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Necropoli. Bastò quella parola, quel singolo ed unico riferimento per far saltare giù dal letto il gigante vichingo. Leggende, arcani misteri e sanguinari racconti venivano tramandati circa quel lungo maledetto e dimenticato dal mondo. Sede di guerrieri immortali ed irriducibili, rifugio di uomini rinnegati, un velo di oscurità e paura avvolgeva quelle mura. Ukon non sapeva davvero cosa pensare, ma il suo volto dagli occhi spalancati faceva trasparire una cerca emozione, un misto di fascino, stupore ed adrenalina, pari a quella che aveva avuto nel vedere il drago.
Allora non si è trattato di un sogno.. Ho visto per davvero quei volti..
Ricordava infatti che a tirarlo fuori da sotto la valanga era stato qualcuno dai lineamenti deturpati, ma risvegliandosi dopo il lungo sonno non aveva saputo spiegarsi se si fosse trattato di una semplice visione indotta dall’assoggettamento all’ipotermia o se si fosse trattato di un ricordo vero e proprio. Ma dopo aver sentito le parole di Brann il volto del belligerante colosso si fece parecchio serio. Prese parola.
Sicuro che tu non la stia mettendo giù in maniera troppo semplicistica Brann?
Rivolse il suo sguardo serioso in particolare verso l’arcadiana che probabilmente nulla sapeva dei racconti tramandati dai Vaygr.
Dovete sapere che questo luogo, nonostante sia il protagonista di molte leggende sanguinarie e pericolose, viene estremamente temuto e disprezzato dalla nostra gente. Il motivo risiede in coloro che lo abitano. Si narra infatti che questa fortezza fosse in tempi antichi un mausoleo ed una cripta ove risiedevano i corpi dei defunti grandi eroi del passato, i Vaygr purosangue più audaci e coraggiosi. Guerrieri indomabili a cui tutti noi ci ispiriamo ancora tutt’oggi nell’Arcipelago. Tuttavia questo sacro cimitero venne in età remota dissacrato e le tombe scoperchiate. Il primo a compiere quest’orribile e sacrilego atto fu colui che porta il nome di Aldasir ed i suoi adepti uccisero e trucidarono coloro che osarono opporsi al suo tentativo poi riuscito di profanare questo posto.
Fece una pausa.
Questa ovviamente è una leggenda e non so se si tratti della verità o solamente di un racconto immaginario tramandato dalla mia gente. Probabilmente, se anche fosse vero, è passato talmente tanto tempo che non ha più senso parlare di odio vero e proprio nei loro confronti. Certo è che profanare le tombe dei nostri egregi avi ed antenati è un crimine che noi Vaygr non possiamo tollerare e sopportare. E’ un crimine che io non potrei lasciare impunito.
E qui calò il silenzio, perché sapeva che mettersi contro quegli uomini che le leggende dichiaravano essere immortali ed inscalfibili era come autocondannarsi a morte certa. Lui però, impavido condottiero, timore dell’Eterno Falciatore non ne aveva. Solo che si chiedeva, alla luce dei suoi nuovi obiettivi di vendetta verso l’Impero, se forse, invece che alimentare un antico conflitto interno alla popolazione ed ai vari clan dei Vaygr, potesse provare a superarlo unendo appunto le forze dei Vaygr sotto un unico vessillo di natura antimperiale. Infondo se quei bastardi imperiali erano arrivati in prossimità della Necropoli anche gli abitanti di quest’ultima prima o poi avrebbe dovuto fare i conti con loro. E un manipolo di immortali simili a Brann non poteva portare altro che giovamento alle forze ribelli. In questo modo, regalando la libertà al loro popolo, avrebbero anche potuto farsi perdonare per aver dissacrato quel luogo.
Stiamo a vedere quello che succederà, ma vi invito a non essere troppo ottimisti con questa gente. Non hanno pensato due volte ad ammazzare i loro compatrioti per portare a termine i propri obiettivi quindi non vedo perché dovrebbero essere clementi con noi.
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.NECROPOLIS II
Ciclo di Trama: Il signore dei draghi
Quest II
Brann annuì verso Giancarlo, sottolineando il suo punto.
Per il momento lo scopo per cui siamo venuti fin qui deve rimanere segreto. Se i nostri ospiti scoprono i nostri sospetti riguardo la Necropoli e il drago, potrebbero considerarci ostili e non so cosa sarebbero in grado di fare. Ci hanno salvato la vita ma dubito che ci tengano in particolar modo a salvaguardarla. Il tono era lo stesso e il viso ugualmente serio. Ora che potevate parlarne si sentiva un pò più tranquillo, ma la situazione rimaneva ingarbugliata.
Si voltò a guardare Ukon mentre egli si prodigava a spiegare la leggenda della Necropoli, inizialmente interdetto perché non voleva creare inutili allarmismi, conscio che la maggior parte delle storie sulla natura sanguinaria degli abitanti della Necropoli sono alimentati da terrore e miticismo, non esente comunque di un fondo di verità.
Si preoccupò però di correggere Ukon su di un ultimo punto. Non sono stati gli abitanti della Necropoli a provocare la valanga. Era un contingente diverso, un manipolo di guerrieri Vaygr. Forse una pattuglia. Ma di questo parleremo dopo. I membri del Consiglio mi hanno mandato a chiamarvi, si è creata una certa fibrillazione tra le genti che dimorano in questa roccaforte, sulla nostra identità e la sorte che ci toccherà e gli anziani non vogliono rimandare oltre il nostro colloquio per non rischiare che si creino inutili controversie.
Detto ciò si voltò per dirigersi verso la porta. Appeso al pomello di questa aveva lasciato un sacco di pelle bello gonfio. Questi sono i vostri vestiti. Non sono ancora completamente asciutti ma suppongo che ormai vadano bene. Non appena sarete pronti andremo dal Consiglio della Necropoli.
Ci sarebbe stato un momento in cui Brann si sarebbe mostrato disponibile a rispondere a dubbi preliminari, per poi uscire dalla stanza e attendere poco fuori la porta che voi vi prepariate.
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Dalla stanza in cui vi trovavate prima saresti discesi per vicoli stretti costeggiati da ripide pareti, come se quel quartiere e quelle case fosse state scavate nella roccia in posizione altolocata rispetto al resto della città. Non avevate visione della grandezza della Necropoli nè ancora potevate capire dove vi trovavate se non per quelle strette stradine, che vi diressero poi verso un altra alta parete verticale alla cui base c'era una porta alta a malapena due metri. Sembrava una specie di porta di servizio, in legno molto spesso e finiture in metallo. Non v'era nessuno di guardia e Brann la aprì con scioltezza invitandovi a seguirlo all'interno.
L'interno era un ambiente molto buio ma ampio, il soffitto non lo avreste nemmeno scorto inizialmente a causa del buio improvviso della stanza. Nemmeno il pavimento se è per questo e vi sareste dovuti affidare solo a Brann che già conosceva la strada. Quando vi sareste abituati all'oscurità avreste iniziato a scorgere una stanza alta e lunga, tipo un atrio, dalle pareti in pietra squadrate e grosse ma il pavimento lucido e decorato da raffigurazioni allegoriche, come nelle più eleganti delle corti.
