Joachim Weaver

BACKGROUND:

Neagora. Patria per antonomasia di scienziati e metalmeccanici. Insieme, diedero vita alla Metameccanica, dopo aver portato alla luce dalle più profonde cavità del sottosuolo, in maniera del tutto inaspettata, una tecnologia fino ad allora sconosciuta. Tecnologia che risiedeva all'interno di bizzarri artefatti antropomorfi costruiti da chissà chi, chissà quando. Li chiamarono Protomecca, come a volerli considerare progetti scialbi e rozzi da cui partire per realizzare qualcosa di ancor più utile e funzionale. Li smembrarono pezzo per pezzo cercando di costruirne di migliori. Si spinsero talmente avanti dall'esser in grado non solo di comprendere, ma persino sfruttare l'anima di cui erano costituiti internamente. Corestone, minerali dall'inaudito potere, in grado di custodire, convogliare e convertire pura energia e rendere autonomi macchinari di ogni tipo. La linea ufficiale proposta dal governo di Neagora era la seguente: coesione e reciproco rispetto, ogni cittadino aveva deciso di mettere a disposizione della collettività le proprie competenze spontaneamente, senza alcuna ingerenza o malcontento da parte di nessuno. Ma questo è solo uno dei molteplici aspetti che la città desidera propagandare, nascondendo una realtà molto meno idilliaca. Ai pionieri che misero le mani per primi su quegli agglomerati di latta, venne riconosciuta una lauta ricompensa per invitarli al più stretto riserbo. A prendersene il merito doveva essere appunto il governo che, appoggiato da commercianti ed industriali di spicco, grazie a politicanti compiacenti potè siglare accordi favorevoli con l'Impero, che in cambio garantiva protezione ed investimenti, soddisfacendo i propri interessi di conquista e dominio tecnologico. Tuttavia un simile approccio così palesemente arbitrario, e la reputazione che l'Impero si stava facendo con le sue mire espansionistiche, spinsero quei pochi contrari a nutrire sentimenti contrapposti a fronte di questa nuova alleanza.

Il giovane Joachim, umile carpentiere, preferiva i dissidenti agli entusiasti.

L'intera classe operaia, soprattutto quella non specializzata, non aveva ottenuto grandi vantaggi.. il carico lavorativo era triplicato, e le disparità di trattamento e prestigio tra ingegneri e comuni manovali cresceva di giorno in giorno. Questo a lui interessava meno, i genitori persero la vita su quegli stessi pontili che era solito percorrere quotidianamente più e più volte. Le vicissitudini di quella vita, perennemente in bilico e senza grandi aspettative, la solitudine ed il duro lavoro temprarono il suo spirito conferendogli quella seria maturità di cui i suoi coetanei si facevano beffe.

Non aveva amici, non ne sentiva il bisogno nè l'interesse. Eseguiva ogni compito gli venisse assegnato senza fiatare. Nonostante condividesse lo spirito reazionario di chi di quel duro lavoro fosse insoddisfatto, a lui piaceva, e non se ne lamentava mai. Altri ragazzi, interpretando questo suo modo di fare come un atteggiamento insopportabilmente superbo e spocchioso, vollero impartigli una severa lezione. Doveva farla finita di comportarsi così, a causa sua i responsabili di reparto continuavano a pretendere il massimo possibile. Erano stufi di sentirsi ripetere in continuazione di prendere Joachim come esempio da seguire. Non era altro che un insulso essere privo di spina dorsale sempre pronto ad essere comandato.. ed inevitabilmente presero quindi la decisione di fargli capire, nel peggiore dei modi, da che parte dovesse stare. O con loro, o con i loro aguzzini. Se ci teneva così tanto a lavorare senza sosta, poteva pur sempre avere i Mecca come suoi compagni.

