S egreti
Anni addietro, qualche ora prima che Rain e Scaar si incontrassero per l'ultima volta e poco prima che Rain quasi uccise l'unico amico che per tanti anni lo aveva sempre accompagnato, il ragazzo si era ritrovato a passeggiare, da solo, tra le rovine della città di cui era stato unico sovrano. Era stato un periodo assurdo della sua vita e mai, da piccolo, lo aveva anche solo sfiorato l'idea di fare il politico o di capeggiare qualche cosa. Era finito in quella situazione per delle circostanze a metà tra il casuale e l'assurdo ma ben presto si era reso conto di essere l'unica persona a poter capeggiare una nazione tanto sciagurata. Come lui, quel luogo era nato dalla cenere e arrancava per essere normale, per ritagliarsi un posto nel mondo facendo vedere a tutti gli altri il proprio valore. Quell'esperienza magnifica era stata il culmine della sua avventura picaresca che da bambino aveva perseguito con forte determinazione, ignaro del risultato che avrebbe portato. Poi, ad un certo punto, l'Impero si prese tutto. Il resto è storia, pensava Rain passeggiando tra gli archi diroccati e bagnati di pioggia.Il resto si studia nei libri, anche se alcuni sono proprio faziosi.. Ammise a malincuore. Avevano dipinto quella città come un covo di briganti e ribelli impossibile da civilizzare e la loro resistenza era depennata da ogni possibile manuale scolastico. Era come se tutte quelle battaglie e tutti quei tentativi di salvare la popolazione che lui e Scaar avevano tentato non fossero, semplicemente, mai esistiti. Erano andate ben diversamente le cose, ma Rain era stanco di ricordarle ancora una volta. Aveva e avrebbe avuto tutta la vita, tutte le notti, tutti i giorni per pensare e ripensare a cosa fosse andato storto e come lui avrebbe potuto scongiurare la catastrofe. Quello che aveva provato a stabilire ad Ame, questo il nome dell'antica città ormai ridotta a macerie, era qualcosa di umile ma funzionale. Si intendeva poco o nulla di finanze e molto di guerra, poco di funzionari e tanto di persone. Radunò intorno a sé un consiglio di fidati: uomini onesti e un minimo dotti, e prese insieme a loro gran parte delle decisioni amministrative della nazione. Per quanto riguardava quelle belliche, invece, decideva da solo. Scaar era un guerriero formidabile e oltre lui Rain vantava anche altri eccellenti soldati, ma con pochi ebbe l'onore di condividere decisioni fondamentali. Questo, almeno, fino a che Ame non entrò in guerra con l'Impero. Lì Rain creò un suo concilio di guerra formato da quattro capi, due dei quali lui stesso e Scaar, con cui si consultava regolarmente. Tutto, ovviamente, si rivelò inutile nonostante l'ottima organizzazione e l'irraggiungibile motivazione di cui il suo piccolo esercito disponeva. Più che un sovrano era una sorta di sindaco e in città molti, non tutti, lo conoscevano anche solo di vista. Il periodo a governo di Ame fu uno dei momenti in cui Rain, allora appena sopra i vent'anni, conobbe più persone. A volte, non sapendo che fare, usciva insieme ad Helen a caso e finiva ospite di qualche locale o di qualche abitante che voleva fare una chiacchierata con lui. Realizzò come ad Ame gran parte della gente non ne poteva più di essere sotto l'egida di una grande potenza e volesse solo condurre una vita normale e onesta. Questo, fino alla fine, fu quello che Rain cercò di ottenere. In quel periodo diventò sempre più spigliato nel parlare e nel raccontare, ma la giocosità e l'infantilità che ogni tanto lo contraddistinguevano sparirono per sempre per non comparire mai più. Divenne un uomo, in qualche modo, sempre attento a quello che succede intorno a lui e sempre volenteroso nel capirlo. Beveva, mangiava, giocava a dama con soldati e uomini incontrati ovunque e in quel momento si sentiva leader, sentiva che tutto era sotto il suo controllo ottenuto con sangue e delusioni. Quando Rain e i suoi ultimi collaboratori sopravvissuti guidarono la fuga dei civili di Ame, non incrociò neanche uno sguardo che lo supportava e si affidava a lui. Tutti avevano facce disperate, erano certi che la fine fosse ormai imminente e le speranze che riponevano in Rain, umile uomo che aveva commesso errori come aveva avuto anche buone idee, erano nulle. Sentiva la gente urlare, bambini piangere e madri arraffare quante più cose possibile dalle proprie case prima di unirsi ai gruppi di profughi che piano piano, secondo le sue direttive, abbandonavano a turni la città per dirigersi lontano. Avrebbe voluto svegliarsi da quell'incubo, Rain, ma non ci riuscì. Dirigeva e dava ordini a caso mentre gli tremavano le gambe non tanto per cosa stesse succedendo, tanto per il fatto che da quell'evento non si sarebbe potuto mai più tornare indietro. Mai. Ancora adesso, a distanza di anni, allo spadaccino batteva forte il cuore pensando a