Lupi in manti di pecora

Ruolata libera con Ashel

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  1. Scaar
     
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    Arcipelago di Vaygr - Locanda Lupo Nero





    Odore del legno infracidito dall'alcool ancora umido sulle assi del pavimento, di muffa stantia sulle pareti scavate nel masso di roccia, del grasso animale spalmato all'interno di pesanti pelliccie ancora impregnate dell'odore dell'animale da cui erano state tratte. E di barbe bagnate, e di cani randagi, e di sangue raffermo sulle asce imbrattate.

    Luce soffusa filtrava dai vetri opachi per via della condensa dell'acqua e della neve posata all'esterno delle finestre. All'interno un grande camino in pietra teneva l'ambiente al riparo dal gelo delle fredde giornate di Vaygr, offrendo accoglienza a nerboruti nordici, viandati opportunisti e generose scollature delle cameriere.

    Nemmeno le guardava più, le donne. Non come una volta. Sollevò la grossa bocca di vetro, mandando giù altre tre generose sorsate della birra al doppio malto che in quel posto sgorgava più abbondante delle cascate Valakke.

    E' sempre così fiacco a quest'ora?

    Chiese distratto all'oste riferendosi al brusìo sommesso di sottofondo dei vocioni gravi degli avventori. Il tarchiato e peloso interlocutore aldilà del bancone finì di riempire l'ennesimo boccale, passandolo al cliente in attesa per poi voltarsi verso Scaar. Aveva smesso di sorprendersi dei tipi strani che di tanto in tanto facevano la loro comparsa nella propria locanda, anzi aveva imparato a diffidare di più dei visi per bene e delle guance rasate piuttosto che degli sguardi orbi e le cicatrici invecchiate. L'uomo che gli aveva appena rivolto una domanda non era da meno in quanto a stranezze. Capelli corvini e unti che scendevano fino alle spalle, viso pallido come la neve sui Kjordle, bocca deformata ai lati da... punti di sutura o qualcosa del genere. L'oste gli dedicò un ultima occhiata guardinga per poi rispondere.

    I cacciatori non fanno ritorno dalle foreste prima di sera. A quest'ora si fanno vivi solo uomini in cerca di lavoro, in procinto di partire...

    Esitò, guardandolo con maggiore severità.

    O loschi figuri in cerca di guai.

    L'angolo destro della bocca di Scaar si deformò appena nel tentativo di sopprimere un sorriso beffardo mentre il boccale di birra veniva portato alla bocca. Il livello del liquido ambrato al suo interno aveva appena sfiorato la metà della capacità del recipiente. Poggiò nuovamente il boccale sul bancone, passando a guardare l'oste solo allora. Lo guardò in silenzio per un paio di secondi, ma quello sostenne lo sguardo con durezza, forse ottenendo conferma della sua precedente insinuazione.

    Scaar fece scoccare le labbra, interrompendo quel breve scambio non verbale. Nessuno è così stupido da venire a cercare guai in questo posto. Gli unici problemi che i Varyag tollerano sono quelli che si procurano da soli.

    E si voltò ruotando sullo sgabello in legno, sbattendo un paio di volte la mano sul bancone. Tranquillo, oste. Puoi accontentarti dei tuoi alticci nordici per questa volta. Non appena la persona che sto aspettando si farà viva, potrai vedere il mio brutto muso fuori da questa accogliente locanda.

    Politico. L'oste colse il tono canzonatorio e sarcastico ma quel pagliaccio vestito di nero gli sembrò solo un giullare privo di senno, per cui lo lasciò perdere tornando a concentrarsi sul suo lavoro. Scaar con le spalle rivolte al balcone e i gomiti poggiati sul ripiano in legno, guardava distrattamente l'interno della locanda, aspettando.






    Scaar: Alto 193 cm. Capelli corvini, lunghi fin sopra le spalle e in genere poco curati. Corpo asciutto e longilineo, attraversato in più parti da lunghe linee ricucite, nemmeno fosse una bambola di pezza. Possiede cornee giallastre (il che non gli da un aspetto molto salutare) e iridi scure con vaghi riflessi rossastri. Indossa indumenti in pelle nera dalla testa ai piedi e un lungo mantello con maniche, anch'esso fatto rigorosamente in pelle. Gli abiti non sono particolarmente pesanti ma lui non sembra preoccuparsi eccessivamente del freddo.





    Scaar
    Vita: 350
    Chakra: 190

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    Talenti Speciali:
    Huge Size
    Aura Master II

    Discipline:
    Corpo a Corpo III
    Armi Pesanti III
    Elemento: Fulmine I

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  2. Ashel
     
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    Non c'era molto che Astrid potesse fare, quel giorno.
    I guaritori dell'isola avevano sottoposto il nobile Bjorn a diversi trattamenti ch'essi ritenevano gli unici in grado di alleviare le sue pene nei momenti in cui la malattia sembrava aggravarsi, ma non si trattava appunto che di palliativi nell'attesa che il male facesse il suo corso.
    Alla fortezza quegli smunti e pallidi figuri sembravano essere tenuti in gran considerazione, ma la giovane li trattava alla stregua di ciarlatani e volgari fattucchieri. Si prospettava ormai da mesi la possibilità di far giungere dei medici dal continente, in modo da poter cercare una cura migliore o perlomeno garantire al malato una sopravvivenza decorosa, anche se per il momento ad Astrid non era stato concesso di viaggiare al di fuori dell'isola.
    La nonna materna, nonostante l'età, dimostrava maggiore lucidità e attività del genero, chiuso nelle sue stanze assieme a un guaritore che non faceva che spalmare sul corpo flaccido e denutrito dell'uomo unguenti di vario genere mentre recitava preghiere agli dei in una lingua antica e dimenticata.
    Era una giornata particolarmente fredda, la regione era nel pieno dell'inverno e le temperature si mantenevano basse per buona parte della giornata. La giovane, incapace di sopportare quel clima di inattività troppo a lungo, aveva deciso di uscire per prendere un po' d'aria.
    Inizialmente avrebbe voluto farsi una lunga e riappacificante cavalcata nella steppa, ma poi, cambiando idea, aveva preferito andare in cerca del suo migliore nonché unico amico, Frømund.
    Non che i due fossero legati da una qualche forma di affetto, al contrario; i loro rapporti si esaurivano in lunghe e intense sessioni di scherma al termine delle quali usavano alzare boccali di birra in onore dei vecchi tempi.
    Nonostante si trattasse di un legame tutt'altro che intimo, il giovane guerriero era uno dei pochi che riusciva a sopportare il carattere difficile e ostinato della donna e senz'altro l'unico ad apprezzarne il marziale quanto inflessibile atteggiamento nei confronti della vita e delle cose di guerra.
    Appartenente a un casato caduto in disgrazia al termine della fuga dei Varyag nell'arcipelago, Frømund passava le sue giornate bighellonando per la cittadella in cerca di una moglie; e dal momento che Astrid era stata la prima a rifiutarne la ben poco attraente offerta matrimoniale si era creato tra i due un curioso ma solido legame.
    Certa che l'avrebbe trovato a ubriacarsi già di prima mattina, la giovane si era recata al Lupo Nero come di consueto, ma ad una prima occhiata non era riuscita a scorgerne il profilo tra i pochi avventori presenti a quell'ora.
    L'aria gelida che veniva dal mare le aveva sferzato il viso conferendole uno strano quanto irreale pallore, che alla luce fioca della stanza le faceva assumere dei connotati quasi spettrali. Ma non c'era nulla di irreale attorno alla giovane e robusta erede del casato di Bjorn, che avanzava a grandi falcate attraverso i tavoloni di legno grezzo avvolta nelle sue vesti di pregiato tessuto damascato, il cui brillante color arancione primeggiava decisamente tra il grigiore e il piattume di quella squallida bettola da quattro soldi.
    Il fodero della spada pendeva lungo il fianco sinistro tramite la robusta cintura di cuoio battuto e tutto, in lei, sembrava voler ricordare un'epoca passata, più antica e feroce, scandita da una crudele lotta per la supremazia di un popolo guerriero.
    Non c'era grazia né delicatezza nella sua persona, solo una fiera, selvaggia dignità - quella dei suoi avi, temprati dalla guerra e plasmati dal sangue.
    L'oste le gettò un'occhiata di sottecchi, scrutando prima lo spadone e poi i pesanti stivali di pelle della donna, dopodiché si profuse in un inchino appena accennato.

