[QUEST] Ali nere

Hakka rimase inizialmente teso in una posizione innaturale per il dolore inflitto dalla pugnalata alle spalle. Nonostante la pesante corazza di roccia, un attacco così repentino e letale aveva inferto certamente una dura ferita, il tutto probabilmente rafforzato da quell'aura di oscurità che ricopriva il tizio mascherato. Il sacerdote doveva compiere uno sforzo notevole per far permanere la propria aura mortifera a terrorizzare i suoi avversari ma la cosa aveva dato i suoi frutti. Il più pericoloso dei loro, Hakka, era stato ferito gravemente e altrettanto si poteva dire della ragazza e del rosso piromane, le cose sembravano vertere a favore dei tre misteriosi stranieri e pareva sarebbero state risolte nel giro di qualche altro secondo.

Lo sfrigolìo delle saette generate da Vanberk sembrarono invece spezzare le certezze di quegli assassini quando l'ascia del nordico si abbattè sulla già stordita albina, sebbene il fendente non avesse intenzione di colpirla direttamente. L'arma sfrigolante roteò con ampio raggio attorno al vaygr colpendo con un taglio netto e orizzontale l'addome in armatura della donna, sbalzandola indietro e gettandola a terra. Il ferro era stato piegato e la scossa elettrica inferta fece il resto riducendo la spadaccina davvero male.

Al rumore di quell'impatto metallico gli altri due furono richiamati all'ordine, rizzandosi per un secondo per rendersi conto di quel che era appena successo. L'albina tra l'altro era davvero isolata dagli altri due, rendendola terribilmente esposta ad un altro attacco, questa volta letale. La donna era a terra, le braccia sporche di terra e il viso contrito in un espressione di dolore, incapace di dare ordini come aveva fatto poco prima. Questo destabilizzò il sacerdote con lo scettro teschiato che rilasciò immediatamente l'aura terrificante convenendo che conveniva dosare il chakra convenientemente per supportare il proprio leader. Si adoperò immediatamente per una doppia cura sulla stessa, un bagliore azzurino vorticò intorno alla donna a terra, concentrandosi nello squarcio semi aperto lasciato sulla sua armatura.
[Slot Rapido - Skill: Purify]x2

Forte di quel rinvigorimento tempestivo, la donna sputò a terra fissando Vanberk e stringendo la propria spada nella mano destra, indietreggiando instintivamente mentre ritornava in piedi. Ebbe modo di notare la posizione di tutti i presenti, rielaborando rapidamente la situazione. Rayak, la copertura! Esclamò riferendosi all'aura che il sacerdote aveva appena rimosso, ma in quel momento un suono nitido sebbene distante fu chiaramente percepibile, scuotendo la donna e gli altri due. Sembrava una specie di verso animale, stridulo e lamentoso. Assomigliava al lamentarsi di un cucciolo, ma non assomigliava a niente che abbiate mai sentito. I tre si irrigidirono, guardandosi l'uno con l'altro.

Rendendosi conto di quella esitazione, Roman che era rimasto di fianco ad Hakka che aveva ancora il pugnale del mascherato nella schiena si ricoprì di fiamme per l'ennesima volta, voltandosi contro l'assassino oscuro e urlandogli contro mentre scattava verso di lui. LA PAGHERAIIIII!

Scosso dall'urlo di Roman, Hakka a sua volta reagì stringendo i denti mentre il viso rimaneva contorto in una smorfia sdegnata di dolore. Ululò pesantemente mentre faceva appello a tutte le sue forze, compiendo una violenta rotazione del busto e del braccio per colpire l'avversario che gli stava alle spalle con una gomitata. Rendendosi conto di essere nei guai, il tizio mascherato sparì di nuovo lasciando solo rimasugli neri e fumosi dov'era prima, oltre che il coltello piantato nella corazza di Hakka. Stavolta comparve quindici metri lontano dal luogo dello scontro, rivolto verso uno dei pendii di quella valle disastrata, dove finiva la foresta e giacevano alcuni tronchi divelti. Da lì sembrava provenire la fonte del suono e verso quella direzione erano voltati i tre assassini.

Si è schiuso. Commentò roco il tizio mascherato mentre l'aura fumosa lo stava lentamente abbandonando. Doveva essere arrivato ad una sorta di limite. L'albina vinto un momento di iniziale incredulità, scattò improvvisamente cominciando a correre verso l'oscuromante e quindi verso la fonte del suono. Al diavolo gli impiastri! Rayak ripiega, prendiamo l'altro e tagliamo la corda, il piccolo ci metterà poco a richiamare l'attenzione di quello più grosso!

