[AUTOGESTITA] La Rinascita: Atto II]

Ruolata per arte segreta

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    Ruolata per arte segreta


    La Rinascita: Atto II


    Gli occhi del giovane si aprivano piano piano, rivelando non più raggi di sole cocenti ma una distesa grigia a lui soprastante. Con il naso completamente tappato, si mise seduto a fatica espirando rumorosamente: era come sempre un desolato puntino nel mare, ma in distanza vedeva qualcosa.
    Terra.
    Una semplice parola del vocabolario di Kalendor, importante per qualsiasi marinaio ma mai quanto per un naufrago.
    Le dimensioni dell’isola erano abbastanza modeste ma la distanza decisamente troppa per scorgere altri dettagli: era abitata? Non poteva saperlo, tanto valeva sbarcare alla ricerca di cibo.
    Era crollato per la troppa stanchezza dormendo per chissà quante ore, rischiando di sbattere chissà quante volte su scogli su quell’instabile culla.

    La vera fortuna forse era stata svegliarsi proprio ora: con la coda dell’occhio vide una forte luce bianca, susseguita da un rombo echeggiante fra i nuvoloni. Contati un paio di secondi, l’acqua incominciò a scendere a catinelle nella zona: l’alchimista afferrò i remi e incominciò a spingere con forza verso la costa.
    La corrente non era favorevole, ma la forza di volontà del giovane era sufficiente da permettergli lo sbarco, specialmente dopo il riposo.. oppure no?
    Dopo cinque o sei energiche sbracciate sentì una forte fitta alla tempia, mollando istantaneamente la presa e toccandosi. Una sensazione misteriosa lo avvolse quando alzò lo sguardo, realizzando di essere arretrato rispetto a prima.

    Il black-out celebrale lo spossò talmente tanto che non realizzò la sua effettiva, seppur breve, perdita di coscienza. Cercò di riprendere i remi, mentre cercava di fare appello alla capacità elementale e rimediarsi un pò di acqua potabile dall’agitato fondale: non appena incanalò il chakra, un’altra forte fitta al cranio lo fece accasciare di lato.
    Ancora una volta tutto si fece nero. Riaprì a fatica gli occhi, vedendosi dinanzi la superficie in cui vomitava copiosamente.
    Si ricompose, passandosi una mano sulla fronte madida di sudore freddo e rannicchiandosi sulle ginocchia fra i brividi: non aveva più dubbi ormai, era malato.

    [STATUS: POISON]: Soul Fever
    Febbre emorragica, spossatezza causante brevi momenti di perdita di coscienza. DISABLE, STUN, PARALYZED permanenti. Perdita di ?? Chakra per turno.


    Tossì riflettendo, in quei giorni di prigionia era stato esposto in qualsiasi istante ai peggiori germi che Kalendor conosca. Pensare che poco prima aveva passato una giornata a letto dando di stomaco, causa effetti collaterali di medicine imperiali: guardando il quadro degli eventi insieme, forse era meglio restare a casa malati un altro paio di giorni.
    Ripensò al tradimento nei suoi confronti comandato da ignoti: una catena di eventi instabili si era avviata ed era ancora in corso. Lo scontro con l’enorme felino, il viaggio in catene sul carretto nel deserto e i giorni di prigionia per gli infami pirati: i traumatizzanti avvenimenti dell’ultima settimana gli passarono dinanzi agli occhi che, velocemente, richiudeva svenendo ancora una volta.
    L’imbarcazione procedeva senza guida nel corso venendo, inevitabilmente, respinta all’indietro dalla corrente: improvvisamente tutto cambiò, una massa d’acqua incominciò a gorgogliare ed avanzare da dietro alla scialuppa. Nulla di eclatante o pericoloso, soprattutto per le mosse acque di quelle zone, ma la velocità dell’acquatico moto fu abbastanza per impattare sul legno e spingerlo con se.

    Il giovane venne smosso dall’onda urtando il capo sugli interni dell’imbarcazione, sbarrando le palpebre completamente inebetito. Una delle peggiori esperienze da lui mai ricordate nella sua vita: la consapevolezza di essere così vicini alla salvezza, ma una spossatezza così terribile da non riuscire a muovere un dito senza contorcersi per le fitte.
    Il periodo d’incubazione era stato lungo certo, ma i sintomi sembravano intensificarsi col passare dei minuti.. o meglio dei blackout. n..n gli uscì dalla bocca per lo sforzo mentre cercava di piegare le gambe e rimettersi ai remi: una terribile fitta non appena piegò gli addominali lo mandò K.O nuovamente, in balia dell’incontrollabile moto marittimo.

    Aprì gli occhi più volte dopo ciò e li richiuse altrettante, osservando quanto poteva con l’inutile sforzo di mantenersi cosciente. Il dolore alla tempia era più assordante della pioggia e degli imponenti tuoni, creando una sorta di silenzio interiore in una possibile tomba per il ragazzo di Haven.


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    La Rinascita: Atto II


    La perdita di coscienza sembrava ormai essere permanente, il giovane veniva sballottato qua e là nella scialuppa senza rendersene conto in direzione dell'isola. Un'onda da alta marea lo colpì nuovamente con almeno il doppio dell'intensità precedente, trascinandolo lungo il suo corso di trenta metri. In preda al panico aprì gli occhi, osservando la piccola imbarcazione oscillare pericolosamente: contorse il viso in un'espressione terrorizzata mentre il mezzo si ribaltava su sé stesso.
    Non appena toccò l'acqua provò ad agitare le caviglie senza risultati. I suoi muscoli erano indeboliti a tal punto da sembrare atrofizzati, probabilmente non sarebbe riuscito nemmeno a rimanere a galla: voltò a destra lo sguardo in un attimo di speranza, rendendosi conto solamente ora di quanto fosse vicina la terra.

    Annaspò le braccia con tutta la sua forza di volontà ma la natura stessa lo facilitò: la scia acquatica lo abbandonò al pieno della sua altezza, facendogli fare uno scenico capitombolo sulla sabbia.
    Atterrò con la parte inferiore del corpo, incrinandosi due costole sul corpo e strappandosi il deltoide.
    Come se non bastasse.. pensò il malato, arrivato malconcio fin qui.. ed ora?

    Non riusciva nemmeno a tirarsi su da terra. Non è possibile.. pensò con la fronte immersa nell'umida sabbia: infilò le dieci dita in essa con forza, incominciando a stringere il pugno con tutta la sua potenza. Nel preciso istante in cui l'onda arrivò, bagnandogli l'ispida barba sul mento, copiose lacrime incominciarono a scendere dal viso.
    Un misto di disperazione e rabbia pervase il corpo assieme alle terribili fitte al cranio. Era stato un combattente abile fino ad ora, anche se non abbastanza da sottrarsi a concreti pericoli. Più volte aveva schivato asce, pallettoni o grinfie di pericolose bestie: nulla rispetto a ciò che provava in questo momento. Con l'astuzia o con la lama era riuscito a sottrarsi ai peggiori pericoli umani, ma l'avidità e la violenza che aveva subito non erano nulla in confronto alle furie della natura. L'immenso labirintico oceano e la dannata malattia, causa del suo pessimo stato.
    Un guerriero uscito dalla strada e morto di febbre.. mi vedesse mio padre adesso se la riderebbe
    Fu il suo ultimo pensiero, accompagnato dall'immagine del collo del genitore accoltellato da lui stesso, poi svenne una volta per tutte.


    Non era la morte ciò che lo attendeva oggi.
    Due candele illuminavano parzialmente la stanza, il primo rumore che il Malygos udì fu il ticchettio della pioggia sulla finestra alla sua sinistra. Era su una sedia, con le braccia costrette dietro di essa dai polsi legati: per quanto fosse intontito, si accorse di trovarsi in una modesta abitazione ma estremamente pulita ed ordinata.

    Davanti a lui un tavolo, quattro i pugni tesi sopra di esso da due giovanotti: il viso sbarbato faceva intuire la loro reale età, a differenza delle loro larghe spalle.
    Lo guardavano con espressione seria, aggrottando leggermente le sopracciglia. Chi saranno, pensò.. mentre quello sgradevole mal di testa ritornava, puntuale come un orologio. Sentiva in qualche modo di aver ripristinato quasi tutto il chakra.. che lo avessero curato?
    Come hai trovato questo posto? Ti manda l'impero? dissero sovrapponendo le voci l'una all'altra. Non gli sembravano dei torturatori abituali, avevano anzi movenze impacciate per ciò che stavano facendo.
    Si tirò indietro su quella sedia, nonostante fosse sveglio da un pò la debolezza non accennava a calare; non appena prese una posizione più comoda parlò con voce pacata, sentendo dolore alla gola ad ogni sillaba.

    Ma quale impero.. ragazzi, lasciatemi spieg si interruppe di scatto: una fitta insopportabile lo raggiunse facendogli rivoltare gli occhi nella scatola cranica. Cadde di lato dalla sedia, il corpo in preda di tutti i sintomi della malattia subiti fino ad ora amplificati.
    Due forti crampi addominali più forti di qualsiasi coltellata lo raggiunsero: rigettò una copiosa quantità di sangue, sentendo gran parte della sua forza vitale andarsene con esso.
    Non riusciva nemmeno ad alzare lo sguardo da terra: utilizzò le sue poche forze per alzare il braccio sinistro.
    Aiu...aiuta..a e si interruppe vomitando ancora una volta sangue: uno dei due giovani uscì dalla porta correndo come un forsennato, mentre l'altro tese entrambe le braccia in direzione di Davmorn incominciando a curarlo. Nemmeno si domandava perché stessero cercando di tenerlo in vita, sperava solo di essere sottratto a quella terribile piaga.

