Una spada migliore

Giocata libera

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  1. Ashel
     
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    Un'altra giornata qualsiasi, alla roccaforte dei Vaygr.
    Le notizie sul contingente inviato a settentrione per indagare sulla misteriosa apparizione di una creatura alata ancora non arrivavano e il capitano Brand, preoccupato, attendeva ordini dai superiori per decidere il da farsi. Per parte sua Astrid aveva cominciato l'addestramento grazie al suo aiuto, cosicché passava le giornate a tirare di scherma e ad esercitarsi nel tiro con l'arco, tornando a casa stravolta e riuscendo, per la prima volta dopo mesi, a dormire sonni tranquilli.
    Le sue attività in caserma la tenevano costantemente impegnata e non aveva mai il tempo di dedicarsi ad altre occupazioni; quei ritmi frenetici la aiutavano a sopportare il clima teso della roccaforte, che si trascinava lentamente attraverso giorni sempre più cupi.
    Fu proprio Brand a suggerirle, in un'occasione, di procurarsi un'arma migliore. La sua, una spada lunga, faceva parte dell'equipaggiamento standard della caserma ma era troppo pesante per essere impugnata da una donna. Serviva una lama dal bilanciamento migliore e senza dubbio di miglior qualità.

    - Vanberk è il miglior fabbro della cittadella. Sono certo che potrà aiutarti.
    Non farti impressionare dal suo aspetto poco amichevole: in realtà è un pezzo di pane.
    le disse un giorno, indicandole la strada per raggiungere la sua fucina.

    Così, nel freddo di quella mattinata particolarmente gelida, Astrid si incamminò per raggiungere il suo laboratorio, contenta di poter sfuggire in quel modo agli interminabili allenamenti del suo mentore.
    Amava combattere e non aveva desiderato altro che poter ricevere un addestramento degno di questo nome, ma c'erano giorni in cui Brand non la lasciava respirare e insisteva nel sottoporle dei compiti tutt'altro che piacevoli. In qualità di recluta avrebbe anche dovuto occuparsi di lavori umili, quali lucidare le spade o sistemare l'equipaggiamento assieme ad altri guerrieri in erba come lei con i quali però non aveva nessun interesse a fare amicizia.
    Schiva, silenziosa e decisamente poco amichevole, Astrid dava l'impressione di essere altezzosa e arrogante, cosicché erano in pochi, tra i novizi, a darle confidenza. Il motivo del suo disinteresse riguardava in realtà quella sua innata incapacità di avere a che fare in maniera pressoché normale con il prossimo: nonostante la sua educazione di prestigio, si trovava spesso ad affrontare con goffaggine le discussioni tra gli altri guerrieri e, temendo sempre di dire la cosa sbagliata, preferiva rimanere in silenzio.
    La bottega dove Vanberk teneva le armi si trovava poco distante dalla caserma, incastonata nelle spesse mura di roccia nuda che costituivano buona parte dell'architettura rimasta della città fortificata. Una volta entrata l'attenzione di Astrid venne catturata dall'enorme quantità di spade, scudi e giavellotti esposti sulle pareti o su rudi tavolacci di legno grezzo.

    - C'è qualcuno? Mastro Vanberk...?

    Avanzò lentamente per osservare meglio un'armatura argentea che doveva essere stata lucidata da poco: un oggetto di pregio, sicuramente troppo costoso per lei e adatto piuttosto a un guerriero di alto rango.

    - S-stavo cercando...

    Intimorita da tutti quegli oggetti di valore e imbarazzata dall'assenza del proprietario, Astrid si schiarì la gola per prendere coraggio.

    - Stavo cercando una spada!

    Si guardò intorno: non c'era nessuno.
    Poco male, pensò, avrebbe avuto più tempo per dare un'occhiata con calma. Rispetto a tutte quelle armi di pregevole fattura la spada che le avevano dato in caserma non era che un volgare pezzo di metallo, un oggetto degno solo di predoni e soldati di quart'ordine.
    E pensare che, con il suo rango nobiliare, avrebbe dovuto permettersi di comprare un equipaggiamento degno del suo livello!
    Molto spesso Astrid si faceva prendere da quegli slanci di orgoglio, dimenticandosi subito che ormai, dopo la disfatta dei Vaygr, cose come i titoli nobiliari e le discendenze famigliari contavano ben poco. Ai suoi fratelli non erano certo serviti sul campo di battaglia.
    Così, provando vergogna per quel suo stupido e arrogante pensiero, Astrid si limitò ad aspettare mentre allungava una mano per toccare la superficie levigata di quell'armatura da condottiero che aveva davanti.
    Al tatto si presentava liscia e fredda. Ma non ebbe molto tempo per esaminarla meglio, perché, all'improvviso, rovinò a terra in un clangore che riempì con violenza il silenzio della stanza; l'elmo rotolò sotto un tavolo e i vari pezzi dell'equipaggiamento si sparpagliarono a terra in maniera casuale facendo un gran baccano.
    La giovane, che nel frattempo era arrossita, si voltò deglutendo lentamente.

    - E-ehm...

    Che cosa avrebbe pensato di lei mastro Vanberk se l'avesse vista proprio in quel momento?
    Senz'altro che si trattava di una sciocca, viziata ragazzina che giocava con le cose che non poteva avere.


    CITAZIONE

    Astrid


    Potenza: 10
    Vita: 200
    Chakra: 130
    Distanza: -
    Talenti Speciali: Survivalist I

    Discipline:
    Armi Pesanti II
    Arcieria I

    Slot Usati: -
    Slot Rimanenti: -
    Auree/Stance/Effetti: -
    Status/Buff: -

    Equipaggiamento:
    Corazza dell'avventuriero [Blocco 20]
    Arma Pesante Classe I [Danno 40]
    20x Freccie in Noce [Danno 10]

    Scheda: Astrid



    CITAZIONE
    OT: E' una giocata libera aperta a chiunque si voglia aggiungere, nei limiti della gestibilità e della coerenza narrativa!^^
    I tempi di risposta sono rilassati, quindi sentitevi liberi di rispondere con calma.
    /OT
     
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  2. BretonSaga
     
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    Vanberk stava dormendo come "un orso sazio all'inizio del letargo", un modo di dire Vaygr piuttosto elaborato per indicare che dormiva pesantemente. Era tornato sull'isola come aveva promesso alla madre, dopo la lunga serie di avventure che l'avevano portato in giro per tutta Kalendor: prima di essere un avventuriero era un fabbro e quindi si era ripromesso di tornare una volta all'anno per almeno tre mesi in modo da mantenere la fucina e le sue capacità attive. In quel momento si stava riposando dopo quattro giorni continuativi di lavoro: i muscoli, stremati dalla logorante combinazione di forza e metodo necessari per lavorare i metalli, lo avevano obbligato a prendersi una lunga pausa dopo aver completato una grossa commisione e quindi si era diretto nella stanza attigua al laboratorio. Con le ultime forze era appena riuscito a levarsi la tunica e il grembiule di cuoio spesso, sporchi di sudore e fuliggine, rimanendo in pantaloni, prima di collassare a peso morto sul letto, cadendo in un sonno profondissimo.

