Linea di Confine

Autogestita per Arte Segreta (Dyan Kadarin)

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.  
    .
    Avatar

    Neuromancer

    Group
    Administrator
    Posts
    5,287
    Location
    Berlin Sprawl

    Status
    Offline
    CITAZIONE
    Questa è l'autogestita per il conseguimento dell'Arte Segreta dell' Arte Pura, che sarà sbloccata quando il PG raggiungerà il livello adeguato.

    LegendaNarrato
    Pensato
    Parlato

    Parlato Altri

    Linea di Confine - Sumadea
    Insetti, afa e gli scarponi pieni d'acqua. Questo era tutto quello che Dyan aveva rimediato in dieci giorni di pellegrinaggio attraverso Sumadea. Normalmente non ci avrebbe impiegato tanto ad attraversare quella piccola regione, ma stavolta stava cercando qualcosa in particolare, e questo unito alla sua spiccata predisposizione a perdere l'orientamento avevano trasformato la sua ricerca in un incubo.
    Ad Aethernia aveva dato fondo alle sue risorse e conoscenze per ottenere informazioni riguardo a Dyannis, e fortunatamente sembrava che fosse stata recentemente assegnata di stanza a Sumadea; gli avamposti stabili non erano molti, dunque sarebbe dovuto essere relativamente semplice raggiungerli e chiedere della sorella. Il fatto che Dyan avesse perso dieci giorni a vagare alla cieca nel folto della foresta era un semplice incidente di percorso.
    Era stato messo in guardia dal lasciare la strada maestra, dato il gran numero di tribù più o meno selvagge che popolavano quella regione, ma finora era stato fortunato perché a parte qualche grossa creatura selvatica non aveva incontrato ulteriori insidie nel suo peregrinare.
    Affaticato ed assetato decise di riposarsi ai piedi di un enorme albero le cui radici erano grandi quanto le abitazioni di Louyhong. Prese alcuni sorsi d'acqua dalla borraccia e si sedette facendo riposare le gambe affaticate dalla camminata.
    L'aria calda e afosa lo infastidiva, ma i moscerini rendevano quella situazione particolarmente insopportabile. Se avesse potuto li avrebbe inceneriti con una scossa elettrica generata dal proprio chakra, ma quei maledetti sembravano essere in grado di percepire i suoi movimenti giusto in tempo per scansarsi. Non poteva fare altro che sentirli ronzare vicino alle sue orecchie e di tanto in tanto maledirli a denti stretti mentre lo pungevano per rubargli qualche goccia di sangue.
    Chiuse per un istante gli occhi cercando di fare mente locale. Non aveva la minima idea di dove fosse ora e anche se avesse aspettato la notte, il tetto di rami della foresta gli avrebbe impedito di usare le stelle come riferimento. Le scorte di cibo e acqua iniziavano a scarseggiare e a quel ritmo avrebbe potuto sopravvivere per un altro giorno al massimo. Infine era certo di essere pedinato da qualcuno.
    Inizialmente aveva sospettato si trattasse di qualche animale della foresta, un felino o plantigrado, ma più il tempo passava più si convinceva che a seguirlo da una distanza di sicurezza fosse un essere umano. Il motivo gli sfuggiva; aveva provato a lasciare alcuni pezzi di carne secca e nascondersi per far uscire l'inseguitore allo scoperto, ma non era servito a nulla.
    "Forse aspetta che io sia troppo debole per opporre resistenza." pensò mentre si lasciava andare appoggiando la schiena contro il tronco dell'albero. "Potrei anche lasciarglielo credere a questo punto."
    Controllò il proprio respiro per rallentarlo un po', più o meno come quando cercava di sprecare meno fiato possibile durante uno scontro. In quel modo sperava di sembrare addormentato agli occhi di qualcuno che lo osservava da lontano. Avrebbe poi chiuso gli occhi e teso le orecchie per percepire i rumori nelle vicinanze.
    Per parecchi minuti non accadde nulla. I rumori della foresta circostante stavano davvero mettendo a dura prova la coscienza di Dyan che rischiava di addormentarsi sul serio; poi uno degli uccelli che stava fischiettando alla sua destra smise e udì uno sbattere d'ali. Forse non voleva dire nulla, o forse qualcuno si stava avvicinando.
