al tavolo di Yves per chiedere l'ordinazione.
    Il piatto del giorno è la zuppa di montone e cavolo e da bere può scegliere da acqua di montagna e succo di mela. Le va bene o aveva bisogno di altro? Non ricordo di averla mai vista da queste parti, comunque.
    Avrebbe aggiunto l'ultima frase in maniera un po' infastidita, quasi come a pretendere che la ragazza si presentasse immediatamente a lui.


    CITAZIONE
    L'atmosfera respirata a Sankyu sarebbe decisamente più pesante per Yves e il suo arrivo sarebbe stato notato immediatamente dagli abitanti e dai clienti del locale.
    Gestisci come credi questa situazione facendo realizzare ad Yves lo stato corrente delle cose in un paesino tanto, troppo piccolo forse per passare inosservata.

     
    Top
    .
  12.  
    .
    Avatar

    Neuromancer

    Group
    Administrator
    Posts
    5,287
    Location
    Berlin Sprawl

    Status
    Offline
    LegendaNarrato
    Pensato
    Parlato

    Parlato Altri

    Il Tempo degli Uomini - Punto Morto
    L'aria che si respirava a Sankyu era decisamente diversa rispetto a quella di Chomandu, ma Yves se ne accorse solamente quando ebbe varcato la soglia della locanda. Gli sguardi dei presenti, alcuni curiosi, altri scocciati, dicevano più di mille parole. In quel piccolo villaggio sperduto a ovest di Chomandu gli stranieri erano una rarità, e forse anche i mercenari che accompagnavano i mercanti ormai non venivano più considerati come dei forestieri; ma lei era nuova, e in una comunità così piccola le voci circolavano in fretta.
    Aveva fatto un errore, uno di quelli che non avrebbe dovuto fare mai: si era sopravvalutata. Si era creduta in grado di gestire quella situazione senza avere abbastanza informazioni. Aveva creduto che Sankyu fosse un villaggio più grande, da come glie ne aveva parlato O'aka le era sembrato più grande e popolato e non un luogo dimenticato dalle Dee.
    Ora era in ballo, e le toccava ballare. Varcò la soglia della locanda e prese posto cercando di non sembrare troppo tesa. Si sentiva gli occhi di ogni avventore di quella dannata locanda addosso, e la cosa la faceva sentire a disagio. Aveva perso di vista l'altro mercenario con cui aveva fatto il viaggio da Chomandu, dunque non poteva nemmeno chiedergli qualche informazione in più riguardo ai dintorni del villaggio o altro.
    Era stata una sciocca a credere di potercela fare da sola, avrebbe dovuto girare i tacchi quando aveva avuto le informazioni da O'aka e Dao Shin a Chomandu e tornarsene velocemente a Louyhong, invece la sua testardaggine l'aveva portata a infilarsi in quella situazione.
    La voce dell'oste riportò Yves alla realtà. La fame le era quasi passata, ma sapeva di dover mettere nello stomaco qualcosa di solido e più nutriente di quello che aveva mangiato durante il viaggio. Non le sembrava il caso di fare la schizzinosa riguardo il pasto oppure rischiare e chiedere qualcosa di diverso da quanto le era stato proposto. Poteva adattarsi alla zuppa, dopotutto anche a Benthus aveva provato i cibi locali.
    L'ultima frase dell'oste la lasciò perplessa poiché sembrava implicare qualcosa che lei non riusciva ad afferrare del tutto. Il fatto che lei fosse una sconosciuta in quel luogo la rendeva forse meno degna di essere servita o avere un pasto? Forse era semplicemente sospettoso nei suoi confronti, dopotutto gli stranieri spesso erano portatori di guai, ma lei non voleva causare problemi a nessuno, voleva solamente completare il suo incarico e tornarsene a Louyhong.
    Non ce l'avrebbe mai fatta, non in quelle condizioni, non in quel villaggio. Aveva sbagliato a decidere di puntare a Sankyu, avrebbe dovuto andare direttamente al monastero di Xian Du e chiedere di conferire con il loro maestro d'armi. Già, e cosa sarebbe cambiato? Probabilmente non l'avrebbero nemmeno fatta entrare nel cortile del monastero...
    - La zuppa andrà bene e anche l'acqua, grazie. - disse rivolgendosi all'oste che ancora attendeva una sua risposta.
    Si bloccò un istante prima di dire il suo nome e presentarsi all'uomo realizzando che in un luogo del genere la sua presenza non sarebbe certo passata inosservata. Inoltre, sia il mercante che il suo compagno di viaggio la conoscevano con il suo alias, dunque doveva reggere quella maschera ancora per un po'.
    Durante il viaggio aveva volutamente dato l'impressione di essere una persona che preferiva starsene sulle sue per evitare domande scomode, e aveva funzionato. Ora sarebbe stato un problema dare una impressione opposta, soprattutto se fosse incappata nuovamente nell'altro mercenario o nel mercante. Doveva comportarsi esattamente come aveva fatto in precedenza.
    - Mi chiamo Lysse e sono una mercenaria. Ho scortato un mercante da Chomandu, ed è la mia prima volta in questo villaggio. - disse tagliando corto le presentazioni.
    Data l'atmosfera che si respirava nella locanda era probabile che l'uomo le avrebbe fatto altre domande, a cui avrebbe dovuto di sicuro rispondere, a meno che non si facesse andare bene quanto aveva appena detto.
    In che razza di situazione era andata a ficcarsi? Era arrivata ad un punto morto della sua ricerca, dato che difficilmente qualcuno dei presenti le avrebbe dato qualche informazione riguardo Rain, a meno di non riuscire a guadagnarsi la loro fiducia. Ma come? Non essendo più una straniera? Quanto tempo ci avrebbe impiegato a farsi accettare dalla piccola comunità di Sankyu? Mesi? Anni? Non aveva tutto quel tempo a disposizione, e non le importava un accidente di Rain e dell'Impero, l'unica cosa che voleva erano informazioni riguardo sua sorella in modo da poterla riabbracciare.
    Sospirò portandosi una mano al capo. Aveva fatto un buco nell'acqua. Non le restava che aspettare che il mercante vendesse le sue merci per tornare a Chomandu e trovare un'altro modo per raggiungere Xian Du, sempre che il famoso maestro di spada del monastero fosse davvero Rain. Per ora non poteva fare altro che aspettare.