    Sfortunatamente qualcosa o qualcuno non voleva che riposasse! Un clangore metallico lo risvegliò dal sonno facendolo saltare fuori dal letto: il dolore dei muscoli induriti lo fece imprecare, aggiungendo petrolio sul fuoco, facendogli spalancare la porta con la forza di un orso delle Nevi mentre urlava, con volto rigato dalle cicatrici rosso dalla rabbia, - PER LA BARBA DI VOLUND, CHI OSA TOCCARE LA MIA ROBA?! -. Al centro del laboratorio si trovava una ragazza vestita con un armatura da soldato ed una spada al fianco: in altre circostanze Vanberk sarebbe rimasto colpito dalla bellezza della ragazza ma al momento era più concentrato sulla diverse parti del suo ultimo lavoro, un armatura d'acciaio con inserzioni argentee, che ancora oscillavano sul pavimento. Il fabbro spostò lo sguardo diverse volte dall'armatura alla ragazza, che sul volto mostrava un espressione di evidente imbarazzo, quindi si inginocchiò per raccogliere i vari elementi: nessuno dei pezzi principali aveva subito danni o ammaccature ma le decorazioni a forma d'ala dell'elmo, richieste esplicitamente in argento dal cliente, si erano piegate malamente sotto il peso degli altri pezzi che le avevano schiacciate. Lo mostrò alla ragazza - Vedi? Questo è il motivo per cui la gente spende centinaia di monete: abbellire inutilemente un armatura. Non che sia sbagliato concedersi qualche lusso, come una serie di decorazioni in filo d'argento oppure piastre decorate con simboli battuti a punzone ma - disse gettando una palata di carbone sulle braci della forgia - sono cose per armature da parata, cose che indossi per celebrare una vittoria! Non certo per qualcosa che deve salvarti la vita! Avrei potuto realizzarle in acciaio ma il cliente le vuole in argento? Va bene, basta pagare.


    Posizionò l'elmo dalla parte danneggiata nei carboni, poi si girò verso la ragazza e le indicò la coppia di mantici - Sai come funzionano vero? In caso contrario è semplice: alzi uno mentre abbassi contemporaneamente l'altro. Forza ragazza, al lavoro! D'altronde hai causato tu il danno quindi mi aiuterai a sistemarlo. Nel frattempo - le disse mentre andava a recuperare il grembiule dall'altra stanza - puoi dirmi chi sei e perchè sei venuta qui, portando scompiglio nella mia fucina. Io sono Vanberk Thyggorson, piacere.
     
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  3. Ashel
     
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    - PER LA BARBA DI VOLUND, CHI OSA TOCCARE LA MIA ROBA?!

    Un uomo alto, robusto, dai lunghi capelli fulvi e dallo sguardo accigliato fece infine capolino nel laboratorio.
    Astrid, intimorita, indietreggiò brevemente.
    A giudicare dallo sguardo e dall'abbigliamento un po' raffazzonato, mastro Vanberk doveva essere stato tirato giù dal letto proprio in quel momento, a causa del clangore causato dall'armatura rovinata a terra.
    Invece di aggredirla e prenderla a pugni come si sarebbe aspettata, i suoi occhi si spostarono alternativamente dalla sua creazione alla giovane Varyag, per poi inginocchiarsi e cominciare a raccogliere elmo, gambali e schiniere quasi fosse stato lui a farli cadere.

    - Vedi? Questo è il motivo per cui la gente spende centinaia di monete: abbellire inutilemente un armatura.
    Non che sia sbagliato concedersi qualche lusso, come una serie di decorazioni in filo d'argento oppure piastre decorate con simboli battuti a punzone ma sono cose per armature da parata, cose che indossi per celebrare una vittoria! Non certo per qualcosa che deve salvarti la vita! Avrei potuto realizzarle in acciaio ma il cliente le vuole in argento? Va bene, basta pagare.


    In effetti gran parte delle decorazioni che avevano catturato l'attenzione di Astrid si erano ormai rovinate; ma a cosa sarebbero servite in battaglia, o contro un Banshee dei ghiacciai?
    Nel frattempo il fabbro aveva cominciato a gettare carbone nella forgia, cosicché un'ondata di calore invase il laboratorio all'improvviso. Astrid, che cominciò a sentire caldo, si allentò un po' la veste e seguì con lo sguardo i gesti attenti di Vanberk, divenuti meccanici ma non per questo meno precisi per via della pratica costante e dell'allenamento.

    - Sai come funzionano vero? In caso contrario è semplice: alzi uno mentre abbassi contemporaneamente l'altro. Forza ragazza, al lavoro! D'altronde hai causato tu il danno quindi mi aiuterai a sistemarlo. Nel frattempo puoi dirmi chi sei e perchè sei venuta qui, portando scompiglio nella mia fucina.
    Io sono Vanberk Thyggorson, piacere.


    L'imbarazzo lasciò rapidamente spazio alla sorpresa, dal momento che Astrid non solo non aveva idea di come funzionasse un mantice, ma temeva seriamente di combinare altri disastri se fosse rimasta lì con il brusco, ma tutto sommato gentile, mastro Vanberk.

    - Io... sono Astrid, molto lieta.

    Evitò di proposito patronimici e titoli di alto rango, perché non le avrebbero certamente fatto onore in una circostanza come quella.
    Aveva rimediato una ben magra figura e anziché sprofondare nella vergogna e andarsene a testa bassa avrebbe persino dovuto lavorare all'armatura davanti all'altoforno.
    Fece come le aveva detto Vanberk, alzando e abbassando i mantici in senso alternato e, tutta intenta a muoverli nel modo corretto, si rivolse nuovamente all'uomo che probabilmente stava dietro di lei a controllare che non facesse altri sbagli.

    - Sono venuta per cercare una spada - fece, asciugandosi il sudore dalla fronte con la manica della sua veste - Sapete... una spada più leggera e maneggevole... per una donna...

    Per qualche secondo non fu più in grado di parlare. La fatica non le permetteva di distogliere l'attenzione dalla sua attività, anche perché nel frattempo la fornace sembrava riprendere rapidamente vitalità.

    - Poi - riprese a un certo punto - Ho visto quell'armatura così bella... E... bé, l'ho fatta cadere. Dovete perdonarmi.
    Ma anche io penso
    - si affrettò ad aggiungere - che sia inutile avere così tante decorazioni, voglio dire... L'importante che è ci si possa proteggere dai colpi dei nemici.

    Incerta se stesse dicendo la cosa giusta, si fermò un momento per prendere fiato.
    Voltandosi per guardare meglio il fabbro e cercare un qualche segno di approvazione nel suo sguardo, si rese conto che, proprio come le aveva detto Brand, Vanberk era un uomo buono, per nulla severo, i cui modi gravi servivano solamente a conferire importanza al suo lavoro di mastro fabbro, ch'egli prendeva assai seriamente.
    Se la situazione fosse stata diversa l'avrebbe persino trovato abbastanza piacente. La frugalità, la severità e l'animo gentile erano le qualità che Astrid maggiormente apprezzava nel prossimo, mentre ormai Vaygr era abitato solamente da guerrieri tronfi di un rango ormai perduto che si crogiolavano negli agi e nelle mollezze di una pace forzata e carica di vergogna.