    Nemmeno sentiva sollievo mentre l'acqua lo rinvigoriva, a quanto pare non era abbastanza cura in confronto ai danni che subiva ogni pochi secondi. Fece il brutto errore di provare ad incanalare a sua volta un pò di chakra con Purify, scordandosi stupidamente che la malattia agiva sul suo spirito. Un'altra fitta addominale lo costrinse al rigetto: di lì a poco sarebbe morto dissanguato in quella stanza, pulita ed asettica fino a poco prima.

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    Perdeva le forze velocemente giacendo nel lago di sangue, per quanto il giovane si sforzasse non riusciva a mantenerlo in condizioni. Quando ogni speranza sembrava essere sopraffatta dalla malattia, la porta si spalancò e due uomini in tunica bianca entrarono nella stanza.
    Non appena varcarono la soglia stabilirono a loro volta un legame con il chakra dell'infetto, utilizzando a loro volta tecniche curative: nell'arco di pochi secondi sentì gran parte delle forze vitali tornare a lui. C'era qualcosa di differente nella loro energia spirituale, qualcosa di diverso dalla semplice purificazione dell'acqua che leniva le ferite: un'energia pura e benigna si era allacciata a Davmorn.
    Per quanto strabilianti furono quelle cure, in pochi secondi il ragazzo rigettò ancora una volta perdendo tutta la salute guadagnata fino a quel momento.

    ??: Non è possibile!!.. mantenete il flusso!! sentì una delle figure ignote gridare agli altri per poi avvicinarsi al moribondo Malygos. Si chinò sulle ginocchia e appoggiò una mano sulla sua spalla, mentre un'aura eterea e pura avvolse i due al semplice contatto. Un ultima fitta addominale molto meno intensa delle altre, tanto che stavolta riuscì a resistere al forzato impulso; le ferite aperte dalle frustate ed evidentemente infette si richiusero sterilizzandosi. Sentiva un carbone ardente dietro alla schiena, non potè far a meno di lasciarsi sfuggire un energico grido.
    Dinanzi a lui la pozza rossa era già sparita, lavata istantaneamente con il chakra di uno dei quattro mentre non vedeva: finalmente fuori dal pericolo vitale ma estremamente scosso, lasciò crollare la testa sul pavimento svenendo.

    [...]

    L'alchimista aprì i verdi occhi sotto i raggi che penetravano nella stanza: era sotto le coperte di un comodo letto a due piazze, scosse e disfatte da una nottataccia di incubi. Si mise seduto asciugandosi la sudata fronte, constatando la temperatura corporea nonostante tutto bassa: non percepiva fastidi di alcun tipo o dolori, le ferite al suo corpo erano state curate a pieno.
    Attese una decina di secondi aspettandosi già di dover rigettare nuovamente sangue, ma fortunatamente nulla accadde. Fece un grande respiro, il ricordo di quel terribile minuto lo traumatizzò all’istante: si rannicchiò stringendosi le ginocchia al petto.
    Libero dall’afa del deserto, dalla violenza di predatori umani, dalle intemperie naturali e soprattutto dalla sua malattia. L’unico problema era.. dove diamine si trovava? Chi erano quegli uomini che prima lo avevano legato e poi gli avevano salvato la vita? Altri schiavisti forse?

    Le sua poca istruzione non gli aveva permesso di riconoscere quelle uniche abilità rigenerative; l’unica cosa di cui era conscio era la potenza di quel gruppetto. Si alzò dal letto andando verso la finestra, scrutando il mare ed un promontorio in distanza. No.. non sono ancora libero. pensò mentre si tastava le cicatrici sulla schiena.
    Su un piccolo tavolino non vi era traccia delle sue armi, tuttavia vi erano dei semplici abiti civili e delle ciabatte che indossò per poi spingere la porta scorrevole: mise piede in un ampio e lungo corridoio, alzando lo sguardo verso il soffitto.
    Quell’edificio era davvero maestoso, gli interni erano composti in legno raffinato e supporti in acciaio e non vi era una macchia di sporco sul pavimento. Si volto vedendo di un gruppo di ragazzi alle sue spalle, tutti quanti con lo sguardo puntato su di lui: erano tutti quanti nella stessa veste bianca che copriva piedi e spalla sinistra, lasciando il petto all’infuori. Un’altra cosa che tutti condividevano era la capigliatura, rasata al millimetro: distolse lo sguardo sentendosi a disagio, percorrendo il corridoio fino ad un sala ancor più grande.

    Venti ragazzi incluso il gruppetto di prima si posizionarono in cinque file da quattro, immobilizzandosi tutt’un tratto in stance da combattimento. La coreografia del gruppo di ragazzetti pelati fece un effetto teatrale su Davmorn, incerto se farsi avanti verso il portone e attirare tutta quell’attenzione..
    <i>Un armata di combattenti.. o forse.. era convinto che i monaci esistessero solamente nelle montagne di Ephiora, ma questi giovanotti ne avevano decisamente l’aspetto. Vide un incappucciato in tunica bianca fargli cenno di raggiungerlo mentre si accingeva ad aprire il portone: ormai non più allertato si avvicinò velocemente all’uscita.
    Scese i gradini intravedendo il mare dinanzi, distante non più di novanta metri dall’imponente edificio

    Devi scusarmi.. incominciò ad incamminarsi verso un sentiero inoltrato nella vegetazione, venendo seguito dal silenzioso Malygos.
    Stavo in viaggio con l’altro maestro, quei due scemi siccome erano i più forti in combattimento si sono montati la testa. con parole estremamente colte e schiette il giusto, la parlantina dell’uomo era facile da seguire: dal linguaggio sembrava uno studioso, eppure c’era una cadenza in alcune lettere che era troppo familiare per ingannare il furbo Davmorn.
    La forza non è nulla in confronto allo spirito. commentò mentre i suoni della boschiva natura venivano interrotti da suoni di lotta: numerosi tonfi e lamenti poco distanti, alla prima curva vi erano i due “interrogatori” che se le davano di santa ragione mentre un’altra figura in tunica osservava.




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    Non vi erano armi nel duello, solo nude nocche contro ossa che risuonavano nell’aria: chissà da quanto andava avanti, sembravano essere belli gonfi entrambi in faccia. Uno dei due si dimostrò più abile riuscendo a far perdere l’equilibrio l’altro e immobilizzarlo, creandosi spazio per molteplici pugni al viso.
    Davmorn non capiva per quale motivo dopo più di sei cazzotti presi da terra, il ragazzo ancora non andasse k.o e restasse lucido, ma soprattutto non capiva il perché del combattimento in sé. Era una rivalsa o una sorta di punizione? I due uomini in tunica sicuramente erano maestri, ma c’era qualcosa di poco rassicurante nel loro aspetto; soprattutto nel fatto che ancora celavano il loro volto.

    Noi avremmo distinto una spia da un povero bisognoso. Loro non comprendono la complessità dell’anima.. non quanto noi
    concluse spostando lo sguardo sul combattimento ormai terminato. A quanto comprendeva fin qui, i due erano maestri e tutti quei giovani erano degli iniziati alla loro arte.
    I due vennero cacciati con un gesto dall’altro maestro, se ne andarono constatando le loro ferite e utilizzando il chakra per lenirle.
    Perché mi credevate imperiale? Hai qualcosa da nascondere? l’incappucciato si fermò per un attimo, apparentemente stizzito dalla domanda posta: si intravide un sorriso sulla minima parte di viso esposta.
    Ahahah..So che riconosci il mio accento giovane.. perché io riconosco il tuo. Se fossi stato un imperiale sfortunatamente..avrei dovuto ucciderti..
    Concluse per poi togliersi il cappuccio, rivelando un viso segnato dalla guerra: il monaco era un uomo vissuto sulla sessantina ma con il corpo completamente atletico. Da sotto l’orecchio sinistro fino al naso, un’orripilante e storta cicatrice deturpava gran parte del suo volto: il Malygos ne aveva viste di brutte ferite, ma questa in particolare lo lasciò stupefatto. Mai aveva visto qualcosa del genere, provava pena nell’immaginare quale terribile arma lo avesse ferito in quel modo; si chiedeva come diamine fosse sopravvissuto ad un colpo del genere.

    Si sentiva definitivamente al sicuro, la curiosità però restava ai livelli massimi: i luoghi comuni volevano i monaci come uomini di fede e sani valori. Il viso invecchiato dai combattimenti e segnato dalle cicatrici di quest’uomo tuttavia, corrispondevano più agli stereotipi di un comune bandito. Il suo linguaggio forbito testimoniava che, talvolta, l’abito non fa il monaco nel mondo di Kalendor.
    Diciamo che l’impero non è gentile da queste parti, che tu faccia del male o viceversa.
    Volevo chiederti scusa per il trattamento che hai ricevuto, capita raramente che qualcuno arrivi dalla riva e se succede spesso è una carcassa. Compatisco il tuo dolore, l’interrogatorio dopo tutto quello che hai passato deve essere stato nulla..
    sicuramente dopo averlo curato, aveva intravisto i segni di frustate rimarginarsi sulla sua schiena.