Avreste raggiunto alla fine di questo atrio un immenso portone, alto forse più di otto metri e largo a malapena tre, questa volta presidiato da due guardie in armature. Questo sarebbe stato il vostro primo impatto cosciente con le genti della Necropoli, ma a primo impatto, a causa dell'oscurità dilagante smorzata solo da strette e alte finestre al lato destro della stanza, non avreste fatto troppo caso al loro aspetto. Vi sarebbero sembrati guerrieri normali, in armature pesanti a placche e alabarde.
Gli uomini non avrebbero parlato e Brann avrebbe fatto un cenno verso di loro che avrebbero armeggiato ognuno un anta dell'enorme porta, spalancandola e permettendovi di passare oltre.
Un enorme sala, questa volta più illuminata da una luce bianca proveniente dall'alto, si sarebbe stagliata di fronte a voi. Una scalinata breve e ampia vi avrebbe condotto sempre più al centro della stanza. A prima occhiata, vi avrebbero sicuramente colpito le tre statue in fondo alla sala, raffiguranti tre potenti re guerrieri con spadone e scudo, dai tratti fieri e nordici dei Vaygr e dall'aspetto solenne e autoritario. Forse Ukon avrebbe riconosciuto in loro alcuni dei re leggendari della storia Vaygr e forse presi dalla loro impellente presenza non vi sareste resi conto delle tre figure che vi aspettavano ai piedi delle statue, alla fine dell'ultima rampa di scale.
Oh, è un sollievo vedere che vi siete ripresi. Come vi sentite oggi? Una voce femminile eccheggiò nel salone vuoto rompendo il silenzio e forse palesandovi per la prima volta la presenza dei tre. La fonte era una donna apparentemente giovane e alta, dai capelli bianchi legati in un unica treccia e decorati da crisantemi. Il viso lievemente illuminato nella penombra lasciava intravedere una pelle liscia ma bianca come freddo marmo e, quando sareste giunti abbastanza vicini da notarli, occhi pallidi e senza pupilla, vuoti come quelli di un pesce morto. Ciò nonostante conservava una bellezza regale e antica, denotando senno e compostezza persino nella sua postura.
Sono un pò infreddoliti ma stanno bene. Ci vuole questo e altro per piegare il loro fisico e intaccare il loro spirito, non è vero? Disse Brann con un sorriso inedito, contrastante con l'espressione arcigna che vi aveva riservato fino a quel momento, rivolgendosi verso di voi come per invitarvi a rispondere.
Non mi aspettavo di meno dai discendeti dei valorosi Varyag, nostri padri. Piuttosto ero particolarmente preoccupato per la giovane donna del continente. Temevo che il suo sangue sarebbe gelato prima di poter essere estratta dalla neve. Una voce roca simile al gracchiare di un grosso corvo si aggiunse a quella degli altri, mischiandosi all'eco delle altre che incombeva sulle vostre teste sotto la volta dell'immensa sala.
Brann questa volta non rispose, voltandosi verso Yves. Non le avrebbe più riservato sguardi ammonitori, non di fronte al consiglio. Aveva fiducia nel senno della giovane, una delle donne più assennate e forti che aveva mai conosciuto, tuttavia non potè far a meno di essere preoccupato del fatto che subito gli anziani l'avevano preso di mira in quella specie di inquisizione.
A parlare a Yves era stato la figura a destra (dal vostro punto di vista), un uomo pallido dal busto scoperto e rinsecchito. Lunghi capelli bianchi scendevano oltre le spalle mentre egli vi osservava innaturalmente incurvato. Il volto bianco era deturpato da due occhi infossati, contornati da un alone nero simile a cancrena, ma nel fondo delle orbite una luce ocra e baluginante che si spostava lievemente mentre lo sguardo passava su ognuno di voi.
E così Brann, questi sono i tuoi compagni di viaggio. Sentenziò infine la figura centrale. Una figura imponente e alta oltre un braccio sopra i due metri. Una pesante e larga armatura regale lo accompagnava mentre un alone luminoso lo illuminò improvvisamente in volto mentre faceva un passo avanti. Dei tre lui era quello più mostruoso. I bulbi oculari erano particolarmente esposti oltre le orbite e di un giallo malsano. La pelle era rinsecchita e sembrava aderire a malapena al teschio al di sotto di essa. I capelli erano grigi e morti, scendendo scompostamente dietro la testa. La bocca era una fessura sottile incorniciata da orribili screpolature.
Brann deglutì mentre rispondeva al più anziano del consiglio. Precisamente. Si sono premurati di presentarsi al vostro cospetto il prima possibile onde fugare ogni possibilità di malintesi e incomprensioni. Non ci saremmo mai sognati che il nostro viaggio ci avrebbe condotti fin qui e non avremmo certo sperato in una sorte migliore che incorrere nel vostro benevolo aiuto.
Prima che alcuna domanda potesse essere rivolta ai suoi compagni, il cacciatore si preoccupò di aggiungere. Non ho timore di ammettere la nostra incoscienza nel voler a tutti i costi affrontare e uccidere quel drago. Un tale trofeo avrebbe coronato una volta per tutte la mia reputazione di cacciatore e non esito ad aggiungere che ce l'avremmo anche fatta se non fosse stato per le continue interferenze.
Rivolse un sorriso complice agli altri, risultando convincente persino a voi tre che conoscevate la verità. Allargò le spalle nel concludere con ironia, rivolto verso i tre del consiglio. I tre lo osservarono senza però fare una piega, lasciando qualche secondo di pausa durante i quali si scambiarono qualche sguardo silenzioso.
Infine, fu di nuovo la figura centrale a parlare. Non siete i primi né gli ultimi in cerca di gloria, venuti ad affrontare la bestia. Che ironia rivedere uno degli antichi solcare i cieli dopo tutti questi secoli. Tuttavia ritengo che voi sottovalutiate ciò di cui sono capaci queste creature leggendarie, sebbene sospetto che quel che vediamo oggi non sia che uno spettro sbiadito della loro gloria originale.
La figura fece una pausa e Brann annuì con rispetto, nonostante la correzione appena ricevuta. E voi, valorosi guerrieri. Condividete con Brann un simile desiderio di gloria e fama? Curioso che persino una figlia di Ysabeth aneli notorietà effimera dalla morte di una creatura vivente.
Come una freccia l'ultima affermazione avrebbe solcato lo spazio tra il consiglio e i quattro avventurieri, diretta al petto di Yves. Nessun altro avrebbe potuto rispondere a quelle parole se non Yves stessa, per cui il silenzio sarebbe calato fino alla sua risposta.
