Davmorn Malygos

Il Malygos voleva trovarsi una passione. Qualcosa nella sua vita, ormai arrivata a diciotto anni, che lo ispirasse. Pensandoci bene oltre al gentil sesso non c'era nessuna attività che lo caratterizzava. Non considerava la bravure nelle freccette e la fortuna nei dadi come una abilità propria.
Tosto, guardarsi allo specchio quando sei appena diventato un uomo e renderti conto che nella tua povera vita, non hai concluso nulla oltre che violenza. Non era un tipo colto Davmorn e non ci pioveva sopra, ma era abbastanza intelligente da capire che nulla (apparentemente) lo distingueva dalla massa di delinquenti di Haven.
Gli affari procedevano per una volta dalla loro; dopo l'uccisione dell'infame e quei due giorni prigioniero della banda, si era tolto un bel peso di dosso ed aveva deciso di ridimensionare le cose. Tortuga non aveva mai avuto un capo e regnava l'anarchia, così era severo che rimanesse se non voleva rendere la sua vita una serie di attentati: i tempi tuttavia cambiavano e c'era un bisogno di modificare gli equilibri.
Non un gruppo armato che intimorisce i suoi, ma un gruppo bello armato e numeroso che protegge un unico quartiere dai reati. I guadagni di rapine e scippi erano sostituiti: ora che "I vecchi" non erano più un problema, le rotte di scambio in loro possesso erano passate nelle mani del Malygos.

Spike era un bravo ricettatore di Vaygrjord, con cui aveva già avuto a che fare in passato; a quanto pare il tipo era diventato così grosso da emigrare nel deserto di Shal'aira, importando ad Haven grandi quantità di una sostanza non ben definita. Fu così che, complice la loro vecchia amicizia, i due si riavvicinarono: ad un prezzo ridotto acquistava il tutto, spettava poi a Leon occuparsi della capillare distribuzione. Sempre meglio che quello facevamo prima.. mangiamo senza ferire nessuno pensava, mentre vedeva.. diamine.. tonnellate di foglie di colori azzurri, provenienti da una strana alga acquatica.

Si chiedeva cosa portasse un uomo, specialmente in brutti pizzi come Tortuga, a buttare via la propria vita per roba del genere. La stessa vita a cui si era aggrappato con le unghie per anni, buttata per momenti di sballo? No signore, nulla che lo riguardasse.
Ciò che lo incuriosiva era tuttavia come una, certo sgargiante, ma tutto sommato innocente pianta, potesse produrre quello schifo che aveva reso l'infame quello che era: per qualche soffiata l'aveva venduto ai nemici, nonostante l'amicizia risalente all'infanzia.
Leon e Davmorn si caricarono tre borsoni a testa da tre chili l'uno, lasciando andare il resto verso il loro covo, nelle fidate mani di Dardan.
Faceva fatica a riconoscere la nuova casa del suo compagno, ormai una reggia ("sottratta" ad un nemico) in confronto alla catapecchia dove viveva prima: salutò la madre e portò il suo amico nel seminterrato, dove appoggiarono tutto su un curioso tavolo.

Riconosceva il pestello e mortaio della madre che, nonostante fosse una sarta, fabbricava elisir a puro scopo personale. Una passione.. chissà
Il mercato piange ed io ho poco tempo. So come si fa grazie a.. fece capire che si intendeva al "fu infame", per poi proseguire Vabbè, non abbiamo tempo per questa roba.. ho bisogno che mi dai una mano.
Si aspettava una cosa da niente, soprattutto perché il suo primo incarico era sfilacciare le foglie e posizionarle in una bacinella; capì di aver inteso male quando il suo compagno, dopo essere sparito dalla sua vista per cinque secondi, ritornò con su dei guanti ed una boccia contente un insolito rosa.
Versala nelle altre bacinelle in questo modo.. massimo tre bicchierini per ogni contenitore, se non vuoi farci saltare il culo in aria ad entrambi Il brutto vizio di quel ragazzo era essere ironico anche quando non doveva: il contenitore presentava dei simboli, tra i quali un teschio, poteva solamente immaginare che diavoleria stava reggendo. Cauto cauto, si appoggiò sulle ginocchia appoggiando il contenitore, inclinandolo piaano piano piano fino a mettere la quantità minima.
Proseguì così fino ad intingere ognuna di quelle foglie
Adesso ci mettiamo queste.. passandogli una mascherina per coprire le vie orali, mentre la indossava a sua volta: Davmorn non se lo fece ripetere proteggendosi. Ancora non aveva sentito sgradevoli errori, ma non voleva scoprirli.

Dopo un minuto tutti i recipienti incominciarono a produrre vapore, alzando la temperatura dell'intera stanza, per poi bollire: le foglie di quel celeste acceso brillarono ininterrottamente per due ore.
Il lungo processo comportava una lunga lotta alla noia, se è vero che l'acqua guardata non bolle mai, questa sostanza guardata non smetteva mai di bollire. Tirando una delle tante occhiate fugaci, si accorsero finalmente della fusione delle piante in una strana poltiglia, quasi gelatinosa.
Leon tirò fuori una cesta grossa quasi quanto una vasca da bagno: incominciarono a riversare le foglie sciolte, immerse in quella brodaglia divenuta ormai nera pece, procedendo poi ad uno schiacciamento del tutto con bastone.