    CITAZIONE

    Astrid


    Potenza: 10
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    Discipline:
    Armi Pesanti II
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    Equipaggiamento:
    Corazza dell'avventuriero [Blocco 20]
    Arma Pesante Classe I [Danno 40]
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    Scheda: Astrid

     
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    GRAMMAR NAZI

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    Ragazzi ruolate pure un po' fra voi, faccio arrivare il mio pg fra un po' così avete tempo di intavolare una discussione ^^

    Portfolio

    Nome pg: Darina
    Livello: 4

    Potenza: 10
    Vita: 230
    Chakra: 160
    GOLD: 900 G
    Exp accumulata: 2/20 exp
    PA disponibili: 3 PA
    PA spesi: 12 PA
    Discipline e Arti segrete
    Armi Leggere Rank II
    Elemento: Terra Rank II

    Nessuna arte segreta
    Talenti speciali
    Nessuno


    Inventario

    Armi e Armature
    Armatura dell'Avventuriero [Blocco 10]
    Armatura Leggera Classe I [Blocco 30]
    Arma Leggera Classe I x2 [Danno 10]
    Oggetti consumabili
    Pozione dell'Energia Minore [Vita 40]
    Pozione dello Spirito [Chakra 60]
    Oggetti speciali
    Starstone


    Talenti

    Armi Leggere
    LIGHT BLADE MASTERY
    ARMI LEGGERE
    ROGUE

    DUAL WIELD
    KNIFE THROW
    CATLIKE
    CHAKRA THREAD
    SPRINT

    ELUSIVE MOVEMENT
    Elemento: Terra
    EARTH EMPATHY I
    HEART RESIST I

    EARTH WEAPON I
    ROCK SURGE
    ROCK ENDURANCE
    SINKHOLE

    ROCK SKIN
    BOULDER SMASH
    Disciplina [Bloccata]
    Nessuno
    Disciplina [Bloccata]
    Nessuno
    Arte Segreta [Bloccata]
    Nessuno
    Maestria [Bloccata]
    Nessuno




    Legenda

    Narrato
    Parlato Darina
    Parlato Altri
    "Pensato"




    Dopo la disavventura con il drago, Darina non riusciva a smettere di pensare a quanto aveva detto loro il mago con lo scettro teschiato. E un'altra cosa ancora le frullava nella testa: la fuga della figlia neonata di And'el da Alkarna. Erano due cose del tutto scollegate, ma erano entrambe riuscite a coinvolgerla e non riusciva ad essere abbastanza distaccata per non preoccuparsene. Avrebbe affrontato entrambe le cose come le ripeteva sempre suo padre, "un problema alla volta". Per quello era sulla strada per l'isola di Vaygrjord, dove sperava di incontrare Vamberk. Se la loro esperienza a Sumadea aveva avuto lo stesso effetto anche su di lui, l'avrebbe trovato lontano da creature potenti e spaventose come quel drago, in un posto in cui si sarebbe sentito di nuovo al sicuro: casa.
    Inconsciamente ovunque andasse le sembrava di cogliere tratti somiglianti a quelli di Hakka e Kesha, ma non li incontrò mai davvero. Una piccola parte di sé la faceva sentire un po' in colpa nei loro confronti. Dopo che si erano separati e lei, Vamberk e i due sconosciuti erano fuggiti, sia Darina che il nordico erano rimasti qualche tempo a Sumadea, ma di loro non avevano saputo nulla. Darina confidava nell'abilità di entrambi, ma non sarebbe mai stata certa che fossero sopravvissuti finché non li avesse visti con i propri occhi.
    E Roman, anche lui sembrava sbucare ogni volta che le compariva davanti qualcuno con lo stesso colore di capelli o lo stesso tono baldanzoso.
    Dopo essersi procurata quante più pellicce possibili, partì per nave insieme al fidato Cerino nella speranza di trovare un compagno di viaggio per le sue prossime mete. Cresciuta in una città portuale e avendo viaggiato fin da piccina era abituata ai tratti via mare quanto a quelli per il deserto, ma era sempre rimasta fra Shal'aira e Nasradeva perciò non aveva fatto i conti con le onde del mare aperto. L'ultimo giorno si era quasi abituata al cozzare furioso dell'acqua sullo scafo, ma rinunciò volentieri all'esserlo del tutto per riabbracciare qualcosa che potesse chiamare "terra". Non appena la nave attraccò, quasi si lanciò correndo sulla passerella per distendersi sulla pietra del molo come una foca spiaggiata. Qualche marinaio rise a crepapelle vedendola, un altro le chiese se stesse bene.
    Ora sì, grazie.
    Dopo qualche minuto il mondo smise di ondeggiare e poté finalmente mettersi alla ricerca del fabbro con cui aveva combattuto. Lungo il tragitto per arrivare alla fortezza un guerriero la fermò e le chiese da dove venisse. Darina cercò di non farsi intimorire dal suo vocione intimidatorio e rispose come aveva fatto con tutti gli altri nordici che aveva incontrato sulla nave. Sto cercando Vamberk, il fabbro. Abbiamo combattuto insieme.
    L'omone la osservò da capo a piedi e si grattò il mento barbuto. Non doveva aver visto molto, tanto era imbacuccata contro quelle temperature troppo basse per lei, ma il nome del compagno sembrò bastare perché le parole della ragazza gli sembrassero plausibili.
    Ti ci accompagno io. Da dove vieni? Sei di certo straniera. Il tuo modo di parlare è strano e tremi come una foglia! sbuffò una mezza risata.
    Temora, ai piedi del deserto. Tutto un altro clima. rispose con un pizzico di nostalgia. Grazie di farmi da guida.
    Era certa che si trattasse di più che semplice cortesia: non dovevano vedersi molti Temoriani da quelle parti, era normale sospettassero di lei visti i loro rapporti con l'impero.
    Il mio nome è Darina, figlia di Aren. si presentò.



    Potenza: 10
    Vita: 230

    100%


    Chakra:160

    100%



    Abilità:
    //

    Discipline:
    Armi Leggere
    Elemento: Terra

    Scheda:
    Darina
    Slot Usati:


    Slot Rimanenti:
    [Rapido]
    [Rapido]
    [Azione]

    Auree/Stance/Effetti:
    //

    Status/Buff:
    //

    Equip:
    Armatura Leggera Classe I - [30 Blocco]
    Arma Leggera Classe I (2x) - [10 Danno]
    Pozione dell'Energia Minore - [40 Vita]
    Pozione dello Spirito - [60 Chakra]

     
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  5. BretonSaga
     
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    Nonostante la sua tempestosa apparizione e gli ordini dati, la ragazza si mosse come il fabbro le aveva chiesto: si sedette sullo sgabello posto tra i due mantici ed iniziò a pompare aria nella forgia. I carboni iniziarono a brillare, alzando velocemente la temperatura: una volta raggiunta la giusta temperatura Vanberk prese con le pinze l'elmo arroventato e lo pose sull'incudine ed iniziò a correggere le botte e le ammaccature con un martello dalla testa minuta. La ragazza si era presentata e aveva cercato di intavolare una discussione con lui ma non le rispose finchè non ebbe riposizionato l'elmo nel fuoco, stavolta dalla parte opposta, per andare a ripianare un ammaccatura formatasi sul bordo inferiore.