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.NECROPOLIS II
Ciclo di Trama: Il signore dei draghi
Quest II
Sebbene ci fosse poco di vivo ed espressivo nel volto del membro più "anziano" del consiglio, era intuibile che la risposta di Yves perlomeno non lo aveva alterato. Non rispose subito all'insinuazione finale della giovane che, comunque, era stata formulata in maniera da non sembrare tale, ma la semplice preoccupazione esternata da una zelante protettrice della natura.
Non sembrò aver colto nemmeno il riferimento agli imperiali, bensì si preoccupò poi di rispondere. Suppongo che alla fine tu stessa abbia constatato quale pericolo una creatura del genere possa comportare. Un antico da solo può sgominare facilmente un intero esercito e non poche volte in passato sono stati adoperati in tal senso. La loro esistenza è figlia di un epoca in cui il mondo era più giovane e selvaggio, se una volta erano monarchi indiscussi dei cieli oggi non sarebbero considerati superiori ad un trofeo da appendere alla parete del proprio castello.
E nel dire questo, rivolse il proprio sguardo a Brann, assumendo un espressione particolare che nella mostruosità dei suoi lineamenti avrebbe vagamente avuto l'aspetto di nemmeno tanto velata severità.
Ognuno ha la propria vocazione. Si premurò di rispondere poco dopo Brann sentendosi chiamato in causa. Io sono un cacciatore, e mi reputo tra i migliori della mia categoria. Amo misurarmi con le creature più pericolose del pianeta, misurari con loro, battermi nel più antico dei duelli, predatore contro predatore, e se dovessi morire per mano di una creatura più forte e in gamba di me, sarebbe la miglior morte in cui possa sperare.
Fece un passo avanti, spiegando con veemenza e gesti enfatici il proprio punto. Come potevo io tirarmi indietro e perdere la possibilità di misurarmi con la creatura più maestosa e saggia che questo mondo abbia mai visto? L'unica cosa che mi ha sempre impedito di potermi misurarmi con una creatura simile, il monarca indiscusso dei cieli e della terra, era il fatto di non aver potuto condividere con loro lo stesso periodo storico di esistenza. Venuto a mancare questo impedimento, semplicemente DOVEVO confrontarmi con una simile creatura. E' ciò che sono. Un cacciatore.
Si battè il pugno sul pettorale sinistro nel dire ciò, facendo attenzione a non far sembrare il proprio discorso una mancanza di rispetto o una sorta di sfida. Certo non avrebbe comunque risparmiato una certa fierezza nelle proprie parole, sicuro di essere nella ragione, secondo tale punto di vista.
I tre lo guardarono a lungo, i due esterni si voltarono a guardare la figura centrale più alta che si lasciò andare in un mesto sospiro mentre chinava il capo per un motivo non molto chiaro.
Voi altri siete liberi di andare. Rialzò il capo, assumendo un tono e un espressione solenne. Inizialmente fu poco chiaro a chi egli si riferisse nello specifico, ma subito dopo continuò. Brann Rosenthal.
Al consiglio della Necropoli non sono chiare le motivazioni che ti hanno spinto nuovamente in queste terre. Ciò che sappiamo però è che eri stato avvertito dopo il tuo primo soggiorno qui di non tornare in alcun modo vicino alla Necropoli e che in mancata osservanza di tale monito, non ti sarebbe stata mostrata misericordia uguale al primo caso.
Quelle parole tuonarono nella sala, il volume della voce più alto e austero. La tua sorte sarebbe stata quella di morire laggiù, sepolto dalla neve, col peso del ghiaccio e della morte degli uomini che hai trascinato quaggiù, ma le circostanze di questa tua nuova apparizione sono oscure e terribili e tu, assieme alla donna imperiale, eravate i più indicati a fornirci chiarimenti. La tua inadempienza è comunque grave, per cui ti è negato il permesso di lasciare la Necropoli fino a quando non capiremo meglio cosa sta succedendo.
Io terrei qui con noi anche i suoi compagni. Continuo a ritenere che in qualsiasi losca situazione sia coinvolto Brann, ci sia la concreta possibilità che i suoi amici gli stiano fornendo appoggio in tutto ciò. Sibilò gracchiante l'anziano a sinistra, riservando una velenosa occhiata diffidente verso il gruppo.
In merito a ciò non mi esprimerò una seconda volta. Lo incalzò subito il membro più anziano, inducendo l'altro a chinare lievemente il capo e non ripetere l'intrusione. Non so se Brann abbia agito all'insaputa dei suoi compagni, tuttavia è certamente egli il responsabile di tutta la faccenda, è chiaro dall'andamento che ha avuto questo colloquio. E' più che sufficiente che egli rimanga qui, sotto la nostra osservazione, a scoraggiare qualsiasi ulteriore losca attività.
Assieme al condottiero degli imperiali, ci forniranno presto un esaudiente motivazione agli avvenimenti allarmanti che hanno raggiunto la nostra terra. Ma in attesa di ciò, rimarranno segregati qui. Così ha deciso il Consiglio.
A quelle parole, le grandi porte si aprirono e le due guardi con alabarda si fecero avanti, facendo il loro ingresso nella stanza ma rimanendo presso l'uscio. Brann non parlò, come se già si aspettasse un verdetto simile. Si limitò a voltarsi verso di voi leggermente preoccupato, come cercando di leggere immediatamente una vostra reazione. Tuttavia non era particolarmente sorpreso ne sconvolto per quella decisione, ve ne sareste subito resi conto.
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Edited by doropuffo - 13/10/2016, 10:24. -
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Maestosa fierezza, disprezzo per i deboli, sicurezza indomabile, superbia gloriosa. La Necropoli ed i suoi abitanti rispecchiavano appieno alcuni dei più alti e antichi valori Vaygr. Sicuramente erano guerrieri forti, indomabili, pronti a tutto, per nulla intimoriti dalla morte, forse perché loro stessi vi erano andati oltre. I loro aspetti demoniaci e scheletrici confermavano le leggende, o comunque ci andavano molto vicino. Le loro parole tonanti, irremovibili e giudicatrici confermavano la loro freddezza degna dei troni sui quali sedevano, troni che si innalzavano monumentali e colossali assumendo le fattezze in pietra degli antichi re vichinghi. Inutile dire quanto Ukon si sentisse onorato e degno di trovarsi al cospetto di personaggi tanto criptici quanto potenti. Non percepiva timore reverenziale ne si sentiva in soggezione sebbene i loro sguardi sentenziosi fossero pesantemente posati sul gruppo, ma indubbiamente era affascinato dal notare con piacere come i guerrieri Vaygr fossero capaci di incutere più timore di un drago. Gli occhi del nordico, impavidi ed accigliati, scrutavano e passavano in rassegna quei tre seduti con altrettanto ardore e curiosità. Tempra fredda più di un’incudine lasciata inutilizzata ed esposta ai venti della notte da entrambe le parti. Il capo era alto, il busto rigorosamente e fieramente eretto, un portamento che ogni guerriero degno di nota dovrebbe assumere a prescindere di chi gli stava davanti, senza comunque risultare ostile o intimidatorio. Le braccia erano conserte, evidenziando i grossi fasci di fibre muscolari che contraddistinguevano la sua stazza. Il volto presentava il grugno di chi vuole mostrarsi serio e deciso ma non scontroso. Perché, incredibile a dirsi, non era lo scontro che cercava Ukon, non in quella situazione, non dopo che loro gli avevano salvato la vita. Non aveva senso mettersi contro altri Vaygr purosangue nonostante le divergenze del passato: troppo sangue nordico era stato sparso nelle ultime decadi.
