Una spada migliore

Giocata libera

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  1. Ashel
     
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    Dopo aver assistito al rapido scambio di battute tra Astrid e Hakkar, Darina prese il collo di pelliccia con un grazioso inchino sorvolando con indubbia eleganza sui modi piuttosto brutali della sua giovane interlocutrice.
    La Vaygr stabilì all'improvviso che quella straniera, nonostante tutto, non era poi così antipatica come se l'era immaginata in un primo momento. L'unico che continuava a infastidirla era senza dubbio il suo accompagnatore: non faceva che sorriderle con aria beffarda e benché Astrid provasse a ignorarlo con tutte le sue forze era chiaro che i nervi la stavano divorando.
    Se si fossero trovati in una circostanza diversa l'avrebbe immediatamente sfidato a duello, dimostrandogli quanto poco intelligente fosse stata la decisione di farla arrabbiare: una volta messi al loro posto gli uomini dell'arcipelago non erano più tanto pericolosi.
    Non che fosse una grande guerriera, ma quello smidollato non avrebbe certo potuto impensierirla.
    Ma non si trovavano in caserma, o in una palestra; la giovane aveva già dato prova del suo brutto carattere e non intendeva andare oltre, senza contare che si trovavano ancora nella fucina di Vanberk e attaccare briga con uno dei suoi ospiti sarebbe stato un gesto a dir poco disonorevole.

    - Vi prego, non sentitevi obbligata a ricambiare il favore. Un giorno, forse, quando visiterò la vostra città natale avremo modo di rivederci.
    Per il momento vi aspetto questa sera, nel castello della mia famiglia. Vi sarei grata se allargaste l'invito anche a mastro Vanberk.
    - le disse con maggiore dolcezza, ma senza abbassare lo sguardo - Spero che vogliate perdonarmi per avervi accolto con una simile freddezza. Non siamo abituati a trattare con gli estranei in questa isola dimenticata dal mondo.

    In verità i Vaygr non sapevano trattare con nessuno, nemmeno con i loro parenti. Bastava poco, magari un bicchiere di birra in più o una parola fuori posto, per scatenare una rissa, specialmente durante le festività famigliari.
    Volavano insulti, scorreva del sangue, veniva mozzata qualche testa: normale amministrazione per il fiero popolo del nord.
    D'altra parte non c'era torto che un buon duello all'ultimo sangue non avrebbe potuto appianare; in quel modo era facile rimediare ai propri errori: i vivi potevano sentirsi sollevati da qualsiasi responsabilità e i morti, non essendo più in grado di accampare pretese, erano di certo i migliori colpevoli del mondo.
    Quel tipo di società sempre sospesa tra selvaggia brutalità e onore cavalleresco appariva molto ostica da comprendere per chi non avesse familiarità con le sue regole e con le sue convenzioni. Astrid non dubitava che anche per Darina si trattasse di un ambiente nuovo, ma non voleva che tornasse nel continente conservando un ricordo sgradevole di quelle terre.
    Anche se non erano altro che zotici provinciali pieni di sé i Vaygr avevano ancora una dignità.

    - Con permesso.

    Prese le sue cose e, dopo un leggero e rapido inchino marziale, la giovane raggiunse la porta a grandi falcate e scomparve di colpo, inghiottita dalla nebbia.

    CITAZIONE

    Astrid


    Potenza: 10
    Vita: 200
    Chakra: 130
    Distanza: -
    Talenti Speciali: Survivalist I

    Discipline:
    Armi Pesanti II
    Arcieria I

    Slot Usati: -
    Slot Rimanenti: -
    Auree/Stance/Effetti: -
    Status/Buff: -

    Equipaggiamento:
    Corazza dell'avventuriero [Blocco 20]
    Arma Pesante Classe I [Danno 40]
    20x Freccie in Noce [Danno 10]

    Scheda: Astrid

     
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    Vi prego, non sentitevi obbligata a ricambiare il favore. Un giorno, forse, quando visiterò la vostra città natale avremo modo di rivederci.
    Per il momento vi aspetto questa sera, nel castello della mia famiglia. Vi sarei grata se allargaste l'invito anche a mastro Vanberk. Spero che vogliate perdonarmi per avervi accolto con una simile freddezza. Non siamo abituati a trattare con gli estranei in questa isola dimenticata dal mondo.