    Link SchedaYves Canterra
     
    Top
    .
  13.  
    .
    Avatar

    Esperto

    Group
    Moderatore Globale
    Posts
    2,411

    Status
    Anonymous
    Tempo degli Uomini
    Rain, in ginocchio, attese che il Gran Mestro Tan Yi finisse la sua meditazione. Rimase lì, immobile a fissare la rugosa nuca del monaco. Attese dieci minuti, forse venti, ma finalmente l'anziano si alzò e scorse il ragazzo dietro di lui.
    Mastro d'Armi. Desiderate parlarmi?
    La voce del Gran Maestro era melodiosa e calma come sempre. L'uomo, che Rain ed Helen avevano lentamente iniziato a conoscere durante la loro permanenza, era ciò che più vicino ci fosse al mondo ad una semi divinità. Sembrava vivere in un altro universo, tutto suo, in cui l'intero mondo gli si spiegava con semplicità e immediatezza. Tutti lo rispettavano e la sua autorità, a Xian Du, era la più importante.
    Rain si alzò e si mise vicino al vecchio Tan Yi, il quale aveva iniziato a camminare lentamente per uscire dal piccolo tempio posteriore.
    Proprio così, Gran Maestro.
    Un giovane monaco passò loro vicino e si inchinò platealmente per poi andarsene via in silenzio.
    Era uno degli allievi di Rain: un ragazzino sui diciannove anni bravo con i pugni ma ancora troppo incapace a ragionare in battaglia. Chissà se al suo ritorno, finalmente, sarebbe stato più riflessivo durante gli allenamenti.
    Io ed Helen siamo in partenza per il Sud. Devo trovare alcune risposte e ne approfitto per far visitare a Helen qualche posto nuovo.
    Il Gran Maestro continuava a camminare: né rispose né guardò negli occhi il ragazzo.
    Tornerò in massimo tre o quattro mesi, ve lo prometto.
    Ci furono alcuni attimi di silenzio come tanti ce n'erano in un monastero del genere.
    Xian Du è la mia casa e lo sarà sempre. Non vi considero come dei proprietari che mi ospitano, ma come parte integrante della mia famiglia. Non so cosa avrei fatto senza voi tutti e ne sono infinitamente grato.
    Tan Yi, finalmente, si fermò. Guardò Rain, per poi sorridere. Era beato, soffice e delicato quel sorriso. Era una dolce carezza sulla guancia di un bambino triste.
    So che tornerete, Mastro d'Armi.
    Mai, neanche il primo giorno in cui era entrato lì, lo aveva chiamato per nome.
    E vi auguro di trovare le risposte a tutte le domande che avete, naturalmente.
    Grazie.
    Fece un inchino al saggio e poi, commosso, gli voltò le spalle.