Non osò intromettersi in alcun discorso. In quella circostanza le parole andavano ponderate come non mai ed agire d’istinto avrebbe potuto giocare a suo sfavore. Infondo l’obiettivo di quella missione era stato raggiunto in un modo o nell’altro: erano dentro la Necropoli. Il problema ora era restarci. Ukon stava facendo mente locale, cercando di scongelare definitivamente un cervello rimasto troppo tempo assopito nel gelo della neve. Erano partiti per cercare la Necropoli ed una connessione tra l’Impero e la Necropoli stessa. Secondo Brann infatti gli imperiali potevano aver usato gli arcani ed oscuri segreti custoditi in questo leggendario mausoleo per riportare in vita gli Antichi. Tuttavia, stando alle parole della rossa generale che avevano combattuto poco prima di essere investiti dalla valanga, quest’ultima aveva guidato una spedizione a Vaygrjord per cercare ed uccidere definitivamente il drago. I casi erano due: o la rossa imperiale gli aveva mentito spudoratamente per coprire i propri intrallazzi con gli abitanti della Necropoli, oppure effettivamente non esisteva alcuna connessione tra i poteri custoditi nella Necropoli e l’Impero. O magari gli imperiali avevano resuscitato il drago e poi, non riuscendo più a domarlo e a contenerne il potere, hanno pensato bene di sbarazzarsene prima che diventasse un problema ingestibile.
Quale delle tre ipotesi potesse essere davvero non lo sapeva. Probabilmente avrebbe dovuto confrontarsi prima con gli altri ma non ne aveva avuto il tempo materiale. A questo andavano aggiunte le parole del misterioso guerriero seduto sul trono centrale secondo cui “avvenimenti allarmanti avevano raggiunto la loro terra”. Che si riferisse proprio alla comparsa del drago? Possibile che anche gli abitanti della Necropoli non avessero nulla a che vedere con questa faccenda? E poi perché avevano salvato anche quella sporca imperiale? Cosa volevano da lei e da Brann? E Brann conosceva ed aveva già incontrato quei tizi? Qui qualcuno mentiva, ma con le informazioni che aveva capire chi mentiva era impossibile, tanto più che far andare il cervello non era proprio il suo forte. Di solito queste situazioni le risolveva con la forza bruta delle sue braccia ed il filo aguzzo della sua possente ascia. Ma in questa situazione non poteva mettere alle strette i suoi interlocutori con la forza, ne tantomeno con le parole.
Il suo volto fermo ed imperturbabile si lasciò andare ad una smorfia di perplessità e dubbio generata dal flusso di codesti pensieri. Doveva agire d’astuzia senza mostrarsi troppo aggressivo ma nemmeno accondiscendente.
Mi chiedo quali siano questi avvenimenti allarmanti e nefasti che addirittura riescono a destare preoccupazione ai leggendari abitanti della Necropoli.
Esordì così, lapidario e sicuro, con tono basso e tonante. Nelle sue corde si poteva chiaramente udire una tempra di acciaio tipica di ogni purosangue Vaygr.
E’ come dicono i miei compagni, eravamo alla ricerca del drago e mai avremmo pensato di imbatterci in un’altra leggenda qual è la Necropoli. Ma a quanto pare forse le leggende sono più veritiere di quanto ci lascino credere i cantastorie dalle quali le apprendiamo. E allora se anche voi siete guerrieri Vaygr purosangue come il sottoscritto, se anche voi siete discendenti di quei famigerati re che imperano sul vostro trono e sulle vostre teste, dovreste ben sapere che ad un Vaygr non è concesso voltare le spalle ad un proprio compagno di ventura. Soprattutto se si tratta di un compagno di lunga data come Brann è per me. Un Vaygr non si volta dinnanzi ad una minaccia o ad un pericolo ma affronta l’Eterno Falciatore a testa alta, conscio che una morte gloriosa è più valida del riprovevole atto di abbandonare un proprio compagno d’armi al suo destino. Non intendo certo disquisire di morte con voi, probabilmente sareste in grado di ribaltare ogni mia sentenza se solo lo voleste, ma ho visto troppi compagni perire sul campo di battaglia e non intendo lasciare soli quei pochi guerrieri valorosi rimasti e che reputo degni del mio rispetto.
Aveva cominciato il suo discorso con una bugia e forse far riferimento ai valori dei suoi antenati non era la mossa più astuta dato che quelli non ci avevano pensato due volte a profanare le tombe dei loro avi per ricercare chissà quale verità sulla vita eterna. Fece un passo per portarsi accanto a Brann, allungandogli una mano sulla spalla. Il suo discorso era finalizzato a presentarsi come tipico Vaygr per sperare di conquistarsi la loro fiducia.
Le storie su di voi le conosco bene e non sono qui per puntarvi il dito ne per provocarvi dato che voi siete uno dei motivi che rendono grande e temuto il nostro popolo e le nostre terre, ma mi chiedo anche con quale coraggio possiate sedervi su quei troni appartenuti a grandi guerrieri del passato e con quale coraggio possiate dimorare in questo luogo sacro a noi Vaygr sapendo che siamo stati quasi sterminati in una lunga e logorante battaglia contro l’Impero. Non avete mosso un dito quando salpammo per distruggere la loro capitale Aethernia e non siete mai venuti a darci manforte. Nonostante per la maggior parte della popolazione di Vaygrjord voi siate dei mostri da temere e ripudiare per i vostri comportamenti, nessuno ha mai osato mettere in discussione la vostra autorità e la vostra forza. Il vostro prestigio ve lo siete conquistati con il sangue e le armi e tanto basta. Ma se gli abitanti di Vaygrjord vi temono e rispettano, altrettanto non si può dire di quegli sbeffeggianti imperiali. Si sono addentrati di molto a Vaygrjord nonostante tra di loro non vi fosse nessun natio come invece vi è nel nostro gruppo. Prima o poi arriveranno alle porte della Necropoli e voi dovrete farci i conti, è solo una questione di tempo.
Si fermò, allargò le mani.
Siete sicuri che nonostante la vostra immortalità possiate davvero reputarvi talmente forti da poter competere con un esercito formato da guerrieri provenienti da ogni terra conosciuta? Il drago non è l’unico trofeo che cacciatori bramosi di fama come noi potrebbero essere interessati ad ambire. Prima o poi ambiranno ad ingabbiare qualche immortale per esporlo al mondo ed impossessarsi dei vostri segreti. E io, che mi crediate o no, non ho assolutamente intenzione di lasciare che questo avvenga. Per me voi dovete continuare ad essere gli UNICI a conoscere e custodire questi segreti. Presumo che in mani sbagliate potrebbero rivelarsi letali ed apocalittici.