Joe scelse deliberatamente di non rispondere alle loro provocazioni ignorandoli di sana pianta senza neanche fermarsi ad ascoltarli, impegnato com'era a fare un check di controllo degli oggetti presenti nella vicina pila di scarti. Era una mansione grama, che lo obbligava a rovistare nell'immondizia, eppure riusciva a coglierne il piacere della ricerca, sorridendoci persino. Non li degnava di uno sguardo, mantenendo quell'espressione compiaciuta che proprio non riuscivano a comprendere. Che cosa aveva da sorridere? Che stesse ridendo di loro?! Andarono su tutte le furie nella confusione più totale. Era come se considerasse più importante osservare quel ciarpame rispetto ad impegnare un minimo del suo così prezioso tempo a discutere con loro. La verità era un'altra, non riteneva il caso di appianare certe divergenze quando ancora in servizio; meglio rimandare.. il suo errore fu quello di darlo per scontato senza esprimerlo chiaramente. Iniziarono a spintonarlo rivolgendogli contro epiteti irripetibili, arrivando in fretta alle mani. Troppa frustrazione gravava nei loro cuori..

Ed in pochi istanti si ritrovò nel vuoto, con la propria vita nel palmo di una sola mano.

Un guizzo pervase ogni fibra del suo corpo.. e diede origine ad uno sfrigolio di scintille.

Fu una risposta istintiva. Quei lampi carichi di energia incontrollata attraversarono i loro corpi più volte, fino a ridurli in uno stato di incoscienza, Joachim compreso. Appena desto, si ritrovò con l'intero braccio destro fuori uso, fitte e dolori lancinanti ovunque, ed un groppo alla gola.

Dov'era finito?

Ampolle, pergamene, tomi e volumi ovunque, a perdita d'occhio. Un ambiente così diverso da quello a cui era abituato, da disorientarlo ancor di più. Continuando a guardarsi in giro, si rese conto di trovarsi su di un banco di lavoro, completamente fasciato da capo a piedi da lembi di garze e bende. Più parti chiazzate di un rosso cupo, con quasi ogni probabilità sangue raffermo, il proprio. Ciondolando con le gambe oltre, assunse quindi una posizione seduta senza discostarsi, per scelta e cautela, dalla superficie su cui di fatto resta. Si carezza con la mancina il braccio destro, visto e considerato che con gran fatica e a denti stretti, riesca appena appena a muoverlo.

Cambiata posizione scorge in angolo remoto un tale intento a realizzare chissà quale intruglio, tra alambicchi ed apparati di varie altre forme e funzionalità, tutte a lui sconosciute. Quest'ultimo, imperturbabile contraccambia l'occhiata, e senza distogliere la sua attenzione da quel che sta facendo, serafico e sornione gli rivolge parola. Joe di rimando, ascolta con interesse senza fiatare.

*Ti sei ripreso finalmente. Sii paziente, resta dove sei ed ogni risposta ti sarà data a tempo debito. Sei lontano da casa, qui vigono dogmi e regole che magari non conosci, a cui è bene sottostare. Ti basti sapere che ci siam presi cura di te, e che senza il nostro aiuto, avresti fatto una gran brutta fine.*

Queste parole decretarono per loro stessa natura ed intenzione, un nuovo inizio ad Aethernia.

Gli altri tre se la cavarono con ustioni di media entità, un enorme spavento ed una lezione di vita. Joachim invece, dato per spacciato in patria, venne affidato alle salvifiche cure dell'Impero. E se vennero erogate, i malpensanti non hanno attribuito questa volontà come sospinta da squisita magnanimità d'animo, quanto più per interrogarsi del come e perchè individui che non avessero mai manifestato prima simili capacità, potessero arrivare a farlo pur senza averne chiara cognizione. Sarebbe stata una tesi che avrebbe appoggiato anche, se non ne avesse beneficiato. Aver avuta salva la vita pur non potendo disporre di titoli, risorse o agganci utili per motivare un simile impegno, contribuì, e non poco, a fargli cambiare opinione. Nei 15 anni successivi infatti, arrivò ad incarnare e fare propri principi quali appunto, scienza, disciplina e controllo, giurando fedeltà assoluta all'imperatore ed il dovuto dominio che ne doveva conseguire, per il benessere della collettività.