[HUNT] MINACCIA TRA LE DUNE

KamenTeacher

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    Avventuriero

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    Narrato
    Parlato, Kenji
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    Non era esattamente ciò che aveva intenzione di fare nella sua carriera da soldato congregato: noiose ronde notturne, turni di guardia infiniti e commissioni burocratiche. Al momento del reclutamento sapeva che avrebbe dovuto fare un minimo di gavetta, ma non che questa sarebbe stata così tediosa e soprattutto priva di azione. Kenji aveva continuato il suo percorso accademico con uno scopo ben preciso: doveva diventare forte, tanto da eguagliare il padre e soprattutto per trovare l'incappucciato. Di questo passo ci avrebbe messo molto per farsi notare e per ricoprire una carica di rilievo all'interno dell'esercito. Tuttavia era anche obbligato a mantenere un profilo basso, aveva saputo che tra i suoi compagni, quelli a cui si dovrebbe affidare la propria vita in battaglia, c'erano delle persone dalle quali doveva anche guardarsi le spalle. Insomma, era vincolato a comportarsi abbastanza passivamente, accettare qualsiasi compito a lui assegnato senza avanzare pretese.

    L'esercito congregato aveva 2 divisioni:
    - Una sezione interna, che si occupa della sicurezza cittadina e della gestione burocratica che riguarda l'esercito congregato;
    - Una sezione esterna, che si occupa delle missioni che riguardano le zone esterne al perimetro cittadino. Le missioni possono essere di scorta e guardia delle carovane che portano i viveri agli accampamenti in prossimità di miniere gestite dalla congregazione e di quelle che trasportano le materie prime a Rugya e da Rugya in altre città, intercettazione di minacce quali predoni e creature che potrebbero minacciare la città ed infine missione di esplorazione.

    I soldati vengono reclutati una volta usciti dall'accademia a seconda delle attitudini che dimostrano durante gli anni di addestramento. Tuttavia il ruolo di un soldato congregato può essere molto fluido, può passare da una divisione all'altra a discrezione dei suoi superiori. Kenji apparteneva alla sezione interna. Gli capitavano spesso, appunto, queste mansioni all'interno dei confini cittadini, odiava questa monotonia. Sfortunatamente non era così facile farsi affidare missioni al di fuori di tale perimetro, soprattutto se si era una recluta fresca d'accademia.

    Però un giorno la fortuna gli sorrise, o meglio gli diede un'opportunità.

    Durante un turno di guardia alla sede della Congregazione Mineraria fu avvicinato da un uomo molto impostato sia di postura sia dal tono di voce. Sembrava un ufficiale dell'esercito, le due spade che portava sul lato sinistro della cinta confermava che fosse un guerriero e le numerose cicatrici su braccia e volto che avesse combattuto numerose battaglie.

    Sei Kenji, vero? Kenji Swift. Figlio di Hermes Swift, anche chiamato Hermes dai piedi alati.

    Sì, sono io... chi lo domanda?

    Kenji era confuso. Chi era quell'uomo? Perché voleva sapere di lui? Come faceva a conoscerlo?
    Non aveva mai visto quell'uomo, era un soldato e di soldati ne aveva conosciuti molti durante gli anni all'accademia, sia reclute che ufficiali, ma quell'uomo gli era del tutto estraneo.

    Non sono tenuto a dirtelo. Sono qui perché ai piani hanno chiesto la tua presenza. Il Comandante Stone ti vuole vedere, ha una missione da affidarti.

    Detto ciò, l'uomo si girò dando le spalle al ragazzo e si allontanò prendendo le scale all'interno dell'edificio.

    Il Comandante Stone? Un ufficiale della sezione esterna... ha una missione per me?

    Il giovane era ancora più perplesso, ma sapeva che quando un ufficiale comandava, era obbligo eseguire gli ordini. Quindi seguì lo spadaccino all'interno dell'edificio e salì fino al terzo e penultimo piano dell'edificio. Imboccò il lato destro del corridoio e lo percorse fino in fondo, fino all'uscio dell'ufficio della sezione esterna dell'esercito congregato.

    Su forza, entra. Ti aspetta.

    Disse l'ufficiale.
    Kenji afferrò la maniglia ed entrò nella stanza. Di fronte a lui, dietro una grande scrivania, vi era, seduto con i gomiti appoggiati e le dita delle due mani intersecate ed il mento appoggiatovisi sopra, il generale Stone. Una figura molto importante all'interno dell'esercito, era un grande eroe di guerra e grazie al suo intervento furono evitate molte disgrazie. Il ventenne dinnanzi a tale personaggio sembrava un po' intimorito, non riuscì a spiccicare parola, anche perché il comandante prese subito la parola.

    Benvenuto Kenji Swift, figlio di Hermes Swift! Ti starai chiedendo per quale motivo la sezione esterna abbia bisogno del tuo contributo. A causa della scoperta dei due nuovi giacimenti minerari l'estate scorsa, sono partite numerose carovane e numerosi soldati con loro, le nostre file si sono ridotte sensibilmente ed i banditi lo sanno bene, ma fortunatamente siamo ancora in grado di sostenere la difesa. Come ben sai, molta gente straniera, proveniente dalle città di Dalereuth, Alkarna o addirittura Temora giungono fin qui in cerca di lavoro come minatori. Proprio ieri un piccolo gruppo di uomini provenienti dalla periferia di Dalereuth ci ha comunicato che sono stati vittime di un assalto da parte di una creatura misteriosa. Hanno preso il percorso numero 1, solitamente sicuro, ma come ti ho appena detto abbiamo dovuto concentrare i soldati in altre zone. La tua missione sarà quella di avventurarti per quel percorso e verificare l'effettiva presenza della minaccia e tornare indietro a comunicarci le informazioni necessarie per adottare le dovute misure per la sua estinzione. Ho saputo da un tuo superiore che hai ereditato dal tuo vecchio l'agilità e la velocità che lo contraddistingueva, me lo ricordo bene. Però sia chiara una cosa, non devi assolutamente ingaggiare uno scontro se vedi che è impossibile per le tue capacità. E' tutto. Ora torna a casa e parti immediatamente, è un sentiero molto importante anche per il commercio con Dalereuth.

    Kenji rimase un attimo impassibile. Troppe informazioni da realizzare tutte assieme, la situazione gli era del tutto nuova.

    Allora! MI HAI SENTITO O NO?!

    Il comandante si alzò di scatto e con un movimento di braccio verso il ragazzo lo scaraventò fuori dalla stanza chiudendo anche la porta dietro a lui. Kenji non riusciva ancora a realizzare, tornò a casa. Afferrò un sacco e ci mise dentro una borraccia d'acqua e due pagnotte, si fisso le protezioni da combattimento ed al capo il suo grosso cappello di paglia. In men che non si dica era già partito per il percorso 1.
    Nel deserto di Shal'Aria è molto difficile orientarsi poiché una volta immersi nelle dune non ci sono punti di riferimento. Tuttavia per gli abitanti della zona è un gioco da ragazzi. Il percorso 1 passa attraverso un'oasi che è situato al centro di un ipotetico triangolo equilatero che ha come base Rugya e Daleruth e collega le due città.

    Durante il viaggio, il ragazzo cominciava a realizzare ciò che gli era capitato quella mattina. Aveva finalmente avuto l'occasione di poter dimostrare il suo valore e magari passare nella sezione esterna se avesse compiuto con successo la missione a lui affidatagli. Carico e determinato aumentò il passo accelerando la corsa in direzione dell'oasi.

    Il paesaggio monotono di dune di sabbia e rocce che comparivano affiorando di poco al di sopra della superficie giallastra, pian piano mutò. Il riflesso del Sole che alto nel cielo veniva riflesso dal pelo libero dell'acqua irradiando ancora di più la zona circostante. Avvicinandosi però il bagliore diminuiva e si poteva ammirare meglio la vegetazione di palme e cespugli di verdissime foglie lanceolate. Kenji si appropinquò allo specchio d'acqua e si chinò per immergere la borraccia al fine di riempirla.



    Edited by KamenTeacher - 8/1/2016, 00:15
     
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    Oasi di Zuwara - Sud Est di Alkarna



    Comincia dunque la prima role per Ellia, KamenTeacher e Randez-vous

    L'incipit è molto semplice, si vocifera che presso l'oasi di Zuwara, situata a metà strada tra Rugya, Dalereuth e Alkarna, un gruppo di mercanti sia incappato in qualcosa di insolito e pericoloso. Una creatura non meglio identificata potrebbe aggirarsi tra le dune desertiche e nelle tre città si è diffusa la voce di una sorta di compenso per coloro che riusciranno a reperire qualche informazione in più o meglio ancora sbarazzarsene qualora l'esistenza della creatura fosse dimostrata.

    KamenTeacher è già partito, arrivato prima di tutti sul posto, inviato lì da un contingente locale di sorveglianza.

    Ellia e Randez possono fornire lo sfondo che preferiscono a questa avventura. Ellia può portare il proprio png, ci sarà una prima parte di ruolaggio per rendere la ruolata un buon pretesto per conoscervi ed iniziare ad interpretare i vostri pg.

    Consiglio agli altri due di ritrovarsi presso lo specchio d'acqua in cui Kamen si è fermato, il resto è ruolaggio libero.

    Buon divertimento!
     
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  3. Ellia
     
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    Capitolo 1 - Minaccia tra le Dune





    - Narrato
    - Pensato
    - Parlato
    - Altro


    [ Al Campo - Jule Die ]


    Codesta mia abitudine, ch'ebbi maniera e modo d'assimilare insieme al correre del tempo che segna il confine tra le terre delle stagioni assenti, era ormai una lena a cui non rinunciavo che con garbo. Un ombrellino in pizzo era per me il vizio di una vita dedita al culto della persona. Ci tenevo, biasimandomi di tanto in tanto, per quell'infinito lasso di ore che trascorrevo tra le mani materne, ad impreziosirmi di particolari le vesti, nell'intessere qualche nuovo unguento per mantenermi satura di biancore la pelle. Vantavo una bellezza straordinaria precisamente per la cura che investivo nel mantenerla. Non fu una passione che amai da principio; nulla per mio canto appartiene ad una scelta, ogni azione è e restò vincolata per me dal tepore d'anima che sovviene quando onore e dignità si fanno portatori di notizie per il deserto. Quel giorno poi, in particolare, portava con sé un carico di vento forte, assolato. Venivo ad essere sempre più spesso richiamata presso le camere del Maestro, un uomo degno di rispetto d'altronde e che la mia persona, come ogni altro essere in quel luogo, anelava fortemente in termini di stima. Subivo quel fascino maschile come chiunque avesse mai avuto modo di percepire, tra le torri di appostamento del campo. Oh, sia mai che mi si intrecci con una donna di difficili costumi, codesto aspetto di lui era un fatto assodato. L'intelletto ch'ei aveva dipingeva quella fortuna carismatica sul volto, tipica dei cuori tradizionalisti delle terre del Nord. Un profilo mascherato dalle guerre dei commerci, un'anima nata dal compiacimento di magnanimità e capacità di comprensione, istinto alla vista. Il mio tacco anticipava il mio ingresso.
    La porta è schiusa, non forzata. Avvicino l'occhio alla sua fessura, distendendo leggermente il capo sulla mia sinistra. Quattro uomini, una voce femminile impedisce il focalizzarsi dell'inquadratura. Poco male, sono in cinque al massimo. Solita riunione, attenderò.
    A molti l'additarsi di un pregio sistematico e nella mia consapevolezza, quella logica dolcezza d'attenzione pregna, mi si incarnava indosso, rifinendosi ai miei abiti nella compostezza gentile che faceva gola a quei miei soli spazi caratteriali lasciati liberi di vagare nella scelta. Un dovere sommario, che mi cospargeva di fierezza ed al tempo stesso mi ritirava dall'osservazione furtiva, nella sua motivazione chiave; la curiosità era un talento che non possedevo. Accinsi, pertanto le mani, a sciogliersi verso l'attaccature delle mie anche, feci in modo che lo scivolare dei gomiti alla loro altezza mi permettesse di ritirare in chiusura l'ombrello ricamato, così come conviene quando ci si protende a subentrare in un luogo chiuso. Educazione e classe, le tenevo fedelmente aggrappate alla mia essenza; ero una donna d'Aldaresia ed in quanto tale, la mia professionale apparenza non doveva lasciare campo aperto ad altre ipotesi. Il carisma invernale si ritagliava tra gli atti rigorosi e delicati della mia attesa.
    Jo non arrabbiarti con la signorina. Quando Falhai sparisce, nessuno è in grado di ritrovarlo. Ovviamente a meno che egli non lo desideri.
    Questo è chiaro Hone ma sono due ore che ritarda. Non lo possiamo mica aspettare tutto il giorno, io ho del lavoro da fare santi gli dei.
    Non essere blasfemo, amore mio. Vedrai che si farà vivo presto, la pazienza è una virtù che non va dimenticata mai.
    Si dite sempre così voi, poi sbuca tre ore dopo con vostra figlia e..
    Fabbro. Se non volete prestare pazienza, vi consiglio di prestare quantomeno attenzione a ciò' che dite. Offendete mia figlia con la vostra lingua e..