Intrecci personali si legavano a quello che era lo scopo di quella spedizione. Forse stava esagerando ma ormai aveva varcato una soglia oltre la quale non si poteva più tornare indietro. Doveva assolutamente comprendere se vi fosse una relazione tra gli abitanti della Necropoli e l’Impero e per per farlo doveva assolutamente mostrarsi dalla loro parte, sempre ed ammesso che loro una parte ce l'avessero. Abbassò le mani.
Non prendete le mie parole come un monito di sfida o come una mancanza di rispetto. Solitamente non mi esprimo nemmeno con tanto riguardo nei confronti di qualcuno, ma se lo sto facendo è perchè sono in pensiero per le lande nelle quali sono cresciuto. E credo che in queste lande la vostra autorità non debba essere messa in discussione, da NESSUNO.
Fece una pausa.
Quanto al drago, non posso promettervi che non tornerò a dargli la caccia, ma posso assicurarvi che non lo farò più qui nei vostri luoghi di dominio. Mi chiedo però cosa voi sappiate riguardo queste creature visto che siete gli esseri che più si avvicinano alla fama degli Antichi.
Una serie di domande più o meno indirette. Avrebbe voluto anche chiedergli di vedere l’imperiale ma forse per adesso aveva anche parlato troppo, sicuramente più del suo solito.. -
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.NECROPOLIS II
Ciclo di Trama: Il signore dei draghi
Quest II
Uno ad uno i compagni di Brann fecero udire la propria voce di fronte al consiglio. Giancarlo, rifiutandosi categoricamente di abbandonare Brann. Ukon, che in pratica ne sfidava l'orgoglio Vaygr per indurli ad abbandonare la loro storica politica isolazionista. E Yves, che li ammoniva sulla pericolosità di tenere in custodia un generale imperiale e offrendosi di garantire per loro in vista di una possibile rappresaglia dell'impero.
Brann invece si era irrigidito nel sentire i propri amici parlare con tanta baldanza di fronte a chi poteva decidere il loro destino con un semplice comando. Lo avreste visto tenere un profilo basso, senza guardarli, sbirciando di tanto in tanto le reazioni della triade. Aveva cercato un approccio bonario e leggero, ma adesso la situazione era diventata più pesante di un macigno che incombeva sulle loro teste.
Il primo a parlare fu il sacerdote rachitico a destra, visibilmente allarmato per i vostri discorsi. Sacerdote: Cosa sarebbe questa, arcadiana, una minaccia forse?? Sibilò indispettito, riempiendo la sala con l'eco gracchiante della sua voce. Sacerdote: Noi non temiamo nessuno, siamo gli eredi di Alasdair il Nero, Colui che ha sconfitto la morte e..
Capo: E' sufficiente, Merusam. Lo interruppe il più anziano, richiamandolo all'ordine.
Sacerdote: Ma avete sentito le sue parole. Vuole aizzarci le armate imperiali contro. Se la lasciassimo andare, sono sicuro che sarebbe LEI a cercare l'aiuto di qualche armata imperiale. Non le possiamo assolutamente permettere di andarsene, chi ci assicura che non cerchi in qualche modo vendetta o venga ad assediarci in nome della sua crociata contro ogni cosa che violi le sue insulse "leggi naturali". Vecchi dissapori noti, il pensiero arcadiano rispetto alle ricerche di Alasdair non era difficile da indovinare e se forse Yves non aveva mai sentito parlare della leggenda di Alasdair, ad Arcadia voci erano giunte e qualcuno aveva già espresso il ribrezzo più assoluto, ai tempi.
Donna: Cosa accadrebbe se fossimo circondati dagli eserciti imperiali? Che ne sarebbe della nostra gente? Chiese la donna, voltandosi per guardare il più anziano con un espressione preoccupata.
Capo: Non c'è assolutamente niente da temere perché non ci sarà nessun assedio. Sentenziò il capo del consiglio, mantenendo contegnò e autorevolezza. Il sacerdote abbassò il capo facendo silenzio, ancora ingobbito dalla collera delle minacce ricevute ma lasciando la parola e il potere decisionale nelle mani dell'anziano.
Capo: Ripetutamente manipoli imperiali di "ricognizione" hanno provato a scovare l'ubicazione della Necropoli ma ogni singola ricognizione ha fallito miseramente. Non esiste modo che la nostra fortezza possa essere trovata da occhi stranieri, questa è il mausoleo dove dovevano essere custodite le spoglie dei nostri grandi Re e Padri, inespugnabile e inarrivabile, scolpita nel cuore della roccia e impareggiabile in maestosità e sicurezza. Il tono era forte e fiero al punto che avrebbe potuto instillare una tale convinzione persino nei quattro estranei che aveva davanti.
Capo: Le tue lusinghe nascondono velato risentimento, figlio di Vaygr. Si espresse poi dopo una breve pausa, rivolgendosi a Ukon. Capo: Conosci la nostra leggenda come ogni altro tuo fratello, per cui ricorderai di come i tuoi padri abbiano ripudiato e abbandonato i nostri avi, perseguitati ed esiliati fin quaggiù lontano dalle loro case natìe.
Donna: Il dono che ci è stato fatto potrà essere stata la follia di un visionario, come lo definite voi altri, ma la nostra gente non ha avuto colpa nè Alasdair ha mai voluto altro se non di poter donare la vita dove la medicina non poteva più nulla. Incalzò la donna con un modo di parlare più accorato, quasi volesse spiegare il loro punto di vista a quei quattro estranei. Il trattamento che ci è stato riservato è stato crudele e agli occhi delle persone "comuni" non siamo più di mostri da analizzare o da distruggere.
L'anziano lasciò alla donna lo spazio per esprimersi, per poi riprendere, sempre rivolto a Ukon. Capo: Ora, tu ci recrimini di non aver accompagnato i nostri fratelli nella loro guerra contro l'impero, ma supponiamo che lo avessimo fatto. Cosa sarebbe accaduto? Cosa se tale aiuto fosse stato sufficiente a vincere contro l'impero? Avreste mostrato riconoscenza per un pò, ma non avreste mai potuto accettarci, non prima che la paura di un potere più grande di voi vi inducesse a temerci o la brama dello stesso potere vi inducesse a schiavizzarci. Era severo nelle sue sentenze e gli altri due facevano di tanto in tanto lievi cenni, mostrandosi d'accordo con quella linea.