    Darina rimase colpita dal cambiamento nei modi dell'interlocutrice: visto il piede con cui era partito il loro incontro, non si sarebbe aspettata una conclusione così felice.
    Con un inchino militaresco si congedò definitivamente ed uscì. Darina si strinse addosso la pelliccia ricevuta dalla Vaygr e riprese a passare le dita sulla testina soffice del proprio animaletto. Haggar borbottò qualcosa fra sé e sé osservando la porta richiusa alle spalle della conterranea. Darina si limitò a lanciargli un'occhiata di fuoco.
    Giusto perché sia chiaro: tu potrai anche preferire le temoriane, ma non darei per scontato che la cosa sia reciproca. Ora, dopo questo lungo viaggio, avrei piacere di parlare da sola con mastro Vanberk. Grazie di avermi accompagnata.
    Senza più voltarsi si diresse verso la fucina, decisa a non rimandare oltre il suo incontro con il suo ex compagno di avventure.
    Quando lo vide, assorto nel lavoro, stava per uscirsene con l'infelice "Chi non muore si rivede", ma per fortuna riuscì a frenarsi in tempo. Vista la fine della loro ultima 'missione', non sarebbe stato un inizio positivo per il loro rincontro.
    Non sapeva che parole usare per attirare la sua attenzione. Per qualche momento rimase muta ad osservarlo. Sarebbe rimasto sorpreso di vederla lì? Si sarebbe arrabbiato per essere stato seguito fin nella propria terra natìa da una quasi sconosciuta che voleva il suo aiuto per un viaggio assurdo?
    Darina ricacciò i propri ripensamenti e finalmente parlò: E' un piacere rivederti in buona salute, mastro Vanberk.
    Una frase positiva e sincera, chissà, forse non era partita male come temeva


    CITAZIONE
    Decidi tu che fine ha fatto Haggar, se ci raggiunge o non si fa più vivo o ci/ti aspetta nell'ingresso
     
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  3. BretonSaga
     
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    La giovane guerriera, Astrid, era appena uscita dalla sua bottega con la promessa di avere una nuova spada da lì a due giorni: solitamente ci impiegava non meno di una settimana per lavori del genere ma stavolta aveva un vantaggio. Dopo aver steso uno spesso strato di carbone e aver ravvivato le fiamme, mentre cantava a bassa voce una canzone piuttosto popolare tra i marinari Vajgr, si mise a cercare in mezzo ad un cumulo di oggetti che aveva accatastato in un angolo della stanza : c'erano diversi elementi di armatura dannegiati e numerose barre di metallo, avvolte in stracci bagnati d'olio per evitare l'ossidazione. Ne spostò diversi cercandone una in particolare e alla fine riuscì ad estrarla con fatica dal mucchio: questa era avvolta in un panno rosso scuro e nonostante fosse più piccola rispetto alle altre, pesava molto di più. La mise sull'incudine e la liberò dall'involucro: alla luce vivace del fuoco si poteva notare come un disegno al suo interno, righe di diversa lucentezza che percorrevano tutta la barra -Sono passati alcuni anni da quando ho lavorato il damasco... ma non ho certo dimenticato come farlo- disse a sè stesso il giovane fabbro - e sono sicuro che Mastro Ulfbert approverebbe questa mia scelta-.
    Ulfbert era il nome del suo ultimo maestro: aveva servito la casata reale e il popolo guerriero per decenni, senza mai negare il proprio estro a nessun guerriero, indipendentemente dal suo rango o da quanto difficile fosse stata la sua richiesta. Poco prima di morire gli aveva donato due barre del metallo e quella stessa fucina in cui ora lui lavorava come regalo di addio e di buona fortuna ed in suo onore, in una nicchia del muro accanto alla forgia, Vanberk aveva collocato una piccola figura d'oro rappresentante un fabbro. Mentre deponeva il panetto nella braci, ormai rosse ed incandescenti, lo cercò con lo sguardo, rivolgendogli una silenziosa preghiera d'aiuto per l'opera che si apprestava ad iniziare: poi si sedette sullo sgabello collocato in mezzo ai mantici ed iniziò ad utilizzaarli con vigore, creando un getto d'aria potente e ritmato, necessario per innalzare la temperatura velocemente, quando una voce femminile lo strappò dalla sua concentraazione.

    -E' un piacere rivederti in buona salute, mastro Vanberk.- Il fabbro girò la testa e sull' uscio vide Darina, la giovane guerriera di Temeria, avvolta in una lussuosa pelliccia color della neve, la stessa che Astrid aveva indossato prima di uscire dalla sua bottega. Alle sue spalle scorse Haggar, una delle guardie della fortezza, che gli rivolse uno sguardo silenzioso ma pieno di significato "Possiamo fidarci di questa donna?": Vanberk rispose con un cenno affermativo del capo, ponendo il pugno sul petto all'altezza del cuore. La guardia si inchinò e lasciò l'anticamera tornando ai suoi doveri e così il afbbro potè concentrarsi sulla sua seconda visita inaspettata -Perdonami se non mi alzo ma come purtroppo puoi vedere tu stessa sono impegnato in un progetto ambizioso. Ma prego, siediti accanto al tavolo da lavoro e serviti una tazza di Eathin per scacciare il freddo dalle ossa: dovrebbe esserci una tazza pulita nella stanza di là se non ti urta riusare quella che ho offerto alla mia cliente.- fece passare qualche minuto per permetterle di mettersia proprio agio e per mandare in temperatura il panetto di damasco. Una volta estratto con delle grosse pinze di ferro annerito iniziò a lavorarlo con un martello grosso come la testa di un bambino. Dopo averlo rimesso nel fuoco si rivolse alla rgazza -Allora, cosa ti porta nella mia casa? Non credo tu sia venuta per ammirare il paesaggio o godere della compagnia del mio popolo- disse sorridendo -come posso esserti d'aiuto, Darina?-
     