    ***



    Sankyu, mercato nella città nuova.
    Helen! Erano settimane che non ti vedevo qui in città!
    La vecchia del banco della frutta abbracciò caldamente la giovane.
    Oggi è un giorno speciale, cara Hag: siamo in partenza! Li vedi questi zaini? Sono venuta a fare un po' di provviste!
    Hoho, ma che bello! E dove andrete, dove?
    Helen mise i borsoni a terra e ne aprì uno marrone in cuoio ancora completamente vuoto.
    E chi lo sa! Ti porto un bel souvenir, va bene? E uno lo porterò anche al tuo nipotino.
    La ragazza prese un sacchetto di mele e uno di pere, poi fece scorta di fichi essiccati. Nel viaggio per le montagne sarebbero stati un ottimo snack, anche se a Rain non piacevano più di tanto. Poi si decise a prendere anche una bella busta di noci. 'Fanno bene', le diceva sempre la mamma quando lei era ancora una bambina, 'ti fanno scorrere meglio il sangue e diventare più bella'.
    La vecchia Hag la aiutò, felice, a riporre la frutta nel borsone. Il suo banchetto ora era decisamente più vuoto e con quella sola cliente aveva guadagnato una somma decente per l'intera giornata.
    Ma tesoro, come trasporterai tutte queste cose, eh?
    La ragazza dai capelli chiari strinse le spalle e sorrise.
    Ci penserà il Maestro d'Armi!

    ***



    L'oste non avrebbe aggiunto altro e sarebbe tornato dietro il bancone, salvo poi tornare al tavolo con la zuppa e la brocca d'acqua.
    Ecco a lei, Lysse.
    Si tratterrà a lungo nella nostra città, Lysse?

    Avrebbe poi chiesto, mostrandosi gentile o quanto meno sforzandosi di esserlo senza però riuscire minimamente convincente.
    Al pronunciare per due volte di seguito quel nome, uno dei monaci alzò nuovamente lo sguardo su Yves. In un secondo, senza proferire parola, si alzò dal tavolo e uscì dalla locanda.
    Nel frattempo, mentre l'oste portava le posate al tavolo della cliente, avrebbe canticchiato una sorta di strana filastrocca.
    Lysse isse, Isse lysse...



    CITAZIONE
    Tutto era sempre più strano, ma nessuno avrebbe parlato con Yves né l'avrebbe toccata. L'oste avrebbe finto di ascoltare la sua risposta, per poi tornare dietro al bancone. Se vuoi, puoi porgli delle domande, altrimenti potresti uscire a seguire il monaco che a passi svelti ha lasciato la locanda senza motivo. Oppure, ancora, prendere una stanza e andartene a dormire facendo finta che nulla sia successo. Oppure andartene proprio da quella maledetta cittadina. In ogni caso la zuppa era lì davanti a te e tutti si aspettavano, in quel momento, che la cliente rimanesse lì a mangiarla.