    E credo possiate al massimo rendervi ridicolo. Per osare una teoria bisognerebbe possedere al minimo, la capacità di osservazione necessaria a renderla verosimile alla certezza. Se non v'accorgete nemmeno di una presenza alle vostre spalle, Hone. Credo risulti piuttosto sciocco prodigarsi con l'arte del pettegolezzo. E' un talento un po' troppo femminile per un uomo del vostro peso o avete forse scelto di cambiare direzione di sguardi ultimamente?
    Il mio fianco scivolava attraverso l'ingresso, portavo gli occhi su quella conversazione quasi come le parole altisonanti avessero indurito il mio orecchio immancabilmente. Pertanto, anche quando consapevolezza tenne cura per me della poltrona per lo spettatore, sollevandomi oltre la mia posizione, talune volte sceglievo di addentrarmi in quelle disquisizioni dove uomini e donne, a mio avviso, necessitavano di far ritorno alla rigidità devota e dura del buon costume, abbandonando la stupidità che in tanti attanaglia. Nota per la mia tempra, la tonalità vocale che sceglievo a compagna, si predisponeva costantemente per essere ritratto di una cornice di sorriso morbido e severo nella moderazione. D'ispirazione, la calma era tornata con un intervento inaspettato per altri, ponderato tra il silenzio del dietro di me. Un inchino leggero al mio genitore, decretava il riemergere di una calma sposa di compressi.
    Perdonatemi l'interruzione Padre. Hone..
    Veniva spesso ad essere utilizzato questo appello, dalle genti dei miei territori. Coniato dagli antichi predecessori della nostra specie, la lingua antica c'aveva lasciato in detrazione un vocabolo di due sillabe, quale tuttavia, era simbolo di un valore universale eterogeneo e grandemente incisivo. Hone era sinonimo di compagno, vice di fedeltà. A coloro che soli, meritavano l'attimo di rispetto istantaneo, un accesso gentile alla casa, si lasciava in regalo con le labbra schiuse.
    Nodai, vi prego di perdonarmi. Mio figlio si sposa con una di quelle sgualdrine dei Ram domani e..
    Mh,mh,mh.
    State tranquillo. Falhai avrà avuto qualche contrattempo, ve lo porto qui appena ho sue notizie.
    Sospinsi la mia mano all'attaccatura della tenda, per sollevarne quella stoffa che, all'abbassarsi della mia nuca, scivolava sul limitare della mia spalla.
    Grazie, grazie mille. E scusate ancora per..
    Sollevavo un sopracciglio ritornando a lui, sospirando in un leggero attimo di ironia che mi colse; non accadeva spesso eppure conoscevo bene il suo utilizzo.
    Per aver tentato di darmi della puttana? Come potete vedere voi stesso, Hone, non serbo rancore sopratutto verso chi, in fin dei conti, non mi sembra esservi affatto riuscito al momento.
    Il mio capo si chinava in saluto al padre, il mio busto invece seguiva traiettoria esterna; il solequel giorno si attaccava ai miei occhi amalgamandoli ed assorbendone drasticamente la lucidità; di un rosa molto delicato li lasciavo estendersi per il panorama pomeridiano con la precisa decisione e mira dell'arcere in vedetta sul circondario. Mi era necessario far luce alla vista, contro la luce del mondo. In questo modo, così come per un osservatore è necessità, pacatamente mi acquietai per andare a stringere il taglio d'occhi ed avanzare acume ed acutezza alle pendici della pupilla. Immersa tra i sentieri del mio sguardo, allungavo la sua traccia in altezza, inseguendo una vertigine sfocata di volti, tra i reticolati di torri in legno del campo. Se v'era qualcosa di cui ero certa in questa vita, sarebbe stata proprio quella; quando Falhai non desiderava essere trovato, reperirlo per me, diventava al pari un atto di allenamento visivo ed uno di fede.

    Passive: Owl's Eye
    L'arciere ha addestrato la propria vista per riuscire a scorgere il proprio bersaglio più lontano di chiunque altro.
    Gittata aumentata di 5 metri.


    Da quando vi interessano gli affari di Rugya, mh? Falhai.
    Le mie mani conversero nell'opportuna scelta di sporgere il mio ombrello verso l'esterno al fine di giungere sufficientemente vicine alla sua figura, per accertarsi che il sole del pranzo non ne intasasse di malore la pelle esposta ai giochi del tempo. L'avevo trovato la, tra quell'intrepida moltitudine di scalinate che conducono ad una torre di sorveglianza, lontana più che mai dagli sguardi della gente. Egli e quel suo strumento per osservar lontano, in quel silenzio malconcio, statuario ricamavano il misterioso preannunciarsi di una avventura sconosciuta; una di quelle in grado di togliere il fiato persino ai più increduli. Abbandonavo il mio peso sul gomito che accomodai alla ringhiera. In quel faccia a faccia tra profili, i suoi occhi si facevano turbati.
    Sapevo che mi avresti trovato.
    Non ho trovato solo te.
    Le mie dita raccoglievano tra di loro una lettera mancante di sigilli, quella mano si sporgeva a lui che ne raccoglieva con rassegnazione il contenuto.
    Chi te l'ha data?
    Ho sette fratelli, un padre che ti aspetta da due ore nella tua tenda e una madre che guarisce i tuoi guerrieri. Secondo te chi me l'ha data?
    Già, domanda stupida.
    Stringo gli occhi, lo osservo. Noto quel particolare di carnagione appena scottata, le rughe pesanti sul viso che crescono all'attaccatura degli occhi. Mi sembra tristezza ma è facile scambiare questa per preoccupazione. Avvicino una mano alla sua spalla, posandovela delicatamente.
    Fal, che succede?
    E' da tre mesi che siamo qui Nodai e ad eccezione di questa cava, il terreno in questa zona sembra aver scelto la stasi. Nessuno smottamento, nessun principio di scoperta. Temo rimarremo senza risorse restando in questo settore; in breve, brevissimo tempo.
    Mh.. quindi avete pensato di varcare i confini? Volete portarci oltre il confine di Aldaresia? Per questo siete interessato alla regione sotto la tutela di Rugya?
    Osservavo quel silenzio, stretto tra le iridi cogliendo quello che si nascondeva oltre l'essenza di un enigma.
    Ho capito. E' anche per quello.
    Ho mandato due uomini a sondare le zone limitrofe a Rugya, Dalereuth e Alkarna. Si sono aggregati ad una compagnia di mercanti conosciuti lungo la strada, sì da riuscire a ottenere qualche informazione sui giacimenti. Pensavo che con l'attribuzione di una nuova miniera scoperta da parte di qualcuno dei nostri, sarebbe stato più semplice negoziare un accordo con il Comandante di Rugya per spartirsi equamente il ricavato. Purtroppo, però.. ho perso le tracce dei miei ragazzi. Hanno mancato di riferire due volte, quella che hai in mano è l'ultima lettera che ho ricevuto.
    Scusami ma li hai mandati da soli?
    Servivano uomini qui e.. ho sbagliato. Non avrei dovuto..
    Era da sempre cosi, tra di noi esisteva un gioco adulto di riscossione tra debolezza e forza che manteneva di noi, quell'equilibrio stabile necessario ad ogni dote di comando. Per questo ed unico solo motivo, la confidenza che ci apparteneva si imbiancava sotto l'assetto di due compagni d'armi, due fratelli paterni che si esprimevano in durezza ed amor di simbiosi. Sollevai cinque dita, le avvicinai all'attaccatura del suo collo e nella delicata attenzione d'occhi che portavo altrove, per mantenere un materno distacco da lui, imprimevo in uno schiaffo leggero, la tensione del palmo sulla sua nuca.
    Come facciamo a non essere cambiato da quando avevi venti anni tu e due io.. Resta l'unico mistero di cui dovresti preoccuparti Hone.
    Staccavo la schiena dalla ringhiera in legno avvicinando la mano alla medesima che, tuttavia, reggeva il correre delle scale verso il basso.
    Avviso Dorth se è disponibile a prendere il tuo posto per qualche settimana. Andiamo a vedere che fine hanno fatto le tue..
    Sospiravo.
    Spie.
    Sante le Dee Madri, dimmi te che mi tocca sentirmi uscire dalla bocca.
    Ahah e io che pensavo non avrei mai avuto l'onore di vedere una Nioù fuori da Aldaresia.
    Scendevamo la gradinata ripida con calma, si riacquistava il senno con l'amicizia mentre il vento spirava cercatore di acqua.
    Ridi, ridi adesso che puoi dal momento che ad avvisare mio padre ci penserai tu.
    Ovviamente. Anche se..
    Anche se?


    [ Alla Fonte - Il Cieco ed il Soldato ]



    Fermavo il passo nella piana di dune. La penetrazione di quello che in origine partì in qualità di duo, si vide risolta ad una triade di vesti beduine riflesse nello specchio d'acqua che lasciava spirare il sole su un'immagine franca di pozza. Un viaggio non concede altra meta che per i propri compagni e la sosta a Dalereuth aveva costruito in sé un'implementazione. Unitamente alle nostre due figure - rigorosamente sprovviste di cavalcatura - si affiancava quella d'un altro uomo, sul quale, la mia mano poggiava all'altezza dell'altrui spalla.
    Mh, ho capito. Quello che mi sfugge è come facciate a non inciampare sulle vostre stesse gambe, Hone. Forse, più propriamente.. a commerciare. Dovrete aver avuto qualche talento nel riconoscere l'onestà delle genti dalla voce. L'avevate ?
    Era proprio quell'attimo, codesto che decretava la conclusione di una conversazione ch'ebbe il suo prologo molte miglia addietro le seguenti percorse - una storia di conoscenze tra i banchi del commercio - che mi fece arrestare il passo e la voce. Infilavo le iridi nell'acqua, osservandone il decorso leggero e cristallino ove palme ed arboree misure di vegetazione sporadiche macchiavano la lucentezza del riflesso di quel sole. Una sfera di luce che non disinibiva la nostra stanchezza; uomini e donne cresciute per resistere alle intemperie, chi con maggior, vogliasi con minore difficoltà nel sostenerlo. In quel canto, avevamo scelto di avvicinarci con il preciso intento di intrecciare la figura di quel viaggiatore solitario che si vedeva chiaro, piegato sulle proprie ginocchia. Fermai il passo al limitare della pozza, a seguirmi quello di Falhai. La mia mano, induriva leggermente la presa sulla spalla di Basir avvertendolo con premura riguardo l'origine di quell'ostacolo. Un sottile fiato di labbra portava poi la mia fronte ad avvicinarsi al suo profilo, rimarcando quel concetto che non ero certa avrebbe sortito il mio solo tocco.
    Basir..avete sete Hone?
    Uomo sulla ventina. Giovane. Che sia un viaggiatore solitario? Sicuramente è del posto, intendo vi risiede. Se fosse un viaggiatore porterebbe una tunica, un copricapo pesante, molte più provviste. Scivolo gli occhi sulla sua sagoma; non vedo armi in rilievo. Un minatore forse, il fisico è comune però.. Mi guardo attorno. E' solo. Più probabile che sia un mercante, ancora più che sia qui per il nostro stesso scopo. Non riesco a capirlo.
    Avevo avuto il garbo di seguire i consigli di Falhai per quanto concerneva l'abbigliamento. La consapevolezza che le donne del deserto centrale portavano con sé dai tempi più remoti era un aborto alla civilizzazione. Sicché, mi conformai al modo di pensiero altrui; niente tacchi, il solo profilo di un Arco corto unito a scarpe basse in cuoio sottile concedevano un lustro d'agilità immancabile in queste condizioni e la tunica con copricapo arabo si preoccupava di coprire ogni antro delle mie velleità per lasciare il posto a quei miei soli occhi; due gemme incastonato nel bulbo che si schiarivano di un rosa tramonto attraverso lo specchio del mio elemento affine. Permettevo alla mia mano si scivolare leggermente in avanti, distendendo le dita che cadevano appena dal loro orlo. Quel che poteva sembrare questa lontana stretta di mano, non era altro che un richiamo di energia elementale teso a far correre gli eventi con un principio di gentilezza a rigor d'ordine. Succedeva spesso, che quando mente e Chakra andassero ad intrecciarsi nella calma di questa loro profonda unione, il tasso di umidità attorno a me principiasse a salire, rilasciando quell'effetto un po' magico, di brillantina sciogliersi a mezz'aria. Scoprire le proprie abilità di fronte ad uno sconosciuto per noi minatori del Nord, era una forma di rispetto che si concedeva a pochi.

    Passive: Rabdomante
    Si ha una connessione forte con l'acqua, percependone eventuali fonti o sorgenti nel raggio di 100 metri, e fino a 20 metri di profondità sottoterra.
    Si può evocare una piccola quantità d'acqua (3l) dal suolo e raccoglierla in un recipiente per qualsiasi scopo (esempio reidratare un alleato in difficoltà o ferito e aiutarlo a durare di più).


    Se la raccogliete dalle sorgenti più profonde della terra risulterà più fresc..
    Abbassavo gli occhi insieme alla mano, quando in una cupola di umidità, il recipiente di Kenji avrebbe sortito l'effetto primario, di traboccare di limpida acqua di sorgente, ancor prima di essere immerso nella fonte. Falhai aveva però fermato il muo discorso sul nascere.
    Scusatela. Non aveva intenzione di offendervi ragazzo.
    La particolarità dello Shal'aria a cui avevo dimenticato di prestare attenzione era fortemente intrisa nelle condizioni che il mio compagno di viaggio conosceva. La libertà, anche solo di parola, d'iniziativa, per una donna non era ben vista specialmente se, come noi, si sarebbe voluto passare per semplici avventori del posto. Vestiario, ogni particolare era stato curato dalla stessa famiglia di Basir in maniera tale da far risultare quantomeno verosimile, questa nostra preoccupazione. Alladaresia e le comuni del deserto centrale non vantano i migliori rapporti diplomatici di questi tempi.
    Stiamo cercando un manipolo di mercanti che hanno attraversato queste terre tempo addietro. C'erano dei nostri compagni con loro ma a Dalereuth ci hanno confermato della presenta di una creatura ostile in questi territori. Sarebbe davvero gentile da parte vostra se poteste darci qualche indicazione, qualora foste informato a riguardo o li aveste visti passare. Faremo in modo, nel caso, di ripagarvi per la gentilezza.