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    Darina non riuscì a trattenere una risata alla tranquilla risposta del suo compagno di battaglia, tuttavia non riuscì a scrollarsi di dosso tutta la tensione. Il tono dell'uomo e il fatto stesso che non si fosse mosso le sembrarono segnali di una staticità decisamente contrari alle sue avventurose intenzioni.
    Mascherò il nervosismo restante dietro ad un leggero sorriso.
    Grazie, accetto volentieri.
    Prese la tazza e la fissò rigirandosela fra le dita.
    Il paesaggio è senza dubbio interessante, ma è vero, non sono qui per quello.
    Si avvicinò un po' e osservò le mani del fabbro. Insipirò più aria del necessario. All'improvviso la sua idea sembrò più che mai una follia. Cosa le era passato per la testa? Quell'uomo aveva di certo di meglio da fare che occuparsi di problemi ben lontani dalla sua fucina.
    Per dirlo fuori dai denti, sono qui per te. Ho bisogno di un compagno di viaggio per un viaggio...particolare.
    Non riusciva a guardarlo in faccia, capiva di suonare tutt'altro che convincente.
    Temo che dovrei raccontarti un po' la storia della mia vita...
    Avrebbe voluto concludere con "Se hai voglia di ascoltarla", ma temeva di suonare troppo negativa. Già non faceva sembrare il suo invito l'occasione del secolo, almeno poteva cercare di non peggiorane l'impressione.
     
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  5. BretonSaga
     
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    La ragazza accettò con piacere l'offerta di una bevanda calda ma sembrava diversa dal solito: la giovane guerriera che aveva affrontato con sicurezza i pericoli del deserto e della giungla ora mostrava segni di esitazione e nervosismo: anche la sua risata, nata spontaneamente dopo la sua battuta sul clima, si era spenta velocemente. Ed ora era ferma in piedi accanto a lui, lo sguardo cha passava dalla tazza che teneva in mano alle mani callose del fabbro, impegnate nella lavoro: cosa poteva mai turbarla? Vanberk decise di non pressarla con le mille domande che già si accalcavano nella sua mente e piuttosto di lasciarle tempo per fare mente locale, per riordinare il turbinio di pensieri che la infastidiva.

    -Il paesaggio è senza dubbio interessante, ma è vero, non sono qui per quello. Per dirlo fuori dai denti, sono qui per te. Ho bisogno di un compagno di viaggio per un viaggio...particolare... temo che dovrei raccontarti un po' la storia della mia vita...-

    Il fabbro la guardò con attenzione e agì di conseguenza: spostò con le pinze il panetto di damasco in un cumulo di braci ormai esauste, per evitare il raffreddamento o la bollitura del metallo, ripose gli attrezzi e recuperò due cuscini da uno degli stipetti sopra il tavolo da lavoro, mettendoli sopra i due sgabelli vicini alla forgia. - Prego, accomodati. Se hai viaggiato per centinaia di miglia fino alla mia bottega il minimo che possa fare è ascoltarti con tutta la mia attenzione: prenditi tutto il tempo necessario per spiegarmi la vicenda -. Mentre Darina parlava, avrebbe continuato a immettere aria nella forgia, azionando lentamente la coppia di mantici, ma senza mai scostare lo sguardo dalla giovane guerriera: d'altronde aveva lavorato così tanto con quegli strumenti da poterli azionare in maniera del tutto meccanica ed inconscia.

    "Sono davvero curioso di sapere cosa l'ha portata fin qui? E... se fosse davvero una spia imperiale?" mormorò quella parte di sè sospettosa e paranoica "se fosse qui per allontanarci e poi rapirci?" Ma Darina non poteva sapere del suo coinvolgimento nella Resistenza e sopratutto aveva un debito con lei da ripagare: se era uscito vivo dalla foresta lo doveva anche alle sue capacità da geomante.

    Attendere e Valutare, soltanto poi Agire: come ripeteva sempre suo padre.
     