     
    Top
    .
  14.  
    .
    Avatar

    Neuromancer

    Group
    Administrator
    Posts
    5,287
    Location
    Berlin Sprawl

    Status
    Offline
    LegendaNarrato
    Pensato
    Parlato

    Parlato Altri

    Il Tempo degli Uomini - Passo Falso
    L'oste non aveva fatto altre domande e si era ritirato dietro il bancone per poi tornare al suo tavolo con un piatto di zuppa fumante e una brocca d'acqua. Il profumo del piatto era invitante e Yves indugiò qualche istante osservando bene il contenuto della ciotola in cui era stato servito il cibo.
    La consistenza della zuppa era piuttosto acquosa, quindi era molto probabile fosse un brodo vegetale a cui in seguito era stata aggiunta la carne di montone. Spiccava un forte odore lievemente dolciastro, un'erba aromatica che aveva già gustato e odorato prima, ma di cui ora le sfuggiva il nome. I pezzetti di carne erano piccoli quanto bastava per essere raccolti con il cucchiaio e avevano un aspetto morbido.
    Non aveva quasi udito la domanda dell'oste tanto era concentrata sul cibo, tuttavia non le sfuggì il tono poco gentile, come se fosse infastidito dalla sua presenza. Non capiva il motivo di quella celata ostilità, era una straniera, ma non aveva fatto nulla di male se non entrare nella locanda e consumare un pasto. Stava per ribattere, ma l'uomo si era allontanato per prendere delle posate.
    Non era solamente l'oste, ma l'intera locanda la osservava con sospetto, come se si aspettassero di vederla scatenare una rissa o cominciare a sputare fiamme da un momento all'altro.
    Yves aveva notato un monaco lasciare la sala rapidamente dopo che l'oste le aveva rivolto la parola, ma non aveva modo di lasciare quel posto senza destare sospetti, a maggior ragione quando ormai aveva ordinato e il cibo era già nel piatto. Inoltre non aveva capito perché il monaco si era defilato in quel modo, lei non aveva fatto nulla per dar modo ai presenti di sospettare di lei, forse erano loro ad essere paranoici nei confronti degli stranieri.
    La donna s'irrigidì sentendo l'oste canticchiare quella che le sembrava chiaramente la filastrocca arcadiana della Foglia Curiosa e del Bruco Famelico. L'accento era diverso, ma inequivocabilmente le parole erano quelle.
    "Calmati, non hai fatto nulla di sbagliato fin'ora. Non fare nulla che possa far loro dubitare di te." si disse, cercando di rilassarsi.
    Tuttavia era difficile rimanere calma. Un oste di uno sperduto villaggio di Ephiora che canticchiava una filastrocca arcadiana? Balle, non poteva essere una coincidenza, ma allora che cosa significava? Dubitava davvero di lei?
    "Lysse è un nome comune ad Arcadia, sicuramente ha capito che sono di origini arcadiane, ma non ne ho mai fatto mistero.", pensò cercando di trovare un nesso logico.
    Non aveva sbagliato fino ad ora, doveva continuare a recitare la propria parte. Doveva essere credibile, doveva essere davvero Lysse Oridan. Doveva prendere tempo per riflettere, così decise di sfruttare quello che aveva davanti a sé: il pasto.
    Prese una cucchiaiata di zuppa con un pezzettino di carne e l'assaggiò. Il brodo aveva un forte sapore di verdure, probabilmente cavolo e carote, ma c'e n'erano numerose altre che non riusciva a identificare. Era saporito e l'odore dolciastro che aveva sentito in precedenza non si ripercuoteva sulla zuppa, o meglio c'era un finale tendente al dolce, ma era mitigato dal sapore della carne di montone che come tutte le carni ovine era particolarmente forte.
    Era buona, forse ci avrebbe aggiunto un pochino d'olio, ma i sapori si mischiavano bene tra di loro e riuscì a mandare giù altri due bocconi. La fame che fino a quel momento sembrava scomparsa tornò a bussare alle porte del suo stomaco, chiedendo altro di quel delizioso nutrimento.
    - Il tempo necessario affinché il mercante che ho scortato fino qui venda i suoi prodotti e sia pronto a ritornare a Chomandu. - disse infine rispondendo alla domanda dell'oste.
    Era incerta se aggiungere altro o meno, dopotutto il personaggio che si era costruita attorno non era particolarmente loquace, ma non poteva ignorare l'atmosfera pesante che sentiva attorno a sé, o le parole dell'oste stesso. Le parole erano l'arma più potente di Yves, eppure aveva deciso di non usarle per non destare troppi sospetti, ed ecco che quelli arrivavano comunque.
    Nella testa le frullavano mille domande e parole da dire in quella situazione, tuttavia non poteva certo ignorare il fatto che l'uomo avesse canticchiato quella filastrocca. Per molti poteva non significare nulla, ma quante probabilità c'erano di incontrare un arcadiano tra le montagne di Ephiora? Poche, decisamente poche. Se avesse fatto finta di nulla sarebbe probabilmente stata smascherata, dunque doveva almeno reagire a quelle parole.
    - Non immaginavo di trovare un arcadiano da queste parti. - disse all'oste, e poi concluse la filastrocca che l'uomo aveva lasciato a metà - Ise lysse, lyse isse -
    Non capiva il motivo di tanta freddezza nei suoi confronti, pertanto gli rivolse un'occhiata perplessa. Se era davvero un arcadiano avrebbe dovuto essere più che felice di incontrare qualcuno della sua stessa terra, a meno che non avesse qualcosa da nascondere, o che non fosse realmente un uomo di Arcadia. Temeva forse che lei fosse lì per lui? Oppure Yves aveva fatto un passo falso e non se ne era nemmeno resa conto?