    - Piacere Astrid, figlia di nessuno. Se cerchi un arma che soddisfi le tue necessità da guerriera sei venuta nel posto giusto. Appena avrò sistemato l'ultimo danno mi occuperò della tua richiesta. - Qualche minuto dopo infatti, tramite pazienti e precise martellature, l'elmo sarebbe tornato alla sua forma iniziale; più tardi avrebbe risistemato i dettagli delle ali in argento con i bulini ma adesso era più interessato alla richiesta della ragazza. Senza dire nulla nè chiedere estrasse l'arma dal fodero della ragazza e iniziò a valutare l'arma: era un processo che si svolgeva tutto nella sua testa ma di tanto avrebbe sbottato parole tipo "Ferrovecchio" "Buono per tagliare verdure" e "In che stati versa l'Armeria per avere orrori come questi?". Poi l'avrebbe riconsegnata alla ragazza e, fattole un cenno, sarebbe uscito dalla stanza per recuperare la sua azza e uscire sul retro della bottega. Nella sua stanza da letto c'era infatti una porticina ben costruita che portava su uno spiazzo esterno alla fortezza, recintato da un muro piuttosto altro e una tettoia in legno. In mezzo alcuni manichini di legno, sia interi che mutili, erano disposti in varie posizioni: Vanberk si avvicinò ad uno ancora intero e disse alla cliente - Ho bisogno di capire come ti muovi e che difficoltà ti pone quell'arma quindi ora eseguiro una sequenza di colpi che tu dovrai ripetere, chiaro? - e iniziò lentamente a roteare la sua arma: fendente obliquo da destra a sinistra, da sinistra a destra, colpo verticale, orizzontale, affondo, parata. Poi iniziò a muoversi più velocemente, mantendendo i movimenti tra i colpi fluidi, per concludere con un colpo violentissimo con la testa d'ascia che si conficcò nella spalla sinistra del manichino fino a metà petto, con un sonoro CRACK!

    - Prego. - disse, facendo gesto alla ragazza di usare lo stesso manichino. Si sarebbe appoggiato ad un palo di legno che sorreggeva la tettoia, guardando intensamente la giovane: il fatto che si fosse presentata a lui senza rivelare la famiglia era bizzarro per una Nordling, dato che la famiglia e il retaggio sono la base delle interazioni sociali, ma si era dimostrata abbastanza umile da sedersi al mantici e lavorare senza lamentale o altro. Il fatto che combattesse era particolare ma non inusuale: prima della Sconfitta le donne Nord erano considerate alla pari degli uomini ma dopo la grave sconfitta subito ad Aethernia le cose erano cambiate. Ora le ragazze venivano indirizzate principalmente verso il matrimonio che la carriera militare, per risaldare le allenze tra le famiglie o i clan e generare nuova prole, destinata a combattere in fututo contro l'Impero: questa donna invece combatteva e si allenava tanto da aver danneggiato l'arma che portava al fianco, fatta comunque con materiali di second'ordine e poca attenzione. In effetti aveva sentito che Brand aveva preso sotto la sua ala severe una recluta speciale e ora, guardando la ragazza, comprese appieno il significato di quelle voci.

    Ma a lui non importava molto: tutti hanno un motivo per combattere a Vaygrjord e quella ragazza aveva richiesto i suoi servigi, quindi avrebbe lavorato per lei. - Spero comunque che tu abbia denaro per pagarmi: le mie mani non lavorano per un boccale vuoto (nds a gratis) -
     
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  6. Ashel
     
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    Mastro Vanberk le diede brevemente retta ma solo dopo aver sistemato il resto dell'armatura. La giovane, esausta, rimase seduta accanto ai mantici a prendere fiato; non era abituata a quel genere di fatica, ma provò dentro di sé una grande soddisfazione nel constatare che era riuscita a riparare al disastro in così poco tempo e senza troppi intoppi.
    La sua grezza e volgare spada da combattimento, tuttavia, non superò l'esame del fabbro, che la giudicò inadatta persino per un recluta come lei. In effetti era pesante, poco maneggevole e senza dubbio di fattura ben poco pregevole rispetto alle armi a cui doveva essere avvezzo.
    A quel punto l'uomo, con un'espressione grave dipinta in volto, le fece segno di seguirla nel retrobottega dove, superata la piccola e spartana camera da letto, ci si ritrovava in un cortile interno ch'egli utilizzava, evidentemente, per le esercitazioni. I manichini usurati e mutilati non lasciavano dubbi circa la loro funzione e Astrid, con una punta di stupore, si limitò a fissare il mastro fabbro con un'espressione interrogativa.

    - Ho bisogno di capire come ti muovi e che difficoltà ti pone quell'arma quindi ora eseguirò una sequenza di colpi che tu dovrai ripetere, chiaro?

    Per rafforzare quell'invito lui stesso estrasse la sua arma e cominciò a tirare di scherma eseguendo una serie di attacchi rapidi e precisi verso uno dei manichini, che per l'urto quasi si spezzò in due.
    La giovane, che prendeva assai seriamente le faccende di guerra, annuì con gravità alle sue parole ed estrasse la spessa e pesante spada consegnatale dall'armaiolo della caserma poche settimane prima, stringendola con una convinzione decisamente fuori luogo per una circostanza come quella.

    - Prego.
    Spero comunque che tu abbia denaro per pagarmi: le mie mani non lavorano per un boccale vuoto.


    - Non abbiate timore, mastro Vanberk.
    Saprò ripagarvi per il vostro disturbo, nel modo che preferirete.


    Non rendendosi conto di quanto quelle parole potessero venire fraintese, Astrid si pose davanti al manichino e ripeté gli attacchi di Vanberk così come lui li aveva eseguiti poco prima: fendente obliquo da destra a sinistra, da sinistra a destra, colpo verticale, orizzontale, affondo, parata.
    E poi di nuovo con maggiore rapidità; ma la spada le pesava e la forza dell'avambraccio sembrava sacrificata a causa di quella fatica.
    La sua attenzione era tutta per l'esercizio: i suoi muscoli erano tesi e scattanti, temprati dai mesi di addestramento al quale si era sottoposta prima in solitaria e poi con l'ausilio del capitano, che l'aveva presa in simpatia.
    Ma i suoi gesti erano ancora troppo lenti, irregolari, privi di quella grazia ch'era possibile intravedere nei duellanti più esperti.
    Alla fine la giovane, sospirando, lanciò uno sguardo obliquo al fabbro, incerta sul da farsi. Ancora prima di ricevere un giudizio negativo dall'uomo ella già si stava appuntando mentalmente tutti i difetti che riteneva di possedere: oltre che altezzosa e spesso superba era anche una perfezionista, poco propensa a chiudere un occhio sulle imprecisioni delle cose che la circondavano.