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    Alle sue parole il fabbro interruppe il proprio lavoro e preparò due sgabelli mettendoci sopra dei cuscini.
    Prego, accomodati. Se hai viaggiato per centinaia di miglia fino alla mia bottega il minimo che possa fare è ascoltarti con tutta la mia attenzione: prenditi tutto il tempo necessario per spiegarmi la vicenda.
    Darina si sentì tranquillizzata da tanta premura e si sedette di fronte a Vanberk, prese un profondo respiro e iniziò a raccontare.
    Sono di una famiglia di Temora, ma gli ultimi anni ho vissuto con mio zio e i miei cugini ad Alkarna. E' una città con regole severe: quando in una famiglia nasce una bambina, questa dev'essere consegnata ad una Grande Casa. Chi vuole e può permetterselo la fa crescere lì finché non raggiunge l'età per il matrimonio, per poi prometterla a chi gli aggrada, ma il più delle volte la Grande Casa dà in cambio un compenso e per la famiglia di origine la storia finisce lì. Una volta cresciuta abbastanza, quella bambina sarà venduta a chi avrà i soldi per comprarla. Non importa se come sposa o come schiava, per le Grandi Case non ha la minima importanza.
    Sentiva nella propria voce qualcosa che non sapeva descrivere, se fosse più amarezza o rabbia trattenuta. Guardò le braci mentre cercava di riprendere un tono neutro. Il calore della fucina era davvero piacevole e per un istante le fece ricordare le giornate passate sulle caldissime terrazze. Per schermare il sole venivano appese grandi tele, che nei fortunati giorni di vento si gonfiavano e sbuffavano facendo vorticare l'aria sotto di loro. Erano i soli momenti in cui il clima era davvero piacevole.
    La ragazza riprese il filo del discorso e proseguì: Qualunque donna entri ad Alkarna senza padri, fratelli o mariti, anche se già adulta, viene presa da schiavisti o dalle Grandi Case. Inoltre, anche se accompagnata, deve sottostare a ferree regole di comportamento, prima fra tutte la segregazione. Io ero già abituata a vivere come un ragazzo e ho continuato a fingermi tale, altrimenti non avrei mai potuto vivere ad Alkarna mantenendo le mie libertà. Ad ogni modo, di recente ho incontrato un uomo, un viaggiatore, che mi ha detto di essere riuscito a far fuggire la propria figlia neonata. Voglio scoprire come ha fatto per salvare almeno qualcuna di quelle bambine, ma per farlo passando inosservata mi serve un uomo che mi accompagni.
    Il silenzio che seguì le sue ultime parole sembrava bruciarle nelle orecchie. Aspettò che Vanberk dicesse qualcosa stringendo la tazza con tutta la forza delle sue dita.
    Anche se non accetta troverò una soluzione. Troverò un modo. Sarà più difficile, ma posso farcela anche da sola.
     
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  7. BretonSaga
     
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    Vanberk ascoltò con attenzione quelle parole, ma queste non descrivevano una bella realtà: parlavano di donne trattate come oggetti più che come persone ed era qualcosa di quasi inconcepibile per lui, cresciuto da una donna intrepida come sua madre e generalmente in una società dove le donne avevano le stesse possibilità degli uomini, anzi alcune cariche politiche erano loro esclusive. Lo strano discorso si chiuse con una richiesta d'aiuto: a Darina serviva un uomo che la protegesse dai pericoli di quella società bieca e arrogante. E lei aveva scelto lui, viaggiando per centinaia di miglia fino nella fredda e ostile Vaygrjord, rischiando (senza saperlo) di essere arrestata come una possibile spia imperiale. Il fabbro la guardò per diversi minuti mentre continuava meccanicamente a pompare aria lentamente nelle braci bollenti: poteva mettere inquietudine ma in realtà stava ragionando su come risponderle. La risposta logica sarebbe stata declinare a malincuore la richiesta, tenendo conto dei suoi doveris ia come artigiano che come membro segreto della Resistenza Nord ma in questi caso non si doveva seguire la logica.

    -Padre cosa ti è successo?-
    -Niente di importante. Ho aiutato un amico in difficoltà-
    -Ma tutte queste ferite? E il tuo volto...-
    -Sono inciampato su delle lame imperiali sparse in giro ... ma come vedi sto bene e il mio amico è salvo quindi tutto bene, no?-

    Improvvisamente si riscosse dai suoi pensieri del passato e si accorse che diversi minuti erano passati e ancora non aveva risposto a Darina. Sbuffò sorridendo e disse - Non sarei un uomo onorevole ad ignorare una richiesta d'aiuto così accorata. Ma sono costretto a prolungare la tua attesa di almeno due giorni: ho promesso di completare questa richiesta per la stessa guerriera che ti ha donato la pelliccia con cui sei entrata. E' figlia di un importante casato dell'isola e una donna dalle forti convinzioni: deluderla va contro tutti i miei principi come artigiano. Ma appena completato questo lavoro potremmo partire appena la marea sarà favorevole, hai la mia parola.-
     
