Completamente sfigurato, camminó verso la Lantian, arreso. Non sapeva neanche se Magnus fosse sopravvissuto, anche se nel suo cuore sentiva che doveva essere ancora vivo. Doveva.
Camminó, zoppicando, con le costole in pezzi, ogni singolo movimento un dolore. Finalmente le vide, le vele azzurre della Lantian.
Niethlung... Florentia... mi faró odiare in tutto il mondo conosciuto, una regione alla volta... haha... per gli dei, che dolore... ma sono libero.. hA! HaHahA!Con un mezzo sorriso, zoppicó a bordo della Lantian, per poi tornarsene sottocoperta, osservato da un piccolo gruppo di avventurieri increduli che probabilmente lo osservarono e forse gli fecero anche qualche domanda, ma lui non c'era piú. Non era presente. Si buttó su un mucchio di coperte e prese sonno immediatamente.
Sul ponte, i monaci slegarono la nave dagli ormeggi, e nella loro solita routine ben preparata, senza una singola parola, navigarono fuori dal porto e presero rotta verso Sumadea, il capolinea della loro rotta.
Il sole tramontava, scendeva la notte, e Einar dormiva profondamente come non mai, sopra a un mucchio di coperte ora completamente insanguinate.
Alcuni dei monaci scesero sottocoperta, notando l'enorme Varyag vestito da monaco e perso nel mondo dei sogni.
Uno di loro lo spostó, facendolo cadere sul freddo pavimento, mentre altri due presero delle coperte per andare a stendersi in due angoli della stanza.
Einar, senza rendersene conto, si rialzó, prese una coperta e si mise anche lui in un angolo, addormentandosi di nuovo.
La mattina dopo, si sveglió al suono delle onde, salendo sul ponte della Lantian pieno di dolori.
Nessuno dei monaci era a bordo, né alcun passeggero. Erano ormeggiati nella baia di Florentia, poco distante da Anastea, ma era completamente solo. Forse i monaci erano tornati al monastero in cittá?
Si sedette sul bordo della nave, scaldandosi al sole e osservando l'oceano e l'orizzonte.
Sono ancora libero. Che idiota. Quante volte ancora mi faró notare cosí? Eppure non potevo lasciarlo morire... una morte cosí disgustosa. Inutile. Disonorevole. Un inganno.Ripensó alla bionda di Avamfell. Dharmuid. Era l'unica cosa che lo faceva andare avanti, il pensiero di poterla reincontrare un giorno.
Dharmuid... Saga. Povera Dharmuid. Il tuo clan si é arreso ai voleri dell'Impero. Hanno gettato l'orgoglio e banchettano con il disonore.L'Impero era, per Einar, il simbolo stesso di individui spregevoli, disonorevoli, solo legati al denaro.
Non aveva mai incontrato nulla di diverso, finora. Forse in futuro avrebbe, in parte, cambiato idea.
Ma tu non sei cosí. Non sei una che si arrende. Sei libera, da qualche parte, forse combatti in arena, come Magnus. Non so come faró a trovarti.Non lo sapeva. Non aveva un piano, una strategia. Ma l'avrebbe cercata. L'avrebbe cercata dappertutto. Il suo cuore gli diceva che Dharmuid doveva essere nel continente.
Ma non nelle arene. No, la bionda non era mai stata cosí appassionata alla violenza. Si sapeva difendere, oh se si sapeva difendere. Ma se aveva scelta, avrebbe sempre scelto la strada pacifica, se la ricordava bene. Doveva essere cresciuta, ormai. Una vera e propria donna.
Voltó le spalle al sole e al mare, e cominció a camminare verso Anastea.
Ezichi... scommetto che non si aspettava di rivedermi cosí presto.Un passo dietro l'altro, un dolore dietro l'altro, si apprestó a tornare dalla donna che aveva abbandonato appena due giorni prima, la donna che lo aveva portato al sicuro e gli aveva dato un riparo.
E' qui che inizió la sua vera avventura. E' qui che cambió tutto, per sempre.