    E’ curioso tuttavia.. Davmorn cercò di incontrare il suo sguardo ma egli puntava in alto con gli occhi, rivolgendosi verso il cielo in lontananza ..Come dopo la schiavitù ed ore nel nulla, sei arrivato qui.. proprio qui. Tu credi nel destino giovane? gli chiese per terminare, posando gli occhi su di lui.
    Ci pensò due secondi ma effettivamente, non sapeva davvero come rispondere: la sua vita era stata troppo adrenalitica per fermarsi anche solo un secondo a domandarsi l’esistenza di un’entità maggiore. Complice la mancata educazione religiosa nell’infanzia e gli abomini sempre più temibili che incontrava in tutta Kalendor, rifugiarsi in un dio gli sembrava sempre meno un opzione opportuna.
    Scrollò le spalle mentre il “marchiato” rimase ad osservarlo sorridendo, per poi voltarsi verso il sentiero:
    Abbiamo delle piccole scialuppe nel magazzino, quando vuoi sei libero di andare!
    Mentre si avviava con le braccia incrociate dietro la schiena a passo tranquillo, con voce cordiale: l’altro uomo in tunica ancora incappucciato lo raggiunse, lanciando un’occhiata nella direzione del Malygos.

    Si trovò un giaciglio in mezzo all’erba e vi si sedette, per quanto scomodo fosse, osservando un promontorio visibile in distanza illuminato dai raggi solari. Le parole riguardo il fato gli rimbombavano nella mente, rimanendogli inevitabilmente impresse: in effetti era davvero curioso come uno sfortunato naufragio lo avesse portato in un posto protetto, fuori dalla giurisdizione e dal controllo del mondo.
    Aveva sentito storie terrificanti su isole, anche più grandi di Florentia, escluse per loro stessa volontà dalla comune società civile: si vociferava persino che molte non fossero segnate sulle mappe. Le leggende per lo più narravano di popoli primitivi ed antichi, pronti ad assalire il primo che osasse interferire con il loro ambiente protetto: tutto poteva essere, chissà. Quello che tuttavia aveva trovato oggi Davmorn era vero, concreto: una piccola società a sé stante ma organizzata, prima di selvagge e becere leggi dei più forti. […]


    Dopo circa un’ora in cui passeggiò esplorando la non troppo estesa terraferma, varcò nuovamente le soglie del portone trovando il gruppo di ragazzi ancora intenti nell’allenamento: l’uomo fino ad ora a lui sconosciuto li stava allenando, adesso non portava il cappuccio. Da distanza ravvicinata, l’alchimista si rese conto di quanto effettivamente fosse enorme quell’uomo: alto come una porta ma talmente compatto da sembrare tozzo.
    Le mani di dimensioni a dir poco ridicole sancivano un’innata costituzione portata al combattimento corpo a corpo: l’altro maestro osservava gli iniziati dalla distanza.

    Il Malygos si avvicinò a lui catturando la sua attenzione, chiedendogli:
    Ma in cosa vi.. allenate.. esattamente qui?
    E' un po lungo da spiegare ragazzo, la sola risposta richiederebbe parecchio tempo.
    Beh.. io ho parecchio tempo
    concluse arguto intravedendo il sorriso del suo interlocutore.
    In fondo qualche sorta di destino esisteva e stava traghettando il Malygos, dalle fogne più sporche della sua vita alle più risplendenti acque.. della rinascita!

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    E molto tempo passò.
    Dal giorno stesso il giovane alchimista divenne il pupillo del monaco, incominciando ad allenarsi nel tempio.
    Dai primi istanti già si sentiva emozionato, i muscoli già gli tremavano immaginando lo sforzo nella pratica fisica di un monaco: ogni aspettativa risulto vana. Venne portato in una stanza nell’altra ala dell’edificio: un appariscente tappeto ricopriva l’uscio della porta, le pareti erano interamente ricoperte da maestose librerie e tappezzate dai quadri.
    Spiccava subito il riquadro dello scaffale più in alto, visibilmente serrato con un enorme lucchetto: non ebbe nemmeno in tempo a domandarsi quali scritti potessero essere degni di una così gelosa custodia, gli venne indicata una sedia su cui si sedette rapidamente.

    Uno degli schienali più comodi su cui avesse mai poggiato la schiena. Per quanto valesse certo, considerate che il giovane oltre ad impararsi a leggere e a scrivere mai aveva aperto un libro in vita sua.
    Motivo per cui rimase sconcertato nel momento in cui il maestro fece cadere un mattone di fogli sulla scrivania

    Leggi.
    Pronunciò secco per poi abbandonare la stanza chiudendosi la porta dietro. Talmente schietto da apparire quasi provocatorio: fissò per due secondi il tavolo, ancora incapace di realizzare.
    Già si aspettava la nuova uniforme ed uno stremante allenamento, invece era stato messo a leggere come un aspirante scriba.
    Sembro così ignorante? si domandò con un’espressione rassegnata leggendo la copertina: L’eterna Kalendor. Aprendolo e osservando la prima pagina si stagliava il titolo intero “L’eterna Kalendor: i suoi costumi ed i suoi segreti.
    Fortunatamente aveva trovato un argomento tutto sommato interessante; d’altronde prima di mettere piede su ogni regione era meglio esserne minimamente informato. Fu così che, senza nemmeno accorgersene, il Malygos si perse in cinque ore di profonda ed intensiva lettura, scoprendo cose di cui nemmeno poteva immaginare l’esistenza.

    Scoprì molte rotte e strade non segnate, alcune pericolose alcune meno ma tutte uniche per ogni regione ed utili ad accorciare tragitti. Scoprì dettagli riguardo le comunità più ristrette e curiose di tutta Kalendor che, gelosamente, custodivano i loro segreti dal resto del mondo.
    Monaci che apprendevano arti marziali così come arti curative, selvaggi popoli credenti in maligne divinità, manipolatori di ossa come Breogan e chi più ne ha più ne metta: lo colpì particolarmente la netta differenza fra le regioni che adoravano la natura coesistendo con essa e quelle che la sfruttavano per biechi scopi.
    La domanda principale forse era: perché avere un compagno animale quando posso trasformarmi in uno di essi? Ma anche perché trasformarsi in un animale, quando si può avere un compagno permanente?
    - - -
    L’attività proseguì anche troppo a lungo, dato che il giovane sfogliò tutto il macigno in una sola giornata. Resosi conto di quanto tempo era passato, si chiuse la porta dietro ritornando giù nella sala principale: tutti gli allievi avevano le braccia incrociate, tutti quanti meditavano in religioso silenzio ignorando il legno scricchiolare sotto i piedi di Davmorn.
    Dinanzi al grande portone già aperto trovò il maestro, ancora una volta con il viso completamente celato sotto il bianco cappuccio.
    Maestro, ho finito..
    Otto ore.. molto, molto bene. Hai voglia di imparare si vede..
    si voltò poi incrociando gli sguardi ..otto ore sono anche troppo. Vai a riposarti, ti aspetta una nuova giornata domani!.
    Senza controbattere accettò il consiglio del suo maestro recandosi nella sua stanza; trascinò la porta scorrevole chiudendosela dietro. Mentre si preparava ad indossare una sorta di pigiama, già pensava ansioso all’indomani sperando di addestrarsi nel combattimento.


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    La Rinascita: Atto II


    Ancora una volta le aspettative non si avverarono.
    Ben due settimane vennero spese con la schiena arcuata sui libri, variando di argomento in argomento. I primi giorni si dedicò alla storia, scoprendo dettagliatamente la grande guerra avvenuta anni e anni fa e le origini dell’impero stesso: una ventina di pagine su carta ingiallita erano rilegate al termine del libro, ogni riga era congiunta in una riflessione sul significato del conflitto ed il futuro di Kalendor.
    Frasi che si leggevano in tre secondi e rimanevano nella testa per tre giorni, portando il giovane a domandarsi un fato alternativo: provò riluttanza scoprendo che Tortuga venne fondata come isola di prigionia, lasciata a ex-detenuti e malviventi.
    Una grande visione che Davmorn riusciva ad elaborare in una fotografia nella sua mente: un branco di cani, sconosciuti fra loro, tra cui viene lanciata una bistecca. Un’ammucchiata al termine della quale uno solo rimaneva sulle quattro zampe gustandosela: ciò ch l’alchimista non sapeva era l’identica situazione che si ripeteva in questo preciso istante.
    Poco dopo il suo tentato assassinio la situazione nella famigerata regione era precipitata: gran parte delle forze locali erano già in guerra da un paio di mesi, ma l’aggiunta di due famiglie alla faida aveva reso l’intero territorio “caldo”.
    Pensava ai suoi amici più stretti, sperando che lo avessero spacciato per morto: in caso contrario probabilmente erano stati uccisi a loro volta. Tremava al solo pensiero, cominciando a prepararsi un piano mentale per vendicarsi nell’eventualità.

    La seconda fase dello studio fu dedicata all’anatomia, un’enorme mattone da più di mille pagine. Sembrava un inferno la sola idea di leggerlo tutto quanto, Davmorn per lo più si concentrò in dettaglio sulle parti principali del corpo umano: sapere come comportarsi in caso di una ferita ed essere a conoscenza di ciò che si celava sotto la pelle. Notò nel particolare, preoccupandosi non poco, la posizione di uno degli organi vitali proprio accanto allo squarcio sul suo addome: poco più a sinistra e quella lama lo avrebbe spedito all’inferno. Lesse molto le parti riguardando le articolazioni, ricercando in particolare quelle più deboli: una frattura sul campo di battaglia avrebbe complicato le cose, annullando la sua spiccata capacità di movimento.
    Uno studio non troppo approfondito in cui almeno metà dell’enorme libro non venne letto attentamente, tutto sommato il Malygos sentiva di aver imparato ciò che gli serviva. In effetti non sentiva di aver mai imparato qualcosa di così alta importanza in tutta la sua vita prima d’ora.
    Questa sessione colmò alcune delle sue lacune, mantenendo tuttavia intatto il suo modo di esprimersi: diretto e coinciso, senza lo sforzo nel trovare vocaboli forbiti.