    - I miei omaggi, milady, le disse, schernendola.

    Lei, incurante delle occhiatacce che le venivano rivolte, continuò, gelida:

    - Sto cercando Frømund, l'hai visto?

    - Quel perdigiorno non si è ancora fatto vedere.
    Sarà da qualche parte in mezzo alla strada a smaltire la sbornia di questa notte.


    Uno degli avventori, un guerriero di basso rango che Astrid conosceva a malapena, sghignazzò rumorosamente mentre si portava il boccale di birra alla bocca.

    - Per oggi non sarà in grado di accontentare i tuoi... bisogni. aggiunse, sogghignando assieme all'amico che stava servendo.

    A quel punto Astrid, la cui principale virtù non era certamente la pazienza, portò la mano all'elsa della spada e li fissò entrambi con uno sguardo che avrebbe raggelato anche il più coraggioso dei Varyag.

    - Faresti bene a tenere a freno la lingua, oste.


    CITAZIONE

    Astrid


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    Scaar è da sempre un amante dei contrasti accesi. Elementi di disturbo di una altrimenti troppo noiosa realtà. Tutti attorno a lui continuavano a prendersi tremendamente sul serio, ovunque andasse. Sperava che con la fine dell'epoca ninja le cose potessero rilassarsi un tantino, diventare più divertenti, ma si era sbagliato di grosso. Ovunque era pieno di gente scontenta per l'impero di qua e scontenta per l'impero di là, tutti a fare piani nell'oscurità per rovesciare l'oppressore, e da parte loro gli imperiali non erano da meno in quanto a pali ficcati su per il culo.

    Tutto gli stava continuamente stretto, la solita cappa soffocante di tensioni e intolleranze. Fortuna che aveva trovato il modo per trarre un certo intrattenimento in tutta la faccenda, nel modo più losco e ambiguo di cui era capace. Aveva visto cambiare il mondo troppe volte per schierarsi davvero da una parte o dall'altra e alla fine era giunto alla conclusione che la posizione migliore nelle contese era nel "terzo che gode".

    Ma divagazioni a parte, il punto è che l'avvento e intervento della bionda nordica di nobili natali non potè che aggiungere quel pizzico di pepe di cui la sua giornata aveva bisogno. Un tipino interessante, non c'era che dire, ma fu qualcosa che la ragazza disse a calamitare immediatamente la sua attenzione. Si trovava a circa cinque passi dalla ragazza, nemmeno tanto vicino insomma, ma non potè fare a meno di voltarsi di scatto alla domanda pronunciata dalla Vaygr.

    Osservò divertito tutto lo scambio di battute con l'oste fino alla minaccia nemmeno tanto velata lanciata dalla donna, al che trattenne una sghignazzata compiaciuta mentre continuava a guardarla dalla posizione in cui si trovava, schiena e gomiti contro il bancone. Dopo aver alternato divertito lo sguardo tra l'oste e la donna, decise di avvicinarsi per approcciare la donna. Scivolò sul bancone fino alla donna, poggiandosi poco di fianco a lei, inclinando la testa e il busto all'indietro e verso di lei per cercarne lo sguardo, quasi a frapporsi parzialmente tra lei e l'oste.

    Non ho la più pallida idea di come tu abbia fatto ad arrivare alla tua età con il terribile senso dell'umorismo che ti ritrovi senza che qualcuno ti abbia accoppato prima... Sghignazzò rivolto all'oste ma senza distogliere lo sguardo dalla bionda.

    Rimase a guardarla per qualche secondo, quindi esordì con un nasale. Saaaalve. Che poco aveva di gradevole, così come non lo era la sua espressione di autocompiacimento abbruttita dai sempre presenti punti di sutura sulle cicatrici ai lati della bocca.

    Fece intercorrere ancora qualche secondo, per poi continuare. Non ho potuto fare a meno di sentirti parlare di un certo Frømund.

    Credo proprio che stiamo aspettando la stessa persona. Ti va se aspettiamo insieme?


    Chiese infine con aria bonaria per niente intimorita dall'atteggiamento scontroso e femminista della guerriera Varyag, e tanto meno intimirito dal fatto di essere circondato da Vaygr mezzi ubriachi noti per la loro classica allergia verso gli stranieri molesti. Non sembrava nemmeno contemplare la possibilità di essere respito, questo soprattutto perché la sua proposta non nascondeva alcun fine romantico, sebbene si era divertito parecchio a far credere il contrario.






    Scaar: Alto 193 cm. Capelli corvini, lunghi fin sopra le spalle e in genere poco curati. Corpo asciutto e longilineo, attraversato in più parti da lunghe linee ricucite, nemmeno fosse una bambola di pezza. Possiede cornee giallastre (il che non gli da un aspetto molto salutare) e iridi scure con vaghi riflessi rossastri. Indossa indumenti in pelle nera dalla testa ai piedi e un lungo mantello con maniche, anch'esso fatto rigorosamente in pelle. Gli abiti non sono particolarmente pesanti ma lui non sembra preoccuparsi eccessivamente del freddo.





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    - Non ho la più pallida idea di come tu abbia fatto ad arrivare alla tua età con il terribile senso dell'umorismo che ti ritrovi senza che qualcuno ti abbia accoppato prima...

    Astrid, voltandosi di scatto, cercò con lo sguardo l'avventore che si era intromesso nella sua non troppo felice conversazione con l'oste.
    Si trattava di un uomo, uno straniero dall'aria trasandata e decisamente poco raccomandabile, che recava i segni di una qualche ferita sul volto, all'altezza della bocca.

    - Saaaalve.

    Si era avvicinato al bancone appoggiandosi a qualche centimetro da lei con uno sguardo che, sulle prime, non seppe proprio come decifrare.
    Gli aveva lanciato un'occhiata seccata, non preoccupandosi di nascondere in alcun modo la sua irritazione per quella interruzione non richiesta, ma lui parve ignorarla; dopodiché, scrutando con disgusto la cicatrice che gli disegnava sul viso un perenne quanto inquietante sorriso, si voltò completamente verso di lui rivolgendogli la sua completa attenzione.

    - Non ho potuto fare a meno di sentirti parlare di un certo Frømund.
    Credo proprio che stiamo aspettando la stessa persona.
    Ti va se aspettiamo insieme?

    Astrid non capì se si trattava di una richiesta, di una minaccia o di un invito.
    Raramente accettava di farsi offrire da bere da qualcuno, in special modo se si trattava di sconosciuti che da lei potevano volere una sola cosa; non che quel genere di attenzioni la infastidisse, d'altra parte era perfettamente in grado di badare a se stessa: semplicemente, non le interessava.
    Apparteneva a un casato nobile e antico, ma non era stata educata proprio come una principessa tutta fronzoli e pettini d'argento.
    Da mesi ormai giungevano nell'arcipelago viandanti e mercenari di ogni ordine e grado, a volte niente più che volgari scolabottiglie, ma soprattutto molti tipacci, gente svelta di mano e pronta a maneggiare le armi per qualsiasi bazzecola.
    Per parte sua non tollerava che le terre dei Varyag dessero asilo a tagliagole e nullafacenti, avevano già abbastanza problemi con la loro gente, ma non le era mai capitato di provare acuti sentimenti xenofobi nei confronti del prossimo. Fino a quando i nuovi arrivati si limitavano a non dare problemi, ciò che facevano per passare il tempo per lei non costituiva un problema.
    Ma quell'uomo era chiaramente in cerca di guai.
    Tutto in lui, la metteva a disagio. La sorda risata gutturale, gli occhi iniettati di sangue, quella strana luce maligna che ne alimentava la vitalità.

    - Strano. rispose lei, senza però togliere la mano dall'elsa della spada.
    Frømund non ha amici tra gli stranieri.

    Poi, senza distogliere lo sguardo da quello dell'uomo, aggiunse:

    - Solo nemici.



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    L'uomo inarcò lievemente le sopracciglia mentre manteneva un sorriso interessato con la bocca di poco aperta. Aveva notato lo sguardo diffidente che gli era stato rivolto e anche la leggera spruzzata di ribrezzo dipinta sul viso di Astrid. Doveva ancora capire se scaturiva da semplice frivolezza femminile verso deformità e cicatrici varie (e di quel genere era un esperto) o dalla classica allergia dei Vaygr verso tutto ciò che non è biondo e non puzza di pellicce e sudore.