    CITAZIONE

    Astrid


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  7. BretonSaga
     
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    La ragazza ascoltò con attenzione le sue indicazioni, quindi si posizionò di fronte all'altro manichino ancora integro con l'arma estratta e pronta. Prima di iniziare l'esercizio rispose alla domanda del fabbro, in un modo inaspettato - Non abbiate timore, mastro Vanberk. Saprò ripagarvi per il vostro disturbo, nel modo che preferirete. -. Il fabbro inarcò il soppraciglio, sorpreso dal tono della risposta, ma sembrava più un qualche tipo di lapsus linguistico, più che un tentativo di seduzione. Preferì concentrarsi sul suo lavoro che fantasticare su quelle parole: doveva studiare i movimenti della donna mentre maneggiava la spada, in modo da valutare al meglio cosa creare per la cliente. La ragazza si muoveva con naturalezza ma la scarsa qualità dell'arma era un freno ai suoi movimenti e ai suoi colpi: la ragazza stessa sembrava rendersi conto del numero di errori che piano piano si stavano accumulando nei suoi movimenti e lentamente rallentò i suoi movimenti, fino a fermarsi con un espressione di sconforto sul volto. Il fabbro si staccò dal palo - Direi che quello che ho visto è più che sufficiente: quell'arma non è che un peso per te. Tempo due giorni e ne avrai una nuova che si adatterà al tuo stile come un prolungamento del tuo braccio. Per il tuo pagamento... ho due richieste... - e si avvicinò fin quasi a sfiorare il volto della donna con la barba - Dimmi chi ti ha insegnato a combattere. Per quanto tu possa essere una recluta capace, tanto da avere Brand come tutore, mi è chiaro come il Sole che tu maneggi le armi da molto tempo. Inoltre voglio capire perchè hai bisogno di un arma: cosa ti spinge a combattere? Non lo chiedo a tutti, anzi quasi mai mi interesso ai miei clienti ma tu mi incuriosisci, donna. Ti muovi con esperienza, non rendi pubblico il tuo nome e sei umile: cose assai rare tra un Nord che da poco ha intrapeso il cammino delle armi. - Rimase in quella posizione, a fissarla con sguardo indagatore.
     
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    L'omone le lanciò un'occhiata che la ragazza non seppe decifrare.
    Darina. Che nome... grazioso. Il mio nome è Haggar.
    Per un po' proseguirono senza dirsi più nulla, finché il nordico non esplose in un pensiero improvviso.
    Non sarai mica un'amante di Vanberk venuta a prenderlo a calci nel sedere!
    Darina lo guardò sorpresa e confusa. Non sapeva se avrebbe dovuto sentirsi offesa o cos'altro per quelle parole.
    Che cosa?!
    Ma certo, ora ha senso. O una parente dell'amante. Quella storia del combattere insieme non sta in piedi. disse riguardandola dall'alto in basso con tranquilla schiettezza.
    Hey, guarda che ti sento! E sta in piedi eccome, perché è così, ed è successo più di una volta.
    Il fatto che non fosse una donnona di Vaygr significava che non fosse abbastanza forte per combattere? Gli avrebbe volentieri dato una spuntatina a tutta quella barbona che gli copriva la faccia, e anche alla faccia.
    E per la cronaca, se anche fossi venuta qui per prendere a calci in culo qualcuno, dovresti ritenerti fortunato a non essere tu anziché fare lo spaccone. Lo trovo da sola, Vanberk, grazie tante.
    Haggar sembrò stupito e dispiaciuto della reazione della donna.
    Va bene, va bene, ti credo. Che caratteraccio che hai. Non mi stupirebbe se avessi ragione e Vanberk fosse tornato a casa per sfuggire ad una come te.
    Darina alzò gli occhi al cielo e stava per cantargliele di santa ragione quando all'improvviso ebbe un'idea.
    Si può sapere quanti anni hai?
    Il vocione profondo, la barba e l'aspetto "rustico" di certo dovevano invecchiarlo, perché dal modo di parlare sembrava praticamente un ragazzino. Forse non aveva nemmeno la sua età. O era semplicemente uno che non riesce a filtrare fra cervello e lingua.
    Quanti anni mi daresti? ribatté gonfiando il petto, orgoglioso.
    Rassegnata al non poterci ragionare, Darina fece un grande sospiro e continuò a camminare. Doveva trovare Vanberk e una volta trovato tutto si sarebbe sistemato, il resto non aveva in importanza. Continuava a ripeterselo mentre sentiva gli occhi del suo "accompagnatore" addosso. Evidentemente si aspettava davvero una risposta.



    Potenza: 10
    Vita: 230

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    Chakra:160

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    Abilità:
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    Discipline:
    Armi Leggere
    Elemento: Terra

    Scheda:
    Darina
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  9. Ashel
     
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    - Direi che quello che ho visto è più che sufficiente: quell'arma non è che un peso per te. Tempo due giorni e ne avrai una nuova che si adatterà al tuo stile come un prolungamento del tuo braccio. - Le disse Vanberk a quel punto - Per il tuo pagamento... ho due richieste...

    Astrid, riponendo la spada nel fodero, si fermò a fissarlo interrogativamente.

    - Dimmi chi ti ha insegnato a combattere. Per quanto tu possa essere una recluta capace, tanto da avere Brand come tutore, mi è chiaro come il Sole che tu maneggi le armi da molto tempo.
    Inoltre voglio capire perchè hai bisogno di un arma: cosa ti spinge a combattere? Non lo chiedo a tutti, anzi quasi mai mi interesso ai miei clienti ma tu mi incuriosisci, donna. Ti muovi con esperienza, non rendi pubblico il tuo nome e sei umile: cose assai rare tra un Nord che da poco ha intrapeso il cammino delle armi.


    Sulle prime la ragazza non seppe bene cosa rispondere.
    Quell'interesse nei suoi confronti la faceva spesso sentire a disagio, come se ormai tra il popolo Vaygr fosse diventato normale che le donne si occupassero solo dei figli e delle faccende femminili. Riteneva che la maggior parte di loro si fosse fatto sedurre dalle mollezze di una vita sedentaria e agiata, dimenticandosi di quel glorioso passato che li aveva visti combattere uniti in nome dell'onore e della libertà.

    - Mio padre mi ha insegnato a combattere.
    Bjorn Erikson.


    Anche se il suo casato era ormai caduto in disgrazia non dubitava che quel nome dicesse ancora qualcosa ai guerrieri dell'isola.

    - Mi sono allenata con i miei fratelli, fino a quando non sono morti. - Riprese con tono inespressivo - Poi il capitano Brand mi ha preso sotto la sua protezione.

    Il suo sguardo era lontano, assente, come se quella conversazione, anziché avvicinarla a mastro Vanberk, non significasse niente per lei, per quanto in realtà non facesse che riaprire antiche ferite e mettesse in discussione le sue scelte di vita di fronte al prossimo.

    - Sarò sincera: non credo che una nuova spada basti a rendermi migliore. Un'arma invincibile in mano a un novellino non sarebbe che un intralcio.
    Tuttavia
    - continuò - Sono certa perlomeno di poter migliorare la mia tecnica grazie ai vostri servigi, che insisto nel volervi remunerare in maniera adeguata.
    Quanto alle ragioni che mi spingono ad abbracciare questa via, è presto detto: non trovo alcun appagamento nella vita famigliare, né tantomeno in quella matrimoniale. Credo di potermi esprimere al meglio solamente con un'arma fra le mani.
    - concluse infine con una punta di tristezza.

    Non si era mai accorta, prima di quella mattina, di come quella convinzione potesse causarle una tale amarezza.
    Maneggiare una spada e saperla usare contro i propri nemici le era sempre sembrato normale, tanto che si era fatta persuasa che quella fosse l'unica strada percorribile per chi intendeva davvero fare la differenza.
    Ma il ricordo della guerra e il pensiero di quello che aveva causato all'umanità la faceva ora dubitare di una simile certezza.
    Il battesimo della grande e immensa Storfalla in cui aveva affrontato un Banshee e aveva quasi rischiato di perdere un braccio le era sembrato all'epoca l'inizio di una nuova vita, una vita dalla quale il padre, che in guerra aveva perso i suoi figli maschi, aveva sempre provato a tenerla lontana; ma non per offenderla, o sminuirla, ma forse perché sapeva bene che cosa significava essere un guerriero, esserlo fino in fondo, nonostante tutto.
    Quella inedita prospettiva si fece largo nel suo cuore tanto da distoglierla dalla conversazione con Vanberk, che nel frattempo rimaneva a fissarla in silenzio.

