[HUNT] Più incazzato che mai

Aveva fatto bene a rimettersi in piedi il prima possibile perché, come aveva intuito, l’immondo animale non esitò a caricarlo facendo leva su quel masso che sembrava esser il suo trono. Ad ogni passo faceva tremare il suolo abbastanza da scuotere gli alberi tutt’attorno. Era come se persino la terra fosse intimorita dal furente passaggio dell’iraconda bestia. Ma se questa era infuriata oltre ogni limite per via dell’affronto subito, anche dagli occhi dell’impavido vichingo sarebbe stata percepibile una ferocia inaudita dettata da un misto di adrenalina e spirito di sopravvivenza. Ukon infatti strinse i denti, posizionò l’ascia alta dinnanzi a se e con il baricentro del corpo spostato in avanti si preparò all’impatto. Non sarebbe scappato per nessuna ragione al mondo, non davanti ad una sfida contro la natura, non davanti ad una prova di forza tanto estrema. Contorse tutti i muscoli del corpo, tese i nervi e quando il cranio ossuto del bufalo arrivò a sbattere contro la proprio ascia, puntò ancor di più i piedi nel terreno al di sotto dello strato nevoso, mentre con la schiena inarcata all’indietro e la testa che spingeva in avanti cercava quanto più possibile di fare da contrappeso a quel poderoso urto.
[RAPIDO – Action: Parata Pesante]

AAAAAAAAAHHHHHHHHH!!!!!!!!!!!

Un urlo da maciste. Un urlo carico di sforzo e fatica. Lo sforzo per contenere quella carica era sovraumano, ma tutte le ore di allenamento straziante sembravano aver dato i loro frutti, dato che riuscì a frenare la bestia nonostante il suo colossale peso.

Sembra, sembra che siamo alla pari eh.

Disse con un sorriso compiaciuto guardando il bufalo negli occhi da pochi centimetri di distanza. Un testa a testa tra uomo e mondo animale insolito. Placare la sua corsa del bovino però non equivaleva a placare la sua furia, tanto è vero che quello tornò a ruggirgli in faccia. E questa volta più che la puzza lo preoccupò l’ondata di gelo che scaturì da quella bocca.

P-per l-la barb-b-ba di Odino.

Venne investito da un freddo talmente penetrante ed aguzzo che pareva avergli bloccato le ossa. Era difficile descrivere una sensazione del genere. Forse perché il suo sistema nervoso era talmente inebriato che non riusciva proprio a percepire nulla. Uno strato di brina copriva il suo corpo, mentre le sue estremità del corpo, soprattutto le dita delle mani, si erano fatte violacee all’improvviso. Se riusciva ancora a tenere in mano l’ascia probabilmente era perché si era congelata con la mano.

[RECUPERO]

Tremava dannatamente. Era divenuto pallido in viso, come se il sangue facesse fatica a scorrergli dentro. Di questo passo sarebbe andato in shock per l’ipotermia. Doveva reagire, doveva muoversi, soprattutto doveva allontanarsi da quella creatura. Perché più le stava vicino e più la temperatura dell’aria calava sotto allo zero.

In effetti quella bestia gli somigliava nel modo di combattere: puntava sulla forza bruta e sul dominio delle correnti gelide. Solo che rispetto ad Ukon era molto più forte, sotto entrambi gli aspetti. Per di più il pelatone, pur combattendo nella sua terra natia, combatteva comunque in un territorio più favorevole alle doti fisiche della bestia. Ergo per una volta tanto non avrebbe potuto solo fare ricorso al suo barbaro impeto, ma avrebbe dovuto puntare su qualcosa che la bestia non aveva: l’esperienza. Esatto: l’esperienza che aveva conquistato nel corso della guerra sui campi di battaglia, l’esperienza che aveva accumulato nel corso degli anni durante le battute di caccia con i suoi compagni d’armi. Lo spirito di adattamento unito ad uno smisurato istinto sanguinario e di sopravvivenza lo avrebbero aiutato a riappropriarsi dei propri muscoli ora intorpiditi.

Ergo, facendo ricorso a tutte le energie interne, balzò all’indietro un paio di volte, allontanandosi dall’energumeno e cercando sollievo da quel freddo ustionante.
[Movimento Gratuito] + [Aura: Go with the Flow] = 10m (da M9 a I9)

Era completamente congelato, infondo era fatto di carne ed ossa pure lui, pertanto era comprensibile una piccola ritirata non sentendosi più le mani ed i piedi collegate al resto del corpo. Da tantissimo tempo infatti non percepiva una sensazione di torpore simile, col tempo si era abituato alle glaciali bufere che tempestavano Vaygrjord, mai si sarebbe aspettato di soffrire il freddo così tanto. Eppure quel freddo era un qualcosa di diverso, qualcosa che penetrava persino il suo spesso strato di muscoli. Nemmeno allontanarsi dall’animale gli servì più di tanto. Barcollava e si sentiva intontito, intorpidito, bloccato. Cercava di muovere lentamente le dita ma queste ancora non rispondevano come avrebbe voluto. E presto la situazione sarebbe degenerata.

La bestia infatti, presa da un impeto distruttivo, piombò su Ukon con una violenza inaudita, sovrastandolo con tutta la sua mole, per poi tramortirlo con tutto il suo peso. Il pelatone cadde in ginocchio, congelato e ferito come non mai. Il capo era chino, il corpo insensibile, la pelle sfregiata dai detriti alzati dal bufalo. Sembrava un prigioniero in attesa di essere decapitato.