    Abbassò lo sguardo che finora era rimasto fisso sugli occhi di Astrid solo per dare un occhiata alla mano della donna sull'elsa della spada, allargando di poco il sorriso obliquo che aveva in faccia.

    Quella lì non ti servirebbe ad un bel niente con me.
    Rivolse a lei piegando la testa di lato e inarcando appena percettibilmente le spalle come per aggiungere un "purtroppo" beffardo, quindi raddrizzò di nuovo il capo per rispondere all'affermazione della bionda Varyag.

    Solo nemici, hai detto.
    Riprese il filo per rispondere a tono, intanto portava la mano sinistra alla tempia per passare le mani sui capelli corvini e umidicci e portarli all'indietro. Erano talmente unti da sembrare incerati o qualcosa del genere, anche se Scaar non avrebbe mai ammesso di usare davvero dei prodotti per rendere il giusto effetto bagnato per i suoi capelli.

    Beh, allora deve esserci un buon motivo se non ti ha mai parlato di me. Sarà divertente scoprirlo, non ti pare? Si inumidì le labbra in un gesto inconscio, quindi si raddrizzò stanco di quella posizione storta in cui si trovava. Si distaccò lievemente dal bancone per poggiarvi solo il fianco e il gomito sinistro per rivolgersi maggiormente verso Astrid e voltò il capo verso l'oste.

    Due pinte di birra, signor lingualunga. Offre la signora. Qui si voltò verso Astrid assottigliando le labbra nell'ennesimo sorriso provocatorio, dondolando leggermente la testa. Era sicuro di aver stuzzicato la sua curiosità a sufficienza da impedirle di andare via scocciata da quelle provocazioni, anche se qualcosa gli diceva che non sarebbe andata via comunque.

    Sembrava più la tipa da puntini sulle 'i', non avrebbe resistito alla voglia di apostrofarlo per bene prima di andarsene e lui era pronto ad ascoltare la ramanzina in arrivo. Era pur sempre una reazione più interessante dello sbraitare rauco di uno qualunque di quei bruti impellicciati, lì dentro.





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    Per nulla impressionato dalle parole e dall'atteggiamento aggressivo della giovane Varyag, lo straniero si limitò ad aggrottare la fronte e a scrutare con disinteresse la spada che ne minacciava, di fatto, la vita.

    - Quella lì non ti servirebbe ad un bel niente con me. fece lui, schernendosi, Solo nemici, hai detto.
    Beh, allora deve esserci un buon motivo se non ti ha mai parlato di me.
    Sarà divertente scoprirlo, non ti pare?


    Poi, come se si trovasse nella circostanza più amichevole e tranquilla possibile, prese posto accanto ad Astrid e ordinò che fossero servite immediatamente due pinte di birra per brindare all'occasione.
    Dal canto suo la giovane non sapeva davvero come comportarsi. Le era già capitato, in passato, di dover mettere al loro posto ubriaconi e perdigiorno molesti, ma capiva bene che lo straniero non la stava importunando, non davvero.
    Si limitava a stuzzicarla come si fa con un gatto selvatico, insofferente alle regole e refrattario all'autorità, desideroso solo di pace e di indipendenza; e anziché dirle direttamente quello che voleva non faceva che prendersi gioco di lei e del suo rigido, altezzoso contegno.
    Lo seguì con lo sguardo mentre si metteva comodo su uno degli sgabelli di legno grezzo e, dopo qualche secondo, lo imitò senza battere ciglio.
    Che diavolo doveva aver combinato Frømund, questa volta? La sola volta che era dovuta andare in suo soccorso era stato quando, dopo aver corteggiato una rispettabile donna sposata, aveva dovuto difenderlo dalla gelosia e dalle mire omicide del marito.
    Ma nonostante le sue frequentazioni si era quasi sempre tenuto lontano dai guai, dopotutto si trattava di un guerriero di alto rango, o che perlomeno il rango l'aveva conservato fino a poco prima di fuggire dal campo di battaglia ed essere accusato di diserzione.

    - Molto bene, allora.
    Brindiamo.


    Lasciò che l'oste, che aveva assistito a quel battibecco senza osare interromperli, servisse loro due boccali di birra come richiesto.

    - Ai nemici!

    Afferrò allora uno dei bicchieri e, senza attendere oltre, ne trangugiò il contenuto in una sola volta, asciugandosi la bocca con la manica del suo vestito.
    L'oste, nervoso, guardò alternativamente lo straniero e la donna, lucidando dei boccali di birra con un panno lurido e aspettandosi da un momento all'altro che uno dei due, alla fine, sguainasse la spada e gli inondasse il locale di sangue. Non sarebbe stata certo la prima volta, ormai era abituato alle risse tra ubriachi.
    Ma Astrid non aveva alcuna voglia di combattere, non con quell'uomo dal sorriso osceno e cristallizzato, uno che nel continente doveva vendere i suoi servizi di spia, assassino a pagamento o qualcosa del genere.

    - Temo che il signor Lingualunga abbia ragione. Il nostro comune amico difficilmente si riprende da una sbornia nell'arco di una sola mattinata, non credo che lo vedremo tanto presto. riprese con indifferenza, giocherellando un po' con un lembo della sua veste.

    - Non che io abbia fretta di andare da qualche parte. aggiunse poi con un sorriso tutt'altro che allegro. Del resto sono bloccata in questa isola fredda e desolata, che altro potrei fare se non passare le mie giornate ad annoiarmi e a incontrare stranieri in cerca di guai?

    Attese un momento prima di domandargli:

    - Perché tu cerchi guai, non è così?

    Era certa che l'uomo non solo non avesse la minima idea di chi fosse Frømund, ma che si trovasse lì solamente per sfuggire alla noia.
    Proprio come lei.


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    Edited by Ashel - 5/2/2016, 10:55
     
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    Scaar ebbe un sussulto, quasi un piccolo saltello di gioia quando la donna si mostrò disponibile a reggergli il gioco e con rinnovato seppur forzato entusiasmo. Propose ella stessa un brindisi per l'occasione che Scaar assecondò con trasporto, afferrando la pinta e sollevandola per farla cozzare con quella della bionda Varyag.

    Ai nemici!


    Ripetè senza esitazioni, mostrando di non aver colto in quell'esclamazione una minaccia velata. Il nemico, in questo caso, era di certo lui, lo straniero strambo e ambiguo che si era cacciato nella tana dei lupi nordici in cerca di rogne, ma lui non sembrava sentirsi minimamente intimorito nè tantomeno molesto, mandando giù con ingordigia metà del contenuto del boccale tutto di un fiato (la verità è che aveva dovuto fermarsi, per quanto non gli piaceva ammetterlo non era particolarmente portato per gli alcolici, è uno dei motivi per cui non aveva optato per l'alcool come via di fuga dalla sua vita di merda)

    Allontanò il boccale quasi contenesse pece bollente a metà dell'opera quindi, poggiandolo sul bancone e facendo un espressione contrita per via del gusto amaro della bevanda e del contraccolpo classico dell'alcool. Emise anche un verso provato verso la fine, pentendosi di aver provato a far colpo nell'esibizione più nordica che ci sia.

    Ascoltò poi le parole di Astrid alla meglio mentre si riprendeva ancora, trovando tra esse qualcosa di interessante. Scaar lasciò perdere il sorriso derisorio per una buona volta, mostrando un espressione via di mezzo tra l'inquisitore e l'incusiorio.

    Guai? Certo. Disse lui aggrottando le sopracciglia e ammiccando con la testa con un gesto che sembrava voler dire "che domande fai, mi sembra una cosa ovvia"

    La vita è fin troppo monotona e grigia di suo, bisogna trovare qualche diversivo di tanto in tanto altrimenti si rischia di diventare matti. E fece finta di non cogliere l'ironia di quella frase detta da uno come lui, considerato pazzo da qualunque persona lo avesse conosciuto, vicina o lontana che fosse. Distolse lo sguardo come per nascondere la consapevolezza di ciò, ritornando a voltarsi verso il bancone poggiando il busto sul braccio sinistro riverso sul bancone e portando di nuovo la pinta alla bocca per una nuova sorsata.

    Con rinnovata espressione disgustata poggiò di nuovo il boccale sul bancone, scostandolo di poco da sè. Assodato, la birra di queste parti non è certo tra le mie corde.