    Decise di rimanere immobile e proseguire con la sua sceneggiata per il momento. Dopo altri minuti di apparente silenzio riuscì a distinguere un lieve fruscio alla sua destra. Potevano essere dei passi; qualcuno si stava avvicinando cautamente, quindi ci aveva visto giusto.
    Sorrise ed aprì gli occhi, e quello che vide lo fece impallidire.
    Davanti a sé aveva il muso di un enorme felino dal manto scuro che lo fissava con aria decisa. Le orecchie appuntite erano lievemente piegate all'indietro e dalla sua posizione Dyan riusciva a scorgere una lunga coda a strisce che si muoveva molto lentamente. Gli occhi gialli della bestia erano fissi sui suoi, ma la creatura non stava emettendo alcun suono.
    - Ciao bel micione; vuoi le coccole? - disse Dyan allungando cautamente la mano verso il muso de felino.
    Questo non distolse lo sguardo dagli occhi del ragazzo, limitandosi ad emettere un basso ringhio quando la sua mano era troppo vicina per i suoi gusti. - Uhm, deduco di no. - disse poi lasciando perdere l'idea di toccare quel felino.
    Improvvisamente sentì uno scricchiolio alle sue spalle, ma non riuscì a voltarsi in tempo perché la creatura che aveva davanti lo bloccò appoggiandogli entrambe le zampe sul petto, inchiodandolo contro il tronco dell'albero.
    Gli artigli luccicavano tra il pelo nero, ma non erano affondati nella carne di Dyan, dunque quella bestia non doveva essere selvatica, quindi il suo padrone...
    - Ak'teh! Olais nem te deht! - gridò una voce alla sua destra.
    Dyan riuscì a spostare la testa per scorgere la figura di un ragazzo che impugnava una lancia e la puntava verso di lui. Era più giovane di Dyan, indossava dei logori abiti di cuoio conciato in modo molto grezzo e una collana fatta di denti di qualche animale locale.
    - Oh, è arrivato il tuo padrone. - disse rivolgendosi al felino che ancora gli premeva le zampe contro il petto. - Felice di conoscervi, ma io... -
    - Ak'teh! Nem te deth! I va ikatrsa! - incalzò il ragazzo della foresta.
    - Non parlo la vostra lingua. - rispose Dyan sconsolato osservando il giovane che gli puntava la lancia contro.
    In altre circostanze avrebbe potuto anche reagire sguainando la spada, ma quel grosso felino era troppo vicino al suo collo per permettergli di agire con sicurezza. Era certo che se avesse fatto qualche mossa falsa la bestia lo avrebbe come minimo azzannato.
    - Ak'teh! Nem... - iniziò il ragazzo.
    - Te deth...o qualsiasi cosa voglia dire. - concluse Dyan, ma evidentemente la pronuncia non era soddisfacente vedendo che il suo interlocutore continuava a puntargli contro l'arma. - Io. Non. Ti. Capisco. Non. Parlo. La. Tua. Lingua. - disse poi sillabando ogni singola parola.
    Impaziente il giovane della foresta si avvicinò e gli fece cenno di rimettersi in piedi. Dyan obbedì non appena il grosso felino nero gli permise di muoversi. Non osò nemmeno avvicinare la mano alla spada ancora la fianco, e tenne le mani ben in vista. Era chiaro che qualsiasi cosa quel ragazzo gli stesse dicendo potesse benissimo essere un "arrenditi e non fare storie" o qualcosa del genere.
    A gesti il giovane fece capire a Dyan di seguirlo. Raccolse lo zaino da viaggio con cautela sotto l'occhio vigile del felino e annuì. Il fatto che non avesse voluto legarlo gli faceva sperare in una possibile soluzione pacifica per qualunque cosa in mente quel selvaggio avesse in mente.
    Si incamminò seguendo il giovane armato di lancia, mentre quella grossa pantera dalla coda striata chiudeva la fila sorvegliando Dyan. "Avessi sempre avuto qualcuno del genere a controllare che non perdessi il sentiero ora non sarei qui..." pensò sarcastico mentre si chiedeva se quella situazione potesse andare peggio di così.