[RECUPERO]

Eppure la bestia non ne approfittò per dargli il colpo di grazia. La verità era che si trattava di una sfida all’ultimo sangue. Già perché se da un lato Ukon era ridotto ad uno straccio, tanto da aver perso la classica spavalderia ed arroganza che lo contraddistingueva, dall’altro il bisonte aveva probabilmente utilizzato più energie di quelle che si poteva permettere. Non doveva essere facile muovere un corpo tanto pesante, Ukon ne sapeva qualcosa.

Compagni.. Donatemi la vostra forza..

Bisbigliava a voce bassa, con lo sguardo oscurato, serio più che mai. Chiedeva aiuto alle anime dei suoi vecchi compagni d’armi, quelli che un tempo avevano combattuto assieme a lui ed erano morti al suo fianco, quelli a cui Ukon aveva donato una dimora tramite il suo corpo. Chiedeva a quelle anime potenti di unire le loro forze alla sua. Se c’era un momento per reagire era proprio questo: non poteva permettere al freddo di sovrastare la sua furia guerriera. L’ardore che si portava dentro avrebbe dovuto riscaldarlo, avrebbe dovuto risvegliarlo da quello status e farlo ritornare in se.

AAAAAAAAAAAAAAAAHHHHHHHHHHHHHHHH!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

Un ruggito roco, sordo e grottesco sarebbe stato emesso dal barbaro, mentre il suo corpo esplodeva di energia, tanto che un’aura azzurrastra ricca di chakra gli avrebbe cominciato a roteare attorno. Le braccia erano allargate, la testa rivolta verso il cielo, gli occhi pervasi di chakra tanto che parevano brillare di rosso, brillare di fuoco. Lentamente si sarebbe rialzato, invasato da questa nuova energia. Forse non aveva ancora “scongelato” completamente il proprio corpo, ma avrebbe dato tutto se stesso per un ultimo assalto, anche a costo di finire all’altro mondo.

L’energia esplosa al di fuori del proprio corpo si sarebbe condensata sulla lama della propria ascia e dopo di che l’avrebbe scagliata verso il bestione menando un fendente.
[AZIONE – Skill: Draining Wave]

MUORI!

L’energia sprigionata dal pelato venne condensata in un proiettile di chakra capace letteralmente di strappare via l’anima dell’animale, lacerandogli le ultime energie vitali rimastegli. Tutti avevano un limite, persino i dominatori della natura come quel bisonte. Ed Ukon era arrivato a debilitarlo sino al midollo. La bestia infatti cadde impotente davanti a lui, facendo letteralmente tremare la terra con un sol tonfo, mentre lui al contrario gli si ergeva di fronte quasi fosse un morto risorto dall’oltretomba. Perché in effetti quel gelo lo aveva quasi ucciso ed aveva dovuto far ricorso a tutto il suo impeto vichingo per riuscire a “scongelarsi”.

Vedendo un essere tanto mastodontico prostrato di fronte alla sua statuaria figura, Ukon rivolse un ruggito verso il cielo, l’ennesimo. Un grido intriso di tutta l’adrenalina che aveva accumulato, un grido che mostrasse al mondo la sua indiscussa autorità in quella landa, conquistata col sangue e col sudore. E dopo essersi sfogato, mentre respirava ancora con affanno, si avvicinò al volto del bestione, guardandolo negli occhi con serietà e disprezzo.

La bestia provava a dimenarsi, chiedeva pietà con gli occhi. Ma Ukon era un giudicatore sanguinario. Spietato. Barbaro. La bocca piegata all’ingiù e lo sguardo truce non avrebbero cambiato espressione guardando l’agonia in cui giaceva la bestia. Anzi, vedere un essere così pericoloso sconfitto e moribondo per mano sua gli dava un senso di soddisfazione inappagabile.



Hai combattuto con orgoglio. Per questo ti riserberò una morte veloce ed indolore.

Nessuno sfuggiva alla sentenza di morte di un Vaygr. E con queste lapidarie parole avrebbe teso in alto la sua ascia per poi farla schiantare sul collo del bovino. Ovviamente un colpo non sarebbe bastato per mandarlo definitivamente all’altro mondo, visto lo spesso strato di grasso compatto che circondava le sue viscere. Avrebbe continuato ad infierire ed a pestare con la lama sin quando non gli avesse spezzato l’osso del collo. Sarebbe stato un lavoro lungo diversi minuti, sporco, truce, disumano. Forse nessun animale meritava di essere annichilito così tanto.

L’animale emetteva versi strazianti e affannosi, sempre più sommessi, ma non per questo il barbaro avrebbe fermato la sua opera annientatrice. Quei lamenti per lui erano una marcia epica. Assaporava gli schizzi di sangue che gli finivano in faccia. Ne usciva talmente tanto che si era formata una sorta di melma al suolo, composta da sangue misto a neve e terriccio. Un'immagine orribile e straziante per i più sensibili: non sembrava proprio essere una morte veloce ed indolore, ma non c'erano altri metodi contemplabili. E poi non era così disgustoso per per chi aveva una cultura secondo cui chi perisce in duello è alla completa mercé del vincitore. Per Ukon quello era l'ennesimo premio al suo ego.