    Quindi voltò di nuovo lievemente il busto verso la bionda, inarcando le sopracciglia e facendo una pausa, come per prendersi il tempo di riprendere il filo del discorso.

    Ah sì, si parlava di Frømund. Tornò a guardare la ragazza, questa volta sembrava meno artefatto e più colloquiale. L'alcool forse aveva allentanto un pò la cinghia della sua petulanza e inoltre quell'elemento tanto stonante con la marea di testosterone nordico che lo circondava lo incuriosiva. Il motivo di fondo comunque lo terrò tra me e lui ancora per un poco, giusto per mantenere la giusta nota di ambiguità che decora tanto bene la sua persona.

    Mi è sfuggito qualcosa. Perchè mai una guerriera tosta e seriosa come te dovrebbe sentirsi bloccata nella propria terra tanto amata? Scosse lievemente la testa guardando un punto imprecisato della sala come intento a cercare di capire. Mi sta fottendo il cervello, va contro qualsiasi brutto quanto fondato pregiudizio che mi ero fatto sui nordici di questo monotono ghiacciao roccioso.

    E avrebbe poggiato la testa sul braccio che era poggiato sul bancone se questa avesse accennato ad una risposta, mostrando di essere disposto ad ascoltare anche tutta la storia. Tanto di meglio da fare non aveva mentre aspettava.





    Scaar: Alto 193 cm. Capelli corvini, lunghi fin sopra le spalle e in genere poco curati. Corpo asciutto e longilineo, attraversato in più parti da lunghe linee ricucite, nemmeno fosse una bambola di pezza. Possiede cornee giallastre (il che non gli da un aspetto molto salutare) e iridi scure con vaghi riflessi rossastri. Indossa indumenti in pelle nera dalla testa ai piedi e un lungo mantello con maniche, anch'esso fatto rigorosamente in pelle. Gli abiti non sono particolarmente pesanti ma lui non sembra preoccuparsi eccessivamente del freddo.





    Scaar
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    A quel punto lo straniero, che fino a quel momento non si era deciso a togliersi quel sorriso molesto dalla bocca, diede l'impressione di potersi finalmente rilassare e afferrò il boccale di birra con un entusiasmo decisamente fuori luogo.
    Astrid aveva voluto ripagarlo con la sua stessa moneta, ossia prendendosi gioco di lui e fingendo di volersi riappacificare con una bevuta in compagnia, com'era usanza presso i Varyag. Nulla poteva sancire un vincolo d'amicizia più di un buon boccale di birra gelida, ma egli non era stato in grado di cogliere, in quel caso, il voluto e nemmeno troppo velato sarcasmo con cui la donna gli si era rivolta.
    Lo seguì con lo sguardo mentre cercava di finire il contenuto del bicchiere, dimostrando di non apprezzare affatto la principale fonte di allegria di ogni guerriero dell'arcipelago, poi si stupì quando disse:

    - Guai? Certo.
    La vita è fin troppo monotona e grigia di suo, bisogna trovare qualche diversivo di tanto in tanto altrimenti si rischia di diventare matti.


    Non sapendo bene cosa rispondere, Astrid si limitò a fissarlo di sbieco mentre scuoteva la testa e manifestava il proprio disappunto per la birra e forse per le circostanze.

    - Ah sì, si parlava di Frømund.
    Mi è sfuggito qualcosa. Perchè mai una guerriera tosta e seriosa come te dovrebbe sentirsi bloccata nella propria terra tanto amata?


    - Tosta? Seriosa?

    A quelle parole la donna se ne uscì in una risata cristallina e ordinò che le fosse servita un'altra birra. All'uomo, invece, concesse di scegliere qualcosa che fosse di suo gradimento. Non che in quella bettola puzzolente avessero una gran scelta, ma c'era sempre qualche scorta di idromele o liquore di noci tenuta in serbo per le grandi occasioni.

    - Non sono che una recluta, aggiunse, afferrando il boccale E, per giunta, una donna.

    Seccò anche il secondo bicchiere.

    - Abbiamo doveri, obblighi e stronzate di questo genere.
    Ma adesso mi sono stufata.


    Perdendosi un momento nei suoi pensieri, Astrid si rese conto di essere chiaramente in preda ai fumi dell'alcol. Non lo reggeva tanto bene, del resto aveva sempre preferito mantenersi lucida e razionale per ogni eventualità.
    Il sapore aspro di quella birra di quarta categoria le salì in bocca disgustandola e, dimenticandosi per un momento con chi aveva a che fare, si esibì in un sorriso deciso ma sincero.

    - Lascerò quest'isola.

    Strinse gli occhi sullo straniero.

    - Da dove hai detto che vieni?
    In effetti non so nemmeno il tuo nome.


    Poi, quasi si fosse ripresa solo in quel momento dalla momentanea perdita di lucidità, continuò:

    - Vedi, faresti meglio a fare più attenzione, d'ora in avanti: non tutti qui sono gentili con gli stranieri.
    Molti non si accontentano di una bevuta per appianare le divergenze. Spesso lasciano parlare la loro ascia.
    Lo guardò come se potesse indovinare i suoi pensieri. Sì, lo so, aggiunse subito, pensi che i Varyag siano noiosi e prevedibili. Lo siamo per davvero, voglio dire... Ci hai visti?!

    Si lasciò andare in un profondo sospiro, dopodiché aggrottò le sopracciglia, intimamente turbata da un pensiero che da giorni non voleva lasciarla.

    - Faresti meglio ad andartene.
    E anch'io dovrei.


    Era così, maledizione!
    Non poteva sprecare gli anni migliori della sua vita appresso ai quegli stupidi.
    Non volevano lasciarla combattere come diceva lei? Si sarebbe arrangiata, avrebbe fatto di testa sua.
    Un poco contrariata dal fatto che ci fosse servito quel losco figuro per indurla a prendere la giusta decisione, distolse lo sguardo dal bancone e fece scivolare dalla tasca un paio di monete d'oro.


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    Astrid


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    Quando la ragazza ebbe menzionato di voler lasciare l'isola, Scaar sollevò il capo dalla mano su cui era poggiata, facendo un cenno positivo ma ancora non intervenendo, dato che l'attenzione fu subito spostata su di lui. Probabilmente si era resa conto di essersi aperta fin troppo. Scaar da parte sua pensava di aver trovato una persona interessante finalmente, che riusciva a pensare fuori dagli schemi una volta tanto. Lo avesse capito anche lui in anticipo a suo tempo. Quanti anni sprecati ad essere una pedina eseguiordini. Ci aveva rimesso salute, affetti e sanità mentale.

    Io? Vengo dalla stalla fatiscente abbandonata fuori paese. E' l'ultimo posto che ho deciso di chiamare casa visto che altre ormai non ne ho più. Disse sembrando anche abbastanza fiero della cosa. La vita da randagio era senz'altro la migliore che ci potesse essere e lui non aveva paura ad ammetterlo.

    Glissò volentieri sulla seconda domanda, che comunque tecnicamente una domanda non era. Non era lì per lasciare troppe tracce del suo passaggio, sebbene era stato molto attento a non sbilanciarsi troppo sul vero motivo per cui si trovasse lì. E altrettanto farò io.

    Sentì poi le raccomandazioni della nordica che sembrava sul punto di accomiatarsi. La conversazione doveva averla incupita per qualche motivo, o forse non si sentiva a suo agio di parlare male della propria terra in mezzo ai suoi conterranei. Lui le avrebbe potuto rispondere che le divergenze erano la sua specialità e che aveva ancora del lavoro da fare lì prima di poter andare via, specie dopo che anche lei aveva affermato di dover andare via, ma fu anticipato da un evento repentino quanto inatteso.

    Dov'è!!!? Il rumore della porta di ingresso che sbattè fu l'unica cosa a preannunciare il rauco urlo del nordico nerboruto che fece il suo ingresso nella locanda. Entrò a grandi passi brandendo due asce, una per mano, seguita da altri due omaccioni dalla barba lunga e bruna.

    Scaar si voltò verso di loro, abbassando di poco il capo rassegnato come a voler dire "ci risiamo" Quindi guardò Astrid di sbieco, rivolgendole con tono sommesso. Ricordami di spaccare la testa al tuo amico Frømund. Il suo ritardo mi sta costando davvero caro.