    - E voi, invece? - fece poi, all'improvviso - Anche voi maneggiate le armi, ma non solo perché le producete nella vostra fornace.
    Avete combattuto contro l'Impero, in passato?



    CITAZIONE

    Astrid


    Potenza: 10
    Vita: 200
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    Distanza: -
    Talenti Speciali: Survivalist I

    Discipline:
    Armi Pesanti II
    Arcieria I

    Slot Usati: -
    Slot Rimanenti: -
    Auree/Stance/Effetti: -
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    Equipaggiamento:
    Corazza dell'avventuriero [Blocco 20]
    Arma Pesante Classe I [Danno 40]
    20x Freccie in Noce [Danno 10]

    Scheda: Astrid

     
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  10. BretonSaga
     
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    Aveva posto quelle domande, così personali ed invadenti, per un motivo ben specifico: comprendere appieno la persona che si nascondeva dietro la spada e l'armatura. Da quando si era unito ai ranghi della Resistenza si era proposto come reclutatore, grazie alla forte circolazione di guerrieri che richiedevano la sua abilità metallurgica: finora, nonostante le decine di guerrieri che si presentati nel suo laboratorio, non aveva trovato in loro quel "qualcosa" in più che cercava. Cosa esattamente fosse quel "qualcosa" non era in grado di definirlo ma si affidava al suo istinto, affinato da anni di lavoro e dai combattimenti sostenuti nei mesi passati.
    E ora forse aveva tra le mani un candidato adatto e le risposte ricevute rafforzarono questa idea. Prima di rispondere ad Astrid le fece cenno di rientrare, dato che il cielo aveva riaperto le cataratte della neve. Tornato nella fucina si mise a rovistare in alcune credenze, facendo un discreto disordine, fino a riesumare una griglia in ferro ed una teiera in ceramica: riempì la teiera con della neve fresca e posizionò la griglia su un lato della forgia dove le braci brillavano meno intensamente. Dopo aver posizionato la teiera si sedette su uno sgabello, flettendo le gambe per rilassare i muscoli, ed invitò con la mano la ragazza ad occupare l'altro libero.

    -Mi rendo conto che parlare di questo argomento non dev'essere facile per te quindi vorrei ringraziarti per la sincerità. Conosco la storia della tua famiglia, sfortunatamente molto simile a quelle di altre famiglie... inclusa la mia. Anche mio padre Thyggor fu ucciso nell'ultima guerra contro l'Impero e l'unica cosa che mi è rimasta di lui... l'ho incorporata nella mia arma- disse toccando la testa di martello dell'azza con la mano - in modo che il suo spirito possa aiutarmi nelle mie sfide e nelle difficoltà.

    Dopo esser rimasto un attimo assorto nei suoi pensieri, strofinando la superficie piatta dell'arma, continuò - Questo mi porta ad odiare l'Impero? Si e no. Gli uomini in guerra durano come neve sul fuoco e ormai il dolore per la sua morte è stato slavato dallo scorrere degli anni e dalle cure gentili di mia madre e dei mei amici ... ma voglio che questo si ripeta, per altri bambini o giovani, imperiali o nord? ASSOLUTAMENTE NO! - esclamò alzando la voce - Finchè il mio corpo obbedirà ciecamente ai miei desideri, mi impegnerò a fermare l'Impero e i suoi piani di dominio e se anche dovessi perdere un arto o un senso, continuerei a combattere dalle retrovie, instancabilmente! Ecco perchè combatto: per rendere il mondo un posto migliore! Anche se tutti i miei sforzi si concretizzassero in un solo mattone di questa lunghissima strada, ne sarò felice..

    -Tu credi che solo combattendo sarai felice e questo non è per nulla sbagliato: non mi importa se si indossa una gonna o i pantaloni, se il tuo petto è peloso o meno. Saper combattere è l'unica cosa che definisce un guerrriero. Quindi forgerò per te un arma adatta al tuo stato attuale e quando migliorerai ulteriormente potrai tornare da me per una nuova arma, in modo che sia sempre l'arma ad adattarsi a te, non viceversa! Torna tra due giorni, a metà mattinata e potrai uscire da questa sozza fucina con un arma da soldato, non da contadino!- Si interuppe, gettando un occhiata alla teiera, che sbuffava allegramente. La recuperò con delle pinze da lavoro per evitare di scottarsi e versò l'acqua calda dentro tazza d'argilla rossa, mettendo in infusione delle erbe che aveva riportato dal suo viaggio nella giungla: quella bevanda corroborava lo spirito ed alleviava i dolori muscolari, nonostante il forte sapore di resina. La offrì alla ragazza, restando in silenzio per ascoltare le eventuali risposte.

    Quando poi la ragazza avrebbe lasciato il fabbro al suo lavoro, quest'ultimo le avrebbe messo in mano una piccola figura in piombo, rappresentante un orso sitto sulle zampe con la corona - Quando ti sentirai davvero pronta a combattere consegna questa al tuo capitano e digli che io, Vanberk Thyggorson, te l'ho dato. - Non avrebbe risposto alle eventuali domande della giovane ma con un sorriso amichevole sarebbe tornato al lavoro sulla forgia, caricando del carbone ed alzando la temperatura del fuoco, cantando a bassa voce un aria popolare nord - Herr Sinklar drog over salten hav, Till Norge hans kurs monne stande... -
     
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    Grazie al cielo erano arrivati fuori dalla fucina di Vanberk, o almeno è ciò che Darina dedusse dall'esterno e dal fatto che il suo bizzarro accompagnatore si fosse fermato proprio davanti a quella porta.
    Sperava con tutto il cuore di averlo trovato davvero e che sarebbe presto ripartita, con lui, possibilmente, per tornare verso la propria Temora. Una piccola parte di lei, una parte di cui non ammetteva volentieri l'esistenza, sentiva la nostalgia della casa della sua infanzia, della madre che non vedeva da anni e del porto in cui era praticamente cresciuta scorrazzando insieme ai suoi fratelli. Chissà, forse anche qualcuno di loro era tornato nella loro città natale. E chissà se sarebbe stata così fortunata da rincontrare anche suo padre.
    Tuttavia il suo piano era più ampio: sarebbe passata per Dalereuth e da lì si sarebbe unita a una carovana per Alkarna per cercare qualche pista sulla fuga di bambine dalla città. C'era solo un problema: per entrare in città come donna doveva essere "accompagnata", ossia avrebbe dovuto essere insieme ad un uomo, fratello, fidanzato, marito o padrone che fosse. Sarebbe stato difficile spacciare Vanberk per un parente, forse sarebbe stato più realistico un promesso sposo con il gusto per l'esotico o un padrone con la stessa passione. Sperava decisamente di riuscire ad optare per la prima.
    Sarebbe riuscita a convincerlo? Il difficile era quello. Non aveva granché da poter offrire, per quanto la sua famiglia fosse benestante, e quella di suo zio in particolare, non avrebbe potuto promettergli denaro che di fatto non possedeva. Il senso dell'avventura e di fare qualcosa di "giusto" sarebbe bastato al nordico per seguirla dall'altra parte del mondo? Il fatto che fosse già stato nel deserto la rassicurava un po', così come il fatto che lo avesse rincontrato alla ricerca di un drago. Decisamente non doveva essere un tipo casalingo. Durante tutto il viaggio, approfittando per distrarsi dal mal di mare, aveva cercato le parole più giuste con cui rivolgersi al fabbro, ma in quel momento non ne era rimasta nemmeno una nella sua testa. Ma un tentativo era meglio di niente, e lei aveva davvero bisogno un uomo fidato per quel viaggio.
    Da qui me la caverò da sola. Buona giornata. tagliò corto la ragazza. Era stato un incontro non abbastanza breve e decisamente troppo intenso. Non aspettò nemmeno che l'omone (o il ragazzo?) le rispondesse e si diede solo il tempo di bussare con foga prima di precipitarsi dentro: non avrebbe saputo nemmeno lei se più per sfuggire al freddo o al suo cicerone.