    Ovviamente tutto questo tempo era umanamente impossibile spenderlo unicamente nello studio: quando sentiva gli occhi pesanti il giovane usciva dall’edificio. Seguendo un piccolo percorso stagliato raggiungeva un ambiente molto particolare: l’esatto termine della foresta, un’ultima alta palma si stagliava coprendolo dal sole mentre dinanzi a lui vedeva la sabbia baciare la superficie. Il mare era calmo e liscio, le onde basse e regolari si univano al suono dei gabbiani: la salsedine penetrava nelle narici rilassandolo.
    C’erano un paio di sdraio accanto a quella su cui si piazzava ogni volta, ma i giovani ed i maestri sembravano troppo impegnati per rilassarsi sulla spiaggia. Dopo pochi giorni l’alchimista ricominciò ad allenarsi, cercando di evitare perdita di riflessi: sciolse per bene i muscoli ed eseguì diverse flessioni sui rami degli alberi nel sentiero, riguadagnando la forma smagliante.

    Al termine di queste due settimane il ragazzo aveva appreso gran parte di ciò che era noto all’umanità sull’astronomia e finiva di leggere un ricettario di botanica: l’ultima parte delle sue letture era stata anche la più breve di tutte. Lo scritto era diviso precisamente in tabelle una sotto l’altra, specificando nomi, origini, metodi di coltivazione e crescita di piante, così come il loro percorso.
    Fu rapido per il furbo Davmorn leggere ciò di cui aveva bisogno, la sua professione richiedeva solamente riconoscere l’effetto di alcune piante: si appuntò mentalmente quelle da effetti curativi o positivi, che potevano sempre ritornargli utili. In un mondo come Kalendor, lo aveva sperimentato sulla sua stessa pelle ormai, non è mai detto dove dormirai domani: magari tra le lussuose suite di Neagora, annegando nel vino.. o magari tra le dondolanti fronde di Nasradeva, senza chiudere occhio per la paura.

    Per quanto avesse letto e imparato molte cose, rimaneva comunque un umano come tanti altri: gli aveva fatto non poco piacere apprendere tutto ciò di cui aveva bisogno. Sapeva che nella vita era sempre bene non essere ignoranti ed avere conoscenze, ma dopo una vita abbandonato a se stesso ormai aveva realizzato di non essere un uomo da ufficio.. ma un uomo d’azione!
    Si chiuse ancora una volta la porta della biblioteca dietro, stavolta con più forza; con passo svelto si avviò verso l’enorme stanza principale ancora una volta occupata dagli allievi in meditazione.
    Noncurante, varcò la soglia dell’edificio e si avvicinò al maestro.
    Ho finito.
    Mh.. va b
    bene vero? E ora dovrei tornare su a riposarmi o farmi un giro?

    Fu abbastanza irrispettoso, innalzando leggermente il tono di voce mentre l’incappucciato gli rispondeva. Sentì i suoi occhi addosso mentre in silenzio rifletteva, le labbra chiuse ed immobili. Fece un cenno con il mento, come a dire al ragazzo di spiegarsi
    Ho letto anche troppo, quand’è che posso diventare un VERO apprendista?
    Vieni con me

    Ripose fulmineamente, incominciando ad avviarsi nel sentiero dell’area boschiva con le braccia incrociate dietro la schiena. Dopo i soliti due minuti si trovarono nella radura dove, due settimane prima, avevano trovato i due apprendisti a darsele di santa ragione.

    L’uomo si fermò rimanendo improvvisamente al suo fianco, abbassò il cappuccio rivelando nuovamente il suo viso e il terribile squarcio su di esso: la sua espressione era estremamente seria, quasi seccata, così come il suo basso tono di voce.
    Fammi vedere che sai fare allora.
    Puntando poi gli occhi su Davmorn: erano uno di fianco all’altro, quei pochi centimetri di altezza in più permettevano al maestro di guardarlo dall’alto verso in basso. Il Malygos rispose con un’occhiata interrogatoria, il silenzio di ormai sei o sette secondi si fece imbarazzanti.

    Non vi capisco voi giovani.. gesticolando nervosamente con le braccia, senza interrompere mai il contatto fra i quattro occhi ..non avete mai un briciolo di pazienza, al momento giusto però state a girarvi i pollici.
    Si domandò il significato della frase ma non ne ebbe il tempo: vide all’ultimo con la coda dell’occhio la mano avvicinarsi a lui troppo rapidamente. Un forte schiaffo potenziato dal chakra lo colpì su guancia ed orecchio
    La presunzione senza limiti.. e sei stato talmente idiota da non attaccarmi nemmeno per primo!!
    Il ragazzo vide nero per un istante dopo quell’impatto, la rabbia dell’uomo si percepivano nel colpo: stordito dal primo colpo non riuscì a schivare il secondo, prendendosi un forte ceffone sull’altra guancia e rigirando il volto in direzione opposta


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    Forte tanto quasi il primo, ma sicuramente non potenziato dal chakra.
    La testa smise di muoversi, tutt’un tratto realizzò cosa era appena accaduto facendo due rapidi passi indietro; che cazzo saltava in mente a quel maestro?
    Sentì il sangue ribollirgli dalla rabbia, l’offesa subita dai colpi in viso era troppo per lui. Soffocò la sua indole istintiva, riflettendo in quell’istante: per quanto avesse provato i monaci erano rinomati per le loro abilità in combattimento. Forse era meglio tenersi lo sfregio e tentare un approccio persuasivo: ricomponendosi e con lo sguardo fisso sul maestro pronunciò
    Ho solamente detto di.. sbarrò gli occhi: l’uomo non aveva la minima intenzione di ascoltare le sue parole, dalla posizione di guardia scattò in avanti con un calcio volante verso il viso.
    Schivò con due passi laterali, cercando di allungare a sette metri la distanza fra i due.
    Il rispetto è l’unica cosa che chiedo a chi permane qui… enunciò drastico per poi incominciare a corrergli addosso: vedendo ormai l’opzione del dialogo inutile estrasse le lame preparandosi al peggio.
    Piegò il corpo a destra sul ginocchio evitando il cazzotto, ma proprio mentre cercava di inserire un fendente laterale di contrattacco..
    YAH! un colpo d’incontro lo prese in pieno mento stordendolo nuovamente, susseguito da due forti colpi di palmo al suo petto che lo fecero piegare.

    Un lamento di dolore gli fuoriuscì, se ne stava lì in corpo a corpo mezzo dolorante: possibile che due schiaffi e tre pugni lo avessero urtato così tanto? Sentiva le forze vitali già estremamente provate, almeno alla metà della quantità originaria: per qualche istante si chiese quali fossero i limiti di quel combattimento. E’ il mio momento pensò, era stato colpito da ben quattro fendenti ed era ora di rispondere.
    Si risollevò con un urlo da guerra sferrando due fendenti, per poi eseguire un poderoso attacco potenziato dal chakra: abilmente riuscì ad avvicinare la lama al suo viso, sfregiandolo accanto alla bocca.
    Era riuscito ad infliggere un’istanza di bleed, ma a quale prezzo era andato all-in facendo un terribile errore?
    Un sorriso si dipinse sotto il cappuccio: con una velocità disarmante Davmorn si prese ben cinque colpi in un solo turno. I primi tre furono un’unica scarica estremamente rapida, colpi di palmo piazzati abilmente sulla sua cassa toracica: concluse con maestria sferrando una spazzata ed un calcio frontale in volo.

    Percepì per quell’attimo la scarpa impattargli sulla bocca dello stomaco, rimase senza fiato in un lamento di dolore e volò molto più in là. Si massaggiò con una mano la pancia mentre gli anelli di Counterflux si generavano, incominciando a ruotare attorno a lui e facendo fluire ancor più acqua nelle sue abilità curative. Riuscì ad eseguirla e sfuggire per un paio di turni, avendo il dubbio che il maestro glielo stesse permettendo senza infierire

    E’ già tanto sapere leggere di questi tempi e tu.. tu riesci a lamentarti, godendo dell’ignoranza. era a momenti inquietante il suo dialogare, estremamente forbito anche nei momenti tesi della battaglia: tesi per Davmorn sicuramente, non molto per lui.
    L’allenamento della mente porta a questo! aprì le braccia teatralmente: la ferita visibile nella parte scoperta del viso si rimargino istantaneamente, chiudendosi e lasciando una piccola macchia di sangue sul viso. Un’incredibile abilità che solamente un monaco Garuda poteva gelosamente custodire, eppure da ciò che aveva letto negli ultimi giorni riguardo Kalendor parlava dei guaritori come persone pacifiche e particolari. Non era certo il momento migliore per domandarselo: si alzò da terra una volta per tutte, cercando per forza di cose una combo a quattro colpi che a mala pena scalfiva l’incappucciato.

    Con rapidità disarmante si posizionò in guardia con le ginocchia alzate, scattando in avanti aggrappò entrambi i polsi del Malygos con forza: senza sforzo fece pressione sui nervi disarmandolo.
    In un breve frangente incrociò lo sguardo con il monaco dinanzi a lui, pronto a sferrargli un colpo finale e lui pronto a prenderselo: senza i pugnali poteva nulla o poco. Osservò la mano serrata che proseguiva perso il suo petto minacciosa, fece ciò che istintivamente gli venne più facile: sfruttando le peculiarità della sua aura avrebbe tentato di curarsi in posizione difensiva.
    Sbagliò qualcosa, causando una reazione completamente inaspettata. Concentrò il chakra nel suo corpo come una delle tante volte che tentava a lenirsi con l’acqua, utilizzando erroneamente più chakra del dovuto: un bagliore dall’aura bianca avvolse il petto nel punto d’impatto, gli anelli vorticanti cedettero istantaneamente alla gravità versandosi al suolo.