quei tragici, terribili momenti. Si ricordava di particolari casuali come l'odore della pioggia, le urla dei bambini, lo sguardo severo di una ragazzina. Avrà avuto forse sette o otto anni e non indossava nient'altro che un vestitino un tempo bianco e in quel momento fradicio di pioggia. A differenza degli altri bambini lei non piangeva, ma anzi si ergeva, statuaria e sola, nel mezzo del primo gruppo di profughi. Quel primo trancio della popolazione ad evacuare la città fu, secondo indicazioni di Rain stesso, formato da donne e bambini ed era scortato da quello che rimaneva dei suoi migliori soldati. Svart, uno dei quattro capi del consiglio di guerra e guerriero abile ma criptico, avrebbe dovuto portare quel gruppo di persone più a sud possibile, idealmente a Shal'aria o ad Arcadia, per poi cercare un asilo. Anche Helen, amata di Rain, faceva parte di quel gruppo. Proprio per salutare lei, infatti, il ragazzo si era avvicinato al contingente e aveva notato quella bambina dallo sguardo gelido e dagli occhi meravigliosi. Non gli chiese 'ce la faremo?' o 'cosa succederà ora?' come tutti gli altri, disperati, gli chiedevano strappandosi i capelli. Lei era seria, fiduciosa, immobile. Baciò Helen con labbra tremanti e distratte mentre la bambina si avvicinò a loro.Dove sono i tuoi genitori? Helen chiese tempestivamente, subito apprensiva ed empatica verso ogni bambino e ragazzino. La bambina, per tutta risposta, fece no con la testa. I due, purtroppo, capirono l'amara risposta. Rain era mortificato, umiliato, devastato da quel responso tanto loquace. Tutto, tutto quanto era colpa sua.Verrai con me allora, contenta? Helen le prese la mano.Come ti chiami? La bambina li guardò.Mi chiamo come il cielo. ***
Che storia assurda, Scaar. Risparmia le energie invece di vaneggiare, piuttosto. Il corpo dell'amico, nonostante il digiuno, era ingombrante e scomodo da trasportare. Fino a un certo punto lo trasportò da solo, poi incrociò Yazh, il quale aveva avuto ordine di aspettare a qualche centinaio di metri l'uscita di Rain dal rifugio dei criminali.Prendilo dall'altra spalla. Lo porteremo nel magazzino di Ioi. Ordinò.Ho già avvertito tutti, ci stanno aspettando. Rain sorrise, finalmente tornato sé stesso dopo quella strana performance nella grotta.Stasera riuscirai a dormire con lo stomaco pieno, Scaar, pensa un po'. ***
I due nascosero Scaar nel magazzino di uno dei collaboratori di Rain, tale Ioi, il quale era un anziano e ricco commerciante. Non potendo combattere ma supportando con discrezione la causa del ragazzo, aveva fornito inizialmente un aiuto economico per l'importante missione segreta attualmente in atto dai collaboratori di Rain a Neagora, poi un paio di suoi vecchi locali in disuso. Uno di questi era un vecchio magazzino che Rain e gli altri usavano come punto di incontro per parlare e discutere sul da farsi. L'arredamento era praticamente nullo: un grosso tavolo al centro con qualche sedia intorno, un vecchio divano coperto da un telo e qualche cassa di cianfrusaglie. Scaar venne depositato sul divano polveroso che alla sua schiena sarebbe probabilmente sembrato il più comodo dei letti. Ad aspettarlo lì, c'erano tre o quattro persone di cui Scaar avrebbe potuto a malapena scorgere le fattezze a causa del suo stato confusionale e catatonico. Rain, nello svolgersi degli eventi, non sapeva cosa pensare. Il fatto che Scaar fosse vivo era di per sé una buona notizia, ma la perenne follia dell'amico e la condizione in cui versava adesso erano per lui un peso incredibile, soprattutto tenendo conto dei modesti mezzi che il ragazzo aveva radunato ad Haven.Insomma, che ha detto? Yazh era curioso. Si tolse il cappuccio e si avvicinò allo strano soggetto. Scaar avrebbe sentito un vociare indistinto, volti sconosciuti in un posto sconosciuto.Non sei stato per nulla chiaro. Ti hanno fatto un incantesimo di controllo quelli dell'Impero? E come speri che possa aiutarti io da qui? Rain chiese senza troppa affettività. La faccenda, come temeva, sarebbe diventata incredibilmente problematica.Forse non sa che siamo ad Haven. Aggiunse un'altra voce.Lo sa, lo sa. Siamo troppi, qui dentro. A queste parole calò il silenzio. Rain, il baccano, proprio non lo sopportava e questo i suoi nuovi aiutanti avrebbero dovuto impararlo prestissimo.Esco io? Vai a comprare un po' di roba da mangiare. Prendi del latte innanzitutto: se si mette a mangiare adesso dopo giorni di digiuno vomiterà tutto. Meglio iniziare gradualmente. Va bene Rain, vado e torno. La figura uscì e nella stanza, per qualche secondo, calò nuovamente il silenzio. Tutti si allontanarono da Scaar tranne Rain, che invece gli si avvicinò ancora di più. Il ragazzo sbuffò, pensieroso. Scaar. Che ruolo avrebbe potuto giocare, dopo tutto questo tempo, quell'uomo con cui aveva condiviso così tanto?