    Edited by Ryuk* - 5/1/2016, 23:46
     
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  4. Randez-vous
     
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    narrato
    pensato
    parlato


    La capitale del Mare, Dalereuth. Arroccata su di una costa rocciosa che si affacciava direttamente sul mare stava prendendo letteralmente fuoco al primo sole del mattino, un rosso ed arancio che stendevano lunghe ombre tra i vicoli più oscuri della città che dormiva poco e vendeva molto. Lì il commercio era sempre al massimo della potenzialità e nonostante la poca efficienza rispetto alla prima città portuale Temora riusciva, con qualche difficoltà, ad essere fiorente tanto quanto la sorella. Le navi attraccate al porto sciabordavano pigramente, svegliate dai primi marinai e braccianti che cominciarono subito a scaricare merci su merci: armi, armature, viveri esotici, essenze ed oli, stoffe, tesori.
    Il fuoco delle mura venne ben presto lavato via dall'oro dell'astro mattutino che si faceva sempre più alto in cielo, così come il rumore di persone che si riversavano nelle strade per aprire le loro attività mercantili e così, in una delle case poco distanti dal porto uno dei manieri commerciali si stava lentamente svegliando dal torpore del sonno.
    Era un maniero piuttosto grande, formato da una grande apertura ad arco con due fiaccole ai lati ed un porticato dove poter appoggiare le proprie mercanzie. Il grande portone in cedro intagliato divideva l'esterno con l'interno, una stanza rettangolare con altre due stanze quadrate, una per ogni lato, ripieno di ogni genere di merce: lana, cotone, cashmere e tanti altri, matasse grosse, colorate e profumate da artigiani al servizio dei proprietari che avevano avuto istruzioni precise al riguardo; erano tutte impilate all'interno di scompartimenti in legno pronti ad essere presi e venduti al metro. C'erano anche tessuti già intrecciati di vari colori, monocromatici o con più di una fantasia che venivano venduti esattamente come i filati. Infine i tappeti che ricoprivano il pavimento, i mobili ed i muri della stanza con il più grande appeso dietro al bancone, con rappresentazioni storiche simili agli arazzi che narravano vicende del deserto, leggende e chissà quant'altro. Le altre due stanze erano piene di coloranti per le vasche sul retro mentre nell'altra era presente un banco monetario dove poter riempire i forzieri. Dietro al grande arazzo del bancone erano nascoste delle scale che portavano al piano superiore, la dimora dei mercanti.
    In una stanza, addormentato nel suo letto appeso a due capi del palazzo c'era un ragazzo. Il secondogenito della famiglia a cui era stato nome Bashir; aveva una stanza di dimensioni esigue e la finestra - un rettangolo sapientemente lavorato nella pietra stessa - era rivolta verso il mare. Fu proprio l'odore balsamico della salsedine che fece arricciare il naso del giovane e gli fece aprire gli occhi. Altre persone avrebbero visto una camera in tinta blu, oro e azzurro, con piastrellame vario ed un lavabo con specchio in un angolo della stanza, vicino alla porta e tanti veli che, appesi sul soffitto, ricostruivano parte della volta celeste del deserto. Purtroppo però Bashir non aveva mai neanche capito che colore fosse il blu o l'azzurro, sapeva che avevano una consistenza diversa sotto le dita una volta tinto il filato, ne riconosceva l'odore, giurava che era conscio anche del sapore ma non aveva assolutamente idea di come fosse fatto.
    Bashir era cieco sin dalla nascita, i suoi occhi potevano assomigliare a due perle messe nel bianco del bulbo e lasciate lì a rendere più interessante uno sguardo che era di per sé vuoto, senza espressioni, solo sorridere - che è un movimento istintivo - gli era consentito ma le sopracciglia rimanevano ferme, non riuscendo a dare nessun tipo di emozione agli altri.
    Appeso tra terra e cielo in quell'amaca pericolante fece un semplice movimento, era morbido e flessuoso, un gesto che era chiaro sapeva fare nel migliore dei modi e si trovò direttamente con i piedi ben piantati al terreno ed il viso che puntava in basso. Sorrise mentre ogni fibra le punte delle dita dei piedi potevano percepire il setoloso tappeto sotto di sé e con esso i vari movimenti delle persone che si svegliavano. Alzò appena il volto mentre percepiva suo padre e sua madre alzarsi, quasi li poteva vedere a pochi metri dalla sua stanza che si alzavano e vestivano per poter cominciare il lavoro ed aprir bottega. Suo fratello, la moglie ed i due nipoti invece erano più in là, troppo in là per averne una perfetta visione mentale ma abbastanza vicini da essere percepiti, così come gli smottamenti deboli dell'arredo che veniva spostato.
    CITAZIONE
    Passive: Earth Empathy I
    Individua tramite le vibrazioni del terreno, la presenza di movimenti entro 30m. Il bersaglio deve muoversi sulla stessa superficie dell'utilizzatore .

    Special: Sensor

    Si è in grado di percepire l'energia spirituale delle persone entro 10 metri, riuscendo a combattere senza doverle per forza vedere o essere ad occhi aperti. Immunità da BLIND.

    Si alzò lentamente e non barcollò, rimase in piedi dritto per qualche minuto e si spostò verso la finestra appoggiando le mani con sicurezza sul davanzale per sporgersi un po' fuori, sentire il vento che gli accarezzava il viso e la salsedine che gli faceva prudere il naso. Chiuse gli occhi e si abbandonò per qualche istante nel sentire le persone che stavano camminando proprio sotto la sua finetra. Alcune chiaccheravano, altre biascicavano cose incomprensibili ed altre ancora invece erano abbastanza di buon umore per fischiettare di primo mattino; un motivetto in particolare entrò in testa a Bashir con la consapevolezza che non se la sarebbe scordata tanto presto.
    Canticchiando andò al lavabo e si diede una pulita, quello era già più difficile: con i polpastrelli saggiò tutta la superficie intorno del legno nero che formava l'incasso per la tinozza in ceramica liscia, solcata da qualche crepa del tempo. Poco distante la brocca dell'acqua, panciuta e semipiena, di cui versò una cospicua dose all'interno del recipiente.
    Dopo la tolettatura prese i propri vestiti, sapeva dove trovarli e li riconosceva semplicemente dal tessuto una volta passato in rassegna delle mani. Erano due occhi molto più precisi, spesso si sentivano dei difetti come un nodo più grande del normale nella trama che qualche volta poteva sfuggire all'occhio normale, così almeno suo padre diceva.
    Nonostante la ricchezza della famiglia Bashir si ostinava a vestire senza le sontuose vesti che preparavano per lui, prediligendo quelle più umili e comode dei viandanti. Per scrupolo mise anche le protezioni combattive che Yusuf gli aveva fatto avere qualche mese prima. Aveva ancora un ottimo dialogo e rapporto con il suo maestro. Prima di scendere a lavorare il cieco intraprese i normali esercizi mattutini, muovendo il corpo secondo gli insegnamenti dell suo maestro, impartitegli più di dieci anni addietro.
    Fu solo la voce materna a richiamarlo al dovere, così scese velocemente verso la parte bassa della costruzione. In quei luoghi poteva correre, conosceva a memoria tutte le posizioni degli oggetti e percepiva se venivano spostati, in più con i nipoti giocava spesso a nascondino ed era universalmente forte per quei bambini: il dominio della terra e la sua naturale capacità nel percepire le fonti di Chakra vive - così gli aveva detto Yusuf - lo rendevano meno imbranato di quanto avrebbe dovuto essere.
    La giornata cominciò come al solito: gli artigiani aprirono il portone, portarono fuori le merci più vecchie e si cominciò a vendere come ogni giorno. Era passata già la mezzagiornata ed il pasto pomeridiano quando Bashir si trovò al bancone. Con le mani passava lentamente le dita sulla superficie di un tappeto appena creato per "vedere" se c'erano difetti. Aveva l'odore della lavanda e del sandalo, probabilmente era uno strano accostamento tra il blu notte e l'arancio del tramonto, interamente in lana di montone. Sicuramente pregiato.
    Hanno fatto un buon lavoro, anche i nodi sono quasi del tutto uguali. Non avrà parti sollevate una volta steso e... Ma che cosa...?
    Fu l'istinto a fargli alzare la testa, fermandolo dal suo operato. Due fonti di chakra più potenti di quelle a cui era abituato percepire si stavano dirigendo nella loro direzione o almeno stavano prendendo la via più vicina per arrivare nell'emporio di tessuti e tappeti della famiglia di Bashir. Ebbe la malsana idea di andare ad aprire la porta a poco meno di un metro di distanza dall'entrata e puntò il viso in direzione delle due figure che si stavano avvicinando; non sapeva dire le loro dimensioni o la motivazione della loro presenza ma sapeva - forse per intuito - che dovevano raggiungere quel luogo.
    Prego, entrate.
    Disse con semplicità lasciando il passo ai due. Sapevano di deserto e minerali, una delle due figure inoltre profumava di oli che aveva sentito solo nel Gran Bazaar della città, entrambi dal passo sicuro. Erano alti e dalle parole erano un uomo adulto ed una ragazza che doveva avere più o meno la sua età, non era sicuro semplicemente per via dell'aulico che lei usava per parlare. L'uomo parlava in maniera più semplice.
    L'uomo di nome Falhai parlò con il proprietario della bottega per raccontare e mettere in guardia il mercante: a Sud Est della città di Alkarna erano spariti dei mercanti, chiese informazioni su una qualche creatura favoleggiata che attaccava - secondo i racconti - i mercanti all'oasi. L'oasi di Zuwara era a metà esatta tra le tre città del deserto, sosta fissa per chi come loro vendeva ed esportava i propri prodotti nel regno di Shil'aria. In effetti il mercante confermò tale voce, era una storia mista a leggenda e verità, lui stesso non sapeva che dire al riguardo.
    Bashir afferrò il braccio di suo padre al termine del racconto dello straniero, condito dalle parole della ragazza che rispondeva al nome di Nodai.
    Padre, andrò io con loro. Se è vero che tale mostruosità è nascosta nell'Oasi e nostro dovere tentare di fare il massimo per rendere la tratta sicura. Ero già pronto a partire, si è solo presentata l'occasione. State sereno! Ho un occhio di riguardo per queste cose, lo sapete bene!
    Sarà bene dare loro ogni supporto... Signorina Nodai, vi piacciono i tessuti?


    ***



    Aveva preso tutto quello che gli era necessario: le protezioni per il viaggio, dei cambi, un'otre d'acqua e qualche provvista per superare la lunga camminata nel deserto; apprezzò molto che i due non si servissero di montature per arrivare all'Oasi così poté camminare con le sue gambe. I suoi genitori insieme al fratello "mascherarono" i due in maniera tale da passare inosservati ai più, l'aria del deserto poteva essere molto più pericolosa del normale e lui stesso girava con una maschera di cotone intorno a naso e bocca per non respirare la sabbia, indossava per giunta un turbante con due velette laterali così da evitare spiacevoli incontri occhio-granello che sarebbe stato comunque fastidioso.
    Il viaggio era stato piacevole, ripieno di dialoghi e di domande che trovavano reciproche risposte. Nodai teneva la mano sulla spalla di Bashir che aveva appena finito di raccontarle i suoi allenamenti per evitare gli oggetti disseminati nei dintorni; la curiosità spinse la ragazza a porre un'ennesima domanda a cui lui rispose di buon grado.
    Più che altro ho sì una buona capacità percettiva ma... non so, è diversa dalla norma da quello che so. Inoltre ogni movimento sul terreno lo riesco a percepire - più o meno - il che rende tutto più facile.
    Talento? Non so, per anni ho pensato fosse il mio sguardo magnetico che colpiva le persone, poi ho capito che parlavo sempre alla stessa colonna. Eheh... No comunque, non sono così talentuoso da comprendere la menzogna dalle parole, ma riesco a comprendere i difetti delle merci toccandole e questo è meglio di scoprire la verità.

    Ad un tratto la ragazza si fermò e lui fece altrettanto, nell'aria l'odore di umido cozzava con l'aridità del deserto intorno; dovevano essere arrivati all'Oasi tanto agoniata e si fece improvvisamente serio. Continuò a camminare e si fermò quando la mano di Nodai strinse di più la sua spalla. Spostò la testa di qualche grado più a donar l'orecchio al luogo che lo sguardo mentre entrambe le mani si sollevavano per abbassar la bandana intorno al volto e così respirare un'aria un po' più morbida ed intensa di profumi. Scattò di nuovo nel percepire le parole di lei a cui sorrise ed annuì in risposta. Aveva in effetti un po' di sete ma quello che udì subito dopo fu più curioso. L'acqua aveva appena preso a gorgogliare e a muoversi in una maniera che il giovane non conosceva, si spostava senza neanche la più piccola bava di vento. In più Nodai risplendeva tra i suoi sensi come una vera e propria fiamma di chakra fissa, poco distante da quello che era sicuramente lo specchio d'acqua. Socchiuse gli occhi per qualche istante, immergendosi in un semplice pensiero.
    Sta versando l'acqua o la sta raccogliendo?
    Non gli era possibile comprendere il tutto, non aveva ancora una percezione così eccezionale da soppiantare totalmente la vista, sapeva di certo combattere senza vedere il proprio avversario ma non riusciva ancora a capire molto del mondo che lo circondava.
    Lei parlò e fu interrotta dall'armadio che l'accompagnava, istintivamente si avvicinò e nel suo "radar" si accese una nuova fiamma china su qualche cosa a compiere un'azione che non conosceva. Lo vedeva ma non sapeva che cosa stava facendo. Era così da una vita intera.
    Effendi, è un piacere.
    Concluse puntando il viso esattamente dove era Kenji il che poteva sembrare decisamente strano per qualcuno, un cieco che punta qualcuno.
     
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    Bene, vi lascio spazio per il dialogo, andate pure avanti.

    Tocca a Kamen, cercate di mantenere questo ordine. Non appena vi sembra, descrivete in che modo volete procedere per l'indagine, avete libertà di descrizione dell'oasi. Al momento giusto mi infilerò io con l'evoluzione della giocata, dandovi elementi nuovi.
     
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    Narrato
    ParlatoKenji
    Pensato

    Le temperature erano veramente alte e, sebbene Kenji fosse abituato a quel clima, la gola gli si seccò un poco. Quello era uno dei sintomi della sete che a sua volta era sintomo di disidratazione. Durante il viaggio aveva già consumato l'acqua a sua disposizione, ma proprio perché conscio del fatto di doversi dirigere in luogo dove l'acqua stessa è la caratteristica dell'habitat, aveva cercato di ridurne le scorte per poter viaggiare più leggero ed essere più agile. Lo stesso discorso valeva per le scorte di cibo: aveva a presso solo due misere pagnotte, il quantitativo sufficiente di carboidrati. Infatti, sapeva anche che le oasi sono rifugio di numerose specie animali che vi si recano per trovare vegetazione con cui sfamarsi e acqua con cui abbeverarsi come sapeva che le abbondanti palme possono produrre dei frutti molto ricchi di nutrienti. Non avrebbe avuto troppi problemi nel procacciarsi altro cibo una volta in loco. Lungo il tragitto dalla città di Rugya, sede della Congregazione, fino all'oasi via il percorso numero 1, aveva tenuto alto la guardia e con gli occhi aveva cercato di vagliare metro per metro tutto il panorama in cerca di presenze anomale. Oltre che alla misteriosa creatura, doveva guardarsi dai banditi che pullulano nelle zone limitrofe alle vie commerciali. Fortunatamente o sfortunatamente, non aveva ancora trovato il suo obbiettivo. Abbassando un poco la guardia e attratto da cotanta abbondanza di acqua, il ragazzo si chinò verso lo specchio limpido e contemporaneamente estrasse la borraccia oramai vuota, pronto a riempirla nuovamente. Fu in quell'istante che successe una cosa inspiegabile. Prima ancora che il vacuo contenitore si bagnasse, da esso cominciò a traboccare d'acqua. Kenji sentì subito la variazione di peso della borraccia e di riflesso fece cadere la borraccia. Nel medesimo istante udì una voce femminile. Non capì bene quello che gli disse, ma sentì bene da dove provenivan le parole.

    Che diavoleria è questa!