    Dov'è quella lurida spia!! Sappiamo che è strisciata fino a qui. Vieni fuori verme senza onore!! Continuò a ululare con veemenza il Varyag infuriato, generando confusione e perplessità nel salone mentre i nordici avventori si voltavano l'uno verso l'altro, cercando di capire a chi si riferisse.


    Vlakkjar! Ehi Vlakkjar da questa parte! Chiamò l'oste da dietro al bancone, mettendoci poco a collegare i puntini di quel rebus. Scaar che era in bella vista, mantenne il capo basso, teso com'era più di una corda di violino, sussurrando all'oste a denti stretti. Lingualunga è un eufemismo...


    Vlakkjar, per l'appunto l'omaccione con le asce, si voltò verso il bancone puntando automaticamente lo straniero vestito da becchino. Annuì nervosamente, con le narici dilatate dalla rabbia. E così non hai nemmeno il pudore di nascondere il tuo brutto muso in pieno giorno. Nel bel mezzo della nostra gente. Sono sicuro che credi di essere davvero furbo, eh brutto bastardo?

    Gli parlava ancora dalla distanza per il momento, tutta la locanda si era voltata verso Scaar, molti degli uomini già afferravano una spada comprendendo la situazione e pronti a prendersi un pezzo della lurida spia.

    Fermi, nessuno muova un muscolo! Il figlio di puttana è mio! Forza! Andiamo fuori! Intimò il nordico con estrema impazienza.


    Il sorriso sul viso di Scaar sapeva di resa, o forse era solo la piega delle cicatrici. Fatto sta che guardò per un istante Astrid, facendosi venire in un istante un idea. Ah, e non posso! Disse con una certa convinzione, come chi si è appena reso conto di avere un impegno.

    Il nordico aggrottò la fronte, spiazzato da quel comportamento. Eh!?

    Non possso, ecco. Non ho nemmeno finito di bere la mia birra con la mia amica, vero bellezza?? Eh sì, l'aveva tirata in mezzo. Forse si era fatto venire una buona idea, o forse era solo curioso di vedere come avrebbe reagito. Fatto sta che si era fatto di nuovo tranquillo, portando una mano al boccale ancora pieno per metà e sorseggiando la birra, alternando lo sguardo tra la bionda e il suo aguzzino.

    Astrid??? Sei con lui?? Chiese Vlakkjar mostrando di conoscere la donna. Si grattò la nuca con la punta dell'ascia, confuso, ma ci avrebbe messo davvero poco a dubitare anche della donna.





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    Edited by Ryuk* - 5/2/2016, 22:51
     
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    Astrid, che era ancora lievemente stordita dalla birra, si voltò di scatto non appena Vlakkjar fece il suo trionfale quanto rumoroso ingresso nella locanda, sbraitando come un ossesso e menando per aria le sue due pesante asce da combattimento.
    Era un guerriero coraggioso, uno che aveva preso molte vite in battaglia, anche se privo di una qualsivoglia istruzione. I suoi modi burberi e belluini tradivano il suo retaggio di campagnolo persino tra i guerrieri di Vaygr, che non si distinguevano certo per grazia ed eleganza, ed era abbastanza conosciuto alla fortezza per essere uno che preferiva pareggiare i conti a suon di colpi di spada piuttosto che con una bonaria pacca sulla spalla.
    Nonostante il suo valore di combattente Astrid lo riteneva un inetto. E non ebbe modo di ricredersi quando egli, credendo alle parole dello straniero, le chiese se fosse davvero sua alleata.

    - Non dire sciocchezze, ci siamo appena conosciuti. rispose lei, visibilmente seccata. Mi stava scroccando una birra. Che cosa ha fatto?

    Si alzò, sentendo lo sguardo di tutti gli avventori su di sé.

    - Ho pensato subito che fosse in cerca di guai, ma non credevo che avesse avuto la pazza idea di farti uno sgarbo. Poi, voltandosi verso lo strano individuo, continuò: Che diavolo hai combinato, eh?

    Sembrava quasi che lo stesse rimproverando, delusa da una qualche sua segreta aspettativa, come avrebbe fatto a tutti gli effetti una madre con il proprio figlioletto pestifero.

    - Comunque, credo che dovrà rispondere all'ufficiale della guardia cittadina. Sono certa che non farà resistenze.
    Vero?


    Piantò i suoi occhi in quelli, folli, dello straniero, credendo che così facendo egli non avrebbe osato controbattere. Era chiaro che non avesse idea di chi avesse davanti, né di cosa fosse capace.
    Ma se c'era una cosa che Astrid detestava era la giustizia sommaria. Erano guerrieri spietati, che spesso uccidevano a sangue freddo per sopravvivere, in fuga da una disfatta che li aveva decimati, dediti all'arte della guerra e votati unicamente alla morte; ma non erano bestie.
    Se avessero cominciato a prendere ad asciate gli stranieri a causa di un semplice litigio si sarebbero abbassati ai livelli delle fiere più selvagge a cui essi stessi davano la caccia.

    - A meno che non accetti di sfidarti a duello.

    Erano sì un popolo civilizzato, ma pur sempre dei Vaygr.
    Non c'era torto che un buon duello non potesse appianare, uno spettacolo di forza bruta e istinto di sopravvivenza che avrebbe senza dubbio ottenuto di fare giustizia, secondo i dettami degli déi e delle loro leggi.



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    Scaar non rispose alle domande di Astrid immediatamente, si limitò a fissarla con sguardo vitreo come di chi stava meditando qualcosa, come di chi sta per scattare da un momento all'altro. La bionda avrebbe avuto la concreta sensazione che il folle straniero fosse pronto a un azione repetina e pericolosa. Nel frattempo, comunque, Vlakkjar continuava a sbraitare.

    Resistenza o meno, lo sai come la pensiamo sulle spie, Astrid. Infidi esseri striscianti in cerca di punti deboli nella nostra gloriosa roccaforte. Non gli è bastato privarci delle nostre terre, si preparano ad attaccarci fin quaggiù, annientarci! Io non ho intenzione di mostrare la compassione che loro non mostrerebbero mai ad uno dei nostri! Replicò Vlakkjar rivolto verso Astrid ma guardando Scaar quando pronunciava gli insulti.

    Quel che ci tengo a precisare è che, sebbene sembrasse disarmato, Scaar era poggiato contro il bancone proprio davanti alla sua arma, poggiata contro la base del bancone sul pavimento. Si trattava di un Chakram alto poco più di un metro, composto di punte metalliche affilate che egli usava come arma pesante. Nella penombra probabilmente era passato inosservato ai più, forse anche ad Astrid. La mano più bassa era ai lati della coscia, pronta a guizzare sull'arma per appropiarsene ed affrontare la minaccia imminente.

    Adesso fatti da parte, donna! La faccenda non ti riguarda e comunque starei ben attenta su chi decidi di prendere le difese, persino una del tuo casato non verrebbe scusata per certi tipi di frequentazioni. L'ammonì il nordico guardandola con sguardo truce e severo, per poi tornare su Scaar e fare un paio di passi avanti quasi intenzionato a raggiungerlo. Avanti verme, vieni con me!

    Un momento! Esclamò Scaar improvvisamente portando avanti la mano aperta per fermare tutti. Colti alla sprovvista tutti lo guardarono, Vlakkjar si fermò interdetto per il modo leggero con cui l'altro era intervenuto, scuotendo le asce impaziente. Cosa!?

    Stai prendendo un granchio. Disse Scaar, tornando a poggiarsi sul bancone. Non sono io la spia. Guardati bene attorno, scommetto che adesso il tizio si sta ammazzando dalle risate per l'abbaglio che stai prendendo.

    Era terribilmente calmo al punto da sembrare credibile, oltre che matto come un cavallo. Annuì lentamente accompagnando il disorientamento degli astanti e del nordico asciato. Lo dico per te, eh. Ti sto risparmiando una figura pessima. Hai ancora occasione di prenderlo, se riesci a scovarlo.

    E si voltò verso destra in un punto non precisato della taverna, in quella zona i presenti ebbero un sussulto guardandosi tra loro come diffidando gli uni dagli altri. Qualcuno addirittura si alzava, come intento a scovare l'intruso. Vlakkjar guardò verso quella direzione sempre più nervoso e incollerito, in dubbio per quanto riguardava le parole di Scaar ma disorientato dal suo comportamento, stranamente sicuro di sè.