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  12. Ashel
     
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    - Vi ringrazio, mastro Vanberk.

    Astrid prese la ciotola che il fabbro le aveva offerto, assaggiandone il contenuto. Si trattava di una bevanda amara ma dall'effetto balsamico, l'ideale per la stagione invernale che, sull'isola, si protraeva spesso ben oltre il dovuto.
    Un rimedio per molti mali, per rinfrancare il corpo fiaccato dal freddo e dalla fatica.

    - Parlate come un vero guerriero di Vaygr- gli disse allora, guardandolo intensamente.

    Quello era probabilmente il miglior complimento che fosse in grado di fare. Non era brava con la dialettica e nonostante la sua educazione di prestigio aveva sempre preferito far parlare la sua spada; così spesso non si trovava a suo agio con chi invece dava molta importanza all'etichetta e alle buone maniere.
    Ma c'era in lei una qualche forma di contegno, benché selvaggia e primitiva. I suoi modi non erano burberi, ma nemmeno raffinati. Spesso la sua lingua era in grado di ferire più e meglio di una lama, ma era una crudeltà che riservava a una ristretta schiera di persone, tra cui spiccava senz'altro il padre e i suoi scaltri quanto insopportabili parenti.

    - Accetto il vostro dono e sarò lieta di consegnarlo al capitano Brand quando sarà il momento.
    Tornerò presto per prendere la mia spada e ripagarvi del vostro lavoro e della vostra gentilezza. Spero che in futuro vorrete concedermi un allenamento, per me sarebbe un onore combattere con un guerriero del vostro calibro.
    Ora...
    - fece allora, posando la tazza - vi lascerò alle vostre occupazioni.

    Raccolse le sue cose e sistemò il rozzo spadone da recluta nel fodero, prima di imboccare l'uscita e aprire la spessa porta di legno con un gesto secco.
    Una folata di aria gelida la raggiunse in viso, facendola rabbrividire. Ma a bloccarla fu piuttosto la figura snella e longilinea di una donna; non servì un'analisi approfondita per rendersi conto che non si trattava di una Vaygr, ma di una straniera.
    Non che Astrid avesse qualche problema ad avere a che fare con i continentali; solo, guardava con estremo sospetto a tutti quei viaggiatori che giungevano sempre più spesso sull'isola. Si chiedeva che cosa potessero mai cercare in un terra desolata e dimenticata dagli déi com'era ormai diventata Vaygrjord.

    - Perdonatemi - mormorò allora, riservandole uno sguardo gelido - Me ne stavo andando.
    Mastro Vanberk è nella fucina.


    La fissò domandandosi da dove venisse e che cosa ci facesse nella bottega di un fabbro; forse anche lei era una guerriera, magari una mercenaria che combatteva contro l'Impero, o che parteggiava semplicemente per chi era disposto ad offrire la paga migliore.
    Qualunque fossero state le sue intenzioni la giovane pensò che non la riguardavano e che avrebbe dovuto lasciarla fare.
    D'altra parte riteneva opportuno mantenere buoni rapporti con tutti, persino con gli stranieri. Fino a quando non andavano in cerca di guai la loro permanenza sull'isola non poteva certo costituire un problema.


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    Darina sentì una parte del proprio entusiasmo svanire incrociando lo sguardo dell'ospite del fabbro: quella sì che era una donna delle isole.
    Evidentemente era QUELLO che il suo cicerone si aspettava fosse una combattente. Sentì addosso i suoi occhi glaciali mentre per un attimo la studiava prima di prendere la parola:
    Perdonatemi. Me ne stavo andando. Mastro Vanberk è nella fucina.
    La Shala'riana si trattenne dal sollevare un sopracciglio. A quanto pare non era destino che incrociasse persone di sesso femminile che mostrassero un po' di simpatia.
    Ah, grazie. Spero non ve ne stiate andando per causa mia. si voltò e vide che l'uomo che l'aveva scortata era entrato a sua volta e non le restò che socchiudere la porta in attesa di capire le intenzioni della donna.
    Chiedo scusa per essermi catapultata così, il vostro clima è affascinante quanto inospitale.
    I suoi occhi dorati brillarono di ironia mentre si sfregava le mani sul corpo. Più che inospitale, lo avrebbe definito proprio infernale. Così come il viaggio per raggiungerlo. In quel momento il caldo e l'aridità del deserto sembravano un male decisamente sopportabile.
    Approfittò dell'attimo di conversazione per far scorrere sull'addome lo zaino di pelliccia e farne uscire Peloso, il suo cerino dei boschi. Non che avesse deciso di chiamarlo così, era semplicemente successo mentre aspettava di deciderne uno. E ormai sarebbe stato troppo strano chiamarlo in altro modo.
    Ad ogni modo io sono Darina, da Temora. Piacere di incontrarvi. disse accennando un inchino mentre accarezzava la testa rossiccia e soffice della bestiola.
    In effetti, le venne in mente gettando lo sguardo sulla spada della donna, non sarebbe stata una cattiva idea farsi sistemare i pugnali. Ormai che era lì.


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  14. Ashel
     
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    - Non datevi tanta importanza. - rispose Astrid alla donna - Me ne sarai andata comunque.
    Quanto al clima, vi risulterebbe senz'altro più sopportabile se aveste degli abiti adeguati.


    Quelle parole erano state pronunciate con una tale acidità da far scoppiare il rozzo accompagnatore in una gustosa risata che la giovane guerriera sembrò però non apprezzare.

    - Queste sono le donne di Vaygr! Taglienti come la punta di una spada!
    Ecco perché preferisco le temoriane. Più docili e gentili.
    - replicò, facendo l'occhiolino a Darina.

    - Forse per gli uomini senza spina dorsale. Quelli invece sono tutti uguali, non importa a quale latitudine.

    L'omone smise in fretta di ridere e squadrò la sua conterranea con un'occhiata torva: evidentemente quello scherzo non doveva piacergli più come prima.

    - Inoltre sono certa che la signorina saprebbe offrirvi una nuova definizione di 'docile e gentile'. - riprese allora indicando i pugnali della straniera con un cenno - Probabilmente vi stenderebbe in un paio di mosse. Forse meno.

