Soma Kamiya

Il giorno della mia nascita fu' anche il giorno della mia condanna. C'è una leggenda, tra le lontane storie dei Vaygr, che ogni cinquecento anni nel momento in cui una notte di luna piena combacia con un'equinozio d'autunno, nasca un bambino con degli occhi dalle iridi nere come la pece e bordate d'oro, decorate all'interno da luci dorate che sembrano muoversi come fiamme centrate nella pupilla e tendenti verso il bordo dell'iride stessa: simbolo della sua illuminazione divina. Il bambino, il quale sarebbe dotato di poteri sovrannaturali, pari a quelli di un dio, destinato a regnare per sempre attraverso anche i suoi posteri, oppure condannato alla rovina di se stesso e della propria gente. Bella leggenda di merda direte voi, eh?Fu' così infatti che i miei genitori dovettero fuggire la stessa notte in cui venni alla luce, dalla loro stessa tribù, che voleva la morte del loro figlio. Decine di Guerrieri Skall'Ard vennero sguinzagliati alla nostra caccia, ma solo uno riuscì a trovarci, durante l'ultima tappa del nostro viaggio. Raggiungemmo i monti del nord, ad Ephiora, mentre ero ancora in fasce. I monaci ci accolsero, ma mentre i miei genitori mi lasciavano a loro, l'assassino li uccise, macchiando le sacre terre di quelle montagne e foreste incontaminate del loro sangue, costringendo così i monaci stessi ad aggredirlo per salvaguardare le loro terre.
Così crebbi tra di loro, fino all'età di diciotto anni, quando fui libero di esplorare il mondo esterno. Durante i miei addestramenti al tempio mi resi conto con il temo di essere dotato di un'abilità fisica molto più sviluppata rispetto ai miei coetanei, ma questo non fui in grado di comprenderlo a pieno, fin quando durante il mio primo e unico viaggio a Naegora, dove conobbi Threll, il mio migliore amico, dal quale mi stabilii. La nostra amicizia crebbe rapidamente e mentre lui aiutava me a studiare tutto ciò che avevo perso del mondo esterno durante la mia intera vita, io lo aiutavo nelle sue ricerche. Intanto grazie ai miei studi, avevo compreso il potere della mia gente e in segreto stavo cominciando a dominarlo.
Tutto andava tranquillo e non mi sembrava vero di poter vivere una vita così semplice. Tuttavia una notte, mi svegliai a causa di strani sussurri e rumori indistinti, che mi spinsero a scendere nel laboratorio sotterraneo, dove trovai un gruppo di persone attorno al mio amico, che si era appena iniettato una fiala del mio sangue. Threll si scusò, piangendo, e inveendo contro quelle persone a me sconosciute, spiegandomi il motivo di quelle azioni folli: Quelle persone facevano parte di un'associazione segreta, che voleva potenziare al livello fisico i propri soldati. Threll era stato a sua insaputa, il carnefice di se stesso, abbindolato dal suo professore d'università ed ora costretto ad essere la cavia dei suoi stessi esperimenti. All'improvviso, nel momento in cui il sangue entrò in circolo, mescolandosi al suo, Threll ebbe una crisi epilettica, scatenando la rapida riproduzione di ossa in tutto il suo corpo, ritrovandosi con il corpo deformato.
I presenti indietreggiarono increduli, io ero impietrito più di tutti e non sapevo cosa fare. Poi un'istinto di rabbia pervase il mio corpo e i miei occhi neri si accesero, illuminandosi come quelli della leggenda. Delle ossa fuoriuscirono, ricoprendo con uno spesso strato di callo osseo alcuni punti del mio corpo. Non ricordo cosa successe in quella stanza esattamente, ma io fui l'unico sopravvissuto di quella notte. Nell'arco di due anni avevo imparato come girava il mondo e quella sera imparai la lezione più grande di tutte. Decisi di fuggire, iniziando a condurre una vita da nomade, lavorando come mercenario, cercando di scoprire i mandanti di quell'organizzazione in lungo e largo, visitando ogni luogo di Kalendor, portando come ricordo dei bei giorni andati il bracciale con guanto, l'orologio da taschino e il mantello del mio migliore amico, lasciandomi alle spalle ogni ambizione e speranza di condurre una vita serena.. insieme alla voglia di provarci.. almeno fino al raggiungimento del mio obbiettivo.
Quattro anni sono passati da quel giorno e ora la mia professione mi ha portato a dover portare a termine un'incarico senza pari: far fuori il boss di un'intera organizzazione clandestina, che aveva appena indetto un torneo segreto. Chi avrebbe vinto avrebbe riscosso il premio direttamente dalle mani del "capoccia".. quale metodo migliore per portare a termine la propria missione se non quello di battersi contro decine di uomini e donne pronti ad uccidere pur di vincere il primo premio?

Soma è un ragazzo di venticinque anni, alto un metro e novanta e molto ben piazzato. I capelli bianchi ricordano le nevi della sua terra natia, ma la sua pelle olivastra lascia scappare qualche riferimento al fatto che ha condotto una vita alla luce delle alte montagne Ephioresi, sulle quali ha trascorso la maggior parte della sua vita, passando ad allenarsi nelle arti del combattimento corpo a corpo e nel dominio dell'aria; tecniche che ha imparato a perfezionare col passare gli anni. Il fisico scolpito è ben temprato da anni d'allenamento e il suo sguardo intenso, dettato da quelle iridi in costante movimento, trasmette tutto il suo potere distruttivo. Veste solitamente con una camicia beige, una cravatta nera portata in maniera trasandata e dei jeans comodi. Indossa scarpe comode e agili, adatte ad ogni genere di terreno, o quasi. Il mantello azzurro e il bracciale rosso (catalizzatore di chakra ideato dallo stesso Threll) sono gli unici ricordi che ha della sua vita riscoperta. L'orologio è custodito gelosamente in una tasca interna davanti al cuore.

Mantiene solitamente uno stile di vita calmo e tranquillo, che non usa la violenza per risolvere i problemi che non sono inerenti al suo lavoro da mercenario e, soprattutto, prevalentemente solitario. Ha paura che la sua presenza possa constatare un pericolo a chi gli sta intorno, come se la storia che grava su di lui fosse una vera e propria maledizione divina. Gli piace fissare la luna piena, pare che lo possa aiutare a percepire gli spiriti dei suoi genitori e a comunicare con loro.