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    Edited by Ryuk* - 10/2/2016, 09:18
     
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    Le parole di Vlakkjar, anziché convincerla a farsi da parte, ottennero l'effetto opposto.
    L'accusa rivolta allo straniero era piuttosto grave; i Vaygr mal tolleravano i nemici che non potevano affrontare direttamente e avevano una pessima considerazione per spie, tagliagole e assassini a pagamento.
    Dal momento che si conoscevano appena, Astrid non era certo pronta a giurare ch'egli fosse innocente: del resto tutto nel suo comportamento faceva pensare a qualcosa di sospetto.

    - Adesso fatti da parte, donna! La faccenda non ti riguarda e comunque starei ben attenta su chi decidi di prendere le difese, persino una del tuo casato non verrebbe scusata per certi tipi di frequentazioni.

    - Le mie frequentazioni - sibilò lei - Sono affar mio.

    Ma il Vaygr, anziché darle retta, avanzò nuovamente frapponendo tra la donna e lo straniero le sue gigantesche armi, che avevano tutta l'aria di poter tagliare in due un uomo senza troppa difficoltà.
    La situazione stava rapidamente degenerando ma l'uomo vestito da becchino, non soddisfatto, si schernì accusando il guerriero di aver sbagliato persona: la spia, quella vera, era lì seduta a bere e mangiare come se niente fosse, probabilmente ridendo a crepapelle per la stupidità di quegli inetti combattenti Vaygr.
    Astrid, convinta che Vlakkjar non l'avrebbe bevuta, alzò un sopracciglio in segno di disapprovazione; ma tutti, nella locanda, si voltarono a fissare gli avventori che, in un angolo, avevano assistito alla scena senza controbattere.
    Incredibile a dirsi, le parole sibilline di quel dannato straniero avevano fatto breccia nei loro cuori, confondendone le idee.

    - Bene bene.

    Da un tavolo più in disparte rispetto agli altri una donna piuttosto alta e dal fisico snello, avvolta in un corpetto di pelle scuro che ben si intonava alla sua liscia pelle color ebano, ridacchiò appena mentre si puliva elegantemente la bocca con un tovagliolo.

    - Quale degli stranieri accuserete, ora, messer Vlakkjar?
    Vediamo... Forse... Quella con la pelle scura?


    Tutti rimanevano in silenzio, non osando dire né fare alcunché.

    - Sono venuta in questa desolante città fantasma perché pensavo di poter fare buoni affari, invece... Siete solo un branco di stupidi vaccari troppo impegnati a tagliare teste per accorgervi di chi si diverte a prendervi per il culo.

    Da quella posizione Astrid non era in grado di vederla bene in viso, ma intuì che dovesse essere una donna piuttosto giovane, forse sui trent'anni. La lunga chioma di capelli scuri ricadeva sulle spalle in maniera piuttosto seducente, e se non fosse stato per quei suoi modi ben poco gentili e decisamente bruschi avrebbe anche potuto sembrare attraente.

    - E' lui la spia, babbeo! aggiunse, puntando l'indice contro lo straniero dall'eterno e perturbante sorriso.

    Vlakkjar, che nel frattempo aveva osservato alternativamente la donna e lo strano individuo che beveva con Astrid, non sapeva più bene con chi prendersela.
    Per fugare ogni dubbio decise di afferrare una delle sue asce di colpire con violenza il bancone, spezzandolo in due e facendo un gran baccano. L'oste urlò come una donnicciola e rotolò goffamente a terra cercando di raggiungere l'uscita, forse nel tentativo di chiamare le guardie; gli altri si limitarono a filarsela perché sapevano bene di cosa era capace il loro concittadino. L'ultima volta l'avevano visto sfasciare un intero albergo per cercare l'amante di sua moglie.
    Alcuni invece rimasero a guardare, divertiti da quello spettacolo che, ne erano certi, avrebbe ottenuto di intrattenerli in quella lunga e noiosa mattinata.

    - ORA MI DIRETE COME STANNO LE COSE, VOI DUE DANNATI BUGIARDI!

    Sollevò ancora l'ascia, dimostrando di saperla maneggiare benissimo anche con un solo braccio.

    - OPPURE VI... VI...

    Vi...? Vi farò a fettine? Vi staccherò la testa dal collo?
    Tutti rimasero in attesa di sentire a quale crudele trattamento li avrebbe infine condannati.
    Ma fu Astrid a interromperlo prima che potesse finire la frase.

    - Vlakkjar, per favore, metti via quell'arma. E' stato solo un gigantesco malinteso. - disse, alzandosi e frapponendosi tra lui e lo straniero - Parliamo, va bene? Forse puoi dirci esattamente come stanno le cose, che cosa è successo...

    La donna dalla pelle scura, nel frattempo, si era dileguata.
    Un atteggiamento sospetto, ma erano stati in molti a preferire quell'opzione.

    - IO... IO...

    - Forza, raccontaci com'è andata.

    Il guerriero ebbe un attimo di esitazione.
    Guardò lo straniero, poi ancora Astrid, il viso in fiamme per la rabbia.

    - PERCHE' NON LO CHIEDI A LUI? urlò, guardando il becchino con odio.

    Chissà se lo straniero avrebbe fatto altra confusione oppure se si fosse infine limitato a dire la verità.
    Una cosa era certa: Vlakkjar non avrebbe tollerato di essere preso in giro un'altra volta e avrebbe senza dubbio messo mano alla sua arma per appianare il torto subito se non vi avessero al più presto posto rimedio.


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    Edited by Ashel - 10/2/2016, 12:45
     
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    Ok, era assodato. Il caratterino della bionda gli piaceva un sacco. Era evidente che quel bruto non le metteva alcuna paura sebbene gli sbraitamenti e le gratuite dimostrazioni di virile Vaygherismo. Non poteva essere altrimenti, in effetti, per una donna abituata a simili livelli di testosterone da quando era in fasce. Doveva essere molto brava a tenerli in riga.

    Adesso era quasi curioso di vederla all'opera, tirare per le orecchie ogni singolo omaccione costringendoli a chiedere scusa per aver detto qualche parolaccia.

    Soppresse quei pensieri per evitare di sghignazzare in faccia ai presenti, cosa che avrebbe giovato ben poco alla già complicata situazione. Se non altro, aveva appena trovato una candidata perfetta per il premio della peggior bugiarda.

    Ma tu guarda... Commentò mentre teneva gli occhi fissi sulla moretta che metteva in scena un tentativo puerile di discolparsi. La fissò con occhi intrigati senza rispondere nulla, perdendo il proprio interesse in Astrid e Vlakkjar e la seguì con lo sguardo fino alla sua uscita di scena. Stava lì lì per seguirla, praticamente dimenticando tutto il teatrino in cui era stato trascinato dalla bionda e da "capitan intuito", ma in quel momento l'ascia di quest'ultimo si abbattè sul bancone richiamandolo sull'attenti.

    Vide l'oste strisciare via impaurito e non potè non riservargli uno sprezzante. Che donnicciola, kwewhe! Sperando di essere stato sentito, ma le urla del nordico, venutogli tremendamente vicino, sbatterono sulla sua faccia e questo non gli piaceva nemmeno un pò.

    Astrid e lui continuavano ad argomentare mentre Scaar si limitò a portare l'indice al volto, asciugandosi una goccia di saliva dalla palpebra.

    Quando alla fine si sentì chiamato in causa, alternò lo sguardo tra i due come di chi sembra chiedersi "e adesso che volete da me", quindi sospirò roteando gli occhi. Dolcezza, apprezzo quello che stai cercando di fare.. Davvero cioè, l'aria da mamma che mette d'accordo i due mocciosi litiganti mette in risalto il colorito ghiacciolo delle tue guance e tutto il resto, ma adesso è inutile stare a sindacare su chi abbia cominciato, giusto Vlacca?

    Errrh.. Grugnì il Varyag cercando di capire se era stato offeso lui, lei o entrambi in quanto aveva detto il becchino, come è stato amabilmente definito lo straniero Scaar. Prima che potesse arrivare ad una conclusione comunque, Scaar lo anticipò scorgendo il proprio boccale di latta mezzo riverso a terra. Fortuna che non si era svuotato del tutto.