    Un incredibile potere lo avvolse permettendogli di annullare il pugno e non subire il contraccolpo: preso dalla sensazione unica si dimenticò di essere disarmato, scagliandosi in contrattacco sull’avversario e suonandogli due rozzi e poco tecnici pugni da sagra sugli zigomi.
    Fece un balzo correndo verso i suoi coltelli, realizzando solo dopo un paio di secondi la bocca spalancata dell’avversario e le braccia ancora sospese dopo il colpo.
    Incredibile.. mormorò a bassa voce


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    Solamente nei secondi seguenti realizzò ciò che aveva appena fatto.
    L’aura acquatica si era disattivata ma un bianco bagliore ogni tanto veniva emanato dalla sua pelle, la sensazione strana si stava prolungando più del dovuto: guardò le mani tremare come una foglia, sentiva una curiosa sensazione al centro del tronco. Non erano i colpi di prima, era qualcosa che si stava risvegliando in lui per la prima volta. Qualcosa che non comprendeva a pieno e faceva fatica a controllare, percepiva ogni muscolo contratto e le vene sul collo per lo sforzo: chiuse gli occhi incominciando a controllare il suo respiro, sentendo il lieve bruciore distinguersi lungo tutto i quattro arti ed il cervello.

    Il primo ad averlo fatto così velocemente.. sorridendo divertito ed abbassando le mani, abbandonando così la posizione di guardia: si tolse il cappuccio ed avvicinò una mano al mento, grattandosi la barbetta con fare pensoso. Allora era come pensavo., si fece nuovamente crucciato in viso aggrottando le sopracciglia, puntando poi l’indice verso Davmorn Sei fortunato ad essere tanto cocciuto quanto portato.. allungò entrambe le braccia investendolo con un’ondata curativa: il flusso di purificazione generato era così potente che bastarono due istanze a ripristinare tutte le sue energie.
    Se il combattimento non lo aveva già sancito, ormai era ovvio che il monaco era un esperto acquatico di livello massimo: le sue variegate posizioni di guardia e la capacità superlativa di guarigione facevano di lui uno dei pochi, in tutta Kalendor, a conoscere ben due arti segrete.
    Dovresti stare bene ora. Andiamo dentro a parlarne meglio si prese il “complimento(?)” in silenzio, rimettendo le lame nella fondina e seguendo a ritroso l’uomo fino allo studio.

    Entrò dentro la stanza che ormai conosceva a memoria, ma questa volta non si piazzò sulla comoda sedia: dietro la scrivania si piazzò il maestro, lasciando a lui lo spazio su un’altra poltrona nella stanza. Si sedette lì lanciando un paio di occhiate ad i libri in una teca lucchettata, nel frattempo l’uomo spulciò fra i libri dinanzi a se una ventina di secondi per poi bloccarsi. Prese tra le mani quelle pagine di vecchia carta, separate l’una dall’altra e quasi nascoste al termine del libro di storia precedentemente consultato.
    Questo deve essermi sfuggito.. disse non molto ironicamente, alzandosi poi per aprire il lucchetto: senza nemmeno troppi sforzi accatasto le pagine ad uno degli angoli e richiuse il tutto, mettendosi nuovamente sulla sedia.

    Immagino che ti sarai fatto tante domande, come è giusto che sia.. disse gesticolando, il suo fare implicava che spettava al ragazzo continuare il discorso con i suoi quesiti.

    In cosa vi allenate qui, precisamente? E, se sei un monaco, perché odi così tanto l'impero? sottolineò con il tono l’importanza della parola: aveva già posto questa domanda all’inizio dell’addestramento, ma non vi era stata una vera e propria risposta. Si prese una breve pausa e cominciò a parlare.
    Mi chiamo Van Baer, 8° maestro dell’ordine Garuda. Ex maestro. Ormai sto diventando un vecchiotto. se la rise lanciando uno sguardo fuori dalla finestra; Davmorn stette in silenzio ascoltando l’uomo che sembrava aver molto da dire.
    La mia storia inizia più di mezzo secolo fa. Haven era ormai molto popolata da prigionieri di guerra ed ex-detenuti, pensa che Tortuga venne costruita quando ero un ragazzetto: tutto quello che ora rende quella regione quello che è, nacque e crebbe in quella parte della mia vita. Non appena diventai adulto incominciai a vedere le prime faide private, prima da spettatore e poi da uomo nel campo: difendemmo il nostro quartiere dalla microcriminalità sostituendoci ad essa. Fummo capi per anni, risanando il territorio e costruendo con il sudore della nostre fronte interi quartieri della città. Per un ventiquattrenne ignorante e senza aspettative era il massimo, una zona libera da affari loschi e sicura: immagino che anche tu saprai.. che non c’è mai un lieto fine in queste storie.
    Mantenne il viso serio, ascoltando ogni parola di un uomo che gli stava rivelando tutto sé stesso: le parole erano troppo veloci per essere improvvisate, non vi erano dubbi che dicesse la verità. Annui all’ultima sentenza, rimanendo concentrato.
    Qualcun altro riuscì ad allargarsi, incominciando ad introdurre armi in tutta l’isola. Diamine, non sto scherzando se ti dico che per un annetto vendevano uno spadone per due polli ed un moschetto per una dozzina di pecore. I primi contrabbandieri donarono le armi al popolo ed il popolo.. si massacrò con le sue stesse mani: consci di ciò che stava per accadere io e il mio compare siamo salpati, lasciando la nostra zona al degrado ma..salvandoci la vita. Dopo anni da avventuriero affinai le mie abilità e raggiunsi Sumadea al termine di un incarico: i Monaci Garuda mi ospitarono per una notte.. e poi per venti anni.

    Si prese una pausa, erano così tanti anni che probabilmente doveva riflettere per ricordare gli eventi più significativi. Davmorn li aveva appena compiuti vent’anni, poteva a malapena immaginare cosa significasse allenarsi così tanto tempo.
    Imparai la pace dei sensi, la meditazione, la vera e propria arte di divenire un tutt’uno con l’esistenza, un puntino in sintonia con tutto il resto. Mentre il mondo veniva sconvolto dalla grande guerra, nei miei pellegrinaggi diventai un uomo nuovo: cresciuto nell’odio e nella violenza, mi meravigliavo seguendo gli insegnamenti di vita del mio maestro. Come un povero cretino..
    Sorrise ricordandolo

    Ideali di pace che sembravano perfetti, erano la chiave dell’esistenza se li enunciava il mio baffuto maestro. E io ci credevo. Ci credevo con tutto me stesso, finché… mutò improvvisamente l’espressione, facendosi tutto cupo

    Il terzo allievo più forte, oltre a me e all’altro maestro, uccise nella notte il monaco. La visione del corpo mi destabilizzò, riportando la mia mente dalle calme cascate del paese alla fangosa melma di Tortuga: tutti i miei ideali fratturati in un solo istante.
    Esiste davvero la pace, alla fine, in questo mondo? Esisterà finché eserciti attaccheranno per risorse e uomini uccideranno per avidità?


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    Lacrime rigarono il suo viso, cadendo una dopo l’altra. Una storia terribile che fece deglutire a fatica il povero Davmorn: non era un tipo molto socievole, ma l’elevata empatia lo stava facendo sentire disperato per l’uomo più di quanto egli non lo fosse già.
    Ho perso anni della mia vita cadendo in depressione, perdendo persino l’utilizzo dell’abilità della Fonte. Troppe volte ho cercato la pace nel fondo di una bottiglia, trovandomi con un’emicrania costante ed i rimorsi di non essermi accorto del tradimento imminente. Ho subito angherie da più giovane ad Haven certo, mi sono sforzato per venti anni oltre ogni limite.. ma era in quel momento che stavo male davvero: togli a un uomo ciò un cui crede e gli avrai tolto tutto.
    Sono uscito dall’oscura caverna facendo i conti con la realtà: ciò che insegnano i monaci Garuda è falso. Non falso per mancanza di prove o effettiva tecnica, nessuno guarisce meglio dell’ordine.. falso perché è inadatto quando si applica alla realtà fuori da quelle mura.

    Cercò di intuire le emozioni del giovane guardandolo per qualche istante, riprendendo poi.
    Uomini come noi sanno cosa è Kalendor. Sanno bene i rischi che la natura ci impone, non meno pericolosi dell’ingordigia umana. Da bravo monaco sarei dovuto rimanere nel tempio, prendere il merito di sacerdote ed insegnare ai bambini a porgere l’altra guancia quando camminano lì fuori? alzò un istante il tono della voce, puntando dalla finestra il mare in lontananza.
    Ho cercato quell’uomo per altrettanti venti anni.. ho seguito ogni traccia, ogni notizia e ogni diceria viaggiando tutta Kalendor più volte: venni a sapere di un suo avvistamento in un tempio ad Ephiora e riuscì a farmi accettare in esso, con l’unico scopo di infiltrarmi.
    Nella permanenza imparai i segreti dell’arte marziale dei monaci e non appena lo trovai da solo ingaggiai il combattimento..
    Quel bastardo fuggì come una gazzella, dopo quattro anni lo stanai nuovamente e cercai di farlo fuori una volta per tutte: un attentato in pieno centro pubblico ad Arcadia..e mi costò caro..