Il sacerdote richiamato all'ordine, partecipò alla rapida ritirata verso lo stesso punto in cui gli altri due si stavano dirigendo mentre i lamenti continuavano in sottofondo, permettendo sempre più chiaramente di stabilire da quale direzione provenivano.

Hakka visibilmente provato dalla situazione si voltò verso Kesha, rendendosi conto che tutti pressapoco eramo messi abbastanza male. Se non altro anche gli avversari che adesso si allontanavano non sembravano messi benissimo, rimaneva da stabilire come muoversi vista la repentina ritirata di quei tre. Adesso i tre mercenari erano di nuovo vicini, tutti e tre sanguinanti e provati che incrociavano gli sguardi per la prima volta dopo quel repentino attacco.

Kesha rimaneva con lo sguardo fisso verso i tre in ritirata, visibilmente preoccupata. C'è qualcosa.. credo sia..

Sì. Hakka annuì. Sono qui per rubarlo, per chissà quale losco motivo. Guardò la ragazza, poi gli altri due. Se è quello che penso, ha un valore inestimabile, più di qualsiasi tesoro sepolto in tutta Kalendor.

Guardò poi Roman, che sembrava pressapoco sotto shock dopo essersi spento di nuovo vedendo la fuga dei suoi avversari. Aveva il fiato pesante, segno che aveva usato molto chakra, inoltre teneva le spalle strette e la mano premuta sulla ferita al braccio. Sembrava persino... spaventato. Quando si rese conto che i due mercenari sembravano attendere un suo parere per capire come muoversi, esitò balbettando qualcosa prima di riuscire a dire. O-oh al diavolo quel drago e quei fottuti bastardi, lasciamo perdere. E' uno spreco di tempo... del drago non c'è traccia, è evidente che è ormai andato via da questa foresta del cazzo!

Kesha scosse lievemente la testa, rendendosi conto di quanto l'arroganza e la sicurezza di sè del giovane fosse venuta meno al primo segno di pericolo. Mantenne il silenzio però, dando anche un occhiata sfuggente a Darina e Vanberk, come per capire se avessero qualcosa da dire in quella situazione, mentre Hakka guardava di nuovo in direzione dei tre in corsa verso i continui lamenti provenienti da quella specie di tana.

Le Naga fissarono Hororo in mezzo a quel trambusto apocalittico, ancora sotto shock a causa della distruzione e morte che stava causando il drago. Notando però l'eroismo di Hororo che si fiondò a testa bassa contro la creatura, sprezzante del pericolo, sprezzante del rischio di morte, le giovani trovarono il coraggio in mezzo a quell'orrore per non abbandonare Nayatu. Seguirono l'arcadiana sotto le gambe dell'enorme creatura alata, dirigendosi verso Nayatu e adoperandosi per aiutarla a venire fuori dalle macerie.

Per quanto riguarda Hororo, tentò la folle impresa di piantare le proprie lame sulle gambe del drago, cercando di usarle come appiglio per finirgli in groppa. Il drago, rendendosi conto dell'impiastro che continuava a pugnalarlo arrampicandosi sulla propria gamba, non ebbe la minima esitazione e con un gesto di stizza mosse la gamba con impeto facendola finire contro alcuni alberi, facendo sfracellare l'arcadiana contro di essi senza possibilità di scampo.

Mentre perdeva gradualmente i sensi, i rumori assordanti del campo di battaglia cominciarono ad affievolirsi e la coscienza della donna scivolava in un nero oblìo.

Darina avrebbe colto tutti alla sprovvista dato che senza dire una parola di preavviso si era fiondata all'attacco, ripetendo una tecnica già usata in precedenza. La voragine si aprì poco più avanti rispetto al gruppetto, ma solamente l'uomo mascherato e il sacerdote vi finirono dentro, mentre la donna che era di poco più distanziata riuscì a superarla continuando la propria corsa verso quella specie di tana.

Bel colpo. Disse lapidario Hakka mentre una strana luce si accendeva sul suo volto. Guardò Darine e Vanberk prima di partire all'attacco verso la voragine appena aperta, pronto ad avventarsi sui due caduti nel terreno franato. L'uomo mascherato già visibilmente provato annaspò all'interno del buco, cercando di guadagnare una via di fuga, mentre il sacerdote aiutandosi con il bastone ne stava già venendo fuori. Dopo aver compiuto qualche passo verso di loro, Hakka sollevò la gamba destra per poi schiantarla con forza al suolo, propagando un violento sisma che provocò il crollo del fosso su quei due, ricacciandoceli al suo interno.