    D'istinto si rialzò, strinse i pugni e si voltò rapido tenendo le braccia tese e i muscoli contratti, pronto a doversi difendere. Avendo dapprima abbassato la guardia, i livelli d'attenzione ad un simile evento si alzarono criticamente. D'innanzi a lui gli apparvero tre figure: una figura esile con una silhouette femminile, un uomo alto e muscoloso ed infine un ragazzo robusto, ma molto meno del compagno. La prima cosa che notò il soldato furono i tre sguardi. Sebbene molto differenti, tutti e tre molto particolari. La ragazza aveva degli occhi bellissimi e determinati allo stesso tempo, il contorno rosaceo che si tuffava nell'azzurro cristallino era qualcosa di geneticamente molto affascinante. Uno dei due uomini, quello più piccolo, aveva anch'egli degli occhi molto particolari, di un colore non colore che attrassero e incuriosirono Kenji. Infine l'uomo più possente dei tre aveva chiari ed evidenti segni di vecchiaia nello sguardo, era uno sguardo un po' malinconico, ma allo stesso tempo gentile. Tramite sguardi, le emozioni degli occhi, per chi li sa leggere, si possono capire molte cose, le intenzioni, per esempio. Non sembravano avere intenzioni bellicose, ma a volte le maschere possono coprire gli occhi da chi li osserva.

    La ragazza sembrava essere stata interrotta. Non appena il ragazzo voltò, l'uomo più alto si fece avanti e, con voce possente e gentile allo stesso tempo, gli chiese informazioni riguardo a dei loro amici unitisi ad un gruppo di mercanti che si erano addentrati nel deserto e che avevano preso questo percorso. Gli spiegò anche che erano stati informati della presenza di una mostruosa creatura che abitava quelle zone. Kenji era sorpreso. La misteriosa creatura, che aveva assaltato quel gruppo di uomini provenienti da Dalereuth, era già stata avvistata da altre persone. Probabilmente quegli uomini facevano parte del gruppo di mercanti. Kenji era informato sui fatti, tuttavia non poteva diffondere dati riguardanti una missione, sopratutto a degli sconosciuti. D'altra parte non aveva ancora avvistato nulla di concreto riguardo alla creatura e magari gli altri avevano delle informazioni in più riguardo al suo obbiettivo. Alla fine, facendosi due conti mentali, decise di dire giusto l'essenziale al grosso energumeno di fronte a lui. Nel frattempo, in quei cinque o sei secondi di silenzio, il ragazzo dai bianchissimi occhi si presentò a Kenji. Quell'azione così banale e scontata per delle persone sconosciute che comunque avrebbero dovuto interagire, fece tranquillizzare il soldato che decontrasse leggermente i muscoli facendolo rilassare un attimo.

    Piacere, sono Swift. Sono un soldato congregato. Non sarei tenuto a divulgare informazioni riguardo alle mie missioni, ma dal momento che le vostre coincidono con parte delle mie farò uno strappo alla regola. L'altra sera degli uomini provenienti da Dalereuth sono miracolosamente giunti a Rugya nonostante le cattive condizioni in cui versavano. Dicevano di essere stati attaccati da una misteriosa creatura e che molti dei loro compagni non ce l'avevano fatta. I miei superiori hanno mandato me in perlustrazione e, da quel che ho potuto vedere lungo la strada da Rugya a quest'oasi, non vi sono tracce né di cadaveri né tanto meno della fantomatica creatura. Posso immaginare che nemmeno voi abbiate trovato nulla lungo il vostro tragitto se siete qui a domandarlo a me. Dunque, che razza di creatura è questa che non lascia né traccia di sé né traccia delle sue vittime?

    Kenji, era molto perplesso. Aveva capito che nemmeno gli altri avevano avvistato nulla di utile alle sue indagini. Che si sia spostata in un'altra direzione? In tal caso sarebbe stato anche un fatto positivo. Tuttavia non si fidava ancora totalmente del trio d'innanzi a lui. Però se fossero stati lì per il suo stesso scopo avrebbe potuto trarre anche dei benefici dalla loro presenza.



    Edited by KamenTeacher - 8/1/2016, 00:16
     
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  7. Ellia
     
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    Capitolo 1 - Minaccia tra le Dune

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    [ Alleanza ]



    Avevo da sempre immaginato, nella mia più vicina sete di memoria che i passi degli esseri umano fossero congiunti da un legame casuale; per questo dannatamente affascinante. Là, dove la fortuna disegnava forme di uomini commisti in assenza di ordine, in quel preciso cumulo di figuri passeggeri, là spettava a ciascuno di noi aver fede nella nostra potenza personale. Il caos era da sempre origine di quella confusa unione che permetteva anche alle anime più occulte di confondersi ed in esso, fondersi insieme al contro di una vita mendicante di certezze. Di quale io stia parlando poi, è una questione puramente soggettiva. Amavo immaginare l'infinitesimalità dell'uomo lasciarsi trasportare in codesta corrente di maree pensierose, liscia distendersi e travolgere con gentilezza ogni avventore che a lei pervenisse nella sorte destinata per lui. Un uomo solo, per quanto potente altro non può' che limitarsi a sbirciare con premura oltre l'orlo della propria debolezza, indagare ed impaurirsi; sviluppare acume per evitarsi. Così come questo pensiero si presentava capace di concedermi ad un momentaneo flutto di silenzio, allo stesso modo raccoglievo con dispiacere il suono di una borraccia caduta. Ogni goccia d'acqua era figlia dell'universo a cui appartenevo e quasi come s'ogni liquido avesse potere di destare in se stesso, la capacità di vanificarsi, il rumore interrompeva quel sussurro di parole che la naturale presenza di nuova acqua può concedere all'orecchio. Nell'abitudine, io avevo imparato ad ascoltarlo ad apprezzarne la melodia dolce dei gorgoglii sotterranei. Un vero peccato che non fosse comune né possibile probabilmente, per altri percepire il rumore della vita sotterranea così come io stessa la concepivo. Si sarebbe compreso, molto più serenamente, la volontà delle mie intenzioni da subito. La delicatezza, d'altronde, non è arma utile per uccider borracce.
    Calmo, Calmo ragazzo. Non è affatto nelle nostre intenzioni risultare ostili in alcun modo. Non è vero Nodai?
    Quand'io mi perdevo nella riflessione, in un amaro soffio di consapevolezza o anche quando, soltanto desideravo osservare lontano; quell'appoggio in contrapposizione arrivava repentino. Falhai era lo specchio dei miei silenzi, sapeva cogliere ciò' ch'io non potevo ed ugualmente accadeva nel contrario. La nostra sintonia, nell'incastrarsi di percorsi verbali era perfetta. Fu pertanto quella sua voce a fare compagnia ad una mia risata gentile. Non sorridevo spesso, tuttavia era una mia tipicità quello stupore che provavo, nell'accorgermi dell'ovvietà tardivamente. Per me la quotidianità era fatta di straordinario, pertanto era nell'ordinarietà degli atteggiamenti che, per quanto dispiacere vi fosse, le risa uscivano maggioramente spontanee. Eravamo gente semplice, nella semplicità in dono la forza della nostra stessa attitudine. La potenza per noi era comunione di squadra dalle menti in simbiosi.
    Mh,Mh,Mh

    Passive: Rabdomante
    Si ha una connessione forte con l'acqua, percependone eventuali fonti o sorgenti nel raggio di 100 metri, e fino a 20 metri di profondità sottoterra.
    Si può evocare una piccola quantità d'acqua (3l) dal suolo e raccoglierla in un recipiente per qualsiasi scopo (esempio reidratare un alleato in difficoltà o ferito e aiutarlo a durare di più).


    I miei occhi ritagliavano i contorni del loro taglio, in un allungo davvero molto prelibato quale, rendeva il colore degli stessi simil ad una sottile linea dalle decorazione delle gemme minerali. Sollevavo una mano alle labbra per coprire quel ridere morbido che mi colse ed a seguito la stessa conducevo con delicatezza a contatto con quella di Bashir. Volevo invitare la mano di questo mio compagno a chiudersi in una conca stretta, sollecitando questa mia idea con i polpastrelli della mia stessa a contatto con quella di Lui. Accadeva nuovamente e tuttavia, a fianco di chi era più fidato, avrebbe lasciato nell'aria un segno d'iniziativa differente; una prova di non istigazione alla violenza. I miei occhi ricadevano sul palmo di Bashir, l'osservavano richiamamandone a contatto con la sua stessa pelle, quelle gocce di umidità che si sollevavano delicatamente dal suolo per depositarsi là dove erano venute, nell'epicentro della sua mano tesa. Il rumore della vita riprendeva sotto l'afflusso di Chakra; ed in questo esempio di innocenza un gorgogliare limpidissimo di fluido emergeva da quel contenitore che era il suo palmo, per scivolare bagnato fin alla terra. La mano di Bashir avrebbe fatto da secondo recipiente in questa giornata assolata. Se v'era una cosa che avevo colto era che non fui la sola a saper ascoltare in profondità là attorno. Confidavo pertanto che egli, a differenza dell'altro, volesse utilizzarla per dissetarsi senza timore.
    Grazie per la fiducia Bashir, potete Berla se siete svelto. Viene da circa cinque metri sotto i vostri piedi, qualcosa di meno. Non sarà stoffa pregiata ma potete considerarlo un piccolo regalo in anticipo se vi aggrada..
    La Rabdomanzia non è un arte che s'impara con il fine di arrecare danno. Il massimo che posso fare è costringervi ad una doccia ma non credo che con questo sia in grado di minacciarvi. O forse mi sbaglio, soldato del deserto?
    Ponderavo sulle dimostrazioni di scelta fin da quando ebbi modo di ricordare. La mia severità era azione in un divenire di riflessioni che mi precedevano eppure, risultavano per la velocità di pensiero che avevo allenato con la compagnia del tempo, correnti ed in perpetuo divenire. Ne ero consapevole ed a voler essere veritieri era un po' ciò che desideravo. La forza di una donna d'Aldaresia, aveva per me il sapore di una titubanza assente, secca e sicura nella decisioni anche qualora le certezze sfociavano in imprudenza. Voltavo le spalle ai miei due compagni, la mia convinzione era più viva dei miei pensieri ed intendevo dimostrarlo; sicché non vi fosse alone di diffidenza oltre. Mossi in avanzamento le suole delle scarpe alla sabbia avvicinandomi di due passi verso Kenji e flettendomi lentamente, portavo i ginocchi al suolo per raccogliere quella sua borraccia caduta. Il vento, quel giorno aveva un sapore decisamente crudele e nello spostamento d'occhi verso la sorgente, in quel principiare di discorso, ognuno di noi piano piano, a suo tempo, se ne stava lentamente accorgendo.
    Comunque comprendo la vostra diffidenza.
    Mi sollevavo sulle gambe, avendo cura di concedere la minor celerità possibile ai miei moti. Non volevo spaventarlo di nuovo. Mi trovavo a mezzo metro da uno sconosciuto ed in un decorso di profilo rivolto a lui, distendevo l'avambraccio in avanti. Nella mia mano, la sua borraccia ed un sorriso nascosto dalla stoffa: non era tempo di giocar a scacchi contro avversari immaginari. Era tempo di recupero di parti, tempo di avvicinamento. Scelsi pertanto di spingermi in avanti per prima, sicura che il mio Vecchio Mentore non l'avrebbe fatto a sua volta; in quanto a tempestività di coraggio, egli brillava più per lungimiranza e cura dell' attenzione. Due doti che, seppur avessi ben assodate in me, preferivo a volte lasciar da parte, avendo fede primaria nella bellezza umana e poi, soltanto in quella che pensavo mi rappresentasse. Le dita si allungavano al bordo del mio copricapo, sollevandolo su un lato e lasciando cadere una ciocca di un biondo tanto chiaro da confondersi al bianco della mia pelle. Portavo le palpebre in un gesto istintivo a chiudersi in loro. Estraevo pertanto un fiore nascosto, al di sotto della stoffa, dal colore forte e dall'essenza piuttosto resistente. Si trattava di un fiore del deserto dal profumo ormai perduto per il caldo; questo stesso congiungevo ad un attaccatura della borraccia altrui prodigandomi nel porgerla al suo proprietario, Kenji, con moderazione al fine di evitare che finisse nuovamente a terra. Fissavo quello sconosciuto con la saggezza di una comunità negli occhi, speravo forse che egli cogliendola, m'avrebbe dato modo di dimostrare lui questa mia potenza offensiva quanto solidale nei valori.