Il Malygos era il più grosso del gruppo, toccava a lui: schiacciava e schiacciava come una massaia Shal'ariana, finchè il suo amico lo interruppe. Riempirono un rudimentale pentolino d'acqua e quanto più "intruglio" entrasse all'interno
Questa è la parte complicata, lasciami lavorare e prepara altre bottiglie! gridò con tono acido, ma non aveva tutti i torti. In pochi secondi incominciò a maneggiare buste, aggiungendo altri ingredienti, alzando continuamente il flusso della fiamma: un procedimento che ripeteva come una macchinetta. Tutto ciò che lo lasciava sorpreso era che ogni volta che terminava le sue operazioni, svuotava tutto il contenuto. Finita tutta la materia prima e svuotato per l'ennesima volta il pentolino, Leon glielo mostrò: era completamente incrostato di quella strana sostanza che andava in voga. Fu a quel punto facile per lui, con una comune cucchiarella da cucina, mescolare il tutto.
Tirato fuori di lì e pressato come fra due asciugamani a riposo per un paio di ore, ed ecco un mattone pronto sul mercato a chissà quanti mila gold.

Sorpreso dalle abilità del suo compagno ed estasiato dalla loro scalata negli affari, ogni volta che vi era un incontro con Spike andava nella base di Leon, aiutandolo. Il destino volle che, talmente innumerevoli erano le volte in cui Davmorn lo aiutò nella creazione della sostanza, che ormai era diventato pratico di Leon anche della parte chimica che riguardava l'assorbimento dei liquidi, in cambio della granulosa polvere.
Una volta come tante, mentre parlava del più e del meno col suo socio, mentre scolava il liquido rosa (aammoniaca) chiese

Non credi che possa usare questa mia abilità in modo.. lecito? Mi piace farlo, a differenza tua,ma come d'altronde capirai, non è troppo emozionante creare qualcosa di cui nemmeno usufruisci.... per fortuna, sia chiaro!
Aggiunse, mentre rifletteva sul suo fratello spirituale, l'altra faccia della medaglia di una buona madre: senza soldi cercava di produrre rinomati elisir solo per suo figlio, che a sua volta per i soldi produceva merce illecita.
Credo di essere sempre stato un modesto ma.. da quello che ho letto dai libri di mia madre, quello che facciamo noi è di gran lunga Moooolto più difficile di una pozione. Pensa solo che nel 90% delle pozioni si interruppe temporaneamente mentre preparava la fiammella basta trovare gli ingredienti adatti ed allungare il prodotto, invece che ristringerlo al massimo come facciamo noi. Liquido anzichè solido. Le basi ce le hai, penso proprio che il libro di mamma sarà più comodo a te che a me!

Al termine dello sporco e, sapendo a cosa si stava per approcciare, non più gratificante incarico, accettò il libro fornitogli dal suo compagno studiandolo.
Ancora una volta, ringraziava di essersi imparato a leggere e scrivere recentemente, mentre scorreva gli occhi fra infinità di ingredienti che sperava di ritrovarsi presto fra le mani..

A volte anche io mi faccio la domanda da un milione di monete: il tempo ci peggiora o ci rivela per ciò che siamo? La risposta è nessuna, o entrambe. Il tempo è il vettore attraverso il quale il mondo in cui affondiamo i nostri passi ci plasma, giorno dopo giorno poco alla volta: sulla sottile superficie della nostra pelle così come all'interno dei nostri freddi cuori.
A volte mi guardo allo specchio e mi chiedo se ancora ce l'ho un cuore, dopo tutto quello che ho passato e dopo tutto quello che ho fatto; nella stupida eventualità che qualche dio esista, in che posto finirei per aver ucciso persino mio padre?
..certo.. non che non se lo meritasse.. non ho mai ucciso qualcuno o qualcosa che non se lo meritasse.
Sarà che sono cresciuto nella violenza e nel degrado, sarà che tutti quelli a cui tengo sono morti, non so dove se lo siano oppure mi hanno tradito, a volte mi sento inadatto per questo mondo.. o forse sono l'unico che vive come andrebbe fatto e tutti gli altri sono stolti?

La scoperta dell'alchimia nella mia gioventù fu uno svago, un modo per fuoriuscire dallo schifo che avevi intorno per quel paio di orette che passavi a dissezionare a macinare con mortaio e pestello.. ma quando finivi il mondo era ancora lì fuori ad aspettarti. Avevo continuato a farlo per un paio di volte, ma la situazione non cambiava: in mezzo ad un bosco davanti ad un fuocherello, ma il mondo era sempre lì pronto per me, con l'ennesima bestia pronta ad aspettare all'angolo. Presto o tardi mi stufai di quella roba e un giorno, durante il mio terribile tracollo, decisi di liberarmi per sempre di tutta l'attrezzatura del mestiere. Quando riuscii a far pace con me stesso fu il miglior giorno della mia vita, perché capii perché sono venuto al mondo, la mia strada è spianata dinanzi alla mia missione..
Qualsiasi cosa faccia non troverò mai sollievo, finché respiro e non avrò fatto ciò che devo.. nel frattempo tanto vale fare quello in cui sono bravo e riscuoterne profitto.

La gente quando cerca me non mi cerca come raffinato alchimista, ogni situazione in cui mi sono trovato le mie pozioni non mi hanno aiutato.
Per quanto sia diventato un monaco e sia maturato come persona dal giorno alla notte, la gente chiede di me per la mia faccia, perché io sono quello con cui non dovresti fottere.
Io sono quello che trova la bestia che mangia il tuo bestiame e la apre come un frutto dalla testa ai piedi.
Io sono quello che trova il tipo a cui devi soldi e gli spezza le costole a furia di calci.
Io sono quello che nel suo piccolo, un giorno lascerà un'impronta del suo passaggio in questo schifo di mondo.
Perchè forse è vero che, sotto sotto, una parte di me è davvero quello che la gente vede ed è vero che mi sento apposto con me stesso solo quando sto rischiando di rimetterci la pelle.
Farlo per il denaro beh.. è un bel bonus, no?