    Astrid sapeva che si stava cacciando in una brutta situazione. I Vaygr non amavano vedere messe in discussione le loro abilità guerresche né tantomeno quella genuina virilità che si vantavano tanto di possedere.
    Ma non sapeva resistere alla tentazione di mettere in ridicolo un damerino da quattro soldi come quello, che magari si vantava con gli amici in locanda di quanto rapidamente aveva abbattuto un orso o con quale maestria aveva vinto un duello da ubriaco.
    Uno smidollato, ecco cos'era, capace di avere al suo fianco solamente una donnetta vacua e lasciva senza personalità. Il genere di uomo che Astrid proprio non sopportava.
    Come ogni genere di uomo. O di donna.
    Hakkar scoppiò in un'altra grassa risata e il clima di tensione causato dalle parole della giovane si spezzò all'improvviso, spazzato via dalla voce cristallina del nordico.

    - Non ti smentisci mai, eh Astrid? Ho sentito parlare di te. Non benissimo, a dire il vero.
    Le voci sul tuo conto sono vere allora.
    - la guardò con malignità - Indomabile come un Banshee.

    - Non è certo l'aggettivo che userei, ma vi ringrazio per il complimento - gli disse lei per tutta risposta, glissando completamente sul tono nemmeno troppo velatamente offensivo dell'uomo - Ora se non vi dispiace vorrei togliere il disturbo.
    Ah.
    - fece allora a Darina - tenete questo. Vi terrà al caldo.

    Si tolse di dosso un collo di pelliccia bianca e lo porse alla straniera con sguardo fermo.
    Non puzzava di animale come buona parte degli altri indumenti Vaygr: si trattava di un capo di maggior pregio, di fattura artigianale, come se ne vedevano pochi in quei tempi bui e miserabili.

    - Per scusarmi del mio comportamento non troppo educato.
    Non so per quanto tempo progettiate di fermarvi sull'isola, ma sarò lieta di avervi mia ospite nel caso gradiste un buon piatto di Strømfisk.


    Non era altro che pesce lasciato macerare per giorni in botti di liquore di noci, budello di renna e una mistura di erbe di montagna. Il cibo che suggellava l'amicizia tra Vaygr, la massima espressione dell'antica e prestigiosa tradizione nordica per onorare un ospite tanto gradito quanto inatteso e senza dubbio un piatto per stomaci di ferro.

    - Siete invitata assieme a mastro Vanberk, verso il quale ho un debito d'onore.
    Ah, il mio nome è Astrid. Ma immagino lo sappiate già.
    - continuò, guardando in direzione di Hakkar - Del casato di Bjorn.

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    GRAMMAR NAZI

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    Non datevi tanta importanza. Me ne sarai andata comunque. disse la donna con una vena a dir poco acida. Era una fortuna che Darina fosse abituata a dover tenere a freno la lingua. A differenza dell'ultima sua quasi-compagna di viaggio. Chissà se era ancora viva.
    Lungi da me, temevo soltanto di essere di troppo. rispose sorridendo amabilmente.
    Quanto al clima, vi risulterebbe senz'altro più sopportabile se aveste degli abiti adeguati.
    L'omone che l'aveva accompagnata scoppiò a ridere e la ragazza trattenne un sospiro.
    Purtroppo queste pellicce sono tutto ciò che ho potuto recuperare nei mercati del continente...
    Fu interrotta da Hakkar che parve non riuscire a trattenersi dal commentare: Queste sono le donne di Vaygr! Taglienti come la punta di una spada! Ecco perché preferisco le temoriane. Più docili e gentili. aggiunse infine un occhiolino verso Darina, la quale continuò a sorridere allontanandosi di un buon passo. Le Temoriane. Siamo una razza ora.
    Forse per gli uomini senza spina dorsale. Quelli invece sono tutti uguali, non importa a quale latitudine.
    Se non altro quelle parole bastarono a spegnere l'omone, quindi avrebbe evitato di ribattere. Non stava né in cielo né in terra che le donne di un posto fossero per smidollati e altre per duri, in che razza di discorsi razzisti erano finiti?
    Inoltre sono certa che la signorina saprebbe offrirvi una nuova definizione di 'docile e gentile'. Probabilmente vi stenderebbe in un paio di mosse. Forse meno. proseguì la donna osservando i pugnali di Darina.
    Potremmo provare.
    Darina si strofinò un occhio in attesa di giungere a temi meno cupi, e per sua fortuna Hakkar trovò un'utilità scoppiando a ridere dal nulla per alleviare la tensione.
    Non ti smentisci mai, eh Astrid? Ho sentito parlare di te. Non benissimo, a dire il vero. Le voci sul tuo conto sono vere allora. Indomabile come un Banshee.
    Non è certo l'aggettivo che userei, ma vi ringrazio per il complimento. Ora se non vi dispiace vorrei togliere il disturbo. Ah, tenete questo. Vi terrà al caldo.
    Avesse avuto sufficiente confidenza non si sarebbe trattenuta dal rimproverare Hakkar. Non sapeva cosa fosse una Banshee, ma non suonava affatto lusinghiero.
    Restò invece piuttosto colpita dall'offerta dell'isolana e restò per un attimo immobile, soppesando la situazione. La pelliccia che le stava offrendo era decisamente migliore di quello che si era infagottata addosso per il viaggio e vista la rapidità con cui gli abitanti del posto sembravano cambiare atteggiamento, Darina decise di accettare senza troppe esitazioni. Voleva inimicarsi quella ragazza ancora meno di quanto avrebbe voluto fare con Hakkar. Che peraltro avrebbe davvero fatto bene ad alzare i tacchi e sparire.
    Per scusarmi del mio comportamento non troppo educato. Non so per quanto tempo progettiate di fermarvi sull'isola, ma sarò lieta di avervi mia ospite nel caso gradiste un buon piatto di Strømfisk.
    Le sue sopracciglia stavano per schizzare in alto per la sorpresa, ma ancora una volta richiamò il proprio sorriso per salvarsi dalla situazione inaspettata.
    Ne sarei onorata. rispose prendendo la pelliccia offertale e accennando un inchino. Quando al vostro comportamento, essendo un'intrusa temo di essere la meno adatta a giudicarlo.
    Siete invitata assieme a mastro Vanberk, verso il quale ho un debito d'onore. Ah, il mio nome è Astrid. Ma immagino lo sappiate già. specificò in direzione di Hakkar. Del casato di Bjorn.
    Non ho una casa per poter ricambiare il vostro invito, Astrid, ma spero ricorderete il mio nome qualora potesse occorrervi l'aiuto di una donna temoriana. disse con sincerità. "Occhio per occhio" valeva per lei per le cose positive più che per la vendetta, e la lealtà era un suo principio cardine. Che i Vaygr potessero crederci o meno.
    Se per voi non è di disturbo, sarei felice di raggiungervi dopo aver parlato con il fabbro. Purtroppo non so se mi accompagnerà, non posso parlare per lui.
    In effetti non lo conosceva granché da poter dire se sarebbe andato volentieri da quella donna a mangiare lo Strømfisk, né se avrebbe anche solo lontanamente considerato la proposta di Darina o se le avrebbe riso in faccia come Hakkar un attimo prima. Avevano combattuto insieme, era vero, ma venivano da luoghi molto lontani e diversi. Come quelle due persone davanti a lei avevano subito sottolineato.
    Chissà poi cos'era lo Strømfisk.
     
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