    SchedaDyan Kadarin
     
    Top
    .
  2.  
    .
    Avatar

    Neuromancer

    Group
    Administrator
    Posts
    5,287
    Location
    Berlin Sprawl

    Status
    Offline
    LegendaNarrato
    Pensato
    Parlato

    Parlato Altri

    Linea di Confine - Un Villaggio
    La marcia attraverso il fitto della foresta di Sumadea fu faticosa, anche perché ogni suo movimento era soppesato e controllato. Se deviava un po'dal percorso, Bagha il grosso felino nero, cominciava a ringhiare. Aveva appreso il suo nome aguzzando l'ingegno dato che il ragazzo si rivolgeva così a quella creatura, chiamandolo quando aveva bisogno di qualcosa.
    La lingua usata da quel giovane gli era completamente sconosciuta. Non sembrava un semplice dialetto, ma qualcosa di più profondo e radicato. Dyan non era un linguista, ma all'orfanotrofio aveva imparato le differenze che c'erano tra l'imperiale, la lingua più diffusa sul continente, e i vari dialetti locali; sapeva che c'erano dei ceppi di lingue diverse come l'antico vaygr o il shalariano che avevano radici diverse, ma qualunque fosse la lingua di quel giovane armato di lancia sembrava eludere tutte le sue nozioni.
    Aveva provato a parlargli, ma senza alcun successo degno di nota. Lui si limitava a rispondere a gesti o scrollare le spalle. Almeno era riuscito a capire il suo nome: Kaptka.
    Bagha e Kaptka sembravano condividere un legame molto profondo, che andava oltre il rapporto tra cavallo e cavaliere; forse erano cresciuti assieme oppure erano in grado di comunicare senza nemmeno doversi guardare. Sapeva che c'erano degli arcadiani in grado di stringere un legame quasi simbiontico con le creature della natura, ma non aveva sempre pensato si trattasse di favole. Guardando quei due però l'idea che potessero solo essere racconti sembrava tremendamente sciocca.
    Dopo due giorni di cammino raggiunsero un villaggio. Un luogo desolato e segnato da un qualche tipo di battaglia. Gli edifici erano poco più che capanne di legno, le persone indossavano abiti logori e il loro sguardo era perso, privo della luce della speranza. Qualunque cosa fosse accaduta a quel luogo però era recente: c'erano impronte enormi tutto intorno al villaggio e anche all'interno di esso. Dyan trattenne un brivido cercando di immaginare che tipo di creatura potesse lasciare segni del genere.
    Kaptka guidò Dyan attraverso il villaggio fino all'unico edificio di pietra, che ricordava quasi una specie di tempio rurale. Al suo passaggio alcuni degli abitanti si fermarono ad osservarlo ed altri tracciarono in aria alcuni segni, probabilmente in segno scaramantico.
    L'interno del tempio era totalmente diverso dall'esterno: un braciere ardeva al centro e sulle pareti erano appesi arazzi e stoffe sgargianti; nell'aria c'era un odore dolciastro, probabilmente dato dalle erbe gettate nel braciere. Su un trono di legno dagli intarsi delicati sedeva un'anziana signora che era intenta a scrutare Dyan anche mentre Kaptka le parlava nella sua strana lingua.
    Si sarebbe aspettato di sentirsi rivolgere nuovamente parole incomprensibili invece la donna parlò, seppur a fatica e con un marcatissimo accento, nella sua lingua.
    - Sfortunato...tu sei. - la voce era grave, ma non c'era traccia di minaccia nel suo tono. - Altro tempo...altre lune forse tu accolto come venerato viaggiatore, ma ora... - avrebbe scosso la testa.
    Per qualche istante Dyan rimase imbambolato nel sentirsi rivolgere quelle parole, ma poi si mise a cercare di comprendere il significato dietro quanto la donna cercava di dirgli.