    Si alzò allontanandosi dalla scrivania, prendendo spazio su un’altra delle poltrone per ospiti proprio di fronte a Dav: indicò l’orribile cicatrice, la breve distanza solo ora gli permise di accorgersi della mancanza di un pezzo del lobo.
    Le leggi dell’impero parlano chiaro e.. sentono poco. Mi chiedo quanti sacchi di monete saranno serviti a quel viscido, per rendersi immune alla legge.
    Si toccò proprio il pezzo di orecchio mutilato, fissando tra gli occhi l’alchimista.
    Mi hanno condannato a morte. Questi sono i marchi di una ghigliottinata. In punto di morte ho deciso di non arrendermi… concentrai talmente tanto chakra da gonfiare i muscoli del collo: non spezzai il legno ma riuscii a spostare leggermente la testa, prendendomi il colpo in pieno viso..

    Non riuscì a trattenersi, contorse la bocca atterrito e strinse i denti: quanto dolore aveva subito questo pover’uomo nella sua vita? Un’esistenza nata nel posto peggiore, susseguita da pericolose avventure ed arrivata alla completa dedicazione e fede in un’ideale: quando ormai sembravano essere finiti i guai, ecco una stangata sul collo. Il triste riassunto della vita di Van Baer.
    Questo è il motivo per cui ti avevano interrogato i ragazzi, unici oltre al mio compare a conoscere questi fatti. Sono sopravvissuto alla lama mortale concentrando il chakra in un modo unico, mirando ad annullare i danni subiti oltre le capacità umane: seppur di entità inferiore, tu hai eseguito la stessa tecnica con il minimo di condizionamento mentale.

    Ho fatto ricerche qui nello studio nei tuoi giorni di convalescenza, consultando i libri di anatomia e medicina. Credo che tu abbia avuto la, più comunemente detta, febbre dello spirito. Una malattia rara che chiunque conosce prega di evitare con tutto il suo cuore: non si sa bene né come né il perché, qualcosa si forma nel corpo disturbando il flusso di chakra. Il suo sistema si disattiva, mantenendo il corpo in un costante stato di debolezza e uccidendo potenzialmente se si utilizza chakra anche una volta sola.
    Sono ormai sicuro che quel flusso abbia assorbito una piccola parte del mio chakra mentre ti curavo.


    Si alzò sgranchendosi le gambe ed osservando a lungo il giovane ancora seduto: gli poggiò una mano sulla spalla
    Mi dispiace di non averti potuto dire tutto questo fino ad ora, ma immagino che se io ho passato una ventina di anni su scritti storici, un altro pò di lettura non ti faccia male. La conoscenza è potere giovane: quello che ha assorbito quel pugno non era l'armatura tantomeno il tronco, era questa! indicò la sua tempia con la mano libera per poi congedarsi.
    Il Malygos rimase nella sua posizione per altri dieci secondi, si stropicciò i stanchi occhi e rimase fermo ad osservare il nulla, riflettendo su tutte le informazioni immagazzinate nel lungo discorso.

    Se prima si era indispettito con la sua lavata di capo, adesso nemmeno ci pensava più: realizzava di essere stato un pieno idiota a lamentarsi della sua possibilità, perlopiù da ospite. Forse un vero e proprio allenamento non era ciò che faceva lui, al solo pensiero di due decenni di allenamento gli veniva la pelle d’oca. In effetti dopo tutto il tempo passato in prigionia e poi sull’isola, incominciava a sentire la mancanza del brusio della folla e le regioni della sconfinata Kalendor.
    Si diresse alla camera pronto a riposarsi, riflettendo sul fatto che Ormai non posso e non voglio tirarmi indietro. Voglio imparare a controllare il nuovo chakra..

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    Dopo la dormita il giorno dopo tornò alla biblioteca, stavolta completamente invogliato ad apprendere qualcosa di nuovo. Si concentrò su alcuni scritti di astronomia: erano l’unico argomento fino a quel momento che gli dava davvero problemi. Troppe erano le parole tecniche, così come le definizioni precise da ricordare a memoria lettera per lettera: era interessante l’allineamento delle catene stellari, ma ciò che il ragazzo si domandava era precisamente cosa fossero.
    Ok osservarle, vederle brillare al chiaro di luna.. ma cosa erano realmente? Una delle domande ricorrenti di tutta l’umanità probabilmente, altrettanto probabile dopo un paio di volte che veniva formulata si smetteva di pensarci su, eppure il dubbio lo afflisse più volte.
    Dopo tre giorni circa se ne stava nuovamente sulla comoda sedia, la schiena piegata sul libro: la porta venne aperta fulmineamente dal maestro, senza nemmeno bussare. Rimase sull’uscio, non appena Davmorn alzò lo sguardo parlò:
    Che ne dici, vieni ad allenarti fuori?
    Incredulo annuì, chiudendo prontamente il libro e seguendolo fuori dall’uscita: dinanzi a loro in lontananza si vedevano tutti quanti gli allievi, erano posizionati in una radura sopra la scogliera ed eseguivano impressionanti stance in sincronia.

    Davmorn dedusse che quel gruppetto di giovani si stavano addestrando in un’arte differente dalla sua, un’arte prettamente fisica imparata dal maestro nel monastero dove si era infiltrato per anni.
    Non era quella la loro direzione infatti, ancora una volta percorsero il percorso che si inoltrava nella piccola foresta: nella solita radura c’era anche l’altro maestro,c’era anche uno dei giovani che lo aveva trascinato via da quella riva per poi interrogarlo al suo arrivo.

    Io, Lars e i due giovanotti siamo gli unici qui dentro a conoscere… il segreto.
    Si tolse il cappuccio rivelando il marchiato viso, per poi aprire le braccia teatralmente mentre pronunciava l’ultima parola.
    Voi tre.. escludendo lui e l’altro maestro dalla frase Siete gli unici, per quanto sappia in tutta Kalendor, ad averne appreso le basi senza consultare un guaritore Garuda. Non uno attualmente in carica almeno. Il fatto che tu dirigendosi unicamente verso l’alchimista stavolta ..Abbia applicato l’arte così velocemente non implica nulla. L’essenza della cura è qualcosa di differente dal rinvigorimento di una pozione o dalla rinfrescante acqua che tampona le ferite.
    Siete troppo impulsivi? Lasciate le emozioni dominarvi? Il momento in cui vi preparerete a proteggervi vi prenderete quella spada nell’addome.


    Volse lo sguardo verso il suo collega ed incominciò a togliersi la pesante e bianca tunica: un gruppo di uccellini cinguettava sulla loro testa rompendo il silenzio, mentre l’uomo ancora mai visto senza cappuccio avanzava.
    Questa volta si portava appresso un enorme spadone, con passo tranquillo arrivò ad un metro di distanza dalla cicatrice vivente.
    Quanto diamine è enorme.. pensò osservando la figura dalla stazza imponente a lui vicina: probabilmente era un nordico, nessun altro poteva essere così portato nella costituzione. Una lentezza certamente rispetto all’uomo comune, che diventava relativa nel momento in cui centocinquanta chili di cristiano ti caricavano a testa bassa: era da folli non temere un combattimento con un barbaro veterano di guerra.

    Osservate.
    Esordì con tono pacato, posizionando le braccia lungo i fianchi e chiudendo gli occhi. Vide dai movimenti della bocca la sua regolazione del respiro, alzò le braccia leggermente quando tutt’un tratto..
    L’incappucciato estrasse con rapidità lo spadone lungo quasi un metro e portò un maestoso fendente laterale verso l’uomo dinanzi a lui. Tutti gli occhi erano puntati su di lui, più spalancati di quelli di un gufo: la rapidità dell’azione aveva messo il cervello in allarme, pronto a cercare di sopportare la visione di un uomo aperto a metà.

    Con un poderoso grido da guerra l’uomo, rimasto solamente in canottiera, senza nemmeno aprire le palpebre alzò le braccia un istante prima di venir colpito; fece così impattare la lama su entrambi gli avambracci.
    Aprì gli occhi e fiero mostrò agli allievi le sue braccia, prive di ferite di alcuna sorta.
    Impossibile.. balbettò senza farsi udire dagli altri, ciò che aveva visto rasentava i limiti della realtà stessa. A quanto pare la maestria in ciò che lui aveva solamente percepito permetteva questo.
    La calma può essere trovata ovunque, anche per un solo istante. Solo abbracciando il vostro spirito ed unendovi ad esso potete unirvi al “Tutto”.
    Così lo chiamava lui almeno.

    Il Malygos si voltò alla sua destra, realizzando che i maestri si erano allontanati lasciando i più piccoli a breve distanza: il suo nuovo avversario era proprio lì, senza armatura ed i pugni alzati.
    Proprio quando calò le mani lungo la cinta sentì per la prima volta le parole dell’uomo con lo spadone.
    Ah-Ah! Niente armi. la grave voce risuonò nella mente fermandolo nell’esecuzione: Davvero? pensò, sapeva già che il tipo aveva capacità curative, per quale dannata ragione non poteva utilizzare le sue lame?
    Erano probabilmente sette-otto anni che non faceva a botte con pugni e calci, la crescita nelle strade di Tortuga si era fatta pericolosa presto; abbastanza presto da farlo girare fin da moccioso con un coltello a portata di mano.