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    Darina aspettò con il cuore da qualche parte sotto stomaco e polmoni. Il fabbro continuò a soffiare con il mantice e le rivolse per un lungo, lunghissimo momento uno sguardo così incupito che le fece temere di averlo irritato o offeso. Non sapeva cosa aspettarsi né cosa dire. Rimase immobile, il fiato sospeso. Ad un tratto l'uomo sembrò riscuotersi dai propri pensieri e con sollievo di Darina iniziò a parlare. Anche un rifiuto era meglio di quell'attesa snervante.
    Sbuffò e poi, con sorpresa di Darina, sorrise.
    Non sarei un uomo onorevole ad ignorare una richiesta d'aiuto così accorata. Ma sono costretto a prolungare la tua attesa di almeno due giorni: ho promesso di completare questa richiesta per la stessa guerriera che ti ha donato la pelliccia con cui sei entrata. E' figlia di un importante casato dell'isola e una donna dalle forti convinzioni: deluderla va contro tutti i miei principi come artigiano. Ma appena completato questo lavoro potremmo partire appena la marea sarà favorevole, hai la mia parola.
    La ragazza per un attimo rimase immobile, incredula. Sembrava troppo bello, troppo facile. Stava cercando di capire se stesse per aggiungere qualcosa come "O almeno questo è quello che vorrei risponderti...", ma il fabbro stava solo aspettando la sua reazione.
    Oh, due giorni? Darina per poco scoppiò a ridere per l'assurdità di quella situazione. Un uomo con cui non aveva mai effettivamente legato, anche se di certo lo ammirava, aveva appena accettato la sua richiesta di accompagnarla in un viaggio lunghissimo e pericoloso per questioni in cui non era minimamente invischiato e tutto ciò che le chiedeva erano due giorni.
    Voglio essere chiara, non posso offrirti denaro, o almeno non nel senso di una retribuzione. Farò in modo che mio zio o i miei cugini si occupino del nostro vitto e alloggio, è tutto ciò che posso offrire con certezza. Oltre, naturalmente, alla promessa che verrò in tuo aiuto tanto rapidamente e ciecamente quanto tu hai preso questo impegno con me ora.
    Così dicendo tese la mano. Per com'era abituata sarebbe bastato un inchino, ma sentiva che in quella circostanza non sarebbe stato abbastanza.
    Non conosco parole che possano dire quanto ti sono grata, spero tu me lo legga in faccia. Sorrise, gli occhi lucidi di commozione. Ce l'aveva fatta. Sarebbe partita.
    Sei l'uomo di cuore che pensavo fossi e non sai quanto sono felice di non essermi sbagliata.
     
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  9. BretonSaga
     
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    La giovane si illuminò di gioia e la sua espressione era così ragginate che per un attimo oscurò il bagliore della forgia: evidentemente non si aspettava una risposta positiva alla sua richiesta. Una volta rotti gli argini del silenzio dalla sua bocca si riversò un fiume di parole inarrestabile -Oh, due giorni?- disse, ridendo -Voglio essere chiara, non posso offrirti denaro, o almeno non nel senso di una retribuzione. Farò in modo che mio zio o i miei cugini si occupino del nostro vitto e alloggio, è tutto ciò che posso offrire con certezza. Oltre, naturalmente, alla promessa che verrò in tuo aiuto tanto rapidamente e ciecamente quanto tu hai preso questo impegno con me ora.- Poi tese la mano verso di lui, aggiungendo -Non conosco parole che possano dire quanto ti sono grata, spero tu me lo legga in faccia. Sei l'uomo di cuore che pensavo fossi e non sai quanto sono felice di non essermi sbagliata.- Vanberk, sorridendo, si pulì la mano sporca di carbone e sudore sul grembiule e strinse vigorosamente quella della ragazza, così piccola eppure forte e determinata.
    -Bene ora devo riprendere a lavorare altrimenti due giorni non basteranno. Ma per oggi sono già a buon punto quindi se hai la pazienza di attendere ancora un paio d'ore poi potrò accompagnarti ad una locanda dove troverai tutte le comodità delle terraferma e magari bere un bicchiere assieme per festeggiare il tuo arrivo!- tanta gentilezza poteva risultare strana, anche per Vanberk, ma il fabbro sapeva che le guardie tenevano d'occhio la ragazza, temendo lo spionaggio, e quindi doveva agire da garante per la giovane, altrimenti rischiava di essere arrestata ed indagata... - Siediti nel frattempo e parlami della tua terra: più ne so, meno problemi avremo in futuro.- e con calma rinvigorì le braci, soffiando lentamente. Mentre il tempo passava e i due parlavano del più e del meno il panetto, grosso e rettangolare, si allungava sempre di più e contemporaneamente sagomato, mostrando già la forma finale. Quando raggiunse la forma desiderata, Vanberk calò la lama in una vasca di legno cola di neve semisciolta, temprando ed irrobustendo la lama. La coprì poi di una particolare polvere vulcanica e la legò stretta dentro degli stracci: così non si sarebbe ossidata fino al giorno successivo quando il fabbro l'avrebbe ripresa per continuare coi lavori da banco. Solo allora si rese conto dei muscoli doloranti in tutto il corpo. Allungandosi in varie direzioni disse -Bene per oggi sono finito: direi che entrambi ci meritiamo un pasto caldo e qualcosa di forte da mettere in corpo.- Dopo essersi lavato in camera con un panno pulito e un secchio d'acqua calda, indossò una tunica semplice ed il mantello di piume di Griforso, che tanto amava. fece un cenno a Darina ed insieme raggiunsero il Cinghiale Felice.