L'ulteriore frana seppellì quasi interamente i due assassini tanto che per qualche secondo non sembrò più esserci alcuna attività all'interno del fosso. Hakka inspiro pesantemente, aveva già dato fondo a molto del suo chakra in quello scontro e la ferita alla spalla lo aveva indebolito non poco a causa del sangue perso. Kesha si avvicinò quindi celermente, dandogli una pacca sulla spalla per poi avvicinarsi al fosso, dopo aver estratto i pugnali. Il primo che si muove è morto! Intimò pronta a lanciare i suoi coltelli, ma non vi fu risposta dal fosso, non in un primo momento. Avvicinandovi avreste visto come la terra aveva praticamente sepolto i due, mentre solo il teschio del bastone del sacerdote faceva capoli tra le zolle franate.

La donna albina intanto era sparita dalla vostra vista, mentre poco più avanti potevate intravedere una rientranza nel terreno, larga 4 metri e alta poco più di due. Era semi nascosta da arbusti, tronchi divelti e terra semi franata. I lamenti non si udivano più.

Andiamo. Disse Hakka sorpassando di nuovo il gruppo e dirigendosi verso l'ingresso della grotta, ma in quel momento un rumore si sarebbe udito in lontananza, percepibile appena ma instillando comunque una certa soggezione. Sembrava un ruggito mostruoso, sebbene distante. Non c'era bisogno di tirare ad indovinare circa la natura di quel ruggito, ma per i secondi successivi Hakka e Kesha si guardarono con espressione tremendamente seria e Roman, rimasto più indietro, aveva fatto incosapevolmente un passo indietro.

Hakka e Kesha quindi si unirono a Vanberk all'inseguimento dell'albina, avvicinandosi all'uscio dell'antro misterioso. L'interno era buio, ci volle qualche secondo prima che la vista si abituasse, ma gradualmente avreste scorto il suo contenuto straordinario. Sul terreno erano sparse carcasse spolpate di mammiferi di media taglia, uccelli e forse qualche rettile. Nell'aria c'era un certo odore di putrefazione e non mancavano nubi ronzanti di moscerini e mosche. Facendo qualche passo verso l'interno avreste notato qualche altro resto organico in giro e, con sgomento, anche resti maciullati di armature e qualche arma abbandonata. Infine, nel fondo a circa una ventina di metri, eccole là. Due grosse uova alte circa un metro e mezzo e larghe quasi un metro. Vicino ad essere c'erano resti di gusci vuoti, ma questo forse ve lo aspettavate già.

Dell'albina comunque alcuna traccia, sebbene le irregolarità della tana fossero molte e i posti dove nascondersi tra zolle di terra, radici e cumuli di muschio ve ne fossero. Ma non avrebbero avuto tanto tempo per cercarla perché qualcos'altro colpì improvvisamente l'attenzione dei tre. Il verso che avevano sentito ripetutamente poco prima provenire dall'interno della tana si rifece vivo più nitido che mai, costringendoli a voltarsi verso la propria desta. Da un insenatura comparve finalmente il cucciolo di drago, somigliante in tutto e per tutto ad un esemplare adulto sebbene in miniatura. Ma sarebbe risultato subito evidente che qualcosa non quadrava e difatti assieme al cucciolo fece la sua comparsa la spadaccina che stringeva il collo della bestia in una morsa sotto il proprio braccio mentre con l'altra mano teneva puntata la spada al suo collo.

Il cucciolo si lamentava mestamente sebbene la donna le avesse legato il muso con delle cinghie. Le arrivava di poco sotto le ascelle, aveva forse pochi giorni perché nonostante la mole non troppo ridotta non sembrava riuscire ad opporre eccessiva resistenza alle spinte della donna e alle sue sevizie. Fatevi da parte o lo faccio strillare talmente forte che la madre arriverà qui prima che voi possiate fare un altro passo.

Hakka la guardò torvo, ma fu Kesha a parlare. E' finita, i tuoi compagni sono sepolti da quintali di terra e tu sei sola contro cinque. Non abbiamo intenzione di ucciderti ma vogliamo capire che cazzo ci facevate voi tre in questo posto e perché ci avete attaccato senza scrupoli. Guardò Hakka come per cercare di capire per qualche secondo se aveva detto giusto. In fondo, i tre avevano dato non pochi problemi, non era escluso che i due mercenari decidessero di vendicarsi. Hakka annuì lievemente, non togliendo gli occhi di dosso dalla spadaccina e dal draghetto. Se è un buon affare, vogliamo partecipare.

Non mi avete sentito? Chiese la donna alzando la voce. Il suo volto lasciava trasparire una certa follia, forse si rendeva conto di essere in un vicolo cieco ma voleva comunque tentare di venirne fuori. Sapete anche voi che quello grosso non è lontano. Lasciatemi passare se volete sperare di lasciare questo posto prima che arrivi qui e vi divori tutti!