    "Altre lune...quindi se fosse giunto prima sarei stato accolto meglio? Ma perché sfortunato?" pensò mentre cercava le parole più semplici per farsi capire a sua volta.
    - Cosa è accaduto al villaggio? - chiese parlando lentamente.
    L'anziana sospirò e poi batté le mani due volte. A quel suono Kaptka e Bagha lasciarono il tempio senza fiatare e senza rivolgere nemmeno uno sguardo a Dyan, come se non lo avessero mai incontrato.
    - Lune fa, piaga colpito noi! Noi ora maledetti e soffre. - disse la donna.
    Dyan annuì, ma questo non spiegava i segni sul terreno dentro e fuori dal villaggio.
    - Le impronte? - disse poi appoggiando una mano a terra e lasciando un segno visibile.
    L'anziana fece un gesto scaramantico del tutto simile a quello che Dyan aveva visto fare agli altri abitanti in precedenza. Era indubbio che quel villaggio fosse abitato da dei nativi che si erano per qualche motivo isolati dal resto di Kalendor; mentre il resto del mondo progrediva loro rimanevano ancorati alle tradizioni e superstizioni.
    - Pericolo? Per me? - chiese poi indicando prima sé stesso - Per voi? - e poi la donna.
    - Per tutti. - concluse seria l'anziana allargando le braccia.
    Ora che gli occhi di Dyan si stavano abituando alla fioca luminosità del braciere era in grado di scorgere più particolari della sua interlocutrice. Era decisamente anziana, eppure il suo sguardo e i suoi movimenti erano privi di esitazione; indossava una tunica verde con dei decori rossi alquanto elaborati. Non aveva visto nulla del genere nel villaggio, tutti gli abitanti sembravano indossare abiti laceri e conciati alla buona, mentre quelli dell'anziana erano quasi perfetti.
    Poteva capire che essendo forse una specie di guida per il villaggio avesse una qualche sorta di privilegio, ma c'era qualcos'altro che stonava e non riusciva a capire che cosa...
    - Tu dovrai morire; per salvare noi tutti. - disse nuovamente seria la donna.
    "Oh che bello, un sacrificio. Mi mancava proprio questa esperienza." pensò sarcastico mentre valutava il da farsi.
    Scosse il capo, e questo gesto sembrò irritare la sua interlocutrice che sospirò quasi seccata.
    - Io, Dyan. - disse indicandosi. - Voi? - chiese indicando la donna.
    Lei sembrò pensarci su qualche istante prima di rispondere, ma alla fine pronunciò il suo nome.
    - Y'gda -
    - Y'gda, perché devo morire per voi? -
    - Perché...altro modo...no esiste. -
    Dyan soppesò le parole dell'anziana. Raramente le cose erano solo bianche o nere, e la sua esperienza gli diceva che quella situazione era proprio una di quelle dove era necessario trovare un tassello mancante; tuttavia ora non poteva fare nulla poiché apparentemente il suo destino era segnato.
    - Capisco. - avrebbe detto Dyan chinando il capo.
    A quel gesto Y'gda avrebbe annuito e sorriso con una dolcezza che sembrava non appartenere più a quel volto ormai deturpato dall'età avanzata.
    - Tu riposa. Cena. Domani, grande giorno. - avrebbe concluso.
    "Oh non lo metto in dubbio. Non vedo l'ora di assistere alla mia morte."
    La situazione non era delle migliori, ma aveva ancora le sue armi e nessuno nel villaggio sembrava un combattente provetto. Non ne sarebbe uscito di certo inerme se avesse deciso di combattere, ma per ora non si sarebbe lasciato sfuggire la possibilità di cenare e recuperare le forze. Inoltre con il favore delle tenebre avrebbe potuto tentare una fuga, se lo avesse ritenuto opportuno.


    SchedaDyan Kadarin
     
    Top
    .
1 replies since 6/6/2020, 20:18   48 views
  Share  
.