    All'interno la gente beveva felicemente mentre l'oste teneva banco raccontando le sue famose barzellette sporche: quando Vanberk varcò la soglia tutti si voltarono a salutarlo con gioia ma la vista della giovane al suo fianco li lasciò interdetti. Non era una Nord (evidentemente) ma indossava una ricca pelliccia d'orso bianco e portava delle armi alla cintura: chi diavolo era? Ma Vanberk, ignorando gli sguardi pieni di curiosità si sedette al tavolo antistante al bancone ed ordinò il piatto del giorno e un giro d'alcolici per tutti. Questo spense instanteneamente ogni dubbio e tutti i clienti lo ringraziarono con un brindisi corale. Poi si rivolse a Darina -Spero che il posto sia di tuo gradimento- disse, sorridendo.
     
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    Il fabbro di rimando le sorrise, si pulì la mano con il grembiule e le strinse la mano con forza.
    Bene ora devo riprendere a lavorare altrimenti due giorni non basteranno. Ma per oggi sono già a buon punto quindi se hai la pazienza di attendere ancora un paio d'ore poi potrò accompagnarti ad una locanda dove troverai tutte le comodità delle terraferma e magari bere un bicchiere assieme per festeggiare il tuo arrivo!
    Darina si limitò ad annuire e si riaccomodò sul proprio sgabello. Una parte di lei avrebbe voluto saltare in giro per la stanza dalla gioia, mentre l'altra la immobilizzava e l'atterriva mentre mille pensieri le vorticavano nel pensiero: servivano preparativi, un'organizzazione, avrebbe dovuto scrivere ai suoi cugini per la loro sistemazione ad Alkarna...
    Il fabbro la invitò a raccontagli della sua terra mentre lui si rimetteva al lavoro. La ragazza si riscosse e iniziò a raccontare.
    Alkarna è una città nel cuore del deserto, ne è praticamente la capitale, e sopravvive principalmente grazie al commercio di donne e di pietre preziose dalle montagne o dalle grotte sotterranee. Anche l'acqua viene ricavata dalle falde sottoterra. Molti uomini in grado di manipolare l'acqua vengono fatti lavorare solo a tale scopo. In generale sono le Grandi Case a gestire gran parte dell'economia. Si occupano delle donne, come già sai, ed è difficile se non impossibile sottrarsi al loro controllo. L'unico modo per evitare che una propria figlia ci finisca è far partorire la madre altrove, ma dal centro del deserto ci sono ben pochi posti in cui andare, e la bambina non potrebbe comunque rimettere piede ad Alkarna prima di essere fidanzata o sposata, altrimenti sarebbe comunque costretta ad andare in una Casa.
    Le donne che vivono fuori dalle Case sono mogli o serve: le mogli sono tenute sotto strettissimo controllo perché sono una fortuna che cammina e non possono fare quasi nulla, mentre le serve sono le donne che le Grandi Case non sono riuscite a vendere, perché troppo brutte, vecchie o con difetti fisici. Dove andremo ci saranno solo mia zia e una serva che si occupa di lei. Entrambe si sono prese cura di me mentre ero ad Alkarna: fingersi uomo alle volte presenta delle difficoltà pratiche.
    Darina riprese fiato e continuò.
    Le ragazze fidanzate ancora proprietà delle famiglie il più delle volte possono lasciare la Grande Casa affinché il futuro marito possa godere della sua presenza e che la fanciulla riceva eventuali direttive dalla propria famiglia. Alle ragazze più "vivaci" questo permesso viene negato, ma al fidanzato e alla famiglia viene concesso di farle visita in aree specifiche della Grande Casa in cui è ospitata. Mi pare che sia tutto...
    Ah, sì, in città gira ogni tipo d'uomo, dal mercante, al mercenario, all'artigiano, all'artista di strada, quindi non dovresti attirare particolarmente l'attenzione. Ho anche già un'ottima storia come copertura, nessuno avrà sospetti sulla mia identità o sul nostro fidanzamento. Anche perché passeremo nella mia città per redigere un finto contratto di matrimonio, casomai dovessimo avere tanta sfortuna da averne la necessità.

