Denaro e Polvere

Il deserto delle Terre Aride era pieno di rovine sepolte, in alcuni luoghi sembrava quasi che la sabbia avesse quasi divorato intere città, al pari di quelle sommerse nelle profondità del mare. Inaccessibili ai più. Difficili da trovare se non si sapeva dove cercare, eppure c'era chi contro ogni aspettativa riusciva ad infilarsi in angusti cunicoli che conducevano alle rovine sommerse; dimenticate e ricche di tesori.
Gal'talen non era che l'ennesima delle migliaia di città fantasma del deserto, e quasi completamente sepolta. Solamente la cupola dell'antica biblioteca era rimasta parzialmente intatta e sopra la marea della sabbia. Alle sue spalle solo pezzi di mura ormai sgretolate dal vento e dal tempo.
In molti avevano tentato di entrare in quel luogo dimenticato da tutti, alla ricerca di quello che ogni predone del deserto sperava di trovare in un'antica rovina: tesori nascosti. Dei molti che avevano provato a recarsi nelle profondità della dimenticata Gal'talen i sopravvissuti si contavano sulle dita di una sola mano, tuttavia la città sepolta continuava ad attrarre l'interesse dei ricercatori, dei predoni, e anche della gente comune.
Forse per questo, o per altri motivi ti saresti spinto fino alle terre che un tempo erano parte di quell'antica città. Avresti potuto scorgere parti delle vecchie mura, forse la tua immaginazione ti avrebbe suggerito dove un tempo sarebbero potute esserci delle locande per dissetare gli avventurieri e riposare le stanche membra; ma tutto questo oggi era perso, come sabbia al vento.
All'esterno non avresti trovato molto, e ben presto non sarebbe rimasto altro che addentrarsi in profondità in quelle rovine. Osare più degli altri, e portare alla luce i tesori sepolti; sempre che ci fosse stato davvero qualcosa nelle profondità di Gal'talen.

L'ingresso ai piani sommersi della città non era facile da trovare, ma per uno come te era stato certo più semplice che per altri. L'aria fredda del cunicolo in cui ti trovavi ora era pregna di odori contrastanti. Olio per lanterne, incenso, muffa. Anche i rumori erano insoliti per quella che in altri luoghi sarebbe tranquillamente potuta passare per una catacomba: echi lontani e indefiniti, dove non avrebbe dovuto esserci alcun suono.
In lontananza avresti potuto scorgere dei bagliori e avvicinandoti avresti potuto notare come quella flebile luce fosse frutto di alcune torce dallo stoppino ancora umido di olio. Poteva capitare che qualche avventuriero o qualche ricercatore utilizzassero le torce già presenti nelle rovine, ma quelle davanti a te sembravano troppo recenti e ben tenute. Qualcuno doveva essere passato da quella parte prima del tuo arrivo.
Proseguendo lungo il cunicolo ti saresti ben presto trovato davanti a un bivio. Gli echi che avevi udito in precedenza si erano intensificati, ma non erano ancora abbastanza forti per poterli identificare con certezza. Da una parte il cunicolo scendeva verso il basso, lungo le pareti ancora altre torce accese come quelle che avevi scorto in precedenza; dall'altra invece la strada era avvolta dall'oscurità e avresti dovuto farti largo a tentoni, ma da quella direzione non sentivi provenire alcun eco.
Che strada avresti preso? Non c'erano dubbi che le torce fossero state accese da qualcuno, e le probabilità di imbattersi in un gruppo di predoni tra quelle rovine non erano poi così basse. L'oscurità dell'altro cunicolo però ti avrebbe offerto l'inesplorato, un passaggio che non era ancora stato scoperto, a meno che non fosse volutamente evitato da chi ti aveva preceduto.

La tua scelta ponderata ti porta verso il corridoio illuminato e verso la fonte dei rumori. Cerchi di muoverti nei coni d'ombra delle torce e riesci a fare meno rumore possibile, eppure in quell'ambiente anche il solo strisciare delle scarpe sulla suolo sembra amplificarsi a dismisura. Fai del tuo meglio e mentre avanzi non percepisci alcun pericolo imminente.
Cominci a vedere un bagliore più intenso alla fine del tunnel e i suoi che percepivi in precedenza cominciano ad acquisire più senso: il crepitio di un fuoco e il pesante russare di una persona. Facendo capolino dall'angolo saresti riuscito a vedere chiaramente in quello spiazzo naturale, quella che probabilmente un tempo era una piccola piazza cittadina ormai sommersa dalla sabbia e terra, un falò acceso e una sagoma umana seduta lì accanto. Il ritmico rumore del respiro pesante dell'uomo ti avrebbe fatto intuire quanto fosse pesantemente addormentato, e dunque ignaro della tua presenza.
Non c'erano dubbi riguardo l'identità di quella persona: era un saccheggiatore di tombe, un ladro, un furfante delle sabbie; forse non molto diverso da te. A giudicare dallo spiazzo di terra battuta accanto al fuoco, le provviste accantonate in un angolo accanto al sacco a pelo, l'uomo aveva deciso di rendere quel luogo una sorta di rifugio e di certo non avrebbe visto di buon occhio una intrusione, ma fortunatamente al momento era perso nel mondo dei sogni, ma per quanto ancora?