Sacerdote: Tuttavia le parole della donna sono allarmanti. Riprovò a dire il sacerdote, con toni più bassi e rispettosi ma ugualmente velenosi. Sacerdote: Avete concesso magnanimamente loro di poter lasciare la città senza ripercussioni e guardate quali intenti hanno rivelato. E' evidente che le sorti dell'altra donna le sta a cuore. Cosa le impedisce di chiamare rinforzi e marciare fin qui per liberarla? Dobbiamo trattenere anche lei. Sentenziò con fermezza intento a far valere quella posizione. Poi aggiunse, con voce più bassa. E non credo che dovremmo permetterle di lasciare mai più la Necropoli, è una donna pericolosa.
L'anziano sembrò farsi pensieroso a quelle parole, la donna sembrò invece dispiacersene. Il sacerdote, notando l'esitazione negli altri membri del consiglio, fece qualche passo avanti, aggiungendo un pò più sicuro della propria vittoria. Sacerdote: Cos'è che temete, in fondo. Una valanga ha travolto i loro corpi, persino i Varyag che l'hanno causato hanno lasciato il posto sicuri di averli sterminati tutti. Per come la vedo io nessuno di loro dovrebbe lasciare più la Necropoli.
Si voltò verso Brann. Sacerdote: La responsabilità è tua cacciatore, il sospetto che grava sulla tua persona non ci permette di agire altrimenti. Sulle nostre spalle abbiamo le sorti della nostra gente, permette [Resto del post perso]
Edited by Ryuk* - 24/10/2016, 11:51. -
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Non erano persone facili con cui interloquire, ma a dire il vero con nessun vaygr purosangue era facile parlare, Ukon ne era l’esempio, figuriamoci con personaggi del genere che affondavano le loro radici in un passato ancor più tetro e macabro. Per quanto ne potevano sapere quelli potevano anche aver avuto più di un secolo sulle loro spalle. Non era un caso che a Vaygrjord il popolo vivesse diviso in clan spesso in colluttazione tra loro e a dirla tutta se si fosse trovato al di fuori di quelle mura probabilmente Ukon non avrebbe esitato a menare le mani, ma in quella circostanza era assolutamente proibito, lo capiva persino un tipo cocciuto come lui. Una parola sbagliata poteva costare la vita. E sebbene tenesse un’espressione seriosa, grugnita e decisa, sudava freddo, dannatamente freddo. Non era intimidito dal dover lottare, ma dall’inevitabile piaga che avrebbero potuto prendere gli eventi se non fosse uscito intero da quella situazione: qui non si stava mettendo in gioco solo ed esclusivamente la sua vita, bensì la sussistenza del popolo di Vaygrjord, del suo popolo! Doveva assolutamente comprendere se, come ipotizzato all’inizio della spedizione, potesse esistere un collegamento tra il drago e l’impero e tra l’impero e la necropoli, un collegamento, per lo meno il secondo, che sembrava tuttavia essere smentito dalle parole e dalle reazioni dei tre.
La situazione infatti si era particolarmente accesa quando a prendere la parola fu l’arcadiana. Pessima mossa la sua. Voleva mostrarsi come una garante dello status quo nel quale riversavano le cose, ma non aveva compreso che i vaygr non ragionano alla stregua degli arcadiani e soprattutto non aveva compreso che uno straniero a Vaygrjord conta meno dell’ultimo cumulo di neve che copriva quelle lande. Infatti, benché il discorso di Ukon contenesse più o meno la stessa quantità di frecciatine di quello di Yves, le reazioni dei tre erano state differenti. Quei tre avevano un’evidente diffidenza e sospetto nei confronti della biondina, molto più che nei confronti degli altri due vichinghi che avevano accompagnato Brann. Probabilmente perché se sapevano che i vaygr sono soliti nel dare la caccia a qualsiasi essere dalle enormi dimensioni, non potevano capacitarsi di cosa ci facesse nelle loro terre una che si professava una tutrice di ogni forma della natura: insomma, dal punto di vista di Ukon, i sospetti di quei tre nei confronti di Yves erano più che fondati e leciti. Era la stessa diffidenza e lo stesso sospetto che Ukon aveva provato nel momento in cui l’aveva vista, una diffidenza superata parzialmente sul campo di battaglia combattendo fianco a fianco ma che comunque non poteva considerare come una fratellanza. Lui era un vaygr e lei un’arcadiana, ci volevano più che belle parole per fare breccia nell’orgoglio dei glaciali barbari. Le convinzioni dei vaygr sono dure a morire. Per lo meno però la reazione dei tre alle parole di Yves poteva confermare che gli abitanti della necropoli non avessero e non volevano avere nulla a che fare con l’Impero.
Mi fa enormemente piacere notare la vostra avversione per la gentaglia imperiale. Ma credete davvero che un vaygr che ha combattuto in prima linea contro l’impero e che ha visto i suoi fratelli d’armi morire al suo fianco possa camminare accanto ad un nemico, ad una donna imperiale? Se questa donna avesse davvero dei collegamenti con l’impero vi assicuro che non ci avrei pensato due volte a mozzarle la testa con la mia ascia.. e lo avrei già fatto da un bel pezzo.
Disse guardando Yves con Proteggere la posizione dell’arcadiana in questo momento significava proteggere il gruppo intero e quindi la riuscita della spedizione, oltre che le loro vite, ma sperava seriamente che la donna non avesse più pronunciato parola o che se lo avesse fatto avrebbe mantenuto un profilo basso e defilato. Avrebbe comunque aggiunto.
Ma se nutrite qualche dubbio e qualche sospetto circa la veridicità delle mie parole, potete anche portarmi quel presunto generale imperiale qui davanti e provvederò io stesso a troncargli la vita ora e subito per dimostrarvi che noi non abbiamo niente a che fare con quei bastardi schifosi. Anzi, il solo fatto che stiate ipotizzando una cosa simile offende il mio onore di vaygr.
E questa volta non aveva esitato ad alzare la voce e a guardare fisso negli occhi con rigore, saldezza ed incedibilità quel sacerdote che posava i suoi occhi rabbiosi su di loro.
Per quanto riguarda il resto, forse avete ragione, forse il popolo di Vaygrjord avrebbe continuato a guardare con diffidenza gli abitanti di questa necropoli, ma non posso parlare di ciò che sarebbe potuto succedere. Sicuramente ora come ora riecheggiate nelle loro leggende e nessuno oserebbe alzarvi un dito contro, per paura e timore reverenziale, ma anche perché infondo siete ciò che è rimasto di una stirpe di guerrieri puri e duri, temprati dal freddo di queste inospitali terre. Non dimentichiamoci poi che inizialmente, da quello che so, i vostri esperimenti vennero portati profanando molte tombe appartenute a gloriosi guerrieri e ai nostri avi. E voi dovreste ben sapere che, medicina o non, a prescindere dallo scopo, per noi vaygr questa è vista come una mancanza di rispetto intollerabile ed imperdonabile nei confronti dei nostri padri. Figuriamoci quando tempo orsono tali esperimenti non avevano ancora risultati certi e comprensibili per il popolo. Ma in ogni caso queste vicende appartengono al passato, un passato talmente remoto che per noi, estranei alla necropoli, è diventato terso come le prime nebbie di autunno, un misto tra verità e fantasia, tra realtà e mitologia.