    Il fabbro le prestò orecchio mentre lavorava e quando lei terminò il proprio riassunto parlarono del più e del meno finché l'uomo non si stiracchiò più volte e ripose la spada a cui aveva dato una forma e gli attrezzi.
    Bene per oggi sono finito: direi che entrambi ci meritiamo un pasto caldo e qualcosa di forte da mettere in corpo.
    Bevo volentieri qualcosa, ma temo di non potermi trattenere per mangiare: temo che la donna per cui stai forgiando la spada mi stia aspettando, avendomi invitata alla sua tavola.
    Vanberk andò a darsi una ripulita e quando tornò aveva indosso una tunica e un'enorme mantello di piume. Le fece un cenno e la ragazza lo seguì, facendo attenzione a restare abbastanza vicina al fabbro per evitare che altre guardie la fermassero. Una era stata più che sufficiente.
    Si fermarono davanti al "Cinghiale Felice", dopodiché Vanberk la precedette all'interno. La sala era piena di gente che si dissetava in totale contentezza e l'oste intratteneva alcuni clienti con quelle che a Darina parvero le classiche battute sporche. Cercò di ignorarle, così come gli sguardi di quelli che si erano accorti della sua presenza, mentre osservava con curiosità l'ambiente: era decisamente una struttura diversa da quelle di Temora o di Arcadia: l'aspetto estetico era decisamente in secondo piano, e come la fucina, sembrava salda come la roccia.
    Non appena il fabbro si mosse verso un tavolo lei lo seguì come un'ombra. L'uomo ordinò da mangiare e offrì un giro a tutti, distogliendoli da ogni curioso pensiero e guadagnandosi un chiassoso brindisi.
    A quel punto il fabbro si rivolse a Darina e sorrise: Spero che il posto sia di tuo gradimento
    Forse sono io a non essere di gradimento qui, sussurrò la donna. Non serviva spendere denaro, se avevano qualcosa da dirmi, potevano farlo. Non capisco perché tanta sorpresa, comunque: mi era sembrato di capire che non avete problemi di sessismo nella vostra società.
    Lanciò un'occhiata agli altri avventori, confusa.
     
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  11. BretonSaga
     
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    L'invito a bere fu accettato ma non quello per cenare: a quando pare la nobile Astrid aveva richiesto la presenza di Darina alla sua tavola quella sera. Inarcò le soppraciglia sorpreso ma non espresse i suoi dubbi per no turbare la sua giovane amica. - Va bene anche solo un bicchiere, tranuilla. Poi ti accompagnerò personalmente alla residenza dei Bjorn così da rassicurare la nostra comune conoscenza dello stato dei lavori. Ma ora andiamo! - E sorridendo uscì dalla stanza, nei gelidi venti della sua isola. Il Cinghiale Felice era pieno di volti conosciuti e amici, il fuoco era caldo ed il mangiare ottimo come sempre: un atmosfera perfetta per accogliere chiunque. Ma, una volta seduti al tavolo, Darina gli parlò a bassa voce - Forse sono io a non essere di gradimento qui. Non serviva spendere denaro, se avevano qualcosa da dirmi, potevano farlo. Non capisco perché tanta sorpresa, comunque: mi era sembrato di capire che non avete problemi di sessismo nella vostra società. Vanberk, stupito, fissò lei ed i suoi amici, impegnati a bere il giro da lui appena offerto, per poi comprendere i dubbi della ragazza - Darina penso tu abbia mal interpretato la situazione: gli sguardi di curiosità non derivano dal tuo essere donna ma più dalla tua origine e dal tuo vestire. Sei evidentemente nata al dì fuori delle nostre terre eppure sulle spalle porti una pelliccia di alto valore, come una nobile di antica famiglia e - aggiunse sorridendo - sei entrata in mia compagnia. Quindi si saranno giustamente chiesti che legame ci unisce ma non preoccuparti: siamo un popolo che rispetta le donne. Senza la collaborazione tra i sessi non potremmo sopravvivere a quest'isola ed il suo duro mondo - Bevve metà del suo boccale prima di concludere il discorso -Inoltre offro spesso giri a questo bar: d'altronde è qui che vengo sempre a festeggiare il mio ritorno a casa o il pagamento di lavoro. Tenere soldì per sè, senza condividere mai nulla delle proprie ricchezze, non è un atteggiamento da Nord. Ora brindiamo: alla nostra missione!. Ed una volta finito meglio affrettarci verso la casa del vecchio Orso: è una famiglia molto importante la sua, anche se non più così influente oramai, ma comunque meritano rispetto per la loro storia.-

    Poco dopo, giusto il tempo per svuotare i biccali con educazione e senza fretta, Vanberk chiese ad un carrettiere, che passava in quel momento fuori dalla locanda, di portarli a destinazione: il vecchietto acconsentì e salirono dietro al suo carro, carico di derrate alimentari. Durante il tragitto avrebbe canticchiato delle arie popolari Nord, ispirato dalla giornata e dalla vista sulla baia ghiacciata. Una volta arrivati bussò alla ribusta porta di legno della casa e quando un servitore aprì la porta, chiedendo loro nomi e motivo della visita, disse con voce stentorea - Sono Vanberk Tyggorson, fabbro armaiolo, e desidero parlare con la signorina Astrid riguardo una commisione affidatami.- Lasciò che Darina si presentasse da sola e mentre aspettavano si appoggiò allo stipite della porta, per allungare i muscoli.