    [ L'inizio dell'avventura ]



    L'altra sera degli uomini provenienti da Dalereuth sono miracolosamente giunti a Rugya nonostante le cattive condizioni in cui versavano. Dicevano di essere stati attaccati da una misteriosa creatura e che molti dei loro compagni non ce l'avevano fatta.
    Queste parole giunsero a me come vertigine per un suicida.Molti di loro non ce l'avevano fatta.Le mie pupille concessero il calore dell'avorio al loro colore, una paralisi che raffermò me allo stesso modo del mio compagno. Se fossero morti non vi sarebbe stata salvezza per lui. Così in pochi erano deceduti sotto il suo comando, l'accettazione e la previsione del peggio erano qualcosa che si attaccava stretta alle pendici del cuor,e raggelandolo per quegli istanti di discorso. Interminabile davvero. Così prima che Falhai perdesse totalmente la concezione della realtà, passavo una mano nascosta al suo braccio sfiorandolo in una carezza che speravo lo avrebbe riportato all'ordine.
    Sapete.. i nomi dei caduti?
    Chi avrà mandato? Spero non Mellow, è da un po' che non lo vedo. Come diamine gli è venuto in mente di mandarli da soli. Certo che.. anche questo soldato. Che i due ragionamenti siano equiparabili?
    Dobbiamo anche tener conto, Swift, a mio avviso che questa creatura non lasci tracce dal momento che non esista. Queste zone come voi stesso sapete, sono soggette a frequenti tempeste e non sempre il vento è buon amico dei viaggiatori.
    Tuttavia è pur vero che alcuni indizi li abbiamo raccolti. Da voi per esempio; riflettete. Dite di essere un soldato congregato eppure siete stato mandato da solo in pieno deserto, sprovvisto di supporto in cerca di tracce. E' evidente, con tutto il rispetto per chi vi comanda, che colui che vi ha assegnato questa missione lo ha fatto senza riflettere eccessivamente sulla fine in cui sareste potuto incorrere una volta ritrovata la vostra preda. Un manipolo di mercanti ha sempre una scorta armata, ed il fatto che siano tornati profondamente segnati dal loro viaggio, ci indica che, qualora esistesse una creatura voi da solo non bastereste allo scopo. Il vostro comandante vi ha mandato qui con la speranza che falsificaste queste voci, dal momento che era ben consapevole che se non foste tornato avrebbe dovuto condurre una spedizione più adeguata per mettere fine alla questione. In sostanza, sempre che quanto osservato sia corretto, voi siete stato usato come avanguardia sacrificabile.
    Mi ero lasciata prendere dal discorso. I miei occhi, ormai dialogavano con l'accumulo di ipotesi che si concentrava nel mio cervello e codeste erano tali che non feci in tempo ad accorgermi di quanto intrapresi a dire. Ciò che stavo descrivendo era quella strategia tipica degli eserciti organizzati, la stessa che colpì Falhai al petto con una freccia dall'inaspettato sapore amaro. Egli, il suo viso, la consapevolezza di una colpa dipingevano quelle rughe a chiudersi a ridosso del proprio palmo. Per un minatore del deserto del Nord questo genere di ragionamenti rappresentavano il fallimento. Lo stesso che non riuscivano a nascondere i suoi vecchi e potenti occhi neri.
    Fortunatamente questa consapevolezza, per quanto amara ci potrebbe davvero aiutare. Sappiamo, infatti, grazie a quanto, che siamo di fronte a qualcosa di molto pericoloso, qualora esista. Pericoloso non è sinonimo di grosso, però, altrimenti sarebbe un impresa coprire in maniera così precisa il proprio avvento ogni volta che agisce. Probabilmente Sotterranea per questo, ottima strategia se si vuole gettare nel panico qualcuno; le persone guardano avanti ed indietro ma mai dove camminano. Forse agisce in questa zona perché si sposta di Oasi in Oasi. Oppure se è in grado di far perdere le tracce di sé la bravura e l'intelligenza devono essere motivo per una lode o per un'ottima capacità di mimetizzazione. Quindi la mia ipotesi sarebbe.. pericolosa, non per forza grande, con tana nell'oasi o sottoterra e potenzialmente intelligente, forse mimetica.
    Ero consapevole di questa mia particolare defezione. La capacità di tiro mediocre era la causa concatenate i miei aspetti. Non era difficile per chi mi valutasse, arrivare a cogliere i dettagli più intriseci della mia persona attraverso le mie azioni. Erano quelle e queste, di una coerenza impeccabile, i miei occhi compensavano a ciò' che le mie mani non era professioniste nel compiere - l'arte della guerra, così distante dalla mia delicatezza di donna - ed il mio cervello mi garantiva la marcia perpetua dell'intuizione. A volte, la lasciavo scivolare tra le labbra delle mente, altre volte come in questo caso, erano quelle del corpo ad esprimere codesto mio attributo. Non assomigliava questa mia calma a nulla di precedentemente visto ed esistito, forse più ad una latenza di genio che veniva soppressa dal garbo e dall'attaccamento alla tradizione. Le mani di Falhai in quel distacco verso l'esterno, arrivarono alle mie spalle accompagnandomi in un desto sussulto. Fu solo allora che mi accorsi di aver tenuto un monologo convinto che avrebbe dovuto aver luogo solamente nei miei pensieri. Le sue labbra, ironiche, avvicinavano la voce in un sussurro alle mie orecchie.
    Hone, temo che tu stia parlando ad alta voce.
    Scoppiava a ridere mentre il mio viso si ritirava in una nota ferma di imbarazzo. Già; ne soffrivo anche io e la mano di un vecchio amico sulla mia spalla non aiutava di certo la ricalibrazione delle mie gesta.
    Ahah, Ogni tanto bisogna resettarla. Tuttavia, su una cosa a mio avviso ha ragione. L'Oasi deve essere la chiave e dal momento che durante il giorno, questo essere caccia, Potremo sfruttare le conoscenze di Swift per mappare quest'area. Se il perimetro lo permette, ci nasconderemo attendendo di avvistarla. Se è in grado di mimetizzarsi, l'unico modo che abbiamo di catturarla è attendere che abbassi la guardia, ovvero durante il rientro nella sua dimora. Comunque se un manipolo di uomini è stato colto alla sprovvista, non conviene restare nella posizione delle prede. Magari potremo lasciarle un invito formale..
    Gli occhi neri di Falhai si posavano in dirittura della figura di Bashir, incontrando prima di raggiungere tale meta i miei occhi lungo la sua traiettoria.
    Non userai un cieco come esca. Scordatelo Falhai; Bashir non starlo a sentire ha perso la testa.
    In verità lo avevo pensato molto prima ch'egli avesse modo di proferirlo. Quell'uomo dava come l'impressione di saper vedere oltre la carne, all'interno di essa. La mia mente ritornava alla tempestività con cui incrociava i miei occhi nei cambi di posizione più repentini; una curiosa associazione di talenti davvero utili allo scopo. Peccato che, io a differenza della Leadership comune, fossi dotata di una maternità intrinseca che compensava perfettamente l'eccessiva fiducia cui il mio Mentore era molto affezionato.
    Ascoltiamo le idee di tutti, cosa ne pensate vi va se cerchiamo di collaborare?







    Edited by Ellia - 6/1/2016, 19:08
     
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  8. Randez-vous
     
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    Il vento arido del deserto si mescolava con l'umidità dell'oasi florida, il verde del fogliame gettava un'ombra magnanima sui capi che si erano cotti nel deserto con il sole a picco e di certo lo stesso Bashir godeva di quel momento di tranquillità, tanto da spostare il volto a destra e a sinistra attirando al proprio naso i profumi che c'erano lì intorno. Era una sua abitudine quella di sondare la zona che lo circondava, alzò addirittura una mano e sembrava mimare il gesto di accarezzare un gatto inesistente, in realtà era l'aria che stava toccando sentendone lo spessore; per chi era abituato a vedere da sempre era complicato spiegare come ogni cosa che lo circondava avesse una diversa consistenza al tatto, un diverso sapore al gusto, un profumo diverso all'olfatto ed un suono diverso alle orecchie. Privato da chissà quale tristo fato del dono della vista poteva contare su una sensibilità maggiore negli altri quattro, non certo superiori alle normali dote umane ma sicuramente più rilevanti, inoltre la sua innata capacità di percepire le fonti di Chakra aveva un che di misterioso e magico.
    Ad un tratto, nella carezza dell'aria qualche cosa sembrò adagiarsi sul palmo, era fresco ed umido e tanto improvviso che gli risultò strano. Sentì la stretta sulla spalla da parte di Nodai che però intuì solo a metà. Rivolse il palmo verso l'alto per cercare di sentire la pioggia e quest'ultima sembrò arrivare per vie traverse, diverse dalle solite che lui aveva imparato a conoscere, considerando che non c'erano quei tipici segnali che presagivano una tempesta imminente: l'aria non era elettrica, non c'era profumo di umidità - non così tanto da allarmarlo - e più importante di tutti non c'era vento forte. Eppure sentiva l'acqua sgorgare sulla sua mano e solo quando la ragazza parlò sembrò comprendere del tutto quello che stava facendo; velocemente portò la mano al volto e con le labbra schiuse inghiottì quel poco d'acqua che la minatrice gli aveva offerto, elencandone le qualità con una sapienza simile, se non superiori, a quella dei saggi della sua città.
    Era un semplice sorso, sufficiente appena per riempirgli le fauci e togliergli quell'insopportabile sapore di polvere e deserto che aveva seccato la lingua e parte della gola. Bere era un piacere che si rinnovava sempre dopo una lunga camminata nel deserto, il liquido sapeva farsi strada con la dolcezza di un nettare scivolando giù per l'esofago fino all'intestino, ebbe un brivido per il contrasto di temperatura esterna-interna: acqua fresca, "pescata" da cinque metri di profondità dove la sabbia era umida e glaciale in confronto a quella arroventata della superficie. Sorrise e fu un sorriso candido, senza malizia o menzogna, un sorriso che aveva un solo aggettivo che si poteva sposare con il gesto: buono.
    Grazie...! Era ottima.
    Pulendosi infine con il dorso della mano in maniera piuttosto rozza ma sanguigna, simile più ad un bambino che ad un ragazzo vero e proprio. Aveva dei comportamenti molto spensierati nonostante gli inverni che aveva sulle spalle, forse per una sua diversa "visione delle cose" puntando ad essere molto più semplice di quanto fosse necessario. Aveva avuto l'istruzione che meritava, da buon mercante conosceva l'etichetta che si usa tra l'uomo che fa la domanda e quello che compie l'offerta, era in grado di usare un vocabolario un po' meno colorito e ricercato, era conscio di come ci si dovesse comportare a corte o al Gran Bazaar, eppure in quel momento aveva più l'innocenza dei bambini che la malizia degli adulti. Uno strano connubio.
    Swift - così si presentò il soldato - prima si spaventò nel vedere cosa la ragazza fosse in grado di fare ma si calmò qualche momento dopo, disquisendo in parte della propria missione e sollevando congetture lecite in direzioni dei tre malcapitati, di cui due su tre interagivano in maniera proficua. Il cieco al momento stava per lo più a sentire e formulava nella propria mente delle idee ad ogni parola e concetto che gli altri tre sciorinavano dalle labbra; ebbe come l'impressione che si fossero cacciati in un "vicolo cieco" e sorrise di sé stesso, era una buona battuta, l'avrebbe usata presto o tardi per tentare di strappare un sorriso agli altri, sorriso che si sciolse come ghiaccio in quel deserto arido quando gli fu chiaro che molta gente non era semplicemente sparita ma era stata data per morta. Passò una mano sul volto per qualche secondo, il cuore si era fatto improvvisamente pesante come un macigno ed un pensiero nero avvolse le meningi per qualche istante, provando pietà per quelle povere vittime ignare che non avevano altra colpa se non quella di voler commerciare i propri beni per qualche moneta d'oro prestando un servizio al popolo stesso. Forse non tutti erano così nobili di cuore, ma Bashir non riusciva a pensare al male in questo preciso istante. Si tolse il copricapo in un silenzioso quanto sentito cenno di rispetto in confronto dei caduti rimanendo serio per il resto. Non era decisamente il momento di fare battute.
    Nodai cominciò a parlare snocciolando le sue teorie, teorie che avevano sia un capo che una coda. Spostò lo "sguardo" su Falhai ma era l'orecchio che era teso verso di lei, il suo unico modo per far comprendere agli altri che donava attenzione. Respirava piano e procedeva con il suo filo logico mentale.
    Se davvero lo hanno mandato come carne da macello... Déi, che destino orribile... non se lo merita. Un soldato viene davvero trattato così male? Pensavo che ci fosse più del "cameratismo" che del "nonnismo"!
    ... La signorina Nodai ha ragione, potrebbe davvero non esistere questa creatura e se è davvero così ci sarebbe un altro problema. Chi o cosa colpisce mercanti e guardie indiscriminatamente, tanto da maciullarli senza lasciare l'ombra di una traccia? Tanto meno i corpi... povere anime... Se invece esiste potrebbe essere effettivamente sotterranea e di piccole dimensioni, però...

    Il naso si levò per aria, verso il cielo che lui non conosceva e che non avrebbe mai avuto modo di conoscere. Era qualche cosa che gli era assolutamente estraneo, l'unico modo per poter conoscere la volta celeste era quello di possedere il dono della vista. Astri, nubi, stelle erano a lui sconosciute in forma, odore, sapore, gusto. Sapeva di malinconia, solo questo. Con i suoi soliti movimenti fluidi ma molto lenti posò il ginocchio sulla sabbia con delicatezza e con la mano oramai asciutta toccò l'intero strato granuloso. Era caldo, tremendamente caldo e sfuggevole: se lasciato libero dal palmo volava via, se stretto troppo scivolava. La sabbia aveva delle particolarità interessantissime, era terra frammentata in così tanti e piccoli pezzi che era impossibile contarli e lui percepiva la maggior parte degli smottamenti di grande portata insieme ai movimenti delle persone che erano lì nei paraggi. Sapeva che in quel momento erano per lo più soli. O forse quella "cosa" era abbastanza in gamba da eludere anche le sue finissime capacità percettive.
    Falhai prese la parola dopo aver fermato la ragazza nel suo soliloquio, non comprese bene il tumulto di emozioni che investì la giovane ma continuò ad ascoltare attentamente le parole dell'uomo assottigliando sempre di più gli occhi color madreperla, masticandosi lentamente le guance dall'interno mentre il cervello cominciava ad arrovellarsi, i suoi neuroni come grandi ruote dentate si muovevano senza posa. Sorrise di nuovo quando l'altra tentò di dissuadere l'uomo dalla sua idea; era un gesto piuttosto gentile e garbato che per molti poteva essere considerato "screanzato". Uomini ben più orgogliosi di lui a quella carineria avrebbero perso le staffe sentendosi dei pesi o comunque favoreggiati dalla loro mancanza, il ragazzo semplicemente era conscio che in parte l'utilità che poteva fornire era ben minore rispetto a quello di ogni uomo normale.
    Si sedette con le gambe incrociate, una posizione piuttosto tipica per lui che aveva ricevuto lezioni da un monaco, inoltre i popoli del deserto usavano spesso quella posizione per poter adagiare le terga a terra, o alla sabbia. Adagiò le mani sulle ginocchia, la mano sinistra tratteneva ancora il suo copricapo ed il viso era aperto in un sorriso leggero mentre l'espressione degli occhi era neutra, così come le sue iridi e le sue pupille. Sembrava aver raggiunto la pace interiore, affermazione ben lungi dall'essere vera. Prese un respiro e parlò, così, come faceva sempre.
    Prima di tutto è un piacere fare la vostra conoscenza Swift, io sono Bashir, conosciuto come Al'Aemaa ma vi prego di chiamarmi come più preferite.
    Le informazioni che voi ci avete dato sono sicuramente importanti, è quindi corretto dire che qualche cosa c'è, a discapito di tutto, che egli sia una fiera, un gruppo di banditi e tagliagole o cose ben peggiori. E come voi, noi siam qui per rimediare o almeno l'intento è quello di comprendere la verità e tentare di riportare tutto al suo delicato equilibrio.
    La Signorina Nodai ha elencato un insieme di speculazioni più che giuste ed ottime, a prescindere che sia una donna o meno. Siamo nel deserto e non ad Alkarna - anche se ne siamo pericolosamente vicini. Il "mostro" può effettivamente essere una creatura dotata di tutte le particolarità elencate: mimetismo, intelligenza superiore ad un comune animale, di piccola misura ma sollevo un'altra ipotesi che spero - sottolineo spero - sia solo frutto della mia immaginazione che, come capirete, è molto ferdida dato che devo immaginare le cose per poterle vedere.
    E' possibile che questa "cosa" sia una creatura volante. Se non ricordo male, nei pressi dell'oasi ci sono dei promontori piuttosto ripidi adatti per animali che si fanno il nido. Se è veloce è pressoché invisibile e se colpisce dall'alto potrebbe essere abbastanza grande da poter agguantare con le proprie grinfie un manipolo di uomini e ucciderli in pochissimo tempo.
    Ma un altro dubbio che mi sovviene è la quantità degli uomini: se non ricordo male Effendi Swift ha detto che in pochi sono tornati e ridotti in uno stato a dir poco pietoso, vi è quindi la possibilità che la creatura che stiamo cercando non sia in realtà uno stormo? O un branco magari di queste creature veloci e terribili? Non mi sento pronto di escludere queste ipotesi, neanche le varie possibilità mescolate l'una con l'altra. Potrebbero essere uno sciame volante come un branco sotterraneo o viceversa. Ma posso sbagliare, mi auguro di sbagliare. Una creatura con doti straordinarie è comunque una, in quel caso avremmo il vantaggio numerico dalla nostra.