Era rivolto in particolare alla donna per spiegarle il punto di vista di coloro che a lungo avevano maledetto gli abitanti della necropoli. Come detto, questa storia della profanazione lo faceva parecchio incazzare ma tenere i nervi saldi ora era una necessità. E forse, proprio il fatto di trovarsi innanzi a suoi compatrioti tanto autorevoli ed apparentemente potenti (seppur profanatori), era l’unica cosa che gli faceva mantenere un certo contegno ed una certa calma. Li considerava validi guerrieri e dunque persone degne del suo rispetto.
La verità è che i tempi sono cambiati, soprattutto all’indomani della feroce guerra che ha portato il nostro popolo alla sconfitta ed il mondo assoggettato ad un unico dominio. Persino io, difficile ammetterlo, ho dovuto abbandonare molte delle mie convinzioni. Se noi Vaygr vogliamo che nelle nostre terre continui a regnare quella libertà selvaggia che le ha sempre contraddistinte dovremmo abbandonare quegli antichi dissapori che ci tengono separati da tempo immemore e riappropriarci di ciò che è nostro. Ma di certo non potranno essere le mie parole a farvi cambiare idea. Infondo, io stesso mi sono isolato dal mondo per quasi una decade dopo quell’ultima tremenda sconfitta e i miei compagni, i sopravvissuti bramosi di vendetta, si sono rintanati in una fortezza inespugnabile qui a Vaygrjord senza venire a capo di nulla. Spero solo che quando ve ne renderete conto non sarà troppo tardi come lo è stato per noialtri vaygr.
Un’ultima amara constatazione. Effettivamente Ukon si era ricreduto su certe cose solamente dopo aver fatto i conti con una realtà più intricata di quello che si fosse aspettato e dubitava che sino a quando qualcosa di veramente grave non fosse accaduto alla necropoli i suoi abitanti avrebbero fatto qualcosa. Infondo i vaygr avevano fatto lo stesso con la guerra: sicuri della loro flotta e del fatto che la guerra non avrebbe mai potuto arrivare al loro arcipelago, si erano resi conto del pericolo troppo tardi finendo col perdere amaramente.
Posso però darvi la mia parola e giurare sul mio onore che non rimetterò mai più piede qui e voi sapete bene quanto valga il giuramento solenne di un guerriero vaygr. Tuttavia..
E qui si fece dannatamente serio, anche perché molte delle sue domande esposte in precedenza non avevano trovato risposta.
Ciò che non posso assolutamente fare perché macchierebbe il mio orgoglio ed il mio onore di una macchia più indelebile del nero della morte è abbandonare senza alcun motivo un caro compagno di battaglia. Non lascerò qui Brann senza aver ricevuto da voi alcuna spiegazione riguardo al perché ce l’abbiate tanto con lui e riguardo il perché lo consideriate tanto pericoloso per l’incolumità di questa grandiosa necropoli.
Suonava come una minaccia forse, una minaccia rivolta anche al suo stesso compagno Brann: forse quest’ultimo non gli aveva detto tutta la verità riguardo il suo conto. Non se ne sarebbe andato se non avesse ottenuto spiegazioni soddisfacenti, poco importava se si rischiava di venire alle mani ed era disarmato, infondo era pur sempre un armadio di oltre due metri e centoventi chili. Per ora il drago e la donna imperiale potevano attendere, bisognava sistemare una cosa alla volta.. -
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.NECROPOLIS II
Ciclo di Trama: Il signore dei draghi
Quest II
Le ennesime risposte trovarono reazioni di ghiaccio ad attenderlo, eccezion fatta per alcuni passaggi di Ukon, specie quando con logica stringente escludeva l'affiliazione di Yves con l'impero dando come prova la propria fierezza nazionalistica. Sembrava aver colto nel segno e i giudizi contro l'arcadiana avrebbero perso di asprezza.
Tuttavia riguardo al resto, il sacerdote che era un passo davanti rispetto agli altri due si affrettò a rispondere, incrociando le braccia e lasciando andare un sorrisetto ironico, specie in risposta all'offerta di Giancarlo di permettere loro di combattere a favore della Necropoli. Sacerdote: Ormai è chiaro che sareste disposti a qualsiasi lusinga pur di tirarvi fuori da questa situazione.
Brann invece era diventato irrequieto, specie quando i suoi compagni continuavano a ripetere che non sarebbero mai andati via, abbandonandolo al proprio destino. Tra l'altro quando il Sacerdote lo aveva additato come vero responsabile della sorte dei suoi compagni era sembrato ancora più nervoso, agitandosi in cerca di un momento per parlare a propria volta.
Fu però il più anziano del consiglio a rispondere successivamente, riferendosi alla richiesta spavalda di spiegazioni da parte di Ukon. Capo: Non siamo tenuti a dare nessuna spiegazione se non al popolo della Necropoli stessa, figlio di Vaygr. Questo colloquio è durato fin troppo e la situazione si è rivelata più complessa di quanto mi prospettassi. Per il momento siete congedati nell'alloggio predisposto per voi, vi comunicheremo la nostra decisione quando avremo avuto il tempo di ragionarci sopra.
Il tempo per un immortale poteva essere un concetto spaventosamente contorto e questo Brann lo sapeva bene al punto che finalmente fece tre passi avanti con concitazione, esclamando ad alta voce. Brann: Un momento!
Si voltò a guardare i compagni, adesso dietro di lui, esitando per qualche istante, ma ormai aveva deciso. L'espressione sul suo volto era strana, non avreste capito subito quali fossero le sue intenzioni.
Brann: D'accordo, avete vinto. Ho mentito, a tutti voi.
Il nordico aveva assunto un tono sconfitto e sembrava pronto a dare una lunga spiegazione.
Lo ammetto, non è stato un caso se io e i miei compagni ci siamo ritrovati tanto vicino alla Necropoli. Circa un anno fa, quando ho sentito dell'esistenza del drago ho condotto una spedizione proprio per ucciderlo, un pò guidato dall'orgoglio di cacciatore, un pò preoccupato per le sorti di queste terre.
Trovammo il drago, ma questi riuscì a sfuggirci, io stesso fui ferito mortalmente e riuscii a sopravvivere solo grazie al dono della morte che voi stessi mi avete trasmesso. Compresi subito che una simile creatura era al di fuori della mia portata e così meditai di accrescere la mia forza, per ritrovare poi il drago e successivamente avere la mia rinvicita.
Tuttavia mentii ai miei compagni e adesso sono pronto a confessarlo pur di salvare loro la vita. Si voltò guardandovi rassegnato, consapevole della delusione che vi avrebbe trasmesso. Ho raccontato loro che temevo un possibile coinvolgimento del drago con la crescente attività dell'impero e così li ho condotti in queste terre con il pretesto di scoprire la verità dietro la sua esistenza. In realtà, il mio obiettivo era fornirmi di una scorta valorosa che mi accompagnasse in questo viaggio fino ad arrivare il più vicino alla Necropoli.