    "Speriamo di non attendere troppo, la notte cala e ho decisamente voglia di dormire al caldo"
     
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    GRAMMAR NAZI

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    Darina, penso tu abbia mal interpretato la situazione: gli sguardi di curiosità non derivano dal tuo essere donna ma più dalla tua origine e dal tuo vestire. Sei evidentemente nata al dì fuori delle nostre terre eppure sulle spalle porti una pelliccia di alto valore, come una nobile di antica famiglia e - aggiunse sorridendo - sei entrata in mia compagnia. Quindi si saranno giustamente chiesti che legame ci unisce ma non preoccuparti: siamo un popolo che rispetta le donne. Senza la collaborazione tra i sessi non potremmo sopravvivere a quest'isola ed il suo duro mondo -
    Darina si lanciò un'occhiata discreta intorno e una parte di lei si rassicurò a quelle parole. Il fabbro trangugiò buona parte della propria bevanda e concluse: - Inoltre offro spesso giri a questo bar: d'altronde è qui che vengo sempre a festeggiare il mio ritorno a casa o il pagamento di lavoro. Tenere soldi per sé, senza condividere mai nulla delle proprie ricchezze, non è un atteggiamento da Nord. Ora brindiamo: alla nostra missione! Ed una volta finito meglio affrettarci verso la casa del vecchio Orso: è una famiglia molto importante la sua, anche se non più così influente oramai, ma comunque meritano rispetto per la loro storia.-
    La shalariana annuì e fissò il proprio boccale. Sì, sarà meglio. E ti ricordo che sei stato invitato anche tu ad unirti alla cena, casomai avessi cambiato idea dopo un goccetto. Gli sorrise cercando di mandare giù il più possibile in un sorso solo senza strozzarsi. Forse non era stata un'idea geniale, a stomaco vuoto.
    Non appena finirono "con calma" di bere uscirono e Vanberk si accordò con un cocchiere affinché li accompagnasse al castello di Astrid.
    Canzoni del Nord intiepidirono l'anima, mentre il freddo che le sferzava il viso all'altezza degli zigomi e della fronte, dove la pelliccia candida non arrivava.
    Quando finalmente giunsero a destinazione, alla donna sembrò passata un'eternità: ogni secondo che passava si era convinta un po' di più che sarebbe morta assiderata su quel carretto. Arrivati alla porta, il nordico bussò e gli comparve davanti un servitore, che chiese chi fossero.
    Sono Vanberk Tyggorson, fabbro armaiolo, e desidero parlare con la signorina Astrid riguardo una commisione affidatami.
    Il tono sicuro del fabbro la rinvigorì e raddrizzando la schiena, quasi per un attimo non sentisse il ghiaccio nelle ossa, si presentò:
    Darina di Temora, ospite di dama Astrid. Sono stata invitata da lei in persona. Ricordando le parole di Vanberk alla locanda, si aggiustò addosso la pelliccia immacolata con nonchalance. Dèi se era calda. Avrebbe dovuto comprare una cosa del genere il prima possibile.
    In effetti sperava di non aver fatto una gaffe dicendo "dama", ma era l'unico modo in cui avrebbe chiamato la padrona di casa. Guerriera? Signora? Nessuno dei due rendeva l'idea di ciò che voleva dire.
     
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    Role di intermezzo, un preambolo per scenari futuri più interessanti e con cui avete stretto nuovi legami.

    Ashel 4

    CITAZIONE
    Scrittura 2 - Nulla da dire.
    Interpretazione 2 - Personaggio già ben delineato, in questa ruolata sei andata ben oltre la richiesta di una semplice spada ed hai condiviso le esperienze passate di Astrid, nonostante l'approccio non fosse stato dei più sereni. Ti sei dimostrata benevola anche nei confronti di Darina, forse anche troppo, trattandosi di una sconosciuta, ma non mi sento di toglierti nulla per questo.
    Ogni pensiero o discorso è sempre accompagnato dalle reazioni del corpo, rendendo il personaggio più realistico.
    Strategia 0 - Non valutabile.

    Breton 4

    CITAZIONE
    Scrittura 2 - Molto bene.
    Interpretazione 2 - Pian piano scopriamo sempre nuovi scorci del passato di questo rozzo fabbro dal cuore tenero, in questa scena piuttosto che in altre, mirate perlopiù alla descrizione del combattimento: hai saputo tirar fuori i sentimenti da Vanberk, intraprendendo un dialogo molto complesso con Astrid, mostrando la sensibilità del personaggio.
    Hai dato una buona spiegazione per la decisione di seguire Darina nella sua impresa, senza dover tirare troppo la corda o insistendo troppo con il codice cavalleresco.
    Strategia 0 - Come sopra.

    Kinamy 4

    CITAZIONE
    Scrittura 2 - Post un pò striminziti, ma non mancano di nulla.
    Interpretazione 2 - Dopo un avvio un pò incerto (dove non c'era poi tanto da dire), ti sei ripresa con i post successivi: Darina è sempre una tipa pratica ed attenta, valuta ogni parola prima di pronunciarla, rendendola un pò antipatica se contrapposta alla schiettezza dei Vaygr.
    Comunque sia hai mostrato anche il lato più umano della Temoriana, in pena per la sua famiglia a preoccupata per le conterranee meno fortunate di lei, al punto di intraprendere un viaggio lunghissimo per convincere un guerriero conosciuto da poco ad intraprendere un'avventura pericolosa.
    Strategia 0 - Come per gli altri.

    Me +100 GOLD + 2 exp.
     
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