    Prese fiato e spostò il volto in direzione di Nodai, sorrise un po' di più con morbidezza in sua direzione, sembrava avere un'aria lusingata per quanto il suo viso inespressivo potesse anche solo lasciare un'idea dei sentimenti e delle emozioni che provava.
    Io vi ringrazio molto Signorina Nodai della premura, è un pensiero molto dolce il vostro ma è altresì vero che "un'esca" è composta da qualche cosa, o da qualcuno, che non è in grado di difendersi. Ammetto che non mi piace l'idea, sapete, sembra particolarmente rischioso ed avventato ma è forse il migliore punto di partenza che abbiamo. In natura, come spesso facciamo anche noi uomini, la prima vittima che si sceglie durante la caccia è proprio quella più indifesa ed è quindi su di me che la scelta ricade. Sono sicuro di non correre pericoli, non fin quando voi sarete pronti a mettere fine a tutto questo. Credo che sarete pronti a prestarmi soccorso quando ne avrò bisogno, vero?... Vero?
    Simulò del panico nella voce ma il suo volto rimaneva comunque sereno, un po' più serio ma comunque sereno.
    Sta di fatto che comunque ho delle buone capacità percettive, riesco a sentire se qualcuno si muove almeno a trenta passi da me e a dieci passi percepisco la presenza di vita. Direi che posso "vedere" il vostro Chakra anche se non mi sbilancio... "vedere" è una parola grossa.
    E spostò il capo in ogni direzione: il primo fu Swift a cui sorrise, il secondo a Falhai a cui piegò debolmente il capo in un cenno di muta intesa ed assenso per il suo piano e l'ultimo a Nodai stessa, chiudendo così il cerchio.
     
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    Un fatto strabiliante avvenne sotto gli occhi di tutti i presenti. All'apparenza si materializzò sul palmo della mano in postura concava del ragazzo dagli occhi perlacei un piccolo quantitativo di acqua. Era stata la ragazza. Presto il fatto tanto strabiliante trovò una spiegazione nelle parole pronunciate dalla ragazzina stessa.

    Rabdomanzia eh? Ho visto e sentito parecchi minatori che millantavano, o forse no, di possedere la capacità di sentire ed individuare nel sottosuolo la presenza di metalli ed addirittura acqua. Lei sembra avere un'abilità di tutt'altro livello...Riesce dunque a richiamare piccole gocce d'acqua ed accumularle in un punto condensandole... interessante... cos'altro saprà fare? E soprattutto fino a che punto può esercitare tale controllo... ho visto soldati capaci di rompere semplici tegole di terracotta e frantumare con la stessa mano rocce di dimensioni enormemente più grandi ed infinitesimamente più dure.

    Sebbene Nodai cercasse di rassicurare il ragazzo del fatto che la sua abilità fosse innocua, quest'ultimo sapeva bene che anche la più piccola quantità di acqua, se usata in modo ponderato, può essere enormemente distruttiva. Ricorda infatti che in alcune miniere limitrofe a piccoli corsi sotterranei, si raccoglieva l'acqua al fine di racchiuderla in un canale via via sempre più piccolo con un'estremità forata. La pressione così esercitata, in quanto una delle caratteristiche dell'acqua è proprio l'incomprimibilità, generava un getto molto sottile e fortemente tagliente che permetteva un taglio molto rapido e preciso dei blocchi di roccia.
    Nel frattempo la ragazza avanzò senza titubanza verso Kenji, nonostante l'assenza di risposta a quel che voleva essere una rassicurazione. Con movimenti lenti raccolse dolcemente la borraccia che grave era caduta, dalle mani del proprietario, nell'ampia pozza. Kenji con la coda dell'occhio seguì ogni suo minimo gesto. Con un gesto sfumato sollevò la mano spostando il copricapo e tirò fuori da esso un fiorellino dal bianco intenso, riflettente. Era un fiore del deserto, purtroppo un po' sofferente a causa del luogo in cui era stato conservato, ma con la bellezza ed il bianco candido che lo contraddistingueva del tutto intatti. Dalla spessa stoffa che costituiva il capo del capo della ragazza fuoriuscì anche una ciocca biondissima di capelli. Erano capelli ben curati, un dettaglio che non sfuggì a Kenji. Che nel frattempo cominciò a nutrire un po' di curiosità in più verso Nodai. Si chiedeva per quale motivo un personaggio del gentil sesso si accompagnasse sola con due uomini. La ciocca faceva intendere che la ragazza si curasse molto, non poteva essere semplice genetica.

    Potrebbe essere la concubina di uno dei due uomini... no, non avrebbe tanta libertà e soprattutto il permesso di avvicinarsi di sua spontanea volontà ad un altro uomo. Deve essere per forza una combattente o una cacciatrice... tutti loro probabilmente lo sono. Se me la gioco bene, magari mi possono tornare utili, Però, prima mi devo accertare che ciò che dicono sia la verità.

    Infatti la situazione era abbastanza strana. Si può capire il fatto che necessitando di informazioni è necessario chiedere a chiunque ne possa essere in possesso, ma la fiducia nel prossimo è così grande da fidarsi di uno sconosciuto che oltretutto diffida a sua volta del prossimo? Kenji non ne era proprio convinto. Poteva fidarsi delle apparenze, dei gesti, dei modi carini della ragazza? Era come un topo di fronte ad un pezzetto di formaggio. Quel che offrivano era un semplice aiuto o sotto c'era velata una bella trappola a scatto?

    Tracce della bestia non ce ne sono... ma non è detto che ci realmente una creatura misteriosa. Ho setacciato tutto il percorso fino a quest'oasi e non ho rinvenuto nulla di strano. Oltretutto le informazioni provenienti dai sopravvissuti potrebbero essere confuse a causa dello shock, dal fatto che era buio o più semplicemente sono state interpretate male... Più plausibile è il fatto che potrebbero essere stati dei banditi, capaci di occultare le salme e soprattutto gli animali e la relativa merce sui loro dorsi che il gruppo di mercanti e minatori portava a presso... che siano loro? Ho bisogno delle prove... ma come posso ottenerle?

    Nodai aveva a quel punto poggiato il fiore sulla borraccia per infine allungare la mano verso Kenji e restituirgliela. Un semplice gesto a cui il soldato fece molta fatica a rispondere. Nella sua mente vi era un continuo pensare a cosa fare, un continua contraddizione.

    Però, anche se fosse, sono in vantaggio numerico... avrebbero potuto assalirmi senza troppi problemi, soprattutto il grande omone qui di fronte. Forse le loro parole sono sincere... o magari vogliono qualcosa da me. Cosa? Delle informazioni riguardo la congregazione? No... anche in uel caso avrebbero potuto assalirmi, catturarmi ed estorcermi con la forza ciò che volevano sapere... meglio fare buon viso a cattivo gioco. Almeno fino a quando non mi daranno motivo per cambiare idea.

    Kenji raccolse dalle mani della bella ragazza la sua borraccia. Si rilassò un pochino.

    Grazie.

    Prese il contenitore e lo ripose nella propria sacca. A quel punto si sentì in grado di rispondere alle domande che gli porsero senza però dire più del necessario.

    A quel punto, il ragazzo dagli occhi di perla si tolse il copricapo in segno di rispetto per i caduti. Kenji poté accorgersi finalmente della disabilità del ragazzo. Notò infatti che gli sguardi naturalmente vuoti erano anche leggermente sfasati rispetto alle azioni che ogni singolo personaggio lì presente stava eseguendo.

    Sapete.. i nomi dei caduti?

    Chiese Nodai con sguardo preoccupato.


    O è una brava attrice o è realmente preoccupata per la sorte di quegli uomini... mmh.

    La ragazza proseguì facendo un'analisi sulla situazione, insinuò anche che il ruolo del soldato congregato lì presente fosse quello della semplice esca. Forse lo era. Tuttavia gli era anche stato ordinato, qual'ora la situazione si fosse fatta impossibile, di tornare assolutamente indietro. La necessità di mandare un esploratore in avanguardia era proprio quella di non impiegare troppi uomini, che non erano oltretutto disponibili, su un fronte quando l'esistenza della minaccia era ancora incerta. Kenji lo sapeva bene, come sapeva che qualcuno all'interno dell'esercito non lo vedeva di buon occhio. A suo malgrado era incastrato: doveva assolutamente mantenere un profilo basso, eseguire gli ordini anche se rischiosi per poter mettersi in mostra, per trovare l'incappucciato. Il gioco valeva la candela. Non c'era altro modo, il sistema in cui i suoi oppositori erano inseriti era un sistema troppo ostico da smantellare se non direttamente dall'interno della piramide e soprattutto dal gradino più alto possibile.

    Bene, potrei volgere questa situazione a mio favore. Potrei tralasciare il fatto che mi abbiano lasciato la possibilità della ritirata qualora la situazione, anche a prima vista, fosse stata difficile. La mia missione è quella di verificare la presenza o meno di una minaccia, ma se riuscissi ad estinguerla... farei un gran figurone d'innanzi al comandante Stone, che potrebbe accettarmi all'interno della sua divisione... potrei accettare l'aiuto di questi combattenti e comunque potrei sempre scegliere la ritirata al limite...

    Kenji rispose in modo tranquillo e apatico, senza però voler svelare troppi dettagli riguardo la sua missione.

    No... mi spiace. Non era un dettaglio essenziale ai fini della missione affidatami. Non avrei mai immaginato che potessi trovare lungo il tragitto qualcuno interessato al caso.

    Avete ragione, signorina ehm... Nodai se non sbaglio. La sabbia e le tempeste sono l'incubo di chiunque decida di trovare delle tracce tra queste dune. Il fatto è che non appena appresa la notizia, sono stato mandato in avanscoperta. Per coprire piccole tracce come sangue, oggetti o esagerando, corpi bastano le regolari folate di vento, tuttavia non ho rinvenuto nessun animale da soma nei dintorni né morti né vivi. Potrebbero essere scappati, è vero, ma solitamente sono legati assieme e portano carichi pesanti sulla schiena. A rigor di logica questi sarebbero molto probabilmente venuti in questa direzione in quanto anche loro applicano una sorta di rabdomanzia di tipo olfattivo.

    Per quanto riguarda la mia situazione, non le do torto. Un soldato deve eseguire gli ordini a lui affidatigli, un soldato congregato deve agire per il bene della Congregazione. Se la mia missione avrà successo, molte vite saranno risparmiate... non importa il prezzo.


    Quest'ultima frase fu detta omettendo volutamente la seconda possibilità che il comandante Stone aveva dato al giovane Swift. Si avanzarono poi delle supposizioni, in base alle informazioni a loro disposizione, delle abilità della creatura che aveva attaccato la carovana lungo quel percorso.

    Concordo con le vostre supposizioni... anch'io penso che l'oasi sia la chiave. Involontariamente abbiamo agito seguendo uno schema che in accademia chiamavamo schema a cuneo: quando più persone dovevano intrappolare un bersaglio più veloce o sfuggente era necessario chiuderlo all'interno di una morsa. Voi provenendo dalla direzione opposta alla mia avete verificato l'assenza della creatura lungo il tragitto esattamente come ho fatto io. Anche se fosse una creatura sotterranea e non visibile, non c'è nessuna ragione plausibile perché non ci abbia attaccati prima, se non appunto , il fatto che fosse rintanato.

    In quel momento il ragazzo cieco prese a sedere a terra incrociando le gambe.

    Ma che fa...? sarà stanco...

    Era rimasto in silenzio durante l'intera discussione, ma ora probabilmente si sentiva di dire la sua. Si presentò a Kenji ed espose le sue idee riguardo alla misteriosa creatura.


    Comunque, anche se fosse un animale così grosso e volante, come dite voi Bashir, l'apertura alare sarebbe così ampia da poter sostenere il volo e il rumore che produrrebbe sarebbe abbastanza da poterlo rilevare molto da lontano.

    In qualsiasi caso penso che quello dell'esca sia l'idea migliore, tuttavia non sappiamo quando potrebbe attaccare... dovremmo dargli un pretesto... ma non ho idea di come fare...forse attendere è la scelta più saggia...


    Ora ho capito perché si è seduto... aveva già preso la decisione di fare l'esca. Ammirevole.

    Al'Aemaa prese a "guardare" ogni compagno in faccia per far intendere che aveva preso la propria decisione.

    Non vi preoccupate Bashir, io mi nasconderò in cima a queste palme, appena dietro le vostre spalle. Le foglie sono abbastanza rigogliose per potermi occultare un poco.

    A quel punto lo Swift prese a correre per una decina di metri lasciandosi alle spalle i nuovi compagni e con un poderoso balzo di circa 5 metri, atterò tra il fogliame formato dalle "chiome" degli alberi.

    Non ci tocca che aspettare, spero di non dover ritirarmi... speriamo sappiano il fatto loro in combattimento...



    Edited by KamenTeacher - 8/1/2016, 18:22
     
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    State andando bene. Postino Ellia e Randez in base alla strategia scelta, quindi vado io.
     