    Si chinò per raccoglierlo, per poi tornare a guardare Vlakkjar. In quanto a te... Cominciò a dire portando il boccale alla bocca per una piccola sorsata. Lo abbassò subito dopo, fissando il guerriero, quindi con un gesto repentino gettò il quarto di bicchiere di birra ancora al suo interno in faccia a Vlakkjar, mirando agli occhi. Sei un cazzone!

    RWAAAAAAAAAR! Urlò il nordico momentaneamente accecato menando d'istinto un fendente alla cieca verso Scaar. Quello però era pronto ad una reazione da parte dell'altro e si abbassò prontamente, afferrando il proprio Chakram e rotolando via, cominciando a correre verso l'uscio. Aveva colto alla sprovvista anche i due accompagnatori di Vlakkjar essendo decisamente più scattante di loro. Si voltò un ultima volta verso Astrid fermandosi un istante presso l'uscio. Beh qualcuno doveva pur dirglielo!

    E sparì al di fuori della locanda, inseguito dai 3 nordici e qualche altro Varyag rimasto nella locanda infuriato per la sua insolenza.



    Nel frattempo Fromund stava giungendo alla locanda dalla strada principale in discesa quando vide Scaar e il seguito incollerito venirgli incontro in gran carriera. Egli, sbigottito, si fece contro il muro per evitare di venire travolto, ma fu riconosciuto al volo dallo Scaar in fuga che senza fermarsi gli urlò contro. Sei un cazzone anche tu!


    E così tutti proseguirono per quella strada fino a quando non rimase solo Fromund in quel silenzio. Ancora senza parole per quello che aveva visto continuò per la sua strada, incontrando successivamente poi anche Astrid.






    Scaar: Alto 193 cm. Capelli corvini, lunghi fin sopra le spalle e in genere poco curati. Corpo asciutto e longilineo, attraversato in più parti da lunghe linee ricucite, nemmeno fosse una bambola di pezza. Possiede cornee giallastre (il che non gli da un aspetto molto salutare) e iridi scure con vaghi riflessi rossastri. Indossa indumenti in pelle nera dalla testa ai piedi e un lungo mantello con maniche, anch'esso fatto rigorosamente in pelle. Gli abiti non sono particolarmente pesanti ma lui non sembra preoccuparsi eccessivamente del freddo.





    Scaar
    Vita: 350
    Chakra: 190

    Distanza:
    //

    Talenti Speciali:
    Huge Size
    Aura Master II

    Discipline:
    Corpo a Corpo III
    Armi Pesanti III
    Elemento: Fulmine I

    Scheda:
    Scaar
    Slot Usati:
    //

    Slot Rimanenti:
    //

    Auree/Stance/Effetti:
    //

    Status/Buff:
    //

    Equip:
    Protezioni II - [40 Blocco]
    Arma Pesante I - [40 Danno]




    Edited by Ryuk* - 11/2/2016, 11:54
     
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  14. Ashel
     
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    I tentativi della giovane Vaygr di pacificare Vlakkjar non andarono a buon fine. Non per sua colpa, d'altra parte non c'era molto che potesse fare in quella circostanza se non prenderlo a pugni o cercare di calmarlo.
    Lo straniero era rimasto tutto il tempo in silenzio ad osservare lo scambio di battute tra il guerriero e la giovane donna dalla pelle scura, poi, probabilmente annoiato da quella situazione che non riusciva più a catturare il suo interesse, si rivolse ad Astrid con un punta di commiserazione.

    - Dolcezza, apprezzo quello che stai cercando di fare.. Davvero cioè, l'aria da mamma che mette d'accordo i due mocciosi litiganti mette in risalto il colorito ghiacciolo delle tue guance e tutto il resto, ma adesso è inutile stare a sindacare su chi abbia cominciato, giusto Vlacca?

    Se avesse avuto una maggiore prontezza di spirito probabilmente gli avrebbe mollato un sonoro ceffone seguito da una lunga sfuriata, ma lì per lì, tra lo stupore generale, non riuscì a trovare le parole adatte e si limitò a rimanere a fissarlo con un'espressione a metà tra l'offeso e il deluso.
    Fece per alzarsi, decidendo proprio in quell'istante che si sarebbe volentieri tirata fuori da quella storia che peraltro non la riguardava; la sua giornata inizialmente pacifica era stata movimentata da quello sconosciuto ma aveva preso una piega che a lei non piaceva per niente, e così come era arrivata al Lupo Nero se ne sarebbe anche andata.
    Non aveva certo intenzione di rimanere invischiata in una rissa: sebbene non perdesse mai l'occasione di venire alle mani con qualcuno per dimostrare che essere una donna non la rendeva docile e mansueta come molti l'avrebbero voluta, le scazzottate da taverna proprio non facevano per lei; il suo rango e l'altera dignità che raramente tradiva in favore del suo carattere focoso e decisamente ostinato le impedivano di farsi coinvolgere in uno scontro così volgare e indecoroso.
    Ma lo straniero, forse ignaro del pericolo che stava correndo a offendere un Vaygr ignorante e forse un po' brillo, sgusciò fuori dalla locanda seguito da un Vlakkjar fuori di sé e qualche altro coraggioso non prima di avergli gettato in faccia la birra annacquata che Astrid gli aveva offerto e averlo insultato con parole che non fecero che accrescerne l'ira.
    A quel punto la donna, non sapendo bene cosa fare e temendo seriamente che il piccolo drappello di guerrieri si sarebbe reso protagonista di un crudele episodio di giustizia sommaria, raggiunse l'uscita di quella bettola decisa a chiamare qualcuno, ma incappò nell'ultima persona che avrebbe voluto vedere in quel momento: Frømund.
    Con il suo bel viso pulito, i capelli biondi e il pizzetto piacente, il Vaygr era arrivato con quella sua aria trasognata e il piglio sornione che lo rendeva antipatico e convincente allo stesso tempo proprio quando la sua presenza si era fatta poco opportuna e lo straniero si era già dileguato lasciando un velo di mistero circa la sua reale identità e il suo ruolo in quella vicenda.
    Il giovane, visibilmente preoccupato, ascoltò il resoconto di Astrid sull'accaduto; poi, fattosi scuro in viso, la invitò a seguirlo alla ricerca della donna dalla pelle scura che, ne era certo, costituiva un pericolo per tutti loro.

    - Frømund, che cosa c'entri tu con tutta questa storia?
    Non avrai combinato qualche altro guaio durante il tuo ultimo viaggio nel continente...?
    Quell'uomo, lo straniero... sembra davvero pericoloso, anche se non nel modo che intende Vlakkjar.


    - Ti spiegherò quando sarà il momento, zuccherino.
    Ora andiamo!


    Astrid, che detestava essere chiamata in quel modo, non si mosse di un millimetro.

    - Voglio sapere tutto di questa storia, dall'inizio alla fine, dannato damerino da quattro soldi.

    - Tesoro - riprese lui dopo aver alzato gli occhi al cielo - Non c'è molto tempo per raccontarti tutto, ora dovrai seguirmi e fare come ti dico.

    Sapeva che la giovane, abituata a prendersi un po' troppo sul serio, non possedeva l'elasticità mentale adatta ad affrontare simili situazioni; ma lui, che faceva del trasformismo la sua ragione di vita, riusciva sempre a farsi beffa di tutti, anche dei rigidi e noiosi guerrieri tutto d'un pezzo convinti che nessuno riuscisse a prenderli per il culo come faceva lui.
    Ma Frømund sapeva come convincere Astrid; in fondo si erano sempre piaciuti proprio perché, a dispetto dei loro caratteri così diversi, si fidavano l'uno dell'altro in un modo assai strano e poco credibile agli occhi del prossimo.

    - Andiamo!

    Si avviarono allora lungo le strade deserte della cittadella, mentre il vociare dei Vaygr alla ricerca dello straniero si faceva via via sempre più vago, dando l'impressione ad Astrid, ancora piccata per le parole che il becchino le aveva rivolto poco prima, di riprendersi da uno di quei sogni scomodi ma verosimili che precedevano il risveglio.
    Sentiva che la stavano trattando tutti come una stupida e questo la rendeva insofferente. Ma avrebbe presto fatto valere le sue ragioni, potevano stare certi.