Ho sempre voluto far ritorno alla Necropoli, fin dal primo momento che la lasciai. Sapevo che se mi fossi azzardato ad avvicinarmi da solo a queste terre, sarei stato trucidato da una delle vostre sentille. Per di più, voci di spedizioni imperiali sempre più frequenti, specie per via del drago, rendevano la possibilità di raggiungere da solo la Necropoli completamente da scartare.
Il dono che voi mi avete dato è incompleto e io speravo di ritrovare il passaggio per la fortezza e avere la possibilità di imparare a padroneggiarlo, così da uccidere una volta per tutte il drago. Alcune cose non sono andate come pensavo, specie la valanga provocata dai Varyag, ma alla fine sapevo che sareste giunti.
Qui si voltò verso i suoi compagni, pronto a rivelare un amara verità. Dopo la valanga le cose non sono andate come vi ho raccontato. Non sono state le sentinelle della Necropoli a salvarci. Io stesso ho estratto i vostri corpi dalla neve. Come sapete, sono in grado di resistere a situazioni a dir poco estreme e sono stato travolto da almeno una decina di valanghe nella mia vita. Quando vi ho tirato fuori, eravate tutti a malapena coscienti e quindi non ricordate quanto successo dopo.
Le sentinelle della Necropoli erano vicine, ne sentivo l'odore inconfondibile di morte e sapevo di essere stato riconosciuto. Ci avrebbero trucidato sul posto ma io ho barattato la nostra vita per delle informazioni. Ho asserito di essere a conoscenza dei crescenti affari dell'impero e dell'esistenza del drago e così ci hanno risparmiato, a patto di scortarci tutti nella Necropoli per delucidazioni.
Miravo alla vostra immediata liberazione al termine di questo colloquio, consapevole che il consiglio non mi avrebbe mai rilasciato e infatti era quello che volevo. Ma a quanto pare ho sottovalutato la tenacia dei miei compagni e infatti questo è stato il risultato.
Un sorriso amaro accompagnò questa ultima affermazione, successivamente si voltò verso il consiglio pronto alla propria arringa finale.
Sono davvero a conoscenza di dettagli che voi ignorate, per via del vostro isolamento autoindotto. Non sono sicuro che il generale che avete portato qui sia coinvolta, ma non si fida di nessuno di noi Varyag e penso preferirebbe morire piuttosto che scendere a patti con noi. Posso però asserire con convinzione che Yves potrebbe farle comprendere la situazione e indurla a collaborare.
Ma nulla sarà spiegato se i miei compagni non verranno rilasciati. Posso giurare per il sangue dei nostri padri Varyag che scorre nelle mie vene della loro estraneità ai fatti e posso garantirvi che nessuno di loro ha interessi a portare guai alla vostra fortezza. Bendateli e riportateli alla costa, come sua Eminenza il Signore del consiglio ha menzionato, nessuno riuscirebbe mai a trovare la Necropoli nemmeno cercandola interrottamente per migliaia di anni.
Queste sono le condizioni, sono pronto a pagare con la mia vita le conseguenze delle mie azioni, ma non sono pronto a macchiarmi del loro sangue nella persecuzione di una mia mira egoistica. O così, o potete sbarazzarvi di noi tutti e vivere nel timore che un esercito di Antichi arrivi alle porte della Necropoli, ripetendo quanto accaduto alla nostra antica capitale quasi mille anni or sono. Un uomo potrebbe impiegare migliaia di anni e non trovare mai il mausoleo dei nostri padri, recita la leggenda. Ma potreste dire la stessa cosa dei signori alati dei cieli?
Il Consiglio tacque davanti alla rivelazioni di Brann. La donna aveva giunto le mani al petto, scioccata da quelle parole. Il sacerdote osservava Brann attentamente con sguardo velenoso, cercando di scrutare qualcosa che non era visibile ad occhio nudo. L'anziano invece era impassibile, troneggiando dalla propria altezza su tutti e riflettendo sulla situazione.
Non avrebbero parlato subito, anche le vostre reazioni a quelle parole sarebbero state sotto osservazione.
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Vecchi testoni, cocciuti fino al midollo. Non avevano risposto a nessuna delle domande riguardo al drago, anzi, nemmeno lo avevano menzionato nel loro discorso: era ovvio che non ne volessero parlare, a prescindere che ne sapessero qualcosa o meno o che vi fosse una correlazione tra loro e quella mitologica creatura. E Ukon sapeva bene non c’era da insistere su questa faccenda così come non c’era da insistere sul chiedere spiegazioni riguardo al perché fossero tanto ostili nei confronti di Brann: se un vaygr si mette in testa una cosa, quella è; l’unico modo per fargli cambiare idea è prenderlo a mazzate sulla testa, ma come già abbondantemente spiegato in precedenza questa soluzione nella necropoli era assolutamente da escludere.
Non restava che rassegnarsi, soprattutto dopo aver udito le parole di Brann, il leader della spedizione. Sicuramente egli nascondeva più verità e segreti di quelle che voleva far trapelare. E conoscendolo probabilmente aveva preferito tenersi nascoste certe cose per evitare di far fare agli altri una fine spiacevole, infondo Brann era una persona estremamente altruista e disposta al sacrificio personale. Non voleva che altri fossero considerati suoi complici. Ukon avrebbe voluto estendere la sua curiosità e chiedergli delucidazioni a riguardo, ma sapeva che il compagno per spirito di protezione non gliele avrebbe mai fornite. E poi la situazione ormai si era sviluppata in una maniera che non permetteva altri dialoghi o confronti.
Non rammaricarti Brann. Probabilmente ti avrei seguito ovunque a prescindere da quello che sarebbe stato il tuo scopo, come ho sempre fatto d’altronde. Ma se è questo il destino che ti sei scelto, non posso far altro che augurarti buona fortuna e lasciarti andare.
Un vaygr deve essere sempre pronto a sacrificarsi per il proprio compagno ma se questo decide di percorrere una strada in solitaria, non si deve essere d’intralcio al suo cammino in alcuna maniera ne deve permettersi di fermarlo, perché ognuno deve essere libero di scegliersi il proprio destino e di andare incontro al proprio avvenire, a prescindere dal fatto che alla fine di quel cammino potrebbe trovarsi la più nera e tetra delle divinità, l’Eterno Falciatore.
L’ultima frase di Brann tuttavia aveva un non so che di mistico ed intimidatorio, una apocalittica premonizione riguardo ad un possibile risveglio di massa degli Antichi. Forse era un indizio celato che voleva rivolgere al gruppo, in ogni caso non restava che attendere il verdetto finale del Consiglio. Ma vi assicuro che questa volta Ukon non avrebbe tollerato una risposta non a loro favore, infondo si era comportato sin troppo bene rispetto al suo solito: per una volta gli obiettivi a lungo termine sembravano venir prima dell’effimero piacere di una lotta immediata..