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  11. Ellia
     
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    Capitolo 1 - Minaccia tra le Dune

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    [ L'Imperiale ]



    Sono io che vi ringrazio, Swift; dare ascolto in silenzio e con tanto rispetto, alle parole di una donna soltanto, è qualcosa che mi lusinga grandemente.
    Lui aveva una saggezza vecchia quanto il tempo. Nei miei sguardi attratti dall'altrove, rappresentava per me l'immagine di un padre in frantumi d'essenza. Possedeva quel riguardo delicato per la mia persona che gli permetteva, al mio fianco, di non titubare mai riguardo le mie scelte. Ero così, com'una ragazzina fiorita nell'avvicinarsi della maturità, accompagnata dal tono calmo che Falhai riusciva ad implementare fortemente in mia presenza. Il sapore della comunità, quanto affiatamento può contenere in un corpo non trovate? Così misero concetto lanciato alla deriva dei tradimenti, eppure forte in quella saggezza incline al perdono, forse assai grandemente più vicina alla divinità stessa che a qualsivoglia forma di percezione umana. Rara, quanto la forma percettibile dell'infinità eppure esistente e raffinata in legami particolaristici che probabilmente, in questa mia sola vita antica, mai avrei avuto l'onore di toccare. Mi sollevava da sempre; la fede nelle divinità fatte a persona, questa fiducia incontrollabile che sfociava in un divenire di ragione e equilibrio muto di sorprese. Per la mia persona, non v'era mai stato quel correre di pensieri che immaginavo stesse fluttuando in tempesta tra le righe di colore delle riflessioni di questo Soldato. Il dovere aveva per me un profumo di originilità rispettabile, dipinta e disseminata di alture a cielo aperto e la pioggia assente delle stagioni andate perdute mi colorava gli occhi in una punta di sorriso duro e lucido. La diffidenza apparteneva a quel mondo di mercanti a cui io non ero mai stata adatta. Provavo quella mancanza d'interesse che v'era ma non v'era nel confidare nell'altro così come era per me curiosità. Essa giaceva sopita nel profondo della mia coscienza, attendendo forse che qualche disgrazia la destasse, che una qualche esperienza ne carezzasse il viso, risvegliandola in tal modo da codesto sonno che non la vide mai addormentarsi per prima. Molte volte aveva aperto gli occhi impaurita, confusa eppure, fosse per forza sì come per voglia, prestavo attenzione a rimboccare le coperte dei pensieri oltre il suo profilo. Dell'uomo altro non desideravo che catturarne insegnamenti, capacità, deduzioni attraverso la straordinarietà della gesta, quella lealtà che riusciva a darmi; fosse stata anche soltanto una goccia infinitesimale di sé, sarebbe bastata al mio scopo. Nulla esiste che non possegga un cuore ed ai miei occhi, questa punta di femminilità statica, esorbitantemente tradizionale, fissa e ferma nella sua punta magnetica - come quei miei occhi - riparava al danno di sacrifici passati. Si trattava di un'ingenuità voluta ch'ingenuità di certo non era; il mio bisogno di desiderare le grandi gesta, vederle trasmesse, volerle trasmesse era qualcosa che surclassava fattori quali il pericolo. Forse che chi tema la morte, chi tema l'assassinio come un assassino abbia avuto modo di incappare meno spesso sul sentiero della fine dei suoi giorni? Ovviamente, eppure se il mare delle esperienze conduce comunque ad un ultima spiaggia, che allora si giochi in modo bambino sulle correnti di codesto oceano colmo di intensità umana e che mai ci si lasci navigare in solitudine. La forza della fedeltà verso un compagno sconosciuto, così come quella per chi ti era accanto da una vita, avevano un valore che il pensiero, la titubanza, l'ignoranza non avevano il permesso di contrastare. Questa era l'essenza d'Aldaresia, dei grandi conquistatori della tradizione antica e tanto io quanto Falhai, in ogni attimo, si percepiva fortemente, indurivamo la fierezza con cui tale nome andava portato. La piccolezza dei minatori delle Oasi del Nord si chiudeva nel suo comandante in quel territorio ostile, per il ritrovamento di due perduti, per la rimozione di un errore imperdonabile. Capivamo, comprendevamo i rigori militari ed oso suggerire che nulla vi trovassimo di falso in queste loro decisioni. Fedeli all'Impero, avevamo tuttavia guadagnato questa nostra autonomia rispetto ad esso, inestricabile e non passibile di sradicamento. Bisogni di uno e bisogni dei tanti, nelle mani del Mio Mentor,e assumevano la stessa valenza; lo spirito di sacrificio avrebbe assunto il valore di una lode se e solo se le capacità di chi era al comando non fossero state sufficienti a costituire un piano sicuro per tutti indiscriminatamente dalle qualità quanto nella quantità di uomini posti all'appello.
    Bene.
    Cominciava il silenzio a seguito delle riflessione. L'aria donava quel tocco di calma che ragguagliava in un tono di voce più severo e vecchio, quello di Falhai, in merito a quanto stava per essere concordato.
    Credo che si possa dire di essere arrivati ad un dunque ragazzi miei. Intanto, prima di muoverci riprendiamo in mano le idee. Se non v'è chiarezza si rischia un fallimento per stupidità. Quindi ci disponiamo come suggerito da Swift; Bashir sei la chiave per la buona riuscita della strategia d'avvicinamento. A cinque metri dietro la tua posizione si sta nascondendo il soldato, tre metri di fronte alla tua persona, invece, andrà a coprire la distanza Nodai. Utilizzeremo, come deciso precedentemente, pertanto, una formazione che ci permetta di individuare ed attaccare l'avversario sfruttando le uniche informazioni che abbiamo a riguardo; non avendo certezze sulla sua forma dobbiamo per forza assicurarci di possedere una copertura totale per la vista; in sostanza, se riuscissimo ad individuare la creatura prima che lei individui noi, avremo già un vantaggio - ricordate la fine di chi ha tentato prima di noi, scarsa organizzazione e cattiva attenzione conducono la storia a pessimi finali. Swift dalla sua posizione, come puoi percepire Bashir, vaglierà l'area dinnanzi a sé e quella oltre le spalle di Nodai. Nodai, dalla sua posizione invece, sarà in grado di coprire con la vista non solo l'area di fronte a sé stessa e quella, di rimando, oltre le spalle di Swift ma soprattutto la direzione d'aria che conduce al promontorio. Lei ha una buona vista davvero, considerato il suo stile di combattimento; se qualcosa si avvicina in volo è meglio averne consapevolezza il prima possibile. Bashir, mio caro ragazzo, voi non sarete solo l'esca ovviamente, vi preoccuperete di prestare attenzione a ciò' che gli occhi e le orecchie dei vostri due compagni non sono in grado di percepire. Avete un talento davvero raffinato, vi chiedo di utilizzarlo con saggezza, mi raccomando conto su di voi.
    Codesta sua minata autorità così bassa e profonda raccoglieva di quando in quando quella tensione tipica dei vecchi d'altri tempi. Non avevo bisogno di rivolgere il mio profilo a lui per comprendere ciò' che i suoi occhi lasciavano largamente intendere. Conoscevo quell'uomo da una vita intera ormai, l'amavo come ogni figlia e figlio della mia comune mai avrebbe osato dire; egli era un comandante piangente dalla straordinaria umanità d'animo, per me, così come io a mia volta, più umilmente e silenziosamente lo uguagliavo. Veniva ad avvicinarsi il pericolo del mistero e la nostra gioventù raccoglieva in me tanta fiducia quanta preoccupazione. Così' mentre il discorso proseguiva m'allontanavo con due passi per raggiungere la posizione del mio cieco compagno; dinnanzi ad esso flettevo un ginocchio a terra, lasciando che le conversazioni altre fossero immagazzinate in una percezione d'ascolto alternativa, dal momento che la principale, ora desideravo donarla a lui. Non gradivo questa strategia ed allo stesso tempo altro non facevo che ricordare a me stessa la necessità che tutti debbono poter dimostrare, quel senso di utilità unica che solo occasioni di questo tipo concedono a uomini e donne per affrontare vita e i suoi timori. Forte di questa consapevolezza e debole nella sua capacità d'accettazione la mia mano sipronunciava all'altezza del collo della tunica di Bashir, vi posavo le dita nell'intento di sistemarla. Era uno dei miei difetti preferiti l'affezione che concedevo verso gli eroi, i coraggiosi; una sorta di madre anticipata dal buon senso e dalla mancanza di filtri sociali. Mi rendevo conto, nello stesso passare di mano su quella tunica cotta di sole e sabbia che la pulizia del suo abito non sarebbe servita ad alcuno scopo. Eppure, forse in segno di cessione, in una naturale caducità femminile che mi apparteneva, il sentore di quel rischio mi portava ad una cura maggiore delle cose.
    Vi suggerisco, un piccolo trucco che io e Falhai utilizziamo per comunicare in miniera quando gli eventi non lo permettono.
    La sensibilità è spesso il punto di scarico di tensione più umano che avevo, nel nasconderla mi acquietavo portando la mano destra a dirigersi verso l'esterno, per cercare di afferrare in una stretta molto forte, quella di Bashir. Quel movimento avrebbe dovuto antecedere ad una spiegazione, in cuor mio, era ciò' che intendevo dare ma.. mi presi un istante per continuare a stringere, fissandolo in quegli occhi vuoti di colore così' come si ascolterebbe il deserto parlare nel silenzio di una quiete improvvisa. Cercavo in lui quel sentore di titubanza, un velo di paura che mi stupi', nel vederlo essere riflesso, invece, dai miei stessi in quell'incrocio di Sguardi. Parlavo con un sussurro di voce piuttosto gentile, il timbro duro per quanti stati d'animo potesse assorbire concedeva quel tocco di premura femminile marciante di umile sicurezza, potente di fede e sopratutto.. Fiducia. Sfilavo la mia mano dalla sua, portando il suo indice a sollevarsi tra le mie dita e nel correre del mio discorso, anche le altre piano piano seguivano il corso della gemella.
    Uno, Due, Tre, Quattro, Cinque. E' il numero di metri che misura il raggio di una circonferenza con epicentro voi. Se lo sentite arrivare da lontano e volete indicarci la porzione di spazio che ci distanzia da lui, sollevate queste vostre mani e comunicatecelo qualora non vi sembrasse opportuno interrompere il silenzio.
    Il mio corpo, dopo quanto detto, scivolava con fluidità verso l'alto distaccandosi da quella stretta con lentezza, quella tipica dell'abbandono d'intenti. Falhai aveva terminato il suo discorso ed il tempo d'indugiare per me, era giunto al termine.
    Sarò a tre metri da voi, qualsiasi cosa accada confidate nel fatto che non vi abbandonerò Bashir. Anche qualora vi sembrerà ch'io non sia più dove credevate che fossi, abbiate tanta fiducia in voi quanta ne ho io. Ricordate; se v'e' una cosa che la gente del Nord conosce è come ricordarsi costantemente dei Suoi compagni. Buona fortuna Hone..
    Voltavo le spalle a quei miei due incontri, lasciando dietro di me la consapevolezza di orme sottili dalla dura impronta di passo. Cosi' mentre raggiungevo camminando quel metri, passandoli con la femminilità debole di cui godevo, i miei occhi s'assopirono in un pensiero vagante a palpebre chiuse; nel mento basso, in un incontro di occhi passeggero, il mio fianco venne intrappolato dalla mano pesante di Falhai che incrociavo a riflesso di direzioni. La paura che precede l'attimo della scoperta, in un incontro di pupille si manifestava come quel meraviglioso timore che io, come molti altri prima di me, avevamo scelto di chiamare con il nome di un saluto dal sapore di coraggio delicato.
    Io mi porto all'altezza della duna centrale. Controllerò' che la vostra posizione sia coperta, cosicché non attiriate altri sguardi all'infuori di quello della bestia. Qualora vedessi uomini o briganti avvicinarsi, me ne occuperò' personalmente. Vi lascio con loro per il resto; Nodai mi raccomando..
    Quando quelle parole raggiungevano le labbra, le vidi scegliere di arrestarsi nel silenzio. La stretta al mio fianco divenne di quella forza vecchia che si usa in ammonimento ai più delicati tra gli amori. Fu allora, in quel preciso attimo dove tempo e memoria riprendono ad affiorare colti da una torpedine di iniziative mancanti alla logica che scese il sipario della consapevolezza in tutti noi. Il tempo della quiete cessava adesso di battere i suoi ultimi rintocchi, il mio fianco scivolava oltre la sua figura raggiungendo la posizione prestabilita - lasciando un solo cenno di sussurro ad attecchire quando, giunta alla distanza congeniale da Bashir, verso la fronte di quel vecchio posavo i miei occhi.
    Comunque A mio avviso, sarebbe più saggio preoccuparsi per se stessi Falhai. Sia mai che ti debba venire a cercare in qualche asta d'antiquariato. Ricordatemelo Hone, a quanto ammonta il valore della vostra giovane età ?
    Mh,Mh,Mh
    Si lasciava un augurio non detto alle spalle, fosse per scaramanzia, più probabilmente dal momento che la sua figura non impiego' che un frammento di tempo per allontanarsi dalla mia visuale.
    Sciocca donna. Deve ancora venire il giorno in cui io possa incontrare cio' che queste mie vecchie e sagge membra non sappiano tenere a bada. Pertanto..
    Seguivo il correre delle cose, lo spostamento di Swift verso l'arbusto, la presenza di Bashir tra me e lui. Era tutto pronto, unico tassello mancante al quadro completo era paradossalmente il più macchinoso ma avevo avuto molti istanti, tra l'inizio di un discorso e la fine di un altro, per riflettervi in merito. Dico che, qualcosa di particolarmente sagace mi venne a balzare nella mente. Trassi a me il respiro di una cassa polmonare, non avrei permesso oltre alla realtà fattuale di toccarmi. Nei combattimenti il divenire dell'istinto era qualcosa in assenza del quale, mente e corpo non avrebbero lavorato sufficientemente in accordo. Cominciava, pertanto il ciclo di questa trasmissione di Chakra che aveva tendenza infinita. I miei occhi, assumevano quel tuffo acquoso tra la lucida pietra del rosa d'un tramonto a fil di essenza. Scioglievo le spalle così come il corpo, nel rilassarli in modo tale che il raggio d'azione che coprissero fosse tanto grande quanto la mia capacità ottica permettesse. Pertanto mi concentravo in quella porzione di territorio vicina e lontana che tragittava come una corrente di prospettiva in andata ed in ritorno dalla mia posizione, oltre quella di Swift. A tratti, concedevo un occhio anche ad egli nel mentre; m'assicuravo forse che fosse pronto a poter vedere ciò' che l'anima dell'acqua mi suggeriva di compiere. Un gesto del capo verso di lui, mentre la trasmissione del Chakra continuava, fu l'ultima reazione che mi vide partecipe in carne degli eventi. Quel calore universale mi avrebbe avvolta in un baleno da un momento all'altro, confondendomi come sabbia tra le dune del deserto centrale, una sabbia dal tenore fiero quanto meraviglioso agli occhi.