    Cercò di avvicinarsi menando due pugni, riuscendo senza difficoltà a colpire il mento dell’avversario: la rozza carica era una mossa a doppio taglio, non essendo un esperto in combattimento disarmato non calcolò il peso da spostare sulle gambe correttamente.
    Rimase troppo sulle punte sbilanciandosi in avanti, perdendo così lo slot Azione per la sua difesa e prendendosi due pugni dritti in faccia, susseguiti da un colpo di palmo che lo sbalzò cinque metri più in là.
    Si rialzò toccandosi il labbro, spaccato dal colpo e sporco di sangue: concentrò una media quantità di chakra ripristinando parte delle energie con due Purify. Era in netto svantaggio, per quanto poco gli piacesse ammetterlo i suoi pugni non eludevano chiunque sapesse le arti marziali, proprio come il ragazzetto che gli si avvicinava minacciosamente.
    Schivò un diretto d’incontro e assestò due ganci ed un montante di risposta, senza sortire effetti di alcuna sorta: bam, bam, TOC. Una combo spedìisce il Malygos a terra, mentre il picchiatore cominciava a ridere con aria di sfida; l’agonismo e la sfacciataggine entravano in gioco ora che realizzava di star palesemente dominando lo scontro.
    Ancora una volta stava per essere caricato, in quel breve istante chiuse gli occhi: una frazione di completo buio, utilizzata per attingere al suo spirito. Espirò profondamente e concentrò il chakra che si sparse lungo il suo corpo: le nocche impattarono altre tre volte sul suo viso, stavolta senza provocare danni.

    L’alchimista provava nuovamente quella sensazione unica ed indescrivibile, le mani leggermente formicolanti ed un attimo di pace inferiore. Le capacità meditative del ragazzo contrastarono con l’impulsiva euforia del momento: fomentato da essere riuscito a rigenerarsi istantaneamente, partì in avanti con il muso sferrando una testata sul naso del ragazzo.
    ..HAHAHAHA il maestro incappucciato sfoggia una sonora risata, mentre il marchiato viso pronuncia i severi lineamenti.
    Sei proprio di Tortuga cazzo.. per poi aprire la bocca in un mezzo sorriso: era la prima volta che aveva sentito il colto uomo imprecare, ma gliel’aveva proprio messa in bocca lui la parola. Messo alle strette dal combattimento non aveva minimamente pensato ad eventuali regole, in ogni situazione in cui si trovava disarmato solitamente rischiava non poco e non si faceva problemi a colpire punti sensibili: ma, buon dio.. in un’isola di monaci non era proprio il caso.
    Si scusò leggermente impacciato nonostante fosse inutile: l’avversario si era già rigenerato e non serbava astio nei suoi confronti, il maestro col viso coperto ancora non smetteva di ridere e l’altro..

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    Edited by Mad4Opps - 5/6/2018, 04:22
     
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    La Rinascita: Atto II


    Ad ogni modo.. Proseguiamo nella seconda fase.
    Ciò che avete appreso lo definiamo il bagliore dell’anima: un impulso volontario e repentino, richiedente la massima concentrazione. Molti sostengono che, se si vede un colpo partire, potrebbe fare meno male quando arriva: non so se è vero, ma quello che è vero è che se voi vedete un colpo potete annullarlo.
    Il bagliore è la tecnica più facile, mente e corpo si uniscono rispondendo al pericolo imminente salvando il corpo.
    Provate ad immaginare quel bagliore bianco dentro di voi; accettatelo, lasciatelo scorrere nelle vostre vene, trovate la calma nella mente unendola al corpo.

    A tradimento schioccò una delle dita che, istantaneamente, si ricoprì di vistose saette scintillanti: senza alcun preavviso raggiunse in corpo a corpo Dav, forse proprio per testarlo.
    Il palmo impattò contro il suo petto, ma egli fece in tempo a vederlo pochi attimi prima ed ancora una volta attingere alla nuova arte: un profondo respiro ed un pò di chakra bastarono ad annullare l’effetto stordente dei fulmini.
    Sbalorditivo pensò mentre nuovamente attinse alla sua innata energia, concentrandola e scoprendone un nuovo uso: una flebile aura bianca lo avvolse, donandogli una guarigione lieve ma costante. Un vantaggio non poco interessante; il fatto che avesse fino ad ora eseguito tutte le tecniche senza alcuna fatica lo allarmò per un attimo.
    E se tutto il mio chakra si fosse rimpiazzato con il suo quella notte? le alternative erano poche: o era molto portato nella fonte dell’anima oppure lo swap di chakra lo aveva effettivamente cambiato. Era contento di aver appreso abilità segrete ma non voleva perdere la sua personalità o ciò che lo rendeva lui stesso, cosa che fortunatamente non accadde successivamente.

    L’allenamento proseguì per molte ore, l’ultima tecnica era la più difficile da realizzare: ogni volta che si utilizzava il particolare chakra si era in grado di percepire lievemente l’anima altrui. Come se già ciò non fosse difficile, la vera parte tosta era allacciarsi ad esse destabilizzandole, fase completata nel tardo pomeriggio: completamente sudato si tolse la sporca maglia e si avviò nel sentiero salutando l’incappucciato ed il giovane. Il maestro gli disse..
    Puoi accompagnarmi alla scogliera? C’è una cosa che devo fare..
    Sembrava piuttosto serio, il Malygos annuì e lo seguì nello spiazzo dove prima si addestrava il numeroso gruppo: si affacciarono dal dirupo osservando tra i numerosi scogli.
    Eccolo là, sono due giorni che gira qui..
    Si riferiva ad un pesce ignoto all’alchimista che a malapena vedeva nell’acqua sottostante
    Non posso bagnarmi la tunica, maledizione! la tolse e la lanciò a terra, sotto lo sguardo attonito del rogue
    Sei pazzo forse?
    Adesso vedrai perché mi chiamano.. La Fenice..

    Con una piroetta all’indietro si lasciò andare alla caduta libera, preoccupato si scorse ad osservare facendo attenzione a non cadere: il maestro stava proprio per schiantarsi su una delle imponenti rocce quando, tutt’un tratto, deviò alla destra grazie ad una corrente ventosa.
    Tre elementi e due rinomate abilità da monaco.. mi chiedo quanto sia forte quel tipo che gli è sfuggito tutti questi anni
    Quello che ormai era un puntino lontano si salvò dalla caduta grazie a Feather Fall, atterrando invece con tutta la forza cinetica l’esemplare marittimo e terminandolo all’istante con un mortale calcio.
    - - -
    Il chiaro di luna illuminava tutta l’isola, la visione di un promontorio in distanza rendeva l’ambiente suggestivo, così come il fuoco acceso rudimentalmente a terra: i due maestri, Davmorn ed il giovane con cui si era confrontato sedevano in cerchio cuocendo porzioni del pesce. Era così dannatamente grosso che era servito l’aiuto dell’alchimista per riportarlo a riva, il corpo era dove poteva rimanere fresco e pronto a futuri pasti.
    Pace.. coesistenza con la natura.. ma una bistecca di predatore dei mari a me non la leva nessuno! Eh no! l’uomo reggeva mezza boccia di vino ed era andato sotto i fiumi dell’alcool, facendosi espansivo e levandosi persino il cappuccio: un testone enorme dai lineamenti duri, le guance completamente paonazze per lo stato di ebbrezza.
    Il ragazzetto con cui aveva combattuto stava sdraiato in dormiveglia, ormai aveva consumato più di qualche bottiglia cominciando ad accusare le vertigini: l’alchimista già sospettava, ma ora era sicuramente certo che La Fenice aveva dei fedeli contatti commerciali per Kalendor che gli assicurava sopravvivenza nel “piccolo paradiso” che aveva creato.
    Passarono diverse delle notturne ore assieme, discutendo per lo più su ciò che avevano letto nei libri ed i loro pareri in generale: ora che il giovane e Lars se n’erano andati, La Fenice riprese il discorso rimasto solo con l’alchimista

    So già che non credi nel fato, ma che mi dici di quelle?
    Indicando il vasto campo stellato sulle loro teste; era chiaro che non si riferiva ai tecnicismi dei libri di astronomia ma ad una pura opinione personale.
    Mh.. riflette un attimo sdraiato sull’asciugamano, puntando la più luminosa che riusciva ad osservare Mi piacciono, a chi non piacciono poi.. quello che mi chiedo è perché? Come sono finite sopra le nostre teste? Un messaggio di un dio? Bah, io non sono nemmeno religioso, eppure..
    ..eppure c’erano momenti come questi, in cui la ragione non bastava per spiegare ciò che era oltre il nudo sguardo umano.
    Io credo che siano.. speranza.
    Speranza di cosa?
    Beh.. speranza di qualcosa oltre questo mondo, dominato da fecce ed egoisti e distrutto dalla competizione umana nel più bieco dei modi. Io sono un uomo come tutti gli altri, non ho la certezza di sapere se qualcosa ci guarda costantemente dall’alto.. ma se quelle stanno sù nel cielo un motivo ci deve essere.
    Il senso della nostra vita, da quando non abbiamo problemi a sopravvivere e riprodurci.. cosa è diventato?


    Questa era la domanda veramente difficile, una delle più difficili postegli in tutta la sua esistenza a cui non riusciva a rispondere per quanto si sforzasse.
    Apparentemente nulla. Come diceva il mio fu maestro: “L’uomo sciocco mette i bastoni nelle ruote del prossimo, per poi ritrovarsi senza legna”. Non esiste la verità, non l’ho trovata con anni di insegnamenti dei monaci Garuda e tantomeno negli anni più bui della mia vita: il massimo che ci è concesso è seguire la nostra strada, seguendo quella che consideriamo la nostra verità.
    Io ormai sono quasi alla fine, passerò i miei ultimi giorni addestrando uomini d’onore.