    CITAZIONE

    Astrid


    Potenza: 10
    Vita: 200
    Chakra: 130
    Distanza: -
    Talenti Speciali: Survivalist I

    Discipline:
    Armi Pesanti II
    Arcieria I

    Slot Usati: -
    Slot Rimanenti: -
    Auree/Stance/Effetti: -
    Status/Buff: -

    Equipaggiamento:
    Corazza dell'avventuriero [Blocco 20]
    Arma Pesante Classe I [Danno 40]
    20x Freccie in Noce [Danno 10]

    Scheda: Astrid

     
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    Arcipelago di Vaygr


    La donna aveva smesso il corpetto in cuoio rinforzato e placche metalliche, riponendolo scompostamente ai piedi di una rozza panca adibita a divano. La stanza era relativamente immersa nella penombra, un solo cerchio di luce di un apertura lungo la parete in fondo riusciva a far filtrare la fioca luminescenza del cielo annebbiato di Vaygr.

    Avanzava distratta, vestita di un leggero vestito bianco che ne lasciava scoperte la schiena, le braccia e buona parte delle gambe. Le case Vaygr erano straordinariamente capaci di mantenere un alta temperatura all'interno nonostante fuori imperversasse la più terribile delle tempeste. La legna che alimentava il fuoco del camino crepitava espandendo il suo tepore in grado di riscaldare l'intero ambiente, che tra l'altro era di modeste dimensioni.

    La donna si avvicinò all'oblò appannato, sfogliando distrattamente un vecchio tomo. Aveva da poco fatto un bagno caldo, acqua che aveva dovuto riscaldare in una grossa pentola sul camino per poter fare un bagno caldo degno di questo nome. I metodi spartani di quelle terre non le rendevano certo facile la permanenza lì, lei abituata ai lussi e le comodità di Aethernia.

    Eppure non era sempre stato così, pensò lei, ricordando la propria infanzia a Sumadea. Ricordò che le bastava davvero poco per vivere ed essere felice, mentre molte volte si chiedeva quanto davvero fosse riuscita ad agguantare la felicità ora che a servizio dell'impero godeva di agi e privilegi.

    Di certo non le avevano fatto dimenticare le cose importanti imparate nella sua precedente vita: l'arte della caccia, l'inseguimento della preda, la supremazia del cacciatore.

    Allungò una delle mani dalle lunghe dita affusolate verso la propria arma, un pugnale a doppia lama ricurva, rimirandola alla luce fioca della finestra. Certe cose davvero non potevano mai cambiare...


    *ZZAACK!*


    Il pugnale si piantò sulla umida trave di legno dopo aver roteato pericolosamente in un lanciò netto. Al lato del pugnale, un impressionato Scaar che si era scansato rapidamente, non abbastanza comunque se lei avesse davvero voluto colpirlo.

    Non è stato saggio liberarti dell'unica arma a tua disposizione.
    Disse lui, guardando il pugnale rabbrividendo ancora.

    Ancora quell'aria scazzata come di chi se ne frega di qualsiasi regola o pericolo, pensò lei. Lo detestava tremendamente, fin dal primo giorno in cui lo aveva conosciuto. Ma non rispose, rimanendo tesa come la corda di un violino dall'altra parte della stanza. Erano agli estremi di quell'ambiente unico, una decina di passi e diversi ostacoli tra loro. Gli occhi di lei erano fissi su lui, pronta a reagire come un serpente messo alle strette.

    Lui invece tornò a poggiarsi sul muro, gambe una davanti all'altra ed espressione rilassata, tutto sommato. Staccò il pugnale dal muro, prendendosi il tempo di esaminarlo distrattamente. Non avevo idea che ci fossi anche tu nella locanda. Mi hai fregato, devo ammetterlo.

    Lei lo ascoltò per niente felice di quella situazione, rimanendo seria e rigida. Beh, direi che adesso siamo pari, no?

    Lui staccò lentamente gli occhi dal pugnale per guardare lei, picchiettando con la lama sul palmo aperto dell'altra mano. Non ancora, tesoruccio.

    Potrei urlare, sai? I Vaygr non prendono alla leggera i crimini passionali. Finiresti scuoiato vivo e immerso nella pece bollente prima che tu riesca anche solo a sfiorarmi. Disse lei con una certa altezzosità. Sapeva che Scaar non era impensierito dalle sue capacità, ma più di ogni altra cosa desiderava evitare uno scontro diretto. Sarebbe riuscito a tirarla in mezzo a una disputa tra stranieri e non poteva rischiare di attirare l'attenzione dei Vaygr più del dovuto. L'intolleranza e la xenofobia di quei luoghi erano un ghiaccio molto sottile su cui muoversi.

    Cos'è, hai paura di loro? Chiese Scaar sghignazzando, indovinando i suoi pensieri. Che delusione, credevo di essere io a farti paura più di tutto...





    Alla fine Fromund e Astrid avrebbero raggiunto un altra piazza, lievemente più grande e importante rispetto a quella in cui si trovavano prima. Lì la folla aveva cominciato a sparpagliarsi dopo aver perso le tracce della spia straniera. Potevano vedere Vlakkjar e altri cinque nerboruti armati discutere animatamente sul da farsi, ma ancora abbastanza lontani da poter comprendere su cosa dibattessero.

    Fromund si prese il tempo di riprendere fiato dopo la breve corsa, mostrando come fosse colpevolmente fuori allenamento. Si voltò verso Astrid, rendendosi conto di doverle qualche spiegazione, ora che ne avevano il tempo.

    Mi ha salvato la vita. Cominciò a dire mentre ancora faticava a respirare normalmente. La guardò, Astrid, per capire se lei aveva compreso la questione.

    Mesi fa, in uno dei miei viaggi a Benthus. Mi ero messo nei guai con certi strozzini, niente di particolarmente pericoloso, immaginavo io. Venne fuori che questi erano in contatto con certi tizi, quegli "shinobi" che si sono annientanti nelle guerre degli ultimi anni. Continuò a spiegare, mentre le fece cenno di procedere lungo la piazza in modo tale da stare alla larga dagli altri inseguitori Vaygr.

    Era praticamente impossibile fuggire, alla fine sono riusciti a chiudermi in trappola e stavano lì... per farmi fuori quando quel tizio, Scaar, è piombato dal nulla insieme ad un gruppo di imperiali e li ha fatti tutti secchi. La guardò di nuovo, sperando che lei potesse comprendere l'entità del suo debito.

    Mi ha ricattato, insomma. Sembrava una persona importante, avrebbe potuto rinchiudermi in una cella buia e buttare la chiave. Inoltre gli dovevo un favore, non potevo tirarmi indietro, capisci? Vaneggiava, risultando poco più chiaro di quanto non lo era stato fino a quel momento. Stavano per abbandonare la piazza quando udirono una voce roca chiamarli dal centro della stessa.

    Fromund, brutto pezzo di sterco di renna, vieni qui! Alcuni mi hanno riferito di averti visto in compagnia di quello sciacallo imperiale qualche giorno fa, è così?? Era di nuovo Vlakkjar che li aveva visti poco prima che potessero tagliare la corda. Astrid per l'ennesima volta si trovava in compagnia di un losco individuo e questa volta, forse, l'altro nordico nerboruto non avrebbe preso per buona la sua innocenza. Fromund guardò Astrid preoccupato, come per chiederle con lo sguardo cosa avrebbero dovuto fare.






    Scaar: Alto 193 cm. Capelli corvini, lunghi fin sopra le spalle e in genere poco curati. Corpo asciutto e longilineo, attraversato in più parti da lunghe linee ricucite, nemmeno fosse una bambola di pezza. Possiede cornee giallastre (il che non gli da un aspetto molto salutare) e iridi scure con vaghi riflessi rossastri. Indossa indumenti in pelle nera dalla testa ai piedi e un lungo mantello con maniche, anch'esso fatto rigorosamente in pelle. Gli abiti non sono particolarmente pesanti ma lui non sembra preoccuparsi eccessivamente del freddo.





    Scaar
    Vita: 350
    Chakra: 190

    Distanza:
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    Talenti Speciali:
    Huge Size
    Aura Master II

    Discipline:
    Corpo a Corpo III
    Armi Pesanti III
    Elemento: Fulmine I

    Scheda:
    Scaar
    Slot Usati:
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    Slot Rimanenti:
    //

    Auree/Stance/Effetti:
    //

    Status/Buff:
    //

    Equip:
    Protezioni II - [40 Blocco]
    Arma Pesante I - [40 Danno]




    Edited by Ryuk* - 3/3/2016, 11:28
     
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