    Passive: Owl's Eye
    L'arciere ha addestrato la propria vista per riuscire a scorgere il proprio bersaglio più lontano di chiunque altro.
    Gittata aumentata di 5 metri.

    Aura: Camouflage
    L'utilizzatore è in grado di mimetizzarsi con l'ambiente naturale attorno a sé, tuttavia per non rivelare la sua presenza deve rimanere immobile. Un qualsiasi movimento interrompe l'aura, mentre un attacco o altra skill rivelerà la propria posizione, ma si rimarrà comunque mimetizzati. Avversari a 20 metri o meno di distanza individueranno l'utilizzatore. Attacchi dell'arciere portati oltre questa distanza necessitano un rapido ulteriore per la difesa mentre l'aura è attiva. Non funziona su skill o action.
    [Chakra: 5]


    Era come se le mani del Mare avessero avuto la facoltà, in quel preciso istante, di arrotolare la propria figura dietro un velo trasparente. Questo, raccoglieva la sua immagine scivolando come acqua in quella quella sua consistenza che svaniva in un rigagnolo arrotolato di spuma liscia in mimesi con l'ambiente circostante; così' come lavata via da un'onda lenta di atomi trasparenti. Io che la fissavo da qui, ne rimanevo ancora dopo anni stupito. Non era nulla più che un illusione, come molte capacità che sono in grado di mettere in pratica i liquidi. Eppure, davanti quella roccia, tra quella sabbia, della sua presenza non si colse più altro che il ricordo di un dito alle labbra ad assicurare agli altri il silenzio. Beh, non era proprio questa tutta la verità se devo essere sincero. Dall'alto di questa mia duna, persino da quest' altezza, la diffusione di un suono più prelibato dava concessione allo scherzo di quel Miraggio istantaneo. Ella cominciava a cantare. Dovete sapere, voi che leggete, che Ogni donna d'Aldaresia si diletta più volte nell'apprendimento di quest'arte ma di certo mai nessuna forse, avrebbe pensato di sfruttarne le vibrazioni per una caccia. Cosa ne posso sapere io, tuttavia, riguardo alle donne; cielo o terra a cui si appartenga le creature del deserto di una cosa si possono dire accomunate l'udito e quell'attrazione che non era propria delle sole specie animali, verso una voce di quel tipo. Che fosse per un pasto o che fosse per intrattenere le nostre ore da fanciulli, mi ritrovai a ricordare in quell'istante perché, per tanto tempo, a lei sola avevo scelto di accompagnarmi nelle difficoltà. Ella sapeva tirar fuori il meglio di ognuno di noi, senza mai renderlo comprensibile a chi qualcosa da lei ebbe mai modo di ricevere. Cominciai ad osservare da lontano, il mio tempo in questo atto era appena finito; Un vero peccato che per rimanere immobile, quella canzone altro non fosse stata utilizzata con l'intonazione di una sola vocale, conoscevo bene le parole associate a quel ritmo ed istintivamente sorrisi nel ragguagliarmene. Si trattava di quel canto che le mogli concedevano ai loro guerrieri prima della partenza per le miniere. Qualcosa che, probabilmente, soltanto chi di noi ha mai amato qualcuno con forza, senza poterlo tenere stretto tra le mani, forse, può arrivare a cogliere, un giorno, attraverso la dolce durezza che concedono i suoi più profondi significati. Avevo fatto il mio tempo, non ci sarebbe più stato giorno per eroi tanto vecchi quanto io fui e sono da anni a questa parte.



    CITAZIONE
    Potenza: 10

    Vita: 200

    100%


    Chakra: 160-5(Camouflage)= 155

    97%


    Distanza:
    In linea retta; 2,5m da Bashir, 7,5m da Kenji.

    Passive/Abilità:
    - Archi I
    - Cross Skill Expertise
    - Archer
    - Owl's Eye
    - Fire Resistance
    - Rabdomante

    Passive: Archi I
    L'utilizzatore ha imparato a tirare con precisione, controllando il respiro e sviluppando il proprio senso della profondità. E' possibile utilizzare archi di classe I senza subire malus. L'attacco con arco occupa lo SLOT Azione e necessita di essere ad almeno 5 metri di distanza.

    Passive: Cross-skill Expertise
    Le abilità PASSIVE che vanno a migliorare gli attacchi dalla distanza si applicano anche ad armi meccaniche e armi da lancio.+

    Passive: Archer
    Il guerriero è particolarmente esperto nell'utilizzo di arco e freccia, rendendo i propri colpi precisi e pericolosi. Il danno delle frecce aumenta di +20. I talenti della disciplina segnati da un asterisco * possono essere utilizzati solo se non si indossa alcuna armatura.

    Passive: Owl's Eye
    L'arciere ha addestrato la propria vista per riuscire a scorgere il proprio bersaglio più lontano di chiunque altro.
    Gittata aumentata di 5 metri.

    Passive: Fire Resistance
    Il danno che si subisce da Skill di fuoco dopo aver scalato le proprie resistenze (da armature eccetera), va ridotto ulteriormente di un terzo.

    Passive: Rabdomante
    Si ha una connessione forte con l'acqua, percependone eventuali fonti o sorgenti nel raggio di 100 metri, e fino a 20 metri di profondità sottoterra.
    Si può evocare una piccola quantità d'acqua (3l) dal suolo e raccoglierla in un recipiente per qualsiasi scopo (esempio reidratare un alleato in difficoltà o ferito e aiutarlo a durare di più).


    Discipline:
    Elemento Acqua - Rank I
    Arceria - Rank II


    Scheda:
    Nodai Qui

    Slot Usati:
    //

    Slot Rimanenti:
    //

    Auree/Stance/Effetti:
    - Aura: Camouflage

    Aura: Camouflage
    L'utilizzatore è in grado di mimetizzarsi con l'ambiente naturale attorno a sé, tuttavia per non rivelare la sua presenza deve rimanere immobile. Un qualsiasi movimento interrompe l'aura, mentre un attacco o altra skill rivelerà la propria posizione, ma si rimarrà comunque mimetizzati. Avversari a 20 metri o meno di distanza individueranno l'utilizzatore. Attacchi dell'arciere portati oltre questa distanza necessitano un rapido ulteriore per la difesa mentre l'aura è attiva. Non funziona su skill o action.
    [Chakra: 5]


    Status/Buff:
    //

    Equip:
    +20 Frecce di Noce
    +1 Arco Classe I




    Edited by Ellia - 9/1/2016, 15:44
     
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  12. Randez-vous
     
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    Narrato
    pensato
    parlato


    Prendeva un lento respiro il giovane mercante, assaporava l'aria a denti stretti e con le labbra semischiuse in maniera piuttosto naturale, la lingua che andava via via a seccarsi sempre di più sentiva il sale dei granelli di sabbia che però non inghiottiva né sputava, li lasciava lì. Strisciava le particelle di terra contro il palato per vizio e non per vera necessità, un modo di concentrarsi come tanti forse solo un po' più strano e pittoresco del normale. Muoveva di tanto in tanto la testa quando qualcuno parlava mentre lui rimase nel più religioso dei silenzi in previsione a quanto stava per succedere, nella sua mente una febbrile galleria di immagini si proiettarono e tutte erano semplicemente un insieme di sensazioni diverse prive di qualsiasi fotogramma vero e proprio. Immaginava ma non aveva minimamente idea di come fossero le cose reali, un problema che aveva già affrontato a suo tempo.
    Aveva oramai compreso che il suo ruolo era fondamentale esattamente come quello degli altri tre, nonostante potesse sembrare un'esca e metterlo sicuramente più in pericolo degli altri sapeva che le sue abilità percettive sarebbero state di aiuto una volta tanto, sicuramente più efficaci per aiutare qualcuno piuttosto che capire se un tappeto era stato fatto bene o meno. Era strano, aveva lo stomaco leggermente in subbuglio nonostante avesse ingerito poco cibo per mantenersi leggero, sentiva il caldo ma non ne soffriva, non sudava ma aveva la sensazione di avere qualche brivido che gli correva lungo la schiena. Inoltre le tre fonti di energia intorno a sé si spostavano lentamente alle loro postazioni mentre lui, come la roccia, rimaneva in attesa di quello che sarebbe successo.
    Nodai giunse a mise a posto il colletto delle vesti, poteva sentire a quella breve distanza il profumo della pelle di lei come percepì il movimento sismico di bassissimo grado che provocò appoggiando il ginocchio a terra. Il ragazzo permase con quel sorriso serafico, reso tale dalla quasi totalità inespressiva del volto e ruotò appena il capo per donare orecchio alla ragazza quando sentì stringere la propria mano in quella dell'arciera; socchiuse gli occhi in quel frangente e tentò di comprendere come meglio poteva, in maniera del tutto empatica cosa l'altra stesse provando. La voce di lei aveva una nota materna, preoccupata ma convinta, aveva semplicemente titubato tra un discorso e l'altro per chissà quale motivo - probabilmente non lo avrebbe scoperto mai. Era sicuramente una donna forte e fragile allo stesso tempo, era un pensiero che da un po' gli albergava nella mente ed il suo compagno Falhai aveva in sé l'esperienza e la sensibilità dei guerrieri che hanno visto troppo e stanno diventando sempre più stanchi con il passare del tempo, in totale contrasto con Swift che invece aveva ancora la voce giovane e carica, piena delle speranze e dell'idealismo tipico dei soldati, concentrato a perseguire il proprio obiettivo.
    Toccò le dita dell'altra e ne saggiò la pelle con i polpastrelli, era una pelle curata che però non si era mai sottratta al lavoro, poteva sentire il ruvido di qualche callo oramai sparito, probabilmente ereditato in gioventù per via dell'allenamento con l'arco o chissà che altro. Nodai continuava a parlare e gli suggerì un metodo per poter indicare la distanza della fiera senza emettere suono. Semplicemente annuì e sorrise con un po' più di trasporto. Era un momento particolare per lui, percepiva l'allontanarsi della giovane e Falhai che la raggiungeva, poi di nuovo degli spostamenti e ben presto il "vecchio" sparì dalle sue capacità percettive.
    Sospirò e nel farlo gettò via quei granelli di sabbia che fino a quel momento erano rimasti in bocca, con entrambe le mani sollevò il copricapo per metterselo, erano gesti lenti e delicati, le mani tiravano prima il tessuto sul capo e le dita passavano tra testa e orlo per evitare pieghe fastidiose che avrebbero potuto creare lievi mal di testa. Portò la maschera fin sopra il naso, così da tornare all'imagine di prima, quella di un uomo del deserto che sembrava conoscere il fastidio della sabbia.
    Prese un secondo respiro e congiunse le mani davanti al petto per qualche secondo, sembrava un monaco pronto alla meditazione ma invece di intonare chissà quale canto spostò gli arti uno a destra e l'altro a sinistra, immergendo le dita fin dentro la sabbia con la schiena appena ricurva. Non era mai stato così tanto concentrato in vita sua, aveva tutti i sensi tesi al massimo come corde di violino che dovevano ancora essere stirate dall'archetto; conosceva poco quella zona ma aveva la sua percezione tellurica e quella di chakra. Poteva sentire distintamente Nodai davanti a sé, tre metri e Swift a cinque sopra ad un albero. Era bravo, non provocava nessun movimento inutile e questo non si propagava nel terreno.
    La ragazza cominciò a cantare, un canto che non conosceva e che carpì parola per parola, difficilmente si sarebbe scordato del canto intonato dalle donne delle miniere del Nord anche se lui non sapeva niente di tutta la storia nascosta tra quelle note e le liriche.
    Il suo mondo era ovattato nel buio, la sua concentrazione si affilava via via che il tempo passava ed il suo corpo era pronto a qualsiasi tipo di scontro - verbale o meno - avrebbe dovuto affrontare.
    Era il momento della verità, il momento dove gli umani superano i loro limiti per raggiungere il divino qualche secondo, brillando nel firmamento delle leggende. Era un ragazzo fantasioso, desideroso di imprimere il proprio nome per qualche cosa di importante, essere ricordato per la sua utilità, non per la sua storpiaggine.

    CITAZIONE
    Scheda: qui
    Nome pg: Bashir
    Livello: 3

    Potenza:
    10
    Vita: 230
    Chakra: 190

    Posizione: 3 m da Nodai, 5 da Kenji

    Corpo a corpo:
    Protezioni I
    Parata con Protezioni
    Corpo a Corpo

    Fighter Dexterity
    Body Weapon
    Boei
    Counterattack

    Steel Body
    Amazing Reflex

    Dominio terra:
    Earth Empaty
    Resist

    Rock Endurance
    Rock Bullets
    Seismic Stomp
    Anti Shock

    Talenti Speciali:
    Sensor

    Discipline:
    Elemento Terra - Rank II
    Corpo a Corpo - Rank II

    Slot usati:
    -

    Slot rimanenti:
    -

    Aure/Stance/Effetti:

    Passive: Earth Empathy
    Individua tramite le vibrazioni del terreno, la presenza di movimenti entro 30m. Il bersaglio deve muoversi sulla stessa superficie dell'utilizzatore .

    Sensor:
    Si è in grado di percepire l'energia spirituale delle persone entro 10 metri, riuscendo a combattere senza doverle per forza vedere o essere ad occhi aperti. Immunità da BLIND.
     
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    Oasi di Zuwara - Sud Est di Alkarna




    Vi disponete secondo quanto stabilito, eppure estremamente vicini. Bashir doveva servire da esca ma il risultato ottenuto è solo un gruppo di tre persone vicine l'una all'altra, anche se forse ad un occhio distante poteva risultare evidente solo Bashir. Vi basavate sul fatto che un eventuale creatura potesse fare affidamento sulla vista, escludendo qualsiasi altro senso o traccia della vostra presenza lì.

    Fatto sta che, come potete vedere dalla mappa, siete tutti estremamente vicini (3 metri sono 3 passi, praticamente siete un di fianco all'altro e 10 metri non sono molti più di 10 passi e le palme non sono folte abbastanza da occultare una persona) e per il momento, oltre alla brezza desertica che fischia tra i promontori rocciosi non vi fu altro rumore o segno di anime viventi.

    Non succede niente per diversi minuti, evidentemente la strategia del star fermi vicini vicini ad aspettare non funziona. Vediamo che vi inventante.

    La figura più scura a sinistra nella mappa è un promontorio ripido alto almeno una cinquantina di metri, quindi non oltrepassabile.

    KpWPMKr

     
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    Scusate, ma sono malamente steso all'esame quindi mi tocca ripetere all'appello successivo, indi per cui, mi sa che tarderò nel post... se volete postate pure prima di me.
     
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13 replies since 5/1/2016, 00:59   378 views
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