    Si fece un lungo sorso di vino alla faccia della morte che lo attendeva, per poi trovare contatto visivo con il suo allievo.
    Chiedo scusa se in tutto questo tempo non te l’ho chiesto ma.. come ti chiami, giovane? Se vuoi parlarne, chi ti ha catturato prima che arrivassi qui?
    Rifletteva solamente ora sul fatto che né Van Baer, né tantomeno nessuno che viveva sull’isola era a conoscenza della sua identità: quell’uomo aveva tolto la maschera raccontandogli la sua vita per filo e per segno, ora era il suo turno.
    Mi chiamo Davmorn Malygos, sono di Tortuga..
    Hanno provato ad uccidermi a Shal’aira, mi sono difeso per poi perdermi in quel dannato deserto: mi hanno fatto schiavo e venduto ad un vascello pirata.

    Non c’era bisogno di menzionare i dettagli più sanguinosi, tutte le parole del mondo non sarebbero bastate a descrivere la sua terribile situazione in quei momenti

    Malygos eh? Mi ricordo di tuo nonno forse, un rinomato cacciatore.
    Proprio come suo padre d’altronde; non lo aveva mai conosciuto ma si ricordava i racconti e il suo viso in uno sbiadito ritratto sulle pareti della sua fatiscente abitazione.
    Mi dispiace. Se può consolarti il dolore ci rende più forti: forse è proprio per questo che ho sentito fin da subito nella tua anima un’affinità con l’arte segreta, che tra l’altro quei due hanno imparato recentemente dopo anni e anni.
    Si riferiva certamente agli unici due giovani che non praticavano le arti marziali nell’edificio
    Da bravo maestro, è il momento che ti rimetta sulla tua via.
    Come dicevo ogni uomo ha la sua strada, la fonte dell’anima è ora la tua stessa vita: i passi che farai saranno cruciali proprio come quelli di ognuno nel suo piccolo. L’allenamento ormai non può più migliorarti, raggiungerai il mio livello quando il tuo corpo e la mente saranno una cosa sola.


    Si congedò assieme all’uomo tornando alla stanza, passando l’ultima notte nell’isola.
    Il giorno seguente salutò con un caloroso abbraccio i maestri e prese un’imbarcazione da loro offertagli: salpò e dopo poco il tempio sparì all’orizzonte. La salsedine penetrava nel naso, il vento soffiava sulle vele: dopo che aveva acquisito i nuovi poteri persino il mare aveva un altro sapore, non vi era più paura nel suo animo. Aveva tante cose da fare, tante persone da vedere ma.. prima di tutto, aveva una questione in sospeso.
    - - - -
    Un’enorme pozza di sangue ricopre parte di una duna, a terra giace il cadavere del capo degli schiavisti shalariani con la gola tagliata: al suo fianco, la salma di un leone di dimensioni enormi a galla nel liquido rosso. Lo stesso esemplare contro cui era svenuto, restando in balia del deserto, era stato abbattuto senza problemi grazie alle abilità rigenerative: squarciò con il coltello nella carne dell’animale, imbevendo le fiale del suo sangue che poteva sempre tornar utile.
    Soddisfatto della vendetta e delle sue capacità visibilmente potenziate, si avviò verso il porto con aria da duro avvolto dal maestoso bagliore bianco.

    PfcP46E

    Scheda:
    Davmorn Malygos


    FINE RUOLATA

     
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    Secondo me in questa role hai brillato meno di altre volte e avendoti visto all’opera in prima persona so di per certo che tu puoi fare molto, molto, molto meglio.

    Ci sono alcuni passaggi poco chiari e a tratti confusi, sia per via degli errori di battitura che spezzano la lettura e sia per il fatto che alcune descrizioni delle scene dovevano essere più curate: devi permettere al lettore di capire tutti i passaggi e visualizzare la scena, senza dare troppo per scontato.

    Ci sono poi due errori molto gravi.

    Il primo è che fai riferimento nel tuo testo alle statistiche di fine post. Non ha assolutamente alcun senso dire “Sentiva le forze vitali già estremamente provate, almeno alla metà della quantità originaria” “Era riuscito ad infliggere un’istanza di bleed, ma a quale prezzo era andato all-in” “perdendo così lo slot Azione per la sua difesa”, perchè le statistiche di fine post sono un riferimento concreto a ciò che tu descrivi nel testo, non viceversa. Ad esempio avresti potuto dire: “era riuscito ad infliggere una ferita da taglio terribile al nemico, tanto che questo stava sanguinando copiosamente”, senza fare alcun riferimento al bleed che è appunto un parametro di gioco che nulla ha a che fare con la narrazione e l’interpretazione on game.

    Il secondo invece è una cosa che non va assolutamente bene: non puoi venire a conoscenza dell’esistenza di arti segrete, luoghi segreti dell’ambientazione, della storia intera di Kalendor e chi più ne ha e più ne metta dalla semplice lettura di un libro in otto ore (tra l’altro avevi pure detto la riga prima che non aveva mai letto un libro in vita sua lol). Assolutamente no, non puoi diventare onnisciente circa i segreti di Kalendor tramite la lettura di un libro, nemmeno se ci avessi fatto 5 pagine di role.
    Un libro può aiutarti a conoscere qualche aspetto generale riguardo una popolazione o una determinata leggenda, ma non può nella maniera più assoluta svelarti l’esistenza di manipolatori di ossa, metamorfi ed altre abilità segrete non specificate ne spiegarti in cosa consistono le varie abilità. Altrimenti non sarebbero appunto abilità segrete e tutti potrebbero fare quello che hai fatto tu. E’ come se volessi leggerti un libro sui segreti del mondo odierno, ossia una cosa totalmente irrealistica. Tra l’altro poi non capisco come questi libri possano trovarsi su un’isola apparentemente sperduta e poco a contatto con la realtà.
    Questo è sicuramente l’errore più grave che sommato a tutti gli altri dovrebbe farti comprendere del perché ho messo 0 in scrittura.

    Ti consiglierei di introdurre meno png, soprattutto se sono inutili e puramente scenografici (alcuni monaci si vedono per una riga e poi spariscono nel nulla). Altra cosa che non ho capito è come il vecchio monaco facesse a sapere delle peripezie che hai passato senza che tu gli abbia mai detto nulla (sarebbe anche utile per chi legge per la prima volta una role del tuo ciclo cercare di far capire cosa sia successo a grandi linee negli episodi passati).
    Avresti potuto sviluppare maggiormente l’interazione tra lui ed il tuo pg, anche per giustificare il fatto che il maestro si apra con te e ti racconti tutta la sua vita (anche perché mi pare che non conosca nemmeno il tuo nome).

    Cosa salvo?
    Sicuramente nella prima parte mi ha molto emozionato e colpito l’interpretazione della sofferenza del tuo pg. Mi sono veramente immedesimato nella sofferenza di Davmorn. Peccato che tale livello interpretativo e di dettagli non sia stato mantenuto nel corso della role. E comunque la gravità degli errori qui sopra è troppa per darti più di un punto di incoraggiamento in interpretazione, anche se so che ci hai messo tanta passione.

    Buona anche l’idea di base per cui apprendi l’arte segreta. Ossia che hai una malattia/virus che ti risucchia le energie vitali e che nel momento in cui vieni curato dalla massiccia dose di chakra del maestro, il tuo corpo ne assorbe inconsciamente una parte, riuscendo infine a controllarlo. Forse è stato un po’ troppo veloce tale procedimento di apprendimento ma ci può stare. Il punto è che vista com’è andata la role non sono sicuro di poterti concedere di sbloccare l’arte segreta in questo modo. Ti farò sapere a breve cosa dovrai fare per sbloccarla, dandoti uno spunto di trama.
    Stay tuned.

    Valutatore +1 exp e +100 gold

    Edited by mrxxx - 12/6/2018, 11:34
     
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    Spunto di trama:

    Il maestro ti ha dato una spiegazione più che plausibile del perché tu sia stato in grado di manifestare così precocemente la disciplina segreta tramandata dai Monaci Garuda: quando sei stato curato dalla malattia, è stato immesso talmente tanto chakra nel tuo corpo che inconsapevolmente le tue cellule ne hanno assorbito una parte, riuscendo poi a riutilizzarlo in quanto affine alla tua persona.
    Ma per dominare con consapevolezza una tecnica tanto antica e potente ci vuole molto di più: bisogna riuscire a stabilire una profonda empatia spirituale con la natura e gli altri esseri viventi. E per farlo ci vuole tanto studio, meditazione e soprattutto molta pratica. Pratica che, arrivati a questo punto, il maestro non riuscirebbe a garantirti avendo altri allievi da seguire.
    Invece ti consiglia di metterti in viaggio il prima possibile verso il continente, possibilmente in direzione di Sumadea, laddove per te sarà più facile trovare qualche Monaco Garuda disposto ad affinare le tue capacità. Ti avvisa però che molti Monaci Garuda sono piuttosto restii a tramandare i loro segreti: bisogna conquistarsi la loro fiducia e la loro stima.



    Sviluppa come meglio credi questo spunto, evitando di commettere gli errori che hai commesso in questa role. Magari parti dalla descrizione del viaggio per trovare un Monaco Garuda aiutandoti con qualche immagine che arricchisca i tuoi post. Evita di introdurre tanti png e concentrati invece sul rapporto tra il tuo pg e qualcun altro nello specifico. Evita anche di descrivere troppo nel dettaglio gli scontri perché comunque sia il fulcro delle autogestite sono i dialoghi, la storia e l’interpretazione. Non è importante la lunghezza, ciò che conta è che sia curata e di qualità.
     
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12 replies since 8/5/2018, 01:24   240 views
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