Tu lascia andare il cucciolo e ce ne andremo tutti. Hai perso ormai, se tieni alla tua vita e ti rimane un minimo di sale in zucca sai che è arrivato il momento di arrendersi. Le rivolse Hakka facendo un passo in avanti, ma a quel passo l'albina premette la lama contro il collo del cucciolo senza affondarla, inducendo un lamento nello stesso mentre tentava invano di dimenarsi. Avreste visto in quel momento che il cucciolo aveva forse una zampa rotta.




Roman rimase scosso dalle parole di Darina, qualcosa dentro cominciò a bruciargli al pari delle fiamme di cui amava circondarsi. Era il suo orgoglio ripetutamente punzecchiato a rodergli dentro, tanto da non poterlo più sopportare. Come reazione spontanea si nascose dietro al solito sorriso stronzo e distaccato, rimboccandosi le maniche e scrollando le spalle con falsissima strafottenza. Scappare? Ma siete fuori? Se vi lascio da soli rischiate il culo, forza diamoci una mossa!

E si avvicino assieme a Darina che cautamente provava a tirare via lo scettro dall'interno della frana. Quando questa però inizio a muovere il bastone, gli occhi vuoti del teschio sulla sua estremità si illuminarono improvvisamente emettendo un bagliore tremendo. Entrambi i due giovani sarebbero rimasti momentaneamente accecati mentre una mano emergeva dalla terra innalzando lo scettro. L'intera figura del sacerdote venne fuori rapida, tirando fuori col braccio libero il corpo inerme del mascherato. L'arcanista si trascinò qualche metro più in là, non riuscendo a fare molta strada per via del peso morto del suo compare, si limitò a rimanere sull'attenti, puntando il teschio verso Roman e Darina con nervosismo, mentre si guardava attorno.

In quel momento un nuovo ruggito eccheggiò in lontananza, non ancora fortissimo ma, forse per suggestione o forse perché era realmente così, sarebbe sembrato ai presenti decisamente più vicino.




Il rumore dell'esterno fece capire a Kesha e Hakka che fuori qualcosa stava succedendo, l'albina ne sorrise, ma rimaneva comunque immobile con il cucciolo sotto il braccio. Tic, tac. Fatevi da parte e andate via. La madre sarà qui da un momento all'altro. Disse con una cantilena, Kesha e Hakka strinsero pugni e denti incerti su cosa fare.

Lo sciamano valutò la situazione, dopo aver ascoltato le parole di Darina. Si voltò verso l'entrata della tana pensieroso. Poi si voltò di nuovo verso la Shalairiana. Il ruggito in lontananza del drago sembrò poi accelerare il processo decisionale, lo avreste capito dalla sua reazione in volto.

Se mi dai una mano a portare via il mio amico, ti dirò tutto quello che vuoi sapere. Non sembrava mentire ne avere in mente chissà secondi fini. Era estremamente serio e visibilmente alle strette, forse si era reso conto che la situazione poteva diventare disperata da un momento all'altro.

Col cazzo! Disse Roman voltandosi verso Darina. Lasciamoli qui a crepare, che il drago se li mangi tutti e due!





Hakka e Kesha osservarono Vanberk mentre andava via. L'albina ascoltò le parole del nordico sfarfallando gli occhi diverse volte quando egli ebbe menzionato il drago. Il respiro era pesante mentre rinsaldava la presa sulla lama contro le scaglie del collo del piccolo di drago.

Bravo, levati dalle palle. Avrebbe commentato sommariamente sollevata di vederlo andar via. Seguite il vostro amico avanti se avete cara la pelle! Intimò nuovamente, sempre più nervosa.

Hakka... Cominciò a dire voltandosi verso l'omaccione che rimase serio a fissare la spadaccina. Gli sembrava completamente fuori di senno, non riusciva a capire cosa la muoveva a portare avanti il proprio proposito a rischio della propria vita. Certo, era chiaro che anche solo un uovo poteva fruttare una grossa somma di denaro, figuriamoci un esemplare vivo di drago sebbene cucciolo. Ma era davvero fattibile venire fuori da quella foresta con un peso simile?

Andiamo. Fece Hakka, voltandosi e dirigendosi verso l'esterno assieme a Kesha. A questo punto fece un cenno a Vanberk per assecondare la richiesta del nordico di sigillare l'antro, ma in quel momento si udì un frastuono enorme seguito dall'ennesimo ruggito del drago stavolta estremamente vicino. Gli alberi tremavano ed erano scossi da folate di vento e sembrava che da un momento all'altro il drago dovesse spuntare fuori dalla cima degli alberi.

Vanberk aveva appena risalito la china con la corda, mentre gli altri erano ancora nel mezzo dello spiazzale.