    Link SchedaYves Canterra
     
    Top
    .
  15.  
    .
    Avatar

    Esperto

    Group
    Moderatore Globale
    Posts
    2,411

    Status
    Anonymous
    Tempo degli Uomini
    L'oste abbozzò un sorriso probabilmente sincero.
    Non sono arcadiano.
    Ritornò dietro al bancone.
    Qui a Ephiora i testi che girano sono tanti e quando hai due figli i libri di filastrocche e di fiabe li devi comprare comunque.
    Nella locanda calò uno strano silenzio.
    Persino se vengono dall'Impero.
    Il silenzio venne interrotto dall'arrivo di un nuovo cliente. Si trattava di una ragazza sulla ventina dai capelli chiari e un vestito piuttosto elegante. Entrò a passo svelto e si diresse direttamente al bancone.
    L'oste, stupito, fece un bel sorriso e la salutò.
    Helen! E' da un po' che non ti facevi vedere qui da me! Che mi dici?
    La ragazza prese lo zaino che aveva sulle spalle e lo poggiò momentaneamente sul bancone.
    Sono venuta a salutarti, sono in partenza!
    L'oste iniziò a versarle un bicchiere di qualcosa, ma la ragazza lo fermò subito con un cenno.
    Non posso fermarmi adesso, scusami! Ero solo venuta a farti un saluto. Non potevo andarmene da qui senza salutare la prima persona da cui trovammo alloggio qui nel montuoso nord, non ti pare?
    Va bene, va bene. Ma dove andate? E quando tornate?
    Lei strinse le spalle, poi riprese lo zaino e iniziò ad incamminarsi verso la porta.
    E chi lo sa? Lo deciderà il Maestro d'Armi! Spero solo di andarmene al mare almeno per qualche giorno! Torneremo presto, te lo prometto.
    L'oste rise, poi la salutò con la mano.
    Non prendete troppo il sole, allora. Ciao!
    Come era arrivata, la ragazza se ne andò. Era una figura del tutto inusuale, come nessun'altra ragazza era mai stata. Sembrava portare vita dietro di sé e quando se ne andava ogni cosa perdeva colore e gioia. Forse era la sua bellezza così fine, forse i suoi modi di fare eleganti, forse la sua voce un po' squillante, ma tutte le persone che la conoscevano rimanevano in qualche modo incantati da lei.
    Rain pensava spesso a questa cosa e notava come, man mano nel tempo, Helen stesse diventando un po' meno travolgente e gioiosa. Che fosse l'effetto del monastero? Che fosse stato lui, indirettamente, a far spegnere un sole così bello? Già avendole annunciato la partenza lei si era ringalluzzita e aveva trovato la carica perduta.
    Che strano. Forse, comunque, era meglio così.
    Questo pensava il ragazzo osservando tutto quello che lo circondava di quella città che non visitava da molto. Quando sarebbe tornato, quante cose sarebbero state differenti? E lui, anzi loro, quanto sarebbero cambiati?
    La porta si chiuse dietro di lei e tutti i presenti tornarono nuovamente a quello che stavano facendo prima. Ancora una volta ritornò uno strano silenzio, interrotto solo dal rumore di piatti e posate.

    CITAZIONE
    Ruolaggio libero

     
    Top
    .
30 replies since 10/10/2017, 